Metal Hammer Italia 05/2017

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a I testi che ho scritto riguardano la mi ze vita privata, il mio passato di dipenden e dalle droghe, la lotta con i demoni ch in fondo è un tema universale... - marco aro Quando ci ritroviamo, magari anche dopo un periodo lungo che non ci vediamo, nulla è cambiato, tra noi c’è sempre un feeling fantastico.” L’impressione è dietro alla forza del nuovo album si nasconda altro. Chiedo quindi a Marco se è cambiato anche il mondo in cui è stata composta la nuova musica. “Tieni conto che il nostro precedente, ‘Exit Wounds’, lo avevamo messo in piedi scambiandoci dei tape a distanza via internet. Siamo stati molto più fortunati stavolta. Abbiamo avuto due differenti tour, uno con Arch Enemy e un altro con i Meshuggah. Così abbiamo avuto modo di suonare prima dei concerti nei momenti di pausa. È stato quindi un lavoro collettivo e con approccio molto più vicino a quello live.” Non è solo più potente, ma c’è anche una maggiore definizione nei suoni. Se prendiamo, infatti, in considerazione la title-track è possibile sentirci dentro tutti gli strumenti, persino il basso che spesso viene trascurato nelle produzioni death metal: “Gran parte del merito va al produttore Russ Russell. Quando abbiamo iniziato a completare la musica del nuovo album, abbiamo pensato che il risultato finale avrebbe dovuto essere qualcosa di duro, estremo, ma allo stesso tempo doveva risultare il più pulito possibile e un produttore di lunga esperienza come Russ, ci sembrava davvero perfetto per ottenere un risultato del genere. La produzione è uno di quegli aspetti cui abbiamo voluto porre parti-

colare attenzione.” Dietro alle molteplici interpretazioni possibili del titolo ‘Strength In Numbers’ domando ad Aro cosa si nasconda e se vi sia una connessione con i testi: “Viviamo in tempi particolarmente difficili e il titolo in qualche modo si riferisce alla necessità di cercare un’unità nella moltitudine. La nostra forza deve essere quelle di rimanere uniti. Non possiamo più isolarci. È quello a cui ci riferiamo con la forza dei numeri. Si tratta quindi, spero, di un messaggio positivo. Volevamo poi che la copertina ricordasse il passato con un manifesto di propaganda come negli anni ‘40, qualcosa di semplice, immediato e potente. Come la nostra musica. Per quanto riguarda i testi, invece, non potevamo raccontare ancora storie di serial killer, lo abbiamo già fatto. Quelli che ho scritto riguardano la mia vita privata, il mio passato di dipendenze dalle droghe, la lotta con i demoni che in fondo è un tema universale e può avere diverse interpretazioni. Pongo molta attenzione in realtà ai testi. Oggi si può scrivere di tutto, ma è mia intenzione mettere in risalto qualcosa che sia importante per me e per le altre persone.” Sposto l’attenzione del cantante svedese verso l’attuale scena musicale per comprendere, vista anche la sua esperienza di lungo corso, se sia cambiato qualcosa negli anni: “Oggi c’è più competizione ed è un bene. Ci sono molte più band che suonano e lo fanno a un buon livello. Allora

devi fare qualcosa di davvero speciale, non puoi creare un album nella media se vuoi essere ancora notato. Così devi migliorare sotto ogni aspetto... se non vuoi essere dimenticato. Nei The Haunted poi ci sono musicisti talentuosi che non vogliono di certo fermarsi, ma bensì progredire. Ed è una cosa sicuramente importante per stare al passo coi tempi.” Lo riporto al passato non poi così remoto dei The Resistance di cui faceva parte l’ex chitarrista degli In Flames, Jesper Strömblad. Come sospettavo si tratta di un terreno minato e Marco glissa piuttosto velocemente: “Purtroppo c’erano davvero troppe cose che non andavano allora. La situazione è andata peggiorando con il tempo. In realtà ancora oggi ascolto gli album che abbiamo fatto assieme e ritengo siano davvero grandi. Un peccato davvero, ma non c’erano allora le condizioni per andare avanti, troppi problemi.” Chiudo la conversazione cercando di scoprire le sue origini di musicista e ascoltatore, chiedendogli com’è nata la sua passione per il metal: “La prima band metal che ho mai sentito sono stati gli Iron Maiden. Poi ho ascoltato per tanto i generi punk rock e hardcore. Quindi la svolta, quando ho iniziato ad ascoltare gli Slayer, non avevo mai sentito nulla di così veloce e brutale come loro. Sono proprio gli Slayer con ‘Reign In Blood’ e i primi Morbid Angel ad aver dato il via al death metal e avermi avvicinato in fondo al genere.”

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