Pink Magazine Italia n.4

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Pink|Interviste

a suonarlo insieme dal vivo qui in Italia. Il brano che abbiamo scritto insieme si intitola My brother e si trova nell'EP HANDRA acquistabile su i-tunes. Una soddisfazione immensa. Questi grandi artisti ti mettono al loro stesso livello, non ti guardano mai dall'alto verso il basso. Trovo tutto questo bellissimo. Parlaci della tua esperienza in Jesus Christ Superstar. L'esperienza di Jesus Christ Superstar per me ha significato molto da tutti i punti di vista. Primo fra tutti per un motivo personale: sono figlio d'arte, mio padre è un chitarrista. Papà è stato per me il mio primo maestro e il mio mentore. Quando sono stato preso per Superstar, lui si è emozionato tantissimo perché mai nella sua vita avrebbe immaginato che un giorno suo figlio potesse lavorare con Ted Neeley. Mio padre aveva visto più e più volte il film quando era uscito e ne è ancora oggi un appassionato; ha visto in me la continuazione della sua carriera musicale. Poi mi piace ricordare il mio provino: quando sono stato preso mi hanno letteralmente catapultato sul

palcoscenico del musical dopo tre prove e una settimana di ascolto a casa! Com'è stato lavorare con Ted Neeley? Ecco, per Ted Neeley vale lo stesso discorso di Andy: più sono grandi e più sono umili, precisi. Ted ci ha fatto abituare alla sua presenza come a una presenza familiare. Quando guardo il film ora e penso di aver lavorato con un mito vivente, be', come posso non emozionarmi? Ted ha un atteggiamento molto professionale, arriva puntualissimo alle prove, dà sempre il massimo con tutti, fan compresi. Ci diceva sempre “less make up, more guitar” per farci capire che in Superstar la band è fondamentale, deve creare sinergia con gli interpreti e con i ballerini. È un musical molto complesso e Ted ci ha sempre spronati e incoraggiati a fare di più, perché lui per primo si metteva in gioco in ogni replica. Devo dire con rammarico che ho apprezzato la professionalità soprattutto in artisti stranieri e in pochi artisti italiani. E mi dispiace. Qual è stato il momento più emozionante della tua esperienza in Superstar? Sicuramente suonare davanti a quindicimila spettatori all'arena di Verona. Forse è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. In particolare un momento ben preciso: devi sapere che io sono un tipo metodico e molto puntuale sul lavoro, per cui avevo chiesto di salire io per primo sul palco per attaccare il jack e accordare la chitarra. Bene, all'arena è tutto aperto, non ci sono sipari, quando sono entrato ed è scattato l'applauso di quindicimila persone, come un boato… ho provato un'emozione grandissima. La ricorderò per sempre. Qual è la cosa che ami di più della tua vita? Mah, come ti dicevo, sono un tipo metodico, pignolo nel lavoro. Per me suonare la chitarra è tutto: mi piace interpretare lo spartito, farlo mio. La chitarra è uno strumento che ti permette di vivere la musica, perché tocchi direttamente le corde, hai un rapporto fisico, viscerale con le note. Non cambierei mai mestiere. Questo pezzo di legno con sei corde mi ha permesso di girare in tutta Europa. La chitarra in particolare, e la musica in generale, non ti tradiscono mai… a meno che tu non tradisca loro, adagiandoti sugli allori e non studiando più.

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