Numero 4 - 2020

ANNO XXV 2019 NUMERO 4 euro 3,00 TAXE PERCUE Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in l.

27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Autorizzazione del 02.06.1995 al nr. 861 del Tribunale di Trento

NUMERO 4 - 2020

MARGHERITA DE CLES: la moda post pandemic è sostenibile

Bikeland: arrivederci al 2021 Il forum di questo mese

MARIA DE UNTERRICHTER

SPECIALE 25

COME CAMBIA LA LINGUA

Anni di NOS

WINE SHOP - Cantina di Mezzocorona Via Tonale 110, 38010 San Michele a/A Tel. +39 0461 616318 Orario di apertura: lun-sab 8.00 > 19.00 www.mezzocorona.it

som ma rio NOS MAGAZINE Il mensile delle valli del Noce

GIOCHI DI PAROLE 5 Giù! la mascherina SPECIALE 25 ANNI 8 Nos: amore per il territorio 9 Un giornale di tutti 10 Nos, il racconto della nostra storia recente 11 La squadra Nos 13 Le nostre penne 16 In buona compagnia 19 Le nostre firme 20 Nos, uno strumento di crescita 22 Come siamo cambiati?

24 Valli alpine globali 26 25 anni di scelte economiche 28 Paesaggio e terra madre 30 Nos, una voce nuova 31 Valli di Non e Sole 25 anni... il dibattito socio-politico 32 Val di Non, economia, la grande opportunità del turismo 36 Nos: un giornale per i sapiens 38 Nos, una piccola rivoluzione culturale 40 Fare sport 25 anni fa 42 Due valli atletiche 45 Lasciati ispirari dal colore 58 Il ricordo della presentazione 50 Tanti auguri Nos 55 La moda post pandemic è sostenibile 57 Lola Roderigo 59 Tutela dei Pradiei: la provincia la renda definitica 61 Gli infissi si pagano la metà grazie all’ecobonus 62 Riparte la stagione estiva Joy 64 Un viaggio tra arte e cultura 67 Vivere le finestre in modo nuovo VAL DI NON: COMUNITÀ PER IL SOCIALE 68 Parola chiave: integrazione tra servizi e operatori CULTURA 70 Ste a ciasa, ste daben 72 Giacomo Matteotti, straordinario resistente COMUNITÀ DELLA VAL DI SOLE 74 Covid-19: il servizio sociale della Comunità della Val di Sole SOLIDARIETÀ 76 Cinformi è aperto GREEN NEWS 78 A Romeno l’impianto che traforma i reflui zootecnici in energia 80 Vivere la natura in compagnia di un nobile amico IL METEO 81 Cambiamento climatico SPORT 82 Bikeland, arrivederci al 2021 86 Moscon alle classiche IL PERSONAGGIO 84 Maria de Unterrichter IL NOSTRO MENU 86 Il bianco merluzzo al vapore e patate ai pistilli di zafferano PAROLE NOS3 87 Come cambia una lingua in 25 anni IL LIBRO 88 Devo andarmene SALUTE E BENESSERE 90 Cogliamo sempre le opportunità 93 Capelli, un bene prezioso da condividere con chi ne ha bisogno UNA PSICOLOGA PER AMICA 94 Quell’aroma di caffè!

Una copia: euro 3,00 Arretrati: il doppio del prezzo di copertina Abbonamenti: annuo per l’Italia euro 20,00 (9 numeri) annuo per l’estero euro 80,00 (9 numeri) Versamento su C.C.P. n. 15365380 intestato a NITIDA IMMAGINE srl abbonamenti@nosmagazine.it

Direttore Responsabile: Sandro de Manincor direzione@nosmagazine.it Vicedirettore: Alberto Mosca Redazione: Fabrizio Brida, Carlo Antonio Franch, Lorena Stablum, Sergio Zanella redazione@nosmagazine.it Hanno collaborato a questo numero: Laura Abram, Christian Arnoldi, Ida Agostini, Giuseppe Ceci, Denis Destefani, Maurizio Fugatti, Elisa Rita Gelsomino, Walter Kaswalder, Mauro Keller, Albino Leonardi, Nora Leonardi, Ugo Morelli, Enrico Paissan, Giacomo Poletti, Guido Smadelli, Fortunato Turrini.

Fotografie: Giancarlo Ballauco, Denis Destefani, Nardo Concini, Sandro de Manincor, Alberto Mosca, Alessandro Zanon, Archivio Nitida Immagine Grafica: Valentina Emer, Elisa Riddo - Nitida Immagine Responsabile Amministrativo: Virginio Zanella Editore, Direzione, Redazione, Amministrazione Nitida immagine srl 38023 CLES (TN) - Piazza Navarrino, 13 tel. +39 0463.423003 - fax +39 0463.608908 www.nitidaimmagine.it - info@nitidaimmagine.it Concessionaria per la Pubblicità Nitida immagine srl 38023 CLES (TN) - Piazza Navarrino, 13 tel. +39 0463.423003 - fax +39 0463.608908 www.nitidaimmagine.it - info@nitidaimmagine.it Stampa: Tipografia Effe e Erre - Trento

Le NOStre edicole: Cartoleria Dallago - CLES Visintainer Francesco - CLES Djouganova Natalia (ex Maninfior Anita Despar) - REVÒ Alimentari Sandri - REVÒ Marcello Borz - COREDO Bazar La Colomba - TUENNO Non Solo Tabacchi di Rizzardi Erminia - SEGNO DI PREDAIA Il Bazar - ROMENO Genetti Annamaria - CAVARENO La Bottega - RONZONE Cattarini Vincenzo - SARNONICO Il Fiore - FONDO Bazar Val di Sole - MALÉ Cartolibreria Malé - MALÉ Ristorante Anna - MONCLASSICO La Pergamena - DIMARO

GIÙ!

LA MASCHERINA

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giochi di parole

di Sandro de Manincor

Non c’è dubbio. La mascherina è il simbolo di questo periodo e dopo 25 anni di NOS Magazine, mai mi sarei immaginato di vederla usata da tanti.

Un sottile lembo di “tessuto non tessuto”, un ossimoro azzurrognolo a rendere i volti irriconoscibili e nascondere le bellezze di una bella risata. E che dire delle voci soffocate, con le frequenze alte completamente tagliate, intubate direbbero i tecnici, e i suoni gutturali che rendono le conversazioni distanti e incomprensibili.

Piccoli mantici che sottolineano inspirazione ed espirazione, quasi a sottolineare che sei vivo.

Una situazione surreale e anche esteticamente inaccettabile nonostante i tentativi di rendere fashion quel pezzetto di stoffa che con precisione chirurgica ha stravolto le nostre vite. Un simbolo, quella della mascherina, che sento particolarmente perché Il problema vero è che le mascherine hanno colpito anche una gran parte dell’informazione, esaltando fake news, alimentando complottismi vari, creando una confusione simile all’appannamento degli occhiali quando il proprio alito sale su, proprio dalla mascherina. Ecco perché, in questo quarto di secolo vissuto a NOS Magazine, non ho mai accettato, visto o chiesto una mascherina, reale o virtuale, neanche simbolica.

L’indipendenza e la libertà sono state le cifre che hanno sempre caratterizzato l’impegno della nostra avventura editoriale, nel pieno

rispetto delle regole, naturalmente.

Ne va dato atto all’editore.

E vi assicuro che mettere insieme quasi trecento numeri, non è stata una passeggiata. Numeri ricchi di storia delle Valli del Noce, di cultura, di notizie, di immagini, forse anche di spunti di riflessione dati dai nostri forum. Ricordo perfettamente i primi anni con le difficoltà tecniche oggi argomento di ricordi e aneddoti preistorici, ma anche le novità che hanno portato ad una evoluzione sempre al passo con i tempi, con scelte ponderate e studiate, nel pieno rispetto dei nostri lettori.

I primi anni, Paul Flaim, uno dei primissimi abbonati, anziano avvocato originario di Revò e residente a New York, ci spediva all’inizio dell’anno una bellissima lettera, leggera posta aerea, rinnovando l’abbonamento annuale con allegata una banconota da 100 dollari.

Era per me la più bella riconoscen-

za, la prova tangibile del legame con chi aspettava mese dopo mese le notizie e i fatti della terra d’origine. Ma anche lo stimolo ad essere veri, onesti, credibili.

Ecco, io penso che il frutto di tutti questi anni sia proprio la credibilità. Merito di tanti colleghi e collaboratori che si sono impegnati a verificare e approfondire i vari argomenti trattati; merito di chi non ha mai ceduto a facili scorciatoie o inutili finti “scoop”; merito di chi non si è fatto lusingare dai potenti di turno e men che meno si è prestato a pubblicare pari pari gli asfittici comunicati di parte, mediati e filtrati opportunamente.

Ma il merito è quello di non avere mai messo la mascherina noi di NOS Magazine, ma anzi essersi mostrati con le nostre facce, i nostri limiti, ed essersi presi anche qualche bella rivincita.

Il numero dei lettori sempre in crescita, l’essere il punto di riferimento della zona, l’attenzione e la soddisfazione dei nostri inserzionisti, sono i nostri premi.

La nuova versione on-line, frutto di tanto lavoro e impegno accelerati dall’emergenza in atto ha raggiunto in pochissimo tempo numeri da capogiro.

Una responsabilità in più per continuare sulla linea tracciata e garantirvi un servizio migliore e più puntuale, ma sempre più credibile.

Il vaccino per l’informazione virale e sempre meno affidabile lo abbiamo fatto da un pezzo. Grazie per essere con noi da ben venticinque anni.

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Sport

Siamo arrivati a 25. NOS Magazine celebra un anniversario importante, quasi incredibile se pensiamo ad una testata locale, delle valli, che da sempre ha contato solo sulla pubblicità , gli abbonamenti e le vendite in edicola. 25 anni fa si presentava al pubblico, nella sala Borghesi Bertolla di Cles, un progetto editoriale rivoluzionario, che mirava a unire le valli del Noce attraverso il suo attributo comune piÚ importante, il fiume Noce. Nós, il Noce, Nòs, nostro. Di tutti. Proprio come il giornale che, caro Lettore, hai in mano in questo momento. E allora, accompagnaci in questo viaggio di scoperta, su come siamo cambiati in questi anni (almo).

NOS: AMORE PER IL TERRITORIO di Maurizio Fugatti Presidente della Provincia autonoma di Trento

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Festeggiare 25 anni di una rivista è un evento che non può passare inosservato, a maggior ragione se si tratta di 25 anni di informazione locale, che comportano impegno costante, capacità di innovarsi e soprattutto amore per il proprio territorio.

L’idea di unire le valli del Noce attraverso un magazine che raccogliesse voci e fatti da approfondire dalla Rocchetta al Tonale, è stata senza dubbio originale e la rivista ha saputo mantenersi nel corso di questi cinque lustri come un vero e proprio punto di riferimento per gli abitanti delle due valli di Non e Sole, che continuano a leggerla e ad apprezzarla.

Nos Magazine è riuscito ad accorciare le distanze fra centro e periferia e a portare avanti le iniziative di territori dinamici, dove la concretezza dell’imprenditore si coniuga con gli antichi saperi del mondo agricolo e della montagna. Sono questi i veri valori della nostra Autonomia, che esistevano ancora prima dell’accordo De Gasperi-Gruber e costituiscono l’identità trentina.

Ho sempre pensato che l’informazione, quella corretta, genuina e portatrice di un valore aggiunto, rappresenti una garanzia di democrazia: la pluralità di voci e opinioni è fondamentale per la cultura di un Paese. Se queste voci provengono dal cuore di un territorio, dimostrano ancora di più la capacità di una comunità di mantenere vivo il dialogo fra le sue componenti, fra cittadini e istituzioni, che è il fondamento di un’autentica crescita civica.

Il traguardo raggiunto da Nos Magazine arriva in una fase delicata per tutto il Trentino, che però ha saputo dimostrare ancora una volta, nella tragedia della pandemia da Covid-19, di essere unito e forte nell’affrontare le difficoltà. L’auspicio è dunque che anche in questo momento così complesso si continui ad investire e a credere in una informazione di qualità per i territori, un bene comune irrinunciabile e al quale tutti noi guardiamo con fiducia per il futuro.

UN GIORNALE DI TUTTI di Walter Kaswalder Presidente del Consiglio provinciale di Trento

Quando il vicedirettore Alberto Mosca mi ha proposto di portare un saluto in occasione del venticinquesimo anniversario del NOS, ho accettato con vero piacere.

Da cittadino originario di Roverè della Luna i temi legati alle valli del Noce mi hanno sempre coinvolto; ho sempre guardato con curiosità e ammirazione alle caratteristiche della cultura, delle tradizioni e della laboriosità delle persone che dalle terre del Noce provengono.

Il Noce è un corso d’acqua che parte dai territori montani per arrivare a 200 metri sul livello del mare, nella splendida Piana Rotaliana, terra alla quale i suoi sedimenti hanno regalato uno dei vini più famosi d’Italia, il Teroldego. Ma in questa discesa a valle el Nos disegna magiche traiettorie fecondando terre e luoghi, valli e persone.

La millenaria storia di queste popolazioni è preservata dagli istituti culturali, dalle amministrazioni comunali, dalle ASUC ma anche dai giornali e dalle riviste.

La rivista che state sfogliando compie i suoi primi 25 anni di vita e basta aprire uno degli ultimi numeri per capire come sia diventato un

magazine di notevole spessore, che propone al lettore una lettura di grande apertura, di una varietà composita e arricchente.

Mi congratulo quindi con il Direttore e con l’Editore ma anche con tutti voi lettori che avete sempre cercato la rivista, gratificandola di un seguito davvero importante. Ma siamo solo all’inizio; venticinque anni sono una giovane età per un giornale, anche se un traguardo molto significativo, ed è giusto guardare avanti senza timore e anzi con la sicurezza di essere sulla strada giusta. La vicinanza ai temi di attualità, alle questioni più care ai cittadini cui si è rivolto, la continua evoluzione della veste grafica ed il puntuale presidio del mercato virtuale, assieme alla gradevolissima veste grafica fanno del NOS un giornale molto proiettato nel futuro, come è e deve essere.

E, concludendo, a me piace anche la caratteristica peculiare che sta nel nome stesso del giornale che, oltre a ricordare il Noce che feconda tutte le terre che attraversa e le vivifica, ci fa sentire un po’ i veri destinatari del giornale, el nos giornale.

Nos, il racconto della nostra storia recente di Mauro Keller Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Trentino-Alto Adige

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Caro Nos, ti auguro un buon compleanno. Hai raggiunto l'età della maturità, non quella piena quindi chissà quante potenzialità puoi ancora esprimere. Intanto però celebri il quarto di secolo di vita e credo sia necessario rivolgerti un ringraziamento. Perché il tuo ruolo è di un'importanza che è bene sia sottolineata e questa è l'occasione giusta. Sei un libro di storia a fascicoli mensili. Non è un'esagerazione: racconti il passato delle Valli del Noce in modo approfondito, scrupoloso, facendo riemergere pagine che altrimenti prima o poi verrebbero dimenticate. A questo servono i libri di storia: a fissare nelle menti di tutti noi il numero più elevato possibile di pagine di vita vissuta, non solamente ad elencare sterili date di eventi molto importanti.

Aggiungici che scrivi anche la storia presente, quella che servirà alle generazioni future per soddisfare semplici curiosità o, come ci insegna la citazione latina, per avere accanto una maestra di vita.

Sei uno strumento di informazione locale importantissimo. E dico locale non localistico - ossia ristretto ad un angusto ambito - quindi intendo dire che affondi le tue radici in un'unica comunità (che peraltro da un decennio mi ha adottato) la quale è di una ricchezza culturale ma anche economicoimprenditoriale e valoriale davvero sorprendente.

Auguri Nos e che la fortuna ti assista nel mantenere accanto a te collaboratori preparati, degni rappresentanti di un giornalismo corretto e serio e per questo sempre attuale.

L A SQUADRA NOS ...

ALBERTO MOSCA Correva l’anno 1996 quando mi affacciai in redazione chiedendo di poter scrivere su NOS. E quanta emozione nel vedere il primo articolo pubblicato, l’onore della firma. Da allora di strada di ne abbiamo fatta tanta. Tutti e due, buona parte insieme. Oggi, a distanza di 24 anni, ripercorrendo un quarto di secolo di pagine scritte e illustrate, fa piacere e impressiona vedere quanta vita è contenuta in esse. Storie che diventano storia, volti che raffigurano un popolo, pensieri che formano una cultura e un’identità: lo specchio di come siamo cambiati. Caro NOS, sei nato carta e inchiostro e oggi navighi nel web e acchiappi like sui social: continua così, memoria dei giorni, testimone dei tempi, voce libera, che parla a tutti e tutti ascolta.

LORENA STABLUM L’ultimo articolo che scriverò per NOS Magazine… chissà quale sarà! Il primo era di certo per il forum e parlava dei nostri magnifici parchi naturali. Era il 2010 o giù di lì… O forse no? La mia collaborazione con la rivista delle valli del Noce dura da così tanti anni, che ormai non ricordo nemmeno più quando sia iniziata.

Con il tempo, il NOS è diventato infatti una presenza costante, un amico che mi sembra di conoscere da sempre, che mi ha accompagnato nella mia crescita in una professione che amo. Grazie NOS Magazine per i tanti bei momenti che mi hai regalato. Il mio augurio è che tu possa continuare a essere, anche nei prossimi 25 anni, un compagno fidato per nuove giovani firme.

GIANCARLO BALLAUCO Quando il Nos Magazine è nato non lavoravo ancora qui, l’ho conosciuto solo dopo, negli anni duemila quando ho iniziato la mia collaborazione con l’editore per un altro tipo di comunicazione che stava prendendo sempre più piede, il web. Trascorrendo la maggior parte del tempo della giornata lavorativa a stretto contatto con la redazione - lo stesso ufficio - qualche volta mi è capitato, più come favore che come lavoro, di scrivere qualche riga su argomenti che conoscevo o regalare qualche scatto per completare un articolo, ma ero più interessato ad algoritmi e funzioni quindi queste collaborazioni sono state sporadiche. Devo però dire che essendo totalmente nuovo a questo ambiente, vedere il proprio nome sulla carta stampata dava una strana emozione. Ma come spesso accade, per essere “per sempre” ci si deve adattare, evolvere, e anche il Nos Magazine in questi ultimi mesi ha compiuto il gran passo, il passo che mi ha coinvolto sempre di più professionalmente: la digitalizzazione. Dalla carta stampata le notizie sono migrate alla più rapida rete. La velocità di comunicazione che internet garantisce è indispensabile in un mondo che corre.

Ora scrivo quello che sta dietro a un articolo, il codice che lo rende visibile...e mi piace molto.

LISBET VESTER Nel 2005, quando sono arrivata in Nitida Immagine, per la prima volta ho visto e sfogliato Nos Magazine ed è stato amore a prima vista!

Negli anni siamo cresciuti entrambi e abbiamo ottenuto tante soddisfazioni.

Tantissimi auguri di buon compleanno e spero di poterlo leggere per altri 25 anni.

VALENTINA EMER Parole e immagini, linee e colori. Per me Nos è stato soprattutto questo. Un incontro avvenuto 15 anni fa, quando come grafica sono entrata nella squadra di Nitida Immagine. Così il lavoro di impaginazione e l’ideazione dei vari restyling grafici che si sono succeduti negli anni, hanno riempito molte giornate di lavoro di creatività e impegno per dare forma e bellezza ai contenuti offerti ai lettori dalla rivista delle valli del Noce. Di cuore, buon compleanno Nos!

DENIS DESTEFANI In 25 anni Nos Magazine si è adattato ai nuovi modi per comunicare anche attraverso il potenziale dei social network e del nuovo sito web. Collaborare con il mensile delle valli del Noce è anche questo: crescere insieme per affrontare le sfide dell’informazione e l’evoluzione dei media. Far parte della squadra digital di Nos Magazine dà la possibilità di conoscere sempre meglio le piattaforme su cui lavoriamo e ogni giorno arricchire le nostre esperienze.

Tanti Auguri Nos!

ELISA RIDDO Collaboro con Nos da un paio di anni portando creatività e colore in ogni pagina. Gestire la grafica di una rivista e lavorare in ambito editoriale è sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto e grazie a Nos questo ora mi è possibile.

Nos Magazine è un baule ricco di cultura, spunti, pensieri ed è una rivista libera, aperta a un mondo con cambiamenti sempre più veloci. Io e Nos siamo coscritti e con grande piacere gli auguro un buon compleanno e di proseguire ancora per tanti anni. Invito i ragazzi della mia generazione a leggere tanto e informarsi anche sulle nostre Valli che ci stanno tanto a cuore.

LORIS BORGHESI È da anni che leggo la rivista Nos Magazine, da qualche tempo sono diventato anche un collaboratore.

Per me è un grande onore far parte della squadra che da 25 anni allieta i lettori delle valli di Non e di Sole con articoli puntali e di grande interesse.

Confido che Nos sarà in grado di superare le sfide future, per restare a fianco dei lettori delle Valli del Noce.

PINO PUTIGNANI Sono da anni un appassionato lettore della rivista Nos Magazine. Il suo stile, rappresenta qualcosa di molto importante per me: qualità. Il mondo dell’informazione, oggi, pecca troppo spesso di mancanza di obiettività e qualità, elementi che Nos Magazine ha mantenuto e accresciuto dal primo giorno. Il mio augurio per questi 25 anni di informazione è che possano essercene molti altri sempre all’insegna della qualità!

LE NOSTRE PENNE ELISA RITA GELSOMINO Non ero presente quando il NOS nasceva 25 anni fa, sono tre anni che facciamo un pezzo di strada insieme ed essere parte di questo percorso mi rende orgogliosa.

Ripercorro emotivamente gli anni trascorsi attraverso i miei articoli e non posso fare a meno di pensare con curiosità al futuro e a come evolverà il giornale. Il mio augurio è in prospettiva, ai prossimi 25 anni di serietà, dedizione e buona informazione che vi contraddistinguono!

DON RENATO PELLEGRINI Venticinque anni… un quarto di secolo se n’è andato da quando, in una tranquilla sera, a Cles, è stato presentato questo nuovo mensile delle Valli del Noce. Nos, appunto, perché giornale che scorre come un torrente per paesi e località a incontrare i volti delle persone, le loro iniziative, ad ascoltare i sussurri e le speranze, a scoprire storie di vita, fatte di cose semplici ma estremamente serie. Il Nos che narra dei progetti realizzati, che stimola ciò che si ha da fare per costruire un futuro a dimensione d’uomo e di Valli capaci sempre di stupire. Sono stati anni di entusiasmo e di fatica per tutti coloro che vi hanno collaborato, a partire dalla direzione attenta a quanto si stava muovendo, ai giornalisti, capaci di leggere con occhi sereni e acuti. Nos, s’era detto in quella sera di venticinque anni fa, anche per dire «nostro». E non solo perché fatto da noi, persone inserite in questa realtà, ma perché -era l’auspicio- diventasse nostro: la rivista che ci fa riflettere e ci tiene compagnia. Se all’inizio poteva trattarsi di una scommessa, la scommessa è stata vinta! Buon cammino dunque a una rivista giovane, che ha ancora tanto da dire e da proporre!

LAURA ABRAM Come disse Abraham Lincoln, “Ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni” e io direi che fra le tue pagine troviamo sempre tantissima vita, tradizioni, innovazioni, ricordi, novità, Storia e storie! Buon 25º compleanno Nos!

