STATI D'ANIMO

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Beniamino Sidoti

Introduzione Marco Dallari Collage Paolo Rinaldi

Il Grande Vetro



Il Grande Vetro


Colophon ISBN 978-88-941220-7-7 Il Quaderno quadrone Il Quaderno cartone Il Quaderno Ready Made Il Grande Vetro Pubblicazioni edite da Rrose Sélavy Via Carlo Santini, 6 62029 Tolentino (Mc) T 0733 971310 www.rroseselavy.org rroseselavyeditore@gmail.com Iscrizione n. 22165 del 23/03/2012 Registro Operatori della Comunicazione Progetto grafico Paolo Rinaldi Le immagini usate all’interno dei collage sono di dominio pubblico e provengono dagli archivi della New York Public Library, digitalcollections.nypl.org e dal MET - Metropolitan Museum of Art di New York, www.metmuseum.org/art/collection La rielaborazione grafica e il © sui collage sono di Paolo Rinaldi.

Premio Edito-Re 2015

Premio Andersen 2014 per il progetto editoriale


Beniamino Sidoti

Stati d’animo Introduzione Marco Dallari Collage Paolo Rinaldi



Indice Un po’ Gordon Pym e un po’ Gulliver ➳

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Introduzione I confini degli stati d’animo

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Silenzio Fantasia Rabbia Purificazione Passione Solitudine Invidia Generosità Desiderio Durezza Crescita Fine Mancanza Menzogna Rinascita Speranza Dissipazione Malinconia Errore Necessità Nutrimento Libertà Gioco Paura Felicità

➳ 17 ➳ 21 ➳ 25 ➳ 29 ➳ 33 ➳ 37 ➳ 41 ➳ 45 ➳ 49 ➳ 53 ➳ 57 ➳ 61 ➳ 65 ➳ 67 ➳ 71 ➳ 75 ➳ 79 ➳ 83 ➳ 87 ➳ 91 ➳ 95 ➳ 99 ➳ 103 ➳ 107 ➳ 111

Note oltre il margine

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Un po’ Gordon Pym e un po’ Gulliver Finalmente, da qualche anno a questa parte, è aumentato l’interesse per le tematiche legate all’affettività e alla sfera emozionale. Dopo decenni di cultura iper-razionalista e influenzata da un positivismo tutto statistiche, saggistica fredda, economia e oggettività, si è riscoperto (cosa che peraltro Sartre e Heidegger già avevano scritto) che la costruzione delle conoscenze di ciascuno di noi è largamente influenzata dalla dimensione emozionale della nostra psiche, e che la maggior parte delle decisioni individuali e collettive viene dettata dalle “ragioni del cuore”. Lo psicologo americano Daniel Goleman, nel 1995, pubblica il volume Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici e introduce nell’universo culturale il concetto di competenza emotiva, definito come “l’insieme di abilità pratiche (skills) necessarie per l’autoefficacia (self-efficacy) dell’individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni (emotion-eliciting social transactions)”. La competenza emotiva presuppone conoscenza delle emozioni proprie e altrui, e capacità di gestirle e regolarle per affrontare diverse situazioni relazionali. Goleman, 7


