Rassegna stampa del 23 gennaio 2019

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REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Mercoledì 23 Gennaio 2019

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L’INTERVISTA DANILO TONINELLI

«SullaTavvenetanonc’ènulladideciso Valdastico?Ragioniamosultracciato»

Il ministro delle Infrastrutture fa il punto sulle opere a Nordest. Garanzie sull’autonomia Ministro Toninelli, l’Autostrada del Brennero è in proroga con la concessione e sta discutendo il rinnovo con il suo ministero e l’Unione Europea. La nuova veste, se andrà in porto, sarà interamente pubblica, in particolare con il protagonismo degli enti locali. Come giudica questo modello e a quali altre situazione potrà poi applicarsi? «È il modello vincente. In questo caso abbiamo messo a punto, superando tutti gli ostacoli posti dalla Ue, uno schema di convenzione che viene davvero incontro ai cittadini e valorizza i territori. Parliamo di investimenti che restano sui luoghi attraversati dall’autostrada e tariffe che puntano alla sostenibilità ambientale e al tempo stesso fanno risparmiare chi viaggia». Ci sono due punti che separano attualmente il Ministe-

ro, Autostrada del Brennero e gli enti locali. Il primo è sulla richiesta del ministero di restituzione degli utili prodotti dall’A22 dal 2014 ad oggi. Si tratta di circa 60-80 milioni all’anno. Qual è la ratio della vostra richiesta e quale mediazione si può trovare? Cosa ne pensa di un’eventuale ipotesi di gara minacciata da A22? «Abbiamo fatto di tutto per evitare che la gestione e i profitti vadano ai privati. Ma per scongiurare la gara ci deve essere la collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti. Noi abbiamo elaborato una proposta, sul punto di mediazione siamo in queste ore al lavoro». Da oltre 40 anni Trentino e Veneto discutono della realizzazione dell’autostrada Valdastico. Ma l’ipotesi è sempre abortita per i

costi ambientali e i dubbi di scaricare sull’A22 un ulteriore flusso di traffico. Con l’elezione alla presidenza della Provincia autonoma di Trento del leghista Maurizio Fugatti si è creato un nuovo asse con il governatore veneto Zaia per rilanciare l’opera che dovrebbe collegare Piovene Rocchette a Rovereto sud. La Provincia autonoma di Bolzano si è detta contraria così come il M5s locale e il centrosinistra. Qual è la sua posizione? «Mercoledì (oggi ndr) incontreremo Zaia e Fugatti per discutere della concessione e della eventuale realizzazione del tracciato. In linea generale, questo ministero è aperto a valutare tutte le infrastrutture che servono davvero. Ma devono servire a chi le usa, non a chi le costruisce». In una rec e n te i n -

tervista al Corriere della Sera sul tunnel del Brennero lei ha detto che i lavori proseguiranno: «Non si può chiuderlo, bisogna farlo meglio». In che cosa si può migliorare? «È un’infrastruttura che il M5S al Governo non avrebbe mai fatto così in origine. Ora tutte le opere di adduzione vanno rese funzionali e sostenibili. Inoltre, è necessario in particolare rafforzare la linea

esistente per spostare sin da subito i camion su rotaia». I tratti veneti della Tav verranno completati o meno? I privati hanno già un contratto in mano e 160 milioni di anticipo per il tratto Brescia-Verona: debbono andare avanti o fermarsi? «L’analisi costi-benefici, obiettiva e mai fatta prima in modo terzo e scientifico, è in via di completamento. Ci aiuterà a decidere». Nel Nordest il reddito di cittadinanza, i timori di un’autonomia annacquata (in Veneto) e i ripensamenti sulle infrastrutture stanno creando delle fibrillazioni. Non temete di perdere consenso in quest’area del Paese e con quali misure pensate possa essere eventualmente arginato? «Stiamo parlando di una misura che costringerà il be-

Il vertice

Grandi opere: Zaia e Fugatti vertice al Mit VENEZIA Un incontro con un ordine del giorno particolarmente denso. Oggi, a Roma, il ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, vedrà i governatori di Veneto e Trentino, Luca Zaia e Maurizio Fugatti, per discutere di infrastrutture a Nordest. Oltre alla Tav, il tema più caldo sarà la Valdastico nord fresca di bocciatura dal Consiglio di Stato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

neficiario a sottoscrivere un Patto per il lavoro, ad attivarsi, formarsi. È un provvedimento rivoluzionario che serve prima di tutto alle imprese che cercano risorse competitive per accrescere la loro produttività e competitività. Sull’autonomia, invece, abbiamo detto che i veneti si sono espressi in modo chiaro e ora si tratta di fare le cose bene». Ministro Toninelli, in questi giorni c’è stato un battibecco a distanza tra il Ministro Fraccaro e il governatore veneto Zaia sul tema dell’autonomia delle regioni che hanno chiesto il referendum (Veneto, Lombardia, Emilia). Fraccaro ha dichiarato a la Stampa che non è d’accordo sulla legge delega proposta da Zaia e che vanno salvaguardati la coesione nazionale e la tenuta dei conti; Zaia ha replicato che si procede come da articolo 116, comma 3 della Costituzione che prevede un’intesa tra governo e regioni interessate. Il timore del Veneto è che alla fine l’autonomia prevista su molti temi possa essere annacquata per evitare un conflitto con il sud d’Italia. Qual è la sua posizione? « Nessuno vuole annacquare nulla. Zaia ha proposto di procedere con una legge delega, ma è stato lo stesso ministro Stefani a dichiarare che non è lo strumento adatto: il collega Fraccaro ha solo ribadito questa posizione. Il Governo è unito nel sostenere le richieste di autonomia che saranno un valore aggiunto per tutto il Paese». Simone Casalini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nuovi assetti di potere

Europee e Comunali, i commissariamenti agitano la Lega Clima sospeso nella Lega, dove sussurri danno per «imminente» il commissariamento della segreteria regionale (fu «nazionale») e, a cascata, delle segreterie provinciali, già commissariate dal maggio scorso. Una mossa che avrebbe immediati riverberi sulla scelta dei candidati per le Europee e di quelli per le amministrative (nonostante non coinvolga alcun capoluogo, la tornata in Veneto interessa la bellezza di 326 Comuni) e per questo sta tenendo il partito col fiato sospeso. A ieri non era in agenda alcuna riunione del consiglio federale sull’argomento e tra i colonnelli circola un certo scetticismo («È da ottobre che ci dicono “questo mese è quello buono” e poi non succede niente») ma da via Bellerio fanno sapere che qualunque data a cavallo tra gennaio VENEZIA

Al timone Bitonci e Da Re

e febbraio potrebbe essere quella giusta. Il passaggio, per quanto stra-annunciato, è importante perché segnerà la fine della Lega così come l’abbiamo conosciuta finora, «Nord», e l’inizio della nuova Lega «per Salvini premier», con statuto nuovo di zecca. Questo sembrerebbe escludere la possibilità, un tempo in voga nella prassi leghista, di commissariare il segretario

Verso le primarie del 3 marzo nominando egli stesso commissario, fino al congresso: se così fosse, infatti, potrebbe dirsi garantita la discontinuità richiesta per il passaggio da un partito all’altro? Ci si metterebbe al riparo da possibili ricorsi e contestazioni? La vicenda dei 49 milioni insegna. Lo sperano gli avversari del segretario uscente Gianantonio Da Re (e del presidente della Liga, Massimo Bitonci), che da tempo lavorano sul territorio per costruire il consenso necessario a creare un’alternativa e disarcionare la «vecchia guardia» sulla tolda dai tempi di Bossi, se si esclude il breve e turbolento interregno di Flavio Tosi. Quel che è certo è che Da Re si ricandiderà, mentre l’altro nome accreditato è quello dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, beniamino della base. Il governatore Luca Zaia, come d’abitudine, si terrà fuori dalla mischia. Ma quando si terrà il fatidico congresso? Vista la lentezza con cui si procede, si andrebbe all’estate, forse perfino dopo. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Congresso Pd, i big stanno con Martina ma vince Zingaretti

VENEZIA La consultazione tra gli iscritti del Pd per stabilire chi, tra i sei candidati alla segreteria, approderà alle primarie del 3 marzo (ce la faranno in tre) si avvia ad un esito sorprendente in Veneto. Non tanto per il nome del favorito, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, quanto per quello dello sfavorito, il segretario uscente Maurizio Martina, sostenuto qui dalla maggioranza dei big del partito. Un segnale di ulteriore scollamento tra la base e la nomenclatura dem, protagoniste di una faticosa traversata del deserto. I dati: Zingaretti è al 43,5% (con picchi del 48% a Treviso e del 46% a Venezia); Martina al 35,3% (48% a Verona, 47% a Padova); il «terzo incomodo» Roberto Giachetti al 18,8%; quindi Francesco Boccia all’1%, Dario Corallo e Maria Saladino allo 0,7%. Ora, è vero

Duello Martina e Zingaretti

che Zingaretti in Veneto è al di sotto della performance nazionale (43,5 contro il 51,2%) e di contro Martina al di sopra (35,5 contro il 31,8%), con un exploit inatteso di Giachetti (18,8 contro il 13,5%), ma il risultato del governatore del Lazio è comunque inaspettato perché tra i big locali solo il consigliere regionale Graziano Azzalin e l’ex sottosegretario all’Economia Pierpaolo