FABRIZIO BRIDA Venticinque anni fa, quando dalla rotativa usciva per la prima volta Nos Magazine, stavo imparando a impugnare la penna, a trasformare gli “scarabocchi” sul foglio in lettere dell’alfabeto. Stavo per cominciare un percorso che mi avrebbe portato a innamorarmi della scrittura. Oggi mi rende orgoglioso poter riportare le mie parole su un giornale che da 25 anni racconta le Valli del Noce, i loro personaggi e la loro vita da diversi punti di vista. L’augurio che vorrei rivolgere a Nos Magazine è di avere sempre l’entusiasmo di comunicare, l’energia di fotografare, non solo con la macchina, i colori accesi di due valli meravigliose, la voglia – oggi, domani e dopodomani – di voltare continuamente pagina, e aggiungere nuovi capitoli alla nostra storia.

Buon 25° compleanno, Nos! Cin!

GIUSEPPE CECI Da parecchi anni collaboro con Nos magazine pubblicando una mia ricetta di cucina. Posso sinceramente dire di essere orgoglioso di aver contribuito, anche se in minima parte, al successo di questa prestigiosa rivista che è riuscita nel tempo a diventare una fonte molto attendibile d' informazione per molti lettori delle valli trentine. In occasione del venticinquesimo anno di attività auguro a Nos magazine lunga vita!

CARLO ANTONIO FRANCH Ho iniziato a collezionare il mensile “NOS magazine” fin dal suo primo numero. L’ho subito apprezzato per i contenuti e per la sua diffusione capillare nelle Valli del Noce.

Nel 2001 ho contattato la redazione, al tempo era ubicata in viale De Gasperi a Cles, cui ho offerto la mia collaborazione, occupandomi di cronaca locale e di eventi della Valle di Non. Ho avuto modo di conoscere molte realtà e persone della Valle, che ignoravo, che hanno arricchito la mia conoscenza e la mia cultura personale. Spero di poter continuare con questo mio impegno. Auguro alla redazione di proseguire nel suo lavoro di informazione critica e attenta sulla vita delle Valli del Noce.

SERGIO ZANELLA Collaborare con il Nos Magazine è da sempre un piacere. In questi ultimi anni mi sono occupato per lo più della parte sportiva, cercando di dare risalto alle tante manifestazioni organizzate sul territorio e raccontando le vicende dei nostri campioni nonesi, solandri e rotaliani. Il collaborare con una rivista come il Nos dà infatti l’opportunità di avere dei punti di vista e di cogliere delle sfaccettature che il normale quotidiano non riesce ad offrire, raccontando storie del territorio per la gente del territorio. Auguro un buon compleanno al Nos, rivista di tradizione ma sempre in rinnovamento.

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IN BUONA COMPAGNIA Nos Magazine e il panorama editoriale delle valli del Noce nell’ultimo mezzo secolo

di Alberto Mosca

Se la storia di NOS prende avvio nel 1995, sia prima che dopo anche altre testate hanno informato, in diversi ambiti, la gente delle valli di Non e di Sole.

Limitando la nostra carrellata al secondo dopoguerra, il primo incontro è quello con Campanili solandri, periodico del Decanato di Ossana, che iniziò le pubblicazioni nel 1961. Nato da un’idea dell’allora parroco di Mezzana, don Paolo Gius, per anni è stato curato da un altro co-fondatore, don Corrado Corradini (1931), ancora oggi impegnato a Commezzadura. Un

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giornale solandro fondato da due nonesi, che si rivolgeva agli abitanti ma anche a chi era emigrato dal paese. Per anni il notiziario è arrivato nelle case dei parrocchiani, raccontando avvenimenti e feste di paese, anniversari, matrimoni, nascite, lutti, battesimi, comunioni, oltre a proporre riflessioni, poesia, pagine culturali. Un decennio dopo, nel 1973, ancora in Val di Sole vide la luce La Val, notiziario del Centro Studi per la Val di Sole: nato come un “foglio di collegamento” tra i soci dell’associazione nata nel 1967, conobbe una crescita continua, fino a diventare una rivista culturale aperta al dibattito sull’attualità, un punto di riferimento fondamentale, vivo ancora oggi. La Val di Non è arrivata più tardi ad avere una rivista di riferimento: anzi pos-

siamo dire che proprio NOS Magazine riempì questo vuoto nel 1995. Tuttavia, in un ambito prettamente culturale e anche in questo caso di comunicazione fra soci e approfondimento culturale, va ricordato il foglio Terra d’Anaunia, edito dalla Pro Cultura-Centro Studi Nonesi a partire dal 1984 e a più riprese fino al 2016. Infine, nel 2010 fece la propria comparsa Il melo, distribuito in Val di Non, rinnovato nel 2014. A questi vanno affiancati i numerosi notiziari comunali delle nostre valli, i cui decani possiamo individuare in quelli di Dimaro (1985), Taio (1989), Peio (1991), Vermiglio (1994) e inoltre le pubblicazioni periodiche che saltuariamente, specialmente tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento, vennero edite dai Comprensori C6 e C7.

1995

Il primo numero. Un numero “zero” che ha fatto da apripista a centinaia di uscite. Era il maggiogiugno 1995 quando la neonata agenzia di comunicazione e casa editrice Nitida Immagine srl di Cles dava vita a un nuovo prodotto editoriale, “il mensile delle valli del Noce”: cronaca, attualità, cultura, sport, tradizioni, rigorosamente dalle valli di Non e di Sole.

Nòs, “nostro” o Nós, (il Noce): una parola per unire le valli lungo il nostro fiume, allora come oggi.

1999

Il primo restyling grafico. Nel 1999 Nos Magazine cambia volto: anche la testata viene modificata e spariscono i punti di separazione tra le lettere del nome. Ma non cambiano i contenuti, sempre legati alla realtà delle valli del Noce.

2003

2009

Su co le rece! La campagna Nos di quell’anno manifesta ancora una volta la volontà di essere punto di riferimento informativo per le valli di Non e di Sole, voce attenta e critica, puntuale e costruttiva.

2012

Ci avviciniamo alla contemporaneità, con un nuovo restyling grafico che tiene la rivista al passo dei gusti e delle mode.

Una piccola rivoluzione. Per contenere le spese Nos esce in 9 numeri all’anno, di cui uno doppio, dedicato alle aziende. Una scelta obbligata per chi si è sempre sostenuto unicamente da pubblicità, abbonamenti e vendite, senza fondi pubblici. Si sperimenta inoltre una riduzione del formato, tuttavia dopo poco abbandonata per tornare allo storico formato originale.

2020

Finalmente, oggi. Nos è ormai una tradizione, con ben 25 anni di pubblicazioni alle spalle. Ancora una volta rinnovato nella veste, consolidato e affidabile nella qualità dell’informazione. E con tante altre soluzioni editoriali: la versione online su www.nosmagazine.it e la pagina Facebook. Con Nos le valli del Noce fanno sentire la loro voce.

NOS MAGAZINE: DALLA CARTA AL WEB E AI SOCIAL La parola ai fondatori di Nitida Immagine, società editrice della rivista delle valli del Noce “Siamo partiti 25 anni fa con un progetto editoriale che, semplicemente, non esisteva nelle valli del Noce. Fu una scommessa, un rischio, tanti erano scettici. Un progetto molto ambizioso per una rivista di più di sessanta pagine, tutta a colori, mai vista prima di allora nelle valli del Noce. Virginio Zanella e Nardo Concini, due dei soci fondatori di Nitida Immagine, agenzia di comunicazione e casa editrice di NOS, commentano con orgoglio e soddisfazione un compleanno davvero speciale. “Negli anni, NOS Magazine ha documentato e approfondito centinaia di tematiche e notizie oltre a numerose rubriche che hanno fatto diventare la rivista una vera e propria icona del territorio”. Basta sfogliare le raccolte degli anni passati per rendersene conto e toccare con mano gli sforzi profusi e i risultati raggiunti esclusivamente con le proprie forze e con la fiducia di abbonati e inserzionisti.

Sempre al passo con i tempi, con una grafica e impaginazione moderna, l’appuntamento mensile con NOS Magazine ha sempre accompagnato la vita di nonesi e solandri, così come ha dato belle soddisfazioni a commercianti e imprenditori che hanno pubblicizzato i propri prodotti sulle pagine della rivista. All’inizio, ricorda l’amministratore Virginio Zanella, fu il BIM a sostenere questo progetto,

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Nardo Concini

Virginio Zanella

ritenendolo giustamente importante e formativo per l’intera Comunità. Poi, siamo stati lasciati un po’ soli, ma con grande impegno e sacrificio siamo orgogliosi di essere arrivati ad oggi, ed essere sempre in crescita.

Una conferma che abbiamo sempre lavorato bene e con coscienza e che ci ha permesso di essere assolutamente i primi in zona. Una avventura ricca di cambiamenti. “ Dai primi numeri che richiedevano tempi e metodi lunghi e difficili, ci siamo tecnologicamente evoluti, - continua Nardo Concini, direttore tecnico, - e oltre a restyling grafici e impaginazione digitale dei numeri cartacei, abbiamo allargato gli orizzonti della comunicazione, sbarcando sul web per una visibilità mondiale, raggiungendo anche i nostri conterranei emigrati all’estero.”

Da inizio anno, infatti, siamo online su www.nosmagazine.it e i contatti giornalieri sulla pagina ci stanno dando grandi soddisfazioni. Numeri particolarmente significativi ed efficacia pubblicitaria notevole. Siamo anche sui social, Facebook e Instagram, canali ormai indispensabili anche per il settore dell’informazione. La carta?

Rimarrà certamente, ma con qualche novità, con numeri speciali, monografici, pensati specificamente per le aziende e per certi periodi dell’anno, dall’estate al Natale”. Strumenti per comunicare con molta affidabilità e a disposizione di tutti, privati e pubblici, per raggiungere con facilità i cittadini delle valli del Noce. (almo)

Il direttore Sandro de Manincor, in occasione del decennale (2005).

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LE NOSTRE FIRME 2015-2019 Chi una volta sola, chi per anni. Ecco le firme di NOS di questi ultimi anni. 100 tonde. Dal 2020, siamo nell’oggi.

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Laura Abram Silvano Andreis Sonia Asson Giancarlo Ballauco Lucia Barison Franco De Battaglia Daniele Benfanti Gianni Bernini Nicole Berti Cristian Bertol Elisa Bertoldi Christian Bevilacqua Luciana Bontempelli Nicola Bortolamedi Fabrizio Brida Gioia Cantisani Benito Cavini Giuseppe Ceci Federica Chini Nicholas Chini Patrizia Chini Sonia Chini Gabriele Chistè Cosetta Ciatti Orietta Coletti Nardo Concini Andrea Conta Laura Dalla Tina Maurizio Dallago Fiorenzo Degasperi Denis Destefani Magda Di Meo Caterina Dominici Mario Eichta Marika Endrici Marinella Fanti Carlo Antonio Franch Italo Francisci Elena Gabardi Elisa Rita Gelsomino Julija Georgieva Sarah Gregori Patrizia De Gregorio Roberto Guadagnini Walter Iori Valentino Job Nora Lonardi Federico Longoni Sandro de Manincor Stefano Marini

51. Rossano Marzullo 52. Silvia Meacci 53. Riccardo Meneghini 54. Alberto Mosca 55. Flavio Mosconi 56. Marika Mottes 57. Noemi Maria Mottes 58. Bruno Muzzatti 59. Elisabetta Nicoletti 60. Viola Pedri 61. Marina Patil 62. Matteo Pancheri 63. Renato Pellegrini 64. Alessia Pezzini 65. Irene Pezzini 66. Tiziano Pezzini 67. Barbara Plattner 68. Giacomo Poletti 69. Giovanni Poletto 70. Andrea Preti 71. Carlo Recla 72. Cristina Recla 73. Luciana Recla 74. Laura Ricci 75. Katia Rizzardi 76. Annalisa Rossi 77. Alessandro Saiu 78. Giulia Segna 79. Giancarlo Seppi 80. Giorgio Seppi 81. Nancy Seppi 82. Isabel Silva 83. Anca Maria Trifan 84. Patrizia Slaifer Ziller 85. Lorena Stablum 86. Romano Stanchina 87. Roberto Stetco 88. Arianna Taddei 89. Gino Taravela 90. Moreno Turri 91. Rolando Valentini 92. Ruggero Valentini 93. Andrea Viliotti 94. Francesco Visintainer 95. Emiliana Voltani 96. Kurt Weingartner 97. Sabrina Zanella 98. Sergio Zanella 99. Alessia Zanon 100. Alice Zanon

NOS: UNO STRUMENTO DI CRESCITA di Enrico Paissan

“Il merito fondamentale di

NOS: quello di aver affrontato la difficile ed impegnativa sfida di raccontare e far ri-emergere quel corpus di valori, sentimenti, senso di appartenenza ad un comune destino che nel mondo tedesco definiscono come “Heimat” e che noi in modo del tutto improprio e inadeguato traduciamo in Patria”

Un quarto di secolo di vita per un mensile rappresenta senza dubbio un traguardo di assoluto rilievo soprattutto in una fase di profonda crisi, apparentemente senza fine, dell’editoria tradizionale. I dati sono impietosi: in poco più di 5 anni la diffusione dei circa 130 quotidiani italiani si è dimezzata, le redazioni hanno subito tagli impressionanti, la foliazione si è ridotta di più di un terzo di pagine, con un riscontro delle edizioni online del tutto insufficienti a coprire la voragine delle copie stampate andate perdute. Non è questa la sede per indagare in profondità le molteplici ragioni di queste difficoltà, se non per sottolineare i colpevoli, drammatici ritardi che hanno accompagnato – ed ancora segnano – il processo di adeguamento del sistema dell’informazione e della comunicazione del nostro Paese allo straordinario processo di innovazione tecnologica che ha già imposto di fatto un nuovo modello sul terreno delle relazioni del genere umano.

Un cenno a parte meriterebbe la situazione dell’editoria nella realtà provinciale e regionale, con un processo di concentrazione che ha destato non

21 poche preoccupazioni in quanti ritengono che la presenza di voci diverse rappresenti la condizione primaria per un vero confronto pluralistico.

Ma questo ci porterebbe molto distanti dal significato di questo breve intervento che intende innanzitutto rendere onore a quanti 25 anni fa hanno dato vita a questa meritoria iniziativa e a quanti via via si sono aggiunti alla non facile impresa di dare voce ad un territorio complesso ed articolato come quello delle Valli del Noce, contribuendo in tal modo a far conoscere, apprezzare, dare senso comune e condiviso ad una parte essenziale dell’esperienza storica, culturale, economica e sociale dell’intero Trentino.

In effetti, oltre a costituire una fonte ravvicinata – e quindi più verificabile e credibile – di notizie comunitarie, NOS ha rappresentato sempre più nel tempo uno strumento di crescita culturale e di riscoperta di un vastissimo patrimonio storico, di diffuse pratiche umane, di tradizioni ed usanze che, a ben pensarci, rappresentano una vera e propria “carta di identità” di un territorio, della sua gente, del suo popolo.

A mio giudizio, è proprio qui che risiede il merito fondamentale di NOS: quello di aver affrontato la difficile ed impegnativa sfida di raccontare e far ri-emergere quel corpus di valori, sentimenti, senso di appartenenza ad un comune destino che nel mondo tedesco definiscono come “Heimat” - e che noi in modo del tutto improprio e inadeguato traduciamo in “Patria” - in un mondo sempre più globalizzato che tende inesorabilmente a marginalizzare e talvolta a cancellare del tutto valori e identità di intere comunità, spesso travolte e sacrificate sull’altare di un malinteso processo di indistinta omogeneizzazione economica e culturale a modelli transnazionali del tutto privi dei connotati originari e di essi spesso antagonisti. L’orizzonte – quello a breve e, a maggior ragione, a lungo termine – presenta innumerevoli e per molti versi inediti interrogativi per tutti, in un

tempo ferito e piegato dai nefasti effetti di un pandemia che, in parte, ha mutato la stessa percezione del senso della nostra vita.

Questo è lo scenario quotidiano con il quale tutti – e particolarmente gli operatori a vario titolo dell’informazione - ci troviamo a fare i conti per costruire un nuovo “stare insieme” , un nuovo “fare comunità”, rinnovando un robusto ancoraggio alle radici ed esprimendo nello stesso tempo una forte capacità di visione e di innovazione. Questo è il terreno che attende tutti ed anche Voi editore, direttore, collaboratori di NOS - che con vari e molteplici ruoli siete impegnati a rinnovare e rilanciare il meritorio impegno per un sano e qualificato giornalismo di prossimità al servizio di una intera comunità. Sono assolutamente convinto che, come sempre ormai da un quarto di secolo, sarete tutti assolutamente pari al compito.

Con il direttore Sandro de Manincor, durante una visita al percorso delle Meridiane di Monclassico Presson, il giornalista Antonio Caprarica protagonista dell’edizione 2005 del Premio Giornalistico Val di Sole.

COME SIAMO CAMBIATI? In occasione del 25° anniversario della fondazione del Nos Magazine, mi è stato chiesto dalla redazione una riflessione sociologica sul cambiamento intervenuto in questo arco temporale in Val di Non e in Val di Sole. Accolgo volentieri l’invito.

Chiaramente l’argomento richiederebbe approfondimenti su vari livelli, pertanto mi limiterò a fornire alcuni spunti di riflessione, che potrebbero trovare in altri momenti una più esaustiva analisi.

Vediamo anzitutto l’andamento demografico, variabile fondamentale quando si parla di cambiamento e di sviluppo territoriale. Dai dati ISTAT e ISPAT della Provincia Autonoma di Trento, si rileva che nel periodo 1995 - 2018 l’intero territorio provinciale ha registrato una crescita demografica pari al 17,2% (in concomitanza con i flussi immigratori). In Val di Non e Val di Sole la crescita complessiva è stata rispettivamente pari al 9,9% e al 6,0%. Negli ultimi anni tuttavia la curva demografica ha iniziato a scendere in diversi territori provinciali, fra cui anche le nostre due valli, ma l’area che forse merita maggiore attenzione è la Val di Sole, dove a partire dal 2015 si ha un progressivo calo della popolazione residente.

Il dato richiede considerazione soprattutto se raffrontato con le altre realtà provinciali a spiccata vocazione turistica, dove non solo la crescita complessiva è stata più elevata negli ultimi 25 anni, ma anche attualmente la popolazione appare abbastanza stabile se non in crescita. Primo spunto per un futuro approfondimento.

Val di Non e Val di Sole, pur geograficamente contigue, si distinguono sul piano dello sviluppo economi-

di Nora Lonardi

Nora Lonardi, sociologa esperta in analisi del territorio e processi culturali co, a prevalenza agricolo nel primo caso e turistico nel secondo. Sicuramente un importante ed esteso mutamento è avvenuto nell’ambito delle tecnologie e delle comunicazioni, il che ha generato profonde trasformazioni anche all’interno delle dinamiche economiche, permettendo di apportare innovazioni importanti dentro i singoli settori ma anche di stabilire interconnessioni fra le diverse filiere produttive. Restando in ambito agricolo e turistico, ad esempio, possiamo affermare che sempre più i due comparti si interfacciano, ne è la prova il boom del settore agrituristico di questi anni. Inoltre in entrambi i settori, e anche nelle valli in questione, si stanno sperimentando interventi nel nome di concetti che venticinque anni fa non erano

certo diffusi, come quello di sostenibilità, agricoltura biodinamica, turismo esperienziale, tanto per fare degli esempi. Modelli più attenti e sensibili alla qualità della vita e dell’ecosistema. A che punto siamo?

Qualcosa si è fatto, molto sicuramente c’è ancora da fare. Altro spunto di approfondimento. Nonostante le interconnessioni di cui sopra, le due valli hanno mantenuto comunque una certa impronta di sviluppo quasi monoculturale. Ora, se da un certo punto di vista è “normale” che in un’economia possa esistere un settore trainante, la prima domanda è: quanto davvero è così in queste aree?

La seconda: è cresciuta nel tempo e nelle nuove generazioni una cultura imprenditoriale, che sia in grado

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non soltanto di creare e innovare, ma anche di saper integrare i diversi settori?

Per rispondere correttamente alla prima domanda si dovrebbe poter fare uno studio specifico; lasciamola per ora come ulteriore ambito di riflessione. Per quanto riguarda invece la cultura imprenditoriale vorrei soffermarmi brevemente sul tema delle nuove generazioni, materia che ho avuto l’opportunità di studiare in questi ultimi anni. Va detto anzitutto che per parlare di cultura di impresa non si può prescindere dall’elemento cultura in senso ampio, intesa come insieme di valori, visione del mondo e della vita, riferimenti concettuali e molto altro ancora. Quindi, i giovani delle nostre valli sono cambiati culturalmente rispetto alla generazione precedente? Se lasciamo da parte tutto quello che ha comportato lo sviluppo tecnico-informatico, le maggiori opportunità di viaggi di studio/lavoro/vacanza, sembra in

Succede nelle valli

realtà permanere in buona parte dei giovani sia nonesi sia solandri (quelli più legati e “attaccati” al proprio territorio) una certa tendenza al conformismo sociale, la difficoltà nel trovare un’autonomia di vedute, nell’immaginare e progettare un proprio futuro, nella propensione al rischio (in senso positivo), dunque anche al rischio d’impresa. Paradossalmente forse proprio la complessità e l’ampiezza di opportunità li rende confusi e preferiscono “accontentarsi” di quello che hanno o possono trovare su un cammino già percorso dalla famiglia d’origine. Certo la crisi economica degli ultimi anni e ancor più la crisi generale indotta da Covid -19, che hanno già duramente messo alla prova la società nel suo insieme, non aiuteranno questi giovani ad aprirsi a nuove esperienze, a confrontarsi con il mondo esterno, passaggi essenziali per produrre cambiamento e innovazione. Su questo si dovrà impegnare particolarmente chi ha compiti?

VALLI ALPINE GLOBALI L’evento che negli ultimi mesi ha scombinato le nostre vite quotidiane, le nostre relazioni affettive e lavorative, le forme di organizzazione e il tessuto produttivo nazionale e locale, nominato Covid-19, ci ha fatto esperire in modo concreto il significato dell’interconnessione globale. La pandemia, diffusasi in modo estremamente rapido e giungendo anche negli angoli considerati periferici del pianeta, grazie alla iper-mobilità e alla iper-connessione, ha fatto da cartina di tornasole, da liquido di contrasto, rispetto alla condizione globale nella quale viviamo da almeno tre decenni. Ci ha fatto fare esperienza diretta del significato dell’interdipendenza e della de-

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di Christian Arnoldi Sociologo e docente all’Università degli Studi di Trento

localizzazione dei settori produttivi, pensate soltanto alla difficoltà di reperire i cosiddetti “dispositivi di protezione individuale”, le mascherine, i guanti e il gel disinfettante, o strumenti sanitari come i ventilatori polmonari. Non solo, ha messo in luce anche l’incapacità dei sistemi politici e produttivi di tener conto dei mutamenti storicoculturali in atto e delle previsioni scientifiche che da tempo ci avevano messi in guardia sui rischi dell’attuale modello di sviluppo.

La pandemia da Covid-19 ci ha permesso di toccare con mano l’inadeguatezza e la miopia delle politiche degli ultimi decenni e dei modelli organizzativi, pensate agli ambiti sanitario e scolastico, ma potremmo aggiungere anche quelli produttivo, abitativo, ambientale, culturale, ecc.

Questi aspetti - da un lato la globalizzazione e l’interdipendenza, l’interconnessione e l’iper-mobilità, la de-localizzazione; e dall’altro lato l’incapacità di mettere in campo politiche adeguate - portati alla luce in modo prepotente dall’evento pandemico, sono i principali vettori e le principali modalità di gestione, che hanno prodotto i cambiamenti degli ultimi decenni, anche nelle valli di Non e di Sole. Mutamenti, certamente raccontati innumerevoli volte anche dai mezzi di comunicazione mainstream, compreso il NOS Magazine, ma forse mai esperiti con tanta urgenza e irruenza nella nostra quotidianità e quindi, probabilmente, non del tutto compresi, o forse sottovalutati, dalla maggior parte di noi e proprio per questa ragione gestiti

in modo emergenziale, cercando di tamponare le falle più grosse, senza una visione complessiva.

