Rassegna stampa del 23 gennaio 2019

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MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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La sfida delle Regioni confindustria

LA SCHEDA

Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»

Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)

Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole

SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888

ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830

RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.

Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-

tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor

la fimmg all’attacco

«Con l’autonomia in Veneto i medici esclusi da dirigenti» PADOVA. Fino a che punto si può spingere l’autonomia delle Regioni con i concorsi della Sanità? A sollevare l’interrogativo è la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) che contesta la decisione adottata dalla Usl 6 Euganea veneta (quella provinciale di Padova) «dove i medici sembrerebbero estromessi per bando dalla selezione per due incarichi di direzione di distretto». A richiamare l'at-

tenzione sulla vicenda è il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, secondo il quale «ciò che sta avvenendo in Veneto è molto indicativo di quello che potrà avvenire in questo Paese in presenza di una maggiore autonomia regionale, ed è evidente che ci aspetta un futuro disastroso per il Servizio Sanitario Nazionale», che deve invece salvaguardare prestazioni analoghe su tutto il territorio nazio-

nale. «Siamo di fronte a un fatto gravissimo», sottolinea Scotti in una nota, « non solo perché non si rispetta quanto previsto per legge (D.Lgs 502/1992), anche per i medici di medicina generale, ma anche per il fatto che questo tentativo di blitz premia una visione tecnocratica e amministrativa della sanità a scapito della qualità dell’assistenza».

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ziente e ne conosce le problematiche». Da qui l'appello al ministro della Salute affinché «intervenga con decisione perché si rispettino le leggi. Ci auguriamo - conclude Scotti - che il ministro Giulia Grillo si occuperà presto e con estrema fermezza di quanto sta avvenendo in Veneto con-

ia è invece Daniele Giordano, secondo il quale la legge finanziaria adottata dal parlamento a fine anno blocca di fatto il ricambio del personale che va in pensione, in quanto costringe le Usl a bandire concorsi ad hoc per ogni posti che si libera, senza accedere alla graduatoria nazionale di riserva come avveniva prima. «Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza i concorsi. Invece di annunciare futuri provvedimenti sull’autonomia il presidente Zaia difenda quella del nostro sistema sanitario di cui ha la responsabilità». —

Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani

«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,

Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso

VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —

STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE

Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere La delibera in questione è la numero 6 e taglia fuori la professione medica dalla funzione organizzativo-gestionale di una struttura. Si tratta, prosegue il segretario generale Fimmg, di funzioni che «hanno un’alta valenza sanitaria e sociosanitaria e proprio per questo la legge prevede che in questo ruolo vi sia un dirigente che abbia maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali, comprendendo anche un medico di medicina generale con una esperienza almeno decennale. Escludere i medici, e in particolare i medici della medicina generale, significa privare il distretto sanitario dell’esperienza maturata negli anni da chi ha realmente stabilito un rapporto fiduciario con il pa-

Silvestro Scotti si appella al ministro Grillo per bloccare la Usl 6 Euganea siderando che il rispetto delle leggi dello Stato è la principale responsabilità di un ministro della Repubblica». A polemizzare con Luca Za-

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Nordest

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Stoccolma 2026? Pure in Lettonia Parte la sfida a Milano-Cortina

La mappa di Milano-Cortina

Biathlon

Free style

Snowboard

ANTERSELVA CORTINA D’AMPEZZO

TRENTINO A.A. LIVIGNO

Albergo del Cio

Cerimonie

Villaggio olimpico

Centro media principale

BASELGA DI PINÈ

Pattinaggio di figura

Short track

Pattinaggio velocità

BORMIO

Sci alpino

VAL DI FIEMME

Curling Bob Centro media montano

Sci alpino Slittino

era stata firmata anche dai consiglieri Pd e LeU. «Evidentemente non vi interessa più l’ambiente ma l’aspetto economico», ha detto Patrizia Bartelle rivolta ai suoi ex colleghi di gruppo. Anche Stefano Fracasso, Pd, si è rivolto al M5s: «I difetti della Spv sono stati evidenziati da più enti, dalla Corte dei Conti ad Anac. Adesso manca il ministero delle Infrastrutture: Toninelli dica se questo contratto va bene o no». Sarcastica Silvia Rizzotto (Zaia Presidente): «È tutto pubblico e non ci sono le condizioni per cambiare». Al voto la mozione è stata bocciata. (al.va.)

Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, all’incontro con il Coni: «Alcune delle discipline si svolgono nelle Dolomiti, area tutelata anche dall’Unesco, dunque l’obiettivo, in caso di effettiva assegnazione, dovrà essere quello di trovare soluzioni condivise non solo per gli impianti, ma anche per la viabilità». L’asse italiano ci crede, forte anche della stima internazionale in ambito sportivo: «Sono stato per tre giorni a Losanna e devo dire che il dossier per la nostra candidatura è stato accolto molto positivamente», ha dichiarato Malagò. «Ne eravamo certi – ha commentato il governatore veneto Luca Zaia –. Il nostro, d’altronde, è un dossier vero, basato su dati e prospettive più che concrete». Il prossimo sopralluogo del Cio è previsto per i primi giorni di aprile, dopodiché la decisione finale sarà annunciata il 24 giugno. Angela Pederiva

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Hotel degli Atleti

Centro media montano

Villaggio olimpico

Sci Salto con Combinata di fondo gli sci nordica

MILANO LOMBARDIA

Sala: «La candidatura svedese fa paura» Zaia: «Il nostro dossier è vero e concreto» `

Centro media montano Villaggio olimpico

VENETO

Fonte: Comitato olimpico nazionale italiano

LE OLIMPIADI VENEZIA A quanto pare non si tratta solo di velata preoccupazione: «Oggettivamente la candidatura di Stoccolma fa paura», ha detto ieri Beppe Sala, sindaco di Milano, città che in tandem con Cortina aspira ad ospitare le Olimpiadi Invernali 2026. «È solida, forte e credibile», gli ha fatto eco Giovanni Malagò, presidente del Coni, a Bolzano per la seduta itinerante della giunta nazionale. Ma cosa prevede il piano svedese, nella sfida al programma italiano? Dal comitato promotore trapelano alcuni particolari, a cominciare dall’estensione territoriale, che supererà i confini nazionali.

