DOVE È FINITA LA MIA ZUCCA?

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Emanuela Bussolati

DOVE È FINITA LA MIA ZUCCA? Introduzione Walter Fochesato

Il Quaderno cartone



Il Quaderno cartone # 5 è di



Emanuela Bussolati

DOVE È FINITA LA MIA ZUCCA? Introduzione Walter Fochesato


Un trasloco da fiaba Con Emanuela ci si conosce da molti anni. Apparteniamo alla stessa generazione e più volte, scherzando, ci siamo detti che poteva andarci peggio, sul versante degli immaginari, con quel che passava, in fatto di zuccherosi stereotipi, l’editoria italiana degli anni '50. Poi, a dire il vero, i suoi libri li ho scoperti quando lei si firmava ancora Emanuela Collini e lavorava per la Piccoli, un marchio che aveva segnato la storia del libro per bambini nei decenni precedenti. Per quanto mi riguarda ero allora un giovane insegnante e un ancor più giovane papà che, cercando, confusamente, buoni libri per i suoi bambini (in casa e a scuola) scopriva un mondo nuovo e le sue meraviglie. Mi ero così imbattuto in una serie di albi che parlavano ai più piccini dei loro grandi problemi: i cibi amati o detestati, i giochi meravigliosi che si possono fare con uno scatolone, una passeggiata sotto la pioggia, il primo giorno di scuola, i legami di parentela e così via. Orbene, se vado ai quei titoli lontani non è certo perché voglio ricostruire il percorso professionale di Emanuela ma perché li c’era già tutto, o quasi. L’eleganza, la grazia, la freschezza narrativa, il senso misurato del colore, un tocco lieve di sorridente e sorniona arguzia. Ma Emanuela non si è mai fermata, sempre alla ricerca di nuovi equilibri, spesso sorprendendomi per gli esiti, ancora recentissimi, di una ricerca inesauribile e inesausta. Che non è, si badi bene, insoddisfazione o voglia di stupire ma è progetto, rigore, necessità di adeguarsi alle ragioni di un testo. Basti citare, su questo versante, due libri quanto mai innovativi come TinoTino TinoTina Tino Tin Tin Tin (illustrazioni di Emanuela Bussolati, testi e musiche di Elisabetta Garilli) e Caterina cammina cammina (testi e illustrazioni di Emanuela Bussolati, musiche di Elisabetta Garulli). Al tempo stesso vi è un altro elemento che mi riporta ai “vecchi” libri per l’editore Piccoli ed è la rara capacità (rara allora e rara oggidì) di rappresentare al meglio la quotidianità infantile, la vita vera e minuta colta nei sorrisi e nei dubbi, nelle gioie e nelle preoccupazioni, nei piccoli gesti o negli sguardi volti a cambiare i consueti percorsi.

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La ritrovo anche in questo albo, molto bello sul versante tipografico, dove l’originalissima trovata di uno spostamento di sede della Biblioteca diventa occasione per un viaggio nel mondo delle fiabe. Fra parentesi, dovremmo esser contenti che, di questi tempi, vi sia un trasloco, e non chiusura, della Biblioteca. La storia non devo certo riassumerla, ma mi piace che, coinvolgendo attivamente anche il lettore piccolo o grande che sia, si dimostri che il territorio del fiabesco è sempre pronto a farsi percorrere (a piedi, a cavallo o in bicicletta, poco importa) dando il la a nuove storie. D’altro canto, Emanuela lo sa molto bene e non da adesso, come quando per la collana delle Letture della EL illustrò, anche con deliziose silhouette, Le fiabe incatenate e La gran fiaba intrecciata di Beatrice Solinas Donghi. Anche qui, come in un trasloco da fiaba, c’era l’invito a giocare con le storie, in un saporitissimo minestrone dove presente e passato non contano e si affermano il gusto per la sorpresa e la magia delle fole, classiche o d’autore che siano. Dimostrando quanto fosse giusto e fertile quel che diceva Rodari nel 1970, in occasione della consegna del Premio Hans Christian Andersen: «Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi. Essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo, gli può dare delle immagini anche per criticare il mondo». Walter Fochesato

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Alla Biblioteca di Jesi, che mi ha suggerito la storia. Alla Biblioteca di Cuneo, che è stata traslocata da una catena di lettori lungo tutta la città . Alle Biblioteche che amo: tutte.


Che cos’è un trasloco? Una montagna di scatoloni da trasportare da una casa all’altra. Di solito contengono frullatori, peluche, lenzuola, forchette… Quando a traslocare è una Biblioteca, gli scatoloni contengono libri, libri, libri e ancora libri! Su ogni scatolone, per fare più in fretta a risistemare le cose nella nuova casa, si scrive che cosa contiene. Se ci si dimentica di farlo, rimettere a posto è un bel problema. Quando a traslocare è una Biblioteca, l’elenco è davvero lungo: su uno scatolone si scrive “Fiabe”, su un altro “Paura”, e poi “Amore”, “Scienze”, “Risate”...



A volte, durante un trasloco, rimangono fuori dagli scatoloni oggetti che nella baraonda si sono persi oppure non trovavano posto ma non si volevano buttare come, per esempio, una macchinina oppure la gomma a forma di gorilla che a scuola non si usa perché se no si consuma. Allora si fa uno scatolone con la scritta “Cose varie”. Qualcuno poi deciderà che farne.


Quando la Biblioteca di Locunto di Sopra si preparò a traslocare a Locunto di Sotto, la bibliotecaria Nene, che pensava con sollievo di avere già completato imballaggi e scritte e di aver concluso quella fatica, trovò ancora qua e là gli oggetti più strani e dovette comprare altri scatoloni.


Con un sospiro si fece forza e si rimise al lavoro. Nel primo scatolone buttò le scarpe spaiate: Una scarpetta di cristallo Una scarpetta da ballo rossa

Un paio di scarpe d’argento Uno stivale pieno di peli di gatto

Uno stivale enorme con dentro molti sassolini Una scarpa di ferro piuttosto consumata Una piccolissima scarpa profumata di rose

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In un secondo scatolone mise tutte le figurine scolpite: Un soldatino di stagno senza una gamba Uno schiaccianoci Una bambolina russa da mettere in tasca

Un reuccio di pane

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In un terzo scatolone Neme sistemò meglio che poteva gli oggetti più scombinati: Un pesciolino d’oro Una pallina d’oro (però di cartapesta dipinta) Un sacchetto di zecchini d’oro (finti) Un flauto Una vecchia lampada di ottone Una pelle d’asino (guarda tu se si possono perdere delle cose così!) Un usignolo a molla che faceva pi-ù, pi-ù… Un fuso molto appuntito (un oggetto vecchio e tarlato che tantissimo tempo fa serviva a fare fili di lana) Un abbecedario (cioè un libro per insegnare le lettere dell’alfabeto) Un ombrellino da Vera Signora

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Ci volle una scatola stretta e piatta per contenere un’ombra scapperella. Davvero! Un’ombra cosÏ sottile che non si riusciva a prenderla: scivolava dappertutto.

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