Volendo restringere il campo di osservazione all’ambito turistico, potremmo dire, molto superficialmente, che l’aumento straordinario delle possibilità di spostamento e di interconnessione degli individui (apertura di molte frontiere, affermarsi di nuove destinazioni, voli low cost, offerte all inclusive) hanno ridotto il periodo di permanenza in una stessa località e, soprattutto, hanno esteso a livello globale la competizione tra le destinazioni turistiche. Nel mercato alpino si è rovesciato il rapporto tra domanda e offerta ponendo in posizione dominante la prima e quindi accentuando la concorrenza tra regioni, valli e mete turistiche. A questo si è fatto fronte principalmente assumendo una visione, per così dire, “miglioristica” di superficie, cioè si è immaginato che da un anno all’altro fosse necessario e sufficiente introdurre ammodernamenti per richiamare e attrarre i clienti/turisti. E allora via via

25 sono sorte nuove funivie, nuove piste da sci, prolungamenti o collegamenti di quelle già esistenti, parchi avventura, nuovi parcheggi, l’ampliamento della rete stradale, il rinnovo delle strutture ricettive, la nascita di nuovi eventi, i ritiri delle squadre di calcio, ecc. Secondariamente si è avviato un processo di recupero e di conservazione delle vecchie strutture agrosilvo-pastorali e di parallela invenzione di tradizioni, feste, rievocazioni storiche, costumi, tipicità, nell’ottica di offrire ai turisti una qualche particolarità storicoetnico-culturale, anche se, talvolta, caricaturale. Tutto

questo mantenendo il modello turistico scelto in passato, vale a dire quello massivo (mi riferisco alla Val di Sole), basato sui grandi numeri, soprattutto della stagione invernale, che, tra l’altro, dando un’occhiata ai dati, sembra aver portato sino ad ora a un progressivo incremento di arrivi e presente, anche se, negli ultimi 25 anni (dal 1995 al 2019), più contenuto e con forti alti e bassi, rispetto a quello dei due decenni precedenti (1975-1994).

Nonostante ciò il modello organizzativo appare fortemente inadeguato, soprattutto in vista di altri cambiamenti globali, già

Come eravamo: l’ovovia di Folgarida negli anni Settanta (ph. Steve Gatto)

da tempo in atto ed evidenti, come quelli climatici.

Pensiamo alla diminuzione delle precipitazioni, alla necessità di produrre in misura sempre maggiore neve artificiale, all’innalzamento delle temperature, all’emergenza idrica estiva qua e là percepita negli ultimi anni, di fronte ai quali, sino ad ora, si è reagito in modo, appunto, emergenziale e superficiale (è proprio il caso di dirlo), pensiamo all’emblematica vicenda del ghiacciaio Presena e della sua copertura estiva non i teli geotessili; oppure, tali cambiamenti, sono stati addirittura ignorati come

nel caso dell’”accanimento terapeutico” messo in atto nei confronti di un evento ormai privo di senso, vista l’assenza di precipitazioni nevose a bassa quota degli ultimi anni, come la Ciaspolada in Alta Anaunia.

Concludo auspicando che il ritorno alla normalità tanto sollecitato in relazione al Covid-19 non sia anche un ritorno all’emergenzialità e alla superficialità degli ultimi 25-30 anni.

25 anni di scelte economiche Quando gli amici di NOS Magazine mi hanno chiesto un commento sui “cambiamenti economici di questi 25 anni”, ho pensato che, per prima cosa, potesse essere utile rileggermi il pezzo con cui ho iniziato a collaborare alla rivista.

Era il luglio ‘97, era forte l’attenzione sui danni della “storica” gelata del mese di aprile precedente, ed il pezzo tentava un’analisi dei rischi (appunto economici) legati alla cosiddetta “monocultura”. Un tema ancora attuale, mi sono detto. Questo episodio ci porta dritti al nocciolo della questione, e ci fa dire nel corso degli ultimi 25 anni l’economia non è cambiata molto. L’assetto rimane appoggiato su tre pilastri: agricoltura – artigianato – turismo (elencati in ordine rigorosamente alfabetico, tengo a precisare), che ancora si muovono in maniera disconnessa ed in prospettiva individualista. In questo “triangolo” si innestano realtà industriali di livello nazionale, con alcune eccellenze di livello internazionale, le cui radici territorialmente profonde subiscono contaminazioni con culture diverse alla nostra. La sostanza è rimasta più o meno la stessa (come dimostra l’andamento stazionario del PIL pro-capite), anche se il “benessere percepito” è diminuito. Siamo rimaste Valli benestanti e per questo invidiate. Se abbiamo perso un po’ dell’effervescenza che caratterizza le nostre popolazioni è perché si è rallentata la mobilità sociale ed è diminuito il travaso di risorse umane dalle valli vicine. Molto lo si deve all’atteggiamento delle élite, talvolta viste con diffidenza talaltra loro stesse rinunciatarie. Il concetto era già definito molti anni fa, prima che nascesse NOS, e mi piace dirlo con una delle espressioni che più mi sono rimaste impresse nell’unica occasione in cui ho potuto dialogare con Bruno Kessler: “recordite che quando che ‘i taja gio’ la bora, ven su i noslari”. I “noslari”, nel nostro caso, sono il prevalere di

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di Albino Leonardi

logiche speculative, di visioni di breve periodo, di guadagno “facile” e “veloce”: un ossimoro che nel corso degli anni si è consolidato prendendo il posto degli aspetti emblematici delle nostre genti, il lavoro e l’ingegno.

Occorre dire che si tratta di processi tutt’altro che isolati.

Basta allargare lo sguardo per rendersi conto come, ad esempio, la politica dei bassi tassi di interesse ha prodotto effetti opposti a quelli sperati. Anziché generare investimenti di lungo periodo in economia reale, ha gonfiato gli indici azionari dei principali mercati borsistici, con bolle speculative che, con una certa regolarità, scoppiano in mano all’idiota di turno. A questo si deve aggiungere che viviamo in un Paese che continua ad avere cattivi fondamentali, e che ha fatto poco o nulla per modificarli. Ma dobbiamo considerare soprattutto che “A distruggere non è stata solo la crisi, ma la prosperità raggiunta dalle nostre società, che ci ha resi cittadini diversi dai nostri padri e dai nostri nonni. Il livello cui pretendiamo di vivere, ovvero la (modesta) quantità di lavoro e abnegazione che siamo disposti a mettere in campo in cambio di

“La domanda da porsi, pertanto, non è: “come

è cambiata l’economia in 25 anni?”, bensì “come avrebbe potuto/dovuto cambiare?, “perché non è cambiata?”. E soprattutto “come cambierà?”.

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maggiori consumi, è la prima ragione che non ci permette di aumentare il livello di benessere che abbiamo già raggiunto.” (Luca Ricolfi, Il Sole 24 Ore del 20 marzo 2016). La domanda da porsi, pertanto, non è: “come è cambiata l’economia in 25 anni?”, bensì “come avrebbe potuto/ dovuto cambiare?, “perché non è cambiata?”. E soprattutto “come cambierà?”. Un altro episodio, utile per rispondere alle prime due domande: 6 febbraio 1969, repertorio atto n.

7240/1264, Notaio Fabiano Rossi: viene costituita la “Monte Peller S.p.A.”, con azionisti in quota paritetica alcuni privati ed i Comuni di Cles, Malé, Tuenno, Tassullo e Nanno. L’articolo 4 dell’atto costitutivo recitava “La Società ha per oggetto la valorizzazione turistica della zona del Monte Peller, mediante costruzione di impianti a fune, costruzioni alberghiere, nonché ogni attività connessa alla valorizzazione turistica”.

Primo consiglio di amministrazione Enrico Ossanna,

Danilo Gasperini, Renzo Stringari, Vittorio Martinelli, Costantino Odorizzi, Cesare Costanzi (rispettivamente, sindaci di Cles, Malé, Nanno, Tassullo, Tuenno e presidente Azienda autonoma di cura e soggiorno delle Valli di Sole, Pejo e Rabbi). Collegio Sindacale: Umberto Munerati, Aliprando Augusto Rossi, Candido Deromedi. Qualcuno potrà da sorridere di fronte ad un progetto che, oggi, apparirebbe velleitario (un “ampio programma”, l’avrebbe de-

finito Charles De Gaulle).

A me colpisce l’audacia di queste persone, un atteggiamento di cui oggi non si vede traccia, soprattutto nelle élite (proiettate sul prossimo turno elettorale, o sul prossimo sondaggio, quando non sulla “diretta facebook”), e di cui si ha vitale bisogno. Ve li immaginate i sindaci oggi fare una cosa del genere?

Sulla terza domanda (“come cambierà l’economia”), un’idea ce l’ho. Me la serbo per il prossimo 25esimo di NOS Magazine.

Paesaggio e Terra madre ne. Ce ne accorgeremo adesso, che i corpi sono diventati distanti per forza, del valore dei gesti e del fatto che siamo corpi in movimento che esprimono menti relazionali? Vivevamo da tempo nella distanza, nell’abisso psichico dell’indifferenza e non ce n’eravamo accorti. Ce ne accorgeremo adesso? A saper ascoltare, nei giorni della pandedi Ugo Morelli mia ci siamo confrontati e Professore di Scienze cognitive applicate ancor oggi ci confrontiaalla vivibilità, al paesaggio e all’ambiente, di mo col vuoto che eviPsicologia del lavoro e dell’organizzazione e di denzia la nostra incomPsicologia della creatività e dell’innovazione pletezza. L’altro nelle sue molteplici espressioni è la fonte per l’elaborazione Allargare i confini dell’alterità della nostra incompletezfatica la vivibilità, per poi za. Anche se si tratta di Cos’è un paesaggio un’incompletezza costitusenza di noi? È come un diventare una presenza tiva e, come tale, insupervasiva e non sempre libro senza un lettore. perabile ma affrontabile rispettosa. Oggi possiaI paesaggi della nostra mo cercare una presenza con l’elaborazione, c’è da vita, come ho provato a narrare nel mio libro I pa- che rispetti l’ambiente e il domandarsi se e a quali condizioni riusciremo a sistema vivente. esaggi della nostra vita, riconoscere l’altro, metà (Silvana editoriale, Milano L’indifferenza che ha del nostro cielo oggi caratterizzato il nostro 2020), appena pubblicatempo recente ci ha resi, diviso? Tutto dipende da to, sono il risultato delle come saremo capaci di nostre scelte, delle nostre in buona misura, esseri elaborare questo trauazioni e della nostra pre- singoli e soli. Alcuni di ma che ci ha coinvolti senza nei luoghi. In Val di noi erano da tempo e per il quale facciamo Sole, come in altri luoghi mendicanti di legame sociale e relazioni, perlo- fatica a riconoscere le montani, è stata ed è più inascoltati, impegnati nostre responsabilità. Se la presenza e l’azione “l’uomo è la natura che umana a fare il paesag- a mostrare che i corpi in ha preso coscienza di se presenza e in movimengio. Si tratta di una prestessa”, come ha sostenuto con le loro affettività senza che è stata prima to già nell’800 il geografo scambiate sono la fonte timorosa e che ha doElisée Reclus, dovremmo stessa della cogniziovuto guadagnarsi con la

estendere il concetto e l’esperienza di “altro”.

Chi e che cosa è “altro” per noi? Mentre abbiamo non poche difficoltà a riconoscere e ad ammettere tra noi il volto di esseri umani che per qualche ragione sono diversi da noi, dalla cultura al colore della pelle, alla religione, ci rendiamo sempre più conto che l’altro che conta per la nostra vita è tutto il sistema vivente, Covid-19 compreso. Il virus, infatti, fa solo il virus e lo fa in base a quello che è in quanto virus. Sono i nostri modelli di vita e i nostri comportamenti a costituire il problema e a causare la pandemia.

Se il virus può espandersi e farci tremare di paura, ciò è possibile in quanto gli forniamo le condizioni per farlo. È su quelle condizioni che possiamo agire per una relazione con l’altro, virus compreso, che non sia distruttiva per noi. Abbiamo perciò bisogno di allargare i confini dell’alterità e includere finalmente nella nostra vita relazionale e situata sul pianeta Terra tutti i viventi terrestri con cui siamo legati naturalmente in un comune destino. Ciò vuol dire, per richiamare

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affetti e le relazioni. Una delle vie più rilevanti per comprendere la nostra condizione e tirar fuori da noi le condizioni per farvi fronte è impegnarsi ad affrontare la crisi educativa e cercare di porre finalmente l’educazione al centro della nostra attenzione, essendo una delle poche effettive possibilità che possiamo avere a disposizione. La Aree di espansione edilizia ed economica a Ossana. crisi educativa emerge oggi in tutta la sua portata, rivelata ancor più da un’importante definizione Prodi. Umanesimo domuoviamo tra persistenze Covid-19. Riusciremo ad di Stephen Toulmin, rico- vrebbe necessariamente e emergenze e non tutte andare oltre le tecnologie noscere “la morte dello significare non più perle soluzioni del passato e una “pedagogia bancaspettatore”. seguire il primato dell’usono passate in termini ria” fatta solo di numeri, Non ci è più consentito mano, ma assumerci la re- di valore ed utilità, così priva di relazione educaconsiderare il mondo sponsabilità di una specie come abbiamo bisogno tiva, per creare teste ben e guardarlo come un che non solo sa, ma sa di di combinarle con la fatte e tirar fuori il meglio oggetto separato da noi, sapere, per creare una creatività e l’innovazione. da noi stessi? Uno dei come spettatori appunto, vivibilità sostenibile con Quel che conta chiedersi principali pericoli per noi in quanto siamo inelutil sistema vivente di cui è se riusciremo a rendere è non apprendere dall’etabilmente parte del siamo parte. generativo l’imperituro sperienza e dai nostri sistema vivente e, quindi, Ascoltando Samuel Befacendone il lievito di errori. Un ritorno alla coinvolti in cicli ricorsivi ckett possiamo riflettere: quel che deve nascere. cosiddetta “normalità”, di interazioni che gene“Splendeva il sole, non Ci rendiamo conto che come niente fosse stato, rano relazioni complesse avendo alternative, sul dobbiamo discutere e potrebbe essere l’esie imprevedibili almeno in niente di nuovo” (Saridiscutere le premesse. to peggiore di questa parte, tra fenomeni natu- muel Beckett, Murphy). E Spesso è nelle premesse nostra esperienza di rali, biologici e sociali. domandarci: troveremo la che si annidano le diffipandemia e privazione Abbiamo celebrato via, non quella di sempre, coltà di cambiamento. della libertà. La nostra quest’anno la 50 a giorper abitare da terrestri il Le premesse non sono dipendenza dal passato nata della Terra dedicata mondo? facilmente riconoscibili: e dalle abitudini potreballe api. Riusciremo ad richiedono un investimen- be accecarci e riportarci accorgerci di avere una Il passato nel to in eccedenza rispetto nella consuetudine fino “madre” e dei simili, ad futuro all’ordinaria modalità di al prossimo problema e esempio le api, da cui affrontare i problemi e alla prossima emergenza. dipendiamo? Non si trat- C’è molto del mondo che anche apprendimenti in- Quale ritorno alla cosidta solo di diventare o cambia, che non muore. novativi e inconsueti. Uti- detta “normalità”, infatti, restare umani, lo siamo La Val di Sole è un luole è porsi la domanda se abbiamo in mente, se è già, nel bene e nel male. go denso di segni della ce la faremo a risalire alle stata quella “normalità” il Anche il concetto di lestoria e della memoria. premesse e alle catene nostro problema? Abgame sociale si estende Spesso cerchiamo di causali delle nostre scelte biamo perciò un compial naturale e viceversa assumere un comportae dei nostri comportato per creare paesaggi e finalmente possiamo mento nuovista, dimenmenti che hanno prodot- vivibili per la nostra vita: riconoscere di essere ticando che nel passato to questo presente, da gettare un ponte tra animali naturalculturali, possono esservi le come mangiamo, a come noi e l’ambiente, tra noi come aveva sostenuto già condizioni per pensare respiriamo, a come lavoe gli altri e tra noi e la qualche anno fa Giorgio il presente e il futuro. Ci riamo, a come viviamo gli nostra storia.

NOS, UNA VOCE NUOVA Sergio Branz e il taccuino del cronista

30 Da quasi mezzo secolo osserva e racconta le valli del Noce. Sergio Branz, 83 anni compiuti ai primi di giugno, è iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1975. Ben 45 anni di

articoli sulle pagine dell’edizione trentina del Gazzettino, su quelle de L’Adige e dell’Alto Adige, oggi Trentino, con qualche incursione sulla mitica “rosea”. Con lui ripercorriamo

brevemente quel pezzo di storia del giornalismo locale che parte idealmente dalla nascita di NOS, nel 1995, non senza qualche incursione nel tempo in cui la rivista delle valli del

delle piante. Ebbene scrivo una pagina intera sull’argomento che solleva un bel vespaio… Poi naturalmente le vicende della viabilità della Val di Non e il grande dibattito sulla galleria del Peller: erano anni in cui c’erano i soldi e la volontà per realizzarla, ma per qualche interesse spicciolo si è persa l’occasione.

Infine, purtroppo, la cronaca nera, alcuni casi particolarmente dolorosi, di Alberto Mosca i grandi incidenti stradali o sul lavoro, i suicidi. Era per me faticoso in quei casi cercare notizie, fotografie. Allora Noce era di là da venire. non c’era la televisione che fa vedere tutto e quindi era diverso il modo di Quanto è cambiato il modo di fare raccontare queste tragedie, forse con giornalismo nelle valli e nei paesi? meno curiosità e più partecipazione, Tanto. Un tempo, specialmente nelle aree periferiche, il giornale e il cronista vicinanza. erano l’unico mezzo per informare e Ci sono delle persone di cui hai un riportare la cronaca dei paesi. particolare ricordo?

La gente cercava sui quotidiani locali Il maestro Remo Valentinotti, di quello che succedeva nei comuni, San Giacomo, che fu sindaco di nelle associazioni, nelle casse rurali, Caldes e corrispondente dell’Alto nelle cooperative. Fosse il consiglio comunale o la partita della domenica, Adige dal 1958 alla fine degli anni Ottanta, o il maresciallo Albani: forte era l’interesse a conoscere. fu per lui che cominciai a scrivere, E la trafila sempre la stessa: scrivere dato che mi chiese una mano per lo e consegnare il pezzo “fuori sacco” alla Trento-Malé. Il pezzo del consiglio sport domenicale sulle pagine de L’Adige… e poi ho ricordo di tanti comunale usciva due giorni dopo: anziani, praticamente uno per paese, la sera consiglio, la mattina dopo la che mandavano corrispondenze a spedizione, il giorno dopo ancora Vita Trentina. Non eravamo mica tanti la pubblicazione. Posso dire che il giornalista era un punto di riferimento, allora, il mestiere si faceva per hobby e passione, non certo per la paga, un da lui ci si aspettava la notizia e il tanto a riga pubblicata. La passione commento. Oggi abbiamo le notizie ci vuole anche adesso, ma ci sono più immediatamente e ovunque, e persone che fanno comunicazione. quelle locali passano per lo più inosservate, se non sui grandi temi.

Nel 1995 nasce NOS: che pensasti Compito del giornalista era, e credo lo sia ancora, cogliere quali argomenti di quella iniziativa editoriale?

Ho sempre creduto molto avrebbero potuto interessare il pubblico e creare dibattito nei lettori. nell’informazione. Con NOS ho Un dibattito oggi molto limitato, basta un rapporto particolare, anche perché il direttore è cugino di mia vedere come la cronaca della politica comunale sia praticamente sparita dai moglie… Ma al di là di questa giornali, rendendo di fatto molta parte simpatia, ritenni da subito un fatto molto importante sapere che una della cittadinanza avulsa dalla vita nuova voce si aggiungeva alle tre della comunità. tradizionali (L’Adige, Alto Adige, Vita Trentina, ndr). Sapevo che NOS In tanti anni di carriera, ci sono avrebbe contribuito a dare alle notizie che sono rimaste più persone le notizie con un maggior impresse di altre? grado di approfondimento rispetto Scoppia in Trentino il problema a quello possibile nelle due pagine degli scopazzi del melo e la giunta del quotidiano. Sono felice che ci sia provinciale cerca disperatamente soluzioni: il dibattito è forte ma si vive ancora, e che sempre più gente lo legga e lo cerchi. E magari sentir dire anche una certa reticenza dato che l’unico rimedio vero è lo sradicamento “L’ai legiù sul Nos…”.

VALLI DI 25 ANNI. SOCIO-PO di Guido Smadelli

Il 25° anniversario di Nos Magazine corrisponde all’entrata in vigore della nuova legge elettorale comunale. Una legge che dal 1995 ha garantito al vincente 10 posti su 15 in consiglio (o più a Cles), per garantire governabilità, affidando maggiori poteri a sindaco e giunta. Qualche comune è comunque “saltato”; e a venir meno è stato il dibattito politico, in molti casi. Se torniamo indietro nel tempo, basta pensare agli anni ’80 e inizio ’90: a Cles, con il compianto sindaco Giacomo Dusini, si assisteva a consigli comunali partecipati dal pubblico; tempi in cui sui banchi delle opposizioni c’erano Pci (Fabbri, Chini, Rosani), Patt (Lorenzoni), Psdi, Pri, ed il dibattito era di altissimo livello.

Basterebbe andare negli archivi per riscoprire, ad esempio sul tema della metanizzazione della valle con la posa del feeder, quanto fosse intenso ed elevato il dibattito politicoamministrativo. Non solo a Cles: anche a Denno, Taio, Fondo, Tassullo, Revò, Tuenno, tanto per citare dei municipi, si assisteva a buon dibattito e partecipazione. Per non parlare della valle di Sole: lì in quello che fu il Comprensorio non ci si annoiava mai,

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I NON E SOLE ... IL DIBATTITO OLITICO assistendo ad una assemblea dove la discussione, condotta da Guido Ghirardini e spesso animata da interventi (ad esempio di Giuseppe Bezzi o Mauro Colaone) era di altisimo livello. Anche qui, basta ricordare quelli sul prolungamento della Trento-Malè, sul piano di sviluppo della comunità, o le battaglie di Pejo che grazie a pareri legali insignificanti provenienti da Trento - condotte dalla coppia Paolo FrenguelliSilvio Bolis - si sono riverberate sull’assemblea valligiana. Per un giornalista quelle sedute mai sono risultate noiose; anzi, di grande interesse, si tornava sempre in redazione con

una notizia e molti commenti.

Chiaramente il crollo del dibattito non è dovuto solo alla legge, che però ne è in buona parte responsabile. Alle minoranze è stato tolto significato concreto, tanto che alcune opposizioni si sono dimesse in blocco dopo un paio d’anni dal voto.

Un ruolo insignificante che ha interessato anche molti consiglieri comunali esclusi dall’esecutivo. Un tempo in consiglio comunale o in assemblea si discuteva tutto; ora si è giunti quasi alla semplice gestione della normale amministrazione – ratifiche di variazioni di bilancio, un bilancio precompilato, qualche progetto già steso, poco più.

Sindaci solandri in parata per la cerimonia inaugurale dei mondiali di Canoa Kayak del 2005.

