AnimeDB jOURnal n°02

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“Generazione Y” I Figli del disincanto

VOLUME 02 02


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The Crew

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Manuelina 888 Aldosanf Nakiiriko Kazekage-Sama

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Nihil Morari

Special Thanks Josephine~ Hall of Fame


REDAZIONE 2 righe da tutti

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IN BREVE Lo Slanguidi termini............................................................................Galdo&Max Dennis Ritchie, un pioniere della moderna informatica.......................El_Maxo Wilson Greatbatch: ingegnere, filantropo e fortunato...........................El_Maxo Happy Birthday tanga!...............................................................................El_Maxo Apple orfana del suo creatore: muore Steve Jobs.............................Nihil Morari

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IN ALTRE PAROLE Intervista a Yoru...............................................................................................Galdo Dopo Frankestein, il nuovo Prometeo moderno: Il Dott. Mezzocuore................................................................................Halfhearth La posta..........................................................................................................Various

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NOTIZIE DAL MONDO Giovani: tra precariato e disoccupazione..........................................Nihil Morari La generazione “vuota”...............................................................................El_Maxo Morte di un giovane...................................................................................Aldosanf Gioventù.........................................................................................................Knaves I GIOVANI E LE OPPORTUNITA’: il coltello dalla parte della lama.............................................................Halfhearth

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GIOCHI Hall of fame................................................................................................Josephine

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CINEMA Cemento Armato , un “tenero” noir italiano..........................................El_Maxo

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LETTERATURA L’ospite inquietante, il nichilismo e i giovani .........................................El_Maxo

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EDITORIALE Generazione Y............................................................................................Nakiiriko Ad un certo punto ci si può anche stancare..............................................Various

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“Tutto Sommario”


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A cura di Nakiiriko.

Conosciuta anche come Millennial Generation, Generation Next o Net Generation, la Generazione Y, è il seguito demografico della cosidetta generazione X. Gli appartenenti ad essa sono le persone nate tra la metà degli anni settanta e i primi anni duemila. Questa generazione è stata la prima a crescere senza la minaccia della guerra fredda; generalmente è caratterizzata da un maggiore utilizzo e familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. In molte parti del mondo, l’infanzia della “Generazione Y” è stata segnata da un approccio educativo neo - liberale, derivato dalle profonde trasformazioni del costume degli anni sessanta. La generazione del Millennio è cresciuta con l’evolversi della comunicazione mondiale: Internet, YouTube, Facebook, MySpace e Twitter rappresentano i suoi tantissimi e smisurati canali di interazione.

Le prospettive economiche per i Millennial sono peggiorate a causa della crisi economica a cavallo tra il 2007 e il 2010 - non che prima, con la precarietà già dilagante, stessero granché meglio. In Europa i livelli di disoccupazione giovanili sono molto alti: 40% in Spagna, il 35% nei paesi baltici, il 30% in Gran Bretagna e oltre il 20% in altri paesi. Tutti argomenti, oltre a molto altro, che verranno sviscerati in questo numero, dandoci la possibilità di esporci, visto che la maggior parte di noi appartiene proprio a questa generazione.

Per gli appartenenti a questa generazione la disponibilità di una sempre più raffinata tecnologia digitale fa da contrappunto ad un sempre più diffuso analfabetismo - certo, del 2000 e quindi diverso dall’analfabetismo ottocentesco - che si traduce in una semplificazione del linguaggio, forzato dalla brevità dei tweet. La letteratura popolare degli anni 1990 e 2000 della generazione comprende “Piccoli Brividi” (infanzia) e “Harry Potter”, per citarne alcune delle maggiori. Anche i manga e gli altri romanzi grafici sono emersi come forme di letteratura pop. Disincanto, incapacità di relazionare e alienazione sono tra i disturbi maggiormente attribuiti ai giovani della Generazione Y fino ad arrivare a definirli nichilisti.

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Generazione Y

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Nakiiriko


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Buona lettura Various

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Con queste mie riflessioni voglio aprire il nostro jOURnal dedicato ai giovani. Chi ha la testa e riflette non perda tempo e cerchi una ricomposizione con molta qualità.

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Sono convinto che quello che è successo sabato scorso (15/10) è molto negativo; niente proteste pacifiche, niente massa di indignati ma una massa attonita che sfila e si disarticola; si separa e si fà trascinare come delle pecore in una guerriglia stupida, contro chi è sottopagato,sfruttato, indignato tanto quanto noi. Contro macchine di gente come loro,contro chi per lavoro (spesso utile per poter mangiare) è stato messo lì su delle stupide camionette.

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Insomma, è un pentolone che bolle, si carica, e sbuffa. Ma la differenza con la tradizionale oppressione sociale su frazioni della società sta nella percezione della crisi. Non solo i politici ma anche gli imprenditori sono squalificati e lo sono perché non sanno indirizzare la società verso la fuoriuscita dalla questa lunga e dura recessione.

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Dove sfilano decine di migliaia di famiglie sfrattate per morosità? Quando si aggregheranno i sofferenti in fila agli sportelli delle ASL? E quelli che chiedono un pasto e un letto alla Caritas?

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E le manifestazioni del popolo dissenziente? Enormi, quelli delle donne, degli studenti, dei metalmeccanici! E gli straordinari referendum?! Ma qualcosa manca.

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Una generazione che si mobilita può ottenere qualsiasi cosa. I disastri ambientali, le malversazioni, le crisi aziendali, le ansie dei precari, le sofferenze imperversano da parecchio tempo. Ma continuiamo ad andare a escort, continuiamo ad andare in vacanza, continuiamo a guardare programmi tv in cui regalano soldi. Nell’antica Roma facevano mangiare i cristiani dai leoni per tenere buona la gente. Erano molto più barbari di noi?

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Io sono un giovane di 24 anni che per iniziare a lavorare a 19 anni si è dovuto trasferire in città, Milano, e che quando ha deciso per motivi vari di tornare sulle sue montagne si è trovato a stare a casa per mesi, a fare lavori saltuari in nero, a volte non pagato, altre volte truffato. Sono un giovane come la maggior parte di voi e come giovane italiano sono incazzato. Prima, nei confronti delle generazioni più vecchie per la condizione in cui sono state messe le nuove generazioni. I dati degli ultimi rapporti Istat, e le nuove manovre, sono un’ulteriore conferma di quanto i costi delle mancate riforme, del mancato sviluppo, della difesa ad oltranza dei piccoli interessi di parte, siano state fatte ricadere sui più giovani. Che ora si trovano con un enorme debito pubblico sulle spalle, con scarse opportunità occupazionali e di remunerazione, con futura pensione da fame, con un sistema di welfare che fa acqua da tutte le parti. Costretti a trent’anni a dipendere ancora dai genitori perché il lavoro non c’è o è precario e si è sottopagati. Obbligati a fare scelte scomode e impossibilitati a seguire i nostri sogni. In secondo luogo, incazzato anche nei confronti dei propri coetanei. Come abbiamo potuto accettare che tutto accadesse? Lasciare che in questi anni qualsiasi scelta politica fosse sempre a danno delle nuove generazioni? Dove eravamo noi giovani? Troppo immaturi per capire o per votare (e votare chi, poi)? Forse sì. Ma cosa possiamo fare ora? Certamente non limitarci a piangerci addosso. L’Italia ha bisogno dei giovani, non di giovani passivi e sfruttati. L’Istat dice che ci sono oltre due milioni di under 30 a spasso, che non lavorano e non studiano? Con tutta sta gente a spasso perché non invadere simbolicamente una piazza? Perché non occupare pacificamente un palazzo del potere? Il giovane solo, che aspetta nella casa dei genitori che i tempi migliorino, è un perdente.

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A cura di Various.

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Ad un certo punto ci si può anche stancare

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Editoriale


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Galimberti:L’ospite inquietante A cura di El_Maxo.

Il nichilismo e i giovani

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Letteratura

Avete mai visto Primi passi? Il celebre quadro di Van Gogh? Se così non fosse è un male, perché allora vorrà dire che non riusciremo a capirci. Ma se avete bene in mente l’immagine che cerco di evocare, allora il primo passo per comprendere l’Ospite inquietante di Galimberti sarebbe già stato fatto. Prima di tutto un paio di indicazioni bibliografiche, fondamentali. L’Ospite inquietante è un testo del professor Umberto Galimberti, docente di Antropologia culturale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo Ca’ Foscari a Venezia. Breve postilla sul testo: la sua uscita fu oscurata da parecchie polemiche riguardo la legittimità editoriale dell’opera, infatti sia l’autrice Giulia Sissa che il prof. Guido Zingari hanno accusato Galimberti di aver violato i copyright nell’essersi appropriato di estratti delle rispettive riflessioni heidegerriane sul concetto di nichilismo e di verità. Il testo in questione, sottotitolato il nichilismo e i giovani è stato pubblicato nel 2007 da Feltrinelli, e si inscrive perfettamente nell’antologia del pensiero dell’autore riguardante i suoi studi sulla materia umana; approfondendo, nella fattispecie, la condizione dei giovani, il loro rapporto percettivo con loro stessi e il conseguente modo di muoversi nel mondo, suscettibile di quelle conseguenze interpretative che la precedente riflessione comporta. Il testo come incipit si avvale del seguente dettame: i giovani stanno male. E questo è evidente, un dato di fatto, allo stato delle cose attuali oserei dire una tautologia. A questo segue spontaneo domandarsi: “perché?”. Filosoficamente parlando sono assolutamente disinteressato alle possibili risposte, che di sicuro si affacciano pronte alla mente di ognuno, quanto però sono molto interessato al quid che sottende la risposta, ossia mi viene da chiedervi: quale metodo adottate per la risposta? Perché si sappia: il metodo è tutto. Evitiamo i meandri cartesiani delle implicazioni possibili, concentriamoci

solo sul termine. Metodo deriva dal greco, e per la precisione da: “metà tà odòs”, non letteralmente tradotto significherebbe “la strada verso”; quindi scegliere una via, un percorso, significa prioritariamente decidere gran parte della risposta alla quale sarà poi possibile giungere. E i metodi adottabili sono solo due: quello cattedratico e quello maieutico. Potremmo riassumere il primo nella banale definizione: la risposta non ci appartiene, è al di fuori della nostra sfera creativa, quindi ci viene insegnata dall’esterno (qualunque fonte possibile); nel secondo, di origine socratica, la risposta appartiene a noi, è dentro di noi, l’uomo non è un recipiente vuoto da colmare ed indottrinare ma si fa nomogenico nel e del reale. Come riconoscere una verità, quindi, da un autoinganno della ragione? Esattamente nello stesso modo in cui Van Gogh riporta su tela il momento di riconoscimento tra un padre ed il figlio: noi siamo il padre e spalanchiamo le braccia per accogliere il figlio, per allegoria la verità, nello stesso istante in cui è il “figlio” stesso a proporsi\proporci di accoglierlo. Una simbiosi tra elementi distanti, nella quale i singoli soggetti perdono significato se considerati monadicamente: la verità si affaccia alla nostra comprensione solo quando ce la domandiamo, ma la domanda è resa possibile solo dal nostro possedere intimamente la verità. Detto questo è detto tutto, anche se in questo preciso momento può sembrarvi assurdo. Chi è questo Ospite inquietante? Perché la scelta di questi due termini? Il nichilismo è un ospite, se la verità “è” in noi allora i valori sono già quantomeno di appannaggio dell’individuo, e questo rende il nichilismo un “di più”, un’aggiunta. Il nulla che si aggiunge ed apporta qualcosa? La ragione del nichilismo, però, non dovrebbe essere quella di distruggere questi valori,