IL CONFRONTO Da una parte c’è Milano-Cortina, binomio che coinvolge tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige) e conta quattro cluster (Milano, Valtellina, Cortina e Val di Fiemme), tutti però in Italia. Dall’altra c’è invece Stoccolma-Åre, accoppiata che significa Svezia (appunto con i raggruppamenti di Stoccolma, Åre e Falun) ma pure Lettonia (con Sigulda), due Paesi separati dal mar Baltico. Mentre il dossier italiano è stato divulgato nei dettagli, al momento della proposta svedese sono state fornite pubbli-

NEL PIANO SCANDINAVO BOB, SLITTINO E SKELETON OLTRE IL MAR BALTICO. MALAGÒ: «A LOSANNA SIAMO STATI ACCOLTI MOLTO POSITIVAMENTE»

camente solo alcune anticipazioni di massima. «L’obiettivo – spiegano dal comitato Stockholm 2026 – è costruire il meno possibile. Oltre il 90% delle arene necessarie per ospitare le gare è già disponibile. Le uniche cose che dovrebbero essere realizzate sono una pista di pattinaggio sul ghiaccio e una stazione sciistica». Il nome più blasonato, dal punto di vista degli sport invernali, è indubbiamente Åre, sede dei Mondiali di sci alpino 2019 (per i quali fu battuta Cortina, che però li ospiterà nel 2021): lì potrebbero tenersi anche freestyle e snowboard. Nel comprensorio di Falun invece dovrebbero essere accolti il salto con gli sci e la combinata nordica. Le gare di sci alpino e di fondo dovrebbero comunque essere disputate pure attorno a Stoccolma, ma non si sa ancora se a Bisslinge oppure a Hamra. Nella capitale ci sarebbero inoltre hockey, pattinaggio di figura e short track, con «un riflettore acceso» sullo stadio olimpico che nel 1912 ospitò i Giochi Estivi: «Storia e presente, nulla di meglio», sottolineano gli svedesi, intenzionati ad organizzare la cerimonia di apertura alla Friends Arena e quella di chiusura «in più sedi in contemporanea, una cosa mai tentata prima». Ma come detto servirebbe anche il supporto lettone, dato che «Sigulda ha un impianto di bob, slittino e skeleton pronto per essere rinnovato», mentre realizzarne uno nuovo in Scandinavia «costerebbe un sacco di soldi», con il rischio che dopo le Olimpiadi «diventi un fardello da mantenere».

LA SOSTENIBILITÀ Ma la sostenibilità rimane imprescindibile anche per Milano-Cortina, come ha rimarcato

La mappa di Stoccolma-Åre

ÅRE

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Free Snowboard Sci alpino style

SULLE DOLOMITI Un’immagine delle gare di Coppa del mondo di sci alpino che si sono appena svolte a Cortina: qui si sfiderebbero anche gli atleti delle Olimpiadi Invernali 2026

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NORVEGIA SVEZIA

FALUN Salto con gli sci

Combinata nordica RUSSIA

STOCCOLMA LETTONIA Hockey Sci Sci alpino di fondo Pattinaggio di figura

Short track

SIGULDA

Bob Skeleton Slittino

In consiglio regionale

«Il M5s non è contro la Pedemontana» Ma il “tavolo tecnico” viene bocciato VENEZIA «Il Movimento 5 Stelle non è contrario alla Pedemontana, ma riteniamo che un’opera si debba fare nel rispetto di certi canoni di economicità». È quanto ha affermato la consigliera regionale pentastellata Erika Baldin durante la discussione ieri a Palazzo Ferro Fini della mozione che chiedeva di aprire un “tavolo tecnico” per superare le criticità rilevate dalla Corte dei Conti sulla Superstrada Pedemontana veneta, “andando in particolare a valutare la possibilità di rivedere il Piano economico finanziario”. Illustrata da Jacopo Berti (M5s), la mozione

IL CASO VENEZIA Benché abbiano approvato i rispettivi bilanci di previsione per il 2019, le Regioni - Veneto compreso - dovranno rifare i conti perché Roma ha cambiato le carte in tavola. Stiamo parlando del bollo auto che solo in Veneto garantisce alla Regione un gettito di 7 milioni di euro. Ebbene, la legge di Bilancio 2019 votata dal Parlamento ed entrata in vigore il 1° gennaio ha previsto il dimezzamento del bollo auto per le auto con anzianità di immatricolazione compresa tra i 20 e i 29 anni, a patto che il certificato di rilevanza storica sia riportato sulla carta di circolazione. La norma sta preoccupando le amministrazioni regionali perché comporterà una riduzione dei loro gettiti. Una riduzione, va detto, che non sarà compensata da un eguale trasferimento di fondi statali: a fonte della riduzione del 50% del bollo auto, la Legge di Bilancio statale stanzia infatti 2,05 milioni di euro per “compensare” le Regioni. Ma è la somma totale. Al Veneto, che nella ripartizione nazionale ha genericamente una quota pari all’8 per cento, dovrebbero arrivare poco più di 160mila euro. Ma se il mancato gettito fosse superiore? I conteggi non sono stati ancora fatti, i più pessimisti temono che le auto con più di 20 anni di immatricolazione possano essere anche la metà del parco circolante in Veneto, il che comporterebbe un gettito da bollo auto non più di 7 milioni, ma di 3 milioni e mezzo. La conseguenza sarà di dover mettere mano al bilancio di previsione in occasione dell’assestamento e, soprattutto, trovare le risorse che lo Stato ha tagliato. L’aspetto singolare, se si vuole, è che mentre a Roma il Veneto spinge per avere l’autonomia, Governo e Parlamento decidono di ridurre le tasse pagate dai cittadini ma il cui gettito va alle Regioni. Con il rischio, poi, che le Regioni per far fronte ai tagli decidano di ridurre i servizi. (al.va.)

Hotel degli Atleti

Hockey

Skeleton

Bolli auto dimezzati La Regione rivedrà i conti

Mose, chieste altre due proroghe: è di nuovo scontro LA GRANDE OPERA VENEZIA I lavori del Mose si allungano. E prima che le paratoie tornino a sollevarsi, anche solo per prova, ci vorrà più tempo di quello previsto dal Provveditorato alle opere pubbliche. La posa delle ultime paratoie del sistema, alla bocca di porto di Lido-San Nicolò, che doveva essere completata per fine 2018, terminerà il 30 gennaio, meteo permettendo. Mentre oggi, in Comitato di magistratura, si discuteranno due diverse proroghe richieste al Provveditorato dal Consorzio Venezia Nuova: 150 giorni in più per i test di verifica della barriera di Treporti e 90 in più per la protezione degli steli di tutte le paratoie con uno speciale gel protettivo. Uno slittare di scadenze che, con ogni probabilità, non consentirà di sollevare le barriere a primavera, come aveva ipotizzato il provveditore Roberto Linetti. Un altro motivo di tensione con i commissari del Consorzio Venezia Nuova, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola. Quella di San Nicolò è l’ultima

Il caso Baita

Bolzano, Mantovani non sarà risarcita

DIGA MOBILE Una delle paratoie che compongono il sistema Mose

I COMMISSARI DEL CVN DOMANDANO DI ARRIVARE A MAGGIO CON I TEST MA IL PROVVEDITORE SPINGE PER ACCELERARE LA CHIUSURA DEI LAVORI

barriera da completare dell’intero sistema che conterà, alla fine, 78 paratoie mobili. L’altro giorno è stata calata la quart’ultima, le tre successive dovrebbero essere posizionate il 25, 28 e 30 gennaio. Date indicative visto, che le operazioni sono molto legate alle condizioni meteo e ba-

VENEZIA Mantovani non sarà risarcita per l’esclusione dal project financing del nuovo carcere di Bolzano. L’ha deciso il Consiglio di Stato, rigettando per buona parte il ricorso presentato dalla ditta padovana contro la Provincia Autonoma e nei confronti della romana Condotte, che si era aggiudicata l’opera da 25 milioni. A pesare sull’azienda, attualmente in attesa di risposta alla richiesta di concordato, era stato il patteggiamento del 2013 a 1 anno e 10 mesi del suo ex presidente Piergiorgio Baita,

per la vicenda del sistema delle false fatturazioni. Nel 2015 Mantovani era stata esclusa dalla gara «per aver comunicato tardivamente e in modo incompleto gli elementi che dimostrassero che si fosse dissociata dalla condotta del suo amministratore». Una decisione corretta secondo i giudici amministrativi di secondo grado, i quali hanno riconosciuto all’azienda solo il diritto di pagare parzialmente (e non interamente) le spese di giudizio. (a.pe.)

sta che si alzi troppo vengo perché la fine lavori slitti ancora.

volte, che dovevano essere completati per lo scorso 31 gennaio. La richiesta, invece, è di slittare a fine maggio, utilizzando i fondi risparmi (circa 800mila euro) per una serie di manutenzioni che diventano sempre più urgenti. Si tratta di lavori e test importanti. Questa è l’unica barrie-

I RINVII Intanto il Cvn ha formalizzato la richiesta di prorogare il cosiddetto studio per la verifica di funzionalità della barriera di Treporti. Test già prorogati tre

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ra con degli impianti funzionanti, dove però si sono verificati vari problemi, legati anche alla presenza di sedimenti. L’altra proroga riguarda la protezione degli steli, che doveva iniziare una volta posate tutte le barriere. Visto il ritardo a San Nicolò, ecco la richiesta di slittare la conclusione di questa operazione dal previsto 14 febbraio al 15 maggio.

LA TENSIONE Slittamenti che, sulla carta, potrebbero essere riassorbiti nei tre anni di avviamento, prima della consegna definitiva per il 31-12-2021. Ma l’incertezza è grande. Il Provveditorato da sempre spinge per accelerare, scontrandosi con i commissari che oppongono la complessità dei lavori. Proprio sui tempi, prima della pausa natalizia, Linetti e Ossola si erano affrontati a muso duro: il primo avrebbe voluto iniziare le prime prove di sollevamento in primavera, per il secondo non se ne parla prima dell’autunno. Uno scontro destinato a continuare. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it

Ligabue, contratti super Tre nuove commesse per 200 milioni di euro La società di catering fornirà pasti a seimila persone Tra i clienti, le ammiraglie della flotta navale di Saipem `

L’AZIENDA VENEZIA C’era da sorridere già con il saldo del fatturato del 2018m, che aveva fatto registrare un 12 per cento in più. Il colpo grosso per il Gruppo Ligabue, azienda veneziana leader nella fornitura di pasti, però è arrivato con la firma di un triplice accordo - impostato negli ultimi mesi del 2018 e arrivato a dama nelle scorse settimane per un valore complessivo di 200 milioni di euro. Proprio nell’anno in cui la storica azienda di forniture pasti fondata tra le calli di Venezia, taglia il traguardo dei cento anni

GLI ACCORDI

SALONE NAUTICO Nella foto a sinistra, la conferenza stampa di presentazione al Boot. Qui in alto, folla all’Arsenale in occasione dell’esposizione di yacht e la mappa di quello che sarà il Salone nautico di Venezia all’Arsenale, con gli spazi dedicati all’esposizione e allo svago

Ad ampliare il portafoglio clienti della società, portando un introito importante, sono stati quindi tre nuovi contratti siglati con aziende di grosso calibro del settore energetico. Accordi che superano i confini nazionali, a testimonianza di come il Gruppo Ligabue respiri ormai una dimensione mondiale. Il primo, siglato nel secondo semestre del 2018, è una commessa di fornitura di catering in Algeria con la britannica British Petroleum, azienda che danni opera nel paese nordafricano e che è tra i principali fornitori di gas in Europa. Sempre in Algeria, i servizi di catering alberghieri e approvvigionamento del Gruppo guidato da Inti Ligabue supporteranno Fcp (First Calgary Petroleums Ltd), una società del Gruppo Eni. Infine, in queste settimane ecco l’aggiudicazione pluriennale con Saipem delle attività di catering su otto navi della Divisione E&C Offshore della società di San Donato Milanese. Che al-

le competenze del Gruppo Ligabue, Saipem ha affidato anche la ristorazione della flotta, la “Saipem 7000” (la nave-gru più grande al mondo) e la “Castorone”, la nave posatubi in acque ultra-profonde. Le due imbarcazioni infatti saranno impegnate in diversi progetti, in differenti parti del mondo. La sfida della Ligabue, come in passato, sarà gestire al meglio il servizio anche nelle zone più remote e nelle situazioni di approvvigionamento più difficili. Un compito che, grazie alle nuove commesse ottenute, permetterà al gruppo internazionale, ma con cuore veneziano, di fornire pasti e servizi, ogni

IL 2018 SI È CHIUSO CON UN FATTURATO DI 321 MILIONI DI EURO IL 12 PER CENTO IN PIÙ RISPETTO AL VOLUME DEL 2017

giorno, a circa seimila persone.

I DATI «Siamo oltre modo soddisfatti - ha dichiarato l’Amministratore Delegato del Gruppo, Inti Ligabue - Questa per noi è una importantissima conferma. Lavoriamo da oltre cinquant’anni con Saipem e questa aggiudicazione complessa e che ha richiesto un grande impegno, consolida la nostra relazione. Non si diventa fornitori e partner di Saipem per caso». Per il Gruppo Ligabue - che ha registrato nel 2018 un giro d’ affari di 321 milioni di euro, in crescita di oltre il 12% sull’anno precedente - si prospetta un anno di grandi impegni e soddisfazioni, dato che proprio nel 2019 si festeggiano i 100 anni dell’azienda familiare, protagonista ora dei mercati globali, fondata a Venezia nel settembre del 1919 da Anacleto Ligabue, nonno dell’attuale Chairman e Ceo. N. Mun. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LEADER Un furgone dell’azienda veneziana protagonista nel mondo del catering. Nella foto in tondo l’ad Inti Ligabue