da bravo psicologo, esamina questo problema dal punto di vista della qualità delle relazioni con se stessi e con gli altri, intendendo con questo termine la capacità di riconoscere, accettare, esprimere correttamente i propri stati emozionali, comprenderne il senso e saperli utilizzare. Essere dotati di competenza emotiva significa dunque saper riconoscere, nominare, accettare e gestire le caratteristiche emozionali proprie e altrui ed essere dotati di capacità empatiche. Per potersi definire emotivamente competenti, però (e questo è l’aspetto trascurato dall’impostazione psicologica del problema) è importante saper trovare e porgere riferimenti, modelli e figure nel patrimonio culturale disponibile, delle categorie emozionali. Aspetto, questo, che molto prima della psicologia contemporanea è stato esaminato e evidenziato, nel Settecento, dall’estetica di Alexander Gottlieb Baumgarten. Beniamino Sidoti, che ha “immaginato le emozioni e i sentimenti come regioni interiori, da attraversare e visitare”, offre un piccolo ma perfetto contributo all’incontro euristico di psicologia ed estetica, regalandoci, con le sue cartoline, l’opportunità di accompagnarlo in un suo viaggio interiore, che è anche ricognizione delle fonti e dei repertori che gli consentono di creare una mappa della propria competenza emozionale. Sidoti compie un viaggio, un po’ Gordon Pym e un po’ Gulliver, nel corso del quale incontra luoghi e situazioni che gli permettono di prendere coscienza del proprio universo emozionale, di condividerlo con noi e di darci 8


l’opportunità, a partire dal suo viaggio, di mettere in essere il nostro. Così, nel luogo in cui si è imbattuto nel Silenzio, è rimasto coinvolto in una felliniana (o morettiana) danza, “qualcuno ha invitato anche me, gli occhi che ridevano, il volto coperto – e ho ballato, nel silenzio, perfettamente”, nel paese di Fantasia si è imbattuto in un “qualcosasauro” e ha scoperto che il paese di Invidia “è irto di torri”. Ogni cartolina testimonia la conquista non solo del luogo raggiunto, ma soprattutto dell’esercizio introspettivo e simbolico che la costruzione della cartolina comporta. Così Beniamino Sidoti ci aiuta a renderci conto di come ogni viaggio, reale o immaginario che sia, non forma, non educa, non ci fa crescere se non diventa l’occasione di una riflessione cognitiva e autobiografica. Solo in questo caso il viaggio ci cambia e ci fa scoprire qualcosa del mondo e di noi. Come quando, nel paese di Passione, Beniamino incontra “una pianta che ogni mattina mi dà il buongiorno, e ha colori brillanti, e il suo frutto è come una conchiglia aperta a metà; e c’è un albero alla cui ombra rinasco, e mi spinge a far le cose, e il suo frutto è come una perla bianca, luminescente e saporito”. Sembra una dichiarazione d’amore, e forse lo è. Marco Dallari

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Introduzione è una parola che fa rima con emozione: parla di questo il libro, bizzarra collezione di cartoline da un viaggio interiore. Emozione è una parola che ne contiene un’altra, che rimanda al movimento; è un’eredità del latino motus animi, una locuzione che esprimeva in maniera efficace cosa erano le emozioni per i classici: “moti dell’animo”. Curiosamente, da un certo punto in poi, per noi le emozioni sono diventate degli “stati d’animo”. Moti e stati sono concetti opposti: ma messi insieme ci raccontano cosa sono oggi per noi le emozioni. Le emozioni per noi sono qualcosa che ci attraversa, mentre per gli antichi era qualcosa che attraversavamo: e lo stesso vale anche, più o meno, per i sentimenti. Le emozioni sono cosa diversa dai sentimenti: le prime sono più semplici e più basilari, i secondi sono più elaborati e duraturi, legati alle sensazioni ma capaci di conoscenza profonda; nel parlare comune ci si può dire “travolti” dalle emozioni e dai sentimenti, “portati via”, “sconvolti”.