Un peccato: nell’era pre 1995 il dibattito, nelle Valli del Noce, era di alto livello, anche perché nella dominante Dc c’era stato il compianto Bruno Kessler, che un pezzo di storia del Trentino l’ha scritta (ma vogliamo ricordare anche Tonino Dell’Eva, Flavio Men-

goni, Udalrico Fantelli, tanto per fare dei nomi); ed altre forze politiche erano propositive, non solo critiche, tanto meno guidate da sloganisti professionisti come nell’era attuale. Un caso pressoché unico in Trentino? Il 25 aprile 1986 il bilancio di pre-

visione di Cles veniva approvato anche dal gruppo del Pci, che ne condivideva l’indirizzo, pur riservandosi di poter mettere in discussione qualche progetto, in corso d’opera…

Notizia da prima pagina.

Un calo della qualità del dibattito è

comunque dovuto anche alla delega totale dei cittadini.

Al momento del voto vanno nell’urna ancora in buon numero (comunque in costante calo); poi spesso sono alieni a quanto in comune avviene. Il deserto delle adunanze pubbliche ne è testimonianza.

VAL DI NON, ECONOMIA, LA GRANDE OPPORTUNITÀ DEL TURISMO

di Guido Smadelli

Che la valle di Non sia stata un’area ad alto tasso di imprenditorialità, lo dimostra la storia. In passato si coltivava il gelso; la seta ebbe una forte tradizione, poi giunsero le mele, che dal 1988 grazie a Melinda hanno fatto conoscere la valle in mezzo mondo, l’artigianato ha una forte tradizione (un migliaio di aziende), l’industria ha avuto un’importanza vitale per centinaia di famiglie, sia pure con dissesti (chiusura di Lange, Corradini, Marzotto, recentemente il fallimento di Tassullo Spa ora in ripresa), ma con punte di diamante quali Dalmec, Tama, Diatec, Mondadori, Fae Group, aziende operanti sul mercato mondiale.

La cenerentola dell’economia rimane il turismo. Nel 1905, era asburgica, su un libro stampato a Vienna veniva affermato “l’alta valle di Non, ad iniziare da Passo Mendola, è una delle aree più vocate al turismo dell’intero impero”. C’era la “Villa Imperiale”, dove soggiornava mezza corte degli Asburgo, spesso anche la principessa Sissi; area ora depressa, con la “Villa” (svenduta a fine anni ’80 per pochi soldi dalla Provincia dopo essere stata depredata di arredi e persino dei pavimenti in legno…) trasformata in multiproprietà, oggetto di frequenti ulteriori svendite in tribunale. La vocazione turistica della valle rimane grande, soprattutto in ottica europea, dove il turismo culturale,

architettonico, archeologico, dell’arte sacra, è spesso preferito a quello di massa. Qualche passo si sta muovendo, ma lentamente, e senza una visione di valle. Torniamo negli anni ’90: assessore al turismo dell’allora Comprensorio c’è Franca Leonardi. Un assessorato “senza portafoglio”, in giunta; ma lei decide di condurre uno studio sulle potenzialità turistiche della valle, e ci si impegna per un intero mandato. Incontri con categorie economiche, associazioni, scuole, amministratori, per stendere un malloppo che poteva essere linea guida per comuni, comprensorio, provincia, privati. Uno studio approfondito, valido, con individuazione di punti di debolezza e di forza, possibilità, potenzialità, proposte. Finito il mandato, il corposo documento è pronto per l’uso. Finisce dimenticato in un cassetto, non se ne parla più.

Qualcosa si sta muovendo, ma appunto, senza una visione di insieme. Dello sviluppo di località Plaze (valorizzazione del bacino di Santa Giustina) si parla dall’era in cui Ivo Tarolli era senatore. L’agriturismo sta compiendo qualche passo, varie amministrazioni sostengono uno sviluppo sostenibile, vedi difesa dei “pradiei”, enorme risorsa paesaggistico-ambientale dell’alta valle. Tutto all’insegna del “chi fa per sé fa per tre”, senza un piano coordinato. Non mancano proposte forti: basti pensare a

Pomaria, Florinda, le giornate del Fai, le mostre di Casa de Gentili a Sanzeno, Palazzo Assessorile a Cles, Casa Campia a Revò, iniziative simili meno gettonate portate avanti da un volontariato sempre attivo e spesso poco cosiderato; ma un progetto coordinato, a differenza che in Val di Sole, non lo si vede.

Eppure basta considerare alcune attrazioni: il lago di Tovel, il santuario di San Romedio, Castel Thun, autentiche perle; ma ci sono cento chiese, castelli, luoghi pressoché dimenticati come l’eremo di Santa Giustina o la chiesetta di San Marcello di Dardine. O le terme di Bresimo, dove già oltre cent’anni fa un turismo prevalentemente germanico saliva a piedi per curarsi con le acque miracolose…

L’emergenza sanitaria di questo periodo potrebbe dare il la a una ripresa del turismo anaune.

Si tratterà prevalentemente di un turismo di prossimità, di un’utenza che sceglierà luoghi dove sia possibile “vivere” lontano dalle masse, complice il necessario distanziamento sociale.

Un’occasione da non perdere; di treni la valle, nel settore, ne ha lasciati passare diversi, basti pensare al Centro federale nazionale per l’atletica proposto da Abdon Pamich (campione olimpionico di maratona) a Rumo…

I nonesi sono noti per la loro imprenditorialità. Che sappiano coglierla, questa occasione?

NOS: UN GIORNALE PER I SAPIENS di Fortunato Turrini

Il mio antico professore di greco, d. Lino Stablum da Malé, più di 60 anni or sono ci metteva davanti al dilemma: o con l’una, o con l’altra. Tertium non datur, dicevano i latini, perché davvero non esiste una terza scelta.

Sembra che noi oggi viviamo in un tempo di civilizzazione.

Le idee che circolano sui media, il vissuto dei contemporanei e di conseguenza le loro attività sono fondate su una moda che viene dagli USA. Sarà la suggestione calvinista importata dall’America, o la potente forza di convinzione che ha il denaro, ma tutti poco o tanto siamo diventati “interessati”: imprenditori- a parole - succubi di una tendenza - in realtà -. Il prevalere dell’economia su tutto il resto, il fare soldi a tutti i costi, hanno infestato la personalità di molta gente. Non si è più giudicati in base al “chi sei?” ma in base al “quanto hai?”. Il contadino noneso che affermava tale equazione: “Non hai mele?

Allora non vali niente” in fondo esprimeva il sentire normale

delle persone.

Siamo stati civilizzati, o in pratica siamo stati colonizzati da questa opinione. In 25 anni siamo regrediti da Homo sapiens a Homo oeconomicus. Questo innegabile risultato ci ha impoveriti, ci fatto perdere anche la cultura.

In senso molto ampio, essa è l’insieme delle cognizioni intellettuali che uno ha acquistato con studio e esperienza, rielaborando il tutto con un ripensamento personale, tanto da convertire le conoscenze da semplice erudizione a elemento fondante del proprio io, della propria moralità, della spiritualità, del senso estetico.

In altre parole, nella consapevolezza di sè e del proprio mondo.

Cultura non è semplicemente la somma delle conoscenze, che si possono agevolmente trovare su Wikipedia, come sanno purtroppo tanti ragazzini. È soprattutto rielaborazione personale, intimo approfondimento di quanto si sa e si vuole. Si lavora sul NOS già da

cinque lustri. Negli anni passati non parlavamo di globalizzazione, di ISIS, di Cina come oggi. Le nostre vedute erano più limitate, ma non, per questo, errate.

Impossibile tornare indietro.

Però si potrebbe imprimere una svolta all’impegno. Puntare per esempio l’attenzione su quel mondo ancora trascurato che è la cultura artistica, senza intenti economici o turistici, per educare al bello, per riscoprire il valore delle cose importanti che ci sono nelle nostre chiese, nei castelli, nei paesaggi. Un passo in positivo - senza diventare Don Chisciotte contro i mulini a vento - che ci risollevi da un atteggiamento solo economico a uno stile più pulito, più interiore. Un quadro, un edificio, un particolare riescono forse a convincere più di tanti dotti ragionamenti.

La vita nonostante ciò prosegue.

Anche nei secoli passati si immaginava che l’economia fosse tutto. I tempi delle città-comune, rette in bene e in male dai banchieri e dai commercianti; delle città marinare, dove il profitto era onnipresente; della mentalità inglese, volta a dominare il mondo: sono alcuni esempi fra i molti che la tentazione di ridurre ogni realtà a denaro rimane salda.

Pur tuttavia bisogna tornare alla base. “Un’economia che uccide” come afferma Papa Francesco; il ricondurre tutto a numeri, in perdita o in guadagno: ecco gli scogli a cui sfuggire. E forse anche NOS può combattere qui la sua piccola battaglia..

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A Pomaria con Miss Italia Claudia Andreatti.

NOS, UNA PICCOLA RIVOLUZIONE CULTURALE di Alberto Mosca

Quando si dice cambiamento culturale. Possiamo dire che in questi 25 anni le valli del Noce lo hanno vissuto, netto, palpabile.

Da quando NOS è nato 25 anni fa, sono state innumerevoli le iniziative culturali che abbiamo raccontato. Ma il clima era proprio diverso.

La cultura allora era forse più di oggi dominio esclusivo del volontariato, mentre oggi per alcuni è

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diventata un lavoro.

E se la Val di Sole ha assunto una propria autocoscienza culturale (e di urgenza alla conservazione) già alla fine degli anni Sessanta, proprio perché l’identità tradizionale stava per essere travolta dal turismo di massa, la Val di Non ha vissuto un processo più lento, graduale: nel 1995 credo che ben pochi avrebbero creduto per la Val di Non ad un’offerta culturale coniugata a quella turistica o a sostegno di qualità della base economica data dall’agricoltura.

Eppure oggi è così, con i castelli, le chiese, i santuari a definirne la bellezza e l’attrattività, “bella come una favola”, così descritta in una guida del 2014.

E poi, pensiamo ai rapporti tra le valli di Non e Sole: NOS

nacque anche per saldare una vicinanza, una storia comune che sotto il profilo culturale non era molto coltivata. Le differenze c’erano eccome, le occasioni di confronto e per un lavoro comune più faticose di oggi. Chi nel 1995 avrebbe immaginato che anni dopo sarebbero nate associazioni che nel loro stesso nome avrebbero unito le due valli? Non credo molti. Pochi dati descrivono un quadro davvero mutato: 25 anni fa le valli di Non e Sole avevano 2 musei, quello della Civiltà Solandra di Malé, creatura del Centro Studi per la Val di Sole e quello di Segno dedicato a padre Eusebio Kino. Entrambi frutto dell’attività dell’associazionismo volontaristico e privato.

Nel 2010 erano censiti 20 castelli e musei aperti nelle due valli.

Oggi, tra musei e percorsi didattici, castelli e chiese aperte, siamo a parecchie decina di luoghi della cultura, pubblici e privati, aperti e promossi al residente e al turista.

Ultimo arrivato, proprio a giugno, il palazzo Freihaus di Arsio.

Se vogliamo, una linea di spartiacque l’abbiamo avuta nell’aprile 2010, con l’apertura al pubblico di Castel Thun e la nascita di quella che oggi è una rete dei castelli.

Nello stesso anno Castel Thun era l’unico castello delle due valli aperto al pubblico. A oggi si sono aggiunti Ossana, Caldes, Valer, Coredo, Belasi. Altri, auspicabilmente, arriveranno.

Su questi argomenti abbiamo sentito le voci di tre dei protagonisti di questo quarto di secolo. Da 25 anni a questa parte rappresentano autorevolmente il mondo della

cultura nelle valli del Noce.

Due di loro, i più anziani, videro da vicino la nascita di NOS nel 1995; il più giovane dei sarebbe presto apparso in uno dei forum come membro della banda di Revò…

dava in questa stessa direzione”.

Una foto del 1988 lo ritrae proprio insieme a Parrinello: con Udalrico Fantelli chiudiamo il cerchio, aprendo con un aneddoto legato alla nascita di NOS: “Ero sindaco di Dimaro e venni interpellato dai soci fondatori per avere da me un appoggio morale presso il Bim, il “La crescita culturale della valquale poteva sostenere l’avvio di le di Non negli ultimi 25 anni è quella impresa: ricordo che il prostata notevole – attacca Walter getto mi era piaciuto subito per Iori, presidente della Associale sue caratteristiche, si rivolgeva zione G.B. Lampi, continuatore al “NOS”, a tutte e due le valli, dell’eredità di don Fabio Fattor riprendendo una vecchia idea di e di Bruno Ruffini - sia in termini don Tomaso Bottea (1819-1895), di quantità che di qualità. Specialmente nell’ultimo decennio Luigi Parrinello, storico presiden- agli abitanti del “NOS”, cercando qualcosa di unitario nonostante la è stato possibile concretizzare te della Pro Cultura-Centro Studi progetti ed iniziative di notevoNonesi, quel giorno in cui NOS si forra di Mostizzolo e tutte le differenze, da superare tramite uno le rilevanza culturale grazie alla presentava al pubblico c’era; la sguardo più elevato, in un tempo capacità di dialogare, mettersi rivista ne ha ospitato il pensiero in cui i servizi comuni erano solo in rete e condividere obiettivi varie volte, come firma o come le tasse e la Usl, l’ospedale. Si staccandosi dalle logiche di cam- intervistato. “Quel giorno di 25 panile e del localismo. La nascita anni fa – racconta Parrinello – alla puntava su una radice culturale comune, seppure sfaccettata, del Centro Culturale d’Anaunia – sala Borghesi Bertolla c’ero e discorso non facile in un tempo in prosegue Iori - fortemente voluto intervenni: ho apprezzato l’idea dal Comune di Sanzeno con la di unire le valli, come del resto ho cui i comuni erano piccoli fortilizi, collaborazione dell’Associazione cercato di fare con le nostre asso- più di oggi. Devo dire – aggiunge Culturale G.B. Lampi, ha dato la ciazioni. Ad esempio con il Centro Fantelli – che un po’ di paura c’era: l’idea era talmente innovativa, possibilità alla valle di fare quel Studi: un rapporto cordiale, persalto di qualità atteso da molti sonale e culturale, forse precurso- la sfida a certe chiusure così grananni. C’è ancora molto da fare, re di un dialogo che allora non era de che ero tra quelli timorosi che ma la consapevolezza che l’invescontato. Ricordo, ad esempio, la sarebbe durata poco. E invece… ha vinto la scommessa, compie 25 stimento in cultura ha ricadute ristampa che insieme portammo notevoli e positive sul tessuto so- a compimento del volume di Carl anni e poggia su una base consociale ed economico del territorio, Ausserer, Der Adel des Nonsber- lidata. Si legge, è importante, un punto di riferimento, una visione ci fa ben sperare. Oggi, rispetto ges. NOS venticinque anni fa anintelligente su quello che capita nelle valli. Frattanto – conclude Fantelli – le cose sono cambiate, molte la valli di Non e Sole le fanno insieme.

Cles è capoluogo religioso oltre che civile; anche il turismo e l’agricoltura ragionano insieme, le valli si vedono come territorio di espansione reciproco, con più aria, respiro e orizzonte anche sul piano economico. Allo stesso modo la cultura, con le associazioni principali come il Centro Studi, la Pro Cultura e la Lampi che hanno condiviso importanti progetti, come la ristampa del Weber, la ristampa dell’Ausserer, altre pubblicazioni e iniziative culturali; una visione che ebbe come sostenitore il sindaco Giacomo Dusini, interprete ottimo di questa volontà di unione tra le valli”. al passato, anche le pubbliche amministrazioni compartecipano con maggior consapevolezza alle iniziative proposte dal volontariato culturale, chiedendo di poter collaborare per aumentare il valore delle proposte e non solamente per contribuire finanziariamente all’iniziativa. Questo a mio avviso è un ottimo segnale! Anche la risposta e l’attenzione dei cittadini nei confronti delle attività culturali – conclude Iori - è notevolmente migliorata, al pari di quella dei turisti”.

FARE SPORT 25 ANNI FA di Fabrizio Brida

Oro nella prova in linea ai Campionati del mondo di Renaix, in Belgio, nel 1988, a soli 23 anni. Primo a tagliare il traguardo alla Milano-Sanremo del 1993.

E poi una sfilza di vittorie prestigiose, podi, piazzamenti e risultati illustri.

Maurizio Fondriest, noneso doc, non ha certo bisogno di presentazioni: il suo palmares e il suo curriculum parlano da soli e confermano come il ciclista nato a Cles il 15 gennaio 1965 sia stato uno dei corridori più talentuosi della sua generazione.

Da quando è salito sul tetto del mondo sono passati più di 30 anni, ma il ricordo, nei suoi occhi e in quelli della sua gente, è ancora vivo più che mai.

Maurizio Fondriest, dal suo punto di vista com’è cambiato il mondo del ciclismo in particolare, e dello sport in generale,

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dare la reperibilità, bisogna stare molto attenti a inserire sempre dove vai o dove sei. Attenzioni che, se da una parte sono un bene per la lotta al doping, dall’altra rappresentano una privazione di alcune libertà.

Maurizio Fondriest da quando vinse il titolo mondiale ad oggi?

Ci sono due aspetti da tenere in considerazione: da una parte il mondo del ciclismo, ma dello sport in generale, non è cambiato per niente; dall’altra, invece, è mutato radicalmente.

Quello che non è cambiato è ciò che deve metterci l’atleta: l’impegno, la passione, la fatica, il sacrificio, soprattutto negli sport di resistenza, sono sempre gli stessi. Per emergere bisogna fare le stesse cose di un tempo: allenarsi, svolgere la vita dell’atleta, avere voglia di impegnarsi e capacità di sacrificarsi.

Ciò che è cambiato, al contrario, è l’organizzazione. Quando io sono passato professionista eravamo 12 corridori, oggi

Praticare sport in Val di Non non è sempre stato facile: quali sono le opportunità che ha avuto lei quando ha iniziato, e quali sono quelle che hanno invece i giovani d’oggi?

Alla mia epoca opportunità non ce n’erano. Io ho iniziato grazie a papà e a Francesco Rensi, il mio primo direttore sportivo, perché insieme andavamo a vedere le corse. I bambini facevano sport giocando per strada, non c’erano chissà quali squadre giovanili di pallavolo, calcio o ciclismo. C’era lo sci, ma era per pochi eletti.

Oggi, invece, un bambino ha un’infinità di possibilità e tantissimi sport tra i quali scegliere: dall’atletica al calcio, dalla danza al ciclismo. Per fortuna, perché giocare per strada non si può più.

le squadre sono formate da 28. La struttura attuale è molto diversa rispetto a una volta e tutti i team si sono allineati verso l’alto.

Se guardiamo il World Tour troviamo una ventina di squadre tutte al top. Questo è un aspetto che si è evoluto in meglio. Dall’altro lato, e arriviamo a ciò che è cambiato in peggio, la vita dell’atleta oggi è molto più stressante. Anche per un discorso legato ai social (che da una parte sicuramente offrono maggiore visibilità e la possibilità di guadagnare di più) il livello di stress è aumentato: gli sportivi oggi postano sempre, sono continuamente online.

Non va dimenticato, poi, il Per quanto riguarda gli discorso legato ai coneventi sportivi nelle Valli trolli medici: oggi si deve del Noce, quali sono le

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analogie e le differenze tra il mondo di oggi e quello di 25 anni fa?

Oggi di manifestazioni ce ne sono molte di più rispetto al passato, anche se i grandi eventi riuscivano a radunare una marea di persone. Una volta, per esempio, il Circuito di Nanno era l’appuntamento fisso per andare a vedere i campioni di ciclismo. O se riguardo la foto del ‘92, quando ho vinto il Trofeo Melinda, vedo viale Degasperi strapieno di gente.

Anche la salita di Nanno, dove sono scattato, era stracolma di persone, sembrava il Campionato del mondo.

Andando avanti di 20 o 30 anni la gente si riduce a un decimo. Ma questo è dovuto anche al fatto che ci sono molte più occasioni per vedere e conoscere gli sportivi famosi, anche attraverso i social o internet.

Questo è l’aspetto brutto della modernità.

Nel tempo comunque la valle è cresciuta, sono nate società giovanili e varie manifestazioni. La nostra

è sicuramente una valle sportiva e conosciuta per questo.

E per ciò che concerne le strutture, invece?

Le strutture sportive sicuramente ci sono, penso ad esempio al Centro per lo Sport e il Tempo Libero di Cles. In confronto ad altre regioni in Trentino non stiamo male, anche se, naturalmente, si può sempre migliorare. Mi riferisco in particolare alle ciclabili, da sfruttare non solo per la pratica sportiva ma anche da un punto di vista turistico. Bisognerebbe riuscire finalmente a realizzare un anello ciclabile che colleghi tutta la Val di Non. Una battuta finale: meglio il mondo sportivo di oggi o di qualche tempo fa?

Non sono di quelli che dicono “Ai miei tempi era meglio”. Credo che ogni periodo abbia i propri campioni, i propri aspetti belli e quelli meno. Il ciclismo, ma lo sport in generale, mi piaceva allora come mi piace adesso.

DUE VALL Le opinioni di Pierino Endrizzi,Claudio Chini, Massimino Bezzi

Pierino Endrizzi

VAL DI NON FUCINA PROLIFICA DI CAMPIONI

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“Siamo passati da un’attività svolta “alla buona” a un’offerta sportiva organizzata, sia attraverso il grande impegno delle amministrazioni comunali, sia tramite quello dell’associazionismo e degli sportivi veri che hanno fatto crescere il mondo dello sport noneso in maniera esponenziale”. Pierino Endrizzi, preparatore, allenatore e tecnico (oltre che docente di educazione motoria) tra i più conosciuti e preparati non solo nelle Valli del Noce, ma anche a livello nazionale, ha le idee piuttosto chiare su come sia cambiato e migliorato il modo di fare sport in Val di Non negli ultimi 25 anni. “Abbiamo assistito a un rifiorire delle attività che in passato non erano presenti in valle. Una volta c’era solo il calcio, oltre a un po’ di atletica e di pallavolo – ricorda Endrizzi –. Oggi, invece, i giovani hanno un sacco di opportunità. Questo grazie anche a grandissimi personaggi sportivi e a tecnici preparati, di ottima estrazione culturale e di assoluta esperienza”.

Una menzione particolare, secondo Endrizzi, la merita il ciclismo che, dopo l’era-Fondriest, ha prodotto un numero elevato di campioni, ma anche campionesse. “Parliamo di Bertagnolli, Piechele, Moscon, Callovi, Paternoster, Menapace, Leonardi, le Borghesi – spiega Endrizzi –.

Credo che per il numero di abitanti la Val di Non sia la più produttiva, a livello sportivo di eccellenza, non solo del Trentino ma d’Italia”. Il merito è anche degli investimenti attuati dalle amministrazioni per ciò che concerne le strutture e dell’impegno e dell’attenzione rivolti al mondo giovanile da parte delle associazioni. “Speriamo che la pandemia non tolga ai giovani queste opportunità – conclude Endrizzi –. Di solito, quando ce n’è necessità, si vanno a sacrificare quelle attività che si pensano superflue, ma in realtà sono fondamentali. Devo dire che fortunatamente possiamo godere di impianti moderni e funzionali, che si prestano alla polivalenza. Siamo sicuramente un’isola felice per quanto riguarda lo sport”.(fb)

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LI ATLETICHE

Dall'atletica, allo sci, dallo sci fondo al salto con gli sci, fino alla bici e al tamburello... La Val di Non e la Val di Sole hanno saputo coltivare e far crescere il talento di tanti campioni in diverse discipline grazie ai numerosi gruppi sportivi e associazioni che operano sul territorio e via via sono diventate anche delle vetrine internazionali di altissimo livello grazie all'organizzazione di eventi e competizioni di assoluto prestigio.