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più. E come per il nichilismo, da forza agente, positiva, i giovani vengono etichettati come branco, come mostri, come pericolose negatività da controllare o, al meglio, spaesati bambini da guidare. Ma, sostiene Galimberti, c’è speranza. E questo termine si associa direttamente ad una inversione non di rotta ma di metodo. E’ necessario smettere di porre le domande per ottenere le risposte, ma diviene doveroso radicalizzare le domande stesse, impiantarle nell’ambito della responsabilità personale per estrarre le risposte da noi stessi. Se i giovani sono la generazione che erediterà il mondo, quanto può essere utile per questi farsi costruire una realtà artefatta da coloro che stanno per lasciarla, depositari stanchi di tradizioni obsolete, interessati non al cambiamento (che rifuggono) ma solo all’arroccarsi su posizioni cementate e indistruttibili. La verità è, come già detto, solo di chi se la domanda: l’unico nostro errore generazionale è che, timorosi delle possibilità e delle conseguenze, continuiamo a porre la questione a soggetti inadeguati, privi di risposte perché ormai tristemente esautorati di verità. E il ladro è la tecnica, la matematizzazione dell’idea che prende il posto dell’idea stessa. Direbbero gli Afterhours: la sostanza si vendica sulla poesia. Non si può negare che la scienza sia l’ambito umano più prolifico, maggiormente produttivo, e sia conferito a questa un meritato plauso. Ma è proprio questo il punto: ambito umano! L’uomo non deve farsi dominare da questa ma controllarla, ricollocarla al suo posto ossia come strumento che agevoli le attività umane, non che le proponga o le indottrini o, peggio, le controlli. Vi lascio con una semplice riflessione. Solo quando la scienza, da parcellizzata e settoriale, si unificherà in un’unica scienza, un’unica realtà matematica pervasiva in ogni ambito del reale, capace di elaborare l’equazione universale, ossia il modello matematico capace di interpretare e conoscere e prevedere tutto ed il tutto, solo allora l’idea sarà stata sconfitta totalmente. Ma finché resta una zona in ombra (in noi stessi o nella realtà o nel futuro è indifferente) che la scienza non riesce a ridurre a numero, allora si riaffaccia lo spettro del nichilismo. E questo, come un gas che filtra silenzioso sotto gli stipiti di porte apparentemente sigillate, si farà strada in noi costringendoci a farci delle domande, tanto intimamente fiducioso della nostra capacità di rispondere quanto indifferente alla risposta in sé. E cosa saremo capaci di fare, almeno in quanto esseri umani? Vogliamo davvero farci fare i “compitini” da un altro?! -Galimberti. Il Nichilismo e i GiovaniDi El_Maxo.

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bensì di sottoporli al vaglio della scepsi, del dubbio, per rinforzarli, rimodernali o semplicemente meglio comprenderli. Ma, citando Nietzche, il nichilismo è il peggiore dei mali poiché costringe l’uomo, che ripudia l’ipse dixit, a mettersi dinanzi a se stesso assumendosi la responsabilità eterna delle proprie posizioni. Come nell’Aut - Aut di Kirkegaard, però, la possibilità da molteplicità delle posizioni, da dinamismo come sinonimo del più puro significato di vita, diviene paura della possibilità, timore della scelta, imponendo al soggetto la stasi, quindi la morte ed il conseguente disperdesi dell’identità individuale. Perché, inutile cercare di asserire il contrario, l’uomo non è ontologico. Esso è un fascio di possibilità realizzate ed escluse, che ricerca, o quantomeno dovrebbe ricercare, l’autenticità della sua esistenza attraverso la propria capacità poietica, nel semplicissimo quotidiano fare, sia nell’ambito del reale che in quello personale: ossia un’attività costante e creatrice fuori e dentro sé stesso. Il nichilismo però, da propulsiva forza dinamica, ha assunto la connotazione di mostro terrorizzante, riducendo i reali agenti capaci di modificare il mondo, ossia i giovani, a masse composte da singoli, incapaci di avvertire il peso del noi come categoria ma solo capaci di comprendere il senso del noi come trend di mercato, svenduti e resi acquistabili, fungono da soggetti economici, agenti passivi che realizzano ciò che, cattedraticamente appunto, viene loro insegnato. E, si sa, la poiesi ha un solo nemico, forse il più grande: la tecné, la tecnica. Se è vero ciò che Heidegger sostiene sui cicli dell’Essere, esso ora ci è nascosto, il suo significato assolutamente precluso perché oscurato dai nuovi idoli, nuovi miti e nuovi Dei. E questi sono quelli imposti dalla tecnica: il feticismo dei numeri, il denaro, la velocità, il consumo e non più l’uso dei beni materiali, il senso dell’intimo superfluo e la superficialità del senso intimo. Perdonate il gioco di parole, ma la questione è realmente grave, se si ascolta il parere dell’autore: se i giovani da propositori divengono ricettori, da attivi per definizione si atteggiano a passivi di fatto, vuol dire che il dubbio ha vinto, e con esso la stasi e la morte. E così i giovani divengono gli ospiti inquietanti della realtà: non capiti, non voluti ma sopportati, reclamano aiuti e considerazione ma sono privi sia di precise idee sugli aiuti di cui necessitano che della forza per richiedere considerazione; sono affascinati dai prodotti della tecnica (i beni materiali) a tal punto da considerarli sostitutivi della loro identità scomparsa, sono vivi anche se heidegerrianamente morti vivendo all’esterno di loro stessi, in un mondo che a loro non appartiene

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Cemento armato, un “tenero” noir italiano A cura di El_Maxo

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Cinema

Uscito nelle sale il 5 ottobre del 2007, a titolo della 01 Distribution, Cemento armato è il film d’esordio come regista di Marco Martani. Tracciandone la carriera cinematografica lo ricordiamo come sceneggiatore di alcuni cinepanettoni che hanno reso celebre la coppia Boldi - de Sica, e di Notte prima degli esami. Diciamolo subito: se ci si prende la briga di spulciare la critica ottenuta da questa pellicola si scopre che il mondo della critica cinematografica risulta spaccato in due. Testate autorevoli infatti (vedi La Repubblica, Il Mattino, Il Tempo) hanno applaudito la regia e la sceneggiatura conferendole un plauso notevole, tanto quanto altri critici della stessa risma (pubblicati nel Corriere della sera, Il Messaggero, La Stampa) lo hanno largamente demolito. Resta comunque il fatto che il film abbia incassato, e moltissimo per un noir “di noi altri”, accreditandosi tanta fama da essere distribuito in oltre 40 Paesi. Eroe \ protagonista principale è Diego Santini, interpretato da Nicolas Vaporidis (il Luca di Notte prima degli esami e il “figo” di Come tu mi vuoi); subito presentato al pubblico come un ventenne senza né arte né parte, che sopravvive attraverso piccoli crimini, vedi la scena del furto di un materasso ai danni di una ingenua coppia: ingenua la coppia ed ingenua la scena. Diego è accompagnato da Asia, sua fidanzata e convivente, portata sullo schermo da Carolina Crescentini (già Azzurra in Notte prima degli esami - Oggi; ehi, ma in questo film il cast emana uno strano lezzo di riciclato?!?). Asia è più assennata di Diego, lavora come cameriera e cerca di indurre il fidanzato ad abbandonare la sua vita insicura ed incerta trovandosi un impiego stabile, metaforicamente visto come l’unico fattore capace di dare senso e sicurezza nel futuro (cfr liberamente l’odierna disoccupazione dilagante). Questo film ha due punti di rottura nella trama, che sono anche i motori incipitali degli eventi. Primo: Diego, bloccato nel traffico romano in sella al suo scooter, decide, un pò per combattere la noia ed un pò per divincolarsi tra le auto, di incedere spaccando specchietti retrovisori.

Tra i tanti conducenti danneggiati c’è anche Franzo Zorzi, conosciuto nell’ambiente della malavita col soprannome de “il Primario”, interpretato da Giorgio Faletti (scrittore e sugli schermi in Notte prima... vabbé, un titolo a caso, no?!?). Secondo: lo stesso Franco Zorzi, accompagnato dal suo federe sgherro Saiyd (Thamisanga Molepo), si reca in un ristorante della Capitale, e destino vuole sia proprio quello in cui Asia è impiegata come cameriera. Il Primario, attratto dalla bellezza della ragazza, le rivolge attenzioni a titolo di avance ma, respinto fermamente dalla stessa se ne risente e, per dimostrarle la sua auctoritas la stupra proprio nel ristorante, assieme alla sua guardia del corpo, sotto lo sguardo impotente e soprattutto omertoso del proprietario del locale. Così, nella più classica delle tradizioni letterarie, le vite dei due antipodici personaggi divengono legate a doppio


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-Cemento Armato. Un “tenero“ noir italiano Di El_Maxo.

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descrizione cruda della nostra realtà a volte sorda alle difficoltà di chi, dal volerla vivere, si ritrova a subirla. C’è quindi un grande divario tra forma e sostanza, ma perdoniamolo! In fondo la vera forma ora si ritrova solo nell’intento che sottende la sostanza, e l’intento di questo film è pregevole, quindi ritengo sia giusto consigliarlo a chi, capace di soprassedere a certe “sviste”, è comunque incapace di accontentarsi di patinate pellicole hollywoodiane, a volte sin troppo distanti dal “mondo” che abitiamo.

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filo dando inizio all’intreccio degli avvenimenti narrativi: tanto il Primario cerca Diego, di cui ne ignora l’identità, per il danneggiamento della sua auto quanto Diego cerca il Primario per vendicare la sua ragazza. Inutile proseguire nella narrazione della trama, vi assicuro però che il finale (così come tutto il film) è davvero ben strutturato per creare e realizzare effettivamente uno spannung conclusivo vagamente commovente ma concretamente d’effetto. Per ricercare tal finale, la sceneggiatura si avvale di tutta una serie di personaggi agenti, che, anche se vagamente stereotipati (la mamma, una figura suppletiva paterna che funge da mentore, i due amici \ eterni compari del protagonista), riescono ad adempiere in maniera compiuta al loro ruolo di motori continuativi dell’azione narrativa; stereotipati si ma proprio per questo perfettamente in grado di svolgere il loro ruolo. La pellicola si inscrive timidamente nella tipologia detta film di genere, e nella fattispecie ricorda in modo vago un noir italiano anni ‘70. I tratti salienti ci sono tutti, e sono anche ampiamente riconoscibili: lo scontro tra un singolo e la criminalità organizzata, il movente passionale, la trama ricca d’intrecci, la figure fisse, come pure una sorta di determinismo eroico sancito ineluttabile dalle coincidenze (a volte sin troppo abbondanti), la vendetta, il coraggio e il senso di responsabilità ed autodeterminazione che funge da scudo contro l’insensato potere della violenza. Pecca principale è l’assurda scelta del cast. Nicolas Vaporidis sarà anche fantastico nel posare immobile per riviste da teenager o perfetto per interpretare figure standardizzate quali il tipico insensibile ragazzone ambitissimo o lo slavato liceale simil anni ottanta ma nel confronto con un personaggio più complesso e stratificato risulta perdente; la profondità presunta del ruolo, sua responsabilità renderla visivamente, appare troppo grande rispetto alla sua capacità di appropriarsene e trasmetterla fornendo un risultato alla fine scarso, o quantomeno assolutamente non all’altezza delle aspettative di un pubblico più maturo che paga il biglietto per assistere ad un promesso noir di spessore. Magari la scelta di tale interprete è stata fatta sulla scia del successo di pellicole precedenti, di ben altro genere, utilizzandolo come lazo per acchiappare una fascia di pubblico troppo giovane per comprendere il film ma abbastanza giovane da poter essere iscritta al “Quant’è bello Nicolas Vaporidis - Fan Club”. E pure lo spessore c’è, anche se come accennato esso traspare in maniera ingenua e timida: scorci sulla realtà urbana, descrizione della condizione sia di disagio che di impotenza in cui vertono i giovani, insensatezza del potere criminale, la corruzione degli organi statali; insomma una

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Hall of fame A cura di Josephine~ Sign Of The Week:

Vince il SOTW numero 97 Josephine con ben 5 voti!

Vince il SOTW numero 98 Josephine con 7 voti

Vince il SOTW numero 99 Kazekage-Sama con 6 voti

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Pochy si Riconferma “Re Del Sotw” vincendo la sfida contro Shiva Dreams D’Azur.


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Approfitto Inoltre di Questo Spazio per fare i Complimenti alla Nostra Nuova Graphic Mod,Shiva Dreams D’Azur, e al Nuovo Tech,Ratne! Complimenti Ragazzi! *^*

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Ritira il Premio: Dastard

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Sfida a Premi 7 Vincitore Ufficiale: -Anubis

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Vince l’IOTW numero 26 Kazekage-Sama con 5 voti

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Vincono l’IOTW numero 25 Dastard e Schwarze con 6 voti l’uno

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Vincono l’IOTW numero 24 FK95 e Ludosik con 5 voti l’uno

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Icon Of The Week:


Con 197 Iscritti,il Gruppo “Il Vecchio AnimeDB” Si aggiudica il Primato sugli altri.

Complimenti anche a Boy Knaves che si aggiudica il Secondo Posto e a Wolfw00d e White_Oleander, Medaglia di Bronzo parimerito.

Record di 1,2, Turese DOC ---> 650! Dopo anni e anni,il record per “1,2,tureseDOC”,gioco storico di animeDB,viene superato! [record precedente: 600 con Riserva] 1° Contest AMV Anime: Anime 2011 - Vince Ariel97 FaTa con un Magnifico AMV su Kimi Ni Todoke 2,sulle note di Truly,Madly, Deeply di Cascada! 2° Contest AMV Anime: Superpoteri - Vince Ray Psychopatic! Complimenti a tutti!

Contest Radio: Le Voci Più Sexy (Fan & RadioAttivi Versione) Ashley Riot trionfa con le sue Quattro PALLE!

Come sicuramente saprete,nella sezione Meeting&Eventi si raccolgono i Diari & PhotoBooks Dei vari Raduni ANIMEDBiani. La Regione che ne ha Collezionati di più,fino ad Ora,è Il Lazio che questo Mese si aggiudica un Posto Nella Hall Of Fame.

Contest Writers “Summer War” Vince Schwarze con il Racconto Fantastico “Scarabeo Bastardo”.

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-Hall of FameDi Josephine~


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Uno degli aspetti che più spaventa, nel nostro Paese, è proprio l’enorme divario fra nord e sud: il rapporto dello Svimez – l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno – pubblicato lo scorso 27 settembre è allarmante: “Delle 533mila unità perse in Italia tra il 2008 e il 2010 – è scritto – ben 281mila sono nel mezzogiorno. Nel sud dunque, pur essendo presenti meno del 30% degli occupati italiani, si concentra il 60% delle perdite di lavoro determinate dalla crisi”. Lo scorso anno il tasso di disoccupazione registrato al sud era del 13,4% contro il 6,4 del centro-nord; ad aggravare la situazione c’è il fatto che “la zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l’indagine”: il che significa che solo una parte dei disoccupati cerca effettivamente un lavoro. Tra i settori in cui la disoccupazione è più forte spicca l’industria, in particolare in Sicilia (con l’8,1%), mentre il settore che crea maggiori possibilità di lavoro è, forse inaspettatamente,

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In Italia i dati più recenti non sono confortanti. L’Istat rivela che, ad agosto, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 27,6%, fatto che piazza il nostro Paese al terzultimo posto della classifica europea (seguito da Spagna e Grecia e preceduto dal Portogallo). Tradotto in numeri significa che 1.183.000 giovani under 35 non ha un posto di lavoro, con un picco del 29,6% per gli under 24. Allo stesso tempo diminuisce il tasso di disoccupazione sul totale della popolazione che si ferma al 7,9%, con un aumento degli occupati pari allo 0,1%. La crescita riguarda però la sola componente maschile – per le donne, soprattutto al sud, il tasso sale al

Il tasso di disoccupazione della popolazione sotto i 35 anni è estremamente elevato al sud, dove arriva al 25,1%, pari a 538.000 giovani. La Sicilia è la regione con la maggior quota di disoccupati under 35, pari al 28,1%. Seguono la Campania con il 27,6%, la Basilicata con il 26,7%, la Sardegna con il 25,2% (peraltro la provincia di Carbonia-Iglesias ha il dato peggiore a livello provinciale), la Calabria con il 23,4% e la Puglia con il 23%. Molto meglio va invece al nord: in Trentino Alto Adige il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 34 anni è stabile al 5,7%; seguono la Valle d’Aosta con il 7,8%, il Friuli Venezia Giulia con il 9,2%, la Lombardia con il 9,3% e il Veneto col 9,9%.

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Ma anche per quei fortunati che, nonostante le difficoltà, sono riusciti e riescono a trovare un posto di lavoro, il futuro non è roseo: gli studi condotti dall’economista statunitense Lisa Kahn mostrano che le coorti che iniziano a lavorare in periodi di recessione saranno penalizzate per il resto della loro vita: carriere più lente, lavori meno gratificanti, bassi salari. Il tutto provoca minori ambizioni e maggior ostilità a cambiare occupazione – e dunque minore flessibilità. A questo bisogna aggiungere poi il crescente invecchiamento della popolazione, e il conseguente peso rappresentato dal sistema pensionistico: il numero di pensionati aumenta e le spese ricadono sui lavoratori attivi; ma senza un’economia forte e dinamica sarà difficile sopportarne il carico ancora a lungo.

44%, dato più elevato dal 2004. L’Istat sottolinea comunque che nonostante il calo della disoccupazione si rafforza quella di lunga durata, ovvero di coloro che cercano lavoro da oltre un anno. Nel secondo trimestre del 2009 la disoccupazione di lunga durata era pari al 52,9% del totale dei disoccupati, il dato più alto degli ultimi 18 anni.

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Il tasso di disoccupazione giovanile raggiunge il 27,6%; l’Italia è terzultima in Europa. Come abbiamo avuto modo di vedere nello scorso numero del jOURnal, dall’estate del 2007 il mondo è colpito da una dura crisi economica. A pagarne le conseguenze sono stati, in primo luogo, i lavoratori: nel 2009, il tasso di disoccupazione europeo è cresciuto dall’8% al 10%, mentre quello della disoccupazione giovanile è passato dal 16,6% al 21,4%; il trend ha riguardato anche Paesi forti come la Danimarca, senza però avere effetti eccessivamente negativi – da tempo ormai la Danimarca svetta ai primi posti nell’Unione per il tasso di occupazione. Negli USA la situazione non era migliore, con oltre 4milioni di senza lavoro (per avere un’idea, nella Germania uscita distrutta dalla prima guerra mondiale e nel pieno della crisi del ’29, il numero di disoccupati si attestava a 6milioni).

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A cura di Nihil Morari

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l’agricoltura. Cosa fare per cercare di rispondere a questo problema? Secondo lo Svimez “occorre promuovere una nuova politica industriale specifica per il sud, con risorse adeguate. Uno degli elementi fondamentali dovrebbe essere costituito dalla fiscalità di vantaggio”. In chiusura viene però rilanciato un tema inquietante: nel decennio 2000-2009 sono emigrati dal sud 583mila lavoratori; continuando di questo passo tra vent’anni quasi un giovane su quattro emigrerà, mentre al centronord uno su cinque sarà straniero. Buona parte del flusso migratorio si orienta verso la Lombardia, e di questo il 21% è costituito da laureati. “Invecchiamento, bassa natalità, scarsa attrazione di stranieri ed emigrazione sono le cause che rendono concreto il rischio tsunami demografico: da un’area giovane e ricca di menti e di braccia il mezzogiorno si trasformerà, nel corso del prossimo quarantennio, in un’area spopolata, anziana ed economicamente sempre più dipendente dal resto del Paese”, conclude il rapporto. Contro una situazione in cui per i ragazzi è sempre più difficile trovare un’occupazione si è schierato Antonio De Napoli, portavoce del Forum nazionale dei giovani: “Siamo stanchi della retorica sulla questione giovanile: garantire oggi uno stipendio e una pensione dignitosa ai giovani italiani vuol dire investire sul Paese”, ha riferito davanti alla Commissione lavoro della Camera, aggiungendo che “fra alcuni anni rischieremo un conflitto sociale molto elevato se non si trova una soluzione ora”. L’audizione, tenutasi il 30 settembre, ha trattato vari temi: previdenza, qualità degli stage, retribuzioni, precariato. In particolare De Napoli ha sostenuto con forza che la flessibilità, cioè la capacità della forza lavoro di adattarsi in tempi rapidi ai cambiamenti di un mercato globalizzato e sempre più competitivo, non può e non deve sfociare nel precariato. In conclusione è stato poi affrontato il tema degli stage i quali, in teoria, dovrebbero essere dei trampolini per la costruzione della carriera lavorativa: “Uno strumento di formazione e di potenziale inserimento nel mercato del lavoro viene mortificato e mascherato attraverso intollerabili forme di utilizzo della risorsa stagista”. Poche settimane fa l’osservatorio Datagiovani ha rassicurato, almeno in parte, i giovani disoccupati: nel 2011 è prevista l’assunzione di circa 210mila under 30, un +5,6% rispetto all’anno precedente. I dati si riferiscono però solo al nord, in particolare a Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia; inoltre solo per quattro giovani su dieci è prevista l’assunzione a tempo indeterminato.

Nello specifico, meno di un quarto delle assunzioni riguarderà professioni ad elevata specializzazione, mentre oltre il 70% degli assunti troverà lavoro nel settore impiegatizio o in altre occupazioni qualificate – fra queste spiccano i contabili e il personale di segreteria. E’ prevista però anche una crescita del settore dei servizi, sia come commessi che come camerieri (aumenterà quindi il numero degli occupati nei cosiddetti “macjobs”, dove precariato, scarsa qualificazione e bassi salari fanno da padroni). Tra i titoli di laurea più richiesti vi sono quelli di indirizzo economico e quelli legati all’ingegneria elettronica ed informatica. Ancora una volta però i dati presentano una spiccata disuguaglianza di genere: il 36% dei posti a disposizione andrà agli uomini, mentre solo il 21% alle donne. Un tema che sempre più spesso si lega a quello del lavoro, soprattutto in tempi di crisi, è poi quello dell’immigrazione. L’equazione che viene generalmente fatta vede l’immigrato come colui che “ruba” posti di lavoro agli italiani. In realtà la forza lavoro immigrata è solo in parte concorrenziale con quella locale; nella maggior parte dei casi, gli immigrati occupano posti di lavoro per i quali l’offerta locale è inesistente o carente, a causa anche del netto miglioramento del livello d’istruzione e, di conseguenza, di aspettative sulla carriera: ci riferiamo a netturbini, badanti, manovali, contadini o ad altri lavori dequalificati. Questa situazione viene incentivata, peraltro, dallo stesso modello di gestione dell’immigrazione vigente in Italia, che tende a vedere nell’immigrato una risorsa economica proprio nella misura in cui svolge attività per le quali l’offerta di lavoro è più carente.


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masturbazione” sostiene Palahniuk, no? E’ proprio muovendomi su questi due binari differenti che cerco di rintracciare e descrivere quelle realtà, quelle situazioni in cui sembra che i giovani si associno e rispondano ad impellenze della realtà moderna attraverso l’attivismo e l’impegno sociale, per dimostrare che la generazione “vuota” non è poi così “vuota” appunto; ma lo è agli occhi di chi trae vantaggio dalla superficialità e dal qualunquismo che prima viene insegnato, e poi ricusato come difetto, quasi che fossimo un errore educativo di più illustri esempi. Ma in realtà, permettetemi, questo non è affatto vero! Paul Nizan, nel 1933, pubblicava la sua seconda opera: I cani da guardia, una specie di vademecum dell’attivismo e dell’impegno civile, che ebbe, malgrado la Seconda Guerra Mondiale, e tutti i tentativi di repressione e di censura, un enorme successo poiché avidamente letto e tradotto da moltissimi ragazzi e giovani interessati a migliorarsi, a crescere, a comprendere. Il Nizan moderno è Federico Moccia, che scrive Amore 14; dovessi recensirlo direi semplicemente che è la storia inutile e stereotipata di una quattordicenne che ci racconta, con nostro gran piacere, come e quando ha finalmente deciso di perdere la propria verginità! Non per mostrarmi purista, perché proprio non riuscirei ad esserlo, ma fare il paragone tra i due esempi risulta sin troppo facile; così come altrettanto facile è comprendere chi effettivamente trae vantaggio dalla stupidità largamente diffusa. Detto questo entriamo nel vivo del tema presentando il forse più rinomato esempio di aggregazione giovanile: gli Indignados. Per comprendere questo movimento è necessario principalmente dare uno sguardo al loro manifesto, dal titolo già di per sé estremamente evocativo: Manifiesto “Democracia Real Ya” (Manifesto “Democrazia Reale Ora”). Gli Indignados, in questa sede, parlano di sé, si descrivono usando queste semplici parole (testualmente tratte dalla precedente fonte): “Siamo persone comuni.

