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“Zelando lo... zelabile”

COLLABORATORI

S

ono Fausto, ho 32 anni, sono felicemente sposato con Lorenza e abbiamo una splendida bimba di 21 mesi di nome Elisabetta. Tutto iniziò il primo gennaio del 2002 quando decisi di iniziare bene l’anno: “Oggi che è una festa mariana ed è anche il primo giorno dell’anno mi iscrivo alla fraternita del rosario!”. Venni a casa da Messa, compilai il modulo ed imbucai... però aggiunsi anche una postilla: “sono un webmaster cattolico, se serve...?!” (il webmaster è colui che crea e gestisce un sito in internet - n.d.r.) Bene, direi che il resto lo lascio immaginare. Da lì è iniziata una fittissima corrispondenza con il Padre promotore (P.Mauro) e si sono “inanellate” una serie di attività impensabili e incredibilmente di successo. La chiave di tutto sta in quella nomina a Zelatore... sorpresi? Non per il “pezzetto di carta”... ma per il valore intrinseco che ha! Ci avete mai pensato? E’ una sorta di “affiliazione” alla famiglia Domenicana che non deve e non può lasciare indifferenti. Penso infatti che chiunque arrivi ad iscriversi ad una delle associazioni proposte, abbia dentro di sè la voglia di condividere con altri la propria devozione mariana pregando insieme. Da lì deve scattare PER FORZA il desiderio ARDENTE di comunicare anche alle altre anime ciò che si è scoperto per grazia: “L’Amore alla madre di Dio e alla sua preghiera del rosario è segno di predestinazione divina” (B. Alano de la Roche). Essere Zelatore “Domenicano” del rosario ci dà il modo di diffondere questo segreto anche agli altri e, ricordate, che “chi salva un’anima, salva se stesso” (S.Agostino). Mi si potrebbe obbiettare che una persona può fare questa divulgazione anche senza essere nella fraternita o senza essere Zelatore. Siamo attorniati da “pie anime” che mosse dalla più sincera generosità agiscono singolarmente ed individualisticamente... ma quanti “pericoli”: si inizia nella comunione di fede nella Chiesa, dalla quale si riceve, ritrovandosi poi a promuovere qualcosa di estremamente personale che si allontana inconsapevolmente sempre più dalla luce delle fede per ripiegarsi in un intimismo fideistico fuorviante e pericoloso... e che dire dell’intima e a volte arrogante “solitudine” in cui ci si ritira a causa degli immancabili smacchi... e ancora, quale contro-testimonianza l’assurgere come un assoluto, il ritenersi gli unici illuminati paladini di ciò che può e deve essere inteso e vissuto nel contesto comune di un’armonica duttilità che sfugge alla cocciutaggine, all’ostinazione ma soprattutto a quell’intoccabile protagonismo che riduce tutto alla visione del singolo. Ma è questo il modo con cui promuovere il santo rosario? Promuovere, cioè, qualcosa che è stato donato alla comunione che costituisce la Chiesa... e che è stato donato come comunitario! Essere Zelatore, per me, significa mettere a fattor comune quello che sono, donandolo

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