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Io qui ho cercato di fare un passo indietro e un passo avanti. Un passo indietro, perché mi sono immaginato le emozioni e i sentimenti come regioni interiori, da attraversare e visitare, e quindi distinte per popolazioni, usi e costumi, climi e così via. Un passo avanti, perché nel momento in cui le ho descritte ho pensato a un lettore che possa spostarsi da una emozione all’altra, non da turista ma da viandante, per raccontare cosa ha incontrato. In queste regioni interiori, però, il percorso che scegliamo è diverso di volta in volta, e siamo noi a decidere alla fine di ogni stato d’animo dove proseguire il nostro cammino. Ecco: questo libro può essere letto in tanti modi diversi. Si può aprire a caso come se fosse un oracolo da interpellare, oppure leggerlo decidendo che si vuole arrivare a un certo Stato d’animo, da soli o in coppia (“Ti sfido ad arrivare alla Fine”; “Voglio raggiungere la Felicità”), o ancora costruendo un proprio itinerario personalizzato. Un passo indietro e un passo avanti, ripetuti, fanno un ballo. Stati d’animo è scritto per essere ballato, letto ad alta voce e condiviso con qualcuno. Si possono inventare e scrivere altri Stati d’animo. Si possono mandare brevi cartoline. Si possono disegnare 12


questi Stati d’animo, o musicarli. Si può decidere di stare al gioco, oppure no. Per me non è un esercizio di stile: è un modo per rivendicare alla scrittura, alla lettura, un lavoro che troppo spesso deleghiamo alla psicologia, alla filosofia o alla psicoterapia. Le storie e le poesie sono da sempre il modo principe con cui affrontiamo, conosciamo, scopriamo e addomestichiamo emozioni e sentimenti: lo facciamo spontaneamente, senza saperlo, e lo facciamo perché in ciò che leggiamo ci ritroviamo: e ritrovandoci sappiamo fare un passo avanti, o un passo indietro. Sappiamo ballare con le parole, e impariamo a viverle, senza restarne assordati. Le regole sono poche, e chi legge può tradirle. Iniziate da dove volete. Se lo desiderate, andate avanti o indietro. Oppure girate pagina e cercate l’elenco dei confini degli Stati d’animo, per decidere dove andare alla fine di ogni brano. Oppure, ancora, decidetelo orientandovi con le indicazioni a bordo pagina. Ponetevi degli obiettivi oppure no. Leggete da soli o in coppia. Ballate. Beniamino Sidoti

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I confini degli Stati d’animo Alla fine di ogni cartolina, potete decidere di passare alla successiva, oppure cercare di seguire un itinerario preciso, passando da uno Stato d’animo a uno confinante. Da un certo Stato si può andare solo in alcuni altri Stati: nella pagina accanto i collegamenti possibili. Buon viaggio.

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Silenzio Fantasia Rabbia Purificazione Passione Solitudine Invidia Generosità Desiderio Durezza Crescita Fine Mancanza Menzogna Rinascita Speranza Dissipazione Malinconia Errore Necessità Nutrimento Libertà Gioco Paura Felicità

➳ Purificazione, Rabbia, Paura ➳ Malinconia, Mancanza, Gioco ➳ Silenzio, Menzogna, Passione ➳ Rinascita, Fine, Solitudine, Silenzio ➳ Desiderio, Dissipazione, Rabbia, Errore ➳ Durezza, Desiderio, Purificazione, Necessità ➳ Durezza, Generosità, Menzogna ➳ Dissipazione, Speranza, Nutrimento ➳ Passione, Mancanza, Libertà ➳ Solitudine, Invidia, Necessità ➳ Rinascita, Dissipazione, Gioco ➳ Rinascita, Purificazione, Speranza ➳ Desiderio, Fantasia, Necessità ➳ Rabbia, Silenzio, Malinconia ➳ Fine, Crescita, Felicità ➳ Fine, Malinconia, Generosità ➳ Passione, Generosità, Crescita, Errore ➳ Speranza, Fantasia, Paura ➳ Necessità, Gioco, Fantasia ➳ Fine, Desiderio, Passione ➳ Mancanza, Purificazione, Silenzio ➳ Passione, Gioco, Felicità ➳ Felicità, Speranza, Invidia ➳ Invidia, Menzogna, Necessità ➳ Generosità, Fantasia, Silenzio

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➳ Purificazione, 29 ➳ Rabbia, 25 ➳ Paura, 107

Dopo dieci giorni di cammino i rumori si sono rarefatti, poi attutiti, infine sono cessati del tutto. Sotto i grandi alberi le foglie non scricchiolano, ma cascano lente, muovendosi nell’aria, silenziosamente, come stelle, come fiocchi di neve: poi si appoggiano al terreno, in pile ordinate. E a calpestarle non scricchiolano. I potenti rami degli alberi non si rompono, ma si piegano, se li si sforza: si flettono, senza produrre schiocchi e rumorose rotture. L’aria è intrisa di silenzio. Pure le genti di qua non parlano. Sono amichevoli, e glielo si legge nello sguardo, negli occhi divertiti o partecipi. Ma non parlano. Stamattina è successa una cosa particolare: sono arrivato in una radura, intorno all’ora di pranzo, dove diverse persone erano sedute, composte, ad aspettare qualcosa. Con un gesto mi hanno invitato a sedermi, e io l’ho fatto. Piano piano la radura si è riempita di persone. A un certo punto, come a un suono convenuto – ma nel silenzio 17


– si sono formate delle coppie, mentre altri sono rimasti ai lati, seduti. Le coppie al centro hanno iniziato a ballare, silenziosamente. Qualcuno ha invitato anche me, gli occhi che ridevano, il volto coperto – e ho ballato, nel silenzio, perfettamente.

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➳ Malinconia, 83 ➳ Mancanza, 65 ➳ Gioco, 103

Nelle ultime notti ho percorso terre strane e stravaganti: a piedi, in bicicletta, su strani mezzi di locomozione, a dorso di animali bizzarri; a volte, credo, persino volando o nuotando nell’aria. Sono queste, ho appreso dalle popolazioni locali, le terre della Fantasia. E, come forse è giusto, le persone che le abitano sono un po’ più che umane: e sono elfi, folletti e fantasmi, leprecauni e spiritelli, e creature cui non riesco a dare un nome, cavalli eretti su due zampe, raffinati felini salmodianti, monaci suini. Nelle terre della Fantasia vige una particolare forma d’artigianato, che è la composizione della realtà: il suolo, mi spiega una fata dai capelli corti, è fertile, per la fantasia; e basta impastarlo, plasmarlo, piegarlo, e si può dar vita a ciò che si vuole. E scavando, mi spiega la fata dai capelli corti e dai piedi calzati di verde, scavando, si trovano anche oggetti, come depositati nella memoria: una granita al caffè, intatta; una locomotiva in legno; un biglietto, un regalo, un posto conservato in un cassetto. 21


Scavando, trovo una vertebra. Mi spiega, la fata dai capelli corti e dai piedi calzati di verde e dalla voce cantata, mi spiega che sicuramente c’è un fossile, che si possono mettere insieme i pezzi e ricostruire un dinosauro, o un qualcosasauro, mi spiega ridendo. PerchĂŠ anche i fossili, qui, si ricompongono con la fantasia, e dando vita a quello che vogliamo: quello che intimamente vogliamo.

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➳ Silenzio, 17 ➳ Menzogna, 67 ➳ Passione, 33

Questa landa è una landa calda, punteggiata da geyser che esplodono regolarmente, da vulcani, da una intensa attività sotterranea. E sopra è pericolosa per via degli agguati, delle incursioni, dei cani a difesa di confini dimenticati, della continua guerra aperta tra le popolazioni locali. Mi hanno spiegato, con partecipazione, con veemenza, con la bava alla bocca, con gli occhi fuori dalle orbite, con la voce alterata, che ognuno ha una buona e antica ragione per avercela con gli altri: che una pace non è possibile: che una tregua non è duratura: che il cuore non dimentica: che la pelle è diversa: che gli altri non li cambi: che quel paese è una dannazione: che non ci sarà mai fine. Pure, la nazione della Rabbia, con i suoi terremoti, con le sue disgrazie naturali, con il male che si fanno le persone, ha una sua specie di equilibrio. Forse equilibrio non è la parola giusta – ecco, quella forma di coazione a ripetere che garantisce che il futuro assomiglierà al presente. È un equilibrio, a modo suo. 25