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“Non ci sono più le mezze stagioni” oppure “è meglio l’inverno dell’estate, col freddo puoi metterti un maglione ma col caldo più di tanto non puoi spogliarti” sono le cosiddette frasi fatte, aforismatiche perle di saggezza facilmente fruibili e comprensibili, che ognuno istantaneamente ricorda ma che usa solo perché non le comprende a pieno, privo del gusto artistico di usare una tautologia come metafora per esprimere altro dal significato comune. Personalmente sono pronto a scommettere che se Gustave Flaubert fosse ancora vivo aggiornerebbe il suo Dizionario dei luoghi comuni dedicando ai giovani un intero capitolo, un’antologia di insulti e descrizioni deprecabili, comprendendo dal “culattoni raccomandati” di Sgarbi al “siete l’Italia peggiore” di sua Altezza Brunetta. In realtà però, osservando la storia, è facile rendersi conto di come la nostra generazione possa essere apparentemente mal giudicata, dovendosi confrontare con esempi fin troppo illustri. Basta citare la famosa Estate dell’amore, The summer of love, quando inaspettatamente agli organi governativi una folla di 100.000 ragazzi giunse nel distretto di Haight-Ashbury a San Francisco creando un tal scalpore da generare quel clima di rinnovamento che sfociò nel ‘68. E detto questo, sembra anche inutile ricordare a tutti cosa il ‘68 ha rappresentato, cosa è stato e quali rivolgimenti socio-culturali abbia apportato. Di contro si sostiene che i giovani d’oggi siano apatici ed inconcludenti, di troppo ed addirittura mammoni; interessati solo a perpetrare un’immagine di se stessi stanca e morente, in perfetto accordo con quello che la realtà sembra suggerire. Ma questo non è forse solo un luogo comune?! In realtà invece spetta proprio ai meno anziani, a coloro che hanno ancora un futuro davanti l’obbligo di impegnarsi per monitorare la realtà odierna e coglierne gli errori, gli elementi più disastrosi, al fine di proporre margini di miglioramento dove possibile o di distruggerla e ricostruire, tanto alla fine “l’automiglioramento è

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Siamo gente come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, lavorare o per cercare lavoro, persone che hanno famiglia ed amici”. Benché questo incipit sia costato loro l’accusa di movimento qualunquista (ricordate il post fascista Fronte dell’uomo qualunque famoso per lo slogan: “si stava meglio quando si stava peggio”?), in realtà l’obiettivo di questa presentazione era mostrare l’estraneità del movimento a logiche faziose e partitiche, eliminando anche pregiudizi di tipo religioso e sociale; difatti scorrendo il manifesto questo intento diviene più chiaro con le seguenti parole: “Alcuni hanno un’ideologia ben definita, altri si sentono apolitici, ma tutti siamo preoccupati ed indignati per il panorama politico, economico e sociale che vediamo intorno a noi, per la corruzione di politici, imprenditori, banchieri...per l’impotenza del cittadino!”. Gli Indignados quindi, procedendo dal basso (filosocialismo delle origini?!), ritengono che il singolo non ha forza di far sentire le proprie rimostranze, ma una folla compatta, che urla all’insegna del potente, ha la capacità di imporsi all’attenzione, di richiedere spiegazioni e modificare posizioni; per farla breve vox populi, vox dei! “Se siamo tutti uniti, possiamo cambiarla. E’ tempo di muoversi, è tempo di costruire insieme una società migliore.” cita testualmente il manifesto. I valori fondamentali del movimento sono espressi in maniera più che chiara nella stessa sede: “uguaglianza, progresso, solidarietà, libertà di accesso alla cultura, sostenibilità ecologica e sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.” Gli Indignados delle origini, poiché ora si può dire che il movimento è in costante crescita anche in altri Paesi oltre alla Spagna, si propongono di attuare in primis una rivoluzione etica che promuova il sovvertimento del rapporto di sudditanza dell’uomo al denaro, facendo si che la condizione antropologica dell’uomo odierno si riappropri di prerogative esautorate dall’arroganza e dall’oligarchia dei pochi. Essi, citando testualmente, sostengono: “E’ necessaria una rivoluzione etica. Abbiamo messo il denaro al di sopra dell’essere umano e dobbiamo metterlo al nostro servizio. Siamo persone non prodotti di mercato. Io non sono solo ciò che compro, perché lo compro e a chi lo compro.” La manifestazione più riuscita, quindi la più rinomata, organizzata da questo movimento è quella tenutasi in Porta del Sol a Madrid il 19 maggio di quest’anno, che ha sfidato i veti governativi imposti dalle legge

spagnola che prevede il “silenzio” dell’opinione pubblica e della propaganda politica il giorno prima di qualsiasi elezione amministrativa. Più settoriale, ma in un certo senso paragonabile al ‘70 italiano, è il movimento degli studenti cileni. Assolutamente privo sia di manifesto che di slogan, nato come una libera e spontanea associazione, ha il pregio di avere le idee (se così possiamo chiamarle) estremamente più chiare rispetto ai “colleghi” spagnoli. Nemico di questi studenti è l’eredità lasciata loro, in campo prettamente culturale ma conseguentemente anche politico ed economico, dalla dittatura fascista di Augusto Pinochet (1973-1990); che ha praticamente impedito o reso, nel migliore dei casi, impossibile l’accesso all’istruzione scolastica superiore ed universitaria alla gran parte della popolazione, salvaguardando soltanto i beneficiari di vecchie realtà, depositari di obsoleti privilegi oligarchi, impensabili al giorno d’oggi. Sembrerebbe quasi che il Cile in realtà non sia riuscito a defascistizzarsi in quasi vent’anni, ma pensando alla condizione del nostro Paese non mi sento di potergliene fare una colpa. Il governo di destra del presidente Sebastián Piñera ha risposto anche con la violenza. Centomila studenti, nel corso della loro trentaseiesima manifestazione, hanno attraversato Santiago del Cile opponendosi in maniera pacifica ma assolutamente risoluta a lacrimogeni, idranti e alla forza bruta, e talvolta ingiustificata, della polizia cilena che ha anche arrestato diciassette studenti (voci poco accreditate, per via dei riusciti tentativi di censura da parte del governo cileno, raccontano che le condizioni di alcuni di essi farebbero pena anche ai giottini della scuola Diaz di Genova). Ad ogni modo, dopo questo evento, i più autorevoli esponenti del movimento sono divenuti più che indignados, sono proprio pronti a tutto per realizzare i loro scopi, come rivela in un’intervista che ha fatto il giro delle maggiori emittenti mondiali l’elemento più rappresentativo del movimento: la studentessa Camila Vallejo; sostenendo che le riforme adottate dall’odierno presidente non sono assolutamente una valida risposta alla crisi culturale post dittatoriale in cui il Cile verte. Una chicca ai lettori: chi l’ha detto che al giorno d’oggi il corpo della donna subisce un trattamento soltanto lesivo della propria immagine, degradato e mercificato?


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E’ pur vero che, esclusi i Black Block che considerano la violenza come una parte essenziale del processo di rinnovamento sociale, troppo spesso le odierne manifestazioni sfociano in situazioni al limite della guerriglia civile, con l’uso di strumenti (come sassi o lacrimogeni) atti non a ferire ma quantomeno a destabilizzare gli stru-

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Il movimento femminista ucraino chiamato Femen (culturalmente ispirato dal Manifesto Scum di Valerie Solanas del 1969) sembra proprio non pensarla in questo modo. Parlando di precursori storici è opportuno menzionare la famosa Lady Godiva (990-1067), citata anche dai Queen nel brano Don’t stop me now. La sua biografia si fonde con la leggenda nel narrare l’evento che l’ha portata alla storia: la famosa cavalcata nuda attraverso il villaggio di Coventry (Gran Bretagna) per indurre il marito a diminuire la pressione fiscale sulla popolazione ormai stremata. Una postilla: il nobile Leofrico, suo consorte, ordinò ai sudditi di rinchiudersi in casa durante la cavalcata ma uno di questi disobbedì, tal Peeping Tom, che osò sbirciare le grazie della nobildonna divenendo cieco, ma immortale nel suo archetipico personaggio di Santo Patrono di tutti i voyeur, come rappresentato nel film omonimo di Michael Powell. Ritornando in tema il movimento Femen, rigidamente organizzato, in Ucraina almeno, in 10 attiviste pronte a “mettersi a nudo” per i propri ideali e 300 volontari altrettanto disponibili, utilizza il corpo, di ambo i sessi, mostrato anzi esposto, come cassa di risonanza per i propri messaggi. Anche se recentemente questa realtà ha generato una serie di flash mob in tutto il mondo (il più famoso è stato quello di protesta contro Paris Hilton), alle origini è nato come una diretta derivazione dalle prime proteste delle femministe (nelle quali si denudavano per poi dare fuoco ai reggiseni) e ha usato questo singolare quanto efficiente modo di manifestare per esprimere la propria opinione su argomenti scottanti tanto in Ucraina quanto nel resto del mondo come il nucleare, il turismo sessuale o la prostituzione a cui molte delle loro concittadine sono obbligate sia in patria che nei paesi stranieri. Sin ora ho trattato movimenti spontanei ma rinomati che, in coerenza con quanto annunciato come incipit alla discussione, si propongono lo scopo di correggere la situazione odierna proponendo vie alternative di sviluppo legislativo. Ma non tutti i giovani ritengono che solo attraverso un coerente legiferare direzionato si può ottenere un cambiamento della realtà, anzi alcuni di loro sostengono che il sovvertimento totale delle regole sociali e l’abbattimento di tutte le forme di “dominio imposto” possa essere l’unica soluzione capace di prefigurare un definitivo e giusto cambiamento sociale. Facile a dir-

si, con questa premessa mi accingo a descrivere brevemente i Black Block. Essi mutuano l’abbigliamento nero dai movimenti degli Autonomi, militanti in Germania negli anni ‘80. Tradizione vuole che, durante manifestazioni a fianco della Rote Armee Fraktion (equivalente tedesca delle B.R.), gli Autonomi erano soliti vestire di nero per creare un fronte unico e compatto, divenuto nell’immaginario collettivo il famigerato Blocco Nero, ma che non adottavano tattiche di guerriglia o di terrorismo urbano. Queste, stando alla storia, vennero utilizzate per la prima volta sempre in Germania, durante uno sgombro repressivo da parte della polizia di un campo anti nuclearista presso Gorleben. Fu in quell’occasione che i militanti utilizzarono per la prima volta la violenza come risposta alla violenza, degenerando poi nel vandalismo incontrollato. Nella forma odierna I primi “blocchi neri” compaiono nel 1991 a Washington durante le manifestazioni contro la guerra in Iraq e nel 1992 durante le celebrazioni della scoperta dell’America da parte di Colombo. Sulla scena mediatica si guadagnano un posto d’onore nel 1999 durante la terza conferenza dell’Organizzazione mondiale per il commercio (World Trade Organization) di Seattle e nel 2001 durante il G8 di Genova. Spesso accusati di connivenze con l’autorità, di infiltrazioni da parte di gruppi neofascisti interessati solo a fare libero sfogo della più insensata violenza, i Black Block, attraverso comunicati anonimi (non credo che qualcuno di loro possa osare mettere faccia o firma in uno di questi) sostengono la più assoluta estraneità alla accuse rivolte loro, asserendo che la violenza che essi adoperano è sempre, in qualche misura, pari a quella con cui la polizia cerca di reprimere il libero manifestare della popolazione. In ultimo essi sono l’unico gruppo, tra quelli citati, ad avere un chiaro e netto orientamento politico e culturale; difatti non fanno mistero del loro essere anarchici e degli obiettivi della loro proteste. Nelle manifestazioni comuni però si propongono come un minaccioso braccio armato della libertà, degenerando però troppo spesso in atti biasimevoli, in netto contrasto con quelli che dovrebbero essere gli ideali ispiratori del movimento.