Baretta si sono schierati con lui; tutti gli altri, dai consiglieri regionali ai parlamentari, stanno sostenendo Martina. Sono (quasi) tutti renziani e questo dà l’idea dello schieramento delle truppe dell’ex premier ora «semplice senatore di di Scandicci, Impruneta, Signa e Lastra a Signa». D’altra parte, Martina fu il vice di Renzi e in quella stagione vennero composte le liste per il parlamento (sempre durante la segreteria di Renzi, prima versione, si fecero le liste per le Regionali). Da segnalare le consuete tensioni a Rovigo, feudo della famiglia Romeo, usa a «contarsi» sostenendo l’outsider di turno (fu Emiliano nel 2017, è Boccia stavolta ed è al 19%!), dove la consultazione è finita in rissa e ricorsi. Intanto fa proseliti il manifesto anti sovranista messo a punto dall’ex ministro Carlo Calenda: in Veneto hanno firmato, tra gli altri, il professore dell’università di Padova Stefano Allievi, l’imprenditore Alberto Baban e Veronica Manfrotto della Libreria Palazzo Roberti di Bassano. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENEZIA E MESTRE

Corriere del Veneto Mercoledì 23 Gennaio 2019

Mangiapaneenoci:sisentemale Muorefigliodell’exassessorediNoale

A processo

«Forcone» insulta su Fb Napolitano

Federico Anile era con gli amici. Choc anafilattico: l’ipotesi di un’allergia al cibo Avrebbe dovuto essere una serata trascorsa in compagnia, tra chiacchiere e buon cibo. Lunedì sera era andato a casa di un amico per cena ma mentre mangiavano si è sentito male. Ha cominciato facendo fatica a respirare e la situazione in pochi istanti è precipitata. Quando è arrivata l’ambulanza, lui era già in arresto cardiocircolatorio. I medici hanno tentato di tutto ma Federico Anile, 21enne di Noale, è entrato in coma dopo la corsa disperata in ospedale. Fino all’ultimo la sua famiglia ha sperato che potesse riprendersi ma ieri pomeriggio è stata dichiarata la morte cerebrale. Il decesso, secondo le prime ipotesi, potrebbe essere avvenuto per uno choc anafilattico. Il dramma si è consumato a Noale, dove Federico ha sempre vissuto insieme alla sorella, a due fratelli e alla mamma, la famiglia Anile è molto conosciuta in paese. Il papà del giovane, Antonio Fabiano, è morto quasi dieci anni fa all’età di 52 anni all’ospedale di Genova a causa di una leucemia. L’uomo era stato medico di base e assessore della giunta di Carlo Zalunardo. «Una famiglia molto attiva e stimata

NOALE

Sorridente Una bella immagine di Federico Anile, 21enne di Noale. Studiana e amava la musica

nella nostra comunità», ricorda il sindaco di Noale, Patrizia Andreotti, dopo aver appreso della scomparsa del giovane. Federico, dopo essersi diplomato al liceo Maiorana, aveva proseguito gli studi all’università di Padova, amava la musica che produceva insieme ad un gruppo di amici e gli piacevano le escursioni in montagna. «Un ragazzo brillante cresciuto in una famiglia per be-

ne — dice un conoscente —. Questa è una tragedia, siamo tutti sconvolti». La sua è stata una morte improvvisa. Secondo quanto ricostruito finora, il giovane lunedì sera avrebbe cenato a casa di un amico a Noale e poco dopo avrebbe accusato delle difficoltà respiratorie. È stata chiamata un’ambulanza e gli operatori del Suem, al loro arrivo, lo hanno trovato già in condizioni criti-

che. Era in arresto cardiocircolatorio e non c’era un solo minuto da perdere. Hanno cominciato le manovre di rianimazione sul posto e hanno proseguito fino all’arrivo all’ospedale di Mirano, dove il 21enne è stato ricoverato. I medici hanno provato in tutti i modi a salvare il giovane che, però, non ce l’ha fatta. I sintomi descritti hanno fatto subito pensare a un possibile choc anafilattico, anche se non c’è ancora una conferma ufficiale. Federico potrebbe aver mangiato qualcosa a cui era allergico, forse del pane alle noci. Ma questa, al momento, è ancora un’ipotesi che potrà trovare conferma solo con un’autopsia che la procura deciderà se disporre nelle prossime ore. La notizia della scomparsa del ventunenne ieri pomeriggio si è diffusa in tutto il paese, tra gli amici più stretti e i conoscenti, tutti increduli di fronte a ciò che è successo. Da parte del sindaco e dell’intera amministrazione comunale sono stati espressi cordoglio e vicinanza alla famiglia del ragazzo. Il funerale sarà fissato nei prossimi giorni. Eleonora Biral

A

La vicenda ● Federico Anile, 21 anni, è stato dichiarato cerebralmente morto ieri per le conseguenze di uno choc anafilattico ● Pare che il giovane, lunedì sera, sia andato a casa di un amico e si sia sentito male dopo aver mangiato ● A stroncarlo forse un panino con le noci a cui il giovane era allergico

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Vaccini,ottomilairregolari:piùragazzichebambini

Selle: famiglie più preparate, crescono le adesioni. Il record negativo alle superiori Meno di duemila tra asilo e scuola materna, di più nelle altre fasce scolastiche. Alla fine dell’anno erano 7800 i bambini e ragazzi non ancora vaccinati, o meglio che non erano in regola con le dieci vaccinazioni obbligatorie tra cui anti-poliomelite, tetano, pertosse, morbillo, rosolia, parotite e varicella (che devono essere fatte secondo le indicazioni del calendario vaccinale nazionale). «Negli ultimi mesi però abbiamo visto un considerevole aumento grazie soprattutto all’impatto della campagna sanitaria con il risultato che l’adesione va sempre più crescendo», spiega Vittorio Selle, direttore del servizio Igiene pubblica dell’Usl 3. Anche perché chi non è in regola non può entrare in classe. La dimostrazione è l’esclusione di una decina di bambini da asili e scuole materne comunali in seguito alla man-

VENEZIA

● Lo studio

Obbligatorie Secondo la legge Lorenzin ci sono dieci vaccinazioni obbligatorie

«Le navi pulite salvano 500 vite ogni anno» Appello a Roma dei Comitati

canza dei requisiti e alla reiterata ostilità dei genitori rispetto alla vaccinazione obbligatoria. L’azienda sanitaria Serenissima sta ancora ultimando la fotografia della situazione, ma rispetto a qual-

VENEZIA Cinquecento vite ogni anno «salvate» dall’inquinamento, equamente divise tra Venezia, Genova, Napoli, Palermo . È questa la stima ricavata da uno studio sui possibili benefici dell’istituzione di un’area a controllo delle emissioni navali (Eca), commissionato dal ministero dell’Ambiente francese e ieri richiamato dai comitati ambientalisti italiani per appellarsi a Sergio Costa, il ministro dell’Ambiente. L’Eca dovrebbe limitare le emissioni di zolfo, ossidi di azoto e particolato, spingendo al passaggio a combustibili «green» e imponendo migliori metodi di abbattimento degli inquinanti; secondo lo studio questo cambiamento contribuirebbe

che mese fa le percentuali — assicura il medico — sono aumentate di 1-2 punti. Ad agosto i vaccinati per l’esavalente erano il 95,4 per centro nel distretto del Veneziano e del 93,5 in quello di Mirano-Dolo, per morbillo parotite- rosolia il 95,1 e il 93,8 per cento. I dati di oggi riguardano l’intero territorio gestito dall’Usl 3: da Venezia a Dolo fino a Chioggia. Fino a sei anni sono circa 1800 (su poco più di 30 mila) i bambini non ancora vaccinati (anche se per i più giovani si sta completando il ciclo soprattutto dopo le polemiche dello scorso autunno), sulle cinque classi elementari il numero sale a 2400 (con un incidenza maggiore considerando che il numero complessivo di bambini supera di poco i 25 mila), alla scuola media sono 1400 e alle superiori (fino a 16 anni) salgono a duemila. Dovunque resta il tema del-

La vicenda ● Sono ancora 7800 i bambini e ragazzi che non hanno tutte le vaccinazioni obbligatorie ● Meno di duemila tra asilo e scuola materna, di più nelle altre fasce scolastiche ● Negli ultimi mesi l’adesione è aumentata: il risultato comunque è che il ciclo che avrebbe dovuto completarsi in due anni dura 3

seimila vite ogni anno in tutto il Mediterraneo, con un risparmio tra gli 1,2 e i 2,5 miliardi di euro in termini di costi sociali per l’Italia. Per il report francese, si tratta di un beneficio economico che

