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Da Chiavenna all’Africa: una vita in missione

“Sarete miei testimoni”. Tutti i cristiani sono chiamati a testimoniare. Chi sono io? Sono uno che è andato a testimoniare in Africa.

Sono padre Eugenio Caligari, nativo di Chiavenna, ordinato prete il 30 marzo 1963 dal Cardinale Montini a Milano che, dopo tre mesi, è diventato Papa Paolo VI.

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Subito dopo l’ordinazione sono partito per l’Inghilterra per imparare l’inglese e nel maggio del 1964 ero già in Uganda.

Alla partenza eravamo in un aereo grande, pieno di missionari che andavano in tante parti dell’Africa: Uganda, Zambia, Sudafrica.

Sono stato affidato alla missione di Adjumani, che si trova ai confini con Juba, in Sudan, tra i Madi, con Padre Benedetti.

La prima missione, il primo amore. Eravamo ai tempi in cui non c’era né radio né telefono. Gli inglesi però avevano lasciato la posta che funzionava bene. Io spedivo una lettera a mia mamma che la riceveva dopo un mese e io ricevevo la risposta dopo due mesi. Il 1° gennaio 1965, una marea di gente si era riversata dal Sudan nel territorio di Adjumani. Scappava dalla prima guerra civile e con loro c’erano anche le Suore del Sacro Cuore che si sono fermate a Mojo, dove padre Bertuzzi e fratel Gusmeroli hanno dato loro degli stanzoni per ripararsi. In seguito hanno costruito il convento per le suore.

Nella missione di Adjumani, nel 1967, vedevo per la prima volta la signora Stefania Bazzurri, con suo marito Rino, che venivano a visitare le missioni che aiutavano con l’Associazione Medaglia Miracolosa. Un’amicizia che è durata oltre 60 anni!

Da quel momento, in tutti i posti che sono stato, la vostra Associazione mi ha sempre aiutato. Quello trascorso ad Adjumani è stato il periodo più bello della mia vita, perché sono stati anni con molta pace e si è potuto lavorare con i catecumeni, quindi con visite alle chiesette, alle famiglie, nelle scuole. Ancora adesso si ricordano e ci sentiamo.

Nella missione di Metu, in questo periodo, padre Benedetti e fratel Gusmeroli, hanno costruito il grande Santuario della Madonna della Medaglia Miracolosa.

Nel 1979 però tutto questo è finito. C’è stata la guerra per cacciare il dittatore Idi Amin Dada.

Dato che i liberatori venivano dal sud dell’Uganda, andando verso il nord dell’Uganda, tutti i soldati di Amin sbandati passavano verso il Sudan. Passando da noi ne facevano di tutti i colori, per cui quasi tutta la gente scappava in Sudan.

Io ho accompagnato e organizzato la fuga delle suore del Sacro Cuore in Sudan a piedi e in canoa.

Avevamo in missione tra suore, novizie, postulanti e aspiranti un centinaio di ragazze giovani e la paura che i soldati approfittassero di loro fece sì che partissimo tutti per il Sudan. Siamo andati alla missione di Loa, nella diocesi di Juba.

Dopo un breve periodo in Italia, tra il 1980 e il 1983, sono ripartito per il Sudan, nella stessa missione di Loa. Partivo con grandi speranze appunto perché in Sudan regnava ancora la pace. Nello stesso 1983, purtroppo, è iniziata la seconda guerra civile del Sudan, che è durata fino al 2005. Durante quel periodo ho dovuto spostarmi diverse volte, a causa delle azioni di guerriglia. Sono passato da Loa a Chukudum, da Nzara a Torit, che era la sede del vescovo. Poi a Wau, Umdurman e infine a Raja. In questa missione ho portato la statua della Madonna di Fatima regalata dagli amici della Medaglia Miracolosa nel pellegrinaggio fatto insieme in Portogallo.

La statua è stata installata nella chiesa parrocchiale di Raja che, nonostante la guerra, non è mai stata toccata e nemmeno distrutta...

Nel 2011, dopo sei anni come parroco e dopo sei anni che era stato dichiarato un periodo di cessate il fuoco tra Nord Sudan e Sud Sudan, sono stato trasferito a Khartum, nel Nord Sudan. Il Nord è abitato da arabi e tribù arabizzate, oltre a delle piccole tribù Nuba.

Molti dei cristiani residenti nel Nord Sudan sono Nuba o vengono dal Sud Sudan e sono per la maggior parte cattolici o protestanti.

Il 96% della popolazione sono musulmani e il 4% sono cattolici, protestanti e copti.

