Pink Magazine n.1

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C I N Q U A N T A

S F U M A T U R E

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R O M A N C E

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P NK VACANZE

MAGAZINEITALIA

romane

RACCONTI INEDITI

ROMANCE

SELEZIONATI PER VOI DA PINK

Audrey Hepburn

SPECIALE

LE INTERVISTE DI PINK IGOR DRAGAR

QUATTRO PASSI CON L’AUTRICE

MARIANGELA CAMOCARDI

LA POSTA DI PAOLA PICASSO

SCRITTURA 02 DIETRO LE QUINTE DI UN ROMANZO

Pink Magazine Italia - Anno 1 - N.1 - Periodico di letteratura - Ottobre 2014 - Velut Luna Press


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MAGAZINEITALIA

redazione@velutlunapress.com www.pinkmagazineitalia.com


Pink

E Editoriale

Carissimi Pink addicted,

nell'autunno romano a cui è dedicato questo numero brilla il rosa di Pink Magazine! È con grande emozione che vi annuncio che omaggeremo LEI, il mito del cinema e l'icona fashion che tutte le donne sognano di imitare: Audrey Hepburn! Una Audrey pubblica e privata che ammirerete da "Vacanze Romane" a "Colazione da Tiffany" fino all'omaggio dell'artista Paolo De Luca. Per un numero così speciale abbiamo una sorpresa che spero gradirete: l'anteprima del libro 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma di Giulia Fiore Coltellacci. Grazie a NewtonCompton Editori per la disponibilità e l'onore. E come guest star è venuta a trovarci Mariangela Camocardi, Queen of Romance! Infine vi segnalo l'intervista in esclusiva al modello, regista e autore Igor Dragar, le lezioni di scrittura di Alessandra Penna e le consuete rubriche: la posta di Paola Picasso, le recensioni e i racconti. Cosa aspettate a sfogliare Pink... ma forse lo state già facendo. Alessandra Bazardi

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SOMMARIO Ottobre 2014

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Anteprima Pink 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma Dietro le quinte di un romanzo di Alessandra Penna

14 Cucina e letteratura: Cheesecake di Sara Rania

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Le interviste di Pink: Igor Dragar di Cinzia Giorgio

22 Audrey Dolls di Sam Stoner

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Racconti a cura di Alessandra Bazardi Per un giorno intero di Virginia Parisi

Ora la notte non mi fa più paura di Rosaria Russo Festa di compleanno di Mariangela Camocardi

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31 Quattro passi con l’autrice: Mariangela Camocardi di Alessandra Bazardi

33 Recensioni

AUDREY HEPBURN Roma come non l’avete mai vista...

I love shopping a Hollywood di Sophie Kinsella

35 I believe in Pink di Valentina Valentinuzzi

36 La posta di Paola Picasso di Paola Picasso

38 La redazione

35 I BELIEVE N PINK Audrey: una noderna icona di stile

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23 RACCONTI Storie di donne. Le lettrici di Pink Magazine diventano protagoniste.

DIETRO LE QUINTE DI UN ROMANCE I segreti per poter scrivere un romanzo

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FOOD, ART &LIT Cibo, arte e letteratura. Il questo numero Cheesecake, Audrey Hepburn e New York

QUATTRO PASSI CON L’AUTRICE In questo numero Mariangela Camocardi si racconta.

18 LE INTERVISTE DI PINK Igor Dragar

22 LUI,

l’uomo.

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AUDREY’S WORLD Divertenti scatti di Audrey Hepburn in formato bambola.

33 RECENSIONI Sophie Kinsella. I love shopping a Hollywood

36 LA POSTA DI PAOLA PICASSO La famosa scrittrice Paola Picasso, risponde alle lettere delle lettrici.


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M I R EP

ANT 213 - GIORNATA

VACANZE

ROMANE L’autrice Giulia Fiore Coltellacci, in occasione del numero dedicato a Audrey Hepburn, regala a Pink l’anteprima della sua opera 365 giornate eccezionali da vivere a Roma con la giornata numero 213 dedicata al film Vacanze Romane, la cui protagonista è appunto Audrey Hepburn a cura di Sam Stoner 2 1 3 - G I O R N ATA VA C A N Z E ROMANE - Primo tempo: svago culturale Sulle tracce dei luoghi culturali del film per avere qualcosa in comune con la divina Audrey, fosse anche una giornata a spasso per Roma. «Siate audaci, prendetevi una giornata intera! [...] Prendetevi questo svago con me!» Vedere Vacanze Romane Tr a t t a n d o s i d i u n c l a s s i c o , suppongo che lo abbiano visto praticamente tutti. Chi dovesse colmare questa lacuna, lo faccia

NEWTON COMPTON 4

in fretta (e si vergogni pure un po'). Palazzo Barberini. ha sede l'ambasciata dell'ignoto paese d'origine della principessa. Questa è la prigione dorata da cui evade Anna. Voi, per una volta, fate il contrario: evadete dal caos di via Quattro Fontane e rintanatevi nella quiete del palazzo. Commissionato nel 1625 da Urbano VIII Barberini a Carlo Maderno, parteciparono alla sua realizzazione anche artisti del calibro di Bernini e Borromini (per dettagli vedi Giornata nei Palazzi-terza parte). Come se questo non valesse già di per sé una visita, al primo piano ha sede


la Galleria Nazionale d'Arte Antica che custodisce capolavori di Caravaggio, Tin to r etto , F ilip p o Lip p i, El G r eco , Tiziano, Guercino, solo per citarne alcuni, a cui va aggiunto anche il grande affresco di Pietro da Cortona, il vigoroso Trionfo della Divina Provvidenza che decora la volta di uno dei saloni. Menzione a parte per la “principessa” di quest'ambasciata dell'arte antica: la Fornarina di Raffaello. Come la protagonista del nostro film, anche la donna del quadro è “in incognito”. Ancora si dibatte, infatti, sulla sua identità e sulla sua relazione con il pittore. La leggenda, mai storicamente provata, la identifica come Margherita Luti, detta la Fornarina perché figlia di un fornaio di Trastevere. Sarebbe stata la donna amata da Raffaello nonché sua musa ispiratrice. Non c'è niente di provato, ma sarà un caso che il pittore mette la sua firma su un gioiello al braccio della donna,

come a voler dire: “sei mia”? Ma anche questa favola romantica, vera o presunta, non ha avuto un lieto fine: poco dopo la realizzazione del quadro, Raffello morì e Margherita si ritirò in convento. Proprio come in Vacanze romane, il mistero di quest'avventura resta tra i due innamorati e nel sorriso enigmatico della donna che, chiunque sia, è diventata un'icona di misteriosa bellezza ed elegante sensualità. Come Audrey Hepburn. Via delle Quattro Fontane, 13 06/4814591 galleriabarberini.beniculturali.it

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Pink Arco di Settimio Severo È qui che avviene il primo incontro tra Anna e Joe Bradley. E luogo più significativo non poteva esserci. Innanzitutto siamo al Foro Romano, il centro della Roma antica, ossia quando Roma era il centro del mondo. Proprio vicino all'arco di Settimio Severo, c'è una costruzione conica in mattoni che indicava quel luogo come l'umbiliculus Urbis, l'ombelico, il centro della città e quindi del mondo intero. E come canta Jovanotti: «Questo è l'ombelico del mondo/ È qui che c'è il pozzo

dell'immaginazione/ dove convergono le esperienze/ e si trasformano in emozione...»: e qui inizia la nostra immaginaria storia d'amore. E l'inizio dell'emozione è trionfale: con i suoi tre fornici comunicanti e i 20 metri d'altezza, maestoso e armonioso allo stesso tempo, quello di Settimio Severo è uno dei maggiori archi di trionfo esistenti, eretto agli inizi del III secolo in onore del valoroso imperatore e dei suoi due figli, Caracalla e Geta. L'arco è interamente decorato, ma la parte più originale sono i quattro pannelli sopra i fornici minori, dove sono raffigurate le campagne militari condotte da Settimio Severo. E qui torniamo al cinema, perché questo modo di raccontare per episodi, tipico degli archi di trionfo e delle colonne celebrative, ricorda molto il racconto per immagini del cinema e del fumetto. Senza lesinare sulle scene di massa e, anzi, abbondando con moltitudini di comparse in rilievo, sull'arco sono rappresentati tutti i momenti salienti delle campagne militari dell'impe-ratore, tutte le scene cult, per dirla cinematograficamente. Altra analogia con il mondo di celluloide: quando Caracalla fece uccidere il fratello Geta, pensò bene di scalpellare via il suo nome dall'arco, sostituendolo con altre parole. Un comportamento degno di una primadonna, roba da Eva contro Eva. Tornando alle nostre Vacanze romane, cogliete l'occasione per concedervi una passeggiata al Foro. La scena dell'incontro avviene di notte e i romani sanno che, complice la luna, le rovine accrescono il loro fascino senza tempo. Vi avverto, però, che generalmente qui si incontrano sempre e solo tanti turisti, qualche centurione e parecchi gatti. Di Gregory Peck o Audrey Hepburn neanche l'ombra!

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Pink Via Margutta Joe Bradley abita al numero 51, in una piccola stanza con un'unica ampia finestra, all'interno di uno dei tipici palazzetti con cortili verdeggianti, scale e ballatoi che caratterizzano via Margutta. La scelta non è casuale: fin dal Seicento la piccola strada parallela a via del Babuino, è stata un ritrovo per stranieri in visita e soprattutto per artisti di tutto il mondo che venivano a Roma e che qui aprivano botteghe e ateliers. Non è quindi strano che il giornalista americano di stanza a Roma, abiti proprio a via Margutta, una sorta di piccola Montmartre ai piedi di un altro Sacro Cuore, l'istituto annesso alla chiesa francese di Trinità dei Monti. Oggi questa stradina seminascosta che rischia di passare inosservata, consente una brevissima passeggiata fuori dal tempo. Per una volta non si rimpiange, più di tanto, il passato: alla caotica strada che vediamo nel film, si è sostituita una tranquilla via chiusa al traffico, cosa che consente di girare distratti, con il naso per aria, curiosando nei cortili verdeggianti e nei negozi d'arte che sono rimasti. Visto che parliamo di cinema e film, è opportuno ricordare che al civico 110 hanno abitato anche Federico Fellini e Giulietta Masina: una simpatica targa in romanesco li ricorda sostenendo che, in quanto a bellezza, questa strada batte tutte le altre “perché è unica e speciale e ner monno nun c'è uguale!”.

Bocca della Verità Probabilmente una delle scene più famose del film è quella che si svolge alla Bocca della Verità. Qui Joe racconta ad Anna la celebre leggenda che rende questo faccione circolare una delle mete preferite dai turisti di tutto il modo: chi infila la mano nella Bocca e mente, viene morso oppure, nella versione più splatter, gli viene mozzata la mano. Ovviamente è solo una leggenda ma, al momento di mettere la mano nella bocca aperta del fauno barbuto, è facile provare, anche solo per un secondo, un brivido di timore. Il successo della Bocca della Verità è aumentato ulteriormente proprio in seguito al film. La cosa buffa è che, nella famosa scena, Anna fa la figura della credulona ingenua mentre la leggenda è legata ad una donna molto scaltra. Si racconta che in origine la pietra avesse il potere di stabilire se una donna tradisse il marito. Almeno fino a che la moglie di un giovane patrizio e il suo amante, non misero in atto un ingegnoso stratagemma. Quando il marito cornuto stava per sottoporre la sospetta fedifraga alla prova della mano, il giovane amante si fece largo tra la folla per baciare la donna sulla bocca. Così, quando l'adultera scaltra giurò di non aver mai baciato nessuno all'infuori del marito e di quel giovane pazzo, ebbe salva la mano. Si dice che la Bocca, offesa dal raggiro, decise di andare in pensione. È piuttosto raro che un romano, superati i sei anni, si metta in fila con i turisti per fare questa

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Galleria Colonna La dolceamara scena finale del film, quella del mancato happy end (non è uno spoiler perché spero abbiate seguito il suggerimento di vedere il film), si svolge in una delle splendide sale della Galleria Colonna. (Per dettagli sulla Galleria e sul Palazzo, vedi Giornata nei Palazzi-Terza Parte). Passando da un principessa immaginaria ad una reale, nel palazzo si trova l'appartamento della principessa Isabelle, venuta in Italia dal Libano negli anni Venti per

sposare il principe Marcantonio Colonna. Colta e raffinata, Isabelle dava grandi ricevimenti per l'alta società della capitale mentre apriva il suo appartamento solo agli amici più stretti. Impreziosito da opere d'arte, oggi è conservato esattamente come quando la padrona di casa era in vita. Tutto è rimasto come lei lo aveva disposto: il baldacchino con lo stemma di famiglia, l'orologio notturno dipinto, la consolle decorata e le numerose vedute di Vanvitelli. Ma il fascino di questo luogo è dato soprattutto dalla completa assenza del tempo che sembra essersi fermato all'epoca dei principi e delle principesse che, a pensarci bene, quasi mai sono felici, tranne nei cartoni della Disney. La protagonista del nostro film non fa eccezione, come dimostra l'audace finale, caso rarissimo di unhappy end in una commedia romantica hollywoodiana. Il bianco e nero della pellicola non rende merito alla fastosità barocca di Palazzo Colonna, la cui ricchezza fa da contrasto all'ultima emozionate scena del film, quando la macchina da presa accompagna la camminata solitaria di Joe Bradley ormai consapevole che la vacanza romana è davvero finita (lo spettatore non ne è ancora convinto e sotto sotto spera fino all'ultimo che la principessa scelga l'amore). La galleria Colonna è aperta tutti i sabati dalle 9,30 alle 13, 15. L'ingresso è in via della Pilotta. Per tutte le informazioni www.galleriacolonna.it

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pantomima, però è una pratica che fa tornare bambini, è un gioco e qui stiamo giocando. Già che ci siete, entrate nella bella chiesa romanica di Santa Maria in Cosmedin, sotto il cui portico è alloggiato il famoso mascherone. Confesso che, ogni volta che passo davanti alla Bocca della Verità e vedo la lunga e paziente fila di turisti in attesa, mi viene il perfido istinto di rivelargli che stanno per mettere la mano nel tombino di una fogna, la Cloaca Massima. Ma poi mi trattengo, perché sarebbe come dire ad un bambino che Babbo Natale non esiste e non mi permetterei mai di infrangere un sogno, non la voglio questa responsabilità (anche perché, personalmente, dal trauma di Babbo Natale ancora non mi sono ripresa). Vediamola così: Roma è talmente magica o “fregnacciara” che anche un tombino può diventare il simbolo della verità. O che, a volte, la verità è alla fine di una fogna.


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MAGAZINEITALIA

Cosa si nasconde dietro la realizzazione di un romanzo: consigli professionali con glamour

Dietro le quinte (di un romanzo) a cura di Alessandra Penna

FOTO ARCHIVIO LIFE 1955

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02 di Alessandra Penna

02: ESISTONO REGOLE?

TI RACCONTO una storia C

oncludevo il primo dei nostri appuntamenti dicendo che lo scrittore è un creatore di mondi e che il lettore, per suo tramite, ha il privilegio di scoprirne tanti e diversi. Dicevo anche che questa creazione non può essere priva di regole, non se l'intenzione di uno scrittore è quella di raggiungere un altro da sé che è il lettore. La sera del 5 luglio mi trovavo a Viterbo in occasione di Caffeina e ho avuto modo di ascoltare David Grossman pronunciare queste stesse parole: «Lo scrittore è un creatore di mondi, descrive mondi». Alcune delle cose dette in quello splendido intervento le ritroverete nei nostri prossimi incontri, talmente le ho trovate condivisibili e adatte a questa nostra piccola rubrica. Ma torniamo a noi. Il lettore – dicevo sempre nel primo di questi articoli – dovrà riuscire a muoversi in

questo mondo. Potrà sentirsi perso perché l'autore avrà deciso di sottrargli improvvisamente le coordinate, provocando in lui spaesamento e smarrimento, ma quelle coordinate, lo scrittore le avrà a un certo punto fornite.

Non si impara a

scrivere, ma si

può diventare senz'altro scrittori migliori.

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Pink Come è possibile farlo? Cos'è che consente di capire quale sia la via sulla quale lo scrittore vuole che il lettore si incammini? Che cosa gli indica il sentiero? Mi sono convinta, in questi anni, leggendo scrittori affermati e aiutando quelli che non lo erano a emergere, che si tratti della struttura. Quando parlo di struttura penso a uno scheletro. A ciò che potrebbe rimanere di una storia se la scarnificassimo, se lavorando per sottrazione togliessimo tutto ciò che non è “assolutamente essenziale”. Arriveremmo a un'ossatura, a delle fondamenta – se preferite – ovvero al sostrato (quod substat) che sorregge tutto il resto. Mi rendo conto che potrebbero ancora sembrare, le mie, parole troppo vaghe: cos'è esattamente questo scheletro/ossatura, sostrato? Potrei rispondere che è l'idea che lo scrittore ha del suo romanzo o, ancora più esplicitamente, la consapevolezza di ciò che intende dire. Parlo di consapevolezza non a caso. Perché credo che un buon romanzo non sia – come spesso si tende a

pensare, soprattutto tra chi si avvicina alla scrittura – frutto di ispirazione momentanea, di accensione dello spirito creativo. Non dico che in alcuni rari e felici casi questo non accada, ma per la maggior parte – anche per i migliori scrittori – penso si tratti di tutt'altro. Troppo spesso – forse per quel pregiudizio di matrice crociana e gentiliana che relega le scienze a pseudoconcetti – siamo portati a credere che la narrazione sia il regno in cui dominino fantasia, immaginazione, scintille e accensioni. Ma sono sempre più convinta che, se narrare è tutto questo, certamente è anche e senza dubbio schema, struttura, rispetto di alcune geometrie e proporzioni. Numeri, in qualche modo. (Per questo e non per altro un editing su un testo non dovrebbe poter differire diametralmente da un altro: ma su questo torneremo). E allora, tu, scrittore che ti accingi a scrivere, sai che cosa vuoi dire al lettore? Sapresti tracciare una mappa del percorso che lo stai invitando a

Solo se lo scrittore è consapevole della propria storia, il lettore non correrà il rischio di perdersi

Lo scrittore è un creatore di mondi, descrive mondi. David Grossman


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sentirà, si porrà la domanda e se non troverà una risposta rimarrà insoddisfatto. Su questa struttura – pensate ai rami di un albero, se l'immagine è più evocativa – cresceranno microstorie, si creeranno ponti, proprio come le fronde, le gemme e i fiori di una pianta, senza i quali il romanzo non potrebbe vivere. Non sarebbe quel romanzo. Ma quei rami sono la sua natura principale, ciò che rende quel romanzo unico e irripetibile. Nel consueto box, trovate questa volta l'incipit di L'arpa d'erba, di Capote. Se avrete voglia di leggerlo per intero, capirete che in quelle tre righe c'è l'idea e la struttura del romanzo. Non lo sapete, come non lo sapevo io all'inizio. Ma quell'idea vi guiderà nella lettura. E, giunti alla fine, ricorderete che l'autore vi aveva detto qualcosa di importante, proprio in quell'inizio. Adesso non ci resta che articolarla, questa struttura. Ma questo, se vorrete, cominceremo a farlo la prossima volta. A presto!

intraprendere? Sei consapevole, partendo da A, di come arrivare a B, C, D…? La tua idea può rimanere nella tua testa, può sentire l'urgenza di tradursi in uno schema grafico che la rappresenti. In entrambi i casi, però, se ti viene sottoposta la domanda: cosa stai scrivendo?, io credo che dovresti essere in grado di rispondere utilizzando tre frasi. Dieci righe se preferisci. Solo se lo scrittore è consapevole della propria storia, il lettore non correrà il rischio di perdersi (che, tradotto in altre parole, vuol dire stancarsi di un libro, trovarlo noioso, privo di quella ragione che ci spinge a continuarne la lettura). L'idea forte, una struttura collaudata sono ciò che permette al lettore di non mettere un piede nel vuoto. Deve sprofondare se lo scrittore lo vuole, ma non perché lo scrittore ha lasciato inavvertitamente un vuoto. Un personaggio in questa storia si è perso? Se il motivo è calcolato e risponde a un'esigenza della storia, il lettore non se ne accorgerà nemmeno. Altrimenti, invece, lo

AL PROSSIMO NUMERO! ​

«Quando ho sentito parlare per la prima volta dell'arpa d'erba? Molto tempo prima di quell'autunno in cui andammo ad abitare sul sicomoro. In un autunno molto remoto, dunque; e certo fu Dolly a parlarmene, perché nessun altro avrebbe pensato a quel nome: arpa d'erba.» Truman Capote, L'arpa d'erba, Garzanti 2001.

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In ogni appuntamento vorrei proporvi un passo di un romanzo o di un racconto, che trovo semplicemente bello. Senza dilungarmi a spiegarvi il perché. Sperando sia evidente!



Pink|F&Lit

AUDREY I rapporti umani sono disgregati. Parlo in particolare di quelli tra uomini e donne. Rinchiusi in gabbie mentali intelligenti, ci sono ma non si fanno vedere dando l'illusione della libertà. Avete mai provato a fermare una donna in strada? No, non parlo di quelle ai lati delle strade di periferia in vestiti succinti, ma di quelle che incontrate in contesti quotidiani, un Mc Donald's, una l i b r e r i a , u n supermercato (i cari vecchi supermercati che una volta offrivano, nelle ore opportune, numerose o c c a s i o n i d i conoscenza). Se ancora non lo avete fatto vi sconsiglio di provarci, potreste rischiare una denuncia per molestie. Ebbene sì, anche la più disinibita delle donne quella che il sabato sera si concede nei bagni del locale dopo l'ennesimo drink, reagirebbe con sdegno di fronte un approccio diurno. Tuttavia, potreste tentare con il computer, quella stessa donna infatti, se contattata su un social network nel modo giusto, potrebbe darvi accesso alle sue foto osé. A qualsiasi Benvenuti nell'era digitale. Ebbene sì, anche la più disinibita delle donne quella che

HEPBURN A colazione da Tiffany con un dolce mitico: il New York

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Cheesecake my love Cheesecake my love Cheesecake my love

Pink

Holly Golightly si sarebbe sicuramente deliziata affondando la sua forchetta in un morbido e ricco Cheesecake

di Sara Rania

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olly Golightly si sarebbe sicuramente deliziata affondando la sua forchetta in un morbido e ricco Cheesecake, e avrebbe probabilmente fatto lo stesso anche Audrey Hepburn che le ha prestato i tratti nel leggendario adattamento sul grande schermo del 1961 firmato (regia di Blake Edwards). Il suo corpo minuto che aveva sofferto in gioventù delle restrizioni alimentari imposte dal secondo conflitto mondiale in Europa, avrebbe amato quel dolce a strati che è diventato il simbolo della Grande Mela riproducendo la stratificazione sociale sulla quale si basa la struttura stessa della città e anche la storia della famosa attrice dalla precoce passione per la danza. Nata a Bruxelles da una ricca baronessa olandese e da un benestante irlandese, ma formatasi ai costumi popolari della working class attraverso un periodo trascorso in compagnia di una famiglia di minatori inglesi, la

Hepburn si portava nel sangue quell'affascinante mix di culture che da sempre caratterizza alcune grandi metropoli degli USA, come New York. Ed è proprio tra le grandi avenue che va in scena il suo tran-tran quotidiano di party e piccole manie osservato dal vicino aspirante scrittore. Un'agglomerato che vive ancora oggi a diversi livelli, incrostando su una base altamente evocativa e croccante tutto un tessuto distinto che si alimenta nel melting pot così ben descritto da Truman Capote nel più fortunato dei suoi romanzi. E così come le diverse comunità che compongono New York, il Cheesecake è un dolce ricco, ma semplice, facile da realizzare in casa con pochi fondamentali ingredienti (grazie alla nostra ricetta). Un simbolo democratico insomma, esportato ben oltre i confini della città e diventato un vero e proprio stendardo gastronomico con la sua morbida composizione. Icona urbana per eccellenza, da gustare nei caffè dall'allure post-industrial chic, il Cheesecake si fa strada e ritrova i sentieri della cioccolata all'arancia della famosa 'Colazione da Tiffany'. Tra il profumo fragrante delle sfoglie intrise di burro dei croissant e l'aroma del caffè, da sorseggiare rigorosamente in piedi camminando tra le strade del centro come amano fare gran


E al fascino vintage e croccante dello strato di biscotti appena descritto si aggiunge lo spirito terribilmente attuale della figura di Audrey Hepburn che resta inciso sui nostri abiti e nelle maniere ricercate e raffinate di certe damine. Perché a sognare ancora oggi copricapi a falda larga e luoghi guanti scuri (con i dovuti correttivi odierni) siamo in tante, come dimostra 'Volevo essere Audrey Hepburn' l'ultimo libro firmato Vanessa Valentinuzzi nel quale Viola, una delle trentenni protagoniste, riesce a vincere la sua proverbiale timidezza animando un singolare salotto letterario contemporaneo della capitale e lanciandosi nel sogno di scrivere sceneggiatrice di commedie romantiche grazie alla rubrica Il cappello di Audrey Hepburn inserita nella spregiudicata trasmissione televisiva A letto con Zazie http://www.newtoncompton.com/ebook/1701/vol evo-essere-audrey-hepburn Per godere appieno dell'atmosfera newyorkese tanto decantata nella celebre 'Colazione da Tiffany' vi invitiamo a fare un salto al sito dei poemi liberamente pubblicati da cittadini della metropoli statunitense http://www.poemsbynewyorkers.com/ 365 condensati urbani in rima (e non naturalmente). E per finire, dulcis in fundo, eccovi il coulis di decorazione. Quel mix dolce, quasi sempre a base di frutti rossi, che corona la crema con il suo bel contrasto violaceo e che in questo caso coincide con la ricetta ispirata a quella trovata al link http://www.foodnetwork.ca/recipe/classic-newy o r k cheesecake/12530/#23OZWKM4XrJd8pSz.99

parte degli abitanti e dei nuovi arrivati in città per integrarsi, spuntano candide volute di crema al formaggio. Un mito degno della favola moderna, che resta intatto e continua a perpetuarsi anche attraverso alcune opere recenti. Le occasioni per ripetere i gesti di questo mitico inizio di giornata sono ormai tante, come suggerisce 'Colazioni da Tiffany’ http://www.newtoncompton.com/ebook/1639/col azioni-da-tiffany l'ebook di Isa Grasso che rappresenta un vero e proprio vademecum essenziale per inoltrarsi alla scoperta dei luoghi dove riprodurre la magia di un primo pasto senza pari nella nostra bella Italia. Rotta su Roma, Milano, Cremona, Bologna, Venezia, Napoli ... per inebriarsi tra assaggi gourmet e canapè addentati raffinatissimi addentati in poltrona, conquistando tutti i presenti sempre con una tazza in mano e un bel pasticcino in punta di forchetta senza tradire la contemporaneità dell'insieme.

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Pink Paolo De Luca è un talentuoso e giovanissimo disegnatore napoletano. La sua passione per il pastello da vita a creazioni originali che sposano molto spesso il ritratto e si realizzano pienamente sia in punta di matita che dietro l'obiettivo. Ideazioni puntualmente condivise sui social network che godono di una popolarità crescente e riflettono una fresca visione dell'esistenza. Attualmente in formazione presso un liceo classico del napoletano, ama concedersi virate da globe-trotter che ne hanno ampliato notevolmente il bagaglio estetico. Da tener d'occhio! Ulteriori info alla pagina https://www.facebook.com/myart12345678910 ?fref=ts

A pagina 16 e apag 17 immagini di Paolo De luca

Testo Sara Rania. Tutti i diritti riservati. Si ringrazia per le immagini Paolo De Luca.

