fine_del_mondo

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sommario 04

EDITORIALE: 21 – 12 – 2012: COSA FARE?

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MAX PAYNE 3 (VERSIONE PC)

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SONO LE APOCALISSI DI NONNA HOLLYWOOD.

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LA TEORIA DEI MAYA.

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PIANETA MALATO: TRA DISASTRI NATURALI E PROPOSTE POLITICHE.

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NELL’ESSENZA UMANA: LA FINE DEL MONDO.

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PUNTO E FINE.

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CICLONI, TSUNAMI E TERREMOTI.

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RACCONTO DRAMMATICO VINCITORE WRITERS.

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sommario 24

RACCONTO/POESIA DESTINO VINCITORI DELLA SFIDA WRITERS.

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MODA TAGLI E ACCONCIATURE MASCHILI/FEMMINILI 2012

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10 SPECIE IN VIA D’ESTINZIONE

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INTERVISTA A SAMYPRETTYODD: MUTEVOLE COME IL MONDO

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LA POSTA DEL CUORE: LA FINE DELL’ AMORE?

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PEN(DOL)A D’AMORE.

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MONTI PROSSIMO ALLE DIMISSIONI, ELEZIONI IMMINENTI.

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PRIMARIE PD,PDL E M5S

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SANTA CLAUS PANIC A CURA DELLO SCANSUB.

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SMILE ZONE DI HYENA

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A TAVOLAAAA

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editoriale

21 – 12 – 2012: cosa fare?

Autore: Galdo Marco aka Galdo, del clan Esposito. Convinto assertore della diceria secondo la quale “Un animo nobile titaneggia nel più piccolo degli uomini” (Jebediah Springfield), intervista cani e porci. Architetto abusivo, studente paranoico, baseball player, alfiere della fratellanza, esecratore dell’arroganza.

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Non riusciamo a staccarci da queste scadenze strane. Chiunque può dircele? I Maya, tzè! Quando Cortés “visitò” il Messico, i Maya avevano previsto che sarebbe venuto l’emissario di uno dei loro Dei. Una divinità non proprio “Cortése” a quanto pare. Sulle predizioni i Maya hanno preso spesso delle cantonate colossali. La maggioranza degli studiosi della civiltà Maya ha smentito le baggianate della fine del mondo, ma questi popoli hanno sempre esercitato un grosso fascino su di noi, li abbiamo sempre amati da morire. Anche loro si amavano da morire, a giudicare dalla puzza di sangue che esalava dai templi maya a causa dei sacrifici umani. Guarda caso, poi, alcune teorie sull’estinzione dei dinosauri menzionano un asteroide precipitato – indovinate! – proprio in Messico. Forse è a causa di quest’ulteriore credenza che confidiamo nei figli di quel fortunato territorio. Comunque mettiamo il caso che il 21/12/2012 sia la data della fine del mondo, si pone la domanda ovvia: noi che dobbiamo fare? Se crediamo a questa cosa, dobbiamo avere la saldezza di stomaco di fare almeno un sacrificio umano. Magari suicidandoci. Se, invece, non ci crediamo, possiamo burlarci dei creduloni, creare un tema per un webzine, o anche sfruttare economicamente queste sciocchezze – come un villaggio francese ha fatto, dichiarandosi immune dall’Apocalisse e affittando camere a prezzi esorbitanti. Il mio parere però vorrei sia chiaro: la fine del mondo per ognuno di noi è dietro l’angolo, in mezzo a una strada, nel peso di una tegola cedevole su un tetto, nel cibo che passa nella laringe. Prima che venga la fine del mondo si dice che sia buona educazione fare del bene. Ma siccome la fine del mondo – come sostengo – è dietro l’angolo, siamo sicuri di non essere già in ritardo?


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Recensioni

MAX PAYNE 3 (PC) Introduzione Massimo dolore, massima pena. Vi è mai capitato di trovarvi a un punto morto della vostra vita? Tutto va male, niente è più bello come una volta, vi buttate giù. Beh se vi è successo non potrete non immedesimarsi nell’eroe di cui parleremo tra poco, anzi per meglio dire dell’antieroe. Trama 9,2 e gameplay 8,8. Un attempato antieroe ancora capace di regalare emozioni? Iniziamo subito mettendo i puntini sulle i. Max Payne non è un eroe: non combatte più per ripulire il mondo; non ha intenzione di rifarsi una vita; è un alcolista cronico e drogato di psicofarmaci; è tormentato dagli incubi, non ha vita sociale e non ne vuole una, fuma … insomma non è proprio il tipo a cui ispirarsi per vivere bene e in salute. Ha però qualcosa in se che ancora lo mantiene vivo: il ricordo della sua famiglia e il senso di giustizia e protezione per i più deboli. E’ proprio su questi pochi valori rimastigli dopo la perdita di tutto quello che nella sua vita ha avuto di bello che si basa la trama, ricca di intrecci che lo vedono dapprima come protettore di una ricchissima e potente famiglia brasiliana ( i Branco ) sotto costanti attentati, poi come cagnaccio alla ricerca della compagna di uno dei fratelli Branco, rapita non si sa da chi, nè per quale motivo. Il nostro antieroe affronterà epiche sparatorie in tutta Rio de Janeiro per ritrovare la ragazza e riportarla ai Branco, partendo da lussuosi hotel fino a ritrovarsi nelle favelas e nella jungla per infiltrarsi nei covi dei possibili rapitori. Durante tutto il corso della storia non ci si sentirà mai annoiati o stufi di seguire gli intrecci narrativi, apprezzando particolarmente l’evoluzione fisica e mentale che cambierà inesorabilmente il nostro Max … Sembra di essere in un film di azione anni ’90 in stile “Die Hard”, con una regia eccelsa e dei personaggi molto carismatici e interessanti, condito da colpi di scena ed esplosioni in ogni dove. Il gameplay si rifà ai precedenti capitoli con l’aggiunta di molte migliorie per rendere tutto più “next gen”; in sostanza si tratta di un tps guidato e strettamente legato alla storia, ricco di fasi scriptate e intermezzi parlati molto godibili e ben rappresentati. Le coperture non sono scimmiottate dalla concorrenza e non sono indistruttibili; le fasi di quick time ben calibrate e appropriate ai contesti nei quali vengono inserite, le armi sono varie e ben rappresentate, i colpi a segno hanno effetti variabili in relazione alla zona del corpo su cui il proiettile impatta. Non trascurabile la difficoltà generale, adeguata ai precedenti capitoli, costringerà il giocatore a impegnarsi parecchio per non morire; notevole anche lo spunto preso dai precedenti capitoli in merito alla salute. Non la si recupera col tempo, ma resta stabile fin quando non si rimediano degli antidolorifici in giro che ripristineranno la barra e alimenteranno la dipendenza di Max. Un ottimo gameplay quindi, favorito anche dal comparto grafico e sonoro che a breve analizzeremo.

Autore: Leonida989 Lorenzo , nato nel maggio dell’89. Uomo ramingo che vaga alla ricerca di qualcosa, precario cronico che vive alla giornata come il passero che non sa di cantare e il bambino che non sa di giocare. Spartano e amante della semplicità del vivere ha la pecca dell’essere nato nerd poi riconvertito alla “normalità”.

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Multiplayer 6,5. Multiplayer? Ma che ci faccio? È stata sicuramente un’aggiunta dettata dalla necessità di uniformarsi agli standard attuali, che per dare effettivamente un valore aggiunto. Presenta parecchie imperfezioni grafiche, bug e modalità abbastanza classiche. Non è proprio il massimo, ma per fortuna è da considerare più un contentino per la massa che un mirato punto di forza del gioco, non si può di certo comprare Max Payne 3 per l’online, e questo gli sviluppatori lo sanno bene … Grafica 9,3 e sonoro 9. “Max Fucking Payne?!?!?!? “ Iniziamo subito dicendo che il comparto grafico è di ottima qualità. La mimica facciale è molto realistica; le ambientazioni oltre ad essere molto varie e appropriate sono anche ben dettagliate e caratterizzate; gli effetti luce sono notevolissimi e la qualità del fuoco davvero di alto livello, in questa gen raramente abbiamo assistito a fuochi così ben fatti. I modelli poligonali sono ricchi e molto curati, coadiuvati anche da ottime textures e effetti grafici ( shaders ecc. ) spalmati ovunque. Non sarà difficile notare nei primi piani quanto si siano spinti avanti i ragazzi della Rockstar nei dettagli fisici dei personaggi. Nulla da eccepire quindi, graficamente è un gioco che si attesta tra i migliori del suo genere degli ultimi anni. Il sonoro, inteso come parlato ed effetti ambientali ( sparatorie, danni ambientali e delle coperture ), non ha nulla da invidiare ai migliori giochi degli ultimi anni: il giocatore potrà godersi la trama in ogni suo aspetto grazie a un doppiaggio eccellente (parlato in inglese sottotitolato in italiano) ben sincronizzato con le mimiche dei personaggi, arricchito da battute e sketch che strapperanno qualche sorriso nonostante si stia compiendo una carneficina o ci si trovi in un night club, che non farà sentire la mancanza del parlato in italiano. Le musiche di fondo sono nella media, ma passano in secondo piano proprio grazie alla qualità dei dialoghi e degli effetti sonori. Longevità 8,5 e innovazione 8,0. Ma quanto duri Max !?!? La longevità si attesta sulle 12- 15 ore a difficoltà standard (cioè media), niente male considerando che è un tps. Da buon tps ha dei format comuni alla concorrenza ma con aggiunta di caratteristiche uniche come il bullet time (il tempo si rallenta e Max può crivellare i nemici più agevolmente) che lo rendono più innovativo e originale. Conclusioni. Voto finale: 9, un “Die Hard” in chiave videogame. Un must have per tutti coloro che amano la modalità offline e allo stesso tempo hanno voglia di uccidere mezzo Brasile. Seguire l’evoluzione di Max, il nostro antieroe, regala grosse soddisfazioni e la trama è ricca di colpi di scena, riuscendo egregiamente a tenere incollato il giocatore per ore davanti al monitor senza rendersene conto. Un gameplay divertente condito da un comparto grafico e sonoro eccellente rendono questo terzo capitolo della storia di Max Payne uno dei più riusciti videogames della gen, ormai fiaccata dall’esagerata quantità di tps e dalla scarsità delle trame in cui troppo spesso i gamers inciampano. Max è tornato ed è in ottima forma!

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Recensioni

Sono le apocalissi di Nonna Hollywood.

Autore: Max Max alias Massimiliano: C’è perché c’è, fa quel che fa, è quel che fa. Talvolta riesce ad essere ciò che vuole. Talvolta è quel che è: Max, ma per pochi. Instabile, maneggiare con cura. Tenere fuori dalla portata dei bambini. Il prodotto è composto da parti tossiche pericolose. Evitare il contatto con occhi e mucose, qualora questo dovesse avvenire contattare un medico. Non è un prodotto medicinale.

