Manuela allo specchio

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Alfredo Formosa

Manuela

allo specchio


Indice generale CAPITOLO I - IL GIOCO DEGLI SPECCHI 1. Rifletto, quindi esisto .................................................................................. 7 2. Gli specchi di Manuela.............................................................................. 13 3. Le regole del gioco .....................................................................................20 CAPITOLO II - MA CHE STRESS... 1. Lo stress, il nemico numero uno..............................................................25. 2. Lo specchio dello stress ............................................................................. 31 CAPITOLO III - SONO RESILIENTE? 1. La resilienza, questa sconosciuta ............................................................ 59 2. Lo specchio della resilienza ......................................................................66 CAPITOLO IV - L’ETERNA GIOVINEZZA 1. Operazione anti-età ................................................................................... 95 2. Lo specchio dell’anti-aging..................................................................... 103 CAPITOLO V - VIVERE 1. Soddisfatti o rimborsati? ......................................................................... 132 2. Lo specchio della vita...............................................................................138

Tavola 1 - Ruota dello stress ...................................................................164 Tavola 2 - Ruota della resilienza ............................................................ 169 Tavola 3 - Ruota dell’anti-aging ............................................................ 173 Tavola 4 - Ruota della vita ...................................................................... 177

3. Grazie Manu!............................................................................................. 181 3

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PREFAZIONE È parecchio tempo che una domanda si è insinuata nei più profondi meandri del mio cervello e ogni tanto viene a trovare la mia sfera conscia e razionale portandomi a chiedere a me stesso: ma come saranno i personaggi del mondo dello spettacolo quando si guardano allo specchio? Detto così potrebbe sembrare che io non abbia problemi ben più seri e domande più complesse con cui turbare la tranquillità dei miei sonni. Ed è vero, se ho campato più di 50 anni senza avere questa risposta, e probabilmente, Dio volendo, potrei passarne altrettanti senza grossi contraccolpi psicologici. Però, se una curiosità ogni tanto prende il sopravvento su tutto il resto, avrà i suoi buoni motivi e tanto vale assecondarla! Naturalmente, quando dico guardarsi allo specchio non intendo la drammatica procedura che ci vede protagonisti appena svegli quando vediamo riflessa nello specchio del bagno una sorta di zombie che ricorda moltissimo la nostra foto sul passaporto. Intendo invece uno di quei momenti in cui ciascuno si ferma un attimo, mette da parte le proprie occupazioni e cerca di guardare dentro di sé. E questo succede più o meno a chiunque, studenti, operai, impiegati, professionisti, casalinghe. Ma chi per lavoro è impegnato a vivere una vita parallela alla propria interpretando personaggi, ruoli, copioni, come sarà quando si spoglia dei panni di attore, di attrice, show girl, presentatore, cantante e rimane da solo davanti allo specchio che riflette se stesso? Che cosa pensa, che cosa si dice in quel momento? È ancora quella persona sicura di sé, impeccabile e sorridente che siamo abituati a vedere in TV o a teatro, oppure, quando si spengono le luci del palcoscenico e le telecamere, ha anche lui le stesse preoccupazioni che abbiamo noi comuni mortali? Magari ha dei rimpianti sul passato, delle ansie per il futuro, aspetta tutto un giorno che arrivi un certo SMS. Avrà sicuramente dei sogni, delle aspettative, avrà dovuto affrontare delle situazioni difficili o drammatiche, avrà vissuto momenti di vera euforia, avrà amato. 5

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E poi un personaggio che ha avuto successo, e parlo di successo duraturo, non delle meteore cui siamo ormai abituati oggi, ha sempre un messaggio da trasmettere, qualcosa da insegnare, anche se lo fa inconsciamente, visto che ha comunque una marcia in più. Ma è arrivato al successo per bravura, o per tenacia, o per pura follia? Quindi, alla fine, non si tratta poi di una curiosità così stupida e fine a se stessa! Poteva avere il suo bel senso, con il solo problema che, per soddisfarla, avrei avuto per forza bisogno di almeno un V.I.P. del mondo dello spettacolo. Ne avevo conosciuti alcuni per lavoro, ma l’unica con cui ero rimasto in contatto e in ottimi rapporti era Manuela Arcuri, celebre attrice e show girl. La tentazione di brandire il cellulare e chiamarla era veramente forte. Ma che cosa le avrei proposto? Un’intervista? Mi avrebbe preso per folle, visto che mi conosce come legale e non come giornalista. Nè potevo presentarmi da lei a capo di un manipolo di strizzacervelli per sottoporla a rigorose scale psicometriche1: mi avrebbe immediatamente aizzato contro Romeo, il suo fedele chihuahua! Dopo qualche ora di riflessione uno dei pochi neuroni che ancora ospito nella mia testa mi diede la soluzione: le avrei proposto di giocare con gli specchi! E visto che state leggendo questo libro, penso che avrete capito, pur non essendo degli scienziati nucleari, che lei accettò la mia proposta. In fondo giocare piace a chiunque!

1. Psicometria e scale psicometriche Le scale psicometriche sono strumenti di misura utilizzati nella psicometria, ovvero l’insieme dei metodi d’indagine psicologica che tendono al raggiungimento di valutazioni quantitative del comportamento umano o animale. Esistono molte scale psicometriche, ad esempio per la valutazione del livello di stress, di resilienza, di ansia, ecc.

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CAPITOLO I - IL GIOCO DEGLI SPECCHI

1. Rifletto, quindi esisto “La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo”, diceva Jim Morrison, l’indimenticato leader dei Doors. E Manuela Arcuri, attrice e show girl, di tempo davanti allo specchio ne deve aver passato parecchio per evidenti necessità di scena, per il famoso “trucco e parrucco”. Ma questa volta le avrei chiesto di specchiarsi non per verificare il lavoro dei suoi truccatori, non per andare alla ricerca della propria immagine esteriore, ma di quella del suo mondo interiore, riflessa nello specchio della vita. Le filosofie orientali ci raccontano che la vita è uno specchio su cui vediamo riflessa l’immagine di noi stessi, il nostro sé. Non sempre è facile vederci specchiati. Spesso lo specchio è sporco, incrostato. Da che cosa? Chi è stato a sporcarlo? Sono stati i condizionamenti, le complicazioni con cui siamo costretti a convivere tutti i giorni. Sin da quando nasciamo c’è qualcuno che decide per noi come saremo da grandi. Sono i nostri genitori, gli educatori, la religione, le convenzioni sociali. E non sempre scelgono nel modo migliore per noi. Se nella nostra indole siamo nati per fare il pescatore di perle, mentre invece siamo costretti a lavorare in banca, come faremo a essere felici e realizzati? 7

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Quante volte cerchiamo di diventare “qualcuno” dimenticandoci invece di diventare “noi stessi”? Sullo specchio della vita proiettiamo il film della nostra esistenza; noi ne siamo i registi e i protagonisti. Ne siamo anche gli autori e siamo solo noi a decidere se la pellicola avrà un lieto fine o avrà un epilogo strappalacrime. E se la mia vena artistica naturale mi porta a una predisposizione ai film comici, come mi posso sentire se mi fanno girare in continuazione film di un tristezza infinita? Quante volte abbiamo sentito dire che la gente non sa più dove deve andare? Questo perché non sa più chi è, perché si riflette tutti i giorni in uno specchio più sporco di quello del bagno di un single impenitente. È possibile pulire lo specchio? Certo, ma il lavoro è lungo, anche se non impossibile, ed è incredibile quando si incomincia a intravedere nei primi buchi di pulito un’immagine più nitida di se stessi. È un po’ come quando in macchina abbiamo il parabrezza talmente appannato da farci sentire in un banco di nebbia in Valpadana, anche se ci troviamo sotto un acquazzone di ferragosto in Sicilia! Quando cominciamo nuovamente a intravedere la strada iniziando a scongiurare il pericolo di scontri e incidenti ci sembra di toccare il cielo con un dito. Ecco, la stessa cosa capita con lo specchio del nostro sé. Non è questo il tempo e il luogo di parlare di quali sono i prodotti consigliati per la pulizia, ma sappiate che esistono. Questa premessa mi è sembrata doverosa per spiegare perché mi sarebbe piaciuto poter curiosare nello specchio in cui anche Manuela si specchia ogni giorno alla ricerca del proprio “sé”, liberandosi degli abiti di scena e indossando la tuta da ginna8

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stica che mettiamo tutti quando torniamo a casa massacrati da una giornata di lavoro e dai mille casini che ci hanno seguito fin sul divano buono dove ci siamo buttati nel tentativo di staccare la spina. Mi sarebbe piaciuto sapere se era soddisfatta dell’immagine che vedeva riflessa e se questa corrispondeva al suo modo di essere. E quali saranno le sue emozioni, le sue sensazioni quando è sola con se stessa? Avrà anche lei delle ansie, delle preoccupazioni, avrà delle attese, delle aspettative? Che facoltà avrà sviluppato per sopportare lo stress di un lavoro faticoso e snervante, quanto sarà contenta delle macro aree della sua esistenza? Avrà affrontato anche lei dei momenti particolarmente difficili, starà assaporando la gioia e la felicità per un nuovo successo lavorativo, per un amore che sta per nascere? Tutti ammiriamo la persona di successo, ma sovente l’ammirazione scivola nell’invidia rendendoci acidi e poco lucidi nelle nostre analisi. Il successo altrui un po’ dà fastidio. Invece di analizzare la vita di chi è “arrivato” per prenderne spunto e migliorare anche la nostra di esistenza, preferiamo assecondare le mille critiche che la nostra mente subdola crea con pensieri del tipo “chissà chi conosce per essere lì”. Probabilmente qualcuno ha avuto sicuramente aiuti esterni di dubbia origine, ma tanti altri, e non parlo solo del mondo dello spettacolo, sono stati bravi, hanno lavorato quattordici ore al giorno, hanno dedicato la propria esistenza al proprio sogno. E allora… “chapeau!” Di queste persone bisognerebbe studiare la vita, il modo di pensare e di relazionarsi con gli altri. D’al9

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tronde, se per raffinare la vostra tecnica tennistica, preferite veder giocare il vostro vicino di casa al dopolavoro ferroviario piuttosto che Federer1 in finale al Roland Garros, allora vuole dire che o adorate smisuratamente il vostro dirimpettaio o qualche problemino ce l’avete di sicuro! E quando al V.I.P. le cose girano male, quando ha un guaio serio, spesso troppo semplicisticamente liquidiamo il problema della persona di successo con la frase “ma che problemi vuoi che abbia quello lì con tutti i soldi che guadagna!” Certo, una situazione economica agiata elimina sicuramente una bella fetta di ansie per il quotidiano e per il futuro, ma come dicevano le sagge nonne “il denaro non dà la felicità”, ma “aiuta a comprarla”, aggiungerebbe il mio direttore di banca! Scherzi a parte, sono tante le storie di personaggi di successo che, pur ricchi e famosi, hanno deciso di scendere dal mondo perché non lo sopportavano più. Il “male di vivere”, così tanto di moda al giorno d’oggi, non colpisce soltanto noi comuni mortali. Sicuramente un signor Lapalisse degli anni duemila direbbe che “è meglio vivere famosi e pieni di soldi, che poveri e sconosciuti”. E fin qui non ci piove. Ma quando il ricco e famoso si ammala, non è poi così diverso da tutti gli altri esseri umani. La depressione, l’ansia, altri disagi psicologici non si risolvono ingoiando pastiglie a base di biglietti da cinquecento euro e possono distruggere la vita di chiunque, povero o ricco che sia. Le malattie non guardano in faccia a nessuno e non sempre bastano i migliori psicologi e psichiatri per guarire: ci vuole ben altro, delle capacità personali e spirituali che non si comprano con i soldi. 1. Federer Roger Federer, tennista svizzero da quasi 10 anni ai vertici delle classifiche mondiali.

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Anche per questo avrei voluto curiosare nello specchio di Manuela, per capire come aveva affrontato le difficoltà della vita, come riusciva a gestire il successo, come riusciva a mediare il personaggio pubblico con la vita privata. Un’occasione di questo genere poteva essere un’opportunità per me e altri di prendere spunto dalle sue esperienze per realizzare un progetto, per migliorare la propria situazione. Magari qualcuno, leggendo questo libro, avrebbe trovato quella frase o quella parola che lo avrebbe fatto riflettere aprendosi a una nuova visione di una situazione o di un problema che fino a quel momento sembrava insormontabile. Non dimentichiamoci che nulla accade per caso. Io stesso tante volte sono entrato in libreria per comprare un certo libro e ne ho trovato uno su uno scaffale che mi stava aspettando. Questi libri li ho sempre comprati perché ero convinto che dentro avessero un messaggio che mi sarebbe servito. Magari lo stesso capiterà con questo, che qualcuno aveva distrattamente dimenticato nell’area dedicata all’ingegneria nucleare e che voi avete invece portato a casa! Questi erano stati gli argomenti che avevo discusso al telefono con Manuela quando le chiesi di poter chiacchierare con lei del vero film della sua vita. Trovò subito l’idea intrigante e mi disse che si sarebbe specchiata volentieri, ma lo specchio ovviamente lo avrei dovuto portare io. Mi sarei dovuto inventare uno strumento semplice, leggero, non invasivo, per accompagnarla a fare quattro passi in alcuni ambiti della sua esistenza. E l’idea mi venne in mente proprio mentre stavo facendo jogging. La corsa, forse per la mancanza di ossigeno, mi porta sovente in uno stato meditativo che mi rilassa completamente 11

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quei pochi neuroni del cervello che mi sono rimasti portandomi in uno stato di pacifica serenità. In tutto ne ho funzionanti otto: con uno corro, con l’altro respiro, gli altri sei li lascio tranquilli a fare quattro chiacchiere tra di loro. Quando riemergo da questa specie di trance, normalmente mi appaiono le soluzioni a problemi che magari mi ero posto qualche settimana prima. E durante una pausa in cui riprendevo fiato, ecco che un flash fece sussultare la mia materia grigia portandomi in un nanosecondo a Manuela: come specchio avrei usato delle ruote! No, non preoccupatevi, non volevo trasformare la nostra amica in un SUV o in un paio di pattini in linea. Le ruote, o wheels, sono uno strumento utilizzato dai Life Coach statunitensi per portare i propri assistiti a quella che definiscono l’“helicopter view” della propria esistenza, ovvero la vita vista dall’elicottero. Poter analizzare vari aspetti della propria esistenza da un punto di vista diverso da quello abituale, come quello che si ha da un elicottero appunto, può permettere di trovare delle soluzioni immediate e semplici a problemi che inizialmente sembravano irrisolvibili. È per quello che quando abbiamo qualche problema e ne parliamo con il nostro miglior amico, lui, dopo un attimo di riflessione durante il quale si frega il mento con una mano, ci propina una soluzione che ci sembra improvvisamente piovuta dal cielo, geniale! Non è un dono divino elaborato da una mente eccelsa, ma era la soluzione che noi avevamo sotto il naso da un sacco di tempo, ma che noi, dal nostro punto di vista, non avremmo mai visto. Lui sì, perché vedeva le cose sotto un profilo completamente diverso. Queste ruote utilissime le avevo studiate attentamente quando, qualche anno prima, avevo preso il diploma di Life Coach 12

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presso una scuola californiana di Los Angeles. Le ruote non vengono utilizzate solo in ambito psicologico e personale, ma vengono utilizzate ogni volta in cui occorre avere una visione d’insieme di una situazione articolata, come ad esempio la scheda organolettica di un vino, o l’andamento di un titolo finanziario o di un fondo. Sarebbe stato sufficiente adattarle alla bisogna per creare lo specchio di cui avevo bisogno, lo specchio, anzi, gli specchi per Manuela!

2. Gli specchi di Manuela La ruota è uno strumento molto semplice e, come tutte le cose semplici, è molto utile. Non volevo svolgere un’indagine psicologica su Manuela. Questo potrebbe farlo solo uno psicologo utilizzando degli strumenti professionali come le scale psicometriche, test psicologici che permettono ad esempio di valutare il livello di stress di una persona. A parte il fatto che non avrei potuto utilizzare quegli strumenti senza prendermi una denuncia per esercizio abusivo della professione, il mio scopo non era quello di dare dei giudizi, delle valutazioni sul modo di essere di Manuela. A me non interessava sapere “se e quanto” era stressata. Non sarebbe stato carino investigare profondamente nella sua sfera personale e chiederle poi di pubblicare i risultati. E poi non mi andava di pronunciare giudizi, di classificarla. Mi interessava invece sapere quanto era soddisfatta del suo rapporto con la sua vita e per fare questo le avrei rivolto delle semplici domande che sarebbero andate a comporre una sorta di grafico, la ruota appunto. Mi sarei limitato a visualizzare quello che Manuela pensava di se stessa. Non ci crederete, ma è molto importante avere uno strumento che permetta di visualizzare i vari ambiti della propria esi13

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stenza. Facciamo un esempio. Poniamo che voi vogliate sapere se siete soddisfatti o meno della vostra vita. Io vi faccio alcune domande e vi chiedo di dare un voto da uno a dieci rispetto al vostro grado di soddisfazione. Sei soddisfatto della tua famiglia? E mi dai il voto “sei”; poi ti chiedo se sei soddisfatto del lavoro, e mi rispondi “cinque”. Quindi ti chiedo della tua vita sentimentale, e mi dici “otto”. Alla fine del mio piccolo interrogatorio, molto probabilmente non ti ricorderai assolutamente dei voti che hai dato e non avrai una visione univoca della tua situazione generale. La ruota, traducendo in un grafico le risposte che mi hai dato, ti permetterà di vedere in modo intuitivo e immediato quali sono le aree della tua esistenza che vanno a mille e quelle che meritano maggiore attenzione. Siccome è molto più facile creare una ruota che spiegarla, vi faccio un esempio vero e proprio. Allora, per fare una ruota, basta disegnare un cerchio e dividerlo in tanti spicchi quante sono le aree che vogliamo investigare. A ciascuno spicchio attribuirò il nome dell’area della mia vita che ritengo importante e che intendo esplorare (tipo: famiglia, lavoro, spiritualità, amore, denaro, benessere e così via), associando ogni area a una lettera. A loro volta gli spicchi sono graduati da uno a dieci, in modo tale che a ciascuno potrò dare un voto in base al mio grado di soddisfazione, ovvero “uno” se sono totalmente insoddisfatto, “dieci” se al contrario sono completamente soddisfatto.

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Una ruota a dieci spicchi inizialmente apparirà così:

famiglia

...... J

A 10 9 lavoro

spiritualità

8

B

7

6

C

amore

I 5

4

3

2

1

G

E

......

H

D

denaro

......

F

......

......

Adesso per ciascuna area ci dobbiamo dare un voto rispondendo, senza pensare più di tanto, alla domanda, tipo: “quanto sono soddisfatto, da uno a dieci, della mia famiglia?” Se la risposta è “sette”, segnerò sette sullo spicchio. Farò la stessa cosa per tutte le aree e alla fine unirò i valori di tutti gli spicchi, ottenendo finalmente la ruota.

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Se avrò dato come voto “uno” a tutti gli spicchi, otterrò una ruota molto piccola che denota il mio massimo grado di insoddisfazione, come la ruota sotto riportata:

famiglia

...... J

A

lavoro

spiritualità

I

B

......

H

C

amore

......

G

D

E

......

F

denaro

......

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Se al contrario avrò risposto “dieci” a tutte le domande, otterrò una ruota molto ampia che denoterà il mio massimo grado di soddisfazione possibile, come nella ruota qui sotto:

famiglia

...... J

A

lavoro

spiritualità

I

B

......

H

C

amore

......

G

D

denaro

E

F

......

......

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Se invece le mie risposte, come succede normalmente, saranno diverse e avrò dato voti differenti alle varie aree, allora otterrò una ruota asimmetrica che mi permetterà di evidenziare facilmente le aree della vita di cui sono più soddisfatto e quelle in cui lo sono meno, come questa di esempio:

famiglia

...... J

A

lavoro

spiritualità

I

B

......

H

C

amore

......

G

D

denaro

E

F

......

......