La ricetta del Cheesecake in versione Pink Ingredienti per la base 500 gr di biscotti (tipo digestive); 2 cucchiai di zucchero di canna; ¼ di tazza di burro fuso per la crema; 4 tazze di formaggio fresco spalmabile a temperatura ambiente; ¼ di tazza + 2 cucchiai di zucchero semolato 3 cucchiai di maizena; 2 cucchiaini di estratto di vaniglia; 2 cucchiaini di scorza di limone; 3 uova grandi + 1 albume; ½ tazza di panna acida; 2 cucchiaini di succo di limone Rivestire uno stampo a cerniera di carta forno e preriscaldare il forno a 180°C. Polverizzare i biscotti, mescolarli con il burro fuso e lo zucchero di canna e schiacciare il composto con un cucchiaio sul fondo dello stampo realizzando una base compatta. Cuocere per dieci minuti e lasciar raffreddare in seguito. Una volta freddo imburrare leggermente i lati dello stampo e passare alla preparazione del composto centrale. Alzare la temperatura del forno a 200°C, montare il formaggio con le fruste per renderlo morbido e aggiungervi poco a poco lo zucchero. Unire la maizena, la vaniglia e la scorzetta di limone. Continuare a montare aggiungendo a bassa velocità un uovo alla volta e i ¾ della panna acida. Versare l'impasto sulla base e lasciar cuocere a 200°C per dieci minuti, abbassare la temperatura a 100°C e cuocere per altri 25 minuti. Spegnere il forno e lasciarvi il dolce per ancora un'ora, avendo cura di aprire la porta dopo trenta minuti. Dedicarsi alla preparazione del topping di base mescolando il resto della panna acida con due cucchiai di zucchero semolato e il succo di limone. Spalmare sul dessert appena uscito dal forno e lasciar raffreddare completamente a temperatura ambiente, quindi far scorrere una spatola lungo la parete per staccare delicatamente i bordi. Lasciar raffreddare in frigorifero per almeno sei ore (meglio ancora se l'intera notte) prima di sformare, affettare e servire. Si conserva al fresco per massimo quattro giorni.

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Pink|Interviste

IGOR DRAGAR La disciplina della felicitĂ

di Cinzia Giorgio

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Modello, attore, regista: le mille sfumature di Igor Dragar Pink

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n Italia è conosciuto come testimonial di noti brand made in Italy, come Nutella, Cucine Berloni, Actimel, Fiat Freemont. Stiamo parlando di Igor Dragar, regista, modello e attore sloveno. Igor è nato in Slovenia nel 1970. A 19 anni ha fondato un gruppo di teatro, il Betontanc e ha cominciato con le performances del cosiddetto physical theatre, una sperimentazione artistica, che alcuni fanno risalire a Brecht e a Ibsen, e che consiste nel raccontare una storia attraverso il corpo dell'attore. Per dieci anni ha recitato, firmato coreografie e girato in tutto il mondo, fino a quando nel


Pink 2008, ha cominciato proprio in Italia la sua carriera di modello. Grazie al suo passato di attore teatrale viene spesso chiamato come testimonial per gli spot televisivi, soprattutto nel nostro Paese. Igor non si è fermato all'apparenza nella sua vita raminga: si è infatti laureato in legge presso la University of Ljubljana, per poi cominciare a scrivere e dirigere film andando in giro per tutto il mondo. La vita lo ha portato a fare scelte non sempre facili e popolari, per via delle sue forti convinzioni e dei suoi saldi ideali. Racconta a PINK quanto l'amore, la gioia di vivere e il sentimento siano fondamentali per ognuno di noi. Quanto è importante l'amore nella tua vita? Dal momento che la vita è già di per sé complicata, ho la tendenza a semplificare tutto ciò che posso. Credo che il mondo dei sentimenti sia l'unico che si debba realmente coltivare e nutrire con cura. Perché? Be', la sfera affettiva è l'essenza della nostra vita terrena, sono i sentimenti a renderci felici o infelici. Fatta questa premessa, io ho deciso di dividere le mie emozioni in due categorie. Quelle positive, che mi rendono felice e che

cerco di coltivare il più possibile, e quelle negative. Quando, per cause di forza maggiore, sono attorniato dalla negatività il primo passo che faccio è di muovermi, di capire come poter contrastare la zona oscura e ritornare a essere felice, il più in fretta possibile. Perché più si rimane nella negatività più è difficile uscirne. Per quanto riguarda l'amore… la parola "Amore" riguarda un'ampia sfera di emozioni positive e implica che si lavori molto per raggiungere un equilibrio armonico. Bisogna essere in un certo qual modo disciplinati se si vuole mantenere la felicità e non bisognerebbe mai confondere l'amore con l'innamoramento. Credo che il più grande errore in cui si possa cadere sia di essere convinti che l'amore, quando arriva, resterà immutato per sempre. Non è così. Bisogna faticare per essere sempre degni dell'amore anche perché è la vera essenza della vita. Qual è la fonte di ispirazione nel tuo lavoro di regista, di attore e di sceneggiatore? Se ami il tuo lavoro i tuoi canali della percezione sono aperti e le idee arrivano quasi da sole. Se poi riesci a conciliare l'amore per il lavoro, l'entusiasmo e l'arrivo delle idee con

Nelle foto, Igor Dragar


Pink|Interviste una buona dose di curiosità (che tutti abbiamo ma che tendiamo a perdere quando diventiamo adulti) allora non ci sono limiti alla creatività. Certo, prima di tutto bisogna trovarsi in uno stato di serenità psicologica per essere creativi al massimo livello. Spesso leggo di poeti che, nonostante vivessero in condizioni precarie e miserabili, riuscivano a creare capolavori assoluti. Per me non è così e mai lo sarà. In Italia sei noto per via della tua partecipazione a molti spot pubblicitari. Ti piace lavorare in Italia? Cosa ti piace del nostro Paese? Mi piace lavorare con i professionisti. I migliori lavori vengono dalla collaborazione di tutti e dal credere fermamente in ciò che si fa. Quando poi ci crede anche chi lavora attorno a te si lavora al meglio. Ci si può concentrare ognuno nel proprio campo e il risultato è garantito. Sono stato molto fortunato nei progetti a cui ho lavorato in Italia. Perché ho lavorato con grandissimi professionisti. innegabilmente la società che ci circonda. Io credo fermamente che ci si debba creare una microsocietà attorno, una sorta di mini fortezza, per potersi sentire al sicuro e per poter vivere sereni. Bisogna avere un partner che ci supporti e degli amici a cui voler bene. Queste, per me, sono le premesse fondamentali senza le quali non ci può essere la felicità. Nessun compromesso, dunque. Se hai costruito una fortezza di affetti intorno a te, riuscirai anche ad affrontare le battaglie che la vita ti impone di combattere. Riguardo ai piaceri della vita… le mie preferenze sono quelle di base. Buon cibo, ottimo sesso, molto sport, e l'opportunità di essere creativo. Non necessariamente in quest'ordine. Ovvio. Che libri ti piace leggere e perché? C'è un libro che ti ha colpito particolarmente, un libro del cuore a cui sei affezionato? La vita senza la lettura sarebbe noiosa e spenta. Quando ero bambino e dovevo andare

bisogna trovarsi in uno stato di serenità psicologica per essere creativi al massimo livello Potrebbe sembrare una generalizzazione, ma avverto nel profondo che gli italiani sanno come godersi la vita. Buon cibo, arte e bellezza sono l'essenza della vita e portano gioia e felicità nonostante lo stress della vita di oggi. Ho la forte impressione che tutti gli italiani siano ottimi cuochi… se siete mai stai in Inghilterra o in Belgio sapete bene a cosa mi riferisco (ride). Qual è la cosa che ti dà più soddisfazione nella vita? Uno degli aspetti fondamentale della vita è

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Pink a dormire, mi piaceva leggere di nascosto sotto le coperte con una torcia elettrica in una mano e un buon libro nell'altra. L'arrivo del Kindle è stata una benedizione! Ora non viaggio mai senza il mio Kindle e non devo pagare una fortuna per l'eccessivo peso del mio bagaglio (di solito pieno di libri). Posso leggere al buio, cercare sul dizionario le parole… tutto questo solo con un click. Il paradiso per i fanatici della lettura come me! Inoltre, è splendido quando io e la mia ragazza leggiamo lo stesso libro e ci confrontiamo lanciandoci in appassionate conversazioni. La lettura aiuta a mantenere saldo un rapporto, ne sono certo. Per quanto riguarda il genere letterario… fin da bambino sono sempre stato un lettore appassionato di romanzi di fantascienza e lo sono tuttora. Mi piace anche leggere altro, come per esempio libri sulle neuroscienze. Mi piace leggere sei-sette libri allo stesso tempo e a seconda del mio umore. Ora, per esempio, sto leggendo contemporaneamente la saga fantascientifica "House of the suns" di Alastair Reynolds, "Martian" di Andy Weir (SF), "Hitler" di Ian Kershaw (una biografia), "A Billion Wicked Thoughts" di Ogi Ogas, "The Tell-Tale Brain" di V.S. Ramachandran... La tua carriera è cominciata con il lavoro di fotomodello e modello. Quanto è importante per te mantenere la forma fisica? Mi piace paragonare il corpo umano a una macchina, che trasporta un prezioso carico, che è la nostra anima. Sebbene il corpo sia “solo” un contenitore dell'anima ce ne dobbiamo prendere cura. Sembra scontato, certo, ma molte persone non badano a se stesse quanto alla loro auto! Triste ma vero. Per quanto mi riguarda, più invecchio e più sto attento a ciò che mangio, a come mi muovo e agli sport che pratico. Come ho già detto, cerco di mantenermi sempre nella sfera delle emozioni positive. Essere fisicamente attivi e reattivi è un must per me, così pratico molti sport: lo sci, la vela, la boxe e ultimamente il tennis.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Se sei curioso e ti interessi un po' a tutto, non hai alcun ostacolo nella vita. quindi… mi guardo in giro. Devo dire che da un po' di tempo a questa parte sto scrivendo molto. La scrittura è il mio primo amore, che coltivo fin da quando ero un adolescente e scrivevo poesie. Avevo accantonato la scrittura ma ora è tornata a impegnare una buona parte della mia vita. Visto che sono attivo però nel campo la regia di film, la sceneggiatura e la stesura di copioni mi viene naturale. In Europa, ultimamente, i creativi non se la passano molto bene, così tra i miei progetti futuri c'è anche l'idea di andare via per qualche tempo… magari in un luogo più caldo, in un luogo in cui si senta solo il suono delle onde che si abbattono sugli scogli… so che sembra uno stereotipo, ma vi assicuro che posti del genere esistono eccome! Seguitemi…

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Pink|Lui

a cura di Sam Stoner

Audrey’s world

e

im a ’ t je

Bambole e foto di Susanna Bruni Mozzoni

Il mito di Audrey Hepburn vive anche nell’incantato mondo delle bambole. Le sole, forse, a saper riproporre il suo fascino...