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menti preposti a contenere o disperdere la stessa manifestazione. E questo porta l’opinione comune, fatta principalmente da benpensanti placidi e calmi nel loro ingiustificato senso di sicurezza, a condividere solo i principi ispiratori della protesta, e non i mezzi con la quale essa è stata attuata. A dimostrazione di ciò basta ricordare le interviste indignate dei liberi cittadini romani a proposito delle manifestazioni contro la riforma dell’Istruzione a Roma quest’anno. Si, è vero: i giovani ESAGERANO! E non è proprio il caso di farne un mistero! Perché è nello spirito di chi, sognatore ma coi piedi per terra, nel voler cambiare le cose, inseguire un ideale un po’ più lontano senza guardare i dettagli del suo metaforico incedere. Per non prendere posizioni personali, anche perché poco sarebbe il caso in quest’ambito, tralascio l’eco lontano che risuona nella mia testa del discorso di Nathan negli ultimi dieci minuti della prima serie di Misfits e cito una frase del più autorevole Abbie Hoffman, attivista politico statunitense, tratta dalla prefazione del suo Anti-Disciplinary Protest: “We were young, we were reckless, arrogant, silly, headstrong. And we were right! I regret nothing”. (Eravamo giovani, eravamo avventati, arroganti, stupidi, testardi. E avevamo ragione! Non rimpiango niente).

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Troppo spesso accadono queste cose e sempre arriviamo alla conclusione che le cause sono da attribuirsi alla superficialità umana, alla scarsa visione di Funzionari Supervisori alla Sicurezza, che dovrebbero invece prevenire certi eventi disponendo controlli e sopralluoghi alle strutture prima di inaugurarle, con perizie doviziose da parte di esperti e competenti di architettura. Così facen-

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Partiamo dal giorno in cui vengono chiamati a deporre gli studenti, per chiarificare e dettagliare meglio: Andrea lucidamente riferisce che sentì il rumore di una porta sbattere seguito da un’ esplosione, che lo portò allo svenimento; al risveglio si trovava a terra e cercò di alzarsi ma le sue gambe non gli risposero. Volse lo sguardo al suo vicino, Vito Scafidi, semicoperto di calcinacci; alzò gli occhi e vide la mancanza dei mattoni del controsoffitto ancora ben saldi all’ intonaco, attraverso lo squarcio che il crollo aveva prodotto. Il suo ricordo sicuramente era ben desto e chiaro, al punto che riferisce di essere stato il penultimo ad essere soccorso; dopo di lui solo Scafidi Vito. Si passa ora alla deposizione di Andrea Gallo (compagno di banco di Scafidi), attualmente studente presso l’ Accademia Militare della Guardia di Finanza. Le sue parole ribadiscono la precedente dichiarazione, e cioè che anche lui sentì il crollo in successione temporale non quantificabile in minuti “tra il suo destarsi e l’ ergersi”. Data la situazione di panico venutasi a creare, conclude riferendo che il polverone gli impediva immediata-

mente la visione; poi con il diradarsi dello stesso, il suo sguardo si concentrò prima su Andrea e subito dopo si rivolse a Vito (entrambi parzialmente coperti di masserizie), quindi in maniera simil-fotografica stabilì che per il suo compagno di banco non vi era più nulla da fare. Per capire la dinamica (la causa “sembra da attribuirsi” ad un tubo di ghisa posto di traverso tra il soffitto e il controsoffitto e retto da cavi di metallo, che si spezzarono per il peso del tubo stesso)*. A quanto fu dichiarato, nelle immediatezze del fatto vi furono avvisaglie di scricchiolii e rumori strani, avvertiti dagli studenti giorni addietro. Viene chiamato a deporre Giacomo Porcellana, ispettore dello Spresal, il servizio prevenzione dell’Asl To3, che effettuò i rilievi dopo la tragedia. Le sue conclusioni si basano essenzialmente su un punto fisso: “lo stabilimento era sorto per funzioni diverse, da quelle per le quali al momento dei fatti, l’edificio svolgeva” (specifichiamo che risulta fosse in origine un seminario).** Su queste deposizioni il PM dovette lavorare e il 19/11/2010 concluse le indagini. Alla lettura del dibattimento in aula, i Sostituti Procuratori (Laura Longo e Francesca Traverso) stabilirono che il crollo avvenne il 22/11/2008 e formularono un accusa di 7 anni a carico del ex Dirigente Michele Del Mastro, 5 anni e 4 mesi per altri 3 Funzionari della Provincia: Sergio Moro, Enrico Marzilli, Massimo Masino; anni 4 e mesi 8 a carico di: Diego Sigot, Paolo Pieri e Fulvio Trucano, (responsabili della sicurezza della scuola, alternatisi negli anni precedenti i fatti). Penso che citare una piccola frase che disse Macrì ad un intervistatore ora sia attinente: «Meglio zoppo che superficiale come certa gente».

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La tragedia di uno studente di liceo. Andrea Macrì, all’ epoca dei fatti, era uno studente come tanti altri del Liceo Darwin di Rivoli. Il 22 novembre 2008 crolla il controsoffitto della sua scuola, mentre si trova dentro la sua classe per una normale lezione scolastica, un giorno simile agli altri come accade ordinariamente a tutti gli studenti di un qualsiasi Liceo. Fu un dì funesto, in special modo per la Famiglia Scafidi, che perse il loro figlio Vito. Le strutture Statali, si sa, sono spesso vecchie, e troppe volte adattate a svolgere funzioni che non erano le loro originarie; ma quel giorno non vi fu nessun evento sismico o atmosferico che ne poteva causare il crollo, tanto che in aula, durante la prima fase di dibattimento del processo svoltosi a Torino, le testimonianze di alcuni colleghi di Vito Scafidi porteranno in seguito al pronunciamento di una richiesta di condanna per vari Funzionari della Regione di Torino e per diversi Professori e Dirigenti Scolastici.

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A cura di Aldosanf

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La morte dei giovani

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do avrebbero potuto evitare questo disastro e porre basi sicure per le future generazioni ed i prossimi cervelli della tanto vituperata nostra Nazione. Durante il tempo dedicato alla riabilitazione motoria, Andrea Macrì, intraprendendo vari sport tra i quali tennis, canottaggio, basket e scherma, conosce Claudio Zannotti che lo invoglia a vedere la squadra di SledgeHockey, i Tori Scatenati, presso cui lui gioca. Andrea rimane affascinato dalla grinta e dalla durezza che si deve necessariamente utilizzare per interpretare al meglio questa specialità, che altro non è che l’ Hockey giocato su sedia a rotelle. Decide sin da subito di voler far parte anche lui di tale realtà. Tra i pensieri che certamente aveva per la testa, evidentemente riuscì, attraverso gli sport, a trascorrere le sue giornate in maniera produttiva, a tal punto da entrare a far parte della nazionale di Sledge-Hokey; si iscrive al Club Lame Rotanti di Torino e viene convocato in nazionale di scherma per diversamente abili ottenendo i seguenti risultati: Campione Europeo di Sledge-Hockey, presso Stoccolma (con il suo compagno di squadra e compaesano, Gregory Leperdi). Finale disputata il 20/02/2011; Campione Italiano di Scherma (cat. A)2010: bronzo individuale (fioretto), bronzo individuale (spada); 2011: bronzo individuale (fioretto), argento individuale (spada); Argento nella prova a squadre di fioretto maschile, nei recenti Campionati Mondiali di Scherma svoltisi a Catania (Betti, Macrì, Cima e Sarri) ora punta alle paralimpiadi! (dimenticavo di dirvi che trovò il tempo anche per iscriversi alla Facoltà di Scienze della Comunicazione). Non riesco neanche ad immaginare e quantificare la forza che Andrea Macrì riesce a mettere in quel che fa, solo possiamo volgere un abbraccio di pura solidarietà sia nei confronti suoi che dei suoi compagni di scuola, in special modo per il compianto Vito Scafidi. Un particolare segno di stima devo e dobbiamo rivolgere alla Famiglia Scafidi, che mai ha smesso di lottare contro una vera e propria ingiustizia. Il Giudice Alessandra Salvatori ha condannato in I grado Michele del Mastro (4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai Pubblici Uffici), e in pratica la Provincia di Torino come responsabile civile del crollo del Liceo Darwin di Rivoli, disponendo un pagamento di 400.000 euro, da versare in anticipo, nei confronti della famiglia Scafidi. Gli altri imputati sono stati tutti assolti (per non aver commesso il fatto). Il P.M. Raffaele Guarinello, si è rite-

nuto soddisfatto per il raggiungimento della sentenza in tempi brevi, rimarcando l’ importanza di investire tempo e denaro per la sicurezza degli Edifici Scolastici, inoltre ha affermato : “la nostra ricostruzione dell’ evento è stata ritenuta fondata, è stato dimostrato che c’è stata connessione causale fra le mancanze a livello di sicurezza e l’incidente che ha portato alla morte del ragazzo”.***

*Mercedes Bresso(Dal 2005 al 2010 è stata presidente della Regione Piemonte. ), vedi video dichiarazioni nell’ immediato.[*][**] http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2008...un_18enne.html http://www.consiglioregionale.piemon...um/bressom. htm [***]cit. Art. http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie... tml?refresh_ce

-La morte dei GiovaniDi Aldosanf


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Gioventù. Killericamente Vostro, Knaves

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Questo si dice in maniera più o meno concorde. In realtà non credo che si possa parlare di gioventù in modo oggettivo. La gioventù non ha forma, non ha colore, forse profuma di qualcosa (Cfr. Smells Like Teen Spirit). Ma non mentre la si vive, piuttosto dopo, quando lamadeleine proustiana si affaccia dal nostro inconscio per ricordarci di un qualche tesoro che vi abbiamo sepolto.

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Sulla base di questo io vorrei scrivere un pezzo infinito sulla gioventù e nello stesso tempo provo il desiderio di lasciare la pagina bianca. Eccomi qui, a trentacinque anni suonati, inchinato davanti all’imponderabilità di una parola.

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Wikipedia ne definisce la caratterizzazione sociale in questo modo: “[la giovinezza] si colloca in seno ad un determinato periodo di istruzione scolastica e ha il termine sociale convenzionale posto verso l’età di 18 anni, età in cui generalmente si arriva ad avere la piena maturazione sessuale”, mentre, “la fase adulta, per la scienza medica, ha invece inizio proprio con l’arresto della crescita generale, che può collocarsi, secondo le ultime attendibili ricerche, intorno ai 22-24 anni nella femmina, e intorno ai 26-28 anni nel maschio”.

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Da quando i direttori del jOURnal mi hanno chiesto un pezzo sulla gioventù, medito sul significato di tale termine.

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Gioventù.

Ma a questo punto, se siamo tutti giovani, se la gioventù è uno stato di spirito, una condizione soggettiva, allora, forse, è un elemento che ha rotto gli schemi. Un qualcosa di più profondo che una sola parola non può definire. Una verità sublime nel senso burkiano del termine, ovvero bellissima e tremenda, nonché mortalmente pericolosa al tempo stesso.

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Un vocabolo pieno di senso. Una parola totalmente svuotata di significato. Un termine imponderabile.

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A cura di Boy Knaves

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La gioventù è anche una gabbia dorata. Il canto di una sirena, che ci culla sussurrandoci che non dovremmo abbandonarla. Un’amante che al mattino chiede sempre quelle due coccole in più che ci faranno fare tardi, ma valgono più della notte stessa.

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Il sistema attuale non aiuta. I fatti dicono che le nazioni occidentali sono demograficamente sempre più anziane, eppure la popolazione presenta comportamenti costantemente giovanili.

-GioventùDi Boy Knaves

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Popoli di ragazzini.


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I giovani e le opportunità. A cura di Halfheart

Il coltello dall aparte della lama.