CLAUDIO CHINI, LA STORIA DEL TAMBURELLO

Claudio Chini, 77 anni, presidente dell’U.S. Segno, ha dedicato la propria vita al tamburello. Prima calpestando la terra rossa e colpendo la pallina più forte che si può, poi con il fischietto in bocca e indosso la divisa da direttore di gara. Ora dietro una scrivania, ma con la stessa passione di sempre. Erano gli anni ‘40 quando iniziò ad avvicinarsi al mondo dello sport in Val di Non. “Ho vissuto in prima persona l’evoluzione dello sport da una struttura “di piazza”, molto spartana, con regole meno stringenti, fino ai giorni nostri – racconta Chini –. Negli anni sono stati costruiti gli impianti sportivi e Claudio Chini c’è stato un vero cambio di passo: sono nate le società, le divise, sono sorti i primi sponsor. Quando ero ragazzino ci trovavamo la domenica mattina presto e ognuno doveva provvedere di tasca propria a raccogliere le poche lire per mettere la

LO SPORT SECONDO MASSIMINO Massimino Bezzi è da sempre una delle anime del gruppo sportivo Monte Giner già Caleppiovinil, e Nos Magazine ne ha raccontato le imprese sportive fin dall’inizio delle pubblicazioni. Per questo torniamo in questa occasione da Massimino, per ripercorrere il cammino fatto in 25 anni e scoprire quante cose sono cambiate… “Siamo nati nel 1978 e in effetti, se ci guardiamo indietro, ci chiediamo come abbiamo fatto a fare

miscela nei motorini, ma anche per comprarsi le scarpe e il tamburello”. Poi, con l’avvento degli sponsor e delle prime risorse economiche importanti, si è assistito a una strutturazione sempre maggiore. Le società hanno dato vita ai vivai giovanili, dai più piccoli fino ad arrivare agli adulti. “Una volta si giocava solo open – ricorda ancora Chini – ora c’è anche l’indoor. A Segno devo dire che possiamo vantare uno tra i migliori campi da tamburello in Italia. Questo grazie a Rino Chini, che negli anni ‘80, in accordo con la parrocchia e l’amministrazione comunale, è riuscito a procurare i terreni e a proporre il nuovo impianto”. Il campo di Segno è stato teatro di partite memorabili e ha visto spesso e volentieri i colori biancorossi trionfare. “Negli ultimi anni abbiamo curato molto i vivai giovanili – spiega Chini –. Dagli anni ’90 ad oggi abbiamo conquistato 22-23 scudetti in varie categorie. Ogni volta per noi è una soddisfazione immensa.

L’anno scorso, poi, abbiamo vinto 5 titoli a livello nazionale. È stato l’apogeo dell’U.S. Segno”. Una storia fatta di sudore, di passione e di vittorie, dunque. Una storia che proseguirà nel solco della tradizione, con uno sguardo rivolto sempre ai giovani, campioni di oggi e di domani.(fb)

tante cose. Lo sport è cambiato tantissimo, iniziative un tempo praticabili oggi non lo sono più, per le normative o per la burocrazia; era uno sport con altre esigenze, aveva meno regolamenti, un paio di sci duravano 3 o 4 anni, oggi usiamo tre pulmini e una volta uno, senza riscaldamento. Eravamo più pionieri.

Però le soddisfazione sono state tante e NOS è sempre stato al nostro fianco per farle conoscere al pubblico: a partire dai nostri ragazzi alle olimpiadi, Davide

Bresadola e Giuseppe Michielli, alle medaglie mondiali di Alessio Berlanda e Jacopo Giardina, Nathalie Santer, i fratelli Dalla Valle, Matteo (segue) Sonna, Gianni Penasa, ai risultati raggiunti dalle ragazze e dai ragazzi del nostro gruppo…” Un’attività a 360 gradi, portata avanti “con la forza del volontariato la voglia di essere autonomi, oltre che con una grande attenzione all’uso delle risorse economiche”. (almo)

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Azienda News

LASCIATI ISPIRARE DAL COLORE Endrighi Pitture, nel cuore della Val di Non, vanta una lunga esperienza e una grande competenza nel settore delle imbiancature e delle tinteggiature acquisite in oltre cinquant’anni di attività a contattato con committenti e professionisti. L’azienda nasce nel 1963 quando Valentino Endrighi, dopo un lungo apprendistato alla ditta Zamboni di Ledo, acquistò il vecchio caseificio di Fondo collocandovi, dopo averlo ristrutturato, la sede della propria impresa. Negli anni, grazie a una professionalità riconosciuta, alla cura di ogni dettaglio e a una spiccata disponibilità, la ditta si afferma e cresce riuscendo a soddisfare tutte le esigenze dei propri clienti: dalla più semplice richiesta delle famiglie agli interventi più impegnativi a servizio di aziende artigiane, commerciali e turistiche, Endrighi Pitture è sempre attenta alla qualità e alla personalizzazione del servizio. L’azienda oggi ha ampliato i settori di intervento, adottando nuove tecnologie e dotandosi delle più moderne attrezzature. Il tutto per essere sempre al passo con i tempi e garantire prodotti sicuri e cura del dettaglio.

Endrighi Pitture si avvale di un team qualificato ed esperto di dieci persone e opera in tutto il Trentino Alto Adige collaborando anche con le principali aziende artigiane del territorio.

Stiamo attenti a ciò che mettiamo sulla parete!

Selezioniamo accuratamente i materiali per le pitture, le verniciature e le decorazioni. Usiamo solo prodotti certificati e di altissima qualità.

Le marche a cui ci affidiamo? Adler, Paulin, Keim, Motip, Relius e altre.

I nostri utensili ed elettroutensili, invece, sono Festool, Hikoki (già Hitachi) e Boldrinied Akifix.

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COLORE & DESIGN Aperto nel 2017, nel centro commerciale di Sarnonico, in Val di Non, il nostro colorificio Colore&Design è specializzato nella vendita di pitture, vernici e stucchi per interni ed esterni e di strumenti dal lavoro. L’assortimento è ampio e di qualità.

Ti aiutiamo a scegliere tra le tante marche di settore. Sono le stesse che usiamo nei nostri interventi. Sappiamo consigliarti il prodotto giusto per ogni tua superficie e lavorazione.

Materiali di alto livello e professionali sono a due passi da casa tua.

NOLEGGIO E ATTREZZATURE Endrighi Pitture offre anche un servizio di noleggio di strumenti

per lavori straordinari. Nella nostra azienda potrai trovare la soluzione più giusta per il tuo progetto.

La nostra azienda propone una vasta gamma di attrezzature, tra cui: - ponteggi - elettroutensili quali scarificatrici e levigatrici - compressori - piattaforme autocarrate - deumidificatori Coloriamo il vostro mondo dal 1963 PROSSIMA APERTURA NUOVO NEGOZIO, LABORATORIO E MAGAZZINO Via Cesare Battisti, 4 38011 Sarnonico (Trento) Tel. 0463.831317 Cell. 347.4730529 endrighipitture@gmail.com

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IL RICORDO DELLA PRESENTAZIONE Le immagini dei telegiornali d’epoca testimoniano ancora quella storica giornata. Nella sala Borghesi Bertolla di Cles, NOS Magazine veniva presentato in pompa magna alla alle comunità delle valli di Non e di Sole. I fondatori, i giornalisti, le autorità dell’epoca, gli esponenti più considerati del mondo della cultura: insieme con curiosità e qualche punta di scetticismo verso un’impresa rivoluzionaria.

Che le valli del Noce fossero unite dal fiume Noce e dalle vicende storiche non era certo in discussione; ma certe differenze culturali erano il sale di una sana rivalità, di un reciproco sfottò in cui però di fatto il dialogo talvolta diventava difficile. Con NOS l’idea era quella di puntare convintamente sui fattori di unione, lasciando quelli divisivi allo stereotipo, divertente e da non prendere troppo sul serio.

La presentazione di Nos su Tva (1995).

49 Il benvenuto della stampa locale.

Dopo 25 anni, tutto è cambiato e quello che sembrava allora rivoluzionario, unire nei pensieri e nelle azioni le valli del Noce oggi appare normale, potremmo dire perfino ovvio. Un risultato cui anche NOS Magazine ha contribuito (almo).

TANTI AUGURI NOS Tanti auguri NOS! Riceviamo e volentieri pubblichiamo gli auguri di Vittorio Sgarbi, presidente del MART. Con piacere riceviamo anche i messaggi augurali di Phiippe Daverio e di Giovanna Botteri, collega con solide radici famliari in Val Rendena.

Apprendo che NOS Magazine compie 25 anni. A tutta la redazione vanno i miei complimenti ed i più sentiti auguri di sempre nuovi e più importanti traguardi.

Quelli delle Valli del Noce sono luoghi a cui da tempo sono profondamente legato, che ho visitato più volte e a cui ritorno sempre con grande piacere.

Un territorio ricco di storia e di preziose testimonianze, di magnifiche chiese e splendidi santuari, di residenze nobiliari e castelli meravigliosi. Conosco, per studio o frequentazione, alcuni pregevoli artisti che qui hanno lavorato e le cui opere sono custodite al Mart, ma conosco ed apprezzo anche altri che operano tuttora, che sono valorizzati anche dal nostro Museo e che sono riusciti ad attirare l’attenzione nazionale ed internazionale. Un patrimonio di artisti esperti ed innovativi, capaci di accompagnare e stimolare la crescita artistica di queste vivaci comunità.

Una ricchezza culturale che NOS Magazine ha saputo cogliere, valorizzare e divulgare ovunque, attraverso servizi e ricerche approfondite, ma anche attraverso dibattiti di interesse e attualità locale che applicano l’intelligente lettura degli scenari globali. Come attente e qualificate antenne sul territorio, i giornalisti e i collaboratori di NOS Magazine si spendono da sempre con grande passione e impegno, favorendo, come solo le redazioni locali riescono a fare, le possibilità e gli sviluppi culturali di un’intera collettività.

Di nuovo auguri, Vittorio Sgarbi

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Azienda News

LA MODA POST PANDEMIC È SOSTENIBILE Margherita de Cles: impresa e visione d’arte e sostenibilità

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Arte, moda, un mondo più equo e sostenibile. Per la stilista Margherita de Cles facce di una stessa medaglia, preziosa e da scoprire.

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Gonna di piume.

Abiti che parlano: di un viaggio continuo di scoperta, di attenzione alla qualità delle materie prime, di produzioni eticamente sostenibili, attente alle esigenze dei popoli e del pianeta. Così La Cles immagina e costruisce il proprio mondo: partendo dal capoluogo anaune che ha dato il nome alla sua antica e nobile famiglia, per arrivare in India, nello Zimbabwe, in Sudafrica.

Viaggi e incontri che parlano di colori, tessuti, arte e bellezza.

“Quando torno da un viaggio – spiega Margherita de Cles – porto con me, dalla terra che ho visitato, un messaggio: storia, valori e culture di territori molto spesso dimenticati, osservo sarte e sarti che realizzano con passione e amore capi unici che non sbiadiscono nella storia e nel tempo. In questo momento storico di grande svolta, condivido con più motivazione un

lifestyle più frugale e minimale che va contro alle modalità consumistiche sposate in questi ultimi vent’anni c’è ora il bisogno di tornare a vivere come le nostre nonne con pochi capi ma di qualità nella manifattura e nel tessuto. Un mondo fatto di tessuti vegani e biologici, di fusion tra culture, di pensiero positivo che corre per il mondo, di stimoli che vengono dalla natura libera e selvaggia, dai colori esotici, dalla seta prodotta attraverso filiere locali e rispettose del lavoro di tutti.

Anche della vita del bozzolo: infatti il filo di seta viene estratto senza sopprimere la farfalla, che può così completare il proprio ciclo riproduttivo. Nuovi stili, innovativi e visionari, dove le nuove tecnologie giocano un ruolo importante, in cui l’abito diviene interprete di alti valori, estetici e spirituali, forme creative dalla connotazione definita e senza tempo. Gli abiti confezionati da La Cles sono quindi eticamente e ambientalmente sostenibili, dalla produzione del tessuto alla successiva lavorazione, al rispetto di tutta la filiera, green come le vigne e i meleti nei quali Margherita è cresciuta. “Guardo ad una visione di futuro positiva – commenta Margherita de Cles – in cui coesista un nuovo concetto di moda che viva in sinergia e nel rispetto della natura, seguendo così un approccio olistico della vita dove sprechi e inquinamento non hanno davvero più ragione d’essere”.

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Una fotografa viandante: alla scoperta della memoria e delle radici del Trentino DELLA MEMORIA E DELLE RADICI DEL TRENTINO

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Regione. questa Regione. di un e1525 libro fotografico incentrato territorio del Trentinto Alto-Adige. territorio del Trentinto Alto-Adige. territorio del Trentinto radici profonde del di questa Regione.

Presentazione Dott. Gianluca Capri, sulle rievocazioni delleAlto-Adige.

Guerre Presentazione del Dott.

Gianluca Capri, Presentazione del Dott.

Gianluca Capri, Presentazione del Dott.

Gianluca Capri, Presentazione del Dott.

Gianluca architetto, fotografo, viaggiatore.

Rustiche del 1525 e dei castelli architetto, fotografo, viaggiatore. architetto, fotografo, viaggiatore. architetto, fotografo, viaggiatore.

Capri, architetto, fotografo, viagpresenti su tutto il territorio del Ha Alto-Adige. scoperto da poco l’ultima frontiera dell’ e-commerce, vengiatore.

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TUTELA DEI PRADIEI: LA PROVINCIA LA RENDA DEFINITIVA La posizione di Giuliano Pezzini, presidente di Alta Val di Non – Futuro sostenibile

Sono passati 11 anni da quando Giuliano Pezzini, presidente dell’associazione Alta Val di Non – Futuro sostenibile consegnò nelle mani dei 9 sindaci dell’alta valle ben 2890 firme simbolo della volontà di mantenere intatta la prateria che va da Romeno alla Mendola. Da allora tanta strada è stata fatta ed è maturata anche nelle amministrazioni comunali la consapevolezza verso un paesaggio straordinario, tutela dell’economia turistica e dell’identità.

Tanto che gli strumenti urbanistici dei comuni vincolano a precise regole l’utilizzo dell’area a fini agricoli. Un valore ribadito recentemente da una sentenza del Tar, che ha bocciato, nel comune di Romeno, l’impianto di colture che prevedano l’uso di pali di sostegno e teli di copertura, a favore di colture a terra più in

linea con la storia e la tradizione del luogo.

Tuttavia ciò non basta ancora: ne è convinto Giuliano Pezzini, storico presidente di Alta Val di Non – Futuro sostenibile, che spiega: “La nostra attività ha saputo coinvolgere le amministrazioni dell’alta Val di Non, con una

raccolta di firme che ha portato a importanti atti di tutela di tipo urbanistico.

Tuttavia già da tempo abbiamo chiesto alla giunta provinciale di fare proprio questo orientamento, dando una forza urbanistica di livello provinciale a queste prescrizioni. A gennaio 2020 abbiamo incontrato il presidente Maurizio

Fugatti presentandogli la richiesta a nome dell’associazione e facendo seguito ad un’altra analoga presentata dai sindaci dell’alta valle: chiediamo che la PAT suggelli questo valore dei Pradiei, istituzionalizzandone la salvaguardia e blindando il lavoro fatto in questi anni da associazione e comuni”. Però da

News

di Alberto Mosca

allora non si è mosso nulla. “Da gennaio a oggi non è successo niente – conclude Pezzini – per questo rinnoviamo la nostra richiesta di completare questo percorso. Si tratta di un passo che va fatto al più presto, in modo da tutelare i Pradiei a prescindere da chi in futuro amministrerà i nostri comuni”.

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Azienda news

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RIPARTE LA STAGIONE ESTIVA DI JOY Impianti aperti al Passo della Mendola La società guarda al futuro con un importante piano di sviluppo quinquennale per il turismo invernale ed estivo. Previsti investimenti per 1,5 milioni di euro

Riparte l’estate. Dopo la chiusura anticipata della stagione invernale dovuta all’emergenza sanitaria, gli impianti di risalita della Val di Non sono pronti a tornare in movimento e ad accogliere in piena sicurezza le famiglie e i turisti appassionati di montagna, camminate, tranquillità e grandi spazi aperti. Fino a ottobre è tornata in funzione al Passo della Mendola la seggiovia “Campi Golf – Mezzavia”, che accompagnerà comodamente in quota gli escursionisti che desiderano percorrere i meravigliosi sentieri del Monte Roen. In questi mesi di stop forzato, la società Joy – Val di Non Alps, che gestisce le strutture del comprensorio sciistico noneso, non è rimasta ferma. Anzi. Si è preparata al meglio per la ripartenza.

Ma soprattutto ha pensato al futuro, pianificando il prossimo sviluppo – sia estivo che invernale - della destinazione turistica e programmando gli interventi da attuare nei prossimi anni per affermare sempre di più la destinazione come meta di vacanza per le famiglie, per gli sportivi e per chi vuole vivere momenti sereni all’aria aperta.

“Siamo pronti a partire – commenta il presidente di Joy Ivan Larcher -.

Abbiamo fatto di tutto per garantire una serena vacanza e un trasporto in perfetta sicurezza ai nostri clienti.

Siamo sicuri che il paesaggio che il Monte Roen offrirà sarà quello che i nostri ospiti vorranno trovare. Tanti

operatori turistici contano su di noi.

Sappiamo le difficoltà che abbiamo messo alle spalle, siamo sicuri di dare un contributo importante all’attività turistica della Predaia e del Monte Roen”. Insomma, l’entusiasmo c’è, le idee di sviluppo pure. Quello che ora si attende è il finanziamento da parte della Provincia che consenta di poter avviare al più presto gli investimenti. Nelle scorse settimane, la governance societaria, supportata dalle amministrazioni comunali interessate, ha

Val di Non Alps incontrato l’assessore al Turismo della Provincia di Trento Roberto Failoni per illustrare i contenuti e le linee strategiche del piano di sviluppo 2019-2023. Un piano, dal valore di 1,5 milioni di euro,

63 che si inserisce in quel progetto di rilancio della società intrapreso con la rivisitazione dell’immagine e del brand e sostenuto dall’Azienda per il turismo della Val di Non, dalla Cassa Rurale Val di Non, da Itas e da Melinda e che prosegue ora con il potenziamento del prodotto turistico invernale ed estivo.

In particolare, oltre agli investimenti di riqualificazione e ammodernamento degli impianti, il piano prevede, per l’inverno, il miglioramento della stazione del Monte Nock, con il rinnovamento dell’impianto di illuminazione e di innevamento programmato in modo da poter rispondere a una richiesta venuta dagli sci club e dalle associazioni sportive di tutto il Trentino che scelgono la pista come campo di allenamento privilegiato, e la realizzazione di una pista da slittino in località Campi da Golf al Passo della Mendola. Per l’estate, invece, si lavorerà sullo sviluppo del Roen e-bike park in modo da mettere in rete, mediante la sistemazione e la mappatura di sentieri e strade esistenti, i percorsi per bici ed e-bike sulle pendici del Monte Roen, e per la creazione di un Park Estate a Predaia in modo da completare l’offerta turistica esistente. “Non andiamo a creare grandi opere – afferma il vicesindaco del Comune di Cavareno Luca Zini - ma si tratta di piccoli interventi, come la manutenzione degli impianti o il potenziamento del sistema di innevamento o la realizzazione di una pista da slittino, che sono però molto significativi per lo sviluppo dell’area, per il presidio del territorio e per garantire posti di lavoro”.

Alcuni investimenti, peraltro, sono già in fase di esecuzione nella zona di Predaia dove si sta provvedendo al potenziamento della rete di innevamento programmato. “È un piano di sviluppo fondamentale per una società che ha vissuto anni anche impegnativi e difficili a livello organizzativo e amministrativo – spiega quindi il sindaco del Comune di Predaia Paolo Forno, evidenziando oltre che il valore turistico dell’intera operazione, anche l’importanza sociale dell’impresa -. Oggi possiamo guardare avanti con fiducia con un piano di medio e

lungo periodo. Ciò significa sviluppo del territorio. È un’operazione nel quale i sindaci della Val di Non non possono non credere. Questi sono gli impianti della Val di Non e per questo il consenso deve essere trasversale, di tutte le amministrazioni comunali. D’altra parte, la Val di Non ha dimostrato di voler puntare sul turismo visto che il Fondo territoriale è stato investito per il 90% su opere di sviluppo turistico. È un momento storico per la valle per lanciarsi in questo settore”. Punto di riferimento per le società affiliate alla FISI trentina, gli impianti di Joy – Val di Non Alps, che riunisce, oltre ai Comuni di Cavareno, Predaia e Ruffrè Mendola, quali enti capofila, anche i Comuni di Fondo, Malosco, Romeno, Ronzone, Sarnonico, Sfruz e Ton, rappresentano infatti anche un’importante attrattiva turistica per il bacino della bassa atesina, in particolare per i Comuni di Caldaro, Appiano e Termeno - che peraltro incoraggiano con convinzione il piano di investimenti - e una meta di vacanza per gli ospiti dell’area tedesca, provenienti soprattutto dall’Austria e dalla Germania. Per questo anche il presidente dell’Apt della Val di Non Lorenzo Paoli si dice molto contento “del piano di investimenti previsto da Joy e della disponibilità della

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Provincia a finanziarlo”. “Dobbiamo far crescere ancora di più il turismo noneso – continua Paoli - e questi investimenti vanno proprio nella direzione giusta. In più, seguono quello che da anni come Apt promuoviamo, ovvero l’immagine di una Val di Non ampia, aperta, che può essere goduta dalle persone in tranquillità”. La risposta da parte della Provincia è attesa per fine mese, come precisa il sindaco del Comune di Ruffrè Mendola Donato Seppi, che aggiunge anche: “È ovvio e inequivocabile che senza la realizzazione di questo piano di sviluppo, il turismo invernale, ma in parte anche quello estivo, verrà precluso. Tutti i Comuni dell’Alta Val di Non hanno preso un accordo, mai così unanime come in questo caso, per lo sviluppo della destinazione turistica. Credo nella disponibilità dimostrata dall’assessore Failoni a voler sostenere questo progetto, anche in tranche e su più anni. Se non sarà così, chiederò alla società di valutare la possibilità di chiudere l’impianto della Mendola a partire dal 1° luglio”.

UN VIAGGIO TRA ARTE E CULTURA I manieri della Val di Non riaprono i battenti garantendo visite in totale sicurezza

Per informazioni, prezzi e dettagli: ApT Val di Non 0463 830133 info@visitvaldinon.it www.castellivaldinon.it Castel Valer.

La Val di Non è la terra trentina che vanta il maggior numero di castelli e dimore storiche. Fino a poco tempo fa questi fieri testimoni del nostro passato potevano essere ammirati solo da lontano, nascosti tra fitti boschi, o imperanti su immense distese di meleti. Da qualche anno invece, grazie alla fruttuosa collaborazione tra l’Azienda per il Turismo Val di Non e le famiglie proprietarie, molti di questi manieri hanno aperto le porte al pubblico, per svelare, attraverso un accompagnamento guidato, la loro storia, le leggende e i segreti rimasti intatti nel tempo. L’apri-fila è stato, nel 2017, il maestoso Castel Valer di Tassullo, abitato da più di 600 anni dalla famiglia Spaur.

Varcare le porte del maniero è come effettuare un viaggio nel tempo e veder scorrere davanti agli occhi una parte della storia dell’Europa. Dal 2018 è visitabile anche Castel Nanno, uno scrigno di tragiche vicende e misteriose leggende. Il tempo e la storia lo hanno modificato e provato, ma il suo fascino rimane intatto.