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P NK MAGAZINEITALIA

Racconti che parlano di donne, di emozioni, di amori persi e ritrovati, di sogni

LE

DONNE

Per un giorno intero di Virginia Parisi La notte non mi fa pi첫 paura di Rosaria Russo Festa di compleanno di Mariangela Camocardi

a cura di Alessandra Bazardi

FOTO ARCHIVIO LIFE 1955

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Pink|Racconti

PER UN GIORNO INTERO di Virginia Parisi «Che stai facendo?» Lorenzo abbozza un sorriso, la bocca incurvata, il braccio nudo alzato a proteggersi il volto. «Una foto. Sta' fermo, Capitano. Giù il braccio.» «Sto ancora dormendo.» Tenta di coprirsi la faccia con il lenzuolo, ma sta ridendo. «Spegni quell'affare.» Chiara intercetta il lenzuolo. Lo sposta. Solleva il braccio di Lorenzo e s'infila al sicuro nell'incavo della sua spalla. «Nemmeno per sogno. Ora guardami.» Lui apre un occhio, fissando la loro immagine sul display del cellulare. «Cosa ti sei messa?» Chiara indossa la sua camicia rossa. Il colletto le solletica uno zigomo pronunciato. Le labbra sono piene, ancora gonfie dei baci che si sono scambiati per tutta la notte. La pelle è rosea e levigata. Gli occhi celesti dal taglio particolare splendono di un calore che si accende non appena incontrano i suoi. «Ti spiace?» gli chiede. «Solo perché sei vestita.» I denti bianchissimi si aprono a illuminarle il volto. Un sorriso che lo lascia senza fiato per un istante.

«Davvero?» «Anche se nuda sei ancora più bella.» Si china a baciarle il collo. Il profumo della sua pelle è un misto di limone, camelia e sapone. Ma c'è anche un pizzico di sale. Lo sente sotto la punta della lingua. Prosegue fino a sfiorarle un orecchio, mordicchiandole il lobo. Le dita fanno scorrere la seta della camicia oltre le spalle. Ne rivelano l'ossatura minuta, perfetta, la linea Non gli è mai accaduto. Il cuore morbida della clavicola, la pelle si muove per conto proprio. vellutata delle braccia ora libere Non sa nemmeno che ore sono. dall'indumento. Le accarezza con i Non gli importa saperlo. Forse è la palmi aperti. Incontra i suoi polsi, prima volta che gli accade di non le mani che lo allacciano dietro al prestare attenzione alle lancette collo, sfiorandogli i capelli. dell'orologio. Esiste lei. E solo lei. Finalmente la sua bocca, sotto la E quel letto. La stanza immersa propria. Il suo sapore nella prima luce dell'alba. La loro meraviglioso. Una fitta ai lombi, prima notte insieme. repentina, non appena la stringe, i Click. suoi seni contro il proprio petto, La fotocamera afferra l'attimo. ogni millimetro Lo confina nei della sua pelle limiti di qualche bollente sulla sua. m e g a p i x e l . L o La fotocamera su di lei, rende indelebile. afferra l'attimo. fSii nchina o a farla «A questo stendere fra le rimediamo subito.» Lo confina nei lenzuola. Chiara abbandona limiti di «Capitano, non ti il cellulare da ho mai visto con la qualche parte. Si qualche barba» mormora mette seduta e megapixel sulla sua bocca. afferra il primo «La sento che mi bottone. Non pizzica la pelle.» smette di sorridere. Lorenzo si Ma gli occhi ora solleva appena, una mano sul suo sembrano più scuri. seno. La accarezza piano. «Nudo e «Conosco quei bottoni.» barbuto?» Lorenzo raggiunge le sue dita, le «Il mio Capitano del RIS.» Lei accompagna con lentezza, ridacchia e si inarca sotto la sfiorando la pelle che poco per dolcezza del suo tocco. «Ti terrò in volta si rivela in mezzo a tutto quel questo letto per altre ventiquattro rosso. «Questo colore ti dona.» ore.»

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Pink «Di noi» le soffia sulla bocca, baciandole le labbra. Lorenzo si muove, lento. Esce appena ed entra. Ancora e ancora. Impone il ritmo e poi rallenta, scaricando onde di puro piacere su ogni fibra del suo corpo. Cerca il nocciola brunito dei suoi occhi, li tiene inchiodati ai propri. Incatenati a un soffio dall'estasi. Fino a che entrambi sono avvolti da un'ultima intesa fiammata. Il cuore forse si è fermato da qualche parte. Non vuole saperne di tornare al suo posto. Lorenzo circonda Chiara con le braccia. Rotola di schiena con lei sopra. Il suo viso sul suo petto, il suo respiro in cerca del suo cuore. Lei sa dove trovarlo. «Rimani qui» gli mormora sulla pelle «Fermo dove sei.» «È un ordine?» «Sì, Capitano.» La sente ridere. «Sissignora.» «Potrei chiederti di ripeterlo.» «Ti amo.» La sente fremere. Poi si quieta. Lo avvolge con la forza delle sue braccia. Le braccia che hanno saputo aspettarlo. «Anche questo.» «Domani» le ripete mentre lei si solleva con il mento sotto le dita intrecciate sul suo petto. «Te lo dirò ancora domani.» Chiara lo accarezza con un sorriso che gli rivela tutto. Gli occhi brillano. Tutta la luce della stanza è nel suo sguardo. In tutto ciò che non gli ha ancora detto. Tutto ciò che il cuore di Lorenzo percepisce mentre sente battere quello di lei. A un soffio dal suo.

© Monica Ferzi

«Solo per vedere la mia mascella ruvida?» Fa scorrere il palmo sulla sua gamba che lo circonda, attirandolo ancora di più a sé. Rimangono un attimo senza fiato. In attesa. «Avrò la certezza che sei stato mio. Solo mio per un intero giorno.» «Lo sono.» «Non ancora.» Gli cattura la bocca in un bacio appassionato e urgente. La sua lingua lo scalda, rinsalda il suo desiderio. Sente il suo corpo fremere sotto di lui. Lei è calda, umida pronta ad accoglierlo. Una spinta decisa e il tempo si ferma. «Ora lo sei.» Lorenzo reprime il desiderio di muoversi. Rimane fermo, così dentro di lei. È un tormento squisito, uniti come sono. «Solo mia per un intero giorno.» Chiara sorride, le sfugge un gemito soffocato. Le sue dita si aggrappano a lui. La fronte contro il suo mento. Lo stringe ancora di più, decisa, impavida. «Chissà se rimarrà qualcosa di me, dopo.»

VIRGINIA PARISI Nasce nella suggestiva Piazza Armerina e vive da oltre un trentennio tra le belle colline del Monferrato. Sposata, madre di una bimba, si divide tra la famiglia, il lavoro di fotografa e la sua passione per la scrittura.

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Pink|Racconti

LA NOTTE NON MI FA PIU’ PAURA di Rosaria Russo Odio la notte, non la sopporto, perché tutto quello che al mattino appare semplice e limpido diventa terrificante all'imbrunire. Ma quella volta ero ancor più tesa del solito. Stavo guardando fuori della finestra, erano ormai passate le undici e le uniche luci che si scorgevano appartenevano alle automobili oppure agli appartamenti nei palazzi adiacenti; avrei voluto stendermi sul divano e guardare la televisione, ma non potevo, gli occhi di Rob, giganti, indifesi e bisognosi di attenzione, mi obbligavano ad altri progetti. Era un cane piccolo e peloso, un incrocio tra due razze, e aveva un assoluto bisogno di uscire. Un regalo di Natale dei miei genitori. «Ti farà compagnia vedrai, e soprattutto ti difenderà» era stato il commento di mia madre. Lei ne era convinta. Fosse stato un pastore tedesco, lo avrei capito, ma un cucciolotto peloso.... eppure lei era fatta così!

