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È una questione di... Privacy

«La vita privata, personale e famigliare di una persona, di cui va tutelata e rispettata la riservatezza»

La definizione data nel Dizionario Italiano dell’Uso è forse quella che meglio restituisce la caratura del termine “privacy”, centellinandone il valore parola dopo parola, fino a rivelarne il senso compiuto, sintetizzato in un vocabolo: “riservatezza”.

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Che bella parola: Riservatezza

Derivata dal latino reservare, “custodire”, ha già in sé la portata di una prerogativa da tutelare e rispettare. Una parola che oggi ci può apparire anacronistica, abituati come siamo a una sovraesposizione delle nostre vite, in un gioco di equilibrio tra l’essere e l’apparire. In un tempo in cui il nostro stesso credito si misura in numero di visualizzazioni, abbiamo smarrito il senso della discrezione, il valore del custodire ciò che è privato, autorizzando, nell’ossessiva smania di pubblicare, un’invadenza pervasiva. Tranquilli! Non vogliamo sermoneggiare; non vogliamo bacchettare comportamenti che riguardano decisioni personali, consapevoli, peraltro di non avere la facoltà di “scagliare la prima pietra”. Piuttosto, il nostro intento è cercare di mettere a fuoco una situazione che, forse, ci sta sfuggendo di mano, sfumando i contorni del “possibile”. Il problema non riguarda più ciò che noi decidiamo di mostrare ma ciò che altri catturano di noi, del nostro vivere, anche quotidiano, privandoci del diritto al consenso.

«Il Grande Fratello vi guarda», ammoniva George Orwell. Oggi, la metafora letteraria della sorveglianza è falsata nella dimensione di un gioco a spiare, dove lo show del reality diventa occasione per minimizzare l’insidia di una realtà sotto controllo. Non sembri un’esagerazione paragonare la nostra esistenza a quella di un gruppo di uomini e donne posti sotto l’occhio indagatore di una curiosità senza limiti. Certo, una differenza c’è: quegli uomini e quelle donne volontariamente si lasciano osservare; noi, inconsapevolemente, siamo monitorati, posti sotto la lente di una vigilanza ossessiva, tanto più invasiva quanto più avanzano le potenzialità tecnologiche connesse allo sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale. La misura del rischio è data dall’interrogarsi dell’Unione Europea sulla necessità diuna regolamentazione che garantisca una tutela costituzionale del diritto alla privacy e alla custodia dei dati personali, afferenti alla “sensibilità” di ogni individuo.

In queste ultime settimane diversi provvedimenti restituiscono la volontà ad affrontere fattivamente la questione privacy, sia pianificando accertamenti, soprattutto in riferimento alla figura del Responsabile della protezione dei dati personali, sia attuando moratorie preventive, come nel caso della recente sospensione a tempo indeterminato della ChatGPT, decisa dal Garante della protezione dati.

La materia è vasta e complessa, tale da non potersi compendiare nello spazio di poche battute. Non resta, allora, che invitare ad andare oltre questo editoriale, per procedere alla lettura dello “Speciale” con cui speriamo di offrire un’occasione di riflessione, ma anche uno stimolo ad un coinvolgimento attivo, nel proposito di rendere ancora attuabile la formula coniata nell’Ottocento: The right to be let alone.

Tutti abbiamo diritto alla “solitudine”, da intendersi non come isolamento dal mondo, ma come godimento della riservatezza; tutela della sensibilità, dei sentimenti, delle emozioni e dei pensieri privati, riassumibili in una sola parola: privacy.

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