2 minute read

UN PRETE CONTRO LA CAMORRA di

Next Article
UN BULLO

UN BULLO

Giorgia Zecca

Sappiamo bene che le organizzazioni criminali che affliggono l’Italia non riguardano solo “cosa nostra”, la mafia siciliana, ma comprendono anche la camorra campana e la ‘ndrangreta calabrese, altrettanto tentacolari e violente Un grande esempio di legalità e lotta contro la criminalità organizzata campana, ancora oggi dopo quasi trent’anni, è sicuramente quello rappresentato da don Giuseppe Diana, don Peppe, sacerdote che ha pagato con la vita il suo impegno per estirpare l’influenza esercitata sui giovani e sui più deboli dai clan della camorra Il suo paese, Casal di Principe, dove nasce il 4 luglio del 1958, è la roccaforte del clan dei “casalesi”, che approfittano dell’abbandono di certi quartieri per offrire alla popolazione illusione di ricchezza e potere Giuseppe Diana entra nel seminario di

Advertisement

Aversa appena compiuti i dieci anni e qui consegue la licenza media e quella classica liceale. I suoi genitori facevano di tutto per toglierlo dalla strada di un paese difficile come Casal di Principe, così lui tornava a casa raramente Vince una borsa di studio e entra al Collegio Capranica di Roma, dove comincia a frequentare vari corsi di filosofia e teologia Però il richiamo per la sua terra è troppo forte: voleva tornare a casa e provò anche a lasciare il seminario, per poi tornarvi più convinto di prima, diventare sacerdote nel 1982 ed essere nominato parroco della parrocchia di San Nicola a Casal di Principe nel settembre del 1989 Don Diana, da scout, aveva un rapporto speciale soprattutto con i ragazzi. Accompagnava anche i malati nei viaggi a Lourdes ed era appassionato di calcio. I ragazzi lo seguivano perchè sapeva essere loro vicino Ma questo dava fastidio alla camorra, che della manovalanza giovanile si nutre Il forte messaggio lanciato dagli altari delle chiese della Foranìa di Casal di Principe a Natale del 1991, con il documento “Per amore del mio popolo” rappresentava un messaggio dirompente contro la cultura camorristica e criminale, e nasceva nel cuore di quella che lo stesso don Diana definiva la “dittatura armata” della camorra. I Casalesi non potevano tollerar- re, potrebbero diffonderlo tra i giovani Esistono anche i Diritti Civili fondamentali (ovvero gli articoli 14 e 30 della Dichiarazione dei Diritti Umani) che esprimono quanto sia importante la libertà, ma questi diritti quasi sempre non vengono riconosciuti nei confronti di chi non è cittadino italiano certificato. Concludo riflettendo su quanto possa essere ingiusto il mondo a volte, perché non dà a tutti gli stessi diritti e non riserva a ognuno gli stessi trattamenti, creando discriminazioni sia per il colore della pelle e talvolta anche per il Paese di provenienza, quindi almeno noi cittadini potremmo contribuire ,anche se in piccola parte, a rendere la permanenza dei migranti in Italia (e anche negli altri Paesi) meno pesante

Vogliamo Legalit

di Karol La Rocca lo Così il 19 marzo del 1994, sapendo che don Giuseppe arriva prima del solito in parrocchia, ad aspettarlo c’è un uomo che, appena lo vede entrare, si avvia verso la sagrestia e spara quattro colpi Don Peppe muore all’età di 36 anni Seguono tentativi per infangarne la memoria, ma nel 2004 la Corte di Cassazione condanna all’ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti quali coautori dell’omicidio, mentre riconosce come autore materiale dell’omicidio il boss Giuseppe Quadrano, condannandolo a 14 anni perché collaboratore di giustizia Il giorno dei funerali di don Diana il vescovo di Acerra pronunciò parole profetiche: “Il 19 marzo è morto un prete ma è nato un popolo” La sua voce infatti non si è spenta e il suo coraggio è diventato incitazione per tutti coloro che nelle terre di camorra hanno sete di verità e legalità

Una comunità che non si pone come principio fondamentale il rispetto - da parte di tutti - delle regole che si è data, non può definirsi società civile.

Che senso ha affermare che "tutti sono uguali di fronte alla legge", quando nella realtà la legge non viene poi applicata sempre e comunque? Da più parti non si fa altro che parlare di legalità ma, ciò nonostante, questa giornalmente viene calpestata da quanti, con il loro agire, rendono invece tollerante l'illegalità Chi non si oppone, non resiste, non si ribella e tollera o legittima l'illegalità, non è degno di vivere in una comunità, una società civile, uno Stato.

This article is from: