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“Tutto Sommario”

Amore di various Sesso e amore, le verità di Pulcinella sul binomio più gettonato di sempre. di Boy knaves Romeo e Giulietta di Profeta Hyena [Bot] Chiudono Megaupload & Co, in rete impazza la protesta. di Nihil Morari Com'è bello far l'amore! Dirlo non dovrebbe imbarazzare. di el_maxo

sMANIe amorose di Dioneo Amore: ecco il parere di una specialista in problemi di cuore, intervista ad eles-chan. di Gangel "Kado dalla Vignetta" di kado92 Contest: Voi cucinate noiH mang . . . Contest: consiglia film Midnight in Paris, sognando il passato di el_maxo Hall of Fame di Josephine ~ In attesa di un grazie dell'umanità: storie di uomini e donne eccezionali. Alan Turing. di various 50 Cent è un pescatore di granchi [Cronaca di un San Valentino imperfetto] di Dioneo We will always Love You by Yoru

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L'amore completa l'uomo: Il dolore perfetto. di el_maxo


Editoriale

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Amore Ciao a tutti, lettori e lettrici dell’AnimeDB jOURnal, buon giorno agli innamorati, buon San Valentino. Il jOURnal come sapete è l’unione degli sforzi di alcune persone che dedicano tempo ed entusiasmo per realizzarlo. Purtroppo capita che la vita reale pretenda più attenzione e che quindi non si riesca a realizzare ciò che si era prefissi. Con tutto l’amore della redazione ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato fino ad ora e che al momento devono prendersi una pausa da noi e impegnarsi nella vita reale. Questo è il numero di S. Valentino, il numero dell’amore. Se osservate la copertina di questo numero vedrete baci: il bacio è la prima scintilla dell’amore. E l’Amore lo sappiamo benissimo non è solo etero, l’amore è un’ emozione che non può essere confinata in nessuno dei termini in cui noi vogliamo imbrigliarlo. Osho afferma che l’amore non è un fenomeno che possa essere confinato, si può tenere nella mano aperta, ma non nel pugno: appena si chiudono le mani esso si dilegua. Spesso si tende ad utilizzare una definizione non corretta di amore. Non è una forma di bisogno, di carenza, come accade per il neonato che necessita di una figura di riferimento che soddisfi le sue necessità, senza la quale non potrebbe sopravvivere. Al contrario, l’amore autentico è dono incondizionato, abbondanza, è un avere così tanta vita dentro di sé che è fin “troppa” per se stessi ed è spontaneo condividerla. Anzi, il vero dono lo offre chi riceve tale amore. In ogni caso, una persona che ha così tanto da offrire vive ed è felice anche senza che ci sia nessuno che riceva: è come un fiore in una foresta: c’è, esiste, risplende anche senza che vi sia alcuno che lo possa ammirare, il riconoscimento da parte di un altro è accidentale, è un di più. Il mero fluire della vita, della gioia dell’amore è ciò che riempie e rende felici. L’amore non è dipendenza, non è qualcosa che quando non ci viene donato ci svuota, non è ricatto, non è una forma di potere, non è un oggetto di contrattazione. L’amore è come un’aura che nasce da dentro di noi e che ci circonda: se non lo si possiede, lo si chiede ad altri e si diventa dipendenti. In questo caso, l’amore non sarà mai abbastanza e le aspettative nei confronti degli altri non saranno mai realizzate.

Ecco, quindi, ancora una volta si impone la necessità di imparare prima a stare da soli con se stessi e poi con gli altri. A quel punto si sarà in grado di stare con altre persone in una forma di unità che non distrugge, ma anzi fortifica l’individualità di ciascuno e incita alla libertà. Se non si è in grado di stare da soli ci si imporrà di stare con gli altri, ma questo risulterà soffocante, costrittivo, perché limiterà la propria libertà a causa di una personale incapacità. E l’odio, la rabbia, il disprezzo nei propri confronti quasi inevitabilmente verrà rivolto non solo contro se stessi, ma anche verso chi ci circonda, innescando un circolo vizioso di sentimenti negativi. L’importante, come ci insegnano i maestri zen, è “lasciare che sia”. Sperando che sappiate stare da soli in coppia ancora buon San Valentino e tanto amore a tutti voi.

A cura di Mauro aka Various



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Sesso e amore, le verità di Pulcinella sul binomio più gettonato di sempre. I lettori del jOURnal avranno di certo percepito che il tono dei miei articoli non è quasi mai prettamente giornalistico. Un articolo di giornale mescola sapientemente dati sociologici (ovvero ricerche, fatti inoppugnabili), nozioni antropologiche (oggettive e soggettive), elementi semiologici (sono la parte grafica). Questa premessa è doverosa, perché mi accingo a trattare un argomento molto delicato sulla base delle mie sole considerazioni da studioso di linguistica e pensatore a vanvera. Sesso e amore. Effettivamente ci sono molte ricerche disponibili in rete, più o meno serie. Si va dal sito porno con la finta webcam che ti ammicca parlando anche d’amore - allucinante - alla ricerca di Harvard con tanto di risonanza magnetica con liquido di contrasto per esaminare le aree del cervello che si attivano a seconda delle sollecitazioni. Sia dai siti porno che dalle ricerche, si evince che gli uomini pensano al sesso molto più spesso delle donne. Donne che, tuttavia, a differenza di quello che i maschietti credono, ci pensano pure, dandolo a vedere o meno. Per la mia analisi partirei da un modo di dire che un tempo si sentiva molto spesso, mentre oggi, se ci fate caso, si sta lentamente estinguendo. Le parole in questione sono le seguenti: “Fare l’amore”. Che poi sta per “Fare sesso”. Oppure no? È proprio questo il punto. Dove si incrociano le due cose? La questione non è originale, è vero. L’argomento è stato trattato all’infinito. Non fa nulla. Spendiamo lo stesso due secondi per riflettere in merito. Indubbiamente, si può fare sesso senza essere innamorati. Direi che oggi è il caso più frequente. Meno frequente è quello che vede un amore corrisposto non correlato dal sesso, a volte per scelta a volte per impossibilità pratica. Nel semplicissimo paragrafo precedente si formulano affermazioni nate da osservazioni inconfutabili che ci dimostrano, con chiarezza, che amore e sesso non sono sinonimi. Non oggi. Ecco perché “Facciamo l’amore” è un formula destinata a diventare desueta. Anche perché l’amore non si fa. L’amore c’è, è assolu-

to, ha una valenza di certo sovrastante quella del sesso. L’opinione di chi scrive è che per provare vero amore si debba avere un animo superiore. Gli altri tipi di amore, diversi da quello vero e assoluto, alquanto raro, almeno credo, si riconoscono perché presentano connotazioni molto simili, appunto, a quelle del sesso. C’è la compulsione, l’aggressività, la tendenza al macchinale (no, non sto parlando di chi copula in automobile). Tra sfumature varie, un falso amore è un passatempo passeggero e alquanto aleatorio. Un divertissement che si coniuga benissimo con l’altra attività, quella sessuale. E questo, ci tengo a sottolinearlo, non deve o non dovrebbe comportare nulla di male. Invece i giudizi negativi e le condanne fioccano. Perché? Stabilita l’esistenza di un vero amore, che si autoregola anche nel sesso nel migliore dei modi, appunto perché vero – smentendosi si declasserebbe automaticamente a falso amore – e in un amore meno vero, che potremmo chiamare passione, cosa spinge il sentimento collettivo ad avere remore verso quest’ultimo? Basterebbe considerare che l’unico ad avere una valenza degna è il primo, mentre il secondo può essere

Toulouse-Lautrec “La toilette”


Stu Mead “Mia Studying Cocteau” Si è infine distinto il sesso a seconda della sua finalità, procreativa o ricreativa, individuando in questo punto l’essenza di tutta la questione. Il sesso procreativo dovrebbe coincidere con il vero amore, quello ricreativo dovrebbe invece essere libero di scorrazzare come meglio crede, se possibile senza condanne dato che non essendo funzionale alla creazione viene svuotato delle sue valenze religiose ed evoluzionistiche. In sostanza: amate veramente se ci riuscite, ve lo auguro. Altrimenti aspettate l’età della ragione (è un consiglio), ovvero la maggiore età, e fate il sesso che vi pare. Questo non vuol dire fatene tanto, ma magari fatene poco o per niente. Come vi pare, appunto. Senza pesi né costrizioni. Senza guardare a chi ne fa tantissimo o chi ne fa pochissimo per avere dei modelli che poi sono, in sostanza, imposizioni culturali. Siate liberi insomma. Liberi, ma nel caso, usando il preservativo. Primo per non ammalarsi, secondo per non rischiare di sbandare per errore dalla categoria ricreativa a quella procreativa. Altrimenti tutto il senso della questione si perde. Un buon San Valentino a tutti, comunque decidiate di passarlo. Anamorosamente Vostro, Knaves

A cura di Boy knaves

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inserito in attività dispendiose che fanno sudare parecchio, come il free-climbing e altre. La risposta più sensata è la seguente: perché il sesso, oltre che sollazzo amoroso o meno, è attività creatrice, quindi sacra, sia per chi è religioso che per chi non lo è. In chiave religiosa il potere di dare la vita, di crearne una nuova intendo, seppur nel volere di Dio, è il tratto del famoso “a sua immagine e somiglianza” più evidente a mio avviso. Ne consegue che il sesso non possa quindi essere trattato come una burla o un divertimento. Questo, non lo scopriamo certo ora, ha creato tutti i vincoli e le imposizioni relative al sesso presenti nelle principali religioni post-pagane. Da un punto di vista laico invece, quasi darwinista se vogliamo, il sesso, ovvero la riproduzione, è la chiave dell’evoluzione. Rappresenta il momento della selezione nel quale la specie si migliora. Il senso del tutto. In questo caso una visione religiosa e una più che laica, ovvero atea, si dovrebbero trovare a coincidere. Anche qui non invento nulla, ma lo ribadisco lo stesso, la minor propensione al sesso casuale della femmina è ovvia, dato che l’aspetto riproduttivo è molto più essenziale e gravoso per lei che per il maschio – egli in teoria potrebbe fare una trentina di figli al giorno, poco potrebbe importare se siano tutti geneticamente validi, così non è per la femmina. Tirando le somme. Si è detto che amore e sesso sono cose ben distinte, il coincidere del sesso con il vero amore è solo un accessorio di quest’ultimo. Quindi si è distinto l’amore vero dalla passione, assimilabile nei suoi vizi – e nelle sue virtù – al sesso.


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Romeo & Giulietta

Romeo e Giulietta sono forse la coppia più famosa mai esistita, tenendo conto delle testimonianze di libri, film, telefilm, cortometraggi, cartoni animati, manga, videogiochi e anime; dai vari mezzi di propaganda della coppia sono esclusi i graffiti preistorici, non chiari in maniera sufficiente per stabilire se la nascita del mito risalga ai tempi della scrittura nelle caverne. I moderni Romeo e Giulietta sono stati re-inventati da William Scuotilancia, famoso all’estero col nome d’arte Shakespeare in love; Secondo il libro di Shakespeare in love, Romeo Totti e Giulietta Di Canio abitavano a Roma e per ragioni non del tutto chiarite, erano appartenenti a famiglie rivali, così tanto rivali che quando le due famiglie si incontravano per strada partivano dei cori: I Totti intonavano Roma Roma Roma, core de sta città...al quale i Di Canio rispondevano con Lazio, sul prato verde vola, Lazio, tu non sarai mai sola. Romeo incontrò Giulietta in un derby, durante una rissa e sembra che alla vista della bellissima Giulietta, Romeo passò da «spòstate grandissima fija de na zozza» a «amami, baciami, ich liebe dich, ti amo, je t’aime, I love you». Con queste parole iniziò la loro storia amorosa. Ovviamente non poteva essere pubblica e per anni

“Ma che, davero davero?” ~ Giulietta sulla finta morte di Romeo

portarono avanti una relazione segreta, fino a quando la Lazio non vince il derby: è l’evento che segna l’impossibilità di restare ancora nell’anonimato: da una parte Giulietta felice che vuole festeggiare, dall’altra Romeo, che accoglie la sconfitta come un pugno allo stomaco. Giulietta sa che dopo una vittoria nel derby il padre diventa uno yes-man ma Romeo proprio non riesce a parlare con il capofamiglia Di Canio per chiedergli la mano della figlia, non dopo aver perso sul campo almeno. Trovandosi in una situazione davvero molto spiacevole, Romeo non vede altra alternativa se non una finta morte, cosa che più volte hanno fatto i personaggi di Dragon Ball; la sua finta morte però innesca una serie di bluff che porteranno un cambio di espressioni da poker-face a Lady-Gaga-senzatrucco. Ecco la serie dei bluff: • Romeo finge d’essere morto; • Giulietta non crede che sia morto e fa finta di morire; • Romeo pensa che Giulietta abbia capito il suo gioco e che ora fa solo finta d’essere morta, quindi decide di ri-morire per finta nell’attesa; • Giulietta vedendo Romeo ancora morto pensa di essersi fidanzata con un ritardato, così una volta sveglia, se ne va via. Romeo non demorde e continua a seguire Giulietta fino a quando per disperazione, come fece Dafne, chiede a Zeus di essere trasformata in un’automobile: è questa la leggenda dell’Alfa Romeo Giulietta. Secoli dopo gli avvenimenti le famiglie si sono riappacificate e nel mondo ora vivono dei Totti e dei Di Canio in completa armonia.

A cura di Parfum Hyena [Bot]


Chiudono Megaupload & Co, in rete impazza la protesta. Megaupload è il 13° sito più visitato al mondo e, complessivamente, la galassia Mega occupa il 3% della banda internet.

i provvedimenti mirano ad un controllo più capillare e stringente su siti, blog e pagine web che contengano – o linkino – materiale coperto da copyright. Ad esserne colpiti sarebbero, in primo luogo, i siti i cui server si trovano fuori dagli USA, ma il gruppo NetCoalition – comprendente colossi della rete, come Google – ha mostrato che i suoi effetti sarebbero forti anche per i server “domestici”. Semplificando la questione, i rappresentanti dell’industria mediale – cinematografica, musicale etc. – potrebbero sporgere denuncia per violazione dei diritti d’autore e portare all’oscuramento del sito, senza processo, dando cinque giorni ai proprietari per rimediare al danno o provare la loro innocenza. Oltre ai problemi di ordine simbolico – limite alla libertà di pensiero ed espressione – sono molti anche quelli di tipo finanziario: gli investimenti nel web crollerebbero e le attività dei venture capitalist, i quali finanziano le startup permettendone la nascita e lo sviluppo, sarebbero paralizzate. Le proteste contro la SOPA e la PIPA hanno portato, il 18 gennaio, ad uno sciopero virale che ha riguardato decine di pagine: da Google a Wikipedia, da Mozilla a Wordpress, e hanno spinto l’amministrazione statunitense a prenderne le distanze. I due provvedimenti hanno incontrato forti critiche anche da parte delle autorità europee, come la Commissaria europea per le nuove tecnologie Neelie Kroes, e questo ha spinto Camera e Senato statunitensi a rinviarne la discussione. Al contrario, in Italia l’iniziativa ha incontrato pare-

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Come tutti sappiamo, lo scorso 19 gennaio i siti Megaupload e Megavideo sono stati chiusi in seguito ad un’operazione dell’FBI che ha portato all’arresto, in Nuova Zelanda, del loro creatore, l’hacker tedesco Kim “Dotcom” Schmitz. I reati che gli vengono contestati sono diversi: dalla pirateria all’insider trading, dalla bancarotta al furto di dati; l’accusa è di aver causato più di 500 milioni di dollari di mancato introito per l’industria dell’intrattenimento. Pochi giorni prima, Schmitz – non nuovo a problemi di questo tipo con le autorità – aveva rasserenato gli utenti – circa 150 milioni solo quelli registrati – pubblicando questo messaggio su twitter: “Mega non ha nulla da temere. Il nostro business è legittimo, e protetto dalla DMCA (digital millennium copyright act) e da altre leggi in giro per il mondo. Lavoriamo con i migliori avvocati e stiamo alle regole. Prendiamo seriamente i nostri obblighi legali. Abbiamo molte persone che ci supportano.” Oltre a Schmit sono stati arrestati due suoi collaboratori, Finn Batato e Bram van der Kolk, mentre altri quattro sono ancora latitanti. L’operazione è scattata dopo che la giuria del distretto est della Virginia, il 5 gennaio, ha deciso di accusare la compagnia in questione di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore. Il retroscena – Da quasi un anno il Congresso statunitense si trova alle prese con due proposte di legge, quanto mai discusse: la SOPA (Stop Online Piracy Act) e la PIPA (Protect IP Act). Entrambi


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re favorevole da più parti: sostegno è venuto da Enzo Mazza, direttore del FIMI, che sostiene: “Stavamo per ottenere, da un tribunale, il blocco dell’accesso degli utenti italiani a Megaupload e Megavideo. L’Fbi ci ha anticipati: meglio così”, e da Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica, che ha aggiunto: “Non è corretto difenderli tirando in ballo la libertà di espressione. Ne sono anzi una minaccia, perché danneggiano il presupposto economico di chi si esprime con musica e film”. Probabilmente ulteriore slancio alle due proposte è derivato dall’annuncio, a dicembre, di un nuovo servizio chiamato Megabox: in questo modo gli artisti avrebbero potuto caricare online le loro canzoni e i loro cd, senza doversi legare ad alcuna casa discografica, ottenendone maggiori profitti e arrecando, naturalmente, grossi danni alle major. Gli effetti – L’esito dell’azione giudiziaria appare ancora oggi incerto: da un lato gli imputati si difendono, sostenendo la legalità delle loro attività e ribadendo la loro funzione di meri intermediari – in questo modo, la responsabilità di eventuali illeciti graverebbe tutta sugli utenti -; dall’altro le autorità affermano che tali siti siano illegali in quanto organizzati intorno alla pirateria e aventi finalità di lucro. La questione è delicata: infatti la linea sostenuta dai difensori viene normalmente applicata in tutta la rete per svincolare il contenitore dal contenuto: Facebook, Youtube e quant’altri non si prendono responsabilità di quanto gli utenti postino. Il rischio, da questo punto di vista, è un effetto a catena che porterebbe a controlli a 360 gradi, non solo per siti sospetti ma anche per quelli “normali” - come i social network - o legati ad essi.

Poco dopo il blocco dei due siti, il gruppo Anonymous ha ribattuto con l’operazione “OpMegaUpload”, con la quale ha bloccato i siti del Dipartimento della difesa americano e di molte major: la Warner Bros, la Universal, la Recording Industry Association of America e la Motion Picture Association of America; le ripercussioni si sono manifestate anche nel nostro Paese, con un attacco al Ministero della giustizia. D’altra parte, Megavideo e Megaupload non sono gli unici interessati: da anni si tentano strategie legali contro eMule; già l’anno scorso è stato chiuso The Pirate Bay, sito da cui scaricare file torrent; un altro sito simile, BTJunkie, è stato chiuso poche settimane fa. Molti sono poi i siti che, per protesta e difesa preventiva, si sono autocensurati: FileServe, FileSonic, Wupload e altri ancora. Sicuramente siamo solo all’inizio di una lunga vicenda, la fine della quale è ancora opaca: il web, per sua natura, non è facilmente governabile; e c’è da scommettere che, per quanto si tenti di reprimere queste attività, nasceranno altri siti con le stesse funzioni. Nel frattempo gli utenti premium hanno perso tutto e siti come il nostro sono in panne. Non ci resta che attendere ulteriori sviluppi.

A cura di Nihil Morari



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Com'è bello far l'amore! Dirlo non dovrebbe imbarazzare.

Recentemente nelle sale italiane si è distinto il nuovo film di Fausto Brizzi (già Notte prima degli Esami Oggi), titolato come un celebre verso firmato Raffaella Carrà: Com’è bello far l’amore. La magia avvenuta coi suoi lavori precedenti, ossia quella di attrarre pubblico con frasi famose come canto della sirena ha funzionato. Incassi più che soddisfacenti. Ma questa volta il film non parla solo ai trentenni nostalgici o ai teenager. Un addio alle commedie insipide con un retrogusto di “già visto”: questo lavoro è più maturo, ha una scrittura più robusta e soprattutto vanta un cast rispettabile. In primis Fabio de Luigi (visto in Femmine contro Maschi), capace di dare il giusto lustro e risalto ad un ruolo un tantino passé, attrae a sé tutta l’attenzione del pubblico. Molto a suo agio in situazioni tra l’impacciato e l’imbarazzato, battuta pronta e ritmi comici impeccabili, interpreta un quarantenne sposato, con un vago gusto nerd per il fumetto e i pigiami pastello, alle prese con il calo di desiderio della coppia. Come spalla un’ottima Claudia Gerini (già Ex, ma indimenticabile in Grande, Grosso e Verdone); definita spalla non per mancanza di talento o capacità ma per la generosità della recitazione: offre a de Luigis tutti gli spunti comici necessari, inserendosi a pieno nelle sequenze senza strafare con manie d’attenzione ma restando equilibrata e perfetta nella resa finale. Peccato che nei trailers sia mostrata solo nel suo breve spettacolino di burlesque.

Divertente, ma di certo non il suo momento recitativo più alto. Chiude il trittico il Filippo Timi di Come Dio Comanda, che finalmente sveste i panni d’attore drammatico e serioso, protagonista di pellicole ostiche al pubblico, per cimentarsi, in maniera proficua, con un ruolo più leggero e divertente. Timi interpreta, per la precisione, un porno divo, amico della coppia de Luigi - Gerini, che si fa carico della situazione di gelo che oramai si è instaurata sotto le coperte fornendo consigli, come un cinematografico Siffredi, per ravvivare la fiamma della passione. E come se non bastasse, il tutto è esaltato da piccole partecipazioni di nomi noti del piccolo schermo nazionale: ad esempio Virginia Raffaele, complice talentuosa di moltissimi sketch della coppia Lillo e Greg, come pure lo stesso Lillo nei panni di un farmacista che, in una scena … guardatevi il film! Come credo sia chiaro, questo film parla di sesso. A tutti. La gamma di pubblico al quale si rivolge è molto ampia. Benché i protagonisti appartengano al mondo dei quarantenni sposati, coi loro drammi causati dalla vita routinaria appesantita dal senso dello “scontato”; divertenti ed istruttive sono le scene che hanno come protagonisti e quindi parlano ad un pubblico di giovani, alle prese coi loro dubbi sul sesso comprendenti una vasta gamma di ansie da prestazione e momenti imbarazzanti. Ecco, se mi si permette una riflessione banale, direi


In ultimo vi è la conclusione. E questa è una nota dolente.

Posso comprendere una certa avversione della commedia all’italiana verso i finali non a lieto fine, ma, guardando il film, si ha l’impressione di un ennesimo cambio di rotta: i sentimenti la fanno da padrone, rallentando il ritmo narrativo la conclusione sembra scontata e lo spettatore attende il trionfo dei buoni sentimenti come se fosse un’inevitabile condanna invece che una sorpresa divertente e ben costruita. Insomma, per usare una definizione un po’ marcata: il finale è scontato, e vagamente noioso. Ma non guasta l’intero film. Brizzi è cresciuto, se si paragona questo film ai suoi precedenti; abbandona i rotocalchi per ragazzine e si confronta, coinvolgendolo, con un pubblico più maturo e spesso snobbato. Perché, scrivere divertente per quarantenni è difficile: è ostico coinvolgerli ma ancor più è

straordinariamente difficile non cader nel banale, rischio paventato ma scampato in Com’è bello far l’amore. In definitiva è un film che si gusta a pieno, permette il trascorrere di novanta minuti all’insegna della spensieratezza senza involgarirsi, tratta il sesso coi guanti senza risparmiare battute sul guanto, dona alla realtà cruda quel gusto favolistico che, se ben dosato, non guasta. Infatti, abbandonando false ed assurde pudicizie, il film non si nasconde dietro falsità moraleggianti, ma si “addolcisce” mescolando il reale con elementi immaginari e caricaturali studiati, e d’effetto. Insomma un film, più che da vedere direi, che si lascia guardare. E poco importa se è un film in 3D, o meglio la prima commedia italiana in 3D. Per ridere non servono effetti speciali o tecniche cinematografiche all’avanguardia: servono solo un buon copione e interpreti all’altezza, e questo film può vantare sia l’uno che l’altro.

A cura di el_maxo

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che l’età a cui Brizzi dedica queste sequenze è inadeguata (innalzata per eccesso rispetto al reale), ma meglio così! Altrimenti avrebbe ricreato la squallida atmosfera di Amore 14. E’ possibile suddividere la pellicola in tre momenti fondamentali. Il primo, incipitale, vede la presentazione dei personaggi e l’avvio della sequenza narrativa. Per quanto sia divertente, questa parte è eccessivamente manualistica e standardizzata: non in medias res, il regista utilizza sin troppa pellicola per fornire allo spettatore i codici interpretativi e calarlo nella storia. La parte centrale invece è sorprendente, come se il film s’impennasse di colpo. Lo stacco, il divario, è netto: la commedia viaggia a pieno regime. No situazioni melense, battute costanti, parti comiche ben scritte e ben recitate, sorprese per lo spettatore; tutto questo rappresenta il momento più alto del film, coinvolgente e senza cali d’attenzione.


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L'amore completa l'uomo: Il dolore perfetto. Per una volta, sfrutto l’opportunità di un incipit altisonante: un medagliere. Perché, e sia posto l’accento su questo, Il dolore perfetto annovera tre riconoscimenti: nel 2004 vince il Premio Società dei lettori e il Premio Strega, tre anni dopo il Premio Campiello Europa. Pubblicato in Italia da Mondadori, nel 2004, segna senz’altro il punto più alto della carriera del suo autore, Ugo Riccarelli. Parlare della trama è riduttivo: non è una semplice storia che si snoda all’interno delle note vicende nazionali ma un gioco sapientemente orchestrato di contrapposizioni, di elementi dissonanti ma capaci di contatti quasi magici: è un romanzo in cui la storia materiale e l’emotività eterea trovano ambedue spazio, esaltandosi. Iniziamo dai protagonisti: due famiglie, i Bartoli e i Bertorelli. I primi anelano la libertà, come un idealistico afflato che sospinge le vele della storia; i secondi sono più legati alla materialità, da commercianti venali, esaltano la causalità efficiente come unica legge del reale. Personaggio d’eccezione è il Maestro, proveniente da Sarpi ed impregnato di quella fresca e speranzosa giovinezza tipica dell’idealismo risorgimentale. In un tempo narrativo estremamente lungo, che abbraccia quasi per intero il secolo più onirico che la nostra nazione abbia mai vissuto, ossia quello del Risorgimento, sono narrate le vicende di queste due famiglie, dei loro amori e dei dolori che la vita riserva; per cui cercare di rendere la trama in breve sarebbe impossibile oltre che screditerebbe il testo. Poniamo invece l’attenzione su qualche dettaglio interessante. Il personaggio del Maestro, ad esempio, è stratificato e molto complesso. Esule e carcerato, abbandona figli e moglie per inseguire sogni ed ideali. Affranta dal dolore, quest’ultima, sventurata, trova la morte volontariamente, frapponendosi fra un treno e le rotaie. I suoi figli, invece, portano su di loro (più che con loro) lo spirito che è tipico del padre, nei loro nomi.

Facili da decifrare: Ideale, Mikhail, Cafiero e Libertà. Proprio quest’ultima, involontariamente, sarà la causa della morte del padre. Durante le sommosse milanesi, infatti, il Maestro viene raggiunto dalla pallottola di un soldato che equivoca il suo grido, “Libertà!”, interpretandolo come un incitamento ai combattenti, quando in realtà era solo l’atto più superficiale della ricerca di un padre angosciato separato da sua figlia. Questo aneddoto è perfetto per far comprendere il sottile gioco che anima l’intero libro. Per un anarchico come il Maestro, morire chiamando la libertà a gran voce è un sogno, è la massima aspirazione. Ma il destino nega al protagonista questa morte eroica. Benché nel mezzo della sommossa, e benché proclamasse a gran voce “libertà!”, egli non moriva per i suoi ideali, ma a causa di un egoistico e disperato attaccamento a quella materialità, a quelli affetti, che lui in primis spregiava, considerandoli poco confacenti alla vita di un rivoluzionario. Riccarelli racconta tutto l’idealismo in un sol testo. Da Kant (come romantico ed illuminista al contempo), ad Hegel (punto massimo dell’idealismo occidentale), c’è una strana situazione sottesa, come una mancanza di soluzione di continuità. Il primo tenterà una conciliazione nella non conciliazione: il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me. Ambiti diversi, in aree separate.


del romanzo. Non solo questa componente immaginaria non guasta la matrice storica dell’opera, esaltandola; ma rappresenta la soluzione al destino di infelicità che Riccarelli sembra prospettare. L’amore è la magia che pervade la vita e la storia. È una magia perché ci permette di sottrarci alla consapevolezza dell’infelicità, pur non allontanandola; ed è una magia perché permette la redenzione dell’uomo, una grazia capace di completarlo, unendo assieme gioia e dolore come sintesi della, precedentemente citata, dicotomia kantiana. L’amore è dolore, ma come il Maestro comprende nell’istante prima di congedarsi dal mondo: è un dolore perfetto; perfeziona l’uomo, completandolo. Più che una promessa di felicità, è una scommessa sulla felicità. Ma, badate bene, una scommessa dall’esito infausto: vince solo chi scommette, semplicemente scommettendo. Se siamo spinti dall’amore a perfezionarci, dolorosamente, siate cauti prima di innamorarvi: dovete esser certi che ne vale la pena. Ma se l’amore fosse quello vero, quanta libertà di scelta vi resterebbe?

A cura di el_maxo

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Il secondo, Hegel, sosterrà il predominio dello Spirito (l’immaterialità immanente nella storia) a scapito del reale, formulando la teoria dell’astuzia della ragione: per quanto una produzione mentale possa essere perfetta, nel contatto con la realtà questa si guasta, depauperata dalle asperità del mondo. Riccarelli sembra sposare in pieno questa seconda interpretazione. L’amore, motore del destino, ed incipit della storia dei singoli, è puro e pieno solo quando non si confronta con le discrepanze e le difficoltà del mondo. Proprio quest’ultimo, infatti, insensibile ed inerte, perfetta interpretazione della materialità cieca, essendo il palcoscenico del destino, regala all’uomo l’opportunità di esperire il dolore, come se fosse la prima ed ultima conseguenza dell’amore. Come se per essere felici, da innamorati, non dovremmo mai innamorarci di nessuno. Non dovremmo vivere l’amore. Triste destino! Sia come esclamazione che come definizione di quello che si realizza per i personaggi. Ma Riccarelli offre una soluzione, e per esporla ancora una volta cito un episodio del romanzo. Uno dei figli del Maestro, Cafiero, si guadagna il soprannome di Nocciolino quando sfugge, ancora in fasce, alla sorte materna, salvandosi perché atterrato sui rami di un nocciolo. Questo episodio, come pure un mistico profumo di presente durante la nascita e la morte di alcuni personaggi chiave, rappresenta l’elemento favolistico


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sMANIe amorose

Solita vita, solita routine, solite abitudini. È questo ciò che pensava Federica Maniero, casalinga con l’hobby per le manifatture. Moglie del signor Manuele Maniero, piastrellista di bagni, con il sogno di arrivare alle piscine. Sogno stroncato da un tradimento. Sposati da sempre, insieme nel bene e nel male, finché la signora Maniero non ha scoperto che il marito era fedifrago. Un attimo. Un raptus di follia. Una vita distrutta. Manuele Maniero lascia questo mondo sul pavimento del bagno, tra le sue adorate piastrelle. Le stesse che gli concedevano la possibilità di arrivare a fine mese, hanno cercato fino all’ultimo di sorreggere il suo corpo. Era un periodo difficile per i due, la signora Maniero, debilitata a causa di un eritema, non prestava le dovute cure al signor Manuele. La carne non resiste in eterno – se non altro non fuori dal congelatore [N.d.R.] – e così il coniuge aveva preso a frequentare qualcun altro. Una storia come tante, se non fosse stato per l’accidente occorso durante la notte. «Ero ancora impossibilitata – ha dichiarato la signora ai responsabili del caso – ma non riuscivo a capire dove fosse finito mio marito, così mi alzai e fu allora che lo vidi». Un tentennamento, un attimo di debolezza, l’uomo in compagnia di un’altra nel loro bagno. «La reazione è stata istintiva – ha continuato la signora – gli sono saltata al collo, ma non volevo ucciderlo».

Ma la presa si rivela più forte del previsto, ed il signor Maniero collassa su se stesso, tra gli interstizi delle mattonelle. «Ho chiamato io stessa la polizia, ho confessato tutto. Non merito di farla franca, io amavo mio marito». La presa di coscienza. La Maniero non esita un attimo a costituirsi. «Erano una coppia felice, sempre insieme – ha commentato il signor Giuffrè, pensionato in cerca di attenzione – non mi sarei mai aspettato una cosa del genere». E lo sgomento aleggia in tutto il quartiere, come dimostrano le parole di Antonietta Calandra, dirimpettaia e aspirante ospite di talk show: «Penso sia qualcosa che segna. Lui aveva fama di seduttore, anche se era un solitario, ma non mi sarei mai aspettata che tutto finisse così». La passionalità è spesso causa di guai – e di fastidiosi brufoli in non meglio definite zone dorsali- questa storia ne è la controprova. Non possiamo far altro che restare con l’amaro in bocca e con quel senso di incompleto, come un bagno piastrellato a metà. Ancora una volta consapevoli che gioco di mano, gioco di villano, come diceva sempre il mio parroco al catechismo.

A cura di Dioneo


Amore: ecco il parere di una specialista in problemi di cuore Intervista ad eles-chan

Sveliamo l’identità: il suo nome è Eleonora (chissà per cosa poteva stare eles, eh!?). Nata il 25 luglio del 1988 in Sicilia, risulta un’ utente attivissima nel forum. Sue passioni sono ascoltare musica, leggere manga e guardare anime d’amore, ma sua passione prediletta sono i grandi viaggi; difatti non a caso è moddina della sezione eventi. Carattere solare, sentimentale, amorevole e affettuosa verso tutti; praticamente la sua porta è sempre aperta per qualunque cosa. Si distingue dal forum per la sua disponibilità nel dare consigli e confidenze di cuore. Non a caso è attiva nelle sezioni off topic: piccoli problemi di cuore; Angolo dello sfogo; Sesso&fidanzamento... Che dire? Una donna con la D maiuscola!!!!

Ottimo, da cosa è scaturito questo interesse? Da una fiducia nell’amore come sentimento che parte dal cuore?

Ciao, ho provato a definirti come “specialista” nei problemi di cuore, sei d’accordo? Perché si? Perché no?

Hai parlato di esperienza personale ti senti di focalizzare questa affermazione parlandoci delle tue esperienze d’amore?

Ciao a tutti i lettori, io mi definirei più una “interessata” ai problemi di cuore, mi piace parlarne, mi piace ascoltare chi ha un momento di fragilità e consigliare per quel che posso.

Bhè penso che questo interesse nasca proprio dal mio carattere, sono una romanticona per eccellenza. Fin da piccolina disegnavo famiglie felici in un agendina e creavo le più strane storie d amore, passavo ore e ore a parlare con me stessa e le mie storie di fantasia, derisa pure da mia sorella e mia cugina! Vedo cuori e coppie felici ovunque e questo mi porta serenità. Ho fiducia nell’amore si, credo che quello vero esista e possa durare tutta la vita.. Nonostante sia molto difficile da trovare! E la mia esperienza personale che mi fa parlare avendo anche alle spalle due genitori felici che si amano ogni giorno di più!

Questa domanda è difficile, nonostante come dici tu son sempre attiva nella sezione di Piccoli problemi di cuore e simili, del forum non ho mai esposto le mie storie, a parte magari qualche piccolo consiglio

An i m e DB jOU R n a l

Data registrazione: Gennaio 2008( ma già presente dal 2007 avendo cambiato il forum piattaforma) Attivita: co-fondatrice del gruppo Diveh&Viziateh; molto attiva sin dalla registrazione ai topic riguardanti l’amore e problemi attinenti questo; Targhette: è una viziatah Status attuale( prima dell’intervista ): agitata


che ho chiesto pure io forse perché non mi piace mettere l’attenzione su di me e i miei problemi, preferisco sempre pensare agli altri, è un mio grande difetto, ma se potessi descrivere con un aggettivo la mia situazione amorosa direi: un disastro. Mi son sempre ritrovata in storie difficili e complicate. Ho amato sì, son stata amata, son stata felice, ma ho anche sofferto tanto! Ora mi trovo in uno stato di tranquillità ed equilibrio.

Quindi per te amore uguale sofferenza ma anche qualcos’altro?

An i m e DB jOUR n a l

Non vuol dire sofferenza, o meglio non solo, l’ amore è complicato e può farti stare al settimo cielo per un attimo e un attimo dopo sottoterra, anche il soffrire fa parte dell’amore, ma non è l unica cosa! Se no non starei tanto a difenderlo .

A questo punto ti va di spiegare quali sono per te le componenti essenziali dell’amore?

Allora le componenti essenziali dell’ amore sono: vediamo un ragazzo e una ragazza, o due ragazzi o due ragazze, penso che l’amore non abbia sesso, attrazione fisica e mentale da entrambi i lati. La coppia “ideale” per me deve capirsi con uno sguardo, deve avere complicità, e attrazione. Il lato fisico lo ritengo molto importante, l’intesa non dev’essere

solo di carattere ma anche nel rapporto intimo! Insomma bisogna trovare colui che ci completi e soddisfi a 360°.

Dunque per te la coppia e l’innamoramento nascono a prescindere dal binomio conservatore uomo-donna? Esatto, credo che l’ amore non abbia sesso, son completamente per l’amore libero, indipendentemente se sia tra uomo-donna o uomouomo o donna-donna!

Allora qual è la differenza tra il fare sesso e fare l’amore?

Ormai si parla tanto della differenza tra sesso e amore, ma per quel che mi riguarda le due cose non son così separate, far sesso vorrebbe dire farlo senza nessun sentimento solo come sfogo ormonale e per me non è mai stato così, non ho mai fatto sesso senza nessun sentimento anche se non era amore! Questo non vuol dire che non potrebbe mai accadere o che critico chi lo fa anche abitualmente!

Dunque sei a favore del sesso libero?

Io preferisco non distinguere il sesso dal amore, credo che vadano fatti sempre guidati da un sentimento, anche se non non è amore, non mi piace


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l’idea di far qualcosa di così intimo e importante solo per divertimento o per “passatempo”.

Hai qualche consiglio per le giovani coppie che decidono di avventurarsi nell’amore?

In amore non ci sono regole, perciò non c’ è un giusto o un cattivo modo di vivere le storie. I consigli che mi sento di dare alle coppie appena formate è di viversi i momenti giorno per giorno di non avere fretta, di non correre troppo e voler avere tutto e subito ma aspettare, veder crescere pian piano il rapporto è la cosa più bella. Altra cosa importantissima e valida poi in qualsiasi relazione è la sincerità: nascondere un dubbio o problema o perplessità al proprio partner può solo danneggiare il rapporto!

Ultima domanda: sei a favore delle precauzioni?

Si, assolutamente a favore!! Ecco un altro consiglio che mi sentirei di dare alle coppie, usate sempre le precauzioni!! Non sono un semplice rimedio per non avere una “sorpresina” dopo 9 mesi, ma son il modo migliore per evitare la diffusione di molte malattie a trasmissione sessuale, e mi rendo conto purtroppo che non tutti i giovani delle nuove generazioni sono a conoscenza di ciò.