Confindustria studia per il territorio Sul tavolo 26 mila posti di lavoro DOMANI ASSEMBLEA MESTRE All’Assemblea generale annuale di Confindustria Venezia e Rovigo il presidente Vincenzo Marinese si presenterà con una cartella piena di numeri che, in estrema sintesi, parlano di una grossa opportunità di nuovo sviluppo per l’intero territorio metropolitano. Talmente importante che vien da chiedersi come mai non sia emersa prima. Probabilmente le condizioni favorevoli per creare circa 26 mila nuovi posti di lavoro (7.600 diretti e 19 mila nell’indotto), mobilitando risorse per quasi 2 miliardi e mezzo di euro, si sono incrociate adesso, e lo studio dell’advisory EY, acronimo di Ernst & Young, porta alla luce tutto ciò che si può fare per consentire alla realtà produttiva di Venezia e Rovigo di affrontare gli scenari economici e commerciali dell’immediato futuro, e intercettare i canali del mercato globale, che oggi passa-

no per esperienze fortemente innovative, in particolare la Via della Seta marittima e terrestre: «La cultura imprenditoriale diffusa può contare su un capitale umano significativo, con un buon tasso di innovazione» afferma Marco Daviddi, partner di EY illustrando il contenuto dello studio: «Esistono margini di miglioramento nella collaborazione tra pubblico e privato sul tema della formazione, e per quanto attiene un ulteriore sviluppo delle dotazioni infrastrutturali. Il territorio offre, inoltre, luoghi estesi per progetti di reindustrializzazione, nei settori a maggior valore aggiunto e innovativi».

In una frase, il presidente Marinese porterà ai colleghi industriali il Piano industriale strategico per Venezia metropolitana che potrebbe essere in grado di portare nuova occupazione e investimenti a patto di creare una Zona Economica Speciale, la famosa Zes di cui si parla da anni. L’appuntamento è per domani alle 17 a Venezia, nella sede di Vtp, Venezia terminal passeggeri, per l’assemblea che non a caso porta il titolo “Il futuro è nelle nostre mani”. Con Vincenzo Marinese si confronteranno il governatore del Veneto Luca Zaia, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, il presidente di

PER ERNST&YOUNG NEL 2018 CI SONO CONDIZIONI FAVOREVOLI CHE MUOVONO RISORSE PER QUASI 2 MILIARDI DI EURO

MARINESE: «TRACCIATE LE LINEE DI SVILUPPO SULLA NOSTRA AREA METROPOLITANA. MA ADESSO SERVE LA ZES DI VENEZIA»

Confindustria Vincenzo Boccia, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, il direttore di Intesa Sanpaolo per Veneto, Friuli e Trentino Renzo Simionato e Marco Daviddi. «Questo studio traccia le linee e le potenzialità di sviluppo che potranno interessare l’area di Venezia Metropolitana nell’arco dei prossimi sette o dieci anni - spiega il presidente Vincenzo Marinese - Le azioni previste indicano alle istituzioni locali e al governo nazionale la strategia per facilitare questo sviluppo. Grazie alla Zes di Venezia e Rovigo si potrà colmare il gap di cui il nostro meraviglioso territorio purtroppo ancora soffre rispetto ad altre realtà europee, simili per storia economica, infrastrutture e tessuto produttivo. È alla politica ed alle amministrazioni locali e nazionali che ora tocca agire senza perdere tempo prezioso». (e.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PRESIDENTE Vincenzo Marinese, domani industriali in assemblea


REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Mercoledì 23 Gennaio 2019

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L’INTERVISTA DANILO TONINELLI

«SullaTavvenetanonc’ènulladideciso Valdastico?Ragioniamosultracciato»

Il ministro delle Infrastrutture fa il punto sulle opere a Nordest. Garanzie sull’autonomia Ministro Toninelli, l’Autostrada del Brennero è in proroga con la concessione e sta discutendo il rinnovo con il suo ministero e l’Unione Europea. La nuova veste, se andrà in porto, sarà interamente pubblica, in particolare con il protagonismo degli enti locali. Come giudica questo modello e a quali altre situazione potrà poi applicarsi? «È il modello vincente. In questo caso abbiamo messo a punto, superando tutti gli ostacoli posti dalla Ue, uno schema di convenzione che viene davvero incontro ai cittadini e valorizza i territori. Parliamo di investimenti che restano sui luoghi attraversati dall’autostrada e tariffe che puntano alla sostenibilità ambientale e al tempo stesso fanno risparmiare chi viaggia». Ci sono due punti che separano attualmente il Ministe-

ro, Autostrada del Brennero e gli enti locali. Il primo è sulla richiesta del ministero di restituzione degli utili prodotti dall’A22 dal 2014 ad oggi. Si tratta di circa 60-80 milioni all’anno. Qual è la ratio della vostra richiesta e quale mediazione si può trovare? Cosa ne pensa di un’eventuale ipotesi di gara minacciata da A22? «Abbiamo fatto di tutto per evitare che la gestione e i profitti vadano ai privati. Ma per scongiurare la gara ci deve essere la collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti. Noi abbiamo elaborato una proposta, sul punto di mediazione siamo in queste ore al lavoro». Da oltre 40 anni Trentino e Veneto discutono della realizzazione dell’autostrada Valdastico. Ma l’ipotesi è sempre abortita per i

costi ambientali e i dubbi di scaricare sull’A22 un ulteriore flusso di traffico. Con l’elezione alla presidenza della Provincia autonoma di Trento del leghista Maurizio Fugatti si è creato un nuovo asse con il governatore veneto Zaia per rilanciare l’opera che dovrebbe collegare Piovene Rocchette a Rovereto sud. La Provincia autonoma di Bolzano si è detta contraria così come il M5s locale e il centrosinistra. Qual è la sua posizione? «Mercoledì (oggi ndr) incontreremo Zaia e Fugatti per discutere della concessione e della eventuale realizzazione del tracciato. In linea generale, questo ministero è aperto a valutare tutte le infrastrutture che servono davvero. Ma devono servire a chi le usa, non a chi le costruisce». In una rec e n te i n -

tervista al Corriere della Sera sul tunnel del Brennero lei ha detto che i lavori proseguiranno: «Non si può chiuderlo, bisogna farlo meglio». In che cosa si può migliorare? «È un’infrastruttura che il M5S al Governo non avrebbe mai fatto così in origine. Ora tutte le opere di adduzione vanno rese funzionali e sostenibili. Inoltre, è necessario in particolare rafforzare la linea

esistente per spostare sin da subito i camion su rotaia». I tratti veneti della Tav verranno completati o meno? I privati hanno già un contratto in mano e 160 milioni di anticipo per il tratto Brescia-Verona: debbono andare avanti o fermarsi? «L’analisi costi-benefici, obiettiva e mai fatta prima in modo terzo e scientifico, è in via di completamento. Ci aiuterà a decidere». Nel Nordest il reddito di cittadinanza, i timori di un’autonomia annacquata (in Veneto) e i ripensamenti sulle infrastrutture stanno creando delle fibrillazioni. Non temete di perdere consenso in quest’area del Paese e con quali misure pensate possa essere eventualmente arginato? «Stiamo parlando di una misura che costringerà il be-

Il vertice

Grandi opere: Zaia e Fugatti vertice al Mit VENEZIA Un incontro con un ordine del giorno particolarmente denso. Oggi, a Roma, il ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, vedrà i governatori di Veneto e Trentino, Luca Zaia e Maurizio Fugatti, per discutere di infrastrutture a Nordest. Oltre alla Tav, il tema più caldo sarà la Valdastico nord fresca di bocciatura dal Consiglio di Stato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

neficiario a sottoscrivere un Patto per il lavoro, ad attivarsi, formarsi. È un provvedimento rivoluzionario che serve prima di tutto alle imprese che cercano risorse competitive per accrescere la loro produttività e competitività. Sull’autonomia, invece, abbiamo detto che i veneti si sono espressi in modo chiaro e ora si tratta di fare le cose bene». Ministro Toninelli, in questi giorni c’è stato un battibecco a distanza tra il Ministro Fraccaro e il governatore veneto Zaia sul tema dell’autonomia delle regioni che hanno chiesto il referendum (Veneto, Lombardia, Emilia). Fraccaro ha dichiarato a la Stampa che non è d’accordo sulla legge delega proposta da Zaia e che vanno salvaguardati la coesione nazionale e la tenuta dei conti; Zaia ha replicato che si procede come da articolo 116, comma 3 della Costituzione che prevede un’intesa tra governo e regioni interessate. Il timore del Veneto è che alla fine l’autonomia prevista su molti temi possa essere annacquata per evitare un conflitto con il sud d’Italia. Qual è la sua posizione? « Nessuno vuole annacquare nulla. Zaia ha proposto di procedere con una legge delega, ma è stato lo stesso ministro Stefani a dichiarare che non è lo strumento adatto: il collega Fraccaro ha solo ribadito questa posizione. Il Governo è unito nel sostenere le richieste di autonomia che saranno un valore aggiunto per tutto il Paese». Simone Casalini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nuovi assetti di potere

Europee e Comunali, i commissariamenti agitano la Lega Clima sospeso nella Lega, dove sussurri danno per «imminente» il commissariamento della segreteria regionale (fu «nazionale») e, a cascata, delle segreterie provinciali, già commissariate dal maggio scorso. Una mossa che avrebbe immediati riverberi sulla scelta dei candidati per le Europee e di quelli per le amministrative (nonostante non coinvolga alcun capoluogo, la tornata in Veneto interessa la bellezza di 326 Comuni) e per questo sta tenendo il partito col fiato sospeso. A ieri non era in agenda alcuna riunione del consiglio federale sull’argomento e tra i colonnelli circola un certo scetticismo («È da ottobre che ci dicono “questo mese è quello buono” e poi non succede niente») ma da via Bellerio fanno sapere che qualunque data a cavallo tra gennaio VENEZIA

Al timone Bitonci e Da Re

e febbraio potrebbe essere quella giusta. Il passaggio, per quanto stra-annunciato, è importante perché segnerà la fine della Lega così come l’abbiamo conosciuta finora, «Nord», e l’inizio della nuova Lega «per Salvini premier», con statuto nuovo di zecca. Questo sembrerebbe escludere la possibilità, un tempo in voga nella prassi leghista, di commissariare il segretario

Verso le primarie del 3 marzo nominando egli stesso commissario, fino al congresso: se così fosse, infatti, potrebbe dirsi garantita la discontinuità richiesta per il passaggio da un partito all’altro? Ci si metterebbe al riparo da possibili ricorsi e contestazioni? La vicenda dei 49 milioni insegna. Lo sperano gli avversari del segretario uscente Gianantonio Da Re (e del presidente della Liga, Massimo Bitonci), che da tempo lavorano sul territorio per costruire il consenso necessario a creare un’alternativa e disarcionare la «vecchia guardia» sulla tolda dai tempi di Bossi, se si esclude il breve e turbolento interregno di Flavio Tosi. Quel che è certo è che Da Re si ricandiderà, mentre l’altro nome accreditato è quello dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, beniamino della base. Il governatore Luca Zaia, come d’abitudine, si terrà fuori dalla mischia. Ma quando si terrà il fatidico congresso? Vista la lentezza con cui si procede, si andrebbe all’estate, forse perfino dopo. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Congresso Pd, i big stanno con Martina ma vince Zingaretti

VENEZIA La consultazione tra gli iscritti del Pd per stabilire chi, tra i sei candidati alla segreteria, approderà alle primarie del 3 marzo (ce la faranno in tre) si avvia ad un esito sorprendente in Veneto. Non tanto per il nome del favorito, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, quanto per quello dello sfavorito, il segretario uscente Maurizio Martina, sostenuto qui dalla maggioranza dei big del partito. Un segnale di ulteriore scollamento tra la base e la nomenclatura dem, protagoniste di una faticosa traversata del deserto. I dati: Zingaretti è al 43,5% (con picchi del 48% a Treviso e del 46% a Venezia); Martina al 35,3% (48% a Verona, 47% a Padova); il «terzo incomodo» Roberto Giachetti al 18,8%; quindi Francesco Boccia all’1%, Dario Corallo e Maria Saladino allo 0,7%. Ora, è vero

Duello Martina e Zingaretti

che Zingaretti in Veneto è al di sotto della performance nazionale (43,5 contro il 51,2%) e di contro Martina al di sopra (35,5 contro il 31,8%), con un exploit inatteso di Giachetti (18,8 contro il 13,5%), ma il risultato del governatore del Lazio è comunque inaspettato perché tra i big locali solo il consigliere regionale Graziano Azzalin e l’ex sottosegretario all’Economia Pierpaolo

Baretta si sono schierati con lui; tutti gli altri, dai consiglieri regionali ai parlamentari, stanno sostenendo Martina. Sono (quasi) tutti renziani e questo dà l’idea dello schieramento delle truppe dell’ex premier ora «semplice senatore di di Scandicci, Impruneta, Signa e Lastra a Signa». D’altra parte, Martina fu il vice di Renzi e in quella stagione vennero composte le liste per il parlamento (sempre durante la segreteria di Renzi, prima versione, si fecero le liste per le Regionali). Da segnalare le consuete tensioni a Rovigo, feudo della famiglia Romeo, usa a «contarsi» sostenendo l’outsider di turno (fu Emiliano nel 2017, è Boccia stavolta ed è al 19%!), dove la consultazione è finita in rissa e ricorsi. Intanto fa proseliti il manifesto anti sovranista messo a punto dall’ex ministro Carlo Calenda: in Veneto hanno firmato, tra gli altri, il professore dell’università di Padova Stefano Allievi, l’imprenditore Alberto Baban e Veronica Manfrotto della Libreria Palazzo Roberti di Bassano. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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BELLUNO

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gli elettrodotti nel bellunese

ponte nelle alpi

Marcato: «Siglato un accordo storico Accolte quasi tutte le richieste»

Vendramini «Risolti così i problemi ad Andreane»