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Mi sento un po’ un marinaio a bordo di una nave diretta chissà dove, ma un po’ tutti i giovani hanno questa impressione. La nave solca mari che mutano: a volte sono calmi e piatti, altre mossi il giusto e il vento spinge nelle vele, altre ancora è tempesta. Ma ineluttabile, per un marinaio, c’è una scelta da compiere; la nave prima o poi deve sostare in un porto e allora si può scegliere: restare a bordo sperando in posti migliori o scendere e cercare la propria fortuna in quella terra. Non parlerò ancora molto per metafore amici, la nave è la scuola ed ogni porto è una possibilità di lavoro. Qualcuno decide di scendere appena possibile, per cercare qualcosa di meglio che pulire il ponte di una nave; qualcuno spera di fare carriera su quel vascello perché è affascinato dalle prospettive del viaggio ed infine c’è chi attende porti migliori. Questa non è una scelta dettata dal coraggio, ma dalla paura: ci si ferma per paura del futuro, si prosegue per paura del presente. È triste, lo so, eppure è così. Tutto ciò che il sistema ci offre è la possibilità di cercare riparo, di fuggire dai propri timori, dai propri dubbi; nessuno stimolo per quel che si andrà a fare, nessun aiuto per capire ciò che si vuole fare. Il disagio è grande, perché l’unica idea coraggiosa che ci hanno lasciato è fuggire da questo paese, ma spesso, quasi sempre anzi, non è possibile compiere questo passo a cuor leggero. Ma questa nave, viene spontaneo chiedersi, è così male? la risposta è soggettiva e dalle mie labbra non otterrete che un “sì”. Il problema è che non sono io soltanto, ma la maggior parte degli studenti, dei genitori che fanno studiare i figli, a pensarla in questo modo. Non è più così soggettiva ormai, a pensarci bene. Avete mai sentito parlare bene della scuola italiana? Non credo. Voi pensate bene della

scuola italiana? Non credo. Cosa non funziona? Essenzialmente questo: lo studente tiene il coltello dalla parte della lama. Ma questo non è importante solo per l’implicazione di una posizione falsata, meschina e difficile da sostenere in cui è posto lo studente, ma per il fatto stesso che tra lui e il sistema, la scuola, esista un coltello che, pur rigirato in qualsiasi modo, resta pure sempre un’arma che qualcuno può ferire e, al limite, anche uccidere. È proprio questo che non va, che non funziona, che è sbagliato. Opportunità, decisioni mature, doveri e responsabilità vengono consegnate allo studente, insieme a tonnellate di quiz, test, e “stimolanti” incontri con manager e professori, per garantirgli un futuro. Quello che manca è la voglia, l’interesse, lo stimolo vero ad amare quel che si fa! Certo, lo studente medio si è un po’ adagiato all’andazzo, ma come pretendiamo che persone di 15 anni che non sanno nemmeno che scuola media superiore hanno scelto, sappiano cosa vogliono fare? Il problema si è poi trascinato ed è arrivato fino ai piani più alti della formazione: l’università. Anche lì, ve lo posso garantire, le idee sono poco chiare riguardo al proprio futuro: la burocrazia dilaga avvalendosi di mezzi moderni, come internet, le cui potenzialità restano tali, lasciando un senso di sedicente efficacia, e la verità è sempre soggettiva; i trenta trentesimi sono molto spesso mere concessioni della dea bendata, i diciotto troppo spesso gentili regali. Cosa ci aspetta, miei colleghi studenti? Abbiamo scelto di restare a bordo della nave, ed ora è solo nebbia all’orizzonte e albatros nel cielo. E chi è sceso e ha cercato fortuna prima di noi? Sono sicuro che le stesse considerazioni fatte per la scuola, possono benissimo essere estese al mondo del lavoro. Siamo tutti dalla stessa parte, giovani, tutti noi teniamo il coltello dalla parte della lama.


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Notizie dal Mondo

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Siamo già ad ottobre, il vento freddo comincia ad insinuarsi nelle giornate assolate, l’abbronzatura è svanita e io mi trovo nel vivo del mio ultimo anno di liceo artistico. Pallida come una morta, mi aggiro per i corridoi di ogni piano in cerca di un caffè macchiato che mi risolva la giornata, che mi dia la forza di dire per l’ennesima volta alla professoressa di italiano che “No, mi rifiuto di fare la parafrasi scritta se devo copiare solamente le note dal libro, è un inutile spreco di tempo e forze”. Già mi aspetto il suo sguardo menefreghista, la sua risposta priva di significato, il suo irritante modo di schiarirsi la voce. La verità è che non sa nemmeno lei che senso abbia, la realtà è che ci tratta come una massa di idioti e comincio a pensare che lo siamo veramente. Mancano 68 giorni alle vacanze di Natale, che detti così sembrano anche pochi. Devo tenere duro e pensare che è l’ultimo anno che trascorro dentro questa prigione.

-I giovani e le opportunità- Il coltello dalla parte della lama Di Halfheart

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Da [DIARIO di beatrice-93-] “Parole, parole, parole...”


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A cura di Knaves..... Galdo81

80’voglia di trasmettere

Mi chiamo Maria, ho 22 anni, sono piccola ma bella. In questo momento indosso una canotta di Armani e dei tacchi di cristallo. Sono un’infermiera specializzata nel fare più cose contemporaneamente. Catturo passeri per farli in polenta. Ho un cane medio, che in realtà è piccolo, ma io dico medio perché così, in proporzione, sembro più grande. La mia passione sono i letti quadrati. 1. In ADBRadio cosa speri di aver dato? Be’, dopo averla fondata e lanciata ho dato quel tocco di charme che gli altri proprio non riuscivano a dare. Inoltre ho avuto l’idea. Presto la venderemo a Florentino Perez per un milione di monete da un centesimo. 2. Quattro aggettivi che descrivono la tua idea di ‘80. Ottanteschi, Durandurandici, Personaljesusici,Yoru (si usa anche come aggettivo sapete?).

5. Qual è il tuo grado di coinvolgimento nelle attuali battaglie sociali e ambientali? Come ho detto, catturo i passeri. Ma solo quelli più grossi. I piccoli li libero. Però, sempre come ho detto, ho un’idea personale di ciò che è piccolo. 6. Tre aspetti di Yoru che sono da giovane e tre da vecchia. Da giovane sono bella, graziosa e gradevole. Da vecchia sono splendida, stupenda e magnifica. 7. Schiavitù gastronomiche? I passeri. Siamo sempre lì. 8. In quale libro vivresti o hai vissuto? Sono un personaggio di un romanzo. Ma siccome l’autore è uno stron*o non vi dirò quale. 9. Di cosa vai fiera? Di tutto. Se devo dire una cosa in particolare, della mia divisa. E dei passeri che catturo.

3. Quali di questi sono sopravvissuti nella cultura contemporanea? Yoru, ovvio. Se fai altre domande così smettiamo.

10. Cos’è il successo per te? Catturare passeri succosi. E poi dominare il forum e magari, dopo, il mondo.

4. Chi ha paura di internet? AAAhhh! Scusa. Mi sono spaventata. Smettila con gli scherzi stupidi.

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Intervista a Yoru

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-Intervista a Yoru- 80’ voglia di trasmettere. Di Knaves


5. Qual è il tuo grado di coinvolgimento nelle attuali battaglie sociali e ambientali? Ho naturalmente firmato il referendum, in particolare per “acqua pubblica” e “no al nucleare”. Mai essere complici dei disastri ambientali. Ho partecipato alle attività della Coldiretti (avendo frequentato l’Istituto Tecnico Agrario). Ad oggi si posson vedere forme di estremismo stile Greenpeace, ma quando la cosa perde la dimensione locale viene sempre il sospetto che ci siano forti in-

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i 10. Cos’è il successo per te? Vedo il successo come uno scettro consegnato dalle vive mani del pubblico. Questo è volubile e tutto ciò che un artista può fare è stare al suo passo. Tanto velocemente lo si guadagna, altrettanto lo si perde.

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4. Chi ha paura di internet? I genitori in primis; la Chiesa, che osteggia tutti gli strumenti che liberano l’indipendenza dei giudizi; infine i personaggi pubblici che hanno scheletri nell’armadio.

9. Di cosa vai fiera? Le piccole cose del quotidiano. Aver fatto sorridere le persone a me care, aver suscitato nei miei tirocinii la gratitudine dei pazienti, soprattutto di più generazioni avanti alla mia. Essermi sentita dire “brava” da mia mamma. Aver contato qualcosa per qualcuno. Aver deciso in autonomia. Far parte del mondo, che considero meraviglioso.

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3. Quali di questi sono sopravvissuti nella cultura contemporanea? Credo che la storia sia un circolo che si rinnova, viene tutto rivisitato. L’esuberanza è rimasta (basti pensare ai kolossal), la fantascienza invade ancora le nostre case, le contraddizioni sono rimaste, soprattutto per quanto riguarda la cronaca politica. L’iconizzazione è continuata associandosi al consumismo (si pensi solo al successo delle converse e allo stile grunge), che si affianca paradossalmente alla attuale dissacrazione dei modelli stessi.

8. In quale libro vivresti o hai vissuto? Mi piacerebbe vivere nelle atmosfere della letteratura romantica dell’Ottocento inglese (Jane Austen, Emily Brontë). Balli, vestiti immensi, acconciature vittoriane, fruscii, sottogonne e ventagli. Amori drammatici. Tutte atmosfere da vivere però nella classe borghese.

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2. Quattro aggettivi che descrivono la tua idea di ‘80. Te ne do cinque: esuberanti, contraddittori, fantascientifici, consumistici, iconizzanti.

7. Schiavitù gastronomiche? Il salato: pane fresco, pizza, pasta (alla carbonara). Adoro la frutta secca. I dolci li considero peccati che mi concedo molto volentieri.

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1. In ADBRadio cosa speri di aver dato? Credo che ogni utente debba dare un contributo: io l’ho fatto in radio, principalmente portando gli anni ‘80 e un modo originale di presentarli tramite monografie e approfondimenti. Ritengo che quello della radio sia il progetto più creativo, interattivo e con maggiore potenziale di tutto il forum.

6. Tre aspetti di Yoru che sono da giovane e tre da vecchia. Sono “una novantenne nel corpo di una ventenne”. nel tempo libero sono pigra e mi dedico ad attività rilassanti. Apprensiva. Legata molto ai ricordi. Invece gli aspetti da giovane sono l’iperattività a lavoro, gli atteggiamenti ancora da teenager e lo stile comunicativo macchiettistico.

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Studia da Infermiera come scusa per stuzzicare gli utenti del forum. Ordinata nel lavoro, per il resto disordinata. Passioni: cucinare dolci, musica dai ‘60 alla metà dei ‘90, rock in generale e rock progressivo, poco metal. Colore: verde. Numero: 7. Animale: gufo.

teressi dietro. Apartitica perché sfiduciata. Un tempo avevo ideali politici, adesso non più. Spero che cada il governo, ma poi chi va su? La vicenda degli indignati stigmatizza l’apartiticità delle esigenze dei popoli. Ovviamente sono contro i facinorosi, che distorcono la protesta e danno la giustificazione al potere per la repressione. Approfitto per consigliare di affidare il 5x1000 o a Greenpeace o alla Fondazione San Raffaele di Milano per la ricerca medica.

-Intervista a Yoru- 80’ voglia di trasmettere. Di Galdo81

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Maria, nata 22 anni fa in quel di Bergamo.

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Dopo Frankestein, il nuovo Prometeo moderno - Il dottor mezzo cuore

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A cura di Halfheart

Diario di laboratorio quasi segreto, di un quasi ingegnere con propensione alla follia. Oggi, venerdì 21 Ottobre 2011, nuovi problemi bussano alle porte della mia mente ed io, Dott. Mezzocuore, li risolverò come solo un ing…un quasi ingegnere sa fare. Io e la mia ragazza ci siamo lasciati. Per essere precisi, in effetti è stata lei a lasciare me. E pensare che era tutto così perfetto tra noi...c’era sincerità, fiducia; ricordo ancora il nostro primo appuntamento: io le avevo chiesto di portare un certificato medico, ma non la prese troppo male, si limitò a pretendere altrettanto. Certo anche noi abbiamo avuto le nostre crisi, ma cose normali, che abbiamo sempre superato senza quasi mai l’intervento degli avvocati. Non capisco, mi sono sempre comportato bene, da signore, sono sempre stato dolce, premuroso... anche quando le dicevo “stai zitta donna e portami la cena!” lo facevo con rispetto, con dolcezza. Dicono che sia facile riconquistare le donne, le regali dei fiori, le scrivi una lettera...qualcosa di romantico insomma, dicono funzioni sempre. Se fossi un poeta le dedicherei una poesia, o una canzone se fossi musicista...purtroppo sono solo un ingegnere, anzi un quasi ingegnere, e non sono bravo in queste cose. Certo, il suo nuovo amico di 2 metri e 10 con la passione per la lotta greco-romana potrebbe sembrare un problema, ma io non mi scoraggio; sono sicuro che con il dialogo si risolve sempre tutto. Che rabbia, se penso alle squallide scuse che ha sfornato per piantarmi così...”sei uno schizofrenico, psicopatico, con personalità multiple”, ma quando mai? “Ben tornati alla nostra amatissima rubrica: cuoco io-cuoco tu-cuoco tutti! quest’oggi il vostro chef Mezzocuore vi insegnerà a cucinare...” Scusate ho perso un attimo il filo. Stavo parlando... ah giusto, della mia ragazza. Ex ragazza. Più che altro “ex mia”. Forse sono stati i suoi genitori a spingerla a tanto, le hanno sempre detto di non

mettersi con uno del racket (1), eppure avevo chiarito che era acqua passata! Ma sono ingegnere no? In effetti no. Ma quasi, e allora cominciamo ad analizzare il problema da un punto di vista più pragmatico! Tesi: mi ha lasciato per quella specie di Hercules. Contro tesi: non mi ha lasciato per lui. A questo punto mi blocco sempre, il problema persiste: mi ha pur sempre mollato. Sfoglio il libro di analisi matematica, ma non mi è poi così utile. Per lo meno ho fatto un piccolo ripasso, sempre utile. Mi devo quindi rassegnare? Devo mettermela via, rinunciare a lei, capire di averla persa per sempre? E chi lo spiega ai miei che non ho passato neanche questo? Continuano ad assillarmi con la storia che l’università è una grossa spesa e io non contribuisco, è forse colpa mia se non sono riuscito a far decollare il cimitero per cani?(2) Ma c’è sempre il prossimo appello dai, stavolta studierò per tempo. Rimane ancora il problema del mio ultimo esperimento. Il mio motore ad acqua distillata e chinotto si è fermato poco dopo l’accensione, qualche passaggio ancora mi sfugge, ma sento di essere vicino alla soluzione. -Annotazione personale: è finito il chinotto.-Annotazione personale: prendere anche un po’ di pane, il deodorante e carta igienica.Bene dai, anche oggi giornata positiva di lavoro, direi che può bastare. (1)-(2)cit. Woody Allen, “Criminali da strapazzo”.