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la sensibilizzazione delle famiglie «anche se nel Veneziano la scelta pro vaccini è sempre stata alta e si fonda su una maturazione culturale, su una consapevolezza che deve essere continuamente alimentata e perseguita», sottolinea Sella. «Adesso con il dibattito degli ultimi mesi c’è molta più conoscenza della materia, anche tra gli anziani che chiedono il vaccino antinfluenzale», precisa il direttore. I numeri comunque sono minimi nonostante i dati della Regione Veneto hanno evidenziato una percentuale di inadempienti vicina al cinque per cento. In sostanza il ciclo che avrebbe dovuto completarsi in due anni si prolunga a tre, ma alla fine la stragrande maggioranza dei genitori (più di una volta) o per convinzione o per obbligo, «cedono» e fanno vaccinare i propri figli. F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

supererebbe di tre volte i costi dell’opera. Lo studio azzarda anche una previsione di miglioramento: Venezia potrebbe godere di un sensibile abbattimento del biossido di azoto, che diminuirebbe di sei microgrammi per ogni metro cubo d’aria. «Chiediamo al ministro Costa di sostenere con ogni mezzo il progetto per poterlo rendere operativo entro il 2022», dicono le associazioni che fanno parte della campagna «Facciamo respirare il Mediterraneo», tra cui figura anche il comitato veneziano No Grandi Navi. «I sindaci che non l’hanno già fatto, le Regioni che si affacciano sul mare e tutte le altre istituzioni, devono fare appello al governo». (gi.co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

lla base di quella «piazzata» c’era una «bufala» che gira online da anni. Ovvero che Giorgio Napolitano, da presidente della Repubblica, avesse auspicato una stretta sulla Rete. «Troppa libertà sul web, adesso basta - era il testo del messaggio che compariva sotto una sua foto - Adesso basta, la polizia intervenga». Quel messaggio gli attira ciclicamente insulti e accuse del popolo del web. E quella volta, nel dicembre del 2013, a pigiare sulla tastiera in maniera violenta era stato un aderente ai «forconi», il movimento composto soprattutto di piccoli imprenditori e commercianti, agricoltori e autotrasportatori in quel biennio aveva organizzato iniziative clamorose contro la politica. «Napolitano di m... che quando ci sei tu l’Italia è a picco per colpa tua e dei 4 lecca c... che ti porti appresso... Giù le mani dell’Italia», aveva scritto A. L., 40enne, sul profilo Facebook del Gruppo coordinamento 9 dicembre (dalla data della fondazione) di Chioggia. Ora l’uomo è a processo per oltraggio al presidente della Repubblica di fronte al giudice. (a. zo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Espulso di nuovo

Clandestino torna in Italia per la mamma

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uando i carabinieri del Nucleo Radiomobile lo hanno visto aggirarsi con fare furtivo tra i negozi di piazza Barche, hanno deciso di procedere a un controllo. E da lì è emerso che un 32enne moldavo era tornato in Italia nonostante nel 2016 fosse stato espulso dal territorio nazionale per cinque anni su provvedimento dell’autorità amministrativa. In questi casi l’arresto in flagranza scatta automaticamente e l’uomo è dunque finito prima in galera e poi di fronte al giudice per il processo per direttissima. Qui però l’uomo ha spiegato che lui era rientrato in Italia non per violare il divieto, ma per venire a trovare la mamma, che vive ancora qui. E che non pensava che quel divieto fosse ancora in vigore, in quanto aveva capito che fosse per tre anni, non cinque, e che quindi fosse già terminato. Il giudice in realtà gli ha creduto poco, disponendo una nuova espulsione. I carabinieri in questi giorni stanno svolgendo numerosi controlli persone e veicoli tra Mestre, soprattutto nel quartiere Piave, e hinterland. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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XV

Riviera

CACCIAVILLANI (STRA): «DOVE PASSERÀ, QUANDO E COME SARÀ SCAVATO?» DANIELETTO (VIGONOVO): «INTANTO SIANO RIMOSSI I BASAMENTI»

del Brenta

NUOVI DUBBI Scorzé aveva chiesto di non essere toccata dal percorso: ora teme per la potenza della stazione che la riguarda

Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

«Elettrodotto interrato? C’è l’idrovia» All’indomani dello storico accordo fra Terna e Regione, `Alcuni rimettono sul piatto l’altra grande incompiuta del territorio: i sindaci cominciano già a guardare ai prossimi scenari «I cavi potrebbero essere adagiati sul fondo del canale o negli argini» `

Comitati euforici: «Vittoria straordinaria»

SISTEMA ENERGIA Terna ritira il progetto dell’elettrodotto aereo e sigla un accordo da quasi un miliardo di euro con la Regione per il miglioramento del sistema, di cui un 40% circa è destinato all’elettrodotto Dolo–Camin, che da aereo diventa interrato, così come richiesto a gran voce dal territorio. La giornata di lunedì è stata caratterizzata da un clima di festa: amministratori e cittadini si sono passati la notizia commentando con gioia la storica decisione. Dopo i primi momenti di euforia, si comincia a guardare ai prossimi mesi e chiedersi quali saranno gli scenari. Per esempio il sindaco di Vigonovo, Andrea Danieletto, chiede subito “la rimozione dei basamenti che si trovano sul nostro territorio”. E la presidentessa della Conferenza dei Sindaci Caterina Cacciavillani, primo cittadino di Stra, uno dei comuni interessati dall’opera, riflette: «Anche alla riunione di ieri sera (lunedì) è stato detto: bene, l’elettrodotto aereo non si fa più, non ci saranno tralicci davanti alle nostre storiche ville, però adesso bisogna capire quale sarà il tracciato nuovo, dove passerà, come passerà. Ci saranno degli scavi, ma non sappiamo dove». Lunedì è stato comunicato che all’elettrodotto Dolo – Camin saranno destinati 420 milioni di euro ma ci si chiede come siano stati calcolati, se ancora non c’è un progetto esistente. Commenta il sindaco di Dolo Alberto Polo: «Siamo assolutamente contenti, però adesso abbiamo il dovere e la volontà di essere protagonisti, di essere informati; vorremmo essere coinvolti a monte, piuttosto che a valle. Sarà compito delle istituzioni e dei comitati ora essere vigili e dire subito la nostra volontà di coinvolgimento fin dalla progettazione. Non possiamo non condividere tale percorso, dobbiamo presidiare la Riviera, sempre in spirito di collaborazione; il nostro territorio è la nostra casa». Dove passerà quindi l’elettrodotto interrato? Dove ver-

VIGONOVO

PALA E PICCONE La manifestazione di sindaci e cittadini nell’aprile scorso per invocare l’interramento dell’elettrodotto

rà scavato e come? Nelle osservazioni tecniche delle proposte fatte dai Comuni a Terna si menzionava l’ipotesi di stendere il cavo sul fondo dell’idrovia, che però comportava dei rischi nel momento in cui si fosse reso necessario dragare il fondale, oppure sugli argini. Ecco perché alcuni sindaci approfittano del buon esito del progetto per rimettere sul piatto l’altra grande opera al momento incompiuta che è l’idrovia, proprio perché sarebbe una buona destinazione per l’interramento del cavo.

IL CASO SCORZÈ Se in Riviera tutti sono soddisfatti non altrettanto si può dire di altri territori interessati dai piani di Terna, come sta succedendo a Scorzè, dove Vittorio Pellizzato del Comitato CappellaVive spiega che a dicembre al go-

PROGETTO Uno dei progetti di idrovia tra Padova e Venezia

vernatore Zaia è stata trasmessa la richiesta di Scorzè e di altri 15 Comuni perché non vengano fatte centraline né a Scorzé, né a Volpago, spostando il percorso dell’opera lungo l’autostrada. Si vuole chiarezza sulla parte del territorio coinvolta dalla costruzione della sottostazione in zona vicina all’azienda San Benedetto e sulla portata futura dell’elettrodotto, che il Ministero, nel febbraio 2018, chiama ‘collegamento Italia Austria’ da 380mila volt, quindi non da 220mila come viene dichiarato ora. La zona agricola di Scorzè è pregiata, in area di risorgive. Lo scorso luglio in consiglio a Scorzé era già stato discusso il tracciato e chiesto a Terna di non far transitare l’elettrodotto, tra l’altro in presenza di edifici sensibili come la scuola primaria e il Municipio. Sara Zanferrari

A febbraio la nuova gara per il Pronto soccorso DOLO Il Comitato a difesa dell’ospedale di Dolo ha incontrato lunedì il direttore generale dell’Ulss 3 “Serenissima”, Giuseppe Dal Ben. «Una delegazione del Comitato ha incontrato il direttore generale - si comunica in una nota - ed ha esposto, in particolare, i problemi legati alla mancata attuazione delle Schede ospedaliere del 2016 e alla ristrutturazione del monoblocco. Il direttore ha dimostrato attenzione e disponibilità ad affrontare i problemi enunciati, facendo, altresì, presente che la mancata attivazione delle Schede sanitarie del 2016 è stata essenzialmente dovuta alla assen-

za degli spazi necessari e che il problema dovrebbe trovare attuazione con la costruzione del nuovo Pronto soccorso la cui gara di nuovo appalto dovrebbe partire a febbraio mentre per le nuove sopraelevazioni saranno necessari i 30 milioni richiesti al Governo Conte per ottenere 90 nuovi posti letto». «In merito alle difficoltà di organico del personale – precisa ancora il gruppo - il direttore ha riconosciuto le carenze ‘di ordine generale’ e la mancanza di medici specializzati. In relazione all‘hospice di 10 posti per i malati terminali, in collaborazione con la casa di riposo e il mondo del volontariato, il direttore ha dimostrato interesse a valutare la proposta del comita-

to». «La delegazione – concludono i responsabili - ha ringraziato il direttore generale apprezzandone la disponibilità anche in vista di ulteriori confronti». È stato nominato ad interim primario di Cardiologia a Dolo il primario di Mirano dott. Salvatore Saccà. L.Per.