Avrò a questo punto un quadro generale completo della mia situazione e posso vedere quali sono le aree sulle quali far convergere la mia attenzione. Come vedete, non è stato dato alcun giudizio, non siete stati inseriti in nessuna classificazione, ma il sistema si è limitato a 18

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trasporre in un grafico esattamente quello che pensate di voi stessi e della vostra vita attribuendo i voti alle relative aree. E questo è il motivo per cui il voto di soddisfazione deve essere dato molto rapidamente, senza pensarci su. Semplice, no? La ruota è anche molto comoda perché, una volta salvata e archiviata, può essere confrontata con un’altra magari creata un anno dopo, diventando uno strumento ideale per confrontare le nostre diverse risposte in diversi momenti della nostra esistenza. La ruota può essere adattata a diversi ambiti della vita di un individuo, cambiando le aree e creando, alla bisogna, un elenco di domande anche personalizzate. Ed era quello che avrei voluto e dovuto fare con Manuela. Non mi sarei limitato a una generica ruota della vita, ma volevo parlare con lei anche di altri concetti importanti, come lo stress, la resilienza e l’anti-aging. Avrei quindi dovuto creare quattro ruote differenti e sottoporgliele. Ma come? Con quale strumento? La tecnologia mi avrebbe dato una mano. Avrei chiesto a un tecnico informatico di trasformare le quattro ruote che gli avrei fornito in altrettante applicazioni che avrei caricato sul tablet. Un iPad sarebbe stato lo specchio elettronico ideale nel quale si sarebbe specchiata Manuela. Nella videata dell’applicazione si sarebbero visualizzate le domande e lei, dando il suo voto con un semplice touch (tocco), avrebbe permesso al programma di creare in tempo reale la ruota desiderata. 19

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A questo punto si trattava “solo” di creare dieci domande per ogni ruota, o meglio per “ogni specchio” e di tradurre il tutto in linguaggio informatico. Qualche settimana di lavoro e di pazienza e gli “specchi di Manuela” sarebbero stati pronti, pronti a raccontarci come lei affrontava la vita, lo stress, quanto era contenta delle sue facoltà di resilienza e come era capace di contrastare l’inesorabile avanzare del tempo e dell’età!

3. Le regole del gioco Il gioco degli specchi fu pronto secondo i tempi previsti e richiamai Manuela per dirle che era venuto il momento di fissare la data e il luogo del nostro incontro. Dovevamo anche definire alcune regole del gioco. Non mi sarei accontentato di farla giocare con una semplice applicazione da tablet. Volevo che ciascuno specchio fosse il più attendibile e completo possibile. Per questo motivo non ci saremmo limitati a rispondere velocemente alle domande. Ad esempio, per l’area dello stress, prima avremmo fatto una chiacchierata in generale sullo stress stesso, su come funziona, di quelli che sono i suoi meccanismi, per poi arrivare alle dieci domande vere e proprie. A queste avrebbe dovuto rispondere, come già detto, nel modo più veloce e istintivo possibile. Però non ci saremmo fermati qui; avrei voluto che il voto dato alla singola domanda fosse poi motivato da Manuela con delle indicazioni ed esempi legati alla sua vita personale. Quindi, se era soddisfatta del modo in cui gestiva lo stress, doveva poi dirmi anche perché! Lo stesso sarebbe poi stato per la resilienza, per l’anti-aging e per la vita in genere. 20

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Naturalmente le domande sarebbero rimaste top secret fino al momento in cui le avrebbe visualizzate sul tablet. Certo, Manuela era al corrente delle quattro macro aree di cui avremmo parlato, ma non doveva sapere assolutamente che cosa le avrei chiesto. Non conosceva neanche le ruote e il loro funzionamento, non sapeva che le avrei chiesto il suo grado di soddisfazione su diversi argomenti. Questo avrebbe snaturato completamente l’elemento sorpresa che permette di fare le domande e pretendere una risposta in tempo reale, senza aspettare che i nostri condizionamenti si impossessino della nostra mente prima che la stessa ci possa fornire la risposta adattata alle sue esigenze. Così avremmo giocato in modo semplice e corretto. Per ogni specchio avremmo quindi avuto un voto e una descrizione per ogni singola area “indagata”, tradotti graficamente in una ruota finale che si sarebbe potuta commentare insieme. A questo punto devo fare una precisazione molto importante. Manuela, rispondendo alle domande, risponderà solamente a se stessa, non a me. Io sarò solo il suo compagno di giochi, un semplice interlocutore. Non sono né uno psichiatra, né uno psicologo o un medico, Dio me ne scampi e liberi! Faccio un altro mestiere che mi piace e che mi diverte e non ho voglia di scatenare le ire funeste dei vari ordini professionali pronti ad accusarmi di esercizio abusivo della professione! Certo che un po’ di stress e di resilienza me ne intendo, se non altro perché ho scritto un paio di libri su questi argomenti sotto la supervisione di importanti specialisti del settore. Sono poi stato molto stressato in certi periodi della mia vita 21