L’estate scorsa inoltre, nel circuito di visita è subentrato anche il Comune di Predaia, con Castel Coredo e Palazzo Nero: il primo, un austero palazzo signorile che sonnecchia indisturbato in cima a un colle, nascosto alla vista da un bosco di conifere; il secondo famoso in quanto macabro teatro di efferati processi

per stregoneria. Quest’estate aprirà i battenti anche Castel Belasi di Campodenno, un imponente complesso fortificato che fa la guardia all’ingresso della valle e che affonda le sue radici nel lontano XIII secolo.

Quest’anno le visite si svolgeranno con formule un po’ diverse, studiate per permettere ai visitatori di vivere un’esperienza esclusiva in totale sicurezza. A Castel Valer, Castel Coredo e Palazzo Nero potranno accedere piccoli gruppi (minimo 4, massimo 10 persone) per assicurare

Castel Coredo.

un adeguato distanziamento e ci sarà la possibilità di scegliere l’orario più consono alle proprie esigenze. I manieri saranno aperti tutti i giorni dal 1° luglio al 1° novembre.

Visite su prenotazione telefonando all’ApT Val di Non 0463 830133 entro le 18.00 del giorno precedente. Castel Nanno sarà invece visitabile tutte le domeniche del periodo sopraindicato e in agosto anche di sabato, dalle 10.00 alle 17.00. Dopo una breve introduzione della guida all’esterno del maniero,

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Castel Nanno.

Castel Belasi.

dei pannelli informativi disposti nelle varie sale guideranno i visitatori lungo il percorso di visita. Sarà inoltre possibile rendere l’esperienza ancora più speciale approfittando del giardino all’interno delle mura del maniero, per un picnic con la famiglia o qualche ora di relax. Prenotazione non necessaria. Castel Belasi infine, sarà aperto dal 1° luglio al 6 settembre dal martedì alla domenica con orario continuato dalle 10.00 alle 18.00 e successivamente, fino al 1° novembre, solo nei weekend e nei giorni festivi. Il visitatore potrà spostarsi in autonomia all’interno degli spazi visitabili del maniero (audioguida su richiesta e prenotazione non necessaria). Un’occasione imperdibile non solo per i turisti, ma anche per i residenti, che potranno riscoprire dei luoghi vicino a casa, spesso dati per scontati.

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Azienda News

VIVERE LE FINESTRE IN MODO NUOVO

Le finestre sono un’apertura verso il mondo. Regalano benessere, definiscono gli spazi e migliorano il bilancio ecologico. Negli Studio Finstral in Alto Adige si possono vivere le finestre in modo nuovo. Intervista con Kristin Oberrauch, responsabile vendite dirette.

Finstral afferma che le finestre non sono un prodotto qualsiasi.

Per quale motivo?

Kristin Oberrauch: Perché le finestre di qualità migliorano la vita: fanno entrare più luce, proteggono dai rumori e tentativi di intrusione, rendono le bollette più leggere grazie a un buon isolamento e contribuiscono a definire l’estetica degli ambienti.

Se si desidera valorizzare il proprio immobile, è sempre una buona idea investire in finestre nuove.

Quanto è importante la luce naturale per il benessere?

L’esperienza lo dimostra: gli spazi luminosi trasmettono più benessere.

Secondo gli esperti, la luce naturale è un elemento vitale per il nostro corpo e la sua mancanza influisce

quale protezione da ladri, sole e rumore è necessaria, prendendosi tutto il tempo per progettare e lasciarsi consigliare su ogni punto.

Kristin Oberrauch, responsabile vendite dirette per l’Alto Adige e l’area fino a Verona.

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sul bioritmo. Visto che trascorriamo molto tempo in ambienti chiusi, le finestre sono fondamentali.

Già solo con profili sottili e un vetro di alta qualità, un serramento può aumentare la trasmissione luminosa del 15-25%, migliorando al tempo stesso l’isolamento acustico.

Dunque la qualità abitativa è determinata da diversi fattori?

Esatto. La finestra perfetta è un concetto molto soggettivo: è diverso abitare vicino a una strada trafficata con esposizione a nord o in una casa immersa nel verde ed esposta al sole. Si deve valutare caso per caso

Finstral è nota per la consulenza professionale.

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PAROLA CHIAVE:

integrazione tra servizi e operatori per sostenere coppie, famiglie, giovani e donne vittime di violenza

In questo numero parliamo del lavoro di integrazione tra servizi e operatori che l’assistente sociale svolge quotidianamente, passando per il ruolo svolto presso il Consultorio familiare, i servizi di mediazione familiare e di contrasto alla violenza sulle donne.

68 Val di Non: comunità per il sociale

L’ASSISTENTE SOCIALE PRESSO IL CONSULTORIO Tra gli addetti ai lavori le parole “integrazione”, “lavoro di rete” sono parole che prendono forma concreta ogni giorno nel lavoro svolto accanto ai cittadini e che riporta all’essenza stessa dei servizi sociali, dice l’assessore Carmen Noldin. I servizi consultoriali sono nati in Italia e nella nostra Provincia durante la seconda metà degli anni ‘70 e hanno camminato di pari passo con l’evoluzione sociale delle famiglie, svolgendo tuttora funzioni di consulenza, promozione della salute, assistenza sanitaria, psicologica e sociale.

In provincia di Trento e dunque anche a Cles, il consultorio è un servizio dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari gestito attraverso équipe territoriali

multiprofessionali: ginecologi, ostetriche, infermieri, psicologi, assistenti sociali. In questo contesto l’assistente sociale opera presso il consultorio con un ruolo promozionale, consulenziale e di orientamento, nei confronti di coppie e famiglie, di sostegno al ruolo genitoriale e allo sviluppo della persona, con particolare riguardo alla sfera affettivo-sessuale. Tra i principali interventi svolti dall’assistente sociale all’interno dell’équipe del Consultorio vi sono: l’informazione, il segretariato sociale, la consulenza e l’eventuale invio ad operatori dell’équipe e dei servizi territoriali, l’attivazione, dopo valutazione della stessa assistente sociale, di consulenze legali gratuite per i cittadini rispetto a problemi inerenti il diritto di famiglia;

69 interventi di sostegno psicosociale per coppie e famiglie anche in situazioni di conflittualità e in fase di separazione, per interruzioni volontarie di gravidanza, in particolare per minori, interventi sociali e di assistenza per casi di violenza sulle donne. Tra le attività svolte, l’assistente sociale promuove, insieme agli altri operatori del consultorio, le funzioni del consultorio stesso ai giovani anche grazie a progetti integrati con le scuole, come ad esempio “Conoscere il consultorio”.

Il Consultorio di Cles (palazzina ex geriatrico in Viale Degasperi 41) è attivo su appuntamento al numero 0463/660680 - e-mail: consultoriocles@apss.tn.it.

Maggiori info sul sito di Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari https://www.apss.tn.it/-/consultoriofamiliare e sul sito della Comunità della Val di Non https://www. comunitavaldinon.tn.it/AreeTematiche/Politiche-sociali/ Consultorio-familiare IL SERVIZIO DI MEDIAZIONE FAMILIARE A Cles, il Servizio Politiche Sociali e Abitative della Comunità della Val di Non gestisce la mediazione familiare in convenzione con A.L.F.I.D. Il servizio di mediazione familiare offre informazione, orientamento e consulenza a singoli, padri e madri, o coppie, in fase di separazione, sui loro diritti e doveri, supporto nelle pratiche di gratuito patrocinio e per l’anticipo dell’assegno di mantenimento, servizi di mediazione familiare tra genitori al fine di gestire in maniera condivisa i figli nella delicata fase della separazione, nonché consulenza a famiglie ricostituite per confrontarsi sui nuovi compiti affettivi ed educativi. A.L.F.I.D., associazione laica famiglie in difficoltà, si occupa anche di promuovere gruppi di parola per figli di genitori separati, gruppi di auto mutuo aiuto per madri e padri separati. A.L.F.I.D. in questo delicato momento è disponibile con servizio di consulenza ed ascolto telefonico ed online dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00, al numero 0461/235008,

e-mail info@alfid.it - Skype Alfidonlus.

Maggiori info al link https://www. alfid.it/ PREVENZIONE E CONTRASTO DELLA VIOLENZA SULLE DONNE Dando un primo sguardo al fenomeno a livello provinciale, nel 2018 sono stati 696 i casi di denunce e provvedimenti di ammonimento, di cui 627 casi nella fascia di età che va dai 18 ai 64 anni, con una media di 51 casi al mese e di 1,7 casi di violenza al giorno.

Maggiori sono stati i casi segnalati (834 nel 2018) al di là delle denunce effettivamente raccolte. Il dato ci fa capire come il fenomeno sia ancora in gran parte sommerso. Se ci si focalizza poi sul rapporto tra autore della violenza e vittima, nell’83,3% dei casi la donna conosce l’uomo maltrattante, è un partener o ex partner, sono familiari o conoscenti.

Solo nel 9,2% dei casi il soggetto è sconosciuto alla vittima. Importante anche il dato della violenza assistita da parte di minori: 531 casi nel 2018.

Il Servizio Politiche Sociali e abitative della Comunità della Val di Non si occupa di interventi e servizi atti a prevenire e contrastare la violenza di genere, nonché dell’assistenza e dell’accompagnamento di donne vittima di violenza attraverso appositi protocolli e procedure che sono stati elaborati in rete dai diversi soggetti che a livello provinciale fanno parte della rete antiviolenza: il Commissario del Governo e le forze dell’ordine per i casi di emergenza, la raccolta di denunce ed istanze di ammonimento, informazioni sugli strumenti normativi a disposizioni delle vittime, le Procure della Repubblica presso i tribunali di Trento e Rovereto per raccogliere i dati delle denunce e trasmetterli alla Provincia, l’Università degli Studi di Trento per analisi e ricerche sul fenomeno della violenza di genere, l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e i Consultori per garantire prestazioni sanitarie alle donne vittime di violenza, azioni di prevenzione del fenomeno con interventi per la coppia e i singoli e di sensibilizzazione

Val di Non: Succede comunità nelle valli per il sociale

Violenza di genere: i servizi che aiutano a uscire dall’incubo. rivolti ad adolescenti, nonché per la raccolta e l’invio dei dati alla stessa Provincia, Consorzio dei comuni ed Enti locali, come detto sopra, attraverso i servizi sociali territoriali per la presa in carico e l’accompagnamento delle donne vittime di violenza, la predisposizione di apposite progettualità tarate sulle singole situazioni e per la raccolta e l’invio di dati alla Provincia, enti del Terzo settore che gestiscono i servizi per donne vittime di violenza, quali consulenza psicologica e sociale, orientamento nella scelta dei servizi sanitari e socioassistenziali, sviluppo di percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, percorsi di recupero dal trauma per i minori, accoglienza in pronta emergenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, servizi residenziali. Tra i diversi servizi ricordiamo le attività svolte dai centri antiviolenza e da A.L.F.I.D. per la valutazione del rischio, l’orientamento ai servizi territoriali e la consulenza psicologica e legale, le case rifugio ad indirizzo segreto, alloggi in autonomia, percorsi di rieducazione rivolti agli uomini autori di violenza per prevenire la reiterazione di tali comportamenti con il progetto CambiaMenti.

Per emergenze si può contattare il numero 112, per informazioni, orientamento e servizi si può contattare il numero 1522.

STORIE DALL’EPIDEMIA... IN POESIA

Ste a ciasa, ste daben Ste a ciasa, ste daben, che noi nen a tuer chel fen.

Tornan prest, nen zo ntel pra´ l´ è za sec, l´è za antaná.

El vedeu chel nugolon? e se sent za calche tòn, l´e´ drè a nir en temporal, ste ent a ciasa, ste daben e demó no feve mal!

Suzedeva spes d´istá che me mama e me papá, vace al zou e ciar ligiá, spesegiando per far prest i coreva zo ´ntel prá.

E noi popi, a chel eta´ sentiven forta la responsabilitá de ubidir, de star daben, de zugiar, ma con prudenza e spetar con gran pasienza finché no i tornava ei, con chel ciar plen de linzuei.

…La lezion che en empará, e per ani ´nciantoná, la ven comoda ancia ancuei, anc se no s´dopra pu i linzuei…

E per sto virus criminal, piezi amó del temporal… …sten a ciasa, sten daben finchè tornerá ´l seren !

Ida Agostini, Malé 29 Marzo 2020

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo una poesia “en nones” di Ida Agostini, nostra lettrice; versi articolarmente appropriati per i nostri tempi, segnati dalla diffusione del coronavirus.

Pronti a ripartir…

Come la marmotta curiosa a primavera la spenz via col muset en puèc de tera , la se varda ‘ntorn, e no gi par vera che sia finì l’invern e la bufera, ‘nzì ancia noi provan a meter fuèra el nas dal’ us, e ne par na chimèra, ‘n sogno, n’incredibile aventura, dopo sta lòngia carantena scura..

Fidarse o no fidarse? che torment … paura e vòia de ‘ncontrar la zent … …Prudenza, i ne racomanda tuti, g’è amò pericol che tornia i tempi bruti. …Speranza, pensa ogni persona, gi vuèl impegno, ma l’ocasion l’è bona. …Coràzo, tornàn a scomenzàr, ma con pu regola, n’àuter pensar, con ocli nuèvi, vòia ‘ncambiar gi vuèl pù cuèr, rispetto e pasiènza, se l’è propi ciapì, ‘nte sta emergenza !

De fuèr la primavera l’è tuta ‘n fiorir, …e noi sente pronti a ripartir?

Ida Agostini, Malé 28 Aprile 2020

Cultura

GIACOMO MATTEOTTI, STRAORDINARIO RESISTENTE “Matteotti – ha riferito Cossali - aveva un dossier non solo sui brogli elettorali fascisti nel ’24, ma anche sulle collusioni tra il re e la Sinclair Oil.

elettorali fascisti nel ’24, ma anche sulle collusioni tra il re e la Sinclair Oil (multinazionale americana del petrolio). Il Daily Herald, organo ufficiale dell’Indipendent Labour Party, sostenne sin dall’inizio che l’omicidio dell’onorevole Matteotti era diretGiacomo Matteotti, al centro, nel giugno del 1924. tamente legato al timore che questi denunciasse la corruzione dei vertici governativi alla Camera, attaccando anche Arnaldo Mussolini, destinatario di una tangente pari a 30 milioni Come da lunga tradizione, anche ha accompagnato il Presidente del di lire pagate dalla Sinclair. A noi quest’anno l’Anpi del Trentino ha Circolo G. Matteotti di Comasine oggi – ha proseguito Cossali - inteomaggiato Giacomo Matteotti nel davanti alla lapide che riassume il ressa ricordare la dirittura morale di paese dei suoi avi. senso di una vita: "Questa la casa un uomo come Giacomo Matteotti, a Lo scorso 10 giugno 2020 una avita di Giacomo Matteotti. Propunoi oggi interessa capire e far capire delegazione dell'ANPI del Trentino gnò i diritti dei lavoratori affrontando il senso di una straordinaria biografia consapevole il martirio. Oggi nel resistente che si sviluppò mettendo mondo intero simbolo di giustizia in conto apertamente anche il prezzo sociale e libertà". della propria vita. Il volto limpido e Nel corso della commemorazione, il trasparente di Giacomo Matteotti presidente di Anpi, Mario Cossali, torna sempre ad interrogarci con ha ricordato la figura di Matteotti, insistenza in questo tempo balorTempesta, come veniva chiamato dai do ancora carico di ingiustizie e di compagni di partito per il carattere menzogne, di diseguaglianze e di battagliero. corruzione. Nel suo volto l’Anpi vuole Cultura “Matteotti – ha riferito Cossali specchiarsi per rinnovare il suo impeaveva un dossier non solo sui brogli gno democratico e antifascista”.

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73 GIACOMO MATTEOTTI: UN BREVE PROFILO Suo padre, Girolamo, come tutta la famiglia paterna veniva da Comasine in val di Peio e si era trasferita a Fratta Polesine, dove nacque Giacomo il 7 febbraio 1875, secondo di sette fratelli.

Deputato socialista, dai banchi del Parlamento polemizzò costantemente contro il governo di Benito Mussolini. Diventò un avversario irriducibile dei fascisti che, dopo la vittoria elettorale del 1924, intesero consolidare il loro potere e non sopportavano alcuna forma di opposizione, specialmente una forma di opposizione come quella portata

avanti da Matteotti che denunciava, in modo documentato, inoppugnabile, clientele, malversazioni, brogli.

Nel corso del suo ultimo intervento in Parlamento, il 30 maggio 1924, egli accusò esplicitamente il regime fascista di violenze, intimidazioni e frodi, sia nel corso della campagna elettorale sia durante le operazioni di voto nei seggi. Venne rapito il 10 giugno 1924 e poi ucciso a coltellate da un commando di fascisti. Il corpo venne ritrovato, quasi completamente decomposto, alla periferia di Roma il 16 agosto. Dalle indagini risultò immediatamente la matrice politica dell'assassinio e la complicità di apparati del governo e dello Stato

Cultura

fascista, primo fra tutti Mussolini, il quale, in un discorso al Parlamento, si assunse la responsabilità "politica e morale" dell'omicidio.

Giacomo Matteotti era lucidamente consapevole del suo destino: "La mia idea non muore. I miei bambini si glorieranno del loro padre. I lavoratori benediranno il mio cadavere."

COVID-19: IL SERVIZIO SOCIALE DELLA COMUNITÀ DELLA VALLE DI SOLE SI RACCONTA

La situazione emergenziale Covid19, sia essa della Fase 1 (da fine febbraio ai primi di maggio) o della Fase 2 (dal 4 maggio), ha innescato, in primis nel servizio sanitario, ma anche in tutti gli Enti erogatori di servizi alla persona, una forte necessità ed urgenza di rispondere a bisogni diffusi e, via via, mutevoli nel corso delle settimane. Oltre alle amministrazioni comunali, anche la Comunità della Valle di Sole, tramite il Servizio Sociale, ha dovuto e potuto reagire prontamente in risposta a bisogni di cittadini che, all’improvviso, si sono trovati in gravi difficoltà nell’adempiere a questioni di primaria necessità: alimentarsi, curarsi,

74 Comunità della Val di Sole

relazionarsi con altri, sostenersi, fronteggiando paure e difficoltà di diverso genere.

Il lockdown ha complicato molte azioni quotidiane e vitali: fare la spesa, ritirare ricette, acquistare farmaci e presidi sanitari, incontrare persone, vedere persino i propri cari e familiari, ricevere o prestare assistenza e sostegno, fare commissioni, parlare, sentirsi ascoltati e supportati. Qui si descrivono solo alcune delle azioni attivate, molte ancora in atto, che in primis hanno richiesto di essere ideate, progettate e realizzate necessariamente in una rete di coordinamento. Tali soggetti sono stati investiti di un mandato istituzionale o di uno scopo filantropico e sono rappresentati rispettivamente dall’Assessorato e Dipartimento provinciale della Salute e Politiche Sociali, dal Servizio provinciale alle Politiche Sociali, dalle Amministrazioni comunali della Valle di Sole, ma anche da Fondazioni,

Associazioni e volontari. Lo scenario, compromesso dal lockdown e dall’obbligo di mettere in atto pesanti misure anti-contagio, ha richiesto di rimodulare servizi, eseguire interventi sociali, assistenziali ed economici, che in tempi di Covid-19, sono stati richiesti spontaneamente dai cittadini, oppure sono stati presi in carico in maniera discreta, perché talvolta inespressi e tenuti un po’ nascosti fra le pieghe di un’esistenza, resa ancora più complicata e fragile dalla situazione emergenziale.

Seguendo le indicazioni provinciali, il primo passo è stato quello di garantire interventi socio-assistenziali indifferibili e di livello essenziale, mediante la rimodulazione del servizio di assistenza domiciliare ed assegnando agli operatori domiciliari interventi di assistenza alla persona, ove previsto, il monitoraggio a distanza delle condizioni degli assistiti, portando, in un appuntamento quasi quotidiano, una voce

di supporto e di conforto.

Inoltre, gli operatori domiciliari sono stati impegnati in servizi diversificati come la consegna di alimentari, pacchi viveri e altre spese, il ritiro di ricette e l’acquisto di farmaci, nonché in un volontario servizio presso la RSA di Pellizzano da parte di due operatori per tutto il mese di aprile.

Nel mentre i servizi residenziali nell’ambito della disabilità e nell’area adulti e minori (in strutture, gruppi appartamenti, domicili in autonomia, ecc.) proseguivano l’attività nelle settimane di Covid-19, i servizi semiresidenziali e di educativa domiciliare per minori e disabili hanno avuto un percorso simile al servizio di assistenza domiciliare. Sono stati garantiti i servizi di livello essenziale e, più massicciamente, i servizi alternativi alla presenza, usando altre modalità da remoto o via telefono, in collaborazione con fornitori o gestori dei

75 servizi socio-assistenziali ai quali la Comunità ha affidato i relativi servizi (GSH, Iris, Progetto92, Laboratorio Aquilone, Samuele, Anffas, Il Cardo, Il Sole, APPM). Già dai primi giorni di marzo, l’avvio del Progetto #Resta a casa, passo io ha fatto comprendere prima ancora dell’entità dei bisogni, l’utilità di un canale telefonico appositamente dedicato (quello provinciale e quelli locali del Servizio Sociale ancora attivi - 0463/903757-751941). Il servizio era aperto in orario continuato, dalle 9 alle 16, dal lunedì al sabato e successivamente dal lunedì al venerdì compreso: sono state accolte 389 chiamate a livello locale, alle quali si aggiungono 42 chiamate al centralino di Trento provenienti dalla Valle di Sole. Su tale attività, tutto il personale del Servizio Sociale (Responsabile, assistenti sociali, personale amministrativo ed operatori socio assistenziali e sanitari) ha contribuito a raccogliere le chiamate, a registrarle, a valutare i bisogni e le risposte appropriate, messe in atto in sinergia con la rete dei servizi. Nella rete è doveroso citare: APSS con i servizi territoriali, i medici di medicina generale, la Protezione Civile, le Forze dell’Ordine e UPIPA, nonché associazioni e fondazioni, che hanno moltiplicato il significato di solidarietà diffusa.

Sono da citare: la Fondazione Ugo Silvestri, l’Associazione In semplicità, il Gruppo Nuvola, la Croce Rossa Italiana Dimaro-Folgarida, l’Associazione Psicologi per i Popoli, Etika, il gruppo Solandri Solidali, Caritas e Famiglia cooperativa Vallate Solandre. A tale scopo è stato prezioso anche l’intervento economico della Cassa Rurale della Val di Sole a supporto finanziario della rete di solidarietà.

Comunità della Val di Sole

netiche ed incalzanti. Gli stessi operatori sono stati colpiti a livello familiare e comunitario, vivendo con sofferenza la lontananza dalle persone care, salutando amici e vicini che non hanno superato la battaglia con il virus, facendo fronte a contagi e quarantene nella propria famiglia o dovendo sostenere i propri familiari impegnati nel comparto sanitario.

E poi c’è stata anche la morte, quale esperienza comunitaria nella drammaticità della mancanza di un rito e di un ultimo saluto. Si è cercato di dare attenzione alla persona, consapevoli del ruolo, del senso di responsabilità e professionalità nell’intercettare situazioni di fragilità, in una situazione in cui il distanziamento sociale impediva la relazione e la comunicazione nel vero senso della parola e come da sempre intesi.