Dolo sud Incontro su viabilità e nuovo semaforo

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IL COMITATO DI DIFESA DELL’OSPEDALE HA INCONTRATO IL DG DELL’ULSS 3 GIUSEPPE DAL BEN

SANITÀ L’ospedale di Dolo

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L’amministrazione ha invitato i residenti di Dolo sud ad un incontro di presentazione del nuovo semaforo installato all’incrocio tra la Sp 19 e le vie del Vaso, dei Frati e Monache. Si terrà stasera alle 19 nella sala incontri della ‘Casa a colori’. Si prevede che non mancheranno Anche domande legate al nuovo sistema di raccolta dei rifiuti e al problema dei furti, visti i numerosi casi avvenuti in zona. (L.Per.)

«Oltre dieci anni d’impegno, di lotte e di dedizione ad una causa che ha saputo unire anime e sensibilità diverse e che segnerà uno spartiacque nelle storie dei nostri paesi». Così il portavoce del comitato “Elettrosotto-noelettrodottoaereo”, Gianluca Salmaso, ha aperto la serata di lunedì, nella sala del patronato di Tombelle di Vigonovo, per festeggiare la notizia dell’interramento della linea elettrica che avrebbe sovrastato il territorio. Di fronte ad una platea composta da oltre 300 persone, sono saliti sul palco l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, il sindaco di Saonara (Pd) Walter Stefan, di Vigonovo Andrea Danieletto, di Dolo Alberto Polo, di Stra Caterina Cacciavillani, di Fiesso d’Artico Andrea Martellato; per Fossò il vicesindaco Maurizio Lunardi. E ancora il parroco di Vigonovo don Francesco Frigo e il professor Giovanni Campeol, l’esperto di valutazione ambientale che ha seguito la questione per conto dei comitati e dei sette sindaci dei Comuni interessati dall’opera. Presenti anche altri amministratori padovani e veneziani. «Eravamo già siamo riusciti a cancellare il progetto per la realizzazione della camionabile tra Padova e Venezia e ora abbiamo vinto anche la battaglia per l’interramento della linea elettrica. Il nostro prossimo traguardo sarà la realizzazione dell’idrovia Padova-Venezia, intesa non solo come canale navigabile, ma anche quale scolmatore delle piene del bacino Brenta-Bacchiglione», ha promesso l’assessore Roberto Marcato. «L’interramento della linea elettrica va oltre i confini della battaglia intrapresa in questi anni e assume i contorni di una lezione che abbiamo dovuto imparare e che speriamo serva a molti», ha rilevato il sindaco di Vigonovo, Andrea Danieletto. Brindisi e abbracci. Vittorino Compagno

SODDISFAZIONE L’l’assessore regionale Marcato a Tombelle


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Cultura & Spettacoli

Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it

Rachel Weisz, 48 anni, in una foto di scena de “La favorita” di Yorgos Lanthimos

I FINALISTI lla 91ma edizione degli Oscar, che verranno consegnati a Los Angeles il 24 febbraio, un trionfatore c’è già: è la Mostra di Venezia che ha collezionato la bellezza di 39 nomination divise tra otto film. Un autentico record, che conferma la lungimiranza delle scelte del festival ospitato in Laguna e diretto da Alberto Barbera, e la sua importanza strategica nel panorama cinematografico mondiale. Roma di Alfonso Cuaròn e La Favorita di Yorgos Lanthimos, i due film che, con 10 candidature ciascuno, affronteranno il duello finale all’Oscar, nel settembre scorso avevano infatti ricevuto i massimi premi della Mostra: a Roma è andato il Leone d’oro, a La Favorita, intrigante racconto in costume, il Leone d’argento e la Coppa Volpi, attribuita alla protagonista Olivia Colman. Ma tra i finalisti di quest’anno figurano anche altri titoli presentati in Laguna come The First Man – il primo uomo, A Star is Born, Van Gogh – alle soglie dell’eternità, La Ballata di Buster Scruggs, Opera senza autore.

A

DOPPIA STATUETTA E come sarà l’Oscar quest’anno, alla luce delle nomination annunciate ieri? Affollato di nomi nuovi, con molti stranieri, una vasta rappresentanza del cinema afroamericano, una sola regista. Roma, il potente “amarcord” in bianco e nero firmato da Alfonso Cuaròn, parlato in spagnolo è prodotto da Netflix e risulta candidato anche nella categoria del miglior film straniero. E potrebbe perciò, primo titolo nella storia degli Academy, ricevere entrambe le statuette. Ma qualunque sarà l’esito della ”notte delle stelle” già da ora Netflix, che ha spaccato il mondo del cinema, può brindare: ha avuto in tutto 15 nomination di cui una, per la prima volta, nella categoria del ”best picture” in cui l’opera di Cuaròn dovrà vedersela con gli altri sette finalisti. La lista comprende Blackkklansman di Spike Lee che ha avuto sei candidature (ed era stato presentato al Festival di Cannes, che ne colleziona dieci), il campione d’incassi mondiale Bohemian

IN CORSA L’INTERO CAST DEL FILM DI LANTHIMOS TRA GLI ATTORI LOTTA TRA BRADLEY COOPER WILLEM DAFOE, RAMI MALEK E MORTENSEN

I protagonisti dell’ultima Mostra del cinema fanno il pieno di nomination: 39 Dieci candidature ciascuno per “Roma” (dopo il Leone d’oro) e “La Favorita”

Da Cuarón a Lady Gaga gli Oscar alla veneziana Rhapsody, appunto La favorita, Green Book di Peter Farrelly passato alla Festa di Roma che ha totalizzato otto nomination (5 al film di Farrelly, tre a Se la strada potesse parlare di Barry Jenkins)), A Star is Born di Bradley

Cooper, otto candidature proprio come Vice - l’uomo nell’ombra. Corre come miglior film dell’anno, a sorpresa, anche Black Panthers arrivato in finale in ben sette categorie: cacciato dalla porta delle polemiche, il

nuovissimo e per ora ”congelato” premio al film «più popolare dell’anno» rientra dunque dalla finestra della candidatura plurima di questo kolossal di supereroi tutti neri, ispirati ai fumetti, che ha sbancato i botteghini.

SFIDA TRA ATTRICI Tra le finaliste come migliore attrice spicca la protagonista di A Star is Born Lady Gaga, popstar esordiente sullo schermo, che avrà contro la sconosciuta debuttante messicana Yalitsa

Per fiction e documentari

Dal Veneto contributi per 1,5 milioni

Sopra, “Roma” di Alfonso Cuarón A sinistra, in alto Bradely Cooper e Lady Gaga in “A Star is Born”, e, a sinistra, Christian Bale in “Vice”

Un milione e mezzo di euro per sostenere opere di fiction, animazione, documentari e cortometraggi, purché prodotti in Veneto. Si tratta di contributi a fondo perduto e il primo bando Por Fesr 2014-2020, a fronte di una disponibilità complessiva di 5 milioni, sarà presentato domani a Roma, a Cinecittà, dall’assessore veneto alla Cultura Cristiano Corazzari. «Con questo bando – ha detto l’assessore – intendiamo sostenere le imprese

cinematografiche e televisive che producono nella nostra regione, al fine di valorizzare le location venete, quali identificati attrattori naturali e culturali». Intanto il consiglio regionale del Veneto ieri ha approvato il programma 2019-2021 di promozione dei circuiti di qualità del cinema. Ma è stato pure sottolineato che la Film Commission, istituita più di un anno fa, ancora non è operativa perché manca il presidente.

Aparicio (interpreta la toccante governante di Roma), Glenn Close (la moglie ghoswriter di The Wife - vivere nell’ombra), Olivia Colman (la formidabile regina di La Favorita), Melissa McCarthy (Copia non originale). Tra gli attori protagonisti la lotta sarà tra Bradley Cooper (A Star is Born), Christian Bale (il sorprendente Dick Cheney di Vice), Willem Dafoe (intenso Van Gogh alle soglie dell’eternità), Rami Malek (il Freddie Mercury di Bohemian Rhapsody), Viggo Mortensen che fa un irresistibile italoamericano in Green Book. Spike Lee è candidato per la prima volta come migliore regista e avrà come rivali Lanthimos, Cuaròn, Adam McKay, Pawel Pawlikowski per Cold War, un film entrato anche nella cinquina del miglior film straniero. E per La favorita è stato candidato l’intero cast: oltre a Olivia Colman, sono in lizza le non protagoniste Emma Stone e Rachel Weisz. Tra gli esclusi eccellenti spicca Emily Blunt, la nuova Mary Poppins nel musical di Rob Marshall mentre a Bradley Cooper, esordiente dietro la cinepresa, brucia l’esclusione dalla corsa per la migliore regia. E trionfa il bianco e nero che fa da sfondo sia a Roma sia a Cold War, due tra i migliori film dell’anno.