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Consentitemi d’esser franco: qualcuno di voi ha stranamente notato come in tv, oggigiorno, sono aumentati a dismisura i programmi culinari? Da Antonella Clerici, che dopo aver smesso i pannoloni a quei mocciosi canterini ci ammorba col suo buonismo da Seven Heaven, ad Alessandro Borghese, il cui unico merito è di essere figlio di Barbara Bouchet (rinomata cantante\attrice dalle ancor più rinomate pellicole come “Non si sevizia un paperino”, classe 72), sono tutti dietro i fornelli con format più o meno simili per consigliarci cosa mangiare. Vero è che, ora come ora, la tv – in chiaro o pay – non rifulge di qualità e\o spessore. Bambine che m’arrivano al ginocchio che cantano, con vocine da Chipmunks, frasi tipo: “I migliori anni della nostra vita…”, spiacente bimba mia, ma devi accettare che l’età dei Plasmon è terminata! Oppure gentaccia che ti fruga dovunque, dal guardaroba alla vita privata, e attraverso inutili prove e consigli ti educa al triste vestir bene o al tristissimo replanning della tua personalità; insomma che esista qualcosa tipo Cotto e Mangiato non è stupefacente. E stupefacente non è nemmeno l’evidente audience che questi pastoni (è proprio il caso di dirlo…) mediatici riscuotono. No, no. Stupefacente resta il fatto che nessuno si sia accorto quanto questi programmi spicchino nei momenti di massima affluenza dello spettatore medio dinanzi agli schermi in quella particolarissima posizione mentale detta passivo-ricettiva. Mi spiego. Mentre mangiamo, e ci rendiamo satolli, vuoi per influenze strettamente organiche dovute alla maggior affluenza di sangue nello stomaco causa digestione, vuoi per condizione psicologica di inconscia disattenzione, il soggetto è prostrato in una condizione mentale in cui tutti i messaggi che subisce vengono direttamente inviati agli strati più bassi, quindi incoscienti, della mente. Recepiamo passivamente, così come, a stimolo opportuno, riportiamo al conscio ciò che abbiamo mandato, involontariamente, a memoria. E così, invece di programmi d’approfondimento, cultura cinematografica o letteraria, discussioni sulla politica attuale (rubriche eliminate o traslate in orari meno accessibili), ecco che, a momento opportuno, ci sentiamo profferir parole come scalogno e sbollentati (quest’ultima non presente sui dizionari della Crusca) e sappiamo recitare i passaggi che ci portano a preparare un ottimissimo chissacosadiavolohapreparato! Ma io sono un tipo trendy. Mi diletto poco in cucina, ma una


bella ricettina voglio darvela lo stesso. Signori e signore oggi si prepara una bella apocalisse. Prendete tutte le conoscenze letterarie, filosofiche e religiose che il pronunciar questa parola richiama alla vostra mente e buttatele via, nel cestino. Roba avariata. Prima di tutto ci serve una bella causa: asteroide che precipita su questo orbe terraqueo, virus mortalissimo prodotto da vattelapesca, profezia dei Maya. Per iniziare inquadrature di vita vera vissuta, solitamente con donne. Anche una famigliola è all’uopo. Caratterizzate il personaggio maschile: una ex moglie di cui è ancora innamorato, come lei di lui, ma la distanza emotiva è data dal suo caratteraccio burbero e burrascoso, e, a piacere, condite il tutto con rapporto disagevole coi figli. Ambientate tutto negli U.S.A., mi raccomando. Belle inquadrature della Casa Bianca, comparse in divise militari con ben precisi gradi e gente che fuma preoccupata. Ecco, abbiamo tutti gli ingredienti pronti sul piatto. Mi raccomando, controllate la freschezza dei prodotti scelti. I protagonisti devono essere attoroni famosi (ad esempio Bruce Willis va benissimo) o giovani star pompate e signorine mozzafiato che possono rompere i gusci alle noci stritolandole tra le loro cosce muscolose e palestrate. Questo accorgimento è fondamentale per ottenere un prodotto finale non certo di gran qualità, ma di sicuro effetto sulla vostra tavola… pardon, schermo. Adesso prendete il tutto e mettetelo in pentola, o su carta bianca, per ottenere una sceneggiatura. Se avete in mente la malsana idea di differire dalla ricetta classica tenete a freno i vostri cervellini fantasiosi e trepidanti: il pubblico, abituato ad una minestra, odia trovar sorprese nel piatto. Quindi: cavallo che vince non si cambia! Tutto come al solito: inquadrature di grandi città sopraffatte dal panico, dal freddo, dalle acque, dai terremoti o da qualsiasi accidente protonaturale vi venga in mente. Mi raccomando con la tecnica dei campi lunghi dall’alto per narrare le fughe dei soggetti in preda al terrore: aggiungono pathos al reso finale e creano un gradevolissimo contrasto con le inquadrature iniziali di vita vissuta. Qualsiasi imbecille penserà: ehi, potrebbe succedere a me! Quello potrei essere io?! Ed infila le unghie nella poltroncina imbottita del cinema, sentendo il suo cuore che batte all’impazzata con gli occhi sgranati nel buio. Importantissimo, a questo punto, è insaporire con un maestro degli effetti speciali. Basta esplosioni della Casa Bianca da quattro soldi in stile Indipendence Day! Ci vuole qualcosa di davvero realistico, di davvero ben fatto. Il 3D non è obbligatorio, ma non guasta. Come il sale, quest’ultima opzione è a piacere. Ma attenzione, visto l’aumento della pirateria cinematografica il 3D è consigliato. Domandatevi: perché uno spettatore deve pagare il biglietto del cinema per un film che non è davvero un gran che quando può vederlo in poltrona, gratis, a casa sua? Cosa può dare il cinema che la poltrona non ha tanto da far pagare il biglietto? Se avete pensato al 3D, tutto ok. Se avete pensato a scherzi soft erotici che si avvalgono di buste dei popcorn e buchi in studiati ed opportuni punti siete triste-

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mente fuori strada, oltre che un tantino maliziosetti. Il reso finale può essere solo di due tipi, sia chiaro. Come per la sceneggiatura, è sconsigliato intraprendere altre strade. Tutte le altre soluzioni architettate dagli abili sceneggiatori non son altro che rimaneggiamenti di questi due capostipiti. Finale aperto: ottima soluzione direi! Lo spettatore si alza sbigottito dalla poltrona sbalzato, con l’accendersi delle luci, in un mondo reale con un enorme punto interrogativo stampato sulla dura madre e una voglia enorme, mal combattuta, di discuterne e riflettere sulle possibili soluzioni. Se dovessero affiorare frasi come: “io avrei… etcetc”, va tutto bene. Avete ottenuto il vostro risultato. Finale eroico\smielato: un classico! L’eroe muore, o no, ma salva la Terra. O se proprio non ci riesce salva se stesso e chi a lui sta a cuore. L’obiettivo sono le lacrime. Chiedete a Spielberg, lui è un maestro nello stimolare i dotti lacrimali. Un gran regista, c’è da dirlo, ma con questa vaga tendenza a voler far piangere. È anche possibile, agli inizi di tutta la preparazione, se proprio non vi viene in mente un modo pseudo scientifico per giustificare la fine del mondo, decidere di glissare completamente su questo punto. A piacere passate da vita quotidiana a dramma devastante in medias res. Tutti penseranno che la trovata è geniale, coinvolge lo spettatore che, come il protagonista, da umano è assolutamente inconscio e impotente dinanzi a questa minaccia e così, tra le lodi, nessuno s’accorgerà che non avevate fantasia. In ultimo, prima di servire, condite con una storia d’amore a piacere. A vostra scelta e a vostro gusto, ma almeno un bacetto eterosessuale fatecelo stare. E tutti vissero felici e contenti, o forse no, ma di certo le grosse case produttrici si. In fondo ogni qual volta che fanno finire il mondo negli stessi modi alimentano un pochino il loro, nello stesso modo.

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tema: la fine del mondo

La teoria dei Maya

La civiltà maya fiorì nella zona del Centro America tra il 1500 a.C. fino all’annientamento dovuto alla scoperta dell’america. No, non voglio scrivere di storia, non sono né titolato né un appassionato e quindi potrei dire solo un sacco di castronerie. Quello di cui vi voglio parlare è la fantomatica FINE DEL MONDO!!!! Eh già, è il 21 dicembre 2012. Forse siamo morti e quindi nessuno in questo momento mi sta leggendo… In caso fosse davvero così quale sarebbe la ragione di tutto questo? E quindi torniamo ai maya. Essi misuravano il tempo utilizzando tre calendari. Quello che a noi interessa è il Lungo computo. Questo calendario calcolava il tempo trascorso dalla data del rifacimento del mondo (all’incirca l’ 11 Agosto 3114 a.C. ). Questo calendario, a differenza dei precedenti, era progressivo e suddivideva il tempo in cicli non ricorrenti (b’ak’tun) della durata di 144000 giorni, suddivisi a loro volta, su base vigesimale e base 18, in 4 ulteriori sottocicli. Ecco quindi che il 20 dicembre 2012 terminerà il 13° b’ak’tun (12.19.19.17.19 nella notazione originale del calendario) a cui farà seguito, il giorno successivo, il 14º b’ak’tun (13.0.0.0.0). Bene direte voi per sto diavolo di nuovo bak-qualcosa sono anni che mi rincoglioniscono con la teoria della fine del mondo? Beh la risposta è sì, ma c’è anche qualcosa di più. Per spiegarvelo ho bisogno di darvi qualche altra informazione sui Maya. Essi credevano in un Dio supremo. Però essendo così distante dalla vita reale, gli affiancavano molti altri dei minori per spiegare le forze della natura. Che c’entra il loro Dio supremo con la fine del mondo? Se avete fatto attenzione prima ho usato la parola “rifacimento” e non creazione.. A quanto pare questo Dio avrebbe creato il mondo, e dopo aver visto che era una cosa buona lo avrebbe lasciato nelle mani degli uomini. Ma arrivati al 14° b’ak’tun si rese conto che non l’uomo non l’aveva tenuto molto bene e quindi decise di mandare un diluvio e riprovarci. Finì quindi l’era dell’Acqua e fece ripartire un nuovo ciclo, l’era dell’Aria, ma anche questa non finì bene arrivati al 14° b’ak’tun ci riprovò e così via facendo partire l’era Fuoco e Terra ed infine l’era dell’Oro, la nostra. Ed ecco quindi spiegata la teoria della fine del mondo.

Autore: Mauro Mauro Aka Various (13 febbraio1987) è un informatico valtellinese, attualmente codirettore del OUReports. Sognatore incazzato. Prova un amore folle verso gli animali e ne possiede di diverse specie. Scrivere è per lui uno sfogo, un momento di riflessione fra se e il mondo che sta dentro di lui.

www.tamalife.com

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tema: la fine del mondo

Pianeta malato: tra disastri naturali e proposte politiche.

Ancora tutti noi abbiamo davanti agli occhi le immagini della tromba d’aria che ha colpito Taranto il 28 novembre scorso, causando danni ingenti e provocando la morte di un operaio, Francesco Zaccaria, che guidava la sua gru e che è stato scaraventato in mare. I vigili del fuoco hanno anche accertato la morte di altri due operai; tragedie che aggravano ulteriormente la crisi profonda in cui la città pugliese si trova da decenni, che si è riaccesa negli ultimi anni, e legata al futuro dell’Ilva. Ricordiamo anche le immagini delle piogge torrenziali che hanno colpito la Toscana in quegli stessi giorni, replicando un copione già visto poche settimane prima e provocando l’esondazione di diversi fiumi e torrenti. E di nuovo sono impresse nella mente le sequenze dell’alluvione delle Cinque terre in Liguria e del terremoto in Emilia Romagna. Sono solo alcuni degli eventi naturali che, nell’ultimo anno, hanno provocato danni incalcolabili per il Paese – e resi ancora più insostenibili se pensiamo alle difficoltà economiche. E dopo un’estate torrida, caratterizzata da ondate di caldo africano che hanno battuto il nostro territorio e a cui gli esperti e i media hanno dato i nomi più inquietanti, nelle ultime settimane si sono abbattute ondate di freddo gelido che ci hanno riportato improvvisamente nel clima tipicamente natalizio. I meteorologi hanno previsto l’arrivo di un’ultima perturbazione proveniente dalla

Autore: Daniele Studente universitario speranzoso di diventare giornalista. “Chitarrista” a tempo perso; vive di musica e libri. Pensatore fallito. Agnostico praticante. “[...] And I will spend the rest of forever trying to figure out who I am”.

http://italianvoices.altervista.org

Groenlandia, chiamata questa volta “Attila”, che tra il sette e l’otto dicembre hanno innevato tutta l’Italia centro-settentrionale e portato in basso i termometri. Insomma, sembra proprio che il clima stia impazzendo. “Non ci sono più le mezze stagioni”: il proverbio popolare sembra quanto mai azzeccato visto gli avvenimenti degli ultimi anni. Ma quali sono le condizioni di salute del nostro pianeta? E, soprattutto, quali sono le nostre prospettive? A dire il vero l’allerta ambientale è stata sollevata di fronte all’opinione pubblica mondiale a partire dagli anni ’60, visto il dilagare del nucleare in alcuni dei principali Paesi industrializzati. In quel periodo esplose la consapevolezza che l’ambiente fosse un bene comune e, in quanto tale, che fosse una responsabilità collettiva evitare di danneggiarlo. Inoltre il mondo scientifico denunciò i danni causati dall’inquinamento a partire dalla prima rivoluzione industriale. Le manifestazioni e le pressioni verso la classe politica permisero una serie di incontri tra i rappresentanti dell’Onu che però non portarono a risultati concreti al di là delle mere affermazioni di principio e che si sono concluse con la firma del protocollo di Kyoto. La WMO (World Metereological Organization), in occasione della conferenza sui mutamenti climatici di Doha tenutasi poche settimane fa, ha redatto un documento nel quale si analizzano i fenomeni metereologici di quest’ultimo anno. I risultati sono quantomeno allarmanti, nonostante la conclusione del rapporto tenda a ridimensionare paure e preoccupazioni: innanzitutto i ricercatori sostengono che le temperature siano rimaste costantemente superiori alla media in buona parte delle terre emerse – in particolare in nord America, nord Africa, Europa dell’est, Russia e soprattutto nel nord della Cina. Il dato più preoccupante è quello legato agli eventi estremi: tornado, cicloni e piogge torrenziali si sono abbattute soprattutto sull’emisfero boreale; il numero di cicloni, 81, è in linea con la media degli ultimi trent’anni anche se questi si sono concentrati in particolare nel Pacifico, che da tre anni registra una frequenza nettamente superiore al solito, e in Asia – soprattutto le Filippine, il Giappone e la Corea del sud. Le inondazioni si sono concentrate prevalentemente in Asia e in Africa. Contemporaneamente la siccità, soprattutto nei mesi estivi, ha colpito più duramente Stati Uniti, Europa dell’est, area mediterranea, Europa sud-orientale, Balcani, Siberia, Cina e Brasile – per queste due regioni il picco si è avuto tra febbraio e aprile, con la peggior siccità da 50 anni a questa parte. Questo ha anche portato un aumento notevole delle temperature