L’assessore di Palazzo Balbi risponde alle critiche bellunesi dopo il protocollo siglato tra la Regione Veneto e Terna Gianni Favarato VENEZIA. «Dopo anni di ascolto delle istanze del territorio e di confronto con Terna, abbiamo siglato un’intesa storica che farà scuola in altre regioni», spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico e dell’Energia, Roberto Marcato, all’indomani della firma, insieme a Zaia, dell’accordo da 900 milioni di euro con amministratore delegato di Terna, Ferraris, per il rinnovo e lo sviluppo della rete elettrica del Veneto. L’accordo che avete siglato con Terna è il primo del genere e prevede quasi un miliardo di investimenti in Veneto, come ci siete arrivati? «Ci siamo arrivati con un lungo e complesso lavoro, avviato dopo la dimostrazione di grande attenzione da parte del territorio, dei comitati di cittadini e dei sindaci, per il riassetto della rete elettrica regionale. Mi sono incontrato più volte con le realtà territoriali e ho ascoltato e condiviso fin da subito le loro esigenze. Quando abbiamo visto il primo e il secondo progetto di Terna per l’elettrodotto che collega Padova a Venezia, in cui si riproponeva una linea aerea, il presidente Zaia ed io abbiamo scritto una lettera e Terna e abbiamo ribadito, in tutte

le sedi istituzionali, la nostra contrarietà allea linea area e la necessità di interrare il nuovo elettrodotto, rendendolo quindi sostenibile. Così sono cominciati gli incontri tecnici e amministrativi con Terna, sviscerando tutti i problemi. Abbiamo lavorato anni, finché abbiamo convinto i vertici di Terna e siamo arrivati a questo accordo con cui apriamo una strada nuova con un’elevata qualità scientifica degli interventi, comprovata dal coinvolgimento, nella progettazione, delle Università». Qual è ora l’iter che seguirete per attuare tutte le parti dell’accordo, a cominciare dal dettaglio dei progetti da realizzare, che dovranno avere le previste autorizzazioni ambientali? «Su alcune realtà già siamo a un avanzato stato di progettazione, come nel caso dell’elettrodotto Dolo-Camin che finalmente recepisce le istanze del territorio che chiedeva l’interramento dei cavi da 380 kv in tutto il territorio padovano e veneziano. Anche nel Bellunese e nel Trevigiano c’era già un percorso avviato, che ora abbiamo definito con un accordo che andrà declinato puntualmente. Si tratta di un accordo quadro che avrà la partecipazione dei cittadini e del territorio come tema qualificante. Posso assicurare che

il parere positivo

Il sindaco di Soverzene «Ci possiamo liberare di venti km di linee» Soddisfazione del Comune per l’accordo sul progetto Terna. «Con piacere – spiega il sindaco Gianni Burigo – abbiamo accolto la notizia dell’accordo di programma sottoscritto tra il presidente della Regione Veneto e l’amministratore delegato di Terna, che tra le altre, stabilisce che il progetto di riassetto della rete elettrica della Media Valle del Pia-

SOVERZENE.

ve sarà variato con l’introduzione della tecnologia del cavo interrato dalla nuova stazione di Polpet sino a prima dell’attraversamento del Piave. Questo era in buona sostanza il contendere ormai annoso riguardante l’area di rispetto dell’aeroporto di Belluno, dovrebbe essere giunto al suo epilogo e decretare di fatto il nulla osta a procedere da parte di “tutti”,

ci sarà una condivisione completa dei progetti con i territori interessati». A differenza dei padovani e dei veneziani che hanno fatto festa per la notizia dell’interramento del nuovo elettrodotto, in altre parti del Veneto c’è stata una reazione opposta, molto critica nei confronti della Regione. In particolare nel Bellunese e nel Trevigiano per i termini dell’accordo che riguardano i loro territori. È già tutto deciso o ancora modificabile? «A dire il vero faccio fatica a capire il dissenso del Bellunese e del Trevigiano. Per carità, è chiaro che ognuno ha sue idee e io le rispetto. Ma dev’essere riconosciuto da tutti che rispetto a ipotesi zero, il risultato che abbiamo portato a casa è enorme. L’impatto degli interventi previsti è stato ridotto al minimo, ma posso assicurare che andremo a verificare puntualmente con i territori le questioni ancora aperte». Dal Bellunese si sono alzate forti critiche. Che risponde? «Voglio essere chiaro. Il 90 e passa per cento delle richieste avanzate dai territori, che noi abbiamo fatto nostre, è stato accolto. Non dimentichiamoci che non tutto ciò che immaginiamo e desideriamo è possibile. A mio parere i comitati so-

in particolar modo delle istituzioni; in tutto questo sarà senz’altro soddisfatto il sindaco di Belluno ma anche la comunità di Ponte nelle Alpi, che vedrà interrato un importante tratto interessante il proprio territorio». «Il comune di Soverzene – prosegue Burigo – come ho avuto modo di ribadire anche in passato, è pronto da tempo per procedere con la razionalizzazione della rete elettrica. La nostra comunità sta attendendo da ormai troppo tempo lo spostamento dal centro abitato dei tralicci, vecchi di settanta anni. Speriamo che questo nuovo accordo sottoscritto a dieci anni di distanza dal primo protocollo d’intesa (siglato a Soverzene il 21 marzo

L’assessore regionale Roberto Marcato

il sindaco di auronzo

«Via i tralicci da sopra la casa di riposo» La conferma dell’interramento della linea Terna tra ad Auronzo è arrivata al sindaco Tatiana Pais Becher, l’altra mattina direttamente da Terna. Il tratto interrato ha una lunghezza di 900 metri e interessa la zona di via Berti. Saranno liberate dai tralicci la casa di riposo Sterni, la chiesa di San Rocco e la sede dello sci club. «Il progetto - spiega il sindaco - ha una portata storica: libera la casa di riposo dall’elettrodotto e ci sarà un miglioramento paesaggistico: guardando le Tre Cime non si vedranno i tralicci».