DUE BAMBINI Insieme con la toccante opera autobiografica di Cuaròn e alla storia d’amore firmata Pawlikoski, sono in gara per la statuetta del miglior titolo straniero anche Cafarnao, sconvolgente epopea di due bambini nel Libano devastato dalla guerra firmato dalla regista Nadine Labaki (la sola donna finalista), Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck, coprodotto da RaiCinema, Un affare di famiglia del giapponese Kore’eda Hirokazu, Palma d’oro a Cannes. E l’Italia? E’ fuori. Dogman di Matteo Garrone non era entrato nemmeno nella lista preliminare di nove titoli straineri da cui sono stati “pescati” i cinque finalisti. Ma resta la soddisfazione di sapere che Sara Pichelli, disegnatrice 35enne di Porto Sant’Elpidio, ha preso parte alla realizzazione di Spider-Man: Un Nuovo Universo in finale tra i cartoon. È già qualcosa. Gloria Satta © RIPRODUZIONE RISERVATA

TRA LE FINALISTE OLTRE ALLA POPSTAR SPICCANO GLENN CLOSE, OLIVIA COLMAN, MELISSA MCCARTHY L’ITALIA IN PANCHINA

L’intervista Fedez IL RAPPER ssessioni, fobie, paranoie. Non è Freud, ma il nuovo disco di Fedez, in uscita venerdì: Paranoia Airlines. Un titolo che sintetizza «come mi sono sentito in questi ultimi anni», e che ha come «fil rouge il principio di autoanalisi ed esorcismo delle mie paure» (Una delle quali, Sanremo: «Mi fa tremendamente paura cantare in tv»). L’album, lo dice lui stesso, «al primo ascolto può risultare cupo, è un lavoro molto introspettivo. Per me è stato terapeutico. Una volta finito mi sono sentito molto più consapevole e ho capito come affrontare certi lati d’ombra della mia persona». Lancio in pompa magna, dai capi di abbigliamento disegnati con la moglie Chiara Ferragni («Mi ha aiutato nella visione del bicchiere: io lo vedo sempre mezzo vuoto, lei pieno»), a un aereo personalizzato, messo a disposizione da Spotify, per

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«Con Paranoia Airlines esorcizzo le mie paure»

è vera o c’è il trucco. Perché in Italia Dalla e De Gregori si compravano una Porsche in due, nonostante avessero i soldi per una a testa, solo per non far vedere che se l’erano comprata. Sono cambianti i metodi, ma il teorema è sempre lo stesso».

l’ascolto privato da parte di un gruppo di fan.

con la musica è già un grande obiettivo. Ma un grande sogno nel cassetto in questo momento non ce l’ho. Ho piccoli hobby, niente di trascendentale».

Perché secondo lei girava la voce che fosse gay? «Davvero? Ne vengo a conoscenza adesso. Il perché, non lo so. Sembro gay? Probabile».

In “Così” scrive «i soldi non riempiono il vuoto ma ne creano uno»: è cambiato tanto? «Dico anche “Le cose importanti non sono cose”; bello da dire, ma da rivendicare in una vita pragmatica è una tesi difficile da sostenere per chiunque. Molto spesso sono dei mantra che mi recito».

La sua più grande vanità? «Non ne ho. Sono una persona abbastanza insicura, con i piedi per terra e lucida».

E la coscienza politica? «C’è comunque il mio modo di vedere il mondo, nell’album. Il fatto che non ci siano nomi di politici non vuol dire che non ci sia la coscienza». Però è molto individualista e intimista: “cicatrici”,“cuore”. «Non le ho contate. È un disvalore?». No, ma sono parole inusuali per lei. E la voce? Perché il timbro è nascosto dagli effetti? «La voce segue le produzioni, per creare un’atmosfera che si riferi-

sce a un certo tipo di mondo musicale, abbastanza cupo e sperimentale». Cos’è la paranoia? «Esasperare una paura, che nella realtà probabilmente non c’è, ma si crea nella nostra testa». Come si vede nel futuro? «Il futuro sarà sicuramente con la famiglia, prendendomi i miei tempi, senza vivere nel dover rincorrere a tutti i costi qualcosa. Levarmi dalla competizione, dalla gara a chi la fa più lontano». L’aspirazione più grande? «Forse sono andato oltre, ma di sicuro continuare a mantenersi

L’Italia ancora non le perdona il successo? «Certo. È un Paese dove se non mi riesco a spiegare una cosa, o non

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«L’ALBUM PUÒ SEMBRARE CUPO MA PER ME È STATO TERAPEUTICO: UNA VOLTA FINITO MI SONO SENTITO PIÙ CONSAPEVOLE DEI MIEI LATI D’OMBRA»

È felice? «Sto imparando ad esserlo. Quello che me lo impediva era non godermi il presente e pensare sempre a quello che verrà. Un errore grossissimo, difficile da sradicare». F.San. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it

Stoccolma 2026? Pure in Lettonia Parte la sfida a Milano-Cortina

La mappa di Milano-Cortina

Biathlon

Free style

Snowboard

ANTERSELVA CORTINA D’AMPEZZO

TRENTINO A.A. LIVIGNO

Albergo del Cio

Cerimonie

Villaggio olimpico

Centro media principale

BASELGA DI PINÈ

Pattinaggio di figura

Short track

Pattinaggio velocità

BORMIO

Sci alpino

VAL DI FIEMME

Curling Bob Centro media montano

Sci alpino Slittino

era stata firmata anche dai consiglieri Pd e LeU. «Evidentemente non vi interessa più l’ambiente ma l’aspetto economico», ha detto Patrizia Bartelle rivolta ai suoi ex colleghi di gruppo. Anche Stefano Fracasso, Pd, si è rivolto al M5s: «I difetti della Spv sono stati evidenziati da più enti, dalla Corte dei Conti ad Anac. Adesso manca il ministero delle Infrastrutture: Toninelli dica se questo contratto va bene o no». Sarcastica Silvia Rizzotto (Zaia Presidente): «È tutto pubblico e non ci sono le condizioni per cambiare». Al voto la mozione è stata bocciata. (al.va.)

Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, all’incontro con il Coni: «Alcune delle discipline si svolgono nelle Dolomiti, area tutelata anche dall’Unesco, dunque l’obiettivo, in caso di effettiva assegnazione, dovrà essere quello di trovare soluzioni condivise non solo per gli impianti, ma anche per la viabilità». L’asse italiano ci crede, forte anche della stima internazionale in ambito sportivo: «Sono stato per tre giorni a Losanna e devo dire che il dossier per la nostra candidatura è stato accolto molto positivamente», ha dichiarato Malagò. «Ne eravamo certi – ha commentato il governatore veneto Luca Zaia –. Il nostro, d’altronde, è un dossier vero, basato su dati e prospettive più che concrete». Il prossimo sopralluogo del Cio è previsto per i primi giorni di aprile, dopodiché la decisione finale sarà annunciata il 24 giugno. Angela Pederiva

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Hotel degli Atleti

Centro media montano

Villaggio olimpico

Sci Salto con Combinata di fondo gli sci nordica

MILANO LOMBARDIA

Sala: «La candidatura svedese fa paura» Zaia: «Il nostro dossier è vero e concreto» `

Centro media montano Villaggio olimpico

VENETO

Fonte: Comitato olimpico nazionale italiano

LE OLIMPIADI VENEZIA A quanto pare non si tratta solo di velata preoccupazione: «Oggettivamente la candidatura di Stoccolma fa paura», ha detto ieri Beppe Sala, sindaco di Milano, città che in tandem con Cortina aspira ad ospitare le Olimpiadi Invernali 2026. «È solida, forte e credibile», gli ha fatto eco Giovanni Malagò, presidente del Coni, a Bolzano per la seduta itinerante della giunta nazionale. Ma cosa prevede il piano svedese, nella sfida al programma italiano? Dal comitato promotore trapelano alcuni particolari, a cominciare dall’estensione territoriale, che supererà i confini nazionali.

IL CONFRONTO Da una parte c’è Milano-Cortina, binomio che coinvolge tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige) e conta quattro cluster (Milano, Valtellina, Cortina e Val di Fiemme), tutti però in Italia. Dall’altra c’è invece Stoccolma-Åre, accoppiata che significa Svezia (appunto con i raggruppamenti di Stoccolma, Åre e Falun) ma pure Lettonia (con Sigulda), due Paesi separati dal mar Baltico. Mentre il dossier italiano è stato divulgato nei dettagli, al momento della proposta svedese sono state fornite pubbli-

NEL PIANO SCANDINAVO BOB, SLITTINO E SKELETON OLTRE IL MAR BALTICO. MALAGÒ: «A LOSANNA SIAMO STATI ACCOLTI MOLTO POSITIVAMENTE»

camente solo alcune anticipazioni di massima. «L’obiettivo – spiegano dal comitato Stockholm 2026 – è costruire il meno possibile. Oltre il 90% delle arene necessarie per ospitare le gare è già disponibile. Le uniche cose che dovrebbero essere realizzate sono una pista di pattinaggio sul ghiaccio e una stazione sciistica». Il nome più blasonato, dal punto di vista degli sport invernali, è indubbiamente Åre, sede dei Mondiali di sci alpino 2019 (per i quali fu battuta Cortina, che però li ospiterà nel 2021): lì potrebbero tenersi anche freestyle e snowboard. Nel comprensorio di Falun invece dovrebbero essere accolti il salto con gli sci e la combinata nordica. Le gare di sci alpino e di fondo dovrebbero comunque essere disputate pure attorno a Stoccolma, ma non si sa ancora se a Bisslinge oppure a Hamra. Nella capitale ci sarebbero inoltre hockey, pattinaggio di figura e short track, con «un riflettore acceso» sullo stadio olimpico che nel 1912 ospitò i Giochi Estivi: «Storia e presente, nulla di meglio», sottolineano gli svedesi, intenzionati ad organizzare la cerimonia di apertura alla Friends Arena e quella di chiusura «in più sedi in contemporanea, una cosa mai tentata prima». Ma come detto servirebbe anche il supporto lettone, dato che «Sigulda ha un impianto di bob, slittino e skeleton pronto per essere rinnovato», mentre realizzarne uno nuovo in Scandinavia «costerebbe un sacco di soldi», con il rischio che dopo le Olimpiadi «diventi un fardello da mantenere».