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in Europa, nord Africa, USA e Russia – in cui si è registrata la seconda estate più calda della storia. Infine anche le minime sono scese al di sotto della media: sia in Russia che in nord Europa i termometri si sono stabilizzati per un lungo periodo tra i -30°C e i -50. Naturalmente tutto questo ha forti ripercussioni sia per la salute che per l’economia. Per quanto riguarda il primo aspetto l’aumento delle temperature crea un ambiente favorevole alla diffusione dei virus, per cui il pericolo è un più rapido propagarsi di epidemie e malattie: secondo le stime dell’ONG il numero di malati potrebbe salire dai circa 400 mila del 2012 al milione del 2030. In particolare secondo due studiosi dell’Università del Michigan il riscaldamento globale provocherebbe un aumento della diffusione dell’influenza aviaria – che, nonostante generalmente non colpisca l’uomo, ha fatto circa 300 vittime dal 2003. O ancora: l’assottigliamento dello strato di ozono dell’atmosfera potrebbe provocare un aumento dei casi di cancro alla pelle; questo accade soprattutto per via del vapore che si solleva in seguito ai violenti temporali e che provocano la conversione dell’ozono in ossigeno assottigliando quella membrana che filtra i raggi UV. Altri problemi sono poi legati alla maggior presenza di zanzare, potenziali portatrici di infezioni, e al prosciugamento delle riserve di acqua dolce. Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, si calcola una riduzione del PIL mondiale dell’1,6% che potrebbe raddoppiare nel 2013 e superare il 10% nel 2100; naturalmente i danni più ingenti si registreranno per i Paesi in via di sviluppo. Anche per l’Italia la situazione non è rosea: i cambiamenti climatici costeranno al nostro Paese circa 20-30 miliardi all’anno. Ciononostante i ricercatori dell’Università di Standford sottolineano i possibili benefici che tutto questo potrebbe portare alle regioni del Terzo mondo: ad esempio la Tanzania potrebbe godere di un clima più umido che le permetterebbe di produrre mais ed esportarlo ai Paesi del nord, caratterizzati da climi sempre più secchi e aridi; lo stesso discorso viene fatto anche per altri casi. I risultati tuttavia non sono scontati: perché questo sviluppo sia possibile è necessario un cambiamento nella politica economica e negli investimenti che, allo stato attuale, si dovrebbe basare su dati parziali e su ipotesi puramente teoriche, senza certezze. Per contro alcune coltivazioni tipicamente tropicali stanno sparendo per essere trapiantate in altre zone – ad esempio l’Europa. La politica nel frattempo cerca di muoversi per curare i danni già verificatesi e prevenire possibili danni futuri: lo scorso 8 dicembre si è conclusa la sopracitata Conferenza di Doha, alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei Paesi firmatari della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici. Tra le altre cose si è deciso di attuare concretamente la convenzione attraverso il principio di cooperazione e di responsabilità condivise. Queste misure sono state accettate anche dalla Cina – che in passato si era più volte schierata contro le proposte avanzate nella conferenza – la quale ha chiesto però che anche i Paesi industrializzati si impegnino concretamente per ridurre le emissioni di gas inquinanti e aumentino gli investimenti in questo ambito particolarmente delicato. A livello europeo sono diversi gli interventi e le proposte per affrontare il cambiamento climatico: tra le altre cose ricordiamo le misure

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volte a ridurre le emissioni di gas serra entro il 2020 puntando su tecnologie verdi già esistenti e innovazioni ecosostenibili; quelle che danno attuazione immediata alle decisioni prese a Kyoto e quelle volte alla sensibilizzazione dei cittadini e a rafforzare la ricerca. Al tempo stesso si cerca di rendere l’UE sempre più autonoma da Paesi produttori di energia – in particolare petrolio e gas – incentivando la cooperazione tra gli Stati membri anche per evitare i pericoli derivanti da possibili interruzioni nelle forniture e di incentivare l’utilizzo delle fonti rinnovabili: l’obiettivo vincolante è quello di portare il loro utilizzo al 20% del totale entro il 2020 operando in particolare sulla produzione di elettricità, di biocarburanti e degli impianti di riscaldamento e condizionamento. E per quanto riguarda l’Italia? In seguito agli avvenimenti degli ultimi mesi e in particolare del caso Taranto, il ministro dell’ambiente Clini ha proposto un decreto, approvato da Napolitano, con il quale si impone alle imprese di importanza nazionale con più di duecento impiegati di rispettare le norme salva-ambiente previste a livello comunitario pena sanzioni economiche pari al 10% del bilancio e sanzioni amministrative straordinarie. Il ministro ha anche presentato al CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici nel quale si vieta di abitare nelle zone ad alto rischio di alluvione, si prevedono lavori di manutenzione per i corsi fluviali e per i centri abitati, il recupero di terreni abbandonati, la difesa di boschi e coste, assicurazioni obbligatorie per le abitazioni che sorgono in zone a rischio idrico; infine si pone il divieto di abitare o lavorare in zone ad altissimo rischio idrogeologico e si istituiscono le Autorità distrettuali di bacino idrografico. Inoltre durante la Conferenza di Doha è stato raggiunto un accordo per la tutela ambientale tra Italia e Iraq con il quale si perseguono obiettivi comuni nel quadro della cooperazione per sostenere le politiche ambientali irachene, per attuare un piano comune per l’abbattimento delle emissioni derivanti dall’estrazione di petrolio e gas e per la gestione delle risorse naturali. Il ministro per lo sviluppo economico Corrado Passera ha anche presentato in parlamento la nuova strategia energetica nazionale che si articola in sette punti: efficienza energetica, costruzione di un mercato del gas competitivo a livello europeo, sviluppo e sostegno all’energia rinnovabile, sviluppo di un mercato elettrico competitivo con graduale integrazione delle energie pulite, interventi di ristrutturazione alla rete di carburanti, sviluppo sostenibile della produzione di idrocarburi e, infine, modernizzazione nella governance del settore. L’obiettivo – oltre alla riduzione dell’inquinamento e alla maggior tutela ambientale – è anche quello di incentivare la crescita economica e l’occupazione recuperando competitività proprio in questi ambiti. Nel frattempo in Italia e in tutto il mondo il tempo continua a provocare enormi danni e a creare uno scenario da fine del mondo. E se la profezia dei Maya è – per l’appunto – solo una profezia, le parole di allarme pronunciate dalla comunità scientifica e la spettacolarizzazione mediatica contribuiscono a rafforzare una psicosi da apocalisse imminente sempre più diffusa.

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tema: la fine del mondo

Nell’essenza umana: la

fine del mondo.

Autore: Luca Luca: studente di ingegneria per professione, mente matematica per predisposizione, poeta fallito per vocazione. Classe ’90, quasi ’91: nato precisamente il 28 Dicembre 1990. Sognatore irriducibile, innamorato, felice (ora). Giocatore di pallacanestro, se preferite basketball, ex tennista praticante ora la più economica versione da tavolo. Segni particolari: supercazzola sempre pronta, tendenza a coltivare la propria barba. Indole pacifica e socievole, con tendenza alla buffoneria.

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L’uomo, da sempre, convive con se stesso e con ciò che lo circonda “percorrendo” due istinti primordiali: la proiezione verso la vita e il timore della morte. Nei secoli, l’umanità ha imparato a relazionarsi con metodo ai due eventi fondamentali: “l’inizio” e “la fine”. Parlando in particolar modo della “fine”, l’uomo ha sviluppato teorie e superstizioni; l’umanità si è frammentata e i frammenti si sono poi coagulati in agglomerati diversificati: pragmatici, sognatori, irrisoluti o indifferenti. Lo stesso concetto di “fine” ha assunto sembianze alquanto eterogenee. Rimane un’idea: il pensiero che “la fine” (così come “l’inizio”) sia un concetto, più che un evento, che appartiene all’intimità atavica dell’uomo. Se è piuttosto facile comprendere e carpire il legame tra la morte dell’individuo e la fine del tutto (cioè del nostro tutto, e con “nostro” intendo dell’umanità), che possiamo con semplicità definire “vincolante”, non è altrettanto immediata la comprensione della relazione tra l’uomo, inteso come entità, e la “fine del mondo”. Noi tutti associamo immediatamente la fine del mondo a una data –o ad un momento. Eppure ben ricordiamo il mito delle Colonne d’Ercole, che in apparenza nulla ha a che vedere con il tempo. Le teorie Maya e il mito Mediterraneo sono scaturiti entrambi dall’approccio umano verso la fine del mondo, e ciò può stupire: com’è possibile che un tema di tale importanza universale abbia trovato “risposte” in convinzioni così diverse -apparentemente agli antipodi- se è vero che appartiene all’uomo in quanto tale? Le Colonne d’Ercole delimitano uno spazio, perciò identificano un confine univoco. Il superamento di questo limite è dipendente dalla volontà dell’uomo. Attenzione però: uno scopo non può intaccare questo confine, poiché al di là c’è il nulla, e nessuno scopo può esservi raggiunto in quanto “luogo d’assenza”, perciò inevitabilmente anche assenza di successo. L’uomo possiede il confine allo stesso modo in cui è padrone del suo cuore: non esiste intenzione motivata capace di violarlo; il gesto snaturato, la mera intenzione o l’incoscienza sono gli unici mezzi che legano la fine alla volontà. La fine temporale non delimita, ma piuttosto “pone fine a”. Una data ha significato nullo per chi ha la certezza di non poter vivere il giorno che identifica. Questo ci suggerisce un’importante differenza tra il confine, che è dell’uomo, e la “scadenza”, che è del luogo e solo conseguentemente coinvolge l’uomo -che non ha


mezzi per raggiungerla, ma può solo aspettarla. La fine dell’individuo è subordinata a quella del luogo, e per questo motivo sembra sfuggire completamente alla volontà dell’individuo stesso. Occorre discendere più in profondità nelle implicazioni della parola “fine”. Per raggiungere il limite, l’uomo ha necessità di avvicinarvisi. Il “giungere a” è frutto di uno spostamento o di un “trascorrere”. Le Colonne d’Ercole sono un limite fisico, definito, un confine che deve essere raggiunto con il gesto, avvicinandosi per l’appunto. Ma l’azione dello “avvicinarsi” non è altrettanto definita, anzi, è pura indeterminazione. In questo concetto il confine perde la sua qualità di “linea” e diventa un’approssimazione, una progressione, un “luogo graduale”. L’uomo, spostandosi verso il limite, lo sta raggiungendo e al contempo lo ha già superato. Si pensi anche alla transizione di un uomo che oltrepassa una soglia, ci si accorgerà che l’infinitamente sottile si dilata fino allo spessore dell’uomo stesso. Analogamente si può pensare all’avvicinamento come qualcosa di sempre più “piccolo”, ad un gesto che sembra non portarsi mai a compimento. Queste congetture, che potrebbero essere definite “astrazioni”, diventano tremendamente reali nel momento in cui entra in gioco l’aspetto caratterizzante dell’uomo: il pensiero. Non è dunque la stessa indeterminazione che ritroviamo nell’attesa di un preciso momento? Anni che diventano mesi, poi giorni, poi minuti, e così via nell’infinita successione di infinitesimi intervalli temporali; nell’ineffabile e inesauribile gorgo cerebrale di paure, sconvolgimenti, certezze, debolezze, sospiri, ricordi… In questo modo lo spazio e il tempo si confondono; la “fine” perde la sua caratteristica universalità, diventa propria dell’uomo –o, meglio, torna ad esserlo- e ci accorgiamo che i “grandiosi confini” non sono altro che emozioni e sensazioni che l’uomo custodisce nella propria essenza.

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tema: la fine del mondo

Punto e fine Secondo la geometria euclidea il punto è l’unità geometrica fondamentale. Non ha dimensioni e non occupa uno spazio. Sempre secondo il prode Euclide la retta altro non è un un’insieme di punti disposti l’uno di seguito all’altro, non ha cominciamento né fine. Ancora secondo il suddetto in geometria un’unità che non ha dimensioni e non occupa uno spazio semplicemente non esiste. Non la si suppone e non la si considera: non esiste. E allora il punto? Bene. Vi prego di tener bene a mente questo scambio di battute, avvenuto tra me e me (che impersonavo voi) e andiamo avanti, paulatim. Se vi dico punto a cosa pensate? Ad un foglio bianco e intonso, ad un pennarello nero dalla punta con diametro indifferente e al risultato dell’incontro tra la punta inchiostrata e il foglio immacolato. Un tondino piccolo e definito, più o meno, racchiuso in se stesso e precisamente identificabile. Finito. Finito però non è necessariamente il contrario di “iniziato”, quanto sinonimo di definito, chiuso, confinato. E grazie a questa semplice forma mentis che ci contraddistingue siamo in grado di immaginare la retta, la semiretta e tutto il cabalico evolversi delle questioni geometriche. Perché questo esempio insulso? Perché niente è o può essere diverso da ciò che è, nemmeno noi. Specialmente noi.

Autore: Max Max alias Massimiliano: C’è perché c’è, fa quel che fa, è quel che fa. Talvolta riesce ad essere ciò che vuole. Talvolta è quel che è: Max, ma per pochi. Instabile, maneggiare con cura. Tenere fuori dalla portata dei bambini. Il prodotto è composto da parti tossiche pericolose. Evitare il contatto con occhi e mucose, qualora questo dovesse avvenire contattare un medico. Non è un prodotto medicinale.

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E così, una volta compreso il funzionamento dell’animale\macchina che chiamiamo uomo possiamo afferrare l’idea, necessaria, di fine. Siamo ontocostitutivamente proiettati verso la fine. Nasciamo, consci (bé, forse non dal primo vagito, però…) di dover abbandonare queste vestigia umane, salutare la Terra, dissolverci nel tempo… insomma morire. E no. Questo non è triste. Abbandonatevi pure a gesti scaramantici o apotropaici, ma ribadisco che nell’idea dell’esistenza della morte si racchiude l’intero senso della vita. E che in fondo la morte è solo uno, nonché ultimo, dei risvolti della vita. Solo che noi ce ne angosciamo, perché siamo l’unico animale conscio di questo. Ascoltate: se non presupponessimo, almeno come immagine mentale, che il punto sia delimitato, non comprenderemmo la retta come suo insieme, e non potremmo nemmeno supporre cosa si intende per parallele. Definire qualcosa, porne confini, stabilire un cominciamento ed una fine a qualsiasi atto volontario o meno che impreziosisce la nostra esistenza è fondamentale per la definizione, e comprensione di quell’atto stesso. “Un atto si giudica dalla sua fine” sostenne Paul Valéry, ed in fondo aveva ragione. Perché solo con la fine di qualcosa è possibile analizzare quel qualcosa in particolare. Lo si osserva nel suo insieme, se ne studiano i dettagli. Quando invece si è presi nel mezzo non si conoscono ancora risvolti e conseguenze. Guardando dalla fine all’inizio, con l’occhio atemporale di Dio, possiamo osservare senza dubbi l’intero evolversi, extradiegetici come un narratore onnipotente, e comprendere, immaginare, modificare. La scienza ha superato, estremizzandolo, questo concetto adottando il falsificazionismo come metro di misura per le teorie

scientifiche. Non entriamo nei dettagli, ma il superamento di una teoria, e la sua fine in questo caso, conferisce senso all’intera teoria, ormai ampiamente inutilizzata. Questo perché abbiamo bisogno della fine. Anche nella vita: viviamo consci di dover morire. E ce ne angosciamo. Religioni, credi, filosofie (ateismo scientifico compreso) altro non fanno che dare una panacea a questo dolore, a quest’angoscia. Ma sappiamo che il nostro tempo è limitato. E questo dà valore e sapore a tutto il tempo che abbiamo a disposizione. Ci incita e ci sprona a conferire senso a ciò che facciamo, ad appropriarcene. A viverlo con convinzione e pienezza. Pena il pentimento, che senz’altro s’affaccerà alla soglia del conscio, nel momento in cui quel tempo sarà agli sgoccioli. E non è necessario che con “sgoccioli” si intenda la morte. La fine di un ciclo, di un’era, accade con una frequenza impressionante nella vita d’ognuno. Finisce il liceo nel quale ci siamo confinati nella parte degli asociali depressi e all’università, agli inizi del nuovo ciclo, quando affrontiamo il cambiamento pagandolo con la solitudine momentanea, rimpiangiamo di non aver socializzato di più. Di non aver ricordi condivisi, di aver mancato quelle occasioni di divertimento che ci sono passate davanti e che eravamo troppo affannati nella strenua e titanica difesa del nostro solipsismo per accorgercene. Alla fine tutto cambia. Ed ora siamo dinanzi alla nuova fobia pubblica, come pressappoco mille anni fa, mentre ci interroghiamo su cosa succederà questo dicembre. Spostamento dell’asse terrestre, fine del mondo, invasione aliena, le scimmie impareranno a parlare ed i tassisti rispetteranno i limiti di velocità. Chi lo sa? Tutto è possibile. Non lo sappiamo perché tutto è ancora in itinere, in svolgimento. Non lo sappiamo perché la fine non è ancora giunta, ma inconsciamente non sappiamo che la fine, come idea, è alla base del nostro modo di vivere. Ciclicamente imponiamo dei muri allo scorrere del tempo, per delimitare e confinare questo flusso ininterrotto. Stabiliamo secondi, minuti, ore, anni, secoli, millenni per orientarci. Per avere una base solida su cui fermarci e fare il punto della situazione. È esattamente questo che auspico. Con la presunta fine alle porte sarebbe doveroso fermaci a riflettere e decidere quale piede poggiare per primo appena svegli il giorno dopo. Stabilire una condotta, personale ed umana, riorganizzare priorità ed obiettivi. Una fine serve a questo: a guardare il tutto dall’esterno, e a valutarlo. Se non dovessimo farlo guai a noi. Possiamo, a quel punto, solo sperare in un enorme botto sonoro nell’universo capace di spazzarci via per sempre. Perché, dovessimo continuare ad esistere, una volta passata l’euforia della sventata catastrofe c’accorgeremo che le cose non vanno. Che domani potrebbe essere brutto come e più d’oggi. E rimpiangeremo di dover aspettare domani. E domani, e domani ancora.

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tema: la fine del mondo

Cicloni, tsunami e terremoti. Ciclone è un fenomeno atmosferico che si origina dal mare. Per spiegarvelo brevemente: correnti calde marine si scontrano con venti freddi sovrastanti il mare, le calde vengono spinte verso l’alto dalle fredde creando quindi un centro di bassa pressione (l’occhio del ciclone). Questo centro di bassa pressione “cattura” i venti che iniziano a girare intorno all’occhio, creando così una parete cilindrica. Il movimento è determinato proprio dalle correnti e dalla spinta dei venti. Possono raggiungere velocità molto elevate. Il 22 ottobre 2012 si è sviluppato il ciclone “Sandy” che ha colpito Giamaica, Cuba, Bahamas, Haiti, Repubblica Dominicana e la costa orientale degli Stati Uniti.

Autore: Feffa Feffa aka Federica (24/09/91)studentessa romana, futura biologa, senza un futuro promettente. Qui ad OUReports scrive articoli “scientifici” su tutte le stranezze che si possono incontrare studiando la biologia!

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MAREMOTO: meglio conosciuto come Tsunami, è un evento che si origina dal mare in seguito a terremoti od eruzioni vulcaniche marine o in generale allo spostamento di una grande massa d’acqua. La massa d’acqua viene spostata verso l’alto in direzione della superficie creando un’ onda. L’onda aumenterà di velocità e altezza se le correnti la spingono verso le coste, dove la profondità del fondale marino diminuisce sempre di più. Uno degli ultimi Tsunami si è verificato l'11 marzo 2011 al largo della costa della regione di Tohoku, nel Giappone, dopo un terremoto di magnitudo 9.0

Terremoto è una vibrazione del terreno prodotta da una liberazione di energia accumulata gradualmente all’interno della crosta terrestre; in pratica l’energia si crea quando si ha la frattura di una roccia (vedi immagine) causata dal movimento continuo delle placche all’interno della crosta Terrestre. Si creano così onde sismiche che dall’ipocentro (punto interno della terra dove avviene la rottura) si propagano verso la superficie. Raramente un terremoto si verifica con una sola scossa, solitamente si succedono scosse di “assestamento” per diversi giorni.

Uno degli ultimi terremoti avvertiti in Italia è stato nelle province emiliane (Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, Bologna e Rovigo), il 20 maggio 2012 alle ore 04:03:52 si avvertì la scossa più forte di Magnitudo 5.9 con epicentro in Finale Emilia, seguirono numerose scosse di assestamento.

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Dramma verosimile: Finche senti dolore, sai che sei vivo.

di Mauro Guardare l’amore della mia vita immobile, era quasi insopportabile. Lasciava solo una vaga idea delle percosse che aveva subito. Cercavo di non emettere alcun suono, mentre le lacrime mi scendevano pesanti sulle guance. SONO A PRANZO DA LU! VEDRAI CHE ANDRA’ TUTTO BENE. POI CI POSSIAMO SPOSARE. TI AMO. Sapevo di cosa era capace quell’uomo. Perché andarci? Lui era convinto che l’incontro tra me e lui fosse stato un segno divino e che ora dopo tre anni poteva abbracciare suo padre come se fosse un padre normale. “Se continui così rimarrai zitella tutta la vita!” scherzò Federica. Ci risiamo, pensai, un’ulteriore discussione su come spreco la mai vita solo perché a 23 anni non ho un ragazzo e non lo cerco. “Che ci devo fare? Io voglio innamorarmi ma di quello giusto e finché Lui non arriva, non vedo perché devo pensare solo a quello”. E’ che non me la sentivo di dormire in due in un letto dopo un incontro puramente sessuale. Non si tromba con uno per poi chiedergli un appuntamento a cena. “ Senti Fede. Sai che vorrei avere qualcuno al mio fianco ma per il momento la situazione è questa e cerco di vivermela al meglio” “Non cambierai mai. Andiamo che è tardi. Devo ancora lavare i capelli e mettermi la maschera.” Ci salutammo con un abbraccio prima che salisse sul taxi. Io invece tornai a casa a piedi. Qualche chilometro a passo spedito e sarei stata a casa. Ero sovrapensiero quando udii un rantolo. Era troppo diverso dai soliti rumori animali che si sentivano di notte. Ero sicura che si trattasse di un lamento umano. Mi fermai a guardare prudentemente nel vicolo buio davanti a me. “C’è qualcuno?” sussurai. Cavolo, stavo per farmela addosso. “Cazzo...ahia”, sentii qualcuno mormorare. La voce era maschile, giovane. Avevo il cuore in gola. Dietro ai bidoni, lo spettacolo che mi si presentava davanti era alquanto bizzarro. Un ragazzo era seduto, o meglio, accasciato per terra. Labbro inferiore spaccato, sanguinante come il naso. Era senza maglietta, i jeans sporchi e sbottonati. E la cosa più bizzarra era quel sorriso malizioso. Come cavolo faceva a sorridermi in quel modo, messo così? “Hai bisogno di un medico?.” Brava, osservazione azzeccata. “ A dire il vero, se mi dai una mano ad alzarmi, ti sarei grato”. Lo tirai su reggendolo subito con un braccio perché barcol-

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lava. “Dai usciamo da questo vicolo e chiamo la polizia” “Sto bene. Se mi potessi dare un passaggio a casa sarebbe perfetto. Chiamerei un taxi, ma penso che non si fermerebbe nessuno, conciato come sono.” Sorreggendolo con un braccio, facemmo l’ultimo pezzo di strada verso casa mia. Ogni tanto guardavo il viso di quel ragazzo con la coda dell’occhio. Forse un gruppo di ragazzi l’aveva derubato ma i jeans sbottonati non si spiegavano. “Io sono Mirko” si presentò sorridendomi. “Laura”. Arrivati a casa, lo feci salire in auto e mi feci spiegare la strada. “Abiti qui con i tuoi?” Ecco ci siamo. La domanda era inevitabile. Ad un ragazzo ventenne sanguinante si chiede dove sono i genitori. Quando sono molto teso, inizio a grattarmi, di solito sul polso sinistro, e continuo. Continuo fino a quando non sento il bruciore o il sangue. Non sò perchè lo faccio. Probabilmente perchè il male momentaneo mi fa sopportare meglio il dolore che sento quando parlo di certe cose. “N-no” balbettai “ sono andato via di casa quando avevo sedici anni. “ dissi con un debole sorriso con il quale cercai di nascondere l’ansia. “Mirko non volevo” avvicinò una mano per farmi smettere di grattare. Il polso era già diventato rosso. Un abbraccio da parte sua sarebbe stato il massimo ma mica potevo chiederglielo!