Le popolazioni, pure in guerra perenne, continuano a frequentarsi, e a mischiare i propri destini: nascono amori tra le parti, e sono amori osteggiati e perciò più intensi e più forti; sorgono commerci proibiti, e perciò più redditizi; si scambiano conoscenze segrete, perciò più importanti e tenute in conto. Tutti questi scambi avvengono per moneta corrente: pare incredibile, ma la nazione (la confederazione, il regno, l’impero della Rabbia) è unita sotto un’unica valuta. Per ridere, io l’ho chiamata il Neuro, ma nessuno ha riso, quando gliel’ho detto. Loro la chiamano il Soldo, o il Prezzo. Il Soldo, al tatto, è pesante e caldo: si capisce che è qualcosa che vale, che ha un suo valore, una sua importanza. Che tutto, qui, è terribilmente importante.

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➳ Rinascita, 71 ➳ Fine, 61 ➳ Solitudine, 37 ➳ Silenzio, 17

Sto attraversando il paese del vento: o, come lo chiamano i suoi abitanti, il paese della Purificazione. Il vento percorre questo paese in tutti i suoi punti: facendo stormire i rami e garrire le bandiere della preghiera, facendo girare i mulini e fischiare le caverne, rendendo acrobatico il volo delle rondini, e improbabili le traiettorie delle zanzare. È il paese del vento, e il vento entra in ogni punto del suo paese, e le case sono percorse da spifferi e sbuffi, le fiamme vanno protette, gli aquiloni tenuti stretti. Il vento purifica e fa impazzire i frutti puri: chi non si accetta, dicono qui, è portato lontano dal vento – dicono qui, è uno sciroccato. Perché per essere puri bisogna aprirsi al vento e farsi portare, dicono qui; e pensare al vento come una massa di aria che sostiene e che muove, che porta e destina. Pensare al vento come a un bambino che gioca con le biglie, e lasciarsi giocare. Perché, dicono qui, purificarsi è lasciarsi andare, non cercare di essere puri: il vento, dicono qui, contamina, mischia, insemina; il vento disordina e scava le rocce se29


condo il suo ordine. Il vento non ama gli spigoli e cerca le curve, il vento pettina gli alberi e li fa crescere secondo la sua direzione. Il vento porta via le malattie e fa ammalare chi pensa che il vento sia una cosa sana. Il vento è una cosa giusta, e il vento non si comanda. Mi spiega una bambina: col vento si gioca, non si comanda il vento; e gioca con le bolle di sapone, con le girandole, con il gallo segnavento, con i palloncini e gli aeroplani, il vento è un fiume d’aria e una massa di cose che si agitano e si spostano.

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➳ Desiderio, 49 ➳ Dissipazione, 79 ➳ Rabbia, 25 ➳ Errore, 87

Passo per le terre della Passione, e me le godo. Qui tutto è improvviso, pulsante: piante lussureggianti, sole torrido e giochi d’acqua, piste di skateboard e baci senza fine. Nessuno è turista in queste terre. O forse si confondono, spogliati delle proprie abitudini, lanciati in risate improvvise e in feste senza fine; o forse si trasformano, come se la passione li gonfiasse da dentro, e prima non fossero che palloncini sgonfi. Da quando sono qui non riesco a immaginare qualcosa che possa essere privo di passione: non riesco a immaginare un odioso risveglio privo di passione, o una macchina senza passione, un cibo insipido, non riesco a immaginare un tramonto senza nuvole e senza cieli arrossati. E da quando sono qui mi appassiono a tutto: al minigolf, al giardinaggio, alle piante carnivore. E immagino combinazioni strane. E ho una mia fissazione: capire quale sia il frutto della passione. Perché qui le piante danno tutte frutti, e ogni frutto è saporito e fa girar la testa, e non so quale sia di 33


questi il frutto da portare con me e regalarti, dicendoti, è il frutto della passione. C’è una pianta che ogni mattina mi dà il buongiorno, e ha colori brillanti, e il suo frutto è come una conchiglia aperta a metà; e c’è un albero alla cui ombra rinasco, e mi spinge a far le cose, e il suo frutto è come una perla bianca, luminescente e saporito; e c’è un arbusto il cui frutto odora di mare e a morderlo mi avvolge la lingua e mi sento portato lontano.