Il lavoro di comunità, nonché le reti di volontariato costruite in questi anni sono state un importante strumento per dare risposte ai cittadini. Tale impegno andrà continuamente Anche il bisogno economico delle famiglie è diventato via alimentato, auspicando che vi siano riflessioni condivise con le istituzioni e gli attori coinvolti, compresa la popolazione al via emergente. Su questo ambito il Servizio Sociale è stato fine di costruire protocolli operativi, per affrontare momenti attivo sia nell’aiuto ai richiedenti nella presentazione delle domande del cosiddetto “Bonus alimentare” che nella suc- di difficoltà ed emergenza. cessiva fase di valutazione sociale (le domande presentate sono state complessivamente 292, delle quali 205 accolte). Per questo lavoro di rete, l’equipe del Servizio Sociale vuole ringraziare tutte le persone che, nei ruoli loro assegnaIn questi mesi le domande di intervento sociale al Servizio si ti, hanno collaborato e contribuito agli interventi appena sono presentate in forma mutevole da diverse aree di uten- descritti. Si esprime riconoscenza in particolare a tutte le za: famiglie, minori, anziani, adulti, disabili, persone con fra- persone che ci hanno contattato, poiché la relazione d’aiuto che si è creata ha contribuito alla nostra crescita, sviluppo e gilità psichica, persone disoccupate con particolari bisogni maturità, sia professionale che personale e ha nutrito nella economici, persone con difficoltà legate alla dipendenza, reciprocità un processo di trasformazione, che ci auguriamo persone contagiate o “quarantenate”. Il lungo periodo di lockdown ha infatti ulteriormente aggravato le situazioni già caratterizzato ora da un senso di serenità e fiducia nel molto fragili di anziani, di persone adulte, sole o in condizio- prossimo futuro. ne di particolare vulnerabilità, che il Servizio Sociale ha cercato di monitorare costantemente, seguendo l’evoluzione dei bisogni. Innumerevoli le richieste di aiuto, in esperienze dolorose, di persone sole ed impaurite, angosciate perché Questo difficile periodo ha dimostrato per diversi motivi non potevano accudire o essere accuditi ancora una volta come il Servizio Sociale sia una dai loro cari, distanti o divisi per diversi motivi. Si parla di componente importante e fondamentale, sempre familiari in strutture, in case di riposo o strutture per minori in grado non solo di intercettare le situazioni di o disabili, genitori separati che non potevano mantenere la fragilità, ma anche di intervenire prontamente in vicinanza con i figli, persone che affrontavano la paura del casi di nuove, improvvise e inconsuete necessità. contagio e della morte. Il Servizio Sociale è stato immerso Un grazie sincero alla responsabile Cristina Rizzi, in una contingenza nuova, sconosciuta, nella quale tutto alle assistenti sociali, al personale amministrativo, andava e va tuttora ridefinito in relazione all’emergenza. La agli operatori e operatrici socio assistenziali e pandemia ha catapultato il Servizio sociale territoriale in una socio sanitari per aver affrontato con grande realtà completamente diversa, sospesa nel tempo e nello professionalità e impegno questo delicato momento. spazio, dove il lavoro di ascolto, condivisione, empatia è stato indispensabile e prioritario. Il lavoro per come si svolgeva Luciana Pedergnana, Assessore alle politiche sociali prima dell’emergenza è stato interrotto nella programmazione ed esecuzione, per lasciare spazio a giornate piene, fre-

“

CINFORMI È APERTO rilascio/rinnovo permesso di soggiorno tramite Poste Italiane) - informazioni protezione internazionale (procedure presentazione domanda) - rinnovo richiesta asilo e minori stranieri non accompagnati (prenotazione appuntamento per rinnovo permesso presso Questura di Trento).

ACCESSO AGLI SPORTELLI Come previsto dalle linee guida predisposte dalla Provincia autonoma di Trento, l’accesso di utenti e soggetti esterni è consentito solo su appuntamento, una persona alla volta, con mascherina e previa dichiarazione relativa alle condizioni fisiche proprie o dei conA partire da giovedì 11 giugno 2020 PRENOTAZIONE APP viventi; il tempo a disposizione è di venti sono nuovamente aperti al pubblico, È necessario registrarsi con nome, co- minuti per pratica. L’accesso sarà vietato solo su appuntamento, gli sportelli del gnome, indirizzo di posta elettronica alle persone con temperatura corporea Cinformi a Trento, in Via Renato Lunelli e numero di cellulare. Una volta regisuperiore a 37,5 gradi centigradi e/o 4 (2° piano). Sul sito www.cinformi.it è strati, si potranno fissare massimo due con i sintomi tipici del COVID-19. Accesdisponibile il collegamento all’appliappuntamenti al mese. Per consentire so non consentito anche per gli utenti cazione web che consente di fissare un’efficace programmazione dei che convivono o hanno avuto contatti l’appuntamento, condizione necestempi ed evitare code, è necessario stretti con persone che presentano tali saria per accedere ai servizi erogati indicare per quante persone si chiede sintomi. agli sportelli: www.bookingapp.filavia. il servizio selezionato. Il giorno staSupporto anche online it (dall'applicazione sono accessibili bilito, l’utente dovrà presentarsi con Restano attivi, contestualmente, i canali anche le app iOS, Android e Windows un anticipo massimo di cinque minuti online per ricevere informazioni. Il sup10). Gli altri sportelli del Cinformi sul rispetto all’ora prefissata portando porto online viene assicurato lunedì e territorio apriranno al pubblico nei copia della conferma dell'appuntamercoledì dalle ore 09:00 alle ore 13:00 prossimi giorni. mento ricevuta via e-mail o esibendo e dalle ore 14:00 alle ore 16:30; giovedì la ricevuta attraverso cellulare. dalle ore 09:00 alle ore 15:00; marteSono quattro le tipologie di servizi dì e venerdì dalle ore 09:00 alle ore che verranno erogati al pubblico pres- 13:00. Accanto al numero di telefono so gli sportelli del Cinformi a Trento a 0461491888, sono disponibili la casella partire dall’11 giugno: di posta elettronica info@cinformi.

- informazioni (ingresso e it, lo sportello Facebook (inviando un soggiorno in Italia, cittadinanza, messaggio alla pagina “Cinformi Immi assistenza familiare, cittadini grazione”) e naturalmente il sito internet UE e famigliari) Solidarietà www.cinformi.it, dove sono reperibili - compilazione kit (pratiche per informazioni e guide pratiche.

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A ROMENO L’IMPIANTO CHE TRASFORMA I REFLUI ZOOTECNICI IN ENERGIA GREEN E CONCIME ORGANICO

di Lorena Stablum

Lo stabilimento è progettato dallo studio tecnico Eralde ed è promosso da una cooperativa di allevatori nonesi

78 Green news

Un problema che diventa una risorsa capace di trasformare un materiale di scarto difficile da gestire, come i reflui zootecnici, in energia elettrica e concime organico da impiegare in agricoltura. È quanto accade a Romeno, in alta Val di Non, dove sta sorgendo un impianto a biogas che avrà una por-

tata annua di circa 18.000 tonnellate annue di liquame e 9.000 tonnellate annue di letame. Progettato dal geometra Erwin Tomazzolli e dall’ingegner Alessandro Pellegrini dello studio tecnico Eralde di Romeno, lo stabilimento è promosso da un gruppo di allevatori della Val di Non, che nel 2016 si

sono consorziati nella Alta Anaunia Bio Energy Sca. La cooperativa, che oggi riunisce 12 aziende zootecniche per un totale di circa 1.000 unità bovine adulte (ma altre aziende sono in attesa di poter entrare nella società cooperativa), è nata a seguito dello studio commissionato all’Eurac di Bolzano che aveva individuato

79 proprio nella realizzazione di un “biodigesterore” una delle possibili soluzioni ai problemi dell’alta Val di Non legati alla convivenza tra l’attività zootecnica e il turismo, un settore questo in crescita nel territorio anaune. Una convivenza che, soprattutto nell’area dei Pradiei, tra Romeno e Fondo, si fa complicata quando, d’estate, le esalazioni dello stallatico sparso in campagna riempiono l’aria di profumi non proprio gradevoli. “Con l’entrata in funzione dell’impianto questo non succederà più – spiega il geometra Tomazzolli –. L’obiettivo infatti non è quello di fare cassa, ma di digerire la maggior quantità possibile di reflui prodotti dagli allevamenti ed è per questo motivo che l’impianto ha un costo elevato in quanto non vengono aggiunte altre biomasse per aumentare la produzione”. La questione è piuttosto antica.

Per affrontarla nel 2012, le amministrazioni comunali dell’alta Val di Non avevano dato l’incarico all’istituto di ricerca di Bolzano che, al termine dell’analisi, aveva prospettato tre strade percorribili: la riduzione delle unità bovine adulte, dimensionando il loro numero alla capacità di smaltimento naturale del territorio, tentare un cambio di coltura trasformando il bosco in prati e pascoli, o appunto dare vita a un impianto di produzione di biogas.

Strada quest’ultima che oggi è quella che si sta percorrendo e che potrebbe portare alla messa in funzione della struttura già ad agosto. L’impianto a regime produrrà 400 kilowattora (kWh) di calore e 300 kWh di corrente elettrica al giorno lungo tutto l’arco dell’anno e sarà realizzato in due lotti. Il primo, in fase di esecuzione, avrà un

Green news

costo che si aggira intorno ai 5,2 milioni di euro e beneficia di un finanziamento da parte della Provincia. Il progetto prevede la realizzazione di due digestori da 21 metri di diametro e 7 metri di altezza, una vasca di stoccaggio per la frazione liquida da 32 metri per un’altezza di 7 metri, di un capannone da 66 metri per 25 per lo stoccaggio della frazione solida e una

vasca di stoccaggio dal diametro di 32 per un’altezza di 7 metri per il deposito dei liquami. “Per mezzo di un processo di rivoltamento e di maturazione, che può durare fino a 6 mesi, si esegue il compostaggio e la frazione liquida si solidifica diventando palabile e pronta per essere destinata alla frutticoltura – conclude Tomazzolli -. In questo modo chiudiamo il cerchio

risolvere il problema legato agli sversamenti nei prati e, di conseguenza, all’odore – commenta il sindaco di Romeno Luca Fattor -.

Proprio perché dal progetto ne trarrà beneficio tutta la comunità, e, quindi, lo riteniamo di grande interes-

palazzina per gli uffici, oltre che all’installazione dei motori di cogenerazione e alla realizzazione dei locali di trasformazione e interconnessione in rete dell’energia prodotta. Il secondo lotto, quindi, prevede l’edificazione di un capannone di 20 per 90 metri dove troveranno spazio i macchinari per il compostaggio della frazione liquida e una

della gestione del liquame così come prospettato dallo studio dell’Eurac, che oltre alla realizzazione del biodigestore prevedeva l’allontanamento alla frutticoltura di parte dei reflui in modo da diminuire l’azoto per metro quadrato presente sui terreni a prato stabile dell’alta Val di Non”.

“La nostra amministrazione da tempo voleva

se pubblico, ben volentieri siamo andati incontro alle esigenze della cooperativa dando in concessione il terreno su cui realizzare lo stabilimento e sospendendo fino al 2046 il diritto di uso civico. Ora manca un ultimo pezzo che riguarda il prolungamento della concessione, che andremo a breve ad approvare in consiglio comunale”.

VIVERE LA NATURA IN COMPAGNIA DI UN NOBILE AMICO Cavalcare è vivere un momento di libertà di Nancy Seppi Questo momento di cambiamento del nostro stile di vita è difficile per tutti.

Guardarsi intorno e capire che la natura e gli animali sono come una vitamina che andrebbe assunta quanto più spesso possibile è fondamentale.

Peccato che molte volte ce ne dimentichiamo e finiamo per usufruire della risorsa migliore che abbiamo solamente in occasioni speciali. La natura ci circonda, circonda tutti noi.

Perché ignorarla?

Stare nel verde ed viverlo con i cinque sensi ci permette di fare un passo indietro dai ritmi frenetici del lavoro, della famiglia e degli impegni sociali. La natura e gli animali placano la mente e acquietano il brusio interiore. Impariamo ad amarla. Impariamo ad approfittare del nostro

per una passeggiata e per osservare il paesaggio che ci circonda. Magari in groppa ad un cavallo.

Seduti e rilassati su questa sella che vi avvolge e vi fa sentire al sicuro, il rumore degli zoccoli del cavallo sul sentiero accompagnato dal cinguettio degli uccelli e dal fruscio degli alberi diventa un’emozione unica.

Ritagliamoci un paio d’ore, senza prefiggerci alcuna meta, godiamoci il momento, guardiamo, tocchiamo, ascoltiamo, annusiamo, assaggiamo.

Lasciamo che il tempo scorra via e che con esso svaniscano tutte le preoccupazioni. Oltre ad offrire un ambiente più sano, la natura esercita un effetto rilassante, di libertà.

Molliamo almeno per un istante i paesaggi costruiti, in cui tutto richiede atten-

zione, scelte e decisioni, le luci, la folla, gli schermi, le pubblicità, il traffico, il rumore. Il mondo ha un equilibrio che è dato da tutto ciò che è stato creato in partenza. Tutto accade ed esiste per un motivo.

Ciò che vediamo è stato creato e noi non possiamo permetterci di stravolgere ancora la natura e di conseguenza il normale equilibrio delle cose, motivo per

cui l’uomo deve preservare la natura, anche per la sua stessa sopravvivenza.

Quando si chiede alle persone fortemente stressate di immaginare una scena rilassante, nessuno immagina un’autostrada o centro commerciale.

Piuttosto, emergono sempre immagini del deserto, delle foreste, dei paesaggi marini e dei cieli stellati.

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Il meteo

CAMBIAMENTO CLIMATICO di Giacomo Poletti

Raccolgo volentieri l’invito della redazione di parlare, per la prima volta, di cambiamento climatico.

Per prima cosa, mi preme sottolineare, anzi se possibile sfatare, le credenze sul tema, spesso generate dal “magico” mondo di internet dove purtroppo le fonti possono risultare poco distinguibili.

Una premessa: in questo intervento non snocciolerò dati. Partiamo da due domande. Il primo quesito è: a cosa è dovuto il “cambiamento climatico”? La risposta degli esperti è chiara. La nostra atmosfera è da sempre in grado di trattenere parte della radiazione in uscita dal suolo, agendo come una vera e propria serra (da qui il termine “effetto serra”) una sorta di nylon virtuale, ma naturale e trasparente, generato dall’effetto di riflessione della radiazione infrarossa da parte di acqua, anidride carbonica, metano e protossido di azoto. Il problema è che noi uma-

ni, estraendo e bruciando in atmosfera quantità immani di petrolio e carbone, stiamo immettendo nell’aria una quantità aggiuntiva non trascurabile di anidride carbonica e metano, un’eccedenza che il pianeta non è in grado di rimuovere velocemente. Per questo motivo la concentrazione dell’anidride carbonica (in sigla, CO2 ) sale di anno in anno in tutto il mondo e la temperatura globale aumenta, ineluttabilmente, con essa.

Magari qualcuno avrà dei dubbi e, bombardato da mille fonti contrastanti, dirà: ma il clima è sempre cambiato! I ghiacciai aumentavano e si ritraevano anche in passato!

La risposta è complessa, ma è senza dubbio, un: sì, è vero! Il clima sul pianeta è sempre cambiato, per cause naturali e solitamente con tempi assai più lenti rispetto al riscaldamento in atto.

Vulcanismo, attività solare, parametri astronomici

e delle orbite, impatti di meteoriti: la scienza sa ormai ricostruire in buona parte queste variazioni grazie a carote di ghiaccio nelle aree polari, all’analisi di sedimenti e di tronchi fossili. Allora quello che stiamo vivendo è “normale”, naturale?

Assolutamente no! Quasi metà della CO2 in aria oggi non ci sarebbe se l’umanità non fosse mai esistita. La tempe-

ratura si sta adattando (e continuerà a farlo) in pochi decenni alle nuove “esplosive” quantità di CO2, che equivalgono a una iniezione di calore di qualche watt annuo per metro quadrato. Nelle prossime puntate scenderemo in modo più dettagliato – parlando anche degli effetti sul nostro territorio - nel complesso tema del cambiamento climatico.

BIKELAND, ARRIVEDERCI AL 2021 di Sergio Zanella

ValdiSole Bikeland getta la spugna e, alla luce dei provvedimenti della Provincia Autonoma di Trento legati all’emergenza da Coronavirus COVID-19, ha comunicato l’annullamento delle tappe di UCI Trials World Cup, di Mercedes-Benz UCI Mountain Bike World Cup e dei Campionati del Mondo di 4Cross.

Il provvedimento della Provincia Autonoma di Trento emanato ad inizio giugno non ha lasciato speranza alcuna riguardo all’organizzazione di questi eventi che riescono a calamitare in Val di Sole ben più dei 1000 spettatori fissati come numero massimo ammissibile. All’interno del comitato organizzatore c’è però la piena consapevolezza che questa fosse una scelta inevitabile seppur dolorosa: “Condividiamo appieno la decisione assunta dalla PAT e dalla Trentino Marketing, pur addolorati di non poter confermare l’appuntamento con la grande MTB in Val di Sole in questo 2020 – spiega il Presidente di APT Val di Sole

Luciano Rizzi. – Abbiamo spiegato alla Federazione Nazionale nella persona del Presidente Renato Di Rocco e all’UCI le ragioni oggettive che ci impediscono di organizzare per quest’anno un evento di tale portata e abbiamo trovato in loro piena comprensione. La situazione in Italia, seppur in chiaro miglioramento, impone alle istituzioni locali massima cautela. Come azienda per il turismo, oltre che organizzatori, abbiamo partecipato a tutti i tavoli di concertazione con gli Assessorati competenti, e abbiamo offerto la nostra massima collaborazione nella delicata gestione di questa fase.” L’appuntamento fra la grande Mountain Bike e la Val di Sole è comunque solo rimandato: dal 25 al 29 agosto 2021, infatti, torneranno in Trentino i Campionati del Mondo di Mountain Bike – Cross Country, Downhill e Four-Cross – nella consueta location di Daolasa di Commezzadura. Per Val di Sole si tratterà della terza rassegna iridata

nello spazio di soli 13 anni, dalla prima volta nel 2008 passando per il bis del 2016. “Non ci sarà tempo di rimpiangere gli eventi di quest’anno,” ha detto Luciano Rizzi. “Abbiamo di fronte un’annata importantissima, ed inizieremo subito a lavorare per offrire una grande esperienza.

Quello verso il Mondiale non è solo un percorso sul piano tecnico e organizzativo, ma anche promozionale e di comunicazione: un lavoro di cui abbiamo già iniziato a stendere i presupposti, e che speriamo di poter iniziare ad attuare il prima possibile. Il Mondiale è una grande occasione per consolidare l’immagine di un territorio che vive per il ciclismo, in Mountain Bike e non soltanto, facendo scoprire tutti gli aspetti di un prodotto bike evolutosi negli anni, e ormai giunto alla sua piena maturazione.” Insomma, cancellato il 2020 si pensa già al 2021, anno in cui la Val di Sole tornerà ad essere centro pulsante dell’italica passione per le ruote grasse.

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MOSCON ALLE CLASSICHE

Salute Sport e benessere

di Sergio Zanella Sarà un autunno 2020 davvero particolare quello che vivranno i ciclisti professionisti su strada. Dopo un rapidissimo assaggio di stagione con una decina di gare affrontate tra Australia, Sud America ed Emirati Arabi, da marzo a maggio la bicicletta è finita in soffitta. Da qualche settimana si è però potuto ricominciare con gli allenamenti, con le prime gare che prenderanno il via dal 1° agosto.

Per Gianni Moscon, talento di Livo, il calendario prevede una stagione senza Grandi Giri ma con tantissime classiche. Il portacolori della Ineos, secondo quanto annunciato dalla squadra, punterà tutto sulle corse di un giorno in

questa stagione così travagliata: con il rimescolamento del calendario UCI, infatti, l’unica possibilità per il noneso di prendere parte a un grande giro era legata al Tour de France, ma in casa Ineos si è deciso di costruire una squadra tutta al servizio dei grandi capitani per conquistare l’ennesima maglia gialla. Da tempo era già esclusa invece l’ipotesi Giro d’Italia e Vuelta a España, eventi che nel ristrettissimo calendario 2020 si sormontavano alle gare predilette da Moscon: le grandi classiche del Nord.

Il primo obiettivo importante sarà però sulle strade italiane: il 1°agosto sarà infatti tempo di

Strade Bianche, classica con arrivo in Piazza del Campo a Siena che porta benissimo ai trentini, visto che l’ultima (nonché unica) vittoria italiana porta la firma del corregionale Moreno Moser. In rapida successione potrebbero poi arrivare le partecipazioni al Giro di Lombardia e alla Tirreno Adriatica, antipasto delle attesissime gare tra nord della Francia e Belgio.

La pausa dovuta al Covid è comunque servita a Gianni per coltivare la sua seconda grande passione: l’agricoltura. I suoi canali Facebook e Instagram hanno infatti riportato quotidianamente le imprese agricole di Gianni, impegnato tra trattori e filari dei meli.

MARIA DE UNTERRICHTER Lo scorso 2 giugno abbiamo celebrato la 74° Festa della Repubblica italiana. Quel giorno fu storico, dato che venne bandita la monarchia e instaurata la repubblica, ma anche perché le donne votarono per la prima volta. Si votò anche per eleggere i componenti dell’Assemblea Costituente che avrebbe scritto la Costituzione entrata in vigore nel 1948.

Tra le costituen-

84 Il personaggio

presso il liceo classico Giovanni Prati di Trento e quindi la laurea in lettere presso l’Università di Roma, diventando insegnante nelle scuole medie.

Fu presidente delle universitarie cattoliche e, attiva nell’associazione Pax romana, partecipò in qualità di delegata dell’Italia, al congresso di Budapest nel 1924. Fu presidente nazionale della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) tra il ti vi era anche dicembre 1975), dopo, la guerra 1925 e il 1929, una donna nata figlia di Artuuno dei fondaoccupandosi in Val di Sole, ro e di Santa tori locali della della emancipaprecisamente a Belli, sorella di DC, tanto da zione femminile.

Ossana. Si tratta Guido, protago- essere eletto Dopo l’elezione di Maria de Un- nista della Resi- senatore tra il alla Costituenterrichter (Osstenza, membro 1958 e il 1968. te, per la quale sana, 20 agosto del CLN attivo Maria conseguì entrò nelle 1902 – Roma, 27 in Trentino e la licenza liceale commissioni

per i trattati internazionali, collaborando con Degasperi nella definizione dell’accordo Degasperi-Gruber, fu deputata nelle prime tre legislature, dal 1948 al 1963, ricoprendo l’incarico di sottosegretario alla Pubblica Istruzione. Tra il 1946 e il 1954 fu membro della direzione nazionale della Democrazia Cristiana. Nel 1963 si ritirò alla vita politica per dedicarsi allo studio e alla pedagogia: fu membro della commissione italiana presso l’Unesco. Dal 1947 al 1975 è stata presidente dell’Opera Nazionale Montessori, che nel 1988 ha isti-

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tuito un premio in suo nome e vicepresidente mondiale dell’Associazione Internazionale Montessori; fu anche cofondatrice con Adriano OIivetti e altri del Centro di Educazione Professionale per Assistenti Sociali e ne ricoprì la presidenza fino alla morte.

Nel 1930 sposò Angelo Raffaele Iervolino, ministro nei governi presieduti da Alcide Degasperi: da questa unione nel 1936 nacque Rosa Russo Iervolino, parlamentare, più volte ministro, prima donna ministro dell’interno e prima donna sindaco di Napoli. (almo)

Il personaggio

IL BIANCO MERLUZZO AL VAPORE E PATATE AI PISTILLI DI ZAFFERANO CON SALSA VERDE INGREDIENTI per 4 persone • 400 gr di merluzzo fresco (pulito) • 2 peperoni rossi • 2 patate gialle • 1 gr di zafferano in pistilli • 20 gr di cipolla bianca • Sale, pepe e olio EVO q.b.