Scusa, sò che sono grondante di sangue ma mi abbracci prima che mi stacco un braccio a morsi? La guardai. Aveva la preocupazione scritta in faccia. Intanto eravamo arrivati davanti a casa mia. Avevo già aperto la porta della macchina per scendere. “Aspettami, lascia che ti aiuti a salire e ti disinfetti quei tagli sulla schiena.” La lasciai salire. Presi il disinfettante e un asciugamano pulito. “Queste condizioni hanno a che fare con i tuoi genitori?” Non adesso. Sentii lo stomaco stringermi. La nausea mi salì. Corsì in bagno. L’istante che mi piegai sul water vomitai. Era una reazione fisica che non riuscivo a spiegarmi, figuriamoci a controllare. I ricordi mi rendevano schiavo. Laura mi raggiunse. Avvertivo il suo terrore.“shhh” mi sussurrò “ calmati va tutto bene. Non dobbiamo parlare di tuo padre e...” dovetti lanciarmi nuovamente avanti, raggiungendo appena in tempo il water. I singhiozzi pian piano si fecero meno forti e il mio respiro si normalizzò. Quel ragazzo era un disastro, una rovina psicologica e fisica. Ero conscia del fatto che mi ero innamorata di lui. Cambiare la vita di quel ragazzo sarebbe diventato il mio nuovo compito. Quel sentimento inatteso aveva già raggiunto una tale forza. E sarebbe continuato. Certi dettagli aghiaccianti, riguardanti suo padre, erano ancora difficili da digerire. Quel uomo aveva una fantasia molto vivace e continuava a sperimentarla sul corpo di suo figlio. Da bambino era stato costretto a vivere esperienze che non mi sarebbero nemmeno venute in mente. E la cosa non era finita neppure con la sua fuga a sedici anni. Il ricatto morale della madre abbandonata riusciva sempre a riportarlo in quella casa, e lì ogni volta il padre lo sorprendeva. Qualche mese dopo il nostro incontro aveva iniziato ad andare da uno psicologo. La morte della madre poi fu lo scioglimento delle catene che lo obbligavano a sentirsi in colpa per le proprie scelte. Fino a ieri.

che lei passasse una giornata d’inferno al lavoro, quindi lasciai solo un messaggio sul frigor. Slatai sotto la doccia, mi preparai al volo e presi un taxi. Camminavo quasi a rallentatore.Prima o poi sarei comunque passato per vedere come stava. Credo. “Chi è” quelal voce. Era inconfondibile. Sempre seccata, sempre arrabbiata. “Sono io....papà.” Arrivato davanti all’appartmaneto trovai la porta d’ingresso leggermente aperta. Era buio dentro. “Papà?” sussurai. Poi sentii un forte dolore dietro la testa. Buio. Mi sembrava che mi avessero aperto il cranio in due.Guardai l’orologio sul muro. Erano già le 16. Ero stato senza coscienza quasi quattro ore. Ero nudo, con le mani legate dietro la schiena. Del sangue mi colava dalla schiena e dall’ano. Mi arrivò un calcio nei reni. Mi mancò l’aria. “Finalmente ti sei svegliato pezzo di merda. Sei stato così coglione da venire qua da solo” Sì. Ero stato così coglione. Accecato per colpa di una voglia infantile di un miracolo. Mi arrivò un altro calcio nello stomaco. Seguito da una frustata violenta sulla schiena. Il dolore spariva nel momento in cui mi arrivò un altro calcio nel petto. Senti un “crack” strano. Poi partì con un frustate,senza fermarsi, senza tregua. Inserì ancora il suo coso in me. Quando perdi il tuo corpo, provi una sensazione difficile da spiegare. E’ come se l’anima ti lasciasse. Sai che quel guscio di carne è tuo, ma non ti permettono di chiamarlo tale. Te lo rubano. Dolore è vita. Finche senti dolore, sai che sei vivo. Sai che i nervi ti funzionano. Ma quando tutto il corpo, ogni singola fibra muscolare, inizia a chiedere pietà non senti più dolore. Avrei voluto essere in grado di urlare. Far uscire ventiquattro anni di rabbia e odio. Mio padre mi venne davanti, s’inginocchiò mi diede un pugno in faccia e poi si puntò la pistola alla tempia.

Non sapevo cosa fare. Da un lato non avevo visto papà da un bel po’ di tempo e non ero sicuro di come avrebbe reagito. L’ultima volta era stata come sempre. E mi aveva obbligato a fare le cose come sempre. Io, paralizzato ed impotente, come ogni volta. Ma da lì era passato molto tempo, e avevo tutt’altra consapevolezza sulla mia forza. Volevo solo provare. Bruciarmi anche quest’ultima speranza di essere figlio di qualcuno. Avevamo appena cenato e stavo lavando le stoviglie. Laura era stanca morta. Tutta la settimana aveva fatto gli straordinari ed era andata direttamente a letto. mi vibrò il cellulare. VORREI INVITARTI DOMANI A PRANZO. MI DISPIACE PER CIO’ CHE TI HO FATTO. PAPA’ Papà mi invitava a pranzo? Non ci potevo credere. Possibile che le teorie fatte negli ultimi mesi stessero per realizzarsi? Sarebbe finalmente arrivato il momento di poter chiamare mio padre papà, dando il significato a questo termine? Gli risposi che ci sarei sttao. Entrai in casa. Sfortunatamente trovai un corpo morto di sonno e un viso beato con la bocca aperta. Io mi svegliai verso le 10. Laura era già andata a lavoro. “Cazzo” dissi. Non volevo

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Destino:

Sotto la pioggia del destino. di Sunny Si era da poco trasferito in una città nuova, e la odiava profondamente. Avrebbe dovuto ricominciare da capo, come ogni anno, le strade, i volti, i compagni di classe, i professori, la casa. Ogni anno per lui era tutto una novità, tutto una scoperta. E francamente si era già stufato; per fortuna questo sarebbe stato il suo ultimo anno di scuola superiore e l’ultimo anno da girovago con la sua famiglia, circensi e artisti di strada da generazioni. Aveva già deciso di voler proseguire gli studi, doveva soltanto scegliere un luogo, un’università e stabilirsi lì; la cosa lo eccitava e al tempo stesso lo paralizzava dalla paura, chissà se sarebbe stato in grado di vivere normalmente. Arrivò il suo primo giorno di scuola in quella nuova città, di cui la pioggia era protagonista. Perse il suo ombrello giallo a cui era molto affezionato, era della nonna materna, e pensò che già la giornata fosse partita col piede sbagliato. Si ritrovò in mano un ombrello rosso, non era certo il suo ma andava bene purché lo riparasse dalla pioggia e non lo facesse arrivare in aula bagnato fradicio. Era il primo giorno in quella scuola nuova e non aveva la minima intenzione di andare in quel postaccio ma doveva assolutamente sforzarsi di farlo. Aveva girato le scuole di tutto il distretto ma per un motivo o per un altro era sempre stata espulsa: prima i compagni di classe, poi professori, una volta era rimasta indietro con lo studio, un’altra lo fece per fare un dispetto ai suoi genitori. Ragazza difficile, ecco come era stata bollata da professori, psicologhi e consulenti scolastici. Quello sarebbe stato il suo ultimo anno, aveva deciso che a qualunque costo e sacrificio l’avrebbe concluso e che poi, una volta maggiorenne, avrebbe trovato un lavoro e si sarebbe mantenuta gli studi di pittura. Uscì di casa in fretta e furia, sperando di arrivare in orario nonostante la violenza della pioggia mista alle raffiche di vento; era facile notarla sotto il suo ombrello rosso destreggiarsi nel viavai metropolitano e tra i mezzi pubblici. Quando scese della metropolitana si accorse di avere in mano un ombrello che non era il suo, era giallo. La cosa la infastidì parecchio perché adorava il suo ombrello ma sebbene la tentazione di tornare sul vagone a cercarlo fosse forte decise di continuare la strada

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per scuola. Sentirono la campana suonare e iniziarono a correre per evitare di rimanere fuori dal cancello. Riuscirono a entrare insieme, per un soffio. Una volta entrati si guardarono. Ognuno con l’ombrello dell’altro. Anche se non si conoscevano minimamente sentivano che quell’episodio avrebbe avuto delle conseguenze nelle loro vite. Convinti di essere appena stati uniti dal destino in persona, entrarono insieme nell’edifico scolastico.


Destino: D...

di Halfhearth Intingo una mano nelle foglie d’autunno e scaglio colore nell’oceano profondo: il nero si tinge di lame d’artista che fondono vibrano, sfiorano, parlano.

Plasmo le pieghe di mare in solchi d’argento tra i raggi di luna; soffio schegge di luce tra i gorghi di notte forgiando gli abissi in lampi di vita.

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Moda capelli 2012-2013 Tagli uomo/donna, acconciature e i colori più trend. Mentre il maltempo imperversa nelle nostre città, è arrivato il momento di dare il benvenuto alla stagione fredda con un cambio di look. In vista di un nuovo anno che inizia, il cambiamento è quasi d'obbligo quando si parla di acconciature e capelli. Le ultime tendenze autunno- inverno 2013 puntano a un ritorno di trend del passato. Novità che riguardano soprattutto lo sfoggio di colori vivaci e intensi che abbagliano, dal semplice all’estremo con tonalità strong. Tecnica in voga in questo momento, è il cosiddetto stile dip dye , dove soltanto le punte sono colorate. Capelli corti, lunghi e medi, ricci o lisci, qualunque tipo di capigliatura abbiate, riuscirete sicuramente a trovare ciò che fa per voi e per la vostra personalità. Ecco cos'hanno in serbo per noi gli hair stylist: Tagli Uomo Le parole chiave per quest'inverno sono perfezione e movimento. E perfezione e movimento sono dati dal taglio ma anche dallo styling che dovrete imparare a realizzare a casa. A farne da padrona rimangono i tagli con lati corti e capelli più lunghi sopra la testa. La parte più lunga vi permetterà di cambiare stile secondo il vostro mood. Potrete optare per un ciuffo che copre parte della fronte oppure per una frangia. Spazzolare tutti i capelli all'insù per formare un quiffe all'ultima moda, oppure portare i capelli all'indietro per un look distinto ed elegante. Dalle passerelle arrivano influenze degli anni quaranta e cinquanta e soprattutto le acconciature in stile “teddy boy” e James Dean. Per un look leggendario da sex simbol che durerà fino all'estate 2013.

Autore: Elisabeth Elisabeth Hair Stylist dalla mente contorta e insana. Amore folle per gatti e felini, scrittrice notturna incompresa. Appassionata di letteratura inglese e poesia, vive in un universo parallelo con la dedizione per la moda in tutte le sue forme.

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Tagli Donna E' l'anno giusto per osare sfoggiando un taglio corto! Le più coraggiose potranno sbizzarrirsi con un taglio quasi rasato, perfetto per un viso ovale ma non troppo pieno, e se siete delle amanti del make up che valorizza gli occhi. Il più in voga è il taglio simmetrico con frangia laterale e rasato nei lati, per un look glam rock. Se invece non siete così coraggiose da osare con un taglio netto, ma volete dire addio alla vostra lunga chioma, un taglio medio è ciò che fa per voi! Non necessariamente dovrà essere scalato e potrete comunque giocare con acconciature spettinate, mosse e cotonate.