LA SOSTENIBILITÀ Ma la sostenibilità rimane imprescindibile anche per Milano-Cortina, come ha rimarcato

La mappa di Stoccolma-Åre

ÅRE

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Free Snowboard Sci alpino style

SULLE DOLOMITI Un’immagine delle gare di Coppa del mondo di sci alpino che si sono appena svolte a Cortina: qui si sfiderebbero anche gli atleti delle Olimpiadi Invernali 2026

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NORVEGIA SVEZIA

FALUN Salto con gli sci

Combinata nordica RUSSIA

STOCCOLMA LETTONIA Hockey Sci Sci alpino di fondo Pattinaggio di figura

Short track

SIGULDA

Bob Skeleton Slittino

In consiglio regionale

«Il M5s non è contro la Pedemontana» Ma il “tavolo tecnico” viene bocciato VENEZIA «Il Movimento 5 Stelle non è contrario alla Pedemontana, ma riteniamo che un’opera si debba fare nel rispetto di certi canoni di economicità». È quanto ha affermato la consigliera regionale pentastellata Erika Baldin durante la discussione ieri a Palazzo Ferro Fini della mozione che chiedeva di aprire un “tavolo tecnico” per superare le criticità rilevate dalla Corte dei Conti sulla Superstrada Pedemontana veneta, “andando in particolare a valutare la possibilità di rivedere il Piano economico finanziario”. Illustrata da Jacopo Berti (M5s), la mozione

IL CASO VENEZIA Benché abbiano approvato i rispettivi bilanci di previsione per il 2019, le Regioni - Veneto compreso - dovranno rifare i conti perché Roma ha cambiato le carte in tavola. Stiamo parlando del bollo auto che solo in Veneto garantisce alla Regione un gettito di 7 milioni di euro. Ebbene, la legge di Bilancio 2019 votata dal Parlamento ed entrata in vigore il 1° gennaio ha previsto il dimezzamento del bollo auto per le auto con anzianità di immatricolazione compresa tra i 20 e i 29 anni, a patto che il certificato di rilevanza storica sia riportato sulla carta di circolazione. La norma sta preoccupando le amministrazioni regionali perché comporterà una riduzione dei loro gettiti. Una riduzione, va detto, che non sarà compensata da un eguale trasferimento di fondi statali: a fonte della riduzione del 50% del bollo auto, la Legge di Bilancio statale stanzia infatti 2,05 milioni di euro per “compensare” le Regioni. Ma è la somma totale. Al Veneto, che nella ripartizione nazionale ha genericamente una quota pari all’8 per cento, dovrebbero arrivare poco più di 160mila euro. Ma se il mancato gettito fosse superiore? I conteggi non sono stati ancora fatti, i più pessimisti temono che le auto con più di 20 anni di immatricolazione possano essere anche la metà del parco circolante in Veneto, il che comporterebbe un gettito da bollo auto non più di 7 milioni, ma di 3 milioni e mezzo. La conseguenza sarà di dover mettere mano al bilancio di previsione in occasione dell’assestamento e, soprattutto, trovare le risorse che lo Stato ha tagliato. L’aspetto singolare, se si vuole, è che mentre a Roma il Veneto spinge per avere l’autonomia, Governo e Parlamento decidono di ridurre le tasse pagate dai cittadini ma il cui gettito va alle Regioni. Con il rischio, poi, che le Regioni per far fronte ai tagli decidano di ridurre i servizi. (al.va.)

Hotel degli Atleti

Hockey

Skeleton

Bolli auto dimezzati La Regione rivedrà i conti

Mose, chieste altre due proroghe: è di nuovo scontro LA GRANDE OPERA VENEZIA I lavori del Mose si allungano. E prima che le paratoie tornino a sollevarsi, anche solo per prova, ci vorrà più tempo di quello previsto dal Provveditorato alle opere pubbliche. La posa delle ultime paratoie del sistema, alla bocca di porto di Lido-San Nicolò, che doveva essere completata per fine 2018, terminerà il 30 gennaio, meteo permettendo. Mentre oggi, in Comitato di magistratura, si discuteranno due diverse proroghe richieste al Provveditorato dal Consorzio Venezia Nuova: 150 giorni in più per i test di verifica della barriera di Treporti e 90 in più per la protezione degli steli di tutte le paratoie con uno speciale gel protettivo. Uno slittare di scadenze che, con ogni probabilità, non consentirà di sollevare le barriere a primavera, come aveva ipotizzato il provveditore Roberto Linetti. Un altro motivo di tensione con i commissari del Consorzio Venezia Nuova, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola. Quella di San Nicolò è l’ultima

Il caso Baita

Bolzano, Mantovani non sarà risarcita

DIGA MOBILE Una delle paratoie che compongono il sistema Mose

I COMMISSARI DEL CVN DOMANDANO DI ARRIVARE A MAGGIO CON I TEST MA IL PROVVEDITORE SPINGE PER ACCELERARE LA CHIUSURA DEI LAVORI

barriera da completare dell’intero sistema che conterà, alla fine, 78 paratoie mobili. L’altro giorno è stata calata la quart’ultima, le tre successive dovrebbero essere posizionate il 25, 28 e 30 gennaio. Date indicative visto, che le operazioni sono molto legate alle condizioni meteo e ba-

VENEZIA Mantovani non sarà risarcita per l’esclusione dal project financing del nuovo carcere di Bolzano. L’ha deciso il Consiglio di Stato, rigettando per buona parte il ricorso presentato dalla ditta padovana contro la Provincia Autonoma e nei confronti della romana Condotte, che si era aggiudicata l’opera da 25 milioni. A pesare sull’azienda, attualmente in attesa di risposta alla richiesta di concordato, era stato il patteggiamento del 2013 a 1 anno e 10 mesi del suo ex presidente Piergiorgio Baita,

per la vicenda del sistema delle false fatturazioni. Nel 2015 Mantovani era stata esclusa dalla gara «per aver comunicato tardivamente e in modo incompleto gli elementi che dimostrassero che si fosse dissociata dalla condotta del suo amministratore». Una decisione corretta secondo i giudici amministrativi di secondo grado, i quali hanno riconosciuto all’azienda solo il diritto di pagare parzialmente (e non interamente) le spese di giudizio. (a.pe.)

sta che si alzi troppo vengo perché la fine lavori slitti ancora.

volte, che dovevano essere completati per lo scorso 31 gennaio. La richiesta, invece, è di slittare a fine maggio, utilizzando i fondi risparmi (circa 800mila euro) per una serie di manutenzioni che diventano sempre più urgenti. Si tratta di lavori e test importanti. Questa è l’unica barrie-

I RINVII Intanto il Cvn ha formalizzato la richiesta di prorogare il cosiddetto studio per la verifica di funzionalità della barriera di Treporti. Test già prorogati tre

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ra con degli impianti funzionanti, dove però si sono verificati vari problemi, legati anche alla presenza di sedimenti. L’altra proroga riguarda la protezione degli steli, che doveva iniziare una volta posate tutte le barriere. Visto il ritardo a San Nicolò, ecco la richiesta di slittare la conclusione di questa operazione dal previsto 14 febbraio al 15 maggio.

LA TENSIONE Slittamenti che, sulla carta, potrebbero essere riassorbiti nei tre anni di avviamento, prima della consegna definitiva per il 31-12-2021. Ma l’incertezza è grande. Il Provveditorato da sempre spinge per accelerare, scontrandosi con i commissari che oppongono la complessità dei lavori. Proprio sui tempi, prima della pausa natalizia, Linetti e Ossola si erano affrontati a muso duro: il primo avrebbe voluto iniziare le prime prove di sollevamento in primavera, per il secondo non se ne parla prima dell’autunno. Uno scontro destinato a continuare. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA


MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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La sfida delle Regioni confindustria

LA SCHEDA

Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»

Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)

Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole

SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888

ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830

RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.

Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-

tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor

la fimmg all’attacco

«Con l’autonomia in Veneto i medici esclusi da dirigenti» PADOVA. Fino a che punto si può spingere l’autonomia delle Regioni con i concorsi della Sanità? A sollevare l’interrogativo è la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) che contesta la decisione adottata dalla Usl 6 Euganea veneta (quella provinciale di Padova) «dove i medici sembrerebbero estromessi per bando dalla selezione per due incarichi di direzione di distretto». A richiamare l'at-

tenzione sulla vicenda è il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, secondo il quale «ciò che sta avvenendo in Veneto è molto indicativo di quello che potrà avvenire in questo Paese in presenza di una maggiore autonomia regionale, ed è evidente che ci aspetta un futuro disastroso per il Servizio Sanitario Nazionale», che deve invece salvaguardare prestazioni analoghe su tutto il territorio nazio-

nale. «Siamo di fronte a un fatto gravissimo», sottolinea Scotti in una nota, « non solo perché non si rispetta quanto previsto per legge (D.Lgs 502/1992), anche per i medici di medicina generale, ma anche per il fatto che questo tentativo di blitz premia una visione tecnocratica e amministrativa della sanità a scapito della qualità dell’assistenza».

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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ziente e ne conosce le problematiche». Da qui l'appello al ministro della Salute affinché «intervenga con decisione perché si rispettino le leggi. Ci auguriamo - conclude Scotti - che il ministro Giulia Grillo si occuperà presto e con estrema fermezza di quanto sta avvenendo in Veneto con-

ia è invece Daniele Giordano, secondo il quale la legge finanziaria adottata dal parlamento a fine anno blocca di fatto il ricambio del personale che va in pensione, in quanto costringe le Usl a bandire concorsi ad hoc per ogni posti che si libera, senza accedere alla graduatoria nazionale di riserva come avveniva prima. «Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza i concorsi. Invece di annunciare futuri provvedimenti sull’autonomia il presidente Zaia difenda quella del nostro sistema sanitario di cui ha la responsabilità». —

Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani

«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,

Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso

VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —

STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE

Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere La delibera in questione è la numero 6 e taglia fuori la professione medica dalla funzione organizzativo-gestionale di una struttura. Si tratta, prosegue il segretario generale Fimmg, di funzioni che «hanno un’alta valenza sanitaria e sociosanitaria e proprio per questo la legge prevede che in questo ruolo vi sia un dirigente che abbia maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali, comprendendo anche un medico di medicina generale con una esperienza almeno decennale. Escludere i medici, e in particolare i medici della medicina generale, significa privare il distretto sanitario dell’esperienza maturata negli anni da chi ha realmente stabilito un rapporto fiduciario con il pa-

Silvestro Scotti si appella al ministro Grillo per bloccare la Usl 6 Euganea siderando che il rispetto delle leggi dello Stato è la principale responsabilità di un ministro della Repubblica». A polemizzare con Luca Za-

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MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

11

La sfida delle Regioni confindustria

LA SCHEDA

Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»

Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)

Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole

SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888

ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830

RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.

Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-

tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor

la fimmg all’attacco

«Con l’autonomia in Veneto i medici esclusi da dirigenti» PADOVA. Fino a che punto si può spingere l’autonomia delle Regioni con i concorsi della Sanità? A sollevare l’interrogativo è la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) che contesta la decisione adottata dalla Usl 6 Euganea veneta (quella provinciale di Padova) «dove i medici sembrerebbero estromessi per bando dalla selezione per due incarichi di direzione di distretto». A richiamare l'at-

tenzione sulla vicenda è il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, secondo il quale «ciò che sta avvenendo in Veneto è molto indicativo di quello che potrà avvenire in questo Paese in presenza di una maggiore autonomia regionale, ed è evidente che ci aspetta un futuro disastroso per il Servizio Sanitario Nazionale», che deve invece salvaguardare prestazioni analoghe su tutto il territorio nazio-

nale. «Siamo di fronte a un fatto gravissimo», sottolinea Scotti in una nota, « non solo perché non si rispetta quanto previsto per legge (D.Lgs 502/1992), anche per i medici di medicina generale, ma anche per il fatto che questo tentativo di blitz premia una visione tecnocratica e amministrativa della sanità a scapito della qualità dell’assistenza».

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ziente e ne conosce le problematiche». Da qui l'appello al ministro della Salute affinché «intervenga con decisione perché si rispettino le leggi. Ci auguriamo - conclude Scotti - che il ministro Giulia Grillo si occuperà presto e con estrema fermezza di quanto sta avvenendo in Veneto con-

ia è invece Daniele Giordano, secondo il quale la legge finanziaria adottata dal parlamento a fine anno blocca di fatto il ricambio del personale che va in pensione, in quanto costringe le Usl a bandire concorsi ad hoc per ogni posti che si libera, senza accedere alla graduatoria nazionale di riserva come avveniva prima. «Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza i concorsi. Invece di annunciare futuri provvedimenti sull’autonomia il presidente Zaia difenda quella del nostro sistema sanitario di cui ha la responsabilità». —

Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani

«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,

Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso

VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —

STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE

Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere La delibera in questione è la numero 6 e taglia fuori la professione medica dalla funzione organizzativo-gestionale di una struttura. Si tratta, prosegue il segretario generale Fimmg, di funzioni che «hanno un’alta valenza sanitaria e sociosanitaria e proprio per questo la legge prevede che in questo ruolo vi sia un dirigente che abbia maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali, comprendendo anche un medico di medicina generale con una esperienza almeno decennale. Escludere i medici, e in particolare i medici della medicina generale, significa privare il distretto sanitario dell’esperienza maturata negli anni da chi ha realmente stabilito un rapporto fiduciario con il pa-

Silvestro Scotti si appella al ministro Grillo per bloccare la Usl 6 Euganea siderando che il rispetto delle leggi dello Stato è la principale responsabilità di un ministro della Repubblica». A polemizzare con Luca Za-

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MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 LA NUOVA

VENEZIA - LIDO - ISOLE

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Un profumo da 200 mila euro a bottiglia È la nuova creazione di Venini per Bulgari, un flacone extralusso ispirato a un’anfora romana rivestito d’oro e pietre preziose MURANO. Come la Lamborghini di Totti, la festa d’addio al nubilato di Amal, un weekend lungo all’hotel President Wilson di Ginevra. Come non si era (quasi) mai visto prima, perché il vero lusso è sempre pubblico, condiviso e stimabile. Questo, invece, è un lusso privato, da alcova, da mensola del bagno, che costa 200 mila euro a flacone: tanto vale la nuova bottiglia firmata da Venini per il profumo Opera Prima di Bulgari, evidentemente “limited edition”. Il contenitore rivestito di foglia d’oro, ispirato a un’anfora romana, e cioè la forma, in questo caso conta più della sostanza - l’essenza a base di limoni di Sicilia e fiori di arancio - che rischia di passare in secondo piano rispetto

alla profusione di pietre preziose che abbracciano la boccetta dalla base al tappo, come una reliquia; ma non sarà un problema per nessuno. Alla vigilia del suo primo secolo di vita, la storica fornace di Murano annuncia la

La società, controllata dalla famiglia Damiani vanta opere da museo a New York e Londra realizzazione del prodotto con la soddisfazione del caso, alludendo alle «straordinarie tecniche manuali» degli artigiani che non fatichiamo a rappresentare. Immaginiamo l’ansia da prestazione dei maestri ve-

trai nell’atto di posizionare i diamanti sugli anelli che sembrano piccoli fedi, nel fondere l’oro zecchino sulla pancia del flacone, nella scelta dei citrini sul tappo che assomiglia a un turbante, nell’intaglio dell’ametista alla base. Immaginiamo la trepidazione della creatrice della fragranza, Daniela Andrier, nel legare il proprio naso al profumo più costoso di sempre, o quantomeno a parimetro con l’Imperial Majesty di Clive Christian, in cristallo Baccarat e oro a 18 carati, che nel 2006 entrò nei Guinness dei primati. La Venini, dal 2016 controllata dalla famiglia Damiani, già a capo dell’omonimo brand di gioielleria, vanta opere da museo, entrate

nelle collezioni del Metropolitan e del Moma di New York, della Fondazione Cartier di Parigi così come del Victoria and Albert Museum di Londra, con il coinvolgimento di architetti e artisti quali Carlo Scarpa, Vittorio Zecchin, Ettore Sottsass, Tadao Ando. Fino a ieri, erano i lampadari per gli sceicchi arabi a finire nella lista degli oggetti più costosi, o i vasi per le ville di Beverly Hills, o ancora i servizi di piatti per le case reali, o la famosa “La sentinella di Venezia”, che nel 1962 raggiunse la quotazione di 737 mila dollari. Ora tocca alla bottiglia di profumo di cui sappiamo tutto, tranne chi la comprerà. — Manuela Pivato BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

La bottiglia di profumo Bulgari disegnata e prodotta da Venini

volantini sulle vetrine a san barnaba

«Non troverete più nulla» La protesta silenziosa per i negozi che chiudono VENEZIA. «Quando cercherete

un piccolo panettiere, non lo troverete. Un calzolaio o un piccolo artigiano a cui chiedere un favore, una torta, un mobile su misura, un consiglio su un nuovo elettrodomestico che duri qualche anno, un dottore che ascolti le vostre paure». Inizia così il ciclostilato appeso alle vetrine di quello che un tempo era un noto negozio di giocattoli di campo San Barnaba, uno degli ultimi, La Lanterna Magica, tra i pochi punti di riferimento per i bambini di Venezia. Il negozio ha chiuso i battenti in autunno, per una serie di motivi legati ai noti problemi: affitti troppo alti, monocultura turistica, spopolamento e grandi marchi che fagocitano i piccoli artigiani. Il cartello di protesta spuntato qualche giorno fa – foto-

ANNIVERSARIO A cinque anni dalla scomparsa la moglie GABRIELLA, il fratello PAOLO, i cognati, i nipoti, parenti e amici, ricordano vivamente con amore il

grafato da qualcuno e poi messo online – è stato condiviso su Facebook centinaia di volte. E’ firmato da Francesco Neri e il refrain che compare ad ogni strofa, è proprio quel «non ci troverete», «non ci saremo più» e ancora «non lo troverete». Sullo sfondo il commercio di vicinato quasi scomparso, le boutique a conduzione famigliare che lasciano il posto a rivendite di piazza al taglio, di kebab, di pesce fritto che nulla a che fare con il vero sapore delle "schie" della laguna, piccoli gioielli unici che tramandavano mestieri che si spengono per gli affitti stellari. «Vorrete un negoziante con cui consigliarvi per un trapano, un chiodo, una vernice» si legge ancora, «vorrete una pasticceria come una volta, un caffè come si deve, un piccolo bar, vorre-

anteprima salone nautico

Venezia e l’Arsenale in mostra a Dusseldorf VENEZIA. Il Comune «inve-

dott.