Potete immaginare la situazione dei cristiani. Subiscono continue richieste per farsi musulmani e sono continuamente ricattati. Se desideri lavorare, se desideri una casa, devi per forza farti musulmano e loro ti daranno quello che chiedi. Sono soprattutto le donne che hanno il peso della famiglia. Lavorano come sguattere o badanti nelle case dei musulmani. Partono al mattino presto, portando con loro il poco cibo che riescono a comperare, e ritornano a casa alle 16.00.

A casa i bimbi affamati accolgono la mamma con un grido; Mama jaat, mama jaat. Questo è il grido di benvenuto che accoglie la mamma quando torna a casa, che significa: la mamma è arrivata.

Gli uomini invece vanno ogni mattina al grande mercato per essere assoldati in un qualsiasi lavoro: falegname, muratore... Lavorano tante ore di fila, ma non sempre riescono a trovare il lavoro, per cui la vita per loro diventa difficile. Lì, ho lavorato come qualsiasi parroco svizzero, celebrando i sacramenti, amministrando il catecumenato; giovani, cantori, chierichetti, Legio Mariae e altre associazioni, corsi per catechisti, scuole, dispensario, medicine, assistendo soprattutto i più poveri.

Le donne cattoliche che frequentano la chiesa sono molto semplici, ma molto devote a Maria e fanno tanti lavoretti in chiesa, meritano tutta la nostra stima in modo particolare quelle che fanno parte del gruppo della Legio Mariae. Questo gruppo di donne, per il loro apostolato nelle famiglie, diventano delle vere missionarie, stimolando il desiderio di continuare nella chiesa cattolica, anche se ci sono molte difficoltà.

Ho speso tanto tempo nelle nostre scuole cattoliche, specialmente nella baraccopoli di Izba. Le nostre scuole sono le uniche che assicurano l’istruzione religiosa, oltre la serietà e completezza dell’insegnamento. Sono aperte a tutti, cattolici, protestanti e musulmani, senza nessuna discriminazione e ciò va a nostro grande vantaggio perché così il cristianesimo è conosciuto dalla maggioranza della popolazione.

Nel 2019 il colpo di stato. Conseguenze: svalutazione della moneta locale e aumento della povertà. Nel marzo del 2021 sono iniziati i problemi di salute con il rigonfiamento dell’avambraccio destro. Credevo fosse una morsicatura di un ragno o di un insetto, invece mi è stato diagnosticato un sarcoma.

Non essendoci macchinari per fare una ricerca più approfondita per quanto riguarda l’oncologia, mi hanno operato in un ospedale a Khartoum. Andò tutto bene, ma il medico e i confratelli hanno voluto che tornassi in Italia.

Tutto andava molto bene e pensavo già al mio ritorno in Sudan, invece è apparso un altro sarcoma, curato con la radioterapia e un’altra operazione. Fecero le analisi e videro che non era solo un sarcoma, ma ne erano già arrivati altri quattro. Durante la visita mi dissero che l’unica soluzione era l’amputazione dell’avambraccio, soprattutto per prevenire il passaggio del sarcoma nel resto del corpo.

Sono rimasto scioccato, ma con l’aiuto di due medici miei amici, ho capito la situazione e accettato l’operazione. Così il 20 luglio 2022 mi hanno amputato il braccio destro.

Voglio ricordare che all’annuncio del primo sarcoma ho detto: “Signore, nelle tue mani affido il mio spirito”, come Gesù sulla croce. E poi ho aggiunto “Fiat mihi secundum verbum tuum”, come la Madonna durante l’annunciazione. Queste due preghiere mi hanno sempre accompagnato e trovo una grande pace nell’anima. Se guardo alla mia vita, vedo che sono sempre stato nelle mani del Signore e di Maria. Tutti lo siamo.

In conclusione desidero ringraziarvi tanto perché sono stato aiutato dalla Medaglia Miracolosa in tanti modi, prima di tutto con le intenzioni di Sante Messe, con i Battesimi, con gli aiuti vari per le diverse missioni, con le corone del Santo Rosario e con le medaglie che ho distribuito sempre un po’ dappertutto, fin dall’inizio nel Nord Uganda e nel Sud e Nord Sudan.

Ora sono a Rebbio, nella Casa dei Comboniani, in attesa di una protesi. Mi trovo bene con altri ventiquattro missionari venuti da tutto il mondo. A voi tutti grazie per avermi invitato e ci diciamo arrivederci a presto. Ogni giorno vi ricordo tutti nella mia preghiera alla Santa Vergine, con tanto, tanto affetto.