Nel caso invece decidiate di non rinunciare ai vostri capelli lunghi, e non avete tutti i torti, considerando che con una lunga chioma le possibilità di cambiare look ogni giorno sono davvero illimitate. Sappiate che la tendenza di quest’anno, è non eccessivamente piatto, con frange e dalle lunghezze pari. Pieghe morbide e naturali, Acconciature acconciature ricce o con boccoli, per un look ribelle. Domineranno le acconciature ispirate dagli anni quaranta ai sessanta, un periodo storico in cui la moda si è nettamente divisa tra stile delicato e bon ton e tono più grintoso e audace, segno che le donne si stavano evolvendo e con esse, anche il loro stile. Molti hair stylist hanno scelto di puntare su questo periodo, con un tocco di modernità che non può assolutamente mancare. Le acconciature più glamour del momento? Chignon alto Non deve essere particolarmente vaporoso né troppo grande, ancor meglio se piccolo e grazioso.

Onde laterali sul corto. Leggere e fluenti, ispirate alle dive del passato.

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Coda di cavallo Tirate e lucide o voluminose e morbide, facile e pratiche, ideali anche per tutti i giorni. Trecce. Un ritorno alla nostra infanzia che continua ad affascinare gli stilisti.

Colori Vittoria schiacciante dei colori forti, con una marcata prevalenza delle tinte pastello, ovviamente non a tutte piaceranno; ma quest'anno c'è né per tutti i gusti. Le tinte pastello rappresentano il punto di partenza per ottenere un look moderno. Trasformate la vostra chioma in una cascata rosa o turchese, o se preferite optate per sfumature blu lavanda e arancione chiaro. Cedete al fascino del blu acceso, se volete un look decisamente più strong. Biondo cenere, bianco e nero intenso, si adatta perfettamente a ogni pelle dotata di un sottotono freddo. Sono colori capaci di resistere al susseguirsi delle stagioni, mantenendo una posizione di tutto rispetto nonostante i trend stabiliti per un determinato periodo. Mentre il rosso, il viola e il verde smeraldo, per chi vuole catturare l’attenzione a tutti i costi ed essere davvero audace.

Se invece non volete stravolgere del tutto la vostra chioma, scegliete la tecnica Dip Dye. Questa tecnica, permette di eseguire una colorazione riguardante le sole punte della capigliatura, in modo tale da ottenere un aspetto accattivante che non copre le caratteristiche originali. Non vi rimane che interpretare, osare e sperimentare insieme al vostro parrucchiere, secondo il vostro gusto e soprattutto della vostra personalità!

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tema: la fine del mondo

10 Specie a rischio d’estinzione!

Gavialis gangeticus.

Balenottera azzurra. Balaenoptera musculus. Cetaceo che si trova in quasi tutti gli oceani. E' il più pesante Una specie di coccodrillo che si trova in Asia. Ha un muso molto animale che esiste sulla Terra con le sue 180 tonnellate. Un temallungato con l'estremità più ampia dove troviamo il "ghara". Il po veniva cacciata dall'uomo rischiando l'estinzione definitiva, ghara funge da cassa di risonanza per emettere richiami alle fem- ma venne dichiarata specie protetta nel 1966. Tutt'oggi è in pemine. E' a rischio estremamente alto d'estinzione. ricolo d'estinzione a causa dei problemi ambientali.

Autore: Feffa Feffa aka Federica (24/09/91)studentessa romana, futura biologa, senza un futuro

Axolotl. Ambystoma mexicanum. E' una salamandra di 30 cm che compie tutto il suo ciclo vitale nello stadio di larva. E' un animale carnivoro, di notte va alla ricerca di piccoli pesci e molluschi. Vive in Messico ed è a rischio critico d'estinzione per via di pesca e inquinamento.

promettente. Qui ad OUReports scrive articoli “scientifici” su tutte le stranezze che si possono incontrare studiando la biologia!

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Handfish. Una specie di brachionittide scoperta recentemente, trovato in Tazmania. Utilizza le pinne per camminare sui fondali invece che nuotare. Si sa pochissimo di questa specie. Echidna dal becco lungo occidentale. Zaglosso di Bruijn. Mammifero dello stesso ordine degli ornitorinchi. Vive in Nuova Guinea. Ha un muso lungo e appuntito, lunghi aculei sul dorso e non ha denti, ma una lingua appiccicosa; si nutre di insetti scavando nel terreno.La femmina ha una sacca ventrale dove fa crescere il piccolo ecnidna fino alla comparsa dei primi aculei. E' a rischio estremamente alto d'estinzione. Indri Indri. Lemure che vive nel Madagascar. E' un animale molto fedele, infatti avrà un solo compagno per tutta la vita. I cuccioli rimarranno sul dorso della madre fino al raggiungimento dell'età adulta. Sono ad alto rischio d'estinzione. Pipistrello Yoda. Nyctimene. Nuova specie di pipistrello trovata in Papua Nuova Guinea. Il nome fa riferimento al personaggio di Yoda di guerre stellari. E' poco conosciuto perché molto raro. Il Solenodonte di Hispaniola. Solenodon paradoxus. Mammifero simile al toporagno che vive nelle Antille . E' un animale notturno, durante il giorno si nasconde nell'ombra. E' a rischio d'estinzione a causa della sua poca riproduzione, la femmina riesce a partorire massimo 3 cuccioli l'anno. Dugongo. Dugong dugon. Mammifero marino erbivoro, uno dei pochi esistenti. Vive, prevalentemente, nell'oceano Indiano. Vive in comunità con altri dugonghi- La femmina partorisce un cucciolo alla volta. Il condor della California. Gymnogyps californianus. Uccello della famiglia degli avvoltoi. Quasi estinto per colpa dell'ambiente inquinato e della caccia dell'uomo. Negli anni '80 il condor era scomparso quasi del tutto, i biologi iniziarono a effettuare riproduzioni in cattività ed impedirono l'estinzione. Nel 2002 ci fu il primo condor "rinato" in natura.

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Intervista

Intervista a SamyPrettyOdd Mi chiamo Samantha, ho 24 anni e non so descrivermi. Quindi vi dirò solamente qualcosa di me. Ho studiato Ragioneria indirizzo Programmatore ma non datemi della ragioniera perché ho sbagliato scuola. Non ho continuato gli studi per aiutare economicamente la mia famiglia ma sto ancora facendo lavoretti brevi e dove pagano poco. Sono troppo pigra per fare sport ma mi piace viaggiare e grazie a questo ho cominciato ad apprezzare le lunghe camminate per esplorare i posti. Ritengo la musica la cosa più bella della mia vita. Il mio numero è il 5, amo il nero ma anche il verde e il viola, i gatti e la mia stanza, perché è lì che faccio i viaggi più belli. 1) SamyPrettyOdd: perché questo nick? Molto semplice: Samy è il soprannome con cui mi chiamano solitamente, “Pretty. Odd.” invece è il nome di un album di uno dei miei gruppi preferiti, i Panic! At The Disco. Vuol dire “carino, strano”, ma potrebbe voler dire anche “piuttosto strano”, che è la versione che preferisco!

2) Sei moderatrice globale di OUReview.it. Ci parleresti di questo sito, di come è nato e dei progetti futuri? OUReview è nato grazie ad una community di persone che già si conoscevano da tempo (chi da anni, chi da qualche mese) che insieme hanno cercato di creare un forum che potesse essere interessante e utile anche per molte altre persone. Una delle nostre passioni comuni è il cinema, ma ci sono anche le serie tv, gli anime e tanto altro; l’Area Commenti serve per commentare insieme tutto ciò. Oltre alla possibilità di commentare c’è un po’ di tutto; anche la sezione Cucina, ad esempio! E progetti come Scansub e Fansub. Molto presto sarà pronta la Home in cui verranno inserite notizie riguardanti appunto cinema, serie tv, tutto quello di cui tratta il forum insomma, come una specie di blog. E abbiamo intenzione di migliorarci sempre di più. 3) Il coinvolgimento nello staff di grossi forum cosa comporta socialmente dal tuo punto di vista? Personalmente è una cosa che non mi pesa, anche perché il forum non è ancora abbastanza frequentato da poter dire che è famoso o impegnativo da moderare. Mi piace e lo faccio con passione, sia quando ho molto tempo libero che quando lavoro molto. Continuerei a farlo anche se diventasse molto grande e famoso; visto che mi piace davvero e mi trovo bene, farei di tutto per continuare a tenerlo integrato in qualche modo alla mia vita, anche rinunciando ad una serata con gli amici (sperando che non si ripeta troppo spesso!), se dovesse essere necessario. 4) Parlaci di te usando quattro aggettivi.

Autore: Galdo Marco aka Galdo, del clan Esposito. Convinto assertore della diceria secondo la quale “Un animo nobile titaneggia nel più piccolo degli uomini” (Jebediah Springfield), intervista cani e porci. Architetto abusivo, studente paranoico, baseball player, alfiere della fratellanza, esecratore dell’arroganza.

http://galdo81.tumblr.com

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Non ne sono capace! …sono quattro parole, va bene lo stesso? Scherzi a parte, sono troppo instabile per poter scegliere quattro aggettivi che mi descrivano, tra cinque minuti cambierei idea. 5) Di cosa non riesci a fare a meno? Della musica e dei miei gatti. E forse anche del mio smartphone, purtroppo.


6) Con cosa ti rilassi? E cosa ti eccita? Mi rilasso con un bagno caldo, oppure guardando un film sotto le coperte con una tazza di tè tra le mani. D’estate infatti non sono quasi mai rilassata, sarà che non sopporto il caldo afoso… Mi eccita invece andare ai concerti, cosa che faccio più spesso che posso. È una delle cose a cui non potrei mai rinunciare; se dovessi scegliere tra un concerto e un appuntamento indovinate a chi direi di no? 7) Cosa è per te il successo? Quali obiettivi ti poni? Per me il successo non è diventare qualcuno o avere una carriera, credo che il successo più bello che si possa avere nella vita sia essere indipendenti e stare bene con sé stessi. Stavo quasi per dire “ed essere felici” ma la felicità è uno stato d’animo, ed è bene ricordarlo. Non mi piace fare programmi o prefissarmi obiettivi a lungo termine, l’unico obiettivo che ho per il momento è essere indipendente economicamente. Può sembrare una banalità ma non lo è, almeno per me.

11) Un libro, un film e un album musicale che ci consiglieresti.

8) A breve impazzerà la campagna elettorale. Come ti stai preparando?

12) Mare o Monti? Bisogna svagarsi o preoccuparsi?

Se devo essere sincera, la politica è una cosa a cui non mi sono mai interessata come dovrei. Non ne vado fiera e mi riprometto sempre di cercare di informarmi di più. Di certo non sono mai andata a votare a casaccio, comunque. 9) La presenza del Vaticano nel territorio italiano è un vantaggio o un peso per noi? Credo che lo Stato e la Chiesa dovrebbero rimanere due cose separate (come – teoricamente – avevano già deciso secoli fa), invece sembra che non lo siano affatto anche per colpa del Vaticano. Lo ritengo dunque un peso, come la Chiesa in sé (non parlo di religione o dei credenti).

Siddharta di Hermann Hesse, Tutta la vita davanti di Paolo Virzì e Gish degli Smashing Pumpkins. Probabilmente mi “descrivono” più queste tre cose che gli aggettivi!

Bisogna cercare di vivere la propria vita senza doversi preoccupare troppo; so che è più facile a dirsi che a farsi ma preoccupandosi i problemi non si risolvono, anzi diventano ancora più pesanti, soprattutto in questo momento storico. Più che preoccuparsi, ci sarebbe bisogno di dare una svolta alla politica italiana, ma questo è un altro discorso. 13) Potendo, dove vivresti? Ho sempre voluto andare a vivere in Inghilterra o in Irlanda ma anche Bologna mi attira molto come città. Non mi lamento troppo della città in cui vivo però, ovvero Padova, anche se purtroppo vivo in periferia!

10) Tralasciando la questione dei Maya, quali sono i segnali che potrebbero farti pensare che stia finendo il mondo? Come sta cambiando? Che il mondo stia cambiando è ovvio, cambia sempre nel corso del tempo. Il fatto è che sta cambiando in negativo e la colpa è dell’essere umano; stiamo pian piano distruggendo la nostra terra. E non sto pensando solamente alle fabbriche o alle costruzioni; anche noi stessi, buttando la carta di una caramella a terra, aiutiamo a distruggerla. Nel nostro piccolo dovremmo cercare di rispettala perché si comincia sempre da una sola goccia.