Ok con questo è tutto. Grazie per la disponibilità. Grazie a te è stato un onore.

(Un sentito ringraziamento a Shiva Dreams D’Azur che mi ha fornito l’idea d’intervistare eles-chan )

A cura di Gangel


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Kado dalla vignetta

A cura di Kado92


Contest: Voi cucinate noiH mang . . . Il primo contest targato ViziateH presenta la splendida ricetta di Bond85! buon appetitoH a tutti e al prossimo DolceH!! Torta di mele e crema pasticcera

Preparazione: 1 - Dividere il latte 800ml in una pentola e 200ml in un contenitore, nella pentola mettiamo anche 500g di zucchero, la bustina di vanillina e la scorza di arancia( per dare più gusto!). Nel contenitore dove abbiamo messo i 200ml di latte mettiamo anche 150g di amido di mais e 2 tuorli d’uovo (conservate comunque l’albume che servirà dopo), mentre si fa bollire il latte in pentola. 2 - Appena il latte nella pentola comincia a bollire levare le scorze d’arancia e versare i 200ml di latte che avevamo messo nel contenitore a parte. 3 – Appena versato tutto il latte, mescolare veloce-

mente finché, come per magia, il liquido comincia ad addensarsi fino a diventare una crema! 4 – Adesso che abbiamo la nostra bella crema pasticcera, distendiamo su una forma per torte un rotolo di pasta sfoglia 5 – Appena sistemata la pasta sfoglia nella forma per torte ricoprire tutta la forma di crema! 6 – Dovete farcire la torta a strati, uno strato di crema e uno di mele, un secondo di crema e un secondo di mele! 7 – Una volta completata la farcitura chiudere con il secondo rotolo di pasta sfoglia! Fare dei buchetti con una forchetta e con un pennello passiamo l’albume d’uovo che avevamo conservato precedentemente, a fine buttiamo su dello zucchero di canna, in modo che appena infilata in forno si crei una bella crosta caramellata *.* 8 – Una volta finita l’operazione inforniamo per circa 30 minuti a 180° Una volta uscita la torta consiglio di lasciarla a riposo per almeno una nottata in modo che la crema si indurisca un po (infatti appena uscita dal forno la crema è troppo morbida). Ed ecco la nostra bella torta! Cotta! E Mangiata! :P

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Ingredienti: 1 litro di latte 500 grammi di zucchero 150 grammi di amido di mais 2 uova 1 busta di vanillina 1 scorza di un’arancia 3 / 4 mele 2 rotoli di pasta sfoglia (io uso quella Buitoni ù.ù )


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Contest Consiglia Film: Midnight in Midnight in Paris. Dimenticate quella dannata barra per l’avanzamento rapido di Media Player, o qualunque programma voi usiate per vedere i vostri film sul pc; Midnight in Paris va visto, ossequiosamente, per intero perchè ogni sequenza è fondamentale. Woody Allen, 2011, mette insieme un buon cast di famosi (per la precisione Owen Wilson e Rachel McAdams come protagonisti) con l’intento di imprimere su pellicola un film romantico, il sogno di un sogno. Attenzione però, evitate di essere fuorviati dall’aggettivo “romantico”. Non si sta parlando di miele al sole: Gil (protagonista) non è propriamente innamorato di una donna quanto lo è di un sogno. Un sogno chiamato passato. So bene di essere evasivo, quindi è meglio ancorare la descrizione alla trama. Gil, giovane sceneggiatore statunitense, è a Parigi per convogliare a nozze con la sua fidanzata, Inez; accompagnato dai genitori di lei. Il tutto sembra perfetto: una Parigi da cartolina fa da sfondo ad un amore perfetto, e tutto procede per il meglio. Ma il nostro “eroe” non è soddisfatto, o meglio è inquieto. Le nozze rappresentano la fine dei suoi sogni: abbandonare la redditizia quanto insoddisfacente professione di sceneggiatore di successi insulsi a vantaggio di una carriera letteraria, metaforicamente rappresentata dal suo manoscritto, un romanzo incompleto, da limare, da definire. E l’incompletezza dell’opera rappresenta l’incompletezza della sua vita. Così una sera Gil, dopo una degustazione di vini, si ritrova solo, molto esperto di alcolici fruttati e sperduto nella capitale francese finché all’improvviso viene invitato a salire su una vecchia Renault e accompagnato ad una festa. Nel passato. Incomincia così una doppia vita, la prima è alla luce del sole dove è oberato dagli impegni, stressato dai parenti, frustrato e annoiato dal pedante amico del-

la sua futura moglie. La seconda, illuminata dalla luna (da qui il titolo), si svolge durante les années folles (anni 20) dove ha modo di conoscere e confrontarsi con eminenti personalità dell’epoca: ad esempio Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Gertrude Stein e Salvador Dalí, per citarne qualcuno, impersonati da degni interpreti del panorama hollywoodiano. Spassoso e stridente è il suo ritorno alla quotidianità, nella quale il protagonista si ritrova arricchito e cresciuto dagli insegnamenti dei suoi nuovi, quanto deceduti, compagni per confrontarsi col suo reale armato di una nuova consapevolezza. L’amore con una musa di Picasso, Adriana, rappresenta il punto di svolta. Adriana, come lui, condivide la nostalgia del passato, nel film definita come “negazione di un presente infelice” e come lui sogna il tempo che fu, per lei la Belle Epoque.


n Paris, sognando il passato Questo amore impossibile insegna al protagonista una triste verità su se stesso: è insicuro, è represso, è affascinato dal passato come via di fuga dal presente. È alla ricerca della felicità, ma questa non è alla sua portata, poiché da lui relegata in un’altra epoca, appannaggio della vita di un altro. Un ottimo film. Se permettete il giudizio: è

A cura di el_maxo

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cinematograficamente perfetto, nulla da dire. Woody Allen, lontano dai tempi in cui era inseguito da una tetta gigantesca, guarda ancora all’amore ma in modo più maturo e sottile. L’amore è un’aspirazione, una ricerca, ma mai qualcosa di stabile ed acquisito. Come un istante: atteso, vissuto e poi perduto, spalmato nel passato induce al sentimento del dolore per la distanza; da un attimo di felicità può sorgere un’eterna infelicità. Per evitarlo l’unico antidoto è il coraggio, lo stesso che serve a vivere sapendo, un giorno, di dover abbandonare il mondo, morendo. Se quell’attimo è davvero autentico riesce a cancellare, per un fugace momento, la consapevolezza del futuro che ci attende; spetta all’uomo serbare dentro di sé quella momentanea libertà assaporata come uno scudo e

un’arma contro l’infelicità. Ma se l’amore è un sogno, e bisogna far si che non sia quello di un “altro” (pena la nostra felicita a scapito della “sua”) la domanda in questione è: come possiamo essere il “lui” felice della nostra immaginazione? La risposta è semplice: uccidi il “tu” reale. Liberalo dalle pastoie che lo tengono ancorato all’infelicità realizzando aspirazioni, ambizioni e sogni. Hai paura? Allora vuol dire che non era “vero amore”, nel qual caso è meglio lasciar perdere.


Hall of Fame 1째 Contest Fotografico AnimeDB,ecco i vincitori!

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Categoria Paesaggi: 1째 vincen3il

2째 [cecco]

3째 Boy Wildand


Categoria Ritratti: 1째 feffa1991

2째 S!nner*

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3째 diana99 & eles-chan


Categoria Particolari: 1° haelena

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2° vincen3il

3° Shiva Dreams D’Azur


4° Contest “AMV of The Month 02” vince federtut [Musica: Elisa - Real Force Anime: Guilty Crown] 3° Edizione Torneo Haxball 2vs2 vincono I Re di Sardegna (DaVk & Taymaz) Il record del 1,2,tureseDOC sale a 1.100! Whoah Ragazzi, ci avete dato dentro eh? Si riconferma Miglior Spammone l’utente Mitsunari Ishida, che vola a quota 53.000 messaggi! °O° Mentre il Villaggio dei cazzeggiatori passa il testimone al topic Ufficiale dei Cazzeggiatori, che si aggiudica il posto di topic con più Pagine!

Spostiamoci nella Sezione Writers! Il Primo Nuovissimo Contest a cura della nuova “Direzione” [White_Oleander & Halfheart] è stato un Successone! L’eroticontest ha riscosso qualche critica, ma moltissimi feedback positivi! I Vincitori ad ex aequo del contest sono Boy Knaves [Vincitore anche del Premio della Critica] & Schwarze! Complimenti ad entrambi ed ecco a voi i componimenti!

Finalmente anche il 7° Contest Radio si Chiude! Il Vincitore della gara “Un Suono Per Kado” è Boy Wildand! Tanti Complimenti alla versione AnimeDBiana di Maracaibo!