MARINO PERUZZA Primario Geriatra

Una Santa Messa in suffragio sarà celebrata giovedì 24 gennaio 2019 alle ore 18.30 nella chiesa di San Pantalon. Venezia, 23 gennaio 2019

te riparare un vecchio lume, aggiustare una persiana, rifare un tessuto». Ma non ci sarà nulla di tutto questo, i cittadini non troveranno nessuno. «Non ci saremo più, spazzati via da grandissimi centri commerciali dove altri poveretti sottopagati a tutto saranno attenti tranne che a voi, centri illuminati in città buie piene di negozi chiusi in vie sporche e poco sicure». «Abbiamo trovato questo testo sul web e abbiamo pensato facesse al caso nostro» spiega Toni la titolare del negozio Shanti Daan e portavoce dell’associazione Do.Ve che lo ha appeso alle sue vetrine (come in quelle di Perla Madre Design). «Vogliamo sensibilizzare la popolazione, perché a Venezia tra un po’ non si troverà più nulla di nulla. I negozi locali sono

ste» sul Salone Nautico e la partecipazione in acqua e a terra dei grandi esponenti del settore delle imbarcazioni di lusso sarà gratuita, per garantirsi la loro presenza, perché sarà la stessa amministrazione per i primi tre anni a investire direttamente sull’organizzazione della manifestazione in programma all’Arsenale dal 18 al 23 giugno.Lo ha chiarito il sin-

daco di Venezia Luigi Brugnaro presentando ieri la manifestazione a Dusseldorf dove è in corso Boot, primaria vetrina a livello mondiale per la nautica da diporto di ogni genere, giunta quest’anno alla 50 esima edizione. Ad affiancare Brugnaro Petros Michelidakis, direttore del Boot di Dusseldorf; Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti

Il volantino affisso in vetrina

Sotto accusa il caro affitti lo spopolamento e le “grandi firme” Il negozio chiuso a San Barnaba

chiusi, ci sono solo cinesi, bengalesi e via dicendo. La gente rallenta, legge, dice “xe vero” ma si ferma là. Oramai quando c’è la scadenza del contratto, sei fortunato se ti triplicano l’affitto anziché quadruplicarlo. Se non ce la fai ti dicono che ne hanno altri venti in fila. E così è un continuo turn over di botteghe: a fianco al bar in cam-

Group; Galliano Di Marco, direttore della Venezia Terminal Passeggeri ; Stefano Costantini della Marina Santelena e Alberto Sonino della Venezia Certosa Marina. È intervenuto anche Fabrizio D’Oria, dirigente di Vela, la società partecipata che organizza la manifestazione all’Arsenale. «Voglio ringraziare tutta la dirigenza della Fiera di Dusseldorf che ha apprezzato l’idea di presentare congiuntamente il nostro Salone» ha detto Brugnaro. «Questa manifestazione è una grande iniziativa che coinvolge l’intera città e la Regione Veneto, con il presidente Luca Zaia in primis, e vuole essere un grande appello a tutto il popolo del ma-

po San Barnaba c’è un negozio che in questi ultimi anni ha visto qualcosa come sei o sette gestioni (russi, cinesi, adesso un bengalese). Non capiamo perché non affittino ai veneziani. Certo è un po’ colpa nostra se non riconosciamo più Strada Nuova, ma dovremmo tutti impegnarci per frenare questa desertificazione, invece il Comune è mu-

to cieco e sordo, i commercianti sono abbandonati e a nessuno interessa far rivivere Venezia». I commercianti "highlander" la pensano come si legge in calce al cartello: «Il tempo di un risveglio e di un ritorno alla comunità, alla lotta e all’impegno è arrivato, se aspetterete, non ci troverete». — Marta Artico

re. Non sarà, infatti, solo un salone dell’arte nautica internazionale, in sintonia con la Biennale, ma soprattutto un momento di ritrovo e aggregazione per famiglie e bambini». «Nel logo del Salone Nautico di Venezia» ha continuato il primo cittadino «abbiamo volutamente richiamato il leone della Repubblica Serenissima e la V di Venezia: se San Marco era il cuore politico, Rialto l’anima commerciale, l’Arsenale non è stato solo il luogo militare e porta d’acqua della città, ma ha simboleggiato il presidio occidentale della nostra cultura e della nostra Europa. Per questo motivo, l’amministrazione comunale ha deciso di finanziare l'iniziativa e

di agevolare tutti quelli che verranno a presentare le proprie barche ed i propri progetti, così da unire l’industria produttiva all’arte e alla vitalità di una città che è stata presidio del mare Adriatico e del Mediterraneo». Il sindaco Brugnaro ha anticipato che il Salone veneziano avrà anche una sezione dedicata alle barche da lavoro veneziane e ci sarà anche la possibilità di «sperimentare» direttamente la voga alla veneta. Prevista anche la possibilità di visitare per i partecipanti il Museo Navale e anche il sommergibile Dandolo, messo a disposizione dalla Marina. — E.T. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 IL MATTINO

REGIONE

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La sfida delle Regioni confindustria

LA SCHEDA

Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»

Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)

Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole

SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888

ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830

RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.

Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-

tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor

la cgil sanità

«Quota 100 sarà un disastro per gli ospedali del Veneto» VENEZIA. La Cgil apre la batta-

glia contro la Lega e Zaia sulla sanità e critica la legge finanziaria che ha cambiato le regole dei concorsi. «Il presidente Luca Zaia sostiene che l’introduzione della “quota 100” non sia la causa della mancanza di medici e infermieri nel nostro sistema. Noi invece, come Fp Cgil intendiamo ribadire che la scelta di introdurre quota 100, seppur auspicabile per far uscire

parte di personale, non è in alcun modo accompagnata da una seria politica di assunzioni e rinnovamento del personale della sanità pubblica. La programmazione che richiama Zaia è assente dal disegno di questo Governo e addirittura si arriva a modificare la normativa sui concorsi introducendo il vincolo per cui non potranno più essere utilizzate le graduatorie per assumere», afferma Michele

Giordano, segretario di categoria. «Per essere chiari, nella Legge di stabilità si definisce l’obbligo di bandire concorsi per il numero esatto dei posti che si vogliono ricoprire e non sarà più possibile usare le graduatorie per gli scorrimenti. Questo vuol dire che se le Ulss o Azienda Zero bandiranno un concorso per un infermiere o per un chirurgo ne potranno assumere uno soltanto e non po-

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che l’ operazione pesi sia sui bilanci della Regione che dovrà sostenere i costi per l’organizzazione dei concorsi, sia su tutti quei giovani speranzosi di entrare nel sistema sanitario, che pagano la tassa per accedere ai concorsi: una prassi che non può diventare uno strumento di fi-

quelle del nostro sistema sociosanitario che così rischia di essere messo in ginocchio. Cosa farà un ospedale che vede un anestesista andarsene o un oculista? Non potrà certo trattenerlo con la forza e quindi dovrà bandire un nuovo concorso con relativi tempi e costi. Questo produrrà inevitabilmente il rischio di un allungamento delle liste di attesa e probabilmente di favorire il privato. Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza le procedure concorsuali: solo così si esce dall’emergenza», conclude Giordano. —

Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani

«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,

Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso

VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —

STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE

Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere tranno poi usare quella graduatoria per sostituzioni di eventuali cessazioni o pensionamenti futuri. Questa maggioranza non lascia alcuno spazio di autonomia vera e anzi introducendo questa norma si opera una centralizzazione delle assunzioni obbligando le Ulss a prevedere ciò che non può essere previsto, come coloro che scelgono volontariamente di licenziarsi o di partecipare ad un concorso in un’altra azienda sanitaria. Il rischio concreto» prosegue Giordano, «è che questo sistema determini grandissimi problemi nelle assunzioni e periodi di veri e propri vuoti di personale, perché sappiamo tutti i tempi che ci sono per mettere in piedi i concorsi. Riteniamo

Giordano contesta le nuove norme sui concorsi introdotti dalla Finanziaria nanziamento del sistema», afferma Giordano. «Il meccanismo risponde all’esigenza di qualche ministero romano, non certo a

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