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La fine dell’amore Care ragazze e ragazzi per questo numero l’angolo della posta del cuore sarà un tantino diverso, mentre si parla tanto del 21 Dicembre 2012 e della fine del mondo e dell’anno, noi ci occuperemo della Fine dell’Amore e grazie alla lettera di Francesca parleremo un po’ di come riconoscerlo. Se ho imparato qualcosa dalle esperienze amorose, ed anche grazie alle vostre letterine, è sicuramente che tutti, ragazzi e ragazze, sono alla ricerca dell’amore, c’è chi lo nasconde per bene, chi preferisce un messaggio anonimo per esporsi e chi lo palesa apertamente nei suoi stati di Facebook . Ma quando una storia finisce? L’Amore non era vero perché “Il vero amore non finisce mai”? Era tutta un’illusione? Sicuramente ogni singola esperienza è diversa, il sentimento può essere espresso in maniera differente e in maniera altrettanto diversa può svanire. Quando due persone si lasciano la bilancia del sentimento pende sempre più da una parte che dall’altra e ci sarà sempre chi ne soffrirà di più e chi meno; la persona lasciata si sentirà tradita, penserà di essere stata presa in giro e vedrà l’ex come un bugiardo. Questo, anche se può far stare meglio inizialmente, non è del tutto vero, non bisogna mettere in dubbio quel che è stato; i sentimenti, qualsiasi essi siano, son sempre reali, a parte qualche eccezione che deve esistere per confermare la regola. La ricerca dell’amore che duri in eterno è la trama della favola romantica che un po’ tutti viviamo, una storia che non sempre ha un lieto fine, ma che è sicuramente reale, non importa la durata di una relazione ma importa che l’amore vero esiste. Ricordate: la fine di una storia coincide sempre con un nuovo inizio. Ma veniamo alla nostra Francesca e al suo problema. “Cara Eles, come posso capire se un caro amico che mi piace mi sta illudendo, se mi considera solo una cara amica o se gli piaccio?” Cara Francesca, poni alla mia attenzione un problema molto comune. A chi non è mai capitato d’innamorarsi del proprio miglior amico o compagno do studi? La maggior parte di noi ha vissuto quest’esperienza, da un rapporto d’amicizia iniziale può nascere sicuramente una bellissima storia, ma attenzione perchè se i sentimenti non sono ricambiati c’è il rischio di rovinare l’amicizia

Autore: eles-chan Eleonora aka eles-chan, appassionata di anime&manga col sogno di andare in Giappone, vive sui forum da anni e anni ormai, innamorata dell’Amore in tutte le sue forme, collabora col OUReports con una rubrica tutta dedicata ai problemi di cuore!

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e il bel rapporto di complicità che avete. Mi pare di capire che tra di voi ci son stati vari episodi di fraintendimento e al momento non vi parlate; da quel che ho letto sicuramente lui tiene a te ma magari ha paura ad esporsi per non soffrire o farti soffrire. La cosa migliore è parlarne chiaramente, questa non è una situazione che ti fa stare bene e sicuramente anche a lui non piacerà. Io penso che dovresti metter al primo posto la vostra amicizia, decidi se sei disposta a correre il rischio di perderla nel caso qualcosa dovesse andare male e se dopo ciò ritieni che valga comunque la pena tentare buttati e confessagli ciò che provi. Ti consiglio di pensarci bene e capire cosa provi, a volte l’amicizia può esser scambiata per qualcosa di più solo perché un amico ti conosce bene e riesce a darti quelle attenzioni che nessun altro sa darti. Ti faccio un in bocca al lupo. Buone Feste! XoXo Eles

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Pen(dol)a d’amore -Sei la fine del mondo… -Nel senso che ti provoco lo stesso disagio che crea un’apocalisse? Lo colpì con il mestolo, fracassandogli il cranio. L’uomo che gronda sangue sul pavimento della sua modesta cucina è Alviero Campagna, luminare di filologia e appassionato di documentari. Una porta sbatte, causando una reazione nel professore, che chiude di scatto gli occhi. Cosa lo aveva portato a trascorrere questa serata in compagnia delle sue cervella? Circa due mesi prima, il nostro uomo aveva deciso di concedersi il lusso di trovare una domina, come amava definirla, con cui provare il brivido dell’alchimia amorosa. La cerca si era dimostrata estremamente complicata dato che, oltre a non essere affatto un partito appetibile (un corpo tempestato di chiazze, una testa troppo più grande del normale, da cui sporgeva un naso, che assomigliava vagamente a una pista nera di una stazione sciistica), il professore era piuttosto imbranato nei confronti del gentil sesso.

Il sapore di sangue, che gli annebbiava la vista, non gli permetteva di mettere a fuoco la vecchia pendola del nonno. Ricordava con affetto il signor Alviero senior, passare le giornate accanto a quel terribile affare, divorato dalle tarme, mentre sfogliava il giornale e si lamentava della mole di articoli presenti, che gli impedivano di terminarlo entro la giornata. Alla sua morte, lasciò l’oggetto in eredità al nipote, che lo rimise a nuovo, seppur con scarsi risultati, e lo mise in bella mostra in cucina. Quella stessa cucina che ora gli appariva assolutamente orribile, un’accozzaglia indefinita di stili diversi, chissà perché ci si accorge sempre tardi di certe cose.

Autore: Dario Dario, bello e dannato, vive di luce propria. Disperato, intellettuale, ubriacone. Cercatore di stimoli e stimolatore di cerche, aspirante ludolinguista, chiuso in una parentesi graffe…

http://dariocaldarella.blogspot.it/

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La prima donna alla quale si approcciò si chiamava Silvia, una professoressa di diritto con la quale aveva colloquiato in qualche occasione. Dopo qualche manifestazione più approfondita di interesse, se la cavò con una denuncia per molestie sessuali e un’ingiunzione del tribunale. Eppure era certo di aver svolto tutti i passaggi nel modo corretto: un mazzo di fiori, un invito a cena. Forse la domanda riguardo la percentuale di silicone nei suoi seni poteva risparmiarsela, ma sono errorucci di percorso.


Non parlarono per tutta la durata del pasto, poi quella frase: –sei Avrebbe dovuto evitare di essere tanto testardo, Franco gliel’aveva la fine del mondo- condita dalle giuste detto. perplessità della signorina e dalla sua tutt’altro che giustificata aggressività latente. - Le donne non sai capirle Alviè – gli ripeteva – è meglio se lasci perdere questa storia. La pendola rintoccava la mezzanotte, la fine del mondo era giunta fino a lui. Ah…Franco, se solo ti avesse ascoltato, quantomeno non si sarebbe trovato a stretto contatto con quel Sospirò pensando a quanto fosse stato stupido a dare tanta imbudino del suo cervello. portanza a quello stupidissimo documentario sui Maya, poi sorrise. Aveva avuto bisogno di un timer per darsi Franco era un uomo di poche parole, ma dal grande fascino. Il una mossa. classico scapolo d’oro, cui nessuna sa resistere. Erano amici sin dai tempi dell’università, e, in effetti, la Chiuse gli occhi cinque minuti dopo la mezzanotte del 21 difilologia era l’unica cosa che avevano cembre. realmente in comune. Sembravano la strana coppia. Poi fu il turno di quella graziosissima commessa in libreria, Elena. Con lei si era manifestata della sintonia, erano entrambi appassionati di Scott Fitzgerald, ma farle una serenata al chiaro di Luna non fu affatto una bella idea. È sempre meglio evitare certe cose, a meno che tu non abbia la certezza che la persona in questione non sia fidanzata con un mastodontico esemplare di uomo-elefante. Tre costole e due denti in meno da pagare al prossimo volo low cost. Era convinto che sarebbe morto solo, e la convinzione prendeva largo man mano che il sangue si espandeva. Ma quel documentario gli aveva messo la pulce nell’orecchio, non si sarebbe mai arreso senza provare. Certo, magari non si aspettava che il non c’è due senza tre arrivasse a intaccare le sue funzioni cerebrali. Affranto e sempre più determinato, decise che sarebbe arrivato a pagare pur di raggiungere il suo obiettivo. Dopo innumerevoli telefonate a svariate accompagnatrici galanti, era riuscito a prendere appuntamento per un incontro serale. Se lo sentiva: Luana sarebbe stata quella giusta. E così arriviamo a stasera. La cena era pronta, la pendola del nonno lucidata. Quando aprì la porta, Alviero si trovò davanti una matrona anziché una domina. La signorina Luana era tanta roba, talmente tanta che esondava dai pantaloncini aderenti che indossava. Il professore non si fece intimorire, si rassegnò a dover avere il suo primo (e forse unico) rapporto sessuale con un gigantesco marshmallow dai capelli platinati.

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POLITICA

Monti prossimo alle dimissioni, elezioni imminenti.

Autore: Daniele Studente universitario speranzoso di diventare giornalista. “Chitarrista” a tempo perso; vive di musica e libri. Pensatore fallito. Agnostico praticante. “[...] And I will spend the rest of forever trying to figure out who I am”.

http://italianvoices.altervista.org

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Il 9 dicembre scorso, al termine di un lungo colloquio tra il presidente del consiglio Mario Monti e il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il primo ha manifestato la propria volontà di dimettersi dal suo incarico una volta approvata la legge di stabilità – mettendo fine in tal modo all’esperienza del “governo tecnico” instauratosi poco più di un anno fa. La decisione è arrivata dopo le forti perplessità espresse dalla grande maggioranza che ha sostenuto finora il governo e che sono sfociate nell’astensione dei senatori del PDL in occasione del voto di fiducia sul decreto sviluppo: decisione influenzata da un lato dalla diffidenza verso i provvedimenti in esso contenuti, e dall’altra dalla dichiarazione del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera con la quale questi criticava un possibile ritorno in campo dell’ex premier Berlusconi. Il decreto è stato comunque approvato con i voti favorevoli delle altre forze politiche, ma il governo ha interpretato questo atto come il segno della sfiducia dell’attuale maggioranza parlamentare e ha quindi optato per la conclusione anticipata del mandato. La decisione, spiega Monti, è stata presa durante il viaggio di ritorno da Cannes in un giorno festivo per evitare l’immediata reazione negativa dei mercati, che è arrivata puntuale lunedì. Il premier ha inoltre dichiarato: “Io non sento più intorno a me una maggioranza che, sia pure con riserve e magari a malincuore, sia capace di sostenere con convinzione la linea politica e di programma su cui avevamo concordato. E la dichiarazione di Alfano che annunciava la presa di distanze del Pdl l’ho interpretata veramente come un attestato di sfiducia, anche se non espressa in modo formale. Ma non era necessario: tutto era ormai chiaro”. Immediate le reazioni negative delle principali testate straniere: il francese Le Monde sottolinea la possibile rielezione – per la sesta volta – di Berlusconi, così come Le Figaro, mentre in Inghilterra è stato il Times a usare i toni più duri, sostenendo che la decisione sia legata alla necessità da parte di quest’ultimo di sottrarsi al corso della magistratura. Su posizioni simili si collocano anche la BBC, il Guardian, il Washington Post, il New York Times e lo spagnolo El Mundo. Anche dall’Unione Europea le risposte non sono state positive: il capogruppo del PPE – partito popolare europeo, del quale fa parte anche lo stesso PDL – Joseph Daul ha contestato la scelta di sfiduciare “di fatto” il governo Monti, sostenendo che il gruppo parlamentare si batterà per stroncare i populismi anche in Italia. Quello che più si teme è la perdita di credibilità e responsabilità che l’Italia ha ottenuto, sebbene a costo di enormi sacrifici, proprio in quest’ultimo anno: il ritorno della vecchia classe dirigente e, non ultimo, dello stesso leader del centrodestra vengono visti come un potenziale pericolo per il Paese e per l’Eurozona. Anche la scena politica nazionale ha accolto con toni allarmati la notizia delle imminenti dimissioni del governo: la reazione più


preoccupata è venuta naturalmente dal centro di Casini, sicuramente il più convinto sostenitore dei tecnici; ma anche il leader del centrosinistra Bersani, fresco di primarie, ha subito rimarcato la gravità della decisione. “Di fronte all’irresponsabilità della destra che ha tradito l’impegno assunto un anno fa davanti al paese, aprendo di fatto la campagna elettorale, Monti ha risposto con un atto di dignità che rispettiamo profondamente. Noi siamo pronti ad operare per l’approvazione nei tempi più rapidi della legge di stabilità” ha dichiarato il candidato premier del PD; “Chi pensava di costringere Monti a galleggiare ora è servito”, così si è espresso il leader dell’UDC. Reazioni di apprezzamento sono venute invece dalla Lega Nord, da sempre contraria all’operato del governo e che, per bocca di Roberto Maroni, ha dichiarato: “Monti si dimette, evviva! Fine dell’anomalia democratica. Bravo Alfano, avanti così, fino in fondo”; sono forti invece le spaccature nel PDL tra chi, da un lato, apprezza la decisione dell’astensione e, dall’altro, cerca di ridimensionare la portata della crisi. Lo stesso Alfano si è espresso in questo senso: “Siamo prontissimi a votare il disegno di legge di stabilità stringendo i tempi. Anche qui sta la nostra responsabilità esattamente come avevamo preannunciato a Napolitano e formalmente affermato in Parlamento. Noi ci siamo, Bersani in questo momento così delicato sospenda i toni da campagna elettorale”. Nel frattempo i mercati hanno manifestato tutta la loro paura sul futuro dell’Italia: l’agenzia Standard and Poor’s ha annunciato che, visto il clima di incertezza e vista la possibilità che il futuro governo non segua la cosiddetta agenda-Monti, il rating