E si è conclusa anche l’edizione Pilota di Denti&Pistole, il nuovo gioco da forum di animeDB! Creato dai cervelli geniali di Boy Knaves e miuz88, con l’aiuto di ecocopia e Rupy[Bot]. Vincono questo Giro di Prova I vampirelli! Nota di Merito alla Bracconiera GuestForEver, super attiva in Topic ed eccellente giocatrice! kado92 [Dracula] Boy Wildand [Vampiro] Rupy [Bot] [Vampiro] Profeta Hyena [Bot] [Diurno] Hisoka12 [Sensitivo] chidori89 [Vampiro] claudio85ct [Infame] Josephine~ [Sensitiva Brac. - Veggente Vam.] Master: Boy Knaves, ecocopia, miuz88

Eros & Thanatos - Boy Knaves Come in un fottutissimo film horror. Da non credere. Questa merda d’un bidone ci ha lasciati in mezzo alla campagna, sotto il temporale, nei pressi d’un casacchione stile vittoriano che se, appunto, volessi raccontarvi una roba horrorifica definirei “maniero”. Ma per me sta bene “casacchione” e quindi pure per voi. Lei s’è vestita velosa e trasparente, come sempre d’estate. Dai suoi lunghi capelli dorati scendono perle di pioggia. È contenta. Ti pareva. Appena visto il casacchione l’ha puntato come una scheggia. Mi ha afferrato un polso come solo lei sa fare e siamo partiti alla bersagliera. Oltrepassando il cancello, ovviamente mezzo rotto e rugginoso, mi sono reso conto di quello che stavamo facendo. Mentre agitava il battente scrollandosi la testa e facendo girare a elica i capelli contro il mio viso ho capito che ci imbracavamo in qualcosa di male. Sì, di male. Ma è tardi. La porta si è aperta come se ci stessero aspettando. Un gran pezzo di figa, scusate la finezza, ma ci vuole. Diversa dal pezzo al quale mi accompagno io. Una tizia corvina e altezzosa. Vestita di bianco, truccata a festa. Per cosa in un casacchione di campagna? Di feste all’interno non c’è traccia. Dopo qualche rapido convenevole, come in ogni simile occasione letteraria ci ha piazzati davanti al fuoco. E per rendere il tutto inquietante, ha preso a fissarci. Senza

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Anche il Contest Cuciniero, giunge al termine! I Vincitori? La Pizza Partenopea di funny rève e l’ovo ar Tegamino di Boy Wildand!


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dire nulla. Va da sé che il temporale, come ogni degno temporale, ha fatto saltare la corrente. Sicché si staziona. E dagli sguardi bagnati, i nostri, e umidi, i suoi, si percepisce che forse la festa c’è davvero. Mordicchiandosi il labbro si trattiene dal dire qualcosa. Quando ci siamo presentati si è definita Jane, ma non è più straniera di mia nonna. A prima vista una pazza ninfomane. Posso sempre sbagliarmi eh, vedremo. La mia pazza ninfomane invece, si chiama Chiara. Almeno questo è quello che dovete sapere voi. Ed è proprio Chiara a parlarle, fregandole il turno di parola. “Sei qui tutta sola?”. “Pensi che io abbia paura?”, abbina alla risposta un risolino isterico. “No… Paura di cosa? Era solo per sapere”. “Be’ paura degli omicidi che ci sono stati ultimamente. Li avrete sentiti no? Un sacco di giovani coppiette. Roba da brivido. Avete visto, anzi no – ride – scusate, letto dei dettagli? Mamma mia…”, e ammicca. “Veramente noi seguiamo poco la cronaca”, qui intervengo io. Certo che ne abbiamo sentito parlare. Dove cazzo stiamo andando a parare? Il discorso non mi piace per nulla.”Ah, anche tu sai parlare allora!”. Che stronza. Inizia a piacermi. “Comunque non sono sola, no”, e a condimento della rivelazione, la scala inizia a scricchiolare sotto il peso di un marcantonio in frac. Avete letto bene, in frac. Messer cazzone è una sorta di gigante dall’aria ruvida e direi quasi cattiva, un po’ come quei bastardi tronisti malrasati delle trasmissioni strappa-palle. Cinge affettuosamente la sua Jane con tutto lo schienale dell’antica sedia e si presenta. Sì, non lo dite, lasciatelo scrivere a me. James, ecco, l’avete letto. Siamo alle comiche. “La loro macchina è ferma qui davanti caro, gli ho

spiegato che siamo isolati”. “Hanno anche constatato che i cellulari in questa zona non prendono?”. “Penso di sì, caro. Altrimenti forse non avrebbero bussato a una casa come questa.”, lui ride gaglioffo. Lei sogghigna malandrina. “Stavamo parlando degli omicidi di coppiette, quegli orrendi delitti. Non ne sanno niente caro, ci crederesti?”. “Ah sì? Pensa tu, cara.”. “Non temono il mostro, caro”. “I mostri, cara, secondo me, te l’ho detto, sono almeno in due. Ne sono sicuro”. “Ahaha, è vero. E’ la tua teoria. Ma dovrebbero dar loro un nome”. “Certo che dovrebbero, ma ci vuole fantasia, mica possono chiamarli James&Jane?”. Mentre fanno il loro teatrino dello spavento fisso la mia dannatissima e pazza Chiara, che si sta divertendo un mondo. Ora è quasi asciutta, ma l’aderenza dei suoi abiti rimane lì, in bella vista. Ricorda un personaggio di Milo Manara. Lentiggini, nasino e occhioni. Si è poggiata l’indice sulle labbra e fissa i nostri gentilissimi ospiti. La sua sensualità è proprio particolare. Del candore si accorgono anche i due squinternati, come lupi famelici. Lei sembra incurante, ma io no. Il sentore che possa finire davvero male si fa sempre più forte. Mi tocca iniziare a valutare la mole del tipo, mica da poco. Un vero colosso. Con lui, poco da discutere. Si muove nella mia direzione fino a piazzarsi dietro di me. Che cazzo, pensate che sia sgarbato se mi giro ogni tanto a controllare che fa? Be’, pensatelo ma io mi giro eccome, e ogni volta lui ridacchia compiaciuto. Per lunghi secondi vige la regola del silenzio, poi la pazzia di Chiara prende, chiaramente verrebbe da dire, perdonatemi il gioco di parole ma dovete capire lo stress, il sopravvento.


Valsa la pena. Tutte queste volte. Nel momento del piacere di lui, sbandierato da piccole convulsioni seminanti il viso, le labbra e la bocca di Chiara, alle quali si associa una convulsione più importante, si gioca il tutto. Lei gli ha reciso un tendine d’Achille con il suo stesso stiletto, lestamente sottratto. Lui non comprende come mai la recita si sia fatta realtà, urla e cade all’indietro, attartarugandosi meschino e sanguinoso sul suo letto. Accompagno la mia eiaculazione con le mani strette intorno alla gola di Jane. Il seme fuoriesce dalla bocca e si sparge sui suoi seni immacolati. Il resto che ve lo racconto a fare, è solo morte. Sì due assassini. Ancora una volta sono stato impotente nella mia potenza. Ancora una volta l’ho assecondata. Ancora una volta sono stato suo, di Chiara, così oscura. Due pazzi. Eros&Thanatos

L'estasi - Schwarze “Ite, missa est”. Le parole di licenza del sacerdote risuonarono nella volta della chiesa di S.Maria della Vittoria, infondendo ai fedeli un sentimento di sollievo sia per la redenzione dei propri peccati, che per il termine della funzione. Il tramonto romano si staglia sulla piazza disadorna, tracciando sottili linee d’ombra alle spalle di coloro che uscivano dalla chiesa per recarsi alle proprie abitazioni. Il brusio concitato e i fruscii di crinoline davano al tutto un quadro completo di una serata di fine estate. Maddalena si era trattenuta in una delle navate laterali,

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“Scopiamo?”. Ora, io non so nella vostra vita con che donne vi siate accompagnati, o che donne siate, ma lei è così. Inesorabilmente tale, spericolatamente tale, precipitosamente tale. Jane, mi verrebbe da metterlo in corsivo il nome, tira fuori un sorriso spacca-fluoro e si alza, prendendo Chiara per mano e accompagnandola al piano di sopra. Mi giro per l’ennesima volta verso James, supponendo che anche noi siamo invitati a seguire. Dobbiamo salire per mano? No, eh? Per fortuna mi dice di andare, lui deve prendere qualcosa poi salirà. Eppure non mi sembra tipo da preservativo. Mah. Andiamo, il dado è tratto. Quando entro nella camera le due sono sul letto e la bruna bacia i seni dell’altra, avidamente, l’impressione è che voglia suggere un po’ della sua pazzia. Come se non ne avesse già abbastanza lei. Poi scende sempre più giù e si culla sul suo ventre e quindi dentro. Chiara ansima e mi guarda come a chiedermi scusa. Ancora una volta mi toccherà scusarla, ho capito. Dio santo. Di colpo James mi abbraccia da dietro, senza scricchiolii premonitori questa volta. Mi bacia il collo. Le sue braccia pitoniche sono davvero una morsa. Se state sperando per me che sia l’unica cosa pitonica, siete volgari, ma tant’è. Mi rigira come una bambola e mi ficca la lingua in gola. Non posso che ricambiare. Sarà l’ultima volta che mi capita? La finiremo qui? Cosa sono arrivato a fare per passione, Chiara… Dove ci hai spinti con i tuoi desideri e la tua pura e candida follia? Mi toglie la camicia e sento sulla schiena il qualcosa. E’ uno stiletto, una roba del genere. Mi chiede se gradisco. Stronzo. E pure lui inizia a piacermi, devo ammetterlo. Gli poggio una mano sull’inguine, gradisce anche lui. Intanto le ricerche all’interno di Chiara devono essere terminate perché le due belle si uniscono all’abbraccio. Ci spostiamo goffamente sul letto, che con la schiena sento umido di Chiara e a breve anche di altro. Ci incrociamo, lui passa il suo stiletto sulla gola della mia bella, Jane ride come un’aquila, mi sussurra in un orecchio. Cosa? Mi chiede quanta paura io abbia. Tanta. Tantissima. Glielo dico e mi consola con un satanico bacio sotto cintura. Chiara sta facendo lo stesso con il Colosso di Rodi. Intanto le due si tengono per mano. Ma ho mentito, ormai non ho più paura. So già quello che sta per accadere. Mi sono rassegnato. Sarà così e non saprò mai dirmi oppure no se ne sia valsa la pena. Un dèjà vu.