-Dopo Frankestein, il nuovo prometeo moderno.Il dottor mezzocuore. Di Halfheart


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La posta di Various

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Hirsch tieniti impegnato..occupa tutti quei momenti sigaretta con qualcosa d’altro, procurati una pallina antistress e soprattutto non iniziare a farti le liste mentali dei momenti “ora ci starebbe una sigaretta”... non farlo e potrai tornare a sentire odori sconosciuti e sapori dei cibi, potrai essere più produttivo al lavoro e anche più instancabile a letto... ma ti importa davvero tutto questo?

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Non sto dicendo che fumare faccia bene, ma tutti noi sappiamo che aiuta a calmarsi...o a rendere più nervosi quando si smette... e non c’è sigaretta elettronica che tenga... il caldo e l’odore di una malboro rossa rimangono unici.

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Io ho avuto la fortuna sfacciata di non esser mai entrato nel tunnel. o forse sono un rarissimo nicotina indipendente.. La sigaretta non mi ha mai dato dipendenza.. eppure ho iniziato a 14anni, ho fumato un mese.. poi ho smesso, ho ripreso l’anno dopo e così via...Febbraio è il mio mese del fumo da ormai dieci anni. Febbraio è il mese in cui mi sento più giù, più stanco, più incazzoso, fumare mi calma..anche se forse è solo che quando fumo mi devo prendere una pausa sigaretta e quindi sconnettere il cervello, accendere la sigaretta e poi ispirare... già forse è una forma di Yoga...

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Prendo in prestito la battuta di Woody Allen: «Se smetterai di fumare, vivrai una settimana in più… E in quella settimana pioverà sempre…». Già perchè molti piaceri della vita purtroppo fanno male, ma vivere senza concedersi dei piaceri è vivere?

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Voci strane nella testa. Sai non era male l’idea della posta dei lettori, ma a quanto pare il topic ha preso polvere e tu ti sei preso i ratti. Inspiro espiro, posso farcela sì. No ecco, non ti scrivo solo perché è un peccato vedere il vuoto qui e te affranto - nonché rattristato rattizzato - ma perché ho smesso di fumare. Si ho smesso ieri. Non per tutte quelle storie sulla salute e sui tumori, che poi se non hai salute e hai un tumore equivale a dire che devi essere un fumatore per forza e se non lo sei magari han fatto male i conti nelle Pubblicità Progresso. Però mi sono detto “ok, smetto” ed eccomi qui che mi mancano le mie amate, il mio unico vizio. Bè, unico forse no... ma certo il più amato: pacchettino rosso e bianco, ciosba, paglia, cicca, sigaretta o come vuoi chiamarla tra le dita, et voilà. Inspiro espiro. Dopo due giorni sento già la mente offuscata dall’astinenza e vaneggio come un pazzo (lo vedi anche tu) in assenza della mia droga. E allora giro il forum, mi vien voglia di partecipare alla IOTW 25 solo perché la ragazza nello stock è carina, mi vien voglia di vedere un film (ma questo Blood Story come è?), mi viene voglia di partecipare al 3° Torneo di Texas Hold’Em. Ma poi che giochi a fare con carte virtuali, se non hai neanche il sacrosanto vantaggio di fumare mentre giochi proprio come non puoi ad un vero tavolo da gioco... triste me, triste. Inspiro espiro. No, non ce la faccio. Ora il mondo sembra come la realtà. Donne aride come il deserto che promettono sentimenti eterni, cibi belli ma schifosi, contratti di lavoro che sono tutto lavoro e niente contratto. Mah. Ci mancava solo Barni1992 che chiede l’audiolibro di Allen Carr: E’ Facile Smettere Di Fumare Se Sai Come Farlo. No. No Barni, non dovevi. Proprio oggi hanno accontentato la tua richiesta. E poi te lo dico io. Smettere è facile una sega.

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Risponde il nostro dott. scazzone Various

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Lettera da Hirsch

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A cura di Various

-La posta di VariousDi Various

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Inspiro espiro... non c’è gusto se è solo aria. Various scannerizzami una sigaretta, please.


Slanguidi Termini - Ca**o-

A cura di El_Maxo & Galdo81

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È italiano! Volgare, ma è italiano. Di etimologia incerta, assume una marea di significati nel parlato comune. Il semplice termine cazzo, nel gergo nord barese, assume svariati significati. Oltre ad essere usato come sostantivo, volto ad indicare eventi o fatti non meglio precisati (accezione comune nel basso italiano corrente) è nel suo uso interiettivo, come esclamazione insomma, che le sfaccettatute plurime della sua funzione assumono le valenze più disparate in base al tono e alla funzione posizionale nella frase. Es: “Ce cazz di sciournet!” (trad. che cazzo di giornata): una semplice frase con 2 significati: 1) se la “e” contenuta in “ce” è accentata, espressa con tono alto e soddisfatto, l’espressione indica condizioni metereologiche favorevoli. 2) se la “a” contenuta in “cazz” è accentata, pronunciata in maniera marcata, allora indica una giornata che parte col piede giusto, emotivamente e per le aspettative. La stessa espressione indica quando, abbandonati sul viale dei ricordi, si vuole descrivere una trascorsa bella giornata. Es. n.2: “Ce sciournet di cazz” (trad.\che giornata di cazzo): mutando la locazione posizionale del termine si ottiene un’altra coppia di valenze: 1) se la “e” contenuta in “ce” è accentata allora si intende comunicare condizioni metereologiche sfavorevoli 2) se la “a” contenuta in “cazz” è accentata allora si indica una giornata particolarmente sfortunata o sinistra. N.B. La parola “giornata” è un esempio, si possono usare le stesse costruzioni con qualsiasi sostantivo. N.B.2 Il vero barese non usa MAI il termine “cazz” per indicare il reale organo genitale maschile, soprattutto e infatti, di età non superiore ai dieci anni; in quelle situazioni si usano perifrasi o metafore anche in situazioni particolarmente alte (es. colloquio con un medico). N.B.3 Nell’accezione di “parlare al cazz” vuol dire “parlare senza che nessuno ascolti”; mentre “fare o

parlare a cazz” significa fare qualcosa in modo sciatto e sbagliato o parlare senza cognizione di causa. Ulteriore approfondimento merita l’accezione locativo/ figurata: 1) Si vnut cazz (sei venuto cazzo). Vuol dire: sei giunto inopportuno o indesiderato. 2) S’ vneut, cazz! = finalmente sei giunto! Dicesi di un ritardo cronico. 3) Si vnut cazz cazz= Sei giunto inaspettato, quatto quatto, tomo tomo. 4) Cazz cazz, s’ vneut?!= sei in loco per imbrogliarmi oppure sei venuto per prendere qualcosa che non voglio darti. P.S. Nel barese esiste un’espressione (derivata dal termine in questione) “ka ci” pronunciata in maniera contratta esattamente come riportata che si può usare per indicare o dire qualsiasi cosa, anche addirittura come risposta inequivocabile ad un disgiuntiva particolarmente complessa: Es: “hai intrattenuto un rapporto intimo con costei?” oppure “Preferisci pizza o gelato?” la risposta (“Ka ci!”) si comprende dal tono e dall’enfasi, ma è una risposta chiara e conclusiva a qualsiasi domanda vi venga in mente di porre! In napoletano cazzo può voler dire, oltre all’ovvio significato: Cosa, affare: sape ‘e cazz e tutte quante = conosce le cose/ gli affari di tutti. Capace: nun so’ stato cazzo ‘e capì niente = non sono stato capace di capire niente. Poi ci sono i derivati: Cazziata: violento rimprovero. Cazzimma: “che vuol dire? nun t’o bboglio dicere: chesta è ‘a cazzimma!” - aggettivo: cazzimmoso. Scazzimma: lerciume presente nella zona lacrimale degli occhi appena ci si sveglia. Checazzo: simpatico.

-Slanguidi termini- Cazzo Di El_Maxo & Galdo81


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A cura di El_Maxo

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Il pioniere dell’informatica moderna

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Spesa del mese. Polpette danesi alla birra Di Manuelina888

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L’ 8 ottobre di questo mese, con notizia ufficiale diffusa su Google+ dall’informatico Rob Pike con quattro giorni di ritardo, si è spento Dennis Ritchie (nato il 9/9/1941), l’inventore e padre del linguaggio C. Subito dopo la laurea, conseguita a pieni voti presso l’Università di Harvard in Fisica e Matematica Applicata, ha lavorato presso i Laboratori Bell dove, assieme ai suoi colleghi ed amici Brian Kernighan e Ken Thompson, scrive, nel ‘71, l’Unix Programmer’s Manual sancendo la nascita del sistema operativo Unix, e poi, a pochi anni di distanza, The C Programming Language, testo chiave ritenuto fondamentale da tutti gli informatici del mondo. Introverso, lontano dal mondo degli affari come dalle telecamere, schivo e con un alto senso della privacy, questo genio dell’informatica ha vissuto senza eccessi, rifuggendo la fama meritata e continuando a lavorare presso i Laboratori Bell; anche dopo che gli sono stati attribuiti numerosi premi: Premio Turing (‘83), Medaglia IEEE “Richard W. Hamming” (‘90), National Medal of Technology (‘99) e in ultimo il Japan Prize nel 2011. Oltre all’innegabile contributo di questo genio al mondo attuale, è opportuno menzionarlo per il suo stile di vita morigerato e tranquillo: fama e ricchezza non hanno alterato la sua profonda natura curiosa, sognatrice, lavoratrice e modesta. Dagli informatici di tutto il mondo, grazie Ritchie!


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A cura di El_Maxo

Ingegnere, filantropo e fortunato.

All’età di 92 anni, a Buffalo nello stato di New York ci lascia Wilson Greatbatch. Per quanto il nome non ispiri, nell’immediato, nulla, in tanti sono stati salvati dal genio fortunato di Greatbatch, poiché a lui si deve l’invenzione del primo pacemaker cardiaco. La scoperta avvenne per caso, infatti, dopo aver conseguito il titolo di ingegnere, dedicò i suoi studi giovanili alla ricerca di una possibile relazione tra il cuore ed il sistema elettrico; un fortunato incidente fece associare un resistore ad una resistenza errata permettendo la nascita del primo sostituto meccanico al battito cardiaco. Dal primo 77enne, morto dopo soli diciotto mesi, a cui fu impiantato il pacemaker , questo ritrovato tecnologico si è notevolmente evoluto, permettendo di salvare migliaia di vite. Il mondo non dimenticherà il “Bobby Solo” dell’ingegneria sanitaria, anche perché oltre al più fortunato pacemaker ben 150 brevetti portano la sua firma, non tutti scoperti casualmente.