Ormai era quasi un anno che avevo deciso di vivere da sola: era il momento giusto, a 27 anni, un lavoro di pubblicitaria che mi gratificava, non potevo continuare a stare in casa con i miei, era giunta l'ora di spiccare il volo. Tuttavia fin da piccola avevo il terrore di dormire da sola. Per questa ragione quando ero venuta ad abitare in questo appartamentino, al terzo piano di un palazzo molto tranquillo,

Fin da piccola avevo il terrore di dormire da sola 26

dormivo con la luce accesa. Lentamente mi ero abituata. Poi mia madre aveva pensato bene di regalarmi Rob. «E va bene, ti porto a fare il giro, ma sia chiaro non ci allontaneremo molto.» Sembrava che mi capisse. Gli volevo un gran bene, così scendemmo di corsa i tre piani e poi ci avviammo lungo la strada. In una decina di minuti arrivammo a destinazione e poi vi avviammo


Pink verso casa. A un certo punto però sentii una presenza, non riuscivo a capire cosa fosse o di chi si trattasse, eppure avvertivo di non essere sola anche se a quell'ora di persone che giravano ce n'erano poche. Camminavo a passo svelto, nonostante Rob facesse di tutto per costringermi a rallentare, non voleva tornare a casa e si capiva chiaramente. Io però iniziai ad agitarmi perché avevo avvistato un'ombra. La scorsi con la coda dell'occhio, la vidi muoversi attraverso il muro, andava nella mia stessa direzione, ma non avevo il coraggio di girarmi per scoprire di chi si trattasse. Avevo una paura enorme, e poi, come se non bastasse, non c'era nessuno in giro, nemmeno un'auto che per errore percorresse quella strada. Abitavo in una zona periferica, per cui era normale, arrivati all'ora di chiusura dei negozi, non incontrare nessuno. Continuavo a percorrere il tratto anche se mi sembrava che fosse infinito, il mio palazzo mi pareva lontanissimo. La cosa più strana era che l'ombra continuava a seguirmi, ma non faceva nulla, insomma se avesse voluto aggredirmi avrebbe potuto farlo tranquillamente, e invece camminava lentamente, non sapevo se lo stesse facendo di proposito o no. Aveva un'andatura così strana, sembrava zoppicare. Stavo giungendo a casa e, mentre da un lato ne ero più tranquilla, dall'altro, pensai che era proprio quello che lui stava aspettando: farmi credere di essere al sicuro e magari colpirmi alle spalle. Tremavo e, non appena arrivai al portone, come un classico dei film dell'orrore, mi caddero le chiavi. Rob abbaiava e l'uomo mi raggiunse. Io ero sicura che la mia vita stesse per giungere alla fine, invece mi disse: «Non si preoccupi signorina, ecco le chiavi, apro con le mie il portone». Cosa? Quell'uomo abitava nel mio palazzo? Mi girai per ringraziarlo e lo vidi, era sulla trentina, aveva due occhi verdi e luminosi, insomma uno di quegli tipi che farebbero perdere la testa a chiunque. «Sa, mi sono slogato una caviglia giocando a calcio, così zoppico e faccio quasi paura per come cammino male; qualcosa mi dice che l'ho spaventata, avrei voluto dirle chi ero ma poi non sapevo come avvicinarmi, ogni volta che acceleravo, lei sembrava quasi correre per evitarmi. Comunque io sono Antonio.» Mi porse la mano e io gliela strinsi cercando di non far vedere come stesse ancora tremando. «Mi deve scusare, le sarò sembrata una paranoica, ma non ricordo proprio di averla mai vista in questo palazzo.» «Infatti è così, sono arrivato da una settimana, abito al quarto piano, dove prima abitava la signora

Ramieri.» Ma certo, che stupida, a pensarci bene avevo già visto quel ragazzo, era successo una mattina mentre scaricava scatoloni e lo avevo scambiato per un fattorino. Invece era un nuovo condomino! Dopo aver parlato un po' salimmo in ascensore insieme. «Abiti con il tuo fidanzato?» mi chiese. Domanda retorica, pensai, forse gli interessavo. «No, non sono fidanzata, abito sola da circa un anno e per avere un po' di compagnia i miei hanno pensato di regalarmi questo adorabile cagnolino. Scusa, non ti ho nemmeno chiesto se ti desse fastidio entrare in ascensore con lui.» «Figurati non dirlo nemmeno per scherzo, io adoro i cani.» Arrivammo al terzo piano, ma si vedeva che lui non voleva congedarsi da me. «Stavo pensando una cosa, dato che sei una ragazza sola e non è proprio l'ideale uscire di sera, qualche volta potrei accompagnarti io.» Che carino, mi stava invitando a uscire insieme, ma avendo paura di un rifiuto usava il cane, come scusa. Era proprio tenero. «Certo perché no, soprattutto quando sono tesa, volendo potrei venire a bussarti e potremmo scendere insieme.» «Non se ne parla, da vero gentiluomo, se ti andasse di portare il cagnolino a fare un giro e volessi la mia presenza potresti farmi uno squillo e io scenderei a prenderti.» «Sarebbe carino» dissi, «ma per farlo dovrei avere il tuo numero. «Certo, che stupido.» Estrasse dal taschino un biglietto da visita, e me lo porse. Ci salutammo e poi entrai in casa, ero un po' stranita e guardai il cartoncino che avevo tra le man. Si chiamava Antonio Santi ed era un pediatra. Sono passati due anni da quella sera e da un anno viviamo nello stesso appartamento. Ora la notte non mi fa più paura.

ROSARIA RUSSO Rosaria Russo è nata nel 1986. Collabora con diverse testate e blog. Dal 2012 è giornalista pubblicista. E' sposata e ha un bambino di 7 mesi.

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Pink|Racconti

FESTA DI COMPLEANNO di Mariangela Camocardi

E

dwin Sloane, conte di Hereford, inarcò un sopracciglio e si sporse fuori dal finestrino della carrozza. «Perché ci siamo fermati?» chiese al cocchiere. «Sono atteso al mio club e detesto giungere in ritardo.» «La strada è bloccata da un corteo di manifestanti, sir. Sono... ehm, quelle suffragette che imperversano da qualche tempo» lo informò l'uomo. «Di nuovo?» Edwin strinse le dita sul bastone da passeggio e smontò per dare un'occhiata. Il cielo era solcato da nubi plumbee e la pioggia si era intensificata, ma non era un deterrente atto a scoraggiare le scalmanate che marciavano risolute su Buckingham Palace con quei loro cartelli a lettere cubitali che rivendicavano pari diritti con gli uomini. «Assurdo!» borbottò irritato. Gli uomini erano uomini e le donne un'altra cosa. Non bastava loro un marito e dei figli, come scopo nella vita? «Torniamo indietro, sir?» La bombetta di Gideon grondava acqua e anche il suo elegante cilindro

rischiava di rovinarsi. «Ma niente affatto, dannazione! Prosegui e costringile a tirarsi da parte. Sono loro a intralciare me e la mia vettura, non viceversa.» Edwin scrollò la corta mantellina dell'elegante soprabito e rientrò nell'abitacolo. Jack e altri amici lo aspettavano per giocare a carte e presentarsi oltre l'orario fissato non era nel suo stile. Il veicolo ripartì procedendo a una discreta andatura per un breve tratto, suscitando una scia di acute proteste femminili per la spericolata manovra. Gideon tirò dritto come gli era stato ordinato. Sfortunatamente transitarono su un'enorme pozzanghera, schizzando fango e acqua sporca sulle petulanti signore dirette alla reale residenza di

Un vero gentiluomo cede sempre il passo al gentil sesso

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Queen Vittoria. Echeggiarono strilli d'indignazione che fecero sogghignare Edwin e indussero Gideon a rallentare, e poi a fermarsi del tutto. A quel punto qualcuno spalancò lo sportello e prima che il suo occupante potesse rendersi conto di cosa stesse succedendo, una giovane donna con in testa un cappellino bagnato e ormai floscio, i ricci corvini gocciolanti e gli abiti inzaccherati, infilò il busto nell'abitacolo, lo squadrò furente e lo colpì a più riprese con l'ombrello, infradiciando anche lui. «Screanzato!» lo insultò la sconosciuta. «Un vero gentiluomo cede sempre il passo al gentil sesso. Mi avete inzuppato da cima a fondo poco fa, e non vi siete nemmeno preso il disturbo di scusarvi!» Lui era troppo sbalordito per avere la prontezza di reagire e rispondere qualcosa. Nell'istante in cui provò a farlo, l'erinni si ritrasse e gli sbatté lo sportello in faccia. Gideon stava intanto incitando i cavalli, innervositi dal trambusto, e finalmente la carrozza si rimise in


Pink moto, allontanandosi rapidamente dalla confusione creata dal corteo. Appena svoltarono l'angolo e seccato per l'accaduto, Edwin si esortò a calmarsi. Convenne, anche se controvoglia, che lei non aveva tutti i torti, e che la responsabilità per il piccolo incidente era esclusivamente sua. Comunque non poteva recarsi al club in un simile stato: il cilindro era miseramente appiattito e il vestiario era ridotto peggio. Infine, Edwin Sloan era un gentleman. Sospirando esasperato, batté il bastone contro il soffitto e Gideon arrestò immediatamente la pariglia. «Torno indietro a recuperare quella bisbetica e la portiamo a destinazione noi.» «Certamente, sir.» Il largo sorriso di approvazione del cocchiere disegnò un reticolo di rughe sul volto bonario di lui. Non camminò molto prima che la bellicosa suffragetta si materializzasse davanti al suo sguardo. Evidentemente aveva abbandonato le socie e le rimostranze sociali per andare a togliersi gli indumenti zuppi. Lei sollevò il naso all'insù con inaudita impertinenza, squadrandolo con il torvo sdegno di una duchessa oltraggiata. Edwin notò che aveva gli occhi più blu che lui avesse mai visto. «Chiedo venia per l'accaduto» esordì compito, «ma non si è trattato di un gesto intenzionale. Sono Edwin Sloane e vorrei riaccompagnarvi a casa con la mia carrozza, se me lo consentite.» «Vi rimorde la coscienza, eh?» lo provocò astiosa. «Vi assicuro che non è stato un boicottaggio contro di voi, miss...?» «Avevo un appuntamento importante e guardate in che pessime condizioni sono a causa vostra, accidenti!» Il tono di lei era acido. Lui strinse i denti sentendola imprecare. «Posso risarcirvi il danno.» «Ma come vi permettete?» La voce, oltre a una strana pronuncia, era aspra. «Non so che farmene della vostra miserabile elemosina!» E per la seconda volta gli sferrò un'energica ombrellata sul già malconcio cilindro. Poi ruotò sui tacchi e si eclissò con sussiego lungo il marciapiede, incurante di Edwin e degli allibiti passanti che avevano assistito alla scena. «Edwin mio caro, alla festa di questa sera parteciperà una mia compagna di collegio. Fiammetta Brandi è a Londra da un paio di settimane ospite di sua zia Giuseppina, che risiede nella zona di Green Park.» «Le porte del numero sei di Bloomsbury Square sono sempre aperte alle amichette della mia sorellina Henrietta, lo sai.»

Il largo sorriso di approvazione del cocchiere disegnò un reticolo di rughe sul volto bonario di lui «Oh, Edwin, ti voglio così bene! E Fiammetta ti piacerà. Non è nobile ma la zia di lei ha sposato il barone Colin Harley e, in qualità di madrina, ha provveduto alla retta della scuola che abbiamo frequentato insieme.» «Sarò più che lieto di conoscerla» annuì lui. «Scusa se ora ti lascio, tesoro, ma attendo l'amministratore con i resoconti delle rendite annuali.» Fiammetta si sventolò le guance accaldate. Si stava davvero divertendo al ballo in costume di Henrietta. Il fratello di lei, sir Edwin, era assolutamente l'uomo più affascinante che avesse incontrato. La maschera gli nascondeva la parte superiore del viso, ma i capelli scuri e la bocca generosa rendevano insignificanti tutti i giovanotti della buona società che erano intervenuti. Sir Edwin era stato preso d'assalto da un nugolo di ragazze da marito che se lo contendevano per una contraddanza o per un valzer. Ovviamente l'oggetto di quell'adulazione era imparziale nel concedersi loro. Henrietta stravedeva per il fratello. «Gli cascano nel letto quasi tutte» le aveva confidato mentre erano al tavolo del sontuoso buffet. «Che fa uno così, le manda via?» Fiammetta richiuse il ventaglio. Grazie al cielo sir Edwin non si era accorto di come lei lo stesse fissando. Lui calamitava talmente la sua attenzione da svuotarle la mente da ogni pensiero, inclusi quelli relativi all' indisponente aristocratico che tre giorni prima l'aveva ricoperta di fango da capo a piedi. Sollevando l'orlo dell'abito rinascimentale alla Lucrezia Borgia, decise di esplorare il magnifico giardino della dimora londinese degli Hereford. Con sua sorpresa, cinque minuti dopo si ritrovò

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Pink|Racconti

a fianco proprio il conte, che a quanto sembrava aveva bisogno di una boccata d'aria pure lui. «Vi piace la festa, signorina Fiammetta?» «Naturalmente» gli rispose con un sorriso intimidito. Lui la emozionava al parossismo e il cuore batteva frenetico mentre si inoltravano nel parco. «Vorrei sbarazzarmi della maschera, e voi?» «Grazie, non la sopportavo più, e d'altronde Henrietta non ha voluto sentire ragioni: “la maschera è di rigore”, mi ha detto perentoria. «Se posso osare, siete incantevole, e se tanto mi dà tanto...» Edwin rise e scagliò lontano il rettangolo di velluto, prima di girarsi a guardarla. Ammutolirono entrambi, riconoscendosi. «Dannazione, siete la scatenata suffragetta che mi ha preso a ombrellate!» «Non avrei mai immaginato che il fratello di Henrietta fosse un villanzone capace di offendere una signora» ritorse lei, sfidandolo a contraddirla con un'occhiata battagliera. Dopodiché gli snocciolò nelle orecchie tutta una serie di enfatiche rimostranze sull'emancipazione delle donne e sui diritti loro negati, agitandogli

Sopra, Edoardo Tofano, Donna con ventaglio (part.), collezione privata

per giunta il dito sotto il naso. Lui per un po' restò ad ascoltarla accigliato, senza poter intervenire. Così, per ridurla in qualche modo al silenzio, non trovò altro sistema che attirarla bruscamente a sé e baciarla. Quando la lasciò andare arretrò di un passo, forse temendo che Fiammetta lo schiaffeggiasse. Lei lo fissò in silenzio per alcuni momenti, l'espressione dibattuta. Poi emise un sospiro, gli cinse la nuca con le braccia e stavolta fu lei a cercargli la bocca con un bacio appassionato.

Lei lo fissò in silenzio per alcuni momenti, l'espressione dibattuta. Poi emise un sospiro...

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Pink L’autrice Pink|

di Alessandra Bazardi

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ariangela Camocardi è l’autrice romance di punta nell’odierno panorama letterario italiano. Nata a Verbania, vive e lavora a Intra. Ha pubblicato per grandi case editrici, tra cui Harlequin Mondadori e Leggereditore. Che cosa rappresenta per te la scrittura? Rispondo con una frase celebre di Coco Chanel: Sarà il cuore o sarà la testa ma so che è dentro di me. Io sono lei e lei è me, un dono che lentamente è emerso affinché ne prendessi consapevolezza. Una persona che ama scrivere lo fa quasi con abnegazione e lo fa anche se non riesce a pubblicare. Diventa dipendenza come un vizio, senza però effetti collaterali. Quali sono i tre romanzi che hanno segnato la tua carriera? Tempesta d'amore, Sogni di vetro, La vita che ho sognato. Se posso osare, ne aggiungo un quarto: Il talismano della dea. A cosa stai lavorando ora? Ai due prossimi romanzi di genere molto diverso tra loro, ma mi diverte molto misurarmi in questo tipo di cose. Forse l'ho già detto, ma per me le sfide sono assolutamente irresistibili. Cosa consigli a una giovane scrittrice che vorrebbe seguire le tue orme? Leggere, leggere e leggere. E rileggere anche quando il testo appare perfetto. Il computer sembra possedere il gusto diabolico di celare ai nostri occhi gli errori di battitura, perciò stampo ciò che scrivo e

Mariangela Camocardi

Quattro passi con l’autrice MARIANGELA CAMOCARDI

controllo sul cartaceo. Ovviamente occorre scrivere senza stancarsi di affinare espressività e stile. È implicito che l'umiltà e la capacità di mettersi in discussione sono prerogative indispensabili. Se le case editrici rifiutano il vostro manoscritto, un'obiettiva autocritica può fare solo bene. Il segreto per raggiungere i sogni e trasformarli in realtà non è piangersi addosso ma credere in se stessi. Bisogna perseguire gli scopi che ci siamo prefissi con perseveranza, disciplina e passione per un mestiere costellato di ostacoli. Poi nulla eguaglia la gioia che si prova nel momento in cui abbiamo tra le mani il nostro libro finalmente pubblicato.

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P NK MAGAZINEITALIA

Uno sguardo alle nuove uscite, ai classici e al mondo digitale delle letteratura al femminile

RECENSIONI Sophie Kinsella

a cura della Redazione

FOTO ARCHIVIO LIFE 1955

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Pink|Classic I love Shopping a Hollywood Sophie Kinsella Mondadori Recensione a cura di Corinne Savarese

Torna Sophie Kinsella e torna Becky Bloomwood e lo fanno in maniera esplosiva! I love shopping a Hollywood, il nuovo libro della serie I love shopping, vede una Becky che non sta più nella pelle, appena trasferita con la piccola Minnie nientemeno che a Hollywood, per stare al fianco del marito Luke che ha una nuova importante cliente, Sage Seymour, l'attrice del momento, di cui lui curerà carriera e immagine. Per Becky è un sogno che si trasforma in realtà, ed è più che comprensibile che sia molto gasata: è convinta infatti che d'ora in poi potrà dare una svolta decisiva al suo lavoro di personal shopper per diventare invece la personal stylist di Sage… e perché no, la stilista più acclamata e ricercata da tutte le star. E poi ci sono così tante cose da fare e da vedere! Per fortuna arriva a darle una mano Suze, la sua fedele amica di sempre, che decide di raggiungerla con Tarquin, il marito. Tra location alla moda, red carpet, centri di meditazione e yoga per multimilionari e set cinematografici, Becky non vuole perdersi niente, d'altra parte non esiste solo lo shopping, ma spinta da troppo entusiasmo finisce per complicarsi la vita alleandosi con la grande rivale di Sage. Luke non lo sa, naturalmente, e Hollywood non perdona. Ben presto Becky scopre che le cose non sono affatto come sembrano. Riuscirà ancora una volta a tirarsi fuori dai guai grossi nei quali si è cacciata? E non finisce qui, perché la Kinsella in questo libro, a mio parere superiore agli altri in stile e trama, riesce a tenere sul filo più storie contemporaneamente. Non sarà più solo lo shopping compulsivo di Becky il fulcro della vicenda, ma anche il suo forte desiderio di arrivare. La frenesia di entrare a far parte di un mondo che da fuori sembra tutto di stelle e arcobaleni, e allora la vedremo cadere nelle scene più imbarazzanti a cui Sophie Kinsella ci ha abituati e che noi amiamo per la loro ironia e paradosso. Vedremo un ritorno inaspettato e senza dubbio infelice, quello di Alicia la stronza dalle gambe lunghe - la ex assistente di Luke, che aveva provato a fargli le scarpe – con un'immagine tutta nuova e redenta. Sarà vera? Degna di fiducia? E di nuovo, vedremo un Tarquin in piena crisi d'identità che sembrerà rinascere a Hollywood e perdersi completamente, facendoci temere per Suze e la sua famiglia. E non tralasciamo il piccolo dettaglio del padre di Becky. Quello che all'inizio sembra un nonnulla, con l'incedere della storia, prenderà sempre di più, fino a divorare il lettore dalla curiosità di scoprire l'arcano che ha portato il padre di Becky ad abbandonare la moglie e correre a Hollywood, in cerca di un vecchio amico di gioventù. E così anche lui si perderà nei vortici di Hollywood. Questo posto, che sembra fagocitare chiunque arrivi, conquisterà il lettore con la sua magia, i suoi sogni, il suo sfarzo e i sotterfugi. Ultimo piccolo dettaglio… non lo svelerò per non rovinarvi la sorpresa, ma fate molta attenzione al finale, vi lascerà decisamente a bocca aperta!