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e quindi mi sono documentato, ho letto, cercato di capire i meccanismi del nostro nemico numero uno. Come sportivo ho sempre avuto la resilienza nel sangue, ho cercato di tenerla allenata e in forma parallelamente al mio fisico; la vita di tutti i giorni, gli anni che passano inesorabili, anche questi fanno parte del bagaglio culturale di una persona e non occorrono lauree o diplomi per poterne parlare. Tutto questo per dire che se commenterò le risposte che Manuela mi darà, lo farò come persona informata sui fatti, ma soprattutto come un comune mortale che cerca di comparare le proprie esperienze e conoscenze con quelle di un personaggio di successo. Sarà alla fine una piacevole chiacchierata tra amici, ma dalla quale uscirà un quadro molto completo del pensiero e delle sensazioni di Manuela, ma soprattutto, e lo ribadisco, nulla che non sia altro che quello che Manuela effettivamente pensa di sè, senza giudizi e classificazioni, un vero e proprio “vedersi allo specchio”. E ancora una precisazione importante, questa volta per chi sta leggendo questo libro. Potrà sembrare che alcune domande siano le stesse, anche se proposte in ruote diverse. Ed è effettivamente così. Un argomento come il lavoro è talmente importante da comparire in diversi ambiti della propria esistenza. Ma, a seconda dell’area in cui sarà indagato, assumerà delle connotazioni sempre diverse, anche nel modo in cui sarà proposta la domanda stessa, non risultando mai una banale ripetizione. Avevamo deciso di incontrarci a casa di Manuela a Latina, approfittando, nel suo caso, di una pausa nelle riprese di una 22

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fiction e nel mio della mia concomitante presenza a Roma per questioni di lavoro. Latina è una pacifica cittadina molto a misura d’uomo, molto giovane, nata dalla bonifica delle paludi pontine. La sua architettura, perlomeno nei quartieri centrali, è di indiscutibile stampo fascista, e quindi non lascia molto spazio alla fantasia e alla creatività architettonica. In epoca più recente si era poi espansa parecchio, specialmente verso il mare che dista una manciata di chilometri. E qui sono nati dei piacevoli quartieri residenziali immersi nel verde. Proprio in una di queste zone Manuela viene a rilassarsi quando è particolarmente stanca e stressata, per starsene al riparo da sguardi indiscreti all’interno delle amate mura domestiche. Il salotto di casa sua sarebbe stato il luogo ideale per prenderci un po’ di tempo in santa pace e giocare con i nostri specchi virtuali. Quando l’ascensore si apre davanti a me, ecco che sulla porta di casa mi aspetta l’inossidabile Signora Nella, la mamma di Manuela, un concentrato vulcanico di energia e di intraprendenza. Dopo un breve convenevole e i saluti di rito, mi fa accomodare su un comodissimo divano offrendomi il classico caffè rigorosamente fatto con la moka. Neanche il tempo di accettare la sua proposta, e Manuela entra nella stanza, sempre sorridente e carina come al solito, morbidamente avvolta in una tuta da jogging. “Scusa se ti ricevo in tuta da ginnastica, ma a parte il fatto che ci conosciamo da una vita, quando sto a casa di mamma mi va di essere rilassata e informale…”, mi dice sedendosi di fianco a me. E contestualmente a una stiracchiata quasi felina 23

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aggiunge “e poi in questi giorni sono così stanca e stressata… ho proprio bisogno di un po’ di relax!” “Stress”, la magica parola è stata pronunciata e diventa quasi automatico agganciarsi alla sua battuta per iniziare a giocare proprio dallo specchio dello stress!

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