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➳ Durezza, 53 ➳ Desiderio, 49 ➳ Purificazione, 29 ➳ Necessità, 91

Nel viaggio attraverso gli Stati d’animo, dicono tutte le guide, è sano e giusto e importante attraversare le lande della Solitudine: che poi, adesso che le vedo, le lande della Solitudine non hanno un carattere netto e definito, sono un insieme di piccole nazioni, di nicchie, di solitudini individuali, direi. Anche se suona strano, solitudini individuali: non voglio dire che ognuno è solo a modo suo, forse è vero il contrario, che in qualche modo siamo tutti soli in maniere simili. Voglio dire che tutti i paesi della Solitudine sono diversi, sono freschi e sono caldi, sono alti e sono bassi, sono silenziosi e sono rumorosi, sono felici o infelici, sono attraversati da strade o deserti. Ci sono pure dei paesi della Solitudine estremamente affollati, solo che chi li abita è solo. Anche le divinità che si adorano in questi paesi sono diverse: in comune hanno il fatto di non comunicare con i loro fedeli, si lasciano adorare ma non rispondono, non disturbano le molte solitudini che si rivolgono loro. Insomma, ecco, fosse così, non ci sarebbe molto altro da dire, direi solo: ho attraversato le lande della Solitu37


dine e poi ho incontrato qualcuno. Credo che ognuno sappia che cosa significhi, sotto le lenzuola di un pomeriggio caldissimo, o durante una notte insonne, guidando mentre ritorna a casa e pensando se riscaldarsi qualcosa o ordinare una pizza, o aspettando la risposta a un sms o una telefonata che non arriva. Le lande della Solitudine hanno invece una particolarità che ho scoperto soltanto qui: sono abitate da briganti particolarissimi, i predoni della solitudine. I predoni si spostano in gruppo e attendono viandanti solitari, e qui i viandanti sono tutti solitari. E, quando li trovano, rubano loro la solitudine: li intrattengono con pettegolezzi, raccontano barzellette, offrono da bere, parlano del tempo. I viandanti soffrono e sorridono: ma fa loro male, interiormente, tanto più quanto più sono abituati a star da soli. E la solitudine che ci viene rubata viene messa dai predoni, dicono, dentro grandi giare, in appositi microchip, viene liofilizzata e nascosta nella pancia dei peluche. Quella solitudine viene poi rivenduta a caro prezzo a chi desidera trascorrere un po’ di tempo da solo, avere una stanza tutta per sé, una serata per conto proprio. Solo così, dicono, solo così.

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➳ Durezza, 53 ➳ Generosità, 45 ➳ Menzogna, 67

Così attraverso anche il paese dell’Invidia. Il piccolo paese dell’Invidia, dove tutti si conoscono. Il paese che tutti ci invidiano, a misura d’uomo: tanto a misura d’uomo che te lo cuciono addosso, il vestito, nel paese dell’Invidia. Ti fanno la camicia. Ti fanno il cappottino. Ti attaccano i bottoni. Quanto si è fortunati, ad attraversare il paese dell’Invidia. Per carità, ci saranno posti migliori, ma qui non ci lamentiamo: ci accontentiamo di quello che abbiamo. Poi, chi non gli sta bene quello che abbiamo, libero di andare: poi però ritornano. Com’è verde l’erba del vicino, nel paese dell’Invidia. Sicuramente ha fatto qualcosa, il vicino: così verde, da sola, l’erba non cresce. Anzi, chissà se è erba. È mala erba, diceva mia nonna. Ma non per parlare male, eh. Ci mancherebbe: si fa per dire. Che bello, il piccolo paese dell’Invidia. Che tutti sanno le malattie che hai, e che hai avuto, come fossero medaglie: e nessuno che lotti, contro la malattia, o per qualcosa. Non si lotta, nel paese dell’Invidia: si sta tranquilli, qui, nel paese dell’Invidia; è un piccolo paese e tutti ci 41


si vuole bene, l’uno all’altro, qui nel paese dell’Invidia. Nessuno lotta, certo, magari, ci si lamenta. Si parla. Si dicono le cose: che poi, le cose si dicono a chi le sa; a chi non le sa, le cose non si dicono. Ma non si lotta, sia mai. Eppure, il paese dell’Invidia, il piccolo paese dell’Invidia, dove tutti si conoscono, è irto di torri. È come un animale che un giorno ha rizzato i peli, e si è trovato irto di torri e campanili: ogni torre guarda le altre, e tutte si guardano a vicenda. E sono torri che non servono ad abitarci, né a difendersi, perché nessuno lotta, in questo paese, nel piccolo paese dell’Invidia. Sono torri che almeno gli altri vedono. Che nessuno si chiuda nella torre, in questo paese: che sarebbe cosa brutta a vedersi. Che nessuno cali le trecce, dalla torre, in questo paese, che sarebbe cosa di cui poi si parlerebbe. Ogni movimento che farai, io ti guarderò. Le torri servono per parlare, sono ripetitori, sono minareti da cui cantare, sono posti in cui urlare; costruire torri serve per fare e per avere una torre più alta, una torre di Babele, in cui parlare, dove tutti si parla la stessa lingua, ci capiamo, tra noi, in questo paese, che sarà piccolo, ma è il nostro paese, è un paese bellissimo, e ci conosciamo tutti. Il paese dell’Invidia finisce lì, dove si fa qualcosa insieme.

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➳ Dissipazione, 79 ➳ Speranza, 75 ➳ Nutrimento, 95

Attraverso il paese della Generosità. Ricevo il paese della Generosità. Il paese della Generosità attraversa me. Niente è sbagliato. Tutto mi tocca, e mi lascio toccare. Mi tocchi, e non mi ritraggo. Restituisco il tocco, e non c’è niente di sbagliato. Il paese della Generosità per qualcuno è confuso: e invece è chiaro, è uno stato d’animo, è un modo di poter stare, di poter vivere. È un paese popolato da antichi dei, che insegnano a dare, a darsi, a non risparmiarsi. È un paese sprecone, di tanti fuochi accesi ovunque, di idee lanciate e condivise. È un paese dove le idee circolano liberamente e dove ognuno le fa crescere. E per qualcuno è confuso, ti dicevo, e invece è solo vita. È un paese ricco, il paese della Generosità: e le donne portano gioielli di gemme diffuse, ma anche solo collane di sassi, di destini legati, di vita che vive; ma anche solo colori vivaci, voglia di darsi; ma anche solo segni sulla pelle, di storie da condividere. E gli uomini portano cappelli larghi e colorati, non per proteggersi da pioggia o 45


vento, ma per lanciarli in aria, per toglierseli platealmente, per rimetterseli, per girare col cappello in mano; ma anche solo, ti ripeto, per levarseli, i cappelli, e rendere omaggio. Di tutto si può fare un gioiello, qui: purché lo si regali. Ed è un gioiello una storia, un pensiero, un’idea; è un gioiello un disegno, un segno, una lettera; è un gioiello un passaggio, un passo di danza, un sostegno a distanza. E io non so il suo nome, so solo che si è firmata Tua, so solo che si è firmato Tuo.

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