Prove d'autore. Genetica e tematiche strutturanti nell'officina di Italo Svevo, di Graziana Francone

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Una costellazione di racconti di ambientazione familiare

dore un po’ di considerazione. 72 Solo quando Marianno porta diligentemente a termine le incombenze affidategli, mamma Berta gli vuole “veramente” bene. Solo quando si ammala, ella lo riempie di cure e di premure. Ma non appena la stessa malattia contagia Adele, ceffoni e calci prendono il posto dei baci, rigettando Marianno nella primitiva condizione di “orfanello cattivo”. 73 “La violenza – scrive Svevo nella versione del racconto pubblicata su «Costume» – era odiosa tanto quando era giusta, quanto quando era ingiusta”. 74 Eppure essa ha il potere di convincere il fanciullo della sua colpevolezza. In casa Perdini si innesca, dunque, quella stessa dialettica tra amore materno e senso di colpa che, sia pur su presupposti diversi, turba i rapporti familiari nello Specifico del dottor Menghi e nel Malocchio. In Marianno, però, il senso di colpa convive con la consapevolezza di essere una vittima, 75 un “poveretto” prima abbandonato dalla madre biologica e poi maltrattato dalle discriminazioni e dalle violenze della madre adottiva. Il protagonista constata con amara lucidità: “Mamma non mi vuol bene e Adele me ne vuole. Peccato che mamma ami Adele perché altrimenti io le vorrei molto bene”. 76 Come si può già intuire da queste parole, l’atteggiamento di Marianno nei confronti della sorella è condizionato dai comportamenti materni: e così un “piccolo, misero odio” si fonde e stride con un affetto solido e sincero; il rancore fraterno 77 si alterna all’amore, forse non solo innocente, per colei che si sostituisce ad una   Ivi, pp. 353 (versione lunga), 331 (versione breve).   La stessa malattia prevede una diversa convalescenza: “Per dei mesi essa aveva passata una parte della sua giornata nel suo lettino, adornata di ori come una Madonnina mentre lui, dopo la sua malattia – la stessa! – era stato mandato a bottega non appena capace di stare in piedi” (ivi, p. 338, versione breve). A proposito del maltrattamento subito da Marianno a seguito del contagio, si rammenti che anche il pulcino Curra riceve da mamma chioccia colpi di becco al posto di baci e carezze. 74   Ivi, pp. 338-39 (versione breve). 75   La compresenza nel fanciullo di questi stati d’animo contrastanti lo induce a porsi la domanda: “Sono io cattivo o buono?”, quella stessa domanda che tormenterà Zeno sia da bambino che da adulto (ivi, p. 352, versione lunga). 76   Ivi, p. 338 (versione breve). 77  È lo stesso sentimento provato da Curra verso i pulcini nati dalla chioccia. 72

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