Metal Hammer Italia - 07/2016

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speciale e l l e D ia g o il r T a L Polpette Sanguinanti

di Francesco Ceccamea

In un certo senso è come vedere un romanzo sonoro che, da oltre vent’anni, milioni di fans realizzano già con la propria fantasia. Inevitabile la delusione, niente è più potente della fantasia di un fan! Se poi la sola cosa che gli Slayer riescono a trovare, come equivalente dei loro assalti anticristiani e le sardoniche demolizioni della morale corrente, sia un horror di serie Z (con tanto sangue e Danny Trejo) allora meglio lasciar perdere. A partire da “Repentless” (che assieme ai video di “Yoy Against You” e “Pride In Prejudice” forma una trilogia), le perplessità non fanno che morire in una palude di sconforto e depressione. Vediamo di capire i perché. Questo trittico arriva dopo undici video ufficiali della band. Rispetto agli altri non si tratta di una serie di sequenze suggestive usate come ornamento alla classica performance degli Slayer in simil-concerto, capite, qui si

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è voluto raccontare qualcosa! È un film, con attori, effetti speciali e lo sguardo autoriale di un regista vero, BJ McDonnell (cameraman del remake di Nightmare e firma del terzo Hatchet). Come parametro di partenza è proprio il gradasso slasher-freak del mostrone

c o n l’accetta a segnare lo standard di raffinatezza dell’intrattenimento a base di violenza estrema, viscere, “spremute de sangue” e sete di vendetta con cui in America gli sceneggiatori più cinici

giustificano da sempre le peggiori efferatezze e la pochezza narrativa delle proprie storie. Forse gli Slayer volevano fare appello al quindicenne che vive e regna nei vecchi fans maturi, oppure aggiudicarsi nuovi proseliti

tra la sfilza di “piantine nerd” cresciute nella serra dei social net. Di fatto, la saga del guercio che sbudella chiunque si metta tra lui e la cinepresa, sembra concepita da un ragazzino in overdose ormonale. Si capisce la voglia di buttarla in vacca,

di non prendersi sul serio e magari fare anche una parodia gore della lagnosa retorica-reality di “St. Anger” dei Metallica, ma qualcosa in tutto questo non funziona proprio. A poco valgono le frasi a effetto del sempre più gigione e pacioso Tom Araya (“è molto violento, molto stupido. Ma ok, la natura umana è così!”). Certo che è così, ma questi tre aborti di clip sono piuttosto scadenti e fin troppo innocui per tenere in piedi una metafora della razza di Adamo. E a proposito di quella, se c’è una chiave di lettura intrigante di questi tre video, sta proprio nel capovolgimento di pregiudizi razziali e politici che la band, non si sa quanto consapevolmente, decide una buona volta di ridimensionare, mandando all’aria una volta per tutte, le tradizionali accuse di simpatie hitleriane con cui ha sempre “speziato” la furia e l’icasticità del proprio affronto creativo alla morale comune.


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