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Pink|Classic

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BELIEVE IN PINK Audrey Hepburn: una moderna icona di stile

di Vanessa Valentinuzzi «I believe in pink». Credo nel rosa, ha detto in un'intervista Audrey Hepburn, aggiungendo poi: «Credo che ridere sia il modo migliore per perdere calorie. Credo nel baciare, baciare molto. Credo nell'essere forti quando tutto sembra andare per il verso sbagliato. Credo che le ragazze allegre siano le più carine. Credo che domani è un altro giorno e credo nei miracoli». In quest'affermazione dell'attrice icona di stile sia racchiuso il mistero del suo charme, semplice ma sofisticato, che continua a stregare le nuove generazioni, sconfiggendo lo scorrere inesorabile del tempo. In quest'epoca di eccessi, ostentazione della ricchezza e del proprio corpo, Audrey rappresenta ancora la Vera Diva che non si comporta da diva: elegantissima, un filo di eyeliner sugli occhi da cerbiatta, stile da vendere. Insomma, Coco Chanel incontra Hollywood. E non è un caso che in uno dei film che l'hanno consacrata alla storia del cinema, Colazione da Tiffany, Audrey indossi un little black dress (invenzione di Chanel) e un cappello a falda larga (Chanel iniziò creando cappelli). Audrey Hepburn è un modello di donna moderna – indipendente, intelligente, forte, sensibile (era ambasciatrice Unicef), professionale nel suo lavoro e talentuosa – al quale milioni di donne vorrebbero assomigliare. Una donna esile e (solo) all'apparenza vulnerabile, che suscita istinto di protezione negli uomini e ammirazione ed emulazione nelle donne. Ora, la domanda che vi starete ponendo è: Ma come ha fatto A.H. a diventare un'icona? Be', il fascino è inspiegabile – nella sua natura misteriosa risiede il suo potere seduttivo – ma proviamo ugualmente a capirlo attraverso qualche dato biografico. Nata in Belgio nel 1929, cresciuta fra Inghilterra e Paesi Bassi, l'attrice ha conosciuto gli orrori dell'occupazione nazista, vivendo di stenti per anni. Porterà sempre dentro di sé i segni di quel periodo, ma reagirà affrontando con forza le difficoltà. Dopo la guerra, grazie a un'organizzazione umanitaria che salva la sua famiglia, studierà danza e teatro e inizierà a fare i primi provini. Dietro ogni suo sorriso c'è la celebrazione della vita nonostante il dolore. E così la sobrietà, cifra del suo stile, il viso innocente e lo sguardo vispo conquisteranno Hollywood che nel 1953 la premia come miglior attrice con un Oscar per Vacanze romane. Ecco perché Audrey è un'icona di stile, perché dietro quell'eleganza, in ogni sua foto, il suo sguardo ci ricorda che dobbiamo «Essere forti quando tutto sembra andare per il verso sbagliato».

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Pink|Lettere

la posta di Paola

Picasso Patrizia, Perugia AMICI / NEMICI? Paola spero tu sappia darmi una risposta che io proprio non riesco a trovare. Ho frequentato per anni un uomo che potrei definire un “caro amico” anche se con il tempo si è trasformato in qualcosa di più importante. Abbiamo sempre parlato di tutto, siamo usciti molte volte e ci siamo sempre sentiti per telefono, conversando per ore. Pochi giorni fa mi ha detto che sta per sposarsi! Si tratta di una donna di cui mi aveva parlato tanti anni fa e che poi era scomparsa dalle nostre conversazioni. In realtà ha continuato a vederla di nascosto, nessuno ne sapeva nulla. Perché ha fatto una cosa del genere? Mi sento usata e delusa.

Teresa, Lecce RESISTERE O CEDERE ALLA TENTAZIONE? Gentile Paola, confido in lei per una risposta. Sto da un paio di mesi con un Fabio. È un ragazzo dolcissimo e pieno di attenzioni, mi rispetta al tal punto che quando siamo da soli per fare qualsiasi cosa mi chiede il permesso. Io sono sempre stata reputata molto seria, forse troppo. Ho sempre scaricato i ragazzi che miravano solo al rapporto sessuale, anche se mascherato da amore. Con Fabio, anche se siamo diversi caratterialmente si è creata una forte complicità. Il punto è che quando mi tocca mi sembra di essere in paradiso! È la prima volta che mi capita una cosa del genere (siamo sempre vestiti!). Non so però come comportarmi, da una parte sento un forte trasporto fisico ma io non voglio fare tutto e subito. Per fare l'amore infatti voglio aspettare minimo sette o otto mesi per avere la conferma di quello che si è creato tra di noi finora. Come devo comportarmi?

Cara Patrizia, dalla tua lettera non capisco se il tuo rapporto con quest'uomo si sia mai completato, o se sia rimasto a uno stadio platonico. Se è come presumo, a mio avviso significa che lui ti ha sempre e solo considerata un'amica con cui conversare piacevolmente, tenendo per sé le emozioni più profonde. Così facendo, non ha tradito un amore che non ti ha mai manifestato apertamente. Ha nascosto quello vero, forse intuendo che dicendoti la verità, ti avrebbe ferita e probabilmente persa. Temo che tu ti sia illusa e che non abbia mai avuto il coraggio di andare a fondo nel vostro rapporto. Un' amicizia, perché sia vera, richiede una sincerità maggiore. Purtroppo molti uomini e molte donne sono pusillanimi ed egoisti. Vogliono avere sia le scarpe che le pantofole perché fanno comodo entrambe.

Mia cara Teresa, apprezzo la tua serietà e il desiderio di realizzare un rapporto che coinvolga corpo, cuore e mente, ma il tuo proposito di aspettare sei-sette mesi per realizzarlo mi lascia perplessa. Se tra voi è nato l'amore e tu provi un forte trasporto fisico per lui, il momento magico si presenterà da solo, a prescindere dal calendario. Ma in tutto questo lui come si comporta? Aspetta timidamente che sia tu a fare la prima mossa? Non cerca l'intimità? Anche una persona timida, se nutre un profondo interesse per l'altro, sa creare dei momenti magici che favoriscano l'abbandono. Li desidera come li desideri tu. Non permettergli di accollare a te la responsabilità della scelta sia del momento che del luogo. Sono decisioni che vanno prese in due e che se il vostro rapporto è profondo, non tengono conto dei giorni, o dei mesi. 35


Pink Paola Picasso Scrittrice, saggista, traduttrice. Ha pubblicato oltre 200 romanzi con Mondadori, Penguin, Starbooks. Vive e lavora a Roma. Sul suo sito le ultime novità editoriali: www.paolapicasso.alte rvista.com

Potete scrivere le vostre lettere a redazione@velutlunapress.com

Rita, Albenga

CHE CONFUSIONE... SARA’ PERCHE’ LO AMO? Cara Paola, sono davvero confusa. Ho conosciuto un uomo molto affascinante, mi scrive spesso via sms, siamo già usciti un paio di volte. Purtroppo per motivi personali non sono potuta uscire le ultime volte. C'è stata una discussione nella quale mi ha detto che con me sta bene e gli piaccio ma non è riuscito a sbloccare quel sentimento importante che desiderava e che gli dispiace per me. Poi qualche giorno fa mi ha chiesto di uscire ancora. Cosa vuol dire? Io vorrei vederlo, mi piace ma sinceramente non ci capisco nulla. Cara Rita, nemmeno io capisco bene il comportamento di quest'uomo. Dopo alcuni messaggini, contatti aridi quanto la sabbia del deserto, e un paio di uscite insieme, si aspettava di sbloccare… che cosa? Un grande Amore incatenato a un palo? E dice anche che gli dispiace per te? Ma che piangesse per se stesso e per la sua mente ottusa! È lui che perde molto, non tu. Un uomo con scarsissima sensibilità, grande presunzione, poche idee e tutte tanto confuse non sarà mai un buon compagno. Spero che tu gli abbia risposto che hai altri impegni con persone che non pretendono che tu vada in giro armata di cesoie per spaccare i lucchetti di uomini imbranati.

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