2009) determini tempi certi per la realizzazione dell’intervento. Lo sviluppo del territorio deve passare anche attraverso una modernizzazione e una messa in sicurezza delle linee elettriche e i comitati (sempre contro di fatto) dovrebbero capire tutto questo e non trincerarsi dietro al fatto che è meglio che tutto rimanga così com’è, ma apprezzare che con la razionalizzazione il territorio si libera di circa venti chilometri di linee e oltre cento tralicci, considerando inoltre che sono circa 900 gli edifici che non saranno più interessati dalla vicinanza delle linee stesse. La comunità di Soverzene non è disposta ad attendere altri dieci anni». — E.D.C.

no portatori sani di legittime istanze, ma bisogna fare battaglie sostenibili che possano avere dei risultati positivi, come quelli che abbiamo portato a casa». Eppure le critiche sono arrivate proprio dai comitati e dai sindaci che avete ascoltato e coinvolto. «Attenzione, c’è un ente come Terna che investe quasi un miliardo di euro per mettere in sicurezza il territorio, adeguandolo ai cambiamenti climatici che sono in atto e dando risposte a eventuali disastri come quelli che abbiamo visto nei mesi scorsi nel Bellunese. Parlo, per esempio, dei tralicci che possono crollare sotto la neve e ingenerare il panico. Noi, invece, ci siamo preoccupati di evitare interruzioni del servizio di distribuzione dell’elettricità prevedendo infrastrutture adeguate». —

PONTE NELLE ALPI. L’accordo di programma tra Regione e Terna ottiene il plauso del sindaco di Ponte Paolo Vendramini e della sua amministrazione. Non poteva che essere così, anche se i Comitati hanno sempre puntato il dito contro il potenziamento della stazione di Polpet. Ma a Ponte, a quanto pare, interessa soprattutto l’interramento dell’elettrodotto dall’uscita dalla nuova stazione di Polpet fino a prima dell’attraversamento del fiume Piave. «La linea a 220 kV Polpet – Scorzè, in territorio pontalpino, sarà quindi completamente interrata, come ha più volte formalmente chiesto il Comune di Ponte nelle Alpi a Terna, Regione e ministeri competenti. Molti sono stati infatti gli atti approvati in questo senso in Consiglio comunale per sostenere la necessità di risolvere la criticità rappresentata dall’attraversamento dell’abitato di Andreane. Un altro importante passo avanti nella storica battaglia di cittadini e amministrazione comunale con l’obiettivo di salvaguardare la salute dei cittadini e liberare il centro del paese dalle numerose linee elettriche che lo attraversano». «Siamo contenti - dichiarano il sindaco Vendramini e l’assessore Orzes - è stato fatto un importante passo avanti: dopo il via libera della commissione Via, la firma di questo protocollo impegna tutti ad entrare celermente in una fase operativa del progetto. Ci faremo parte attiva per definire con Terna e gli Enti di competenza un cronoprogramma serrato degli interventi. Ponte nelle Alpi non può più attendere». —


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REGIONE

MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

il direttore della sanitÀ veneta oggi davanti al giudice

Peculato, indagine su Mantoan 5 Stelle: «Basta con le auto blu» Berti: «Politici e manager regionali usino vetture proprie e chiedano il rimborso» Ruzzante (Leu): «Telecamere dappertutto? Allora controlliamo anche i potenti» le, con l’opposizione divisa tra la tentazione di graffiare e il silenzio prudenziale. In assenza di un assessore alla sanità (alle dimissioni di Luca Coletto, diventato sottosegretario alla Salute, è seguito l’interim del governatore Luca Zaia) il potere di Mantoan è all’apice; così Jacopo Berti, l’alfiere dei 5 Stelle, ne fa una questione di principio: «Mantoan è perso-

Filippo Tosatto VENEZIA. Neanche l’euforia per il successo del Milan (del quale è un tifoso acceso) l’ha indotto a rompere il silenzio. Domenico Mantoan, il direttore dell’Area sanità e sociale del Veneto, non commenta l’indagine per peculato avviata a suo carico dopo una denuncia della Guardia di Finanza che gli contesta l’uso improprio dell’auto blu: atteso ad un appuntamento personale all’hotel Sheraton di Padova, avrebbe deviato di qualche chilometro rispetto al tragitto di lavoro. Oggi l’udienza preliminare davanti al gip di Vicenza: il pubblico ministero chiederà l’archiviazione del caso (ritenuto irrilevante sul piano penale) e la circostanza induce il difensore a confidare nel proscioglimento. Si vedrà.

Il pm chiederà l’archiviazione del caso Fracasso, capogruppo dem, sceglie il silenzio

UN POTERE CRESCENTE

La questione, però, rimbalza nell’aula del consiglio regiona-

Il medico Domenico Mantoan dirige l’Area sanità e sociale in Regione

nel vicentino

Ubriaco contromano per 15 chilometri sull’A31 Fermato e denunciato VICENZA. Da ubriaco ha guidato contromano per 15 chilometri, fino a quando gli agenti della Polstrada lo hanno bloccato all’altezza di Torri di Quartesolo. È successo lunedì notte lungo l’A31 Valdastico Sud, nel tratto vicentino che costeggia il confine con la provincia di Padova e i Colli Euganei, non molto distante dal casello di Santa Margherita d’Adige di Borgo Veneto. Protagonista del viaggio al contrario è un serbo di 31 anni, le cui iniziali sono A. S. , residente a Busso-

lengo (Verona). A bordo di una Opel Insignia, l’automobilista era entrato in A31 all’altezza di Dueville, dunque in provincia di Vicenza. Si era quindi diretto verso sud, in direzione di Santa Margherita d’Adige, ma dopo qualche chilometro si è reso conto che in realtà avrebbe dovuto percorrere l’autostrada in senso opposto. Doveva infatti raggiungere Thiene, nel Vicentino. L’automobilista viaggiava sotto l’effetto di alcol e dunque in pieno stato confu-

sionale. Ha quindi fatto inversione a U, più o meno a Longare, e ha guidato in contromano fino a Torri di Quartesolo. Per ben 15 chilometri. Più di qualche utente dell’A31 ha dovuto scansare il mezzo impazzito, finendo inevitabilmente per chiedere l’intervento della Polstrada. Il poco traffico a quell’ora, e in generale lungo la Valdastico Sud, ha scongiurato il peggio. A Torri, gli agenti lo hanno fermato e denunciato per guida in stato di ebbrezza (aveva un tasso superiore a 1, 5 g/l, dunque tre volte oltre il limite previsto dal Codice della strada), sequestrandogli anche l’auto e ritirandogli la patente. La polizia di Badia Polesine, ricevuta la segnalazione, ha attivato anche un servizio di safety-car per rallentare i veicoli in transito, dando poi il via all’inseguimento. — N.C.