PER LA SALSA VERDE • 100 gr di olio EVO • 35 gr di cetriolini sotto aceto • 20 gr di aceto bianco • 2 filetti di acciughe • 1 tuorlo d’uovo ben sodo • 100 gr di mollica di pane raffermo • 5 gr di capperi • 100 gr di prezzemolo • 30 gr di menta fresca • Sale e pepe q.b.

PROCEDIMENTO Preparate prima di tutto la salsa verde. Ammollate il pane raffermo fatto a cubetti nel aceto di vino bianco, aggiungetelo a tutti gli altri ingredienti all’interno del frullatore e riponete il bicchiere del mixer in frigorifero per un ora circa. Frullare tutto a freddo aiuterà ad ottenere un colore più brillante. Pulite il merluzzo e privatelo di lisca e pelle cercando di non rovinarne la carne molto

86 Il nostro menù

delicata. Ottenete dei tranci dai filetti interi e teneteli pronti per la cottura in vaporiera.

Arrostite i peperoni direttamente sulla fiamma in modo da bruciare la pelle, una volta freddi pelateli con cura ed eliminate i semi ed eventuali parti macchiate rimaste.

Stufate dolcemente la cipolla tagliata a julienne con un filo d’olio d’oliva ed aggiungete i peperoni, portate a cottura con un mestolino d’acqua e frullate il tutto. Nel caso in cui la purea di peperoni risultasse troppo liquida “legatela” con un po’ di fecola di patate.

Pelate le patate, fatele a cubetti e cuocetele in acqua con lo zafferano partendo da freddo. Un goccio d’aceto nell’acqua aiuterà a non far rompere le patate in cottura. Salate e pepate i tranci di merluzzo e cuoceteli nella vaporiera per 4 – 5 minuti, se avete possibilità di scegliere la temperatura del vapore non superate 75°, 80°.

di Giuseppe Ceci

Impiattate il merluzzo poggiandolo sulla crema di peperoni e sulle patate allo zafferano e completate con la salsa verde, un filo d’olio d’oliva e del fior di sale.

Guarnite il piatto con delle erbe fresche.

COME CAMBIA UNA LINGUA IN 25 ANNI

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Parole Nos3

Una parola vi incuriosisce? Scrivete a redazione@nosmagazine.it

di Laura Abram

25 anni. Cosa accade in venticinque anni?

Potremmo dire che venticinque anni sono una generazione e in una generazione cambiano molte cose, nascono nuove tecnologie, terminano epoche, evolvono le lingue. E allora anche il dialetto di oggi sarà mutato rispetto a quello di 25 anni fa? Senza dubbio; le lingue vive sono in perenne evoluzione e anche in noneso è cresciuto, in un constante equilibrio di acquisizioni e perdite. Per indagare al meglio questa differenza generazionale, ho pensato di realizzare delle interviste doppie, a madri e figli, con lo scopo di capire se e quali differenze lessicali emergono a distanza di 20/30 anni. Ho scelto nello specifico madri, quindi solo donne, e figli o figlie in misura più o meno uguale tra maschi e femmine perché sono partita dal presupposto che sia la mamma la principale

trasmettitrice dei modelli linguistici nella prima infanzia, colei che passa generalmente più tempo con i bambini (per lo meno 25 anni fa) e dalla quale si acquisisce appunto la lingua madre. Mi interessava capire se, pur crescendo a contatto con il modello linguistico e il bagaglio lessicale quotidiano della madre, il dialetto parlato dai figli, nati una generazione dopo, risultasse diverso. Mi sono resa conto, strada facendo, che all’interno dei risultati avrei dovuto distinguere tra conoscenza e utilizzo del dialetto da parte dei miei intervistati. Per quanto riguarda la conoscenza, le madri hanno dimostrato una padronanza molto vasta e approfondita del dialetto, che spaziava da parole della vita quotidiana a termini ormai quasi in disuso, ma legati alla loro infanzia (ad esempio seu sego, sdramaz materasso, faitàr strutto). Diversa-

mente dai figli, che hanno dimostrato una conoscenza meno ampia e radicata del dialetto, dovuta probabilmente alla loro appartenenza generazionale, che li ha visti nascere in una realtà in cui determinati termini e oggetti non sono più utilizzati. Per quanto riguarda, invece, l’utilizzo delle parole dialettali conosciute, non ho notato una differenza così evidente tra le due generazioni. I figli, in media, pare che utilizzino più frequentemente delle madri alcuni termini dialettali comuni, come rava zalda carota, canapè divano, mantin tovagliolo, ueuna soffitta. Vi è quindi una certa omologia tra la quantità di termini dialettali conosciuti dai giovani e la quantità di termini effettivamente utilizzati.

Torniamo allora alla nostra domanda iniziale: cosa può accadere al noneso in 25 anni? Da questa piccola ricerca si può

dedurre che nell’arco di una generazione il nostro dialetto sia sicuramente mutato: le persone di cinquant’anni conoscono e ricordano termini che i ragazzi di venticinque anni faticano a decifrare o addirittura non hanno mai sentito. Si perdono pian piano parole come òbit funerale, cucùmerlo cetriolo, sopresàr stirare. Ma un elemento ben più importante non è mutato: la voglia di parlare il dialetto, la spontaneità nell’utilizzo del registro dialettale nei contesti quotidiani. Può sembrare che il dialetto si sia “italianizzato” o che abbia perso prestigio; in realtà, probabilmente, è solo cresciuto, ha adottato e integrato parole nuove per continuare a vivere nel ventunesimo secolo e chi l’ha imparato da piccolo e l’ha sempre sentito da mamma, papà, nonni e amici, lo parla ancora e continuerà a farlo.

DEVO ANDARMENE Il romanzo di Guido Smadelli

di Lorena Stablum

Due solitudini che s’incontrano e si riconoscono su una strada deserta che porta al Nord. Lei, Maddalena, è una donna in fuga. Prima, dalla sua famiglia, da un padre pressoché assente e da una madre troppo premurosa, che non comprende, che sembra non comprenderla e che ritroverà solo parecchi anni più tardi quando anche lei diventerà mamma. Fugge, poi, da se stessa e da un passato costellato di errori, rimpianti e rapporti sbagliati con uomini ancor più sbagliati, che la illudono con promesse di felicità che invece - ognuno a proprio modo - non mantengono. Lui, Edward, è un gentiluomo scozzese, un uomo d’affari ricco e di successo. Anche lui, però, deve fare i conti con un’esperienza dolorosa, che lo tormenta. A metterli sulla stessa strada è il caso o, forse, il destino.

89 «Devo andarmene», romanzo fresco di stampa ed edito dal Gruppo Albatròs Il Filo srl, è la storia di un viaggio fisico tra le campagne della verde Scozia e fin su ancora più a nord e, soprattutto, intimo, intrapreso da Maddalena alla ricerca di se stessa, di una svolta che le consenta di aprire la porta di un cambiamento che la conduca su una nuova strada, verso un futuro del tutto inatteso. Lungo questo percorso interiore, lei ed Ed impareranno a conoscersi, a essere di sostegno l’una all’altra, si aiuteranno a vicenda e saranno aiutati da Maeve, una donna di mezza età dal nome di una divinità celtica che Maddalena e il figlio di quattro anni incontreranno in un minuscolo

villaggio di pescatori.

La penna, felice, è quella di Guido Smadelli, storica firma del quotidiano L’Adige, che smessi per un po’ i panni del giornalista si dedica alla narrativa confezionando quello che definisce il suo primo vero romanzo.

Scrittore prolifico fin dall’età di vent’anni – di lavori ne ha i cassetti pieni, come ci racconta -, Smadelli ha l’intuizione per il libro in macchina, mentre si sta recando a Ronzone per seguire per il giornale una conferenza stampa.

In quei quattro chilometri, che lo separano da casa, ha l’idea, in meno di un mese butta giù la storia – a mano e di getto, così come d’un fiato si leggerà – lasciandosi guidare dall’ispirazione. Per un anno e mezzo correg-

ge il testo, lo lima, lo sistema fino al risultato finale e poi lo fa leggere alla moglie e alle figlie che lo incoraggiano a pubblicarlo.

Lo stile è asciutto, non si perde in fronzoli tanto che ne risulterà un libro agile di sole 175 pagine, divise in 16 capitoli, introdotti da una citazione tratta dai grandi della letteratura mondiale. L’autore racconta con l’occhio del reporter i fatti, gli avvenimenti, che si dipanano lungo una linea temporale che dal presente corre al passato e viceversa e che si sviluppano in luoghi che si percepiscono come familiari a chi scrive. Il punto di vista è quello della protagonista che il narratore riesce ben a descrivere con il suo carico di emozioni, timori e speranze per il

Il libro

futuro.

Il libro, distribuito da Messaggerie Libri spa, è già in libreria.

Può essere facilmente ordinato sul sito della casa editrice e lo si può acquistare anche in formato digitale. Nei prossimi mesi, Covid permettendo, sarà presentato in giro per l’Italia e sono in programma degli incontri anche in Val di Non.

Questo articolo ha solo scopo informativo e non intende fornire consigli medici o terapeutici. Ogni decisione relativa all’inizio/cessazione/modifica nell’assunzione di farmaci dev’essere presa solo dopo consiglio del medico. L’Autore dell’articolo non risponde di eventuali problemi causati dal fatto di non aver seguito questa raccomandazione.

COGLIAMO SEMPRE LE OPPORTUNITÀ di Emiliana Voltani

Ho pensato a lungo al tema di questo nostro incontro e l’avevo già preparato ma, la situazione che si è improvvisamente presentata mi ha fatto accantonate il tutto. Al dire il vero tanto improvvisamente non direi, perché già da novembre mi stavo preoccupando per delle strane influenze, con sintomi persistenti, con febbri molto alte e di lunga durata, che riuscivo nei miei clienti a controllare solo con dei preparati particolari. Comunque, mai come in quest’ultimo periodo sono emerse tematiche da non sottovalutare: immunità e resilienza. Ciò che è accaduto ci riporta alla fragilità e importanza della prevenzione di molte patologie, che sono alla portata di tutti e non nuociono alla

salute. È necessario soprattutto ora, tornati a contatti ravvicinati, continuare a rinforzare il nostro sistema immunitario.Come sempre, la Natura ci è Amica e non ci abbandona mai e ci aiuta: vitamine, acidi grassi, estratti dimpiante, funghi medicinali, olii essenziali, coenzimi, probiotici, alimentazione. Ho ormai verificato e sperimentato ciò che studiai qualche decennio fa: alla base di una efficace difesa da virus e batteri nocivi, ci deve essere un terreno sano, pulito, bonificato.

Anche lo stress influenza negativamete il sistema immunitario: ce ne siamo accorti e lo verifico quotidianamente nel mio lavoro.

Stress dovuto a paura, incertezza, mancanza della quotidianità, di rapporti interpersonali, man-

canza di lavoro, poco movimento all’aria aperta per settimane. Lo stress viene definito come una generale sindrome di adattamento dell’organismo di fronte a pressioni o sfide ambientali.

Ciascuno reagisce in modo diverso allo stress e molti generano situazioni cliniche anche importanti. Le paure che abbiamo vissuto durante l’epidemia, hanno aumentato la produzione di cortisolo, con conseguente aumento di glicemia, grassi nel sangue, eccessiva o deficitaria sacrezione ormonale; da qui ansia, depressione, panico, insonnia. Di vitale importanza è mantenere l’intestino sano, perché è questo organo che produce il 60% circa di immunità: dunque pre e probiotici di ottima qua-

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lità, che devono assolutamente riportare il ceppo e il brevetto, altrimenti non servono a nulla, drenanti e depurativi intestinali, il tutto ovviamente varia da persona a persona. È importante utilizzare probiotici di un certo livello, perché solo questi garantiscono, alla scadenza, il numero di cellule vive. Nutriamoci allora con cibi sani, naturali, non trattati e soprattutto di stagione: in inverno non si devono mangiare fragole o pomodori, perché sono cibi raffreddanti e dunque non adatti alla stagione fredda. Importante per me è che i vegetali siano biologici, se non addirittura biodinamici, per assicuraraci di non introdurre consapevolmente sostanze che possono interferire col nostro sistema difensivo ed endocrino. Necessario che ortaggi ed animali vivano all’aria aperta, accogliendo i benefici raggi del sole: le galline cresciute all’aperto, produrranno uova con elevata quantità di vitamina D, così come il latte. Sarebbe così scongiurato in parte il problema delle intoleranze ed anche aller-

gie, anche se dipendono pure da altri fattori, ma sempre legati a sostanze introdotte nell’organismo. Ho osservato come basti cambiare la qualità degli alimenti, per veder subito regredire varie problematiche della salute. Ricordo brevemente l’utilizzo dell’olio essenziale di origano, con formulazione spray e tecnologia nano che, soprattutto nel caso dei virus Corona, riesce a fagocitare e neutralizzare già nel cavo orale agenti patogeni. Ancora una volta è dimostrato che l’alimentazione riveste un ruolo importante per il nostro benessere: via libera allora a cibi vivi, ricchi di selenio, zinco, vitamina B, C, D, magnesio, triptofano, omega 3 (rigorosamente purificati dai metalli pesanti), piante, quali rodiola e scutellaria, per citarne solo alcune. Per stimolare il riequilibrio mentale è importante adottare tecniche di rilassamento, mediazione, attività fisica all’aperto, ascolto di buona musica, letture positive. Credo infine che ogni accadimento, anche negativo, abbia il suo perché: chiediamoci

Salute e benessere

il motivo di questa virulenza, che dovrebbe dovrebbe farci capire che l’inquinamento è una delle cause principali della diffusione di particelle nocive e che dunque dovremo e dovremmo rivedere radicalmente e velocemente molti nostri comportamenti produttivi e consumistici, oltre ad imparare una corretta igiene personale, riferita anche al’igiene dei nostri organi interni. Se vogliamo trarre un ulteriore insegnamento, abbiamo osservati come la natura si sia rigenerata in pochi giorni: credo che l’uomo si estinguerà a breve, se non cambierà rotta, ma forzatamente il pianeta continuerà a vivere. È stato dunque rigenerante, almeno per me, assaporare i ritmi lenti, il silenzio, la calma e tranquillità del periodo di sospensione. Facciamo il possibile per continuare e per imparare, perché il Creato altrimenti ci presenterà un nuovo conto, ma sicuramente ancora più salato. Vi auguro dunque una serena estate, tranquilla e rigenerante, preparandoci all’autunno in sintonia con la natura.

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Salute e benessere

CAPELLI, UN BENE PREZIOSO

DA CONDIVIDERE CON CHI NE HA BISOGNO di Elisa Bertoldi, Katya Bertagnoli e Cosetta Ciatti

Siamo stati lontani per circa due mesi e mezzo e certamente non è stato facile rinunciare al proprio parrucchiere per più di 60 giorni. Mai nessuno avrebbe immaginato una tale situazione. Alla fine di questo periodo, nonostante lo stop forzato per le nostre aziende, oggi tornate di nuovo operative, possiamo dire che non si è fermata la crescita dei nostri capelli... Anzi! Le chiome si sono allungate e, proprio per questo, ora è il momento giusto per donare i capelli.

Donare i capelli? Dove?

Cosetta Studio, Consulenti di Bellezza, collabora con l’Associazione RagionevolMente, la

quale è sostenitrice e affiliata alla LILT - Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (sezione di Trento), partecipando al progetto “Diamoci un Taglio”. “Diamoci un taglio” è una campagna di raccolta dei capelli per la donazione di parrucche oncologiche a pazienti che ne hanno bisogno, in modo del tutto gratuito.

Il progetto è stato ideato nel 2016 dall’Associazione RagionevolMente, un’associazione di volontariato che ha sede in Trentino Alto Adige e si occupa di divulgazione scientifica, trattando i temi più disparati. È bene, nel nostro piccolo, aiutare e contribuire a ridare il sorriso alle tante persone che stanno combattendo una battaglia contro questa malattia, che, a causa delle cure, si accompagna spesso alla perdita dei capelli. Alcuni pazienti affrontano il problema della perdita di capelli utilizzando ausili come parrucche, che possono aiutare a ritrovare la serenità di sentirsi bene con se stessi ed in mezzo agli altri. È nata così l’idea di raccogliere capelli donati da chi vuole fare un piccolo gesto di

solidarietà e scambiarli con parrucche da mettere gratuitamente a disposizione dei pazienti oncologici.

Come posso donare i miei capelli? È possibile donare i capelli recandosi presso un salone che aderisce al progetto. I capelli devono essere lunghi almeno 20 cm. Si accettano capelli grigi, tinti o permanentati, purché non molto rovinati. Non si accettano invece capelli decolorati.

Come vengono utilizzati i capelli donati?

I capelli donati vengono ceduti a Winner’s - capelli vincenti, l’azienda partner del progetto, che fornisce in cambio una parrucca oncologica nuova a RagionevolMente che, con la collaborazione di LILT, la mette a disposizione dei pazienti oncologici interessati. La persona che ne fa richiesta può scegliere liberamente la tipologia di parrucca, in base alle preferenze personali. Non aspettate che siano gli altri a fare qualcosa, ma iniziate voi a fare qualcosa, anche se pensate di non di non poterlo fare.

Donare è il solo gesto che conta.

QUELL’AROMA DI CAFFÈ!

di Elisa Rita Gelsomino

alle emozioni che stiamo vivendo, una sorta di lasciapassare emotivo, un nulla osta dove, in virtù di quella circostanza, possiamo permetterci di vivere determinate emozioni e attivare ricordi da passare in rassegna nel tempo.

L’essere umano pare istintivamente spinto a fissare dei momenti significativi della vita personale e della collettività. Ci sono diverse motivazioni che ci spingono a dare significato a determinate circostanze, come il bisogno di definirsi attraverso delle appartenenze, siano esse religiose, politiche, di razza o identitarie. Il bisogno di essere riconosciuti in quanto individui, coppia o famiglia. Il desiderio di essere celebrati per i propri successi, le tappe o i traguardi. Il bisogno profondo di festeggiare anniversari e compleanni per fare tesoro di quello che è stato, rial rito consente di elaborare o rielaCompleanni, anniversari, feste copassare con coloro che amiamo o con mandate e ritualità: di celebrazioni si borare le emozioni ad esso correlate cui condividiamo un percorso, quello e la ristrutturazione del significato che che si è vissuto insieme. Combattere narra da sempre come eventi signifil’evento stesso contiene. Il rituale dona per i diritti di qualcuno o per qualcosa, cativi che costellano l’intera vita. Rito e gestualità inoltre, diventano per una cornice e senso a quello che stiamo fissando attraverso giornate dedicate vivendo, sia esso un evento positivo comunità occasioni per stare insieme l’importanza di quel diritto anche per e condividere valori. Nascono per dare o negativo. Stabilire una data per un chi quelle battaglie non le ha combatun senso e un significato agli eventi più evento, dare importanza ad una già tute apertamente. Dare significato importanti e sancire riti di passaggio o prescritta, o creare un rito intorno a un nuovo ad un gesto noto, per custodire crescite evolutive. Il simbolismo legato gesto, ci consente di dare libero sfogo la memoria e il ricordo di un proprio

95 caro. Insomma, l’intera esistenza è costellata da eventi celebrativi, che iniziano con la nascita e terminano nella celebrazione della morte, con i rispettivi culti di appartenenza. Molte tradizione le ereditiamo, altre ancora le creiamo da noi, con l’unico vero scopo di bloccare momenti per accrescere il bagaglio dei nostri ricordi, per aiutare a definire noi stessi e gli altri, per creare una storia famigliare e lasciare piccoli segni del nostro passaggio sulla terra. Celebrare è così importante perché stimola un atteggiamento di gratitudine verso sé stessi e verso ciò che l’universo ci dona. Ognuno di noi può costruire un proprio rito, scegliere quello di qualcun altro, individuare una giornata in cui celebrare qualcosa caro a sé. Si può cominciare semplicemente individuando un momento considerato importante. Di solito un gesto è importante se viene associato ad un luogo, o a persone del cuore, a gesti semplici e carichi di significato, in quanto la mente tende a ricordare episodi e situazioni che hanno un’alta carica emotiva. Quando commemoriamo un’occasione speciale, gli stiamo infondendo quella carica energetica che permette di bloccare con un click quell’esperienza nella nostra vita, rendendo così più facile ricordarla in futuro e riviverla nella nostra memoria, richiamando a noi quella stessa sensazione di gioia, appagamento o gratitudine ad esso correlati. Un’abitudine, diventata ormai per me un rituale, profuma di quell’aroma inconfondibile che ha il caffè, quello che viene su dalla moka la mattina presto.

In Trentino lo bevo dalla macchinetta a casa, o al bar. Ma non in Sardegna, dove il caffè è rigorosamente collegato ad una caffettiera antica e prende il via nella sua ritualità con mia nonna, nonna Francesca, donna piccola e minuta, occhi dolci e cuore immenso. Il caffè di nonna Francesca si beve indiscutibilmente seduti e la tazzina ha il suo piattino su cui stare. Un cucchiaino di zucchero si mette a tutti per cortesia, chi più ne vuole se lo aggiunge da sé e chi lo beve amaro si ricorderà di avvertire la volta successiva. Il caffè di nonna Francesca si accompagna sempre ad un biscotto enorme, che fanno solo in Sardegna, viene chiamato proprio “il biscotto del caffè”, una sorta di savoiardo gigante. A stento riesci a finirne uno, ma comunque per lei c’è sempre spazio per fartene mangiare un altro, ma se non ti convince, lo taglia a metà e ti chiede di dividerlo con lei, o di portarlo via per il viaggio. Il viaggio e venti metri da casa sua a casa di mia mamma di zia o di zio, perché per tutti il viaggio è breve, visto che abitiamo tutti qui. Intorno al caffè di nonna Francesca si siedono tante persone, specialmente nipoti e figli, e per tutti quel momento è solenne. Il caffè da nonne è infatti un momento che sa di festa, di compagnia e di chiacchiere tra amici di sempre ma che si vedono poco. D’estate, finisce che l’aroma del caffè si associa a quello della salsedine, del mare che soffia a poco meno di un kilometro e che nonna ha visto poco più di due volte in vita sua. Il caffè estivo di nonna Francesca si beve nel suo cortile, non importa che all’inizio

Una psicologa per amica

ci sia tu e tuo marito a berlo con lei, quel profumo inebriante di caffeina e amore raggiunge tutto il parentado e dopo un’ora lì fuori seduti sul muretto in pietra sotto l’albero di albicocca ci sono nipoti di sangue e acquisiti, figli, nuore e generi. Mia nonna è mancata poche settimane fa, nell’anno più strano di sempre, in silenzio e sofferente, lasciando un grande vuoto che solo i ricordi e il tempo potranno colmare.

Mia nonna per cui regalare zucchero e caffè era la cosa più gradita che potessi fare. La sua magia è sempre stata la gentilezza silenziosa, la discrezione di chi ha paura di disturbare ma che aveva il potere di scaldare il cuore e unire gli animi. La sua forza è ancora qui con noi, che in suo onore quando siamo tutti qui, ci vediamo tra cugini fuori da casa sua a bere il caffè di nonna tutti insieme. La magia di nonna Francesca sta nell’odore e nel sapore del caffè della moka in cui è stato trasportato il significato vero della parola famiglia, l’umiltà di chi ha saputo inconsapevolmente attribuire ad un gesto semplice e giornaliero come quello di fare il caffè un profondo significato. Oggi quel gesto acquista nuovo senso in sua memoria e quell’aroma del caffè e il suo rito che riunisce tutti, attraverso i racconti e i ricordi che sapremo tramandare, rimarrà così speciale anche per chi verrà dopo di noi.

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