Wilson Greatbatch - Ingnegnere, filantropo e fortunato Di El_Maxo~

Happy Birthday Tanga!

A cura di El_Maxo

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Wilson Greatbatch.

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Non è uno scherzo, ma l’indumento intimo che scatena l’immaginario collettivo maschile e rappresenta una perfetta fusione odio\amore per la componente femminile, per i meno poetici semplicemente “tanga”, compie i suoi primi ed onoratissimi trent’anni. Infatti risale al 1981, la California come scenario, il suo brevetto e l’idea di commercializzarlo in larga scala ad opera del fortunato Frederick Mellinger (già inventore del pushup), gestore di una boutique sui generis. Leggenda vuole, però, che già nel 1972 a Rio de Janeiro la modella Rose de Primo avesse prodotto un primo e rudimentale modello di questo miracolo dell’abbigliamento mutilando il suo costume da bagno; il tutto per mostrare il, forse spettacolare, suo… pardon, per valorizzare il suo B-side! Sono ormai passati trent’anni, e pure questo indumento non ha perso lustro e slancio, ancora acclamato dalle folle

e reinventato dalla moda: quindi auguroni tanga e cento di questi B-si… désolé…cento di questi giorni!

Happy Birthday Tanga! Di El_Maxo


Apple Orfana del suo creatore Muore Steve Jobes Di Nihil Morari

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troppo audace; ma è fuori discussione il fatto che se oggi è possibile telefonare, inviare sms, chattare, ascoltare musica, fare foto e video, navigare su internet e sui social network, leggere giornali, riviste e libri – il tutto sullo stesso mezzo– il merito è anche e soprattutto di quest’uomo e della sua inventiva. Checché se ne dica, Jobs ha contribuito a plasmare il mondo della comunicazione e a farlo entrare in una nuova era.

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Steve Jobs è morto lo scorso 5 ottobre a Palo Alto, California, all’età di 56 anni. Jobs fu dato in adozione dalla sua famiglia appena nato; ha frequentato l’università per un semestre, lasciandola per poi entrare nel mondo del lavoro. Dopo aver lavorato presso l’Atari fondò la Apple Computer: era il 1° aprile 1976. Nel 1984 vide la luce il primo Macintosh, che lo consacrò definitivamente come uno dei principali informatici al mondo. Un anno dopo abbandonò l’azienda e fondò una nuova compagnia: la NeXT Computer. Nel 1986 acquistò la Pixar. Poiché la Apple si trovava in forte crisi, la dirigenza chiese al suo fondatore di tornare a guidarla; data la difficile congiuntura della NeXT, Jobs accettò imponendo che quest’ultima fosse incorporata nella società. Nel 1997 divenne CEO dell’impresa e lanciò l’iMac, il primo computer all-in-one. Il 21 ottobre 2001 venne presentato il primo iPod, riproduttore mp3 basato su iTunes, con il quale si può acquistare musica direttamente dallo store online. Attualmente iPod è il lettore mp3 più diffuso e iTunes il mercato digitale più grande al mondo. Il 29 giugno 2007 Jobs presentò l’iPhone, debuttando così nel mondo della telefonia mobile. Con i suoi successori (poche settimane fa è stato presentato l’iPhone 4S) la Apple si impose come leader nel settore degli smartphone. Nel 2010 fu la volta del primo tablet, iPad – sostituito da iPad 2-, che introdusse l’iBookStore: negozio online tramite il quale è possibile acquistare e leggere libri direttamente sul supporto. Nel 2004 Jobs ha scoperto di avere un tumore maligno al pancreas. Il 24 agosto 2011 si è dimesso dal suo ruolo, chiedendo che il suo posto venisse preso dal suo vice Tim Cook. In una nota del 5 ottobre, la Apple ha annunciato la morte del suo fondatore a causa di un arresto respiratorio dovuto ad un attacco di panico. Per commemorare il suo fondatore il 19 ottobre si è tenuta una grande cerimonia cui hanno partecipato i dipendenti dello stabilimento di Cupertino. La notizia ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo e sono subito emerse reazioni contrastanti: da una parte quelle dei suoi più fedeli sostenitori che lo osannano come un genio e lo considerano un Gutenberg della modernità; dall’altra quelle dei suoi critici che lo accusano di autoritarismo e di sfruttamento minorile. Quale che sia l’opinione su quest’uomo non bisogna perdere di vista un dato di fatto: Steve Jobs ha cambiato per sempre il modo di comunicare. Certo il paragone con Gutenberg è, evidentemente,

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A cura di Nihil Morari

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Apple orfana del suo creatoremuore Steve Jobs

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In Breve


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A cura della Redazione.

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Due Righe!!

Nakary detta Nakiiriko/Nakii (Febbraio ‘84) Annoiata da tutto e da tutti, Sofferente da se stessa e con se stessa... aspirante grafica pubblicitaria, in Italia da 16 anni... convinta che la fantasia prevalga sulla ragione... amante dei puntini di sospensioni. Ultra-laureata, lavora in un beershop. Adora i gatti, tanto da considerare la sua micetta la sua bimba adorata.. Gli piacciono i doppi sensi, perché i sensi unici sono noiosi.. Mauro Aka Various (13 febbraio1987) è un informatico valtellinese, attualmente codirettore del jOURnal. Sognatore incazzato. Prova un amore folle verso gli animali e ne posssiede ben 5 di diverse specie. Scrivere è per lui uno sfogo, un momento di riflessione fra se e il mondo che sta dentro di lui. Halfheart: writers e collaboratore del journal. Ovvero Luca: studente di ingegneria per professione, mente matematica per predisposizione, poeta fallito per vocazione. Classe ‘90, quasi ‘91: nato precisamente il 28 Dicembre 1990. Sognatore irriducibile, innamorato, felice (ora). Giocatore di pallacanestro, se preferite basketball, ex tennista praticante ora la più economica versione da tavolo. Segni particolari: supercazzola sempre pronta, tendenza a coltivare la propria barba. Indole pacifica e socievole, con tendenza alla buffoneria.Salve a tutti! Stefano aka Knaves (novembre ‘75), redattore del jOURnal. Ricercatore fallito. Romanziere stressato. Docente precario. Padrone felice di cane. Subdolo ma gentile. Pieno di difetti stilosi. Pessima salute. Scrive perché è un modo per fissare il proprio essere a qualcosa. Mastro Buffone emerito. Odia la collega Schwarze, periodicamente. Maria, in arte Yoru, virtualmente all’anagrafica di ADB Schwarze (et ogni derivato che la vostra mente unita all’astio per il tedesco può partorire). Ufficialmente al terzo anno del CdL in Scienze Infermieristiche, ufficiosamente aspirante killer di corsia. Mi piace guardare la vita in tonalità verde, il mio colore preferito. Caffeina&Teinadipendente. E basta, non mi piace autodescrivermi. Intervistatrice arrabattata, con un’idea malsana in testa che il futuro forse vedrà nascere. Odio il collega Knaves, perpetuamente. Lui è Kira. E anche El Diablo. Io vi ho avvisati.

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Manuelina888: La sottoscritta, è la rappresentazione vivente del LaLaLa~ (rivolgersi a Knaves per delucidazioni a riguardo).Nonostante trovi terribilmente limitante definirsi, vi dirò che questa piccola creatura (la sottoscritta) è cronicamente nostalgica, ha l’equilibrio precario e si innamora di tutto.Riservatamente Mia, Emanuela.Non scordatevi la E iniziale.

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Massimiliano aka el_maxo (Giugno ‘85)Non crede neglio oroscopi, ma dei gemelli si dice abbiano una doppia personalità, e questi due Max sono in perenne contrasto.”Filosofo” per titolo, antropologo per curiosità: esula dalla sua comprensione tutto ciò che reputa non umano, chitarrista con pochi, basette immancabili, aspirante docente con una particolare avversione per tutti gli alunni, idealista e realista, amante dell’élan vital odia le cose statiche, coerente con sé stesso (o almeno con uno dei due), interessato agli altri, annoiato dagli altri, spontaneo, calcolatore, razionale, istintivo. Nemico giurato del piattume monotono.

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Erika [..] aka Josephine~ (15 Luglio 1989), collaboratrice. AnimeDBholic ! Eternamente Malata. Eternamente Stressata. Eternamente Innamorata. Studentessa per Hobby. Lunatica,scema e chi più ne Ha,più ne Metta. In Realtà Non Scrive... Si limita a dare una Zampata delle sue al jOURnal.

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Marco aka galdo81, del clan Esposito. Convinto assertore della diceria secondo la quale “Un animo nobile titaneggia nel più piccolo degli uomini” (Jebediah Springfield), intervista cani e porci. Architetto abusivo, studente paranoico, baseball player, alfiere della fratellanza, esecratore dell’arroganza.

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Daniele aka Nihil Morari (20/06/91). Studente universitario speranzoso di diventare giornalista. “Chitarrista” a tempo perso; vive di musica e libri. Pensatore fallito. Agnostico praticante. “[...] And I will spend the rest of forever trying to figure out who I am”.

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Impronunciabilenomesubsahariano Kadim, in (p)arte kado’, soggiorna in penisola da tanto ma non da sempre. Passa le giornate ad immaginare come sia il mare pur abitandoci a qualche kilometro di distanza. StUtente pasticcione e distrattamente innamorato, ama perdersi tra le nuvole, mangiare ad orari improponibili ed ascoltare la vita. Crede fermamente nelle potenzialità del jOURnal, tanto da beffeggiarlo per ruolo. Si occupa delle vignette e se fortunato si ricorda pure di consegnarle...

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GunLegend: Denis, anno 92 Palermitano, Provengo da ben tre stati diversi Russia, Spagna, Canada ; Russia perchè mi chiamo Carmuco, e provengo dalla tribù dei camucchi, poi dalla spagna per il paese che è nato El Carmuco e la festa annessa. Poi dal canada perchè i miei genitori sono canadesi. Amo la musica, sono chitarrista da ben 5 anni di chitarra sia classica che elettrica, e sono al 5 superiore d’informatica. Pratico : nuoto, rugby, football americano e pingpong. Fidanzato da 1 anno, innamorato della Commedia di Dante. Il mio sogno nel cassetto; è creare una software house ! speriamo che riesca a crearla. Se divento famoso vi farò programmi gratis ad ognuno componente del giornale! Aldosanf: Mi fingo spudoratamente Journalist, ma sono un ignorante,la mia vita è costellata di alti e bassi,come il mio carattere (a volte irascibile a volte dolce) amo la musica , quasi più della mia vita stessa, desidero continuare questa esperinza affascinante nel forum e mi imgegnerò, entro i limiti di tempo concessomi a migliorarlo. Attualmente soddisfattissimo di condividere con tutti voi, anche chi mi stà sulle “BALLS”, tale emozionante esperienza. Non amo le presentazioni ma devo farlo. Mi chiamo Andrea ma potete chiamarmi Kaze, sono nato a Palermo e ho 21 anni, ma questo potevate vederlo anche nel mio profilo. Non amo moltissime cose, forse sono più le cose che odio che quelle che amo, non sono una persona normale. Infine, nel journal, dò una mano a Naki per la parte grafica.

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essemc aka Giuseppe Fonte è nato a Vimercate nel 1987. Studia Lettere Moderne a Milano. Nel 2008 ha partecipato al concorso Subway-Letteratura con la poesia “Ultima tratta”, classificandosi secondo. Ha collaborato con l’associazione A.P.E. alla stesura e alla realizzazione di spettacoli-lezione gioco. Attualmente è membro del gruppo Linea 2, con il quale ha realizzato, nel 2009, l’album autoprodotto “Amhardcore”. Nel 2011 pubblica presso AbsoluteVille l’estratto poematico “Isidoro” e il componimento breve “Oltre la siepe”, a cura di Vincenzo Frungillo. Dj, Radio User, giornalista (per modo di dire) presso il jOURnal. Utente radiottivo odiato dai tecchi. Appassionato di arti e cultura, aspirante scrittore, rapper e alla costante ricerca del modo per non essere fuori luogo.


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Tutte le immagini, sono state inserite in ottemperanza all’articolo 2 della legge numero 2/08 quindi comma1-bis dell’Art. 70 della L. 633/41


www.animedb.tv The jOURnal Numero 02. GenerazioneY, I figli del Disincanto. Copertina frontale di Nakiiriko Copertina retro di Kazekage-Sama


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