dell’Italia potrebbe scendere ulteriormente e l’economia potrebbe contrarsi ulteriormente. Lo spread nel frattempo ha ripreso a salire: dopo essere sceso a quota 300 è tornato a 360 per poi oscillare tra i 330 e i 350 punti. Ma quali sono le prospettive per il futuro? L’approvazione della legge di stabilità è prevista per la fine di dicembre, per cui subito dopo il premier si presenterà da Napolitano per richiedere lo scioglimento delle camere. A quel punto si potrebbe andare al voto a febbraio oppure aspettare la primavera e dilatare i tempi della campagna elettorale – di fatto già in atto. La situazione si complica ulteriormente visto il termine imminente del mandato del presidente della Repubblica: nel caso in cui si optasse per l’election day a febbraio, attualmente l’ipotesi più accreditata, Napolitano dovrebbe anticipare la scadenza per mettere il nuovo parlamento nelle condizioni di eleggere il nuovo capo dello Stato. In tutto questo la situazione politica si fa sempre più incerta vista l’ormai ufficiale ridiscesa in campo di Berlusconi – che di fatto ha spazzato via l’ipotesi di primarie nel PDL, tanto volute dallo stesso Alfano e da Giorgia Meloni, riportandolo alla dimensione di partito personale – che, di conseguenza, potrebbe portare alla definitiva rottura con la Lega – la quale ha sempre manifestato la disponibilità ad un’alleanza con il centrodestra nel caso di un suo definitivo ritiro. Anche all’interno del partito sono forti le tensioni, soprattutto tra gli ex AN – che prendono in considerazione l’ipotesi della scissione – e gli ex Forza Italia. Tra le altre cose è quasi certo che si andrà al voto con l’attuale legge elettorale, il tanto criticato “porcellum”, dato che le proposte presentate nelle ultime settimane sono ormai ferme nel-

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le rispettive commissioni e non potranno essere approvate in tempi utili. Negli ultimi giorni tuttavia anche questa prospettiva sembra essere destinata a cambiare: Berlusconi ha infatti dichiarato di essere pronto ad effettuare un passo indietro a patto che Monti scenda in campo guidando lo schieramento dei moderati, che dovrebbe unire il centro e il centrodestra. L’attuale presidente del consiglio, visto anche il pressante e caloroso incitamento proveniente non solo dall’UE ma anche dagli USA e persino dal Vaticano, sembra aver valutato attentamente la proposta, optando però – almeno per ora – per la presentazione di una sorta di memorandum, una “agenda Monti” contenente un progetto riformista che parta dai provvedimenti già presi e prosegua sulla stessa strada, cui i partiti potrebbero ispirarsi negli anni futuri. Insomma, un intervento non diretto ma da dietro le quinte senza schierarsi o collocarsi vicino alle forze politiche in competizione. Infine rimane un’incognita il comportamento del Movimento 5 stelle: conclusasi l’esperienza delle parlamentarie, ottenuto un ottimo risultato in Sicilia e, stando ai sondaggi, affermatosi come secondo partito del Paese, il movimento si trova di fronte ad una serie di problemi interni legati all’espulsione di due suoi membri: Federica Salsi, rea di aver partecipato alla trasmissione televisiva Ballarò nonostante il divieto categorico posto da Grillo e Casaleggio, e Giovanni Favia, colpevole di aver denunciato l’assenza di democrazia interna in un fuori onda del talk show Piazza Pulita e accusato di aver pianificato il tutto per interessi personali. A tal proposito l’ex comico ha dichiarato testualmente: “Mi sto arrabbiando seriamente. Abbiamo una battaglia, una guerra da qui alle elezioni. Finché la guerra me la fanno i giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro non ne voglio più. Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal Movimento. E se ne andrà dal Movimento. Noi dobbiamo avere una forza unita per arrivare a fare un risultato che mai potevamo aspettarci di avere. A chi dice che non c’è stata democrazia perché i voti sono stati pochi – aggiunge il comico genovese – io faccio una domanda: quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? Chi ha deciso di quella gente l? Ve lo dico io: 5 segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia”. E ancora: “Siamo prontissimi a votare il disegno di legge di stabilità stringendo i tempi. Anche qui sta la nostra responsabilità esattamente come avevamo preannunciato a Napolitano e formalmente affermato in Parlamento. Noi ci siamo, Bersani in questo momento così delicato sospenda i toni da campagna elettorale”. Insomma, si prospettano mesi infuocati in attesa di sapere chi otterrà la maggioranza parlamentare e ci traghetterà fuori dalla crisi.

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POLITICA

Primarie PD, PDL e M5S

Autore: Mauro Mauro Aka Various (13 febbraio1987) è un informatico valtellinese, attualmente codirettore del OUReports. Sognatore incazzato. Prova un amore folle verso gli animali e ne possiede di diverse specie. Scrivere è per lui uno sfogo, un momento di riflessione fra se e il mondo che sta dentro di lui.

www.tamalife.com

Confesso, ove mai fosse una colpa, di avere partecipato alle primarie del Partito democratico (per la verità, al secondo turno ho passato la mano, ma ho dato i miei 2 euro per votare al primo). Non sono un elettore entusiasta del centrosinistra, per niente: le volte che ho potuto votare, data la mia giovane età, ho sempre votato partiti minori vicino al centrodestra. Crescendo e prestando meglio attenzione alla politica, ho però capito che il PD era il partito con l’idea "meno lontana" dalla mia. Quindi insieme a più di tre milioni di italiani, ho concorso a individuare un candidato premier: un'esperienza positiva, un tuffo di partecipazione democratica, di cui non mi sono pentito. Seppure il vincitore è un volto vecchio, uno che tutti conoscono Bersani. Credo che il PD si sia prestato anche (e finalmente) all’esperimento dei faccia-faccia all’americana, prima su SKy e poi sulla Rai. Per una volta si è potuto guardare una trasmissione politica senza pensare di star guardando un documentario sulle scimmie urlatrici. Si è potuto capire (anche se a volte i candidati evitavano di farsi capire) le loro linee guida e i loro programmi politici. Inizialmente sembrava che quest’aria di democrazia si fosse diffusa anche nel Partito delle libertà PDL seppure i candidati fossero troppi e discutibili. Personalmente quella che mi ispirava era Giorgia Meloni. Alla fine però, l'ha vinta Silvio Berlusconi, che nonostante il suo personale declino politico, continua a rimanere il leader indiscusso e assoluto del partito. Non si capisce però, a questo punto, quale sia la prospettiva di rilancio per il centrodestra. Il progetto, più volte rimandato, del lancio di una nuova forza appare semplicemente demenziale, come pare abbia fatto notare anche la sondaggista di fiducia Alessandra Ghisleri. Il punto è che Berlusconi, semplicemente, non gode più dello straordinario consenso degli anni passati e comincia ad essere mal sopportato anche dagli elettori del centrodestra, o di quei pochi che sono rimasti. Una sua lista personale, costellata di fedelissimi e Biancofiore e Santanchèvarie, rischia di racimolare poca cosa, e di rubare voti al solo Pdl, col risultato di cacciare altre valanghe di elettori verso l'astensione. Sul suo programma elettorale c’è il vuoto più totale. L’altro partito ad aver fatto le primarie è il M5S, non ho ben compreso gli scopi e le idee di questo movimento. Ho dato una letta veloce al suo programma e ho visto cose che mi piacevano e altre per nulla. Il principio di democrazia del web poteva funzionare, però Beppe Grillo non mi ispirava da comico, da politico ancora meno.

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Non mi è piaciuto l’attacco a chi ha votato per il PD, non mi piace l’atteggiamento di padre padrone che butta fuori chi non è totalmente d’accordo con lui, mi ha dato fastidio il modo degli attacchi alla Salsi. Credo che una cosa siano le regole, una la volontà di Grillo. Ritengo che il M5S sia un grande partito, nato dal nulla, però ‎"Gli attivisti che criticano se ne vadano dal M5S" non è democrazia, è autoritarismo. Le vere primarie le avrebbero fatte loro: la vera democrazia diretta, dal basso, a gratis. Oggi, a urne virtuali chiuse, il comico guru si dice entusiasta dell'esperimento: 32.000 persone hanno espresso la loro preferenza nei confronti di 1400 candidati, tutti già candidati in vecchie liste a cinque stelle, attraverso la visione di video casalinghi di presentazione di due, tre minuti ciascuno. Controllori unici della regolarità del voto il duo Grillo – Casaleggio. Così, ad occhio, mi sembra di avere partecipato alle primarie più serie. E un dato appare incontrovertibile: in quanto a partecipazione ha stravinto il centrosinistra tre milioni e passa. Il 29 e 30 dicembre pare che il PD richiami suoi elettori per scegliere i parlamentari.

Per chi volesse leggere gli unici due programmi eccovi i link:

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smile zone

Autore: H Alessio, conosciuto nei testi sacri come Hyena, fin da bambino si cimenta in varie discipline che l’hanno portato ad essere un profeta, uno scrittore, un doppiatore, un musicita, un compositore, un dj, un filosofo, un animatore, una guida turistica, un attore, nonchè PR. Normale essere umano nel tempo libero.

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(chiave 2,3,4,7,2,5,2,2,6,2,2,3,2,2)

Soluzione precedente: Poooo po po po po poooo po

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A TAVOLAAAA! Eccoci giunti in quel periodo dell’anno, in cui tutte le diete fatte non hanno più un senso. Sto parlando del “ Natale”! Sono già iniziate le code nei supermercati, un’enorme massa di gente che si accalca in questi negozi alla ricerca disperata di qualcosa da poter mettere a tavola per il “ Cenone di Natale” e oltre! Persone piene di lividi, colmano le nostre case! Le casalinghe sono le maggiori portatrici di questi simboli di guerra; soldatesse indistrubbili che si affrontano alla conquista del miglior prezzo o del miglior pezzo! Dopo tanta preparazione mentale e fisica, ecco il 24 dicembre. Grandissime tavolate lunghe chilometri riempono le nostre case; un branco di affamati assetati di cibo, in attesa di essere sfamati. Il primo piatto giunge in tavola, standing ovation per colui o colei che ha cucinato. Tempo di fare il primo boccone, ed ecco in piedi sulla sedia il più piccolo della tavolata e dice “ Fermi tutti! Devo dire la poesia di Natale!” . Quel bambino, che prima era felice e pieno di vita, eccolo a terra morente. E’ ufficialmente iniziato il Cenone! Tutti mangiano e tutti sono felici! Finita la cena, in attesa della mezzanotte, si iniziano a fare i classici giochi natalizi, tra cui la “ Tombola”! L’ arrivo della tombola segna l’arrivo di una guerra familiare. La lotta per avere la cartella preferita e decidere chi userà il cartellone, segna l’ inizio della battaglia! Questo gioco è centrato molto sulla fortuna, se ce l’hai ti ritrovi con il portafoglio bello carico ma senza più un esistenza, se sei il contrario allora ti ritroverai a vivere sotto un ponte! E’ mezzanotte! Urla di gioia si sentono in tutte le strade, rumore di tappi che saltano dagli spumanti, si uniscono a questo grande momento di gioia; ma il panettone, è il momento ancora più glorioso! Migliaia di mani che si avvinghiano su questo dolce, riducendolo in poltiglia. Auguri auguri, baci baci e rutto libero e via di nuovo a casa, pensando che l’indomani c’è un altra sfida a tavola: “Il Pranzo di Natale”! Lato filosofico da da cogliere in questo momento: il cenone, come tutti gli altri avvenimenti, è un giorno che si dedica alla famiglia e alla voglia di festeggiare tutti insieme!

Autore: Pippo MaGo PaZzo Salernitanuz in arte Pippo, un ragazzo sognatore che adora la compagnia e il sano divertimento. Qui nel OUReports scrivo articoli demenziali con un unico scopo: far sorridere le persone, perchè la vita è amara, metterci un pò di dolce non è mai male!

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