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in fondo, com’era consueto per le donne in quegli anni. Attese pazientemente che tutti si apprestassero all’uscita, mantenendosi in ginocchio sul freddo marmo con le mani giunte in preghiera. Quando anche il sacerdote lasciò indolente l’altare maggiore, recando con sé il tabernacolo con fare protettivo, si sfilò il velo e alzò gli occhi davanti a sé. Non c’era nessuno. Lieta di potersi liberare da quella posizione scomoda, si alzò in piedi sistemandosi l’abito all’altezza delle ginocchia e si guardò intorno. L’odore di incenso le imperniava ancora le narici, ma era l’unica cosa rimasta dalla messa precedente, insieme a lei. Il cavalier Bernini furoreggiava in tutta Roma con le sue meraviglie scolpite nel candido marmo. Nessuno in tutta la città poteva dire di non conoscere il suo nome, o di non aver mai visto almeno una volta le sue opere. Prima Pio IX e poi Innocenzo X lo nominarono a più riprese Architetto ufficiale della Chiesa Cristiana, affidandogli le commissioni più prestigiose. Il suo talento era riconosciuto persino in Francia, tanto che era corteggiato dalla famiglia reale per offrirgli onore e fama. Non era un caso che Maddalena fosse lì, quel giorno: avrebbe potuto seguire la funzione in qualche altra chiesa, molto più vicina a dove abitava. Ma si era recata appositamente lì e non certo per motivi di fede: voleva ammirare l’opera che aveva affascinato e allo stesso tempo scandalizzato il popolo romano. La cappella laterale si ergeva stoica nel complesso inferiore della struttura, quasi nascosta dalle colonne che costituivano le navate e sorreggevano la volta. Una fioca luce dorata attirò la sua attenzione facendole venire un leggero tuffo al cuore.

Forse l’aveva trovata. Si avvicinò cautamente, bene attenta a non essere vista da qualcuno. Non era certo conveniente incontrare una giovane fanciulla in una chiesa deserta nell’ora del vespro. Man mano che la visione gli si fece più nitida, avvertì il battito accelerare gradualmente, fino a tacere per pochi istanti quando finalmente, fu certe d’essere al cospetto dell’Estasi di S.Teresa. Qual magnificenza e passione si sprigionavano da quei tratti impressi in eterno nella pietra! Non aveva mai visto un’opera così carica di emozioni, al punto quasi da riuscire a raccontarle a coloro che la ammirano... L’ambigua espressione della santa, alla quale sono stati attribuiti molteplici significati non sempre religiosi, calamitava l’attenzione della giovane, facendola indugiare su pensieri che finora non aveva mai considerato. Meraviglioso, l’angelo si ergeva sulla figura esanime e languida della donna, reggendo un dardo d’oro con grazia e forza allo stesso tempo. Maddalena fece scorrere lo sguardo poco più in basso, leggermente turbata, notando l’iconografia sottostante alla statua. Recitava il passo più famoso dei racconti di Teresa, quello che forse aveva dato l’ispirazione al cavalier Bernini. Senza rendersene conto, cominciò a leggere con voce sommessa, avvertendo il proprio respiro farsi più profondo. “Un giorno mi apparve un angelo, bello oltre ogni misura.” Sebbene avesse gli occhi aperti e lo riuscisse a sentire chiaramente, ebbe la sensazione di averli chiusi dolcemente, in una sorta di torpore che le ricordava i momenti prima dell’abbandonarsi al sonno. Ma non si sentiva stanca, nient’affatto. Era forte e arresa al medesimo tempo. Non c’era oscurità, ma una pallida luce che avvolgeva tutto, lei compresa.


puto regalarle. A differenza di questo, infatti, non sentiva come fonte del proprio ludibrio una definita regione del proprio corpo; poteva dire che l’intera sé era l’origine e la meta di tutto. Le sue mani cercarono convulsamente il nulla, aprendo le dita come a voler raggiungere la luce con ogni estremità; inarcò la schiena verso di lui, come a offrirsi e godere ancor di più della lieta tortura che le stava infliggendo, un amante senza pietà. Forse memore di un vecchio istinto, divaricò piano le proprie gambe, ma sentì subito che non sarebbe stato necessario. Le piegò e si lasciò annientare da quelle ondate di voluttà che le stavano facendo esplorare dimensioni completamente nuove. Si chiedeva se anche l’angelo fosse felice come lei, se stesse sorridendo come faceva lei. Ma non aveva il tempo di pensare a lungo, il calore che si sprigionava ad ogni ferita le offuscava la mente e l’inondava di desiderio. Sentì il proprio corpo stendersi, alla ricerca di un invisibile appiglio che le desse una tregua da quel tripudio di emozioni, che al contempo bramava ogni momento di più. “Nessuna gioia terrena può darmi un simile appagamento.” Terrena. La sua casa, la sua famiglia. Come un fulmine a ciel sereno, quei pensieri fecero breccia nel suo cuore e dissolsero tutto ciò che in quel momento la stava circondando. No, perchè stava accadendo? Perchè la voleva abbandonare? Tentò di allungare le braccia in direzione dell’angelo, ma si sentì ancor più esangue di quando lo incontrò e si lasciò andare a quel che presumeva fosse il pavimento. Avvertì il nulla impadronirsi di sé, ma poco prima ebbe un’ultima visione dell’angelo. Un volto splendido, senza età e senza sesso, che le sorrideva magnanimo e beato. “Vieni con me.” Rispose al suo sorriso e chiuse gli occhi, per l’eternità.

A cura di Josephine ~

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E poi, le apparve. Una figura che non si riusciva a distinguere, i suoi tratti erano dolcemente mescolati al bagliore, come fosse un suo prolungamento. Dentro di sé, sapeva chi fosse. Sapeva che sarebbe arrivato, per lei, in quel momento. Si faceva sempre più vicino, acquisendo una bellezza straordinaria che non era definibile con i canoni classici che si usano con gli esseri umani. Una sensazione di benessere la pervase, dandole formicolii in tutto il corpo e facendole vacillare lievemente la testa. Sentì la propria voce continuare, pur non essendo sicura di star muovendo le labbra. “Vidi nella sua mano una lunga lancia, alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco.” Ciò che intuì potesse essere un suo braccio, si alzò molto lentamente sopra la propria testa, materializzando dal nulla luminoso un’incandescenza che andava a prendere la forma di un dardo la cui punta vibrava intensamente all’altezza del suo viso. Improvvisamente, una bramosia indistinta verso quell’arma l’agitò, sentendosi respirare più forte fin quasi a schiudere le labbra. Il formicolio aumentò, incentivando l’inquietudine che l’animava. “Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me.” Una forza sconosciuta la mosse verso quella figura ed il dardo venne scagliato all’altezza del suo cuore, frantumandosi in infinite schegge lucenti che riverberarono su ciò che sentiva essere il proprio corpo. Le sensazioni che provò furono indescrivibili. Il formicolio lasciò il posto ad una penetrante estasi che raggiungeva ogni fibra del suo essere, avvertendo il cuore scoppiare e la testa liquefarsi. Si sentì gemere, senza alcun pudore, libera dal peso del proprio corpo terreno e dai convenevoli che aveva dovuto rispettare fino a quel momento nella propria vita. Tutto ciò che riusciva a pensare si concentrava nella punta della freccia, che ora si riformava nella mano della creatura lucente e puntava nella propria direzione. “Il dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di essere liberata.” Vita e morte s’incontravano in quei brevi istanti in cui veniva trafitta. Ogni volta, sapeva di morire e poco dopo di rinascere, più pura e felice di prima. Non sapeva se si potesse definire pura, poiché ciò che stava provando la scuoteva dall’interno facendole provare un piacere che nessun uomo aveva sa-


In attesa di un grazie dall'umanità: sto

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Alan Turing

Alan Turing è nato il 23 giugno 1912 a Londra ed è morto il 7 giugno1954 a Manchester. È stato uno dei pionieri dello studio della logica dei computer così come la conosciamo oggi ed il primo ad interessarsi all’argomento dell’ intelligenza artificiale. Una delle sue caratteristiche fu di non usare il lavoro di scienziati precedenti, bensì di ricreare le scoperte precedenti. Trasferitosi alla Princeton University iniziò ad esplorare quella che poi verrà definita come la Macchina di Turing. Turing descrisse una macchina che sarebbe stata capace di leggere una serie su una banda composta dalle cifre uno e zero. Questi uni e questi zeri descrivevano i passaggi che erano necessari per risolvere un particolare problema o per svolgere un certo compito. La macchina di Turing avrebbe letto ogni passaggio e l’avrebbe svolto in sequenza dando la risposta giusta. Nel 1936 formulò il modello teorico del calcolatore a istruzioni memorizzate, la cosiddetta ‘macchina di Turing’. Il metodo di istruzione del computer era molto importante nel concetto di Turing. Far eseguire ad un computer un compito particolare era soltanto una questione di suddivisione dell’istruzione in una serie di istruzioni più semplici, lo stesso processo che viene affrontato anche dai programmatori odierni. Turing era convinto che si potesse sviluppare un algoritmo per ogni problema. La parte più difficile stava nel determinare quali fossero i livelli semplici e come spezzettare i grossi problemi. Durante la seconda guerra mondiale Turing mise le sue capacità matematiche al servizio del Department of Communications inglese per decifrare i codici usati nelle comunicazioni tedesche, in quanto i tedeschi avevano sviluppato un tipo di computer denominato Enigma che era capace di generare un codice che mutava costantemente. Turing ed i suoi compagni lavorarono con uno strumento chiamato Colossus che decifrava in modo veloce ed efficiente i codici tedeschi creati con Enigma. Si trattava, essenzialmente di un insieme di servomotori, ma era il primo passo verso il computer digitale. Turing era dell’idea che si potesse creare una macchina intelligente seguendo gli schemi del cervello umano.

Scrisse un articolo nel 1950 in cui descriveva quello che attualmente è conosciuto come il Test di Turing. Il test consisteva in una persona che poneva delle domande tramite una tastiera, rivolgendosi sia ad una persona che ad una macchina intelligente. Se dopo un ragionevole periodo di tempo, la persona che poneva le domande non fosse stata capace di distinguere le risposte della macchina da quelle dell’altra persona,la macchina in qualche modo si poteva considerare “intelligente”. Leggendo tutto ciò qualcuno di voi sarà un po’ annoiato perché non amante dell’informatica, qualcun’altro starà pensando è un figo. Io ritengo fosse un uomo eccezionale. Sapete come è stato ripagato quest’uomo? Dopo aver aiutato la propria patria a vincere la guerra,dopo che ha aiutato l’umanità con le basi per la creazione dell’inteligenza artificiale e del pc da cui ora stai leggendo? Beh Alan una sera andò alla polizia denunciando che era stato


orie di uomini e donne eccezionali

A cura di Mauro aka Various

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rapinato. Era il 1952 e in Inghilterra si parlava di abolire una delle assurde leggi del tempo e quindi si respirava aria di libertà, ci si illudeva di poter essere tutti uguali e di avere tutti dei diritti. Quindi Alan alla polizia raccontò che chi lo aveva derubato era un suo ex. Confessò di aver avuto rapporti sessuali con un altro uomo. Se fosse successo oggi probabilmente un poliziotto farebbe una battutina omofoba del tipo “è stato fottuto due volte” e poi si sarebbe messo alla ricerca della merce rubata. Purtroppo per Alan non andò così. Da vittima diventò colpevole e quindi subì un processo e fu condannato alla castrazione chimica. Alan si difese dicendo che non aveva fatto nulla di sbagliato eppure venne obbligato a inghiottire le pillole che lo resero impotente. Il grande scienziato non si riprese e due anni dopo si tolse la vita. Amando le fiabe scelse di morire come Biancaneve mangiando una mela al cianuro. Purtroppo evidentemente il principe azzurro non poteva passare da lì per risvegliarlo con un bacio. Oggi una cosa del genere la definiremmo un vero e proprio delitto dello stato. Eppure a 100 anni dalla sua nascita nell’Inghilterra moderna essere gay resta una macchia indelebile che oscura il prestigio di un uomo. L’attuale ministro alla Giustizia Lord McNally ha respinto la petizione promossa online dal programmatore John Graham-Cumming. In pochi giorni era stata firmata da quasi ventiquattromila cittadini che chiedevano a Downing Street di riabilitare la memoria di Turing e di porre le scuse postume che sarebbero dovute. Eccovi un uomo, un genio che ancora oggi attende un grazie da tutti noi.


50 Cent è un pescatore di granchi

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[Cronaca di un San Valentino imperfetto] Ah, finalmente ci siamo, oggi è il gran giorno.

So come give me a hug if you into to getting rubbed

O almeno era quello che pensavo a inizio giornata. San Valentino è proprio vigliacca come festa, ti riempie di bamboline morbidine e di cioccolati squisiziosi, e poi ti ricorda che sei la reincarnazione di Paperino.

Un ritmo rap improvviso ci scosse. Alzai il capo e notai tre afroamericani scampati alle faide tra east coast e west coast. Uno di essi era sopravvissuto anche agli anni ’80, dato che camminava con una gigantesca radio sulla spalla. Conscio che questi tre avevano poco da condividere con quel luogo, la presi a ridere. Mi riaffacciai sulla sua bocca.

Era una giornata promettente, la giornata in cui dovevo farla finalmente mia. Fuori, un sole che spaccava le pietre spiegava perché adoro il tempo siciliano. Tutto perfetto. Perfetto il regalo, perfetto il mezzo, perfetto il luogo scelto, ma soprattutto perfetta lei. Scesi da casa col mio scooter pieno di ambizioni e arrivai alla sua dimora. Ci mise un attimo a scendere, io diversi a riprendermi da quella visione. Bella come sempre, puntuale come mai. C’era una coltre di positività nell’aria che mi impediva di pensare al peggio. Per una volta avrei fatto a meno dei drammi del mondo, per una volta ci sarebbe stato solo un noi egoistico e circoscritto. Il tragitto in motore sembrava infinito tra le fronde del parco de La Favorita, mentre ci dirigevamo verso la piccola zona di Colapesce. Consapevole della leggenda di Colapesce, ero convinto che mi avrebbe potuto sorreggere anche lui oggi. Il posto era deserto, meravigliosamente e romanticamente deserto. Mare, cielo limpido e noi due. Dopo diverse chiacchiere utili esclusivamente ad aiutare il processo di azzeramento della salivazione, partii con una manovra circoscritta e la cinsi sottobraccio. Solo noi. Mi avvicinai al suo viso sorridente, ormai era fatta. You can find me in the club, bottle full of bub Look mami I got the X if you into taking drugs I’m into having sex, I ain’t into making love

I take you to the candy shop I’ll let you lick the lollypop Il suono era più vicino, si fecero incombenti. Fu allora che notai che uno di loro tre aveva una bottiglia vuota in mano. “Ok, saranno ubriachi” pensai, mentre le mie mani si facevano ardimentose. Girl...It’s easy to love me now Would you love me if I was down and out? Would you still have love for me?


Neanche sono riuscito a darle il regalo, valle a spiegare il reale significato che avevo attribuito a quel forziere di monete di cioccolato. Dannato 50 Cent...

A cura di Dioneo

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Il suono era decisamente troppo nitido, infatti si erano piazzati accanto a noi. Ripieni di iniziativa i tre gangsta power si erano messi accovacciati a pelo d’acqua. - Eccolo, ce l’hai - disse uno di loro. Sollevai ancora di più lo sguardo e mi accorsi che la bottiglia non era vuota per previo esaurimento di liquidi, bensì perché serviva loro per pescar granchi. Granchi dico io! Questi figli di deadlist catch passano il loro San Valentino a pescar granchi con una bottiglia di plastica? Lo stupore misto a disgusto del mio volto non era comunque nulla rispetto alla sua espressione. Un ghigno da Diabolik stampato addosso. Ed io ero Ginko, impossibilitato a catturare il protagonista della serie. Lasciammo il luogo dell’idillio di lì a poco, tutto era andato in fumo. Anche il cielo si era annuvolato.


We will always Love You

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Addio a Whitney Houston La tragica notizia è corsa rapidamente per tutte le agenzie di stampa, lasciando il mondo intero nello sgomento. Whitney Elizabeth Houston è morta a 48 anni, da sola, in una stanza dell’hotel Beverly Hilton in Beverly Hills. Avrebbe dovuto presenziare alla celebrazione dei Grammy Awards 2012; oggi come ospite d’onore, un tempo e per sei volte come vincitrice. Insieme a lei la figlia diciannovenne Bobby Kristina, unica gioia proveniente dal suo matrimonio naufragato con il rapper Bobby Brown. Vent’anni di abusi, bugie e cocaina. Ma al pubblico non arrivava la Whitney privata. Noi siamo stati abituati fin dal suo esordio ufficiale nel 1985, con l’album omonimo Whitney, all’immagine di una donna talentuosa, bella e determinata. Le credenziali c’erano tutte: figlia della cantante gospel Cissy, la quale fece muovere i suoi primi passi nel magico mondo della musica grazie al suo lavoro nei cori di Elvis Presley e Aretha Franklin, aveva mostrato fin da adolescente una predisposizione per il palcoscenico. Fino a quando nel 1983, il noto agente discografico Clive Davis la scopre durante un’esibizione in un night club insieme alla madre e rimane folgorato dalla potente voce che si nascondeva nell’esile ragazza del New Jersey. Cinema e case discografiche se la contendono per tutta la durata degli anni ’80, permettendole di raggiungere nel corso degli anni le sbalorditive cifre di 170 milioni di dischi venduti e 142 premi internazionali tra American Music Award, Billboard Award e tanti altri. Indimenticabili i suoi successi come I wanna dance with somebody (who loves me) (1987), I’m your baby tonight (titletrack dell’omonimo album del 1990) e I’m every Woman (1992), che fu il suo forgiacarriera quando quasi vent’anni prima, all’età di 15 anni, si esibiva per la prima volta nella celebre cover di Chaka Khan. Ma ciò che la iconizza per sempre nella memoria di ognuno di noi, è l’interpretazione nel film The Bodyguard (1992): la carismatica e controversa Rachel, divisa tra la popolarità ineguagliabile e una vita privata dai risvolti amari. Quasi una biografia, se si vuol credere negli scherzi del destino. Whitney Houston, The Voice, è stata discograficamente parlando l’apripista a tutte le cantanti di colore che prima

degli anni ’80 non si sarebbero mai potute sognare di sfondare nel mercato pop americano. L’estensione vocale da soprano, le invidiabili influenze rhythm and blues ed il suo sorriso smagliante hanno conquistato tutto il mondo, facendoci sentire ancor di più la sua mancanza oggi che se n’è andata. E’ stata ritrovata esanime nella sua stanza d’albergo, intorno alle quattro del pomeriggio ora statunitense. Si pensa ad un mix fatale di farmaci (antidepressivi, di cui faceva abitualmente uso) e alcool. La depressione, il suo Grande Male ed il suo vero compagno di vita, l’accompagnò per tutta la durata della sua carriera, in particolare dagli anni 2000, quando il matrimonio colava a picco e lo star system le voltava le spalle. Lo stesso star system di cui fan parte i suoi grandi amici di sempre: Mariah Carey (“Ho il cuore spezzato”), Clive Davis (il quale aprì il party pre-Grammys poco dopo la notizia della scomparsa della sua cantante dicendo “Whitney vorrebbe che la musica continuasse”) e la stessa Aretha Franklin (“Sono troppo sconvolta per parlare”). Anche i paparazzi, che non hanno avuto pietà nell’immortalarla durante il difficile periodo di disintossicazione dalla droga, oggi si fermano a celebrarla e ricordarla nel fiore della sua sfolgorante carriera. “Sono la peggior nemica e la migliore amica di me stessa.”, rivelò durante una celebre intervista concessa a Diane Sawyer. E così è stato. Non è facile essere obiettivi, quando si scrive di un’artista fondamentale nella propria crescita musicale. E in fondo, non ho voluto esserlo. Ognuno di noi ha bisogno di credere nell’esistenza di persone come Whitney: quella forza straordinaria, il talento e il fascino che ci permettono di credere nei nostri progetti più ambiziosi e sperare sempre di poterli realizzare, un giorno. Pur sapendo che spesso, dietro all’aspetto sfavillante, si celano più ombre che luci. Addio a Whitney Houston. Addio a colei che ha cantato l’amore, senza averlo mai vissuto davvero.

We have nothing, if we don’t have you.

A cura di Yoru


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Tutte le immagini sono state inserite in ottemperanza all'articolo 2 della legge numero 2/08 quindi al comma 1-bis dell'Art. 70 della L. 633/41



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