Il dirigente Monai del centro meteorologico di Teolo spiega il fenomeno «Dipende dalla composizione delle nubi: erano formate da cristalli di ghiacci»

Attorno alla luna spunta l’alone effetto ottico creato dalle nuvole LA CURIOSITÀ

a luce della luna ha interferito con le nubi che c’erano in cielo, dando vita all’effetto ottico denominato “alone”. È questa, secondo Marco Monai, dirigente del Centro Meteorologico di Teolo, la spiega-

L

zione di quanto è stato visto la notte del 21 gennaio in cielo, quando più di qualcuno ha immortalato con il proprio apparecchio fotografico uno strano cerchio attorno alla luna. «Dipende tutto dalla composizione delle nuvole, se sono di ghiaccio o di goccioline d’acqua: l’alone può prendere la colorazione biancastra oppu-

re arcobaleno, se è bianco come in questo caso è perché le nubi erano alte e formate da cristalli di ghiacci. Se invece le nuvole sono composte da goccioline di pioggia, come accade altre volte, è possibile avere anche sfumature cromatiche diverse e multicolore, un po’ come un arcobaleno». Prosegue: «Questo effetto, però,

na capace ma purtroppo incappa per la seconda volta in un guaio con la vettura di servizio. E se questo episodio può sembrare poca cosa, il precedente, l’investimento mortale davanti allo Iov da parte del suo autista che guidava in contromano, è stato grave. Allora diciamo basta alle auto blu e

ai conducenti stipendiati dalla Regione, sono il simbolo di vecchi privilegi, odorano di casta. Politici e manager, come avviene in tutte le aziende, utilizzino i mezzi propri per assolvere agli impegni di lavoro e, legittimamente, siano rimborsati delle spese sostenute». Chi ci scherza sopra (ma non troppo) è Piero Ruzzante, che in aula coglie la palla al balzo: «Stiamo discutendo la proposta della Lega di piazzare telecamere in asili, materne, case di riposo, istituti di riabilitazione, dappertutto», osserva il consigliere di Leu «ma perché la videosorveglianza dev’essere limitata ai lavoratori? Perché non controlliamo anche ciò che accade negli uffici degli alti dirigenti e magari, basta una webcam, nelle auto blu a loro disposizione?» . Nel merito, la “pecora rossa” di Palazzo Ferro-Fini distingue tra l’episodio in sé e i contorni istituzionali: «È assai probabile che Mantoan sia prosciolto ma perché, nel dubbio, la Regione non si è costituita parte civile nell’istruttoria? E chi risponde dell’accaduto? L’assessore che non c’è? Lanzarin che finge di esserlo? Zaia che regna ma non governa?» . IN ATTESA DI SVILUPPI

Silenziosi i leghisti, altrettanto il Pd: «È una vicenda poco chiara, attendiamo gli sviluppi», il laconico commento del capogruppo dem Stefano Fracasso, vicentino al pari dell’influente top manager. – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Lo sciopero dei medici è sospeso, ora si tratta ci hanno sospeso lo sciopero indetto per il 25 gennaio. La decisione arriva dopo l’incontro con il ministro della Salute Giulia Grillo, resta comunque lo stato d’agitazione. «Dopo i risultati ’intesa con le Regioni del 16 gennaio in tema di risorse contrattuali e dopo le garanzie ricevute dal Governo sullo sblocco del contratto dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale nell’incontro del 17 gennaio, registriamo anche l’impegno del ministro Grillo a riavviare al più presto la trattativa

non ha nulla a che vedere con la eclissi di luna, che è un fenomeno astronomico, si tratta invece di un fenomeno meteorologico. Evidentemente c’è stata la coincidenze delle due cose, eclissi e alone, ma non c’è un legame fisico né di causa effetto, perché l’alone può palesarsi anche in condizioni normali». L’eclissi? «C’erano abbastanza nuvole, quindi non si è vista bene. In ogni caso l’eclissi di luna è un fenomeno che impallidisce rispetto all’eclissi solare. La prossima eclisse di sole completa è prevista per il 14 dicembre 2020 in Argentina e sarà un’eclisse di grande spessore, anche perché in Argentina sarà estate e la temperatura svenderà di parecchi gradi». M.A.

Cunial (M5S) porta i No Vax alla Camera e il Pd insorge

L’ASSESSORE FANTASMA

dopo l’incontro con il ministro

VENEZIA. I sindacati dei medi-

a montecitorio

anche con la costituzione di un tavolo tecnico per affrontare il tema della retribuzione individuale di anzianità sottratta dai fondi dei dirigenti della sanità», fa sapere il segretario nazionale della Fp-Cgil medici e dirigenti del servizio sanitario nazionale, Andrea Filippi; alla luce di questi risultati, osserva, «ci sono le condizioni per sospendere lo sciopero e per non gravare sui cittadini e sui lavoratori, ma non siamo ancora soddisfatti: dobbiamo avere certezza che gli impegni siano rispettati». —

ROMA. Bufera in Parlamen-

to e tra i 5 Stelle sul versante No Vax. Sara Cunial (nella GPUP) la deputata di Bassano del Grappa acerrima nemica dei vaccini, ha convocato per domani a Montecitorio una conferenza stampa con i rappresentanti del Corvelva (comitato contro l’obbligo vaccinale)e la circostanza ha scatenato la protesta dell’opposizione Pd: «In campagna elettorale Cunial era stata sospesa per aver definito i vaccini “un genocidio”, poi riammessa e premiata dal Movimento 5 stelle con seggio blindato per la sua propaganda anti vaccini», tuona il deputato Michele Anzaldi «ora porta i No Vax addirittura in Parlamento. La Camera non può diventare palcoscenico della propaganda contro i vaccini: la salute dei bambini, a partire dagli immunodepressi, viene prima della politica da strapazzo». Gli stessi grillini, poco dopo, si sono dissociati: «Prendiamo le distanze dall’iniziativa della deputata Cunial che ha prenotato la sala in completa autonomia e a titolo personale, senza informare il movimento che sulle politiche vaccinali ha già avuto modo di chiarire la sua posizione», le parole del capogruppo Francesco D’Uva «abbiamo detto più volte che il M5S è favorevole alle vaccinazioni e chi, al suo interno, mette in dubbio il valore della scienza, non rispecchia il comune sentire». E in serata, una nota dell’ufficio stampa della Camera precisa che l’iniziativa «non è previstai in una sala di rappresentanza della Camera ma nella sala stampa». —

L’alone attorno alla luna che si è visto lunedì notte (FOTO BIANCHI)


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Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it

Il caso

Nonno Libero all’Unesco divide M5s e Lega Mario Ajello ella diaspora dei testimonial stellati, Lino Banfi non si muove. Non dice ciaone al giovane-vecchio Di Maio come va di moda tra i vip del pentimento sinistrese - da Claudio Santamaria a Fiorella Mannoia, da Sabrina Ferilli a Elio Germano, ma resiste Orietta Berti e celentaneggia Celentano - e riceve l’onore della nomina all’Unesco. Come se fosse un pezzo di pietra antica di Matera o un’altra veneranda vestigia del patrimonio nazionale. Ma a suo modo proprio questo è Nonno Libero. Ed è l’icona pop che serve ai 5 stelle. Più giallorosso (“Ho lavorato con tante donne meravigliose ma le curve della Roma sono le più belle”) che giallo-verde. Pugliese doc e la Puglia s’è trasformata da punto di forza in tallone d’Achille per M5S in crisi di abbandono dopo le retromarce su Ilva, Tap e trivelle. Rassicurante al massimo grado per certa Italia televisiva, come lo è stata Iva Zanicchi per il Cavaliere (sta berlusconeggiando Di Maio?), e affidabile per certa Italia profonda modello Padre Pio (“Ho sempre in tasca la sua immaginetta”, così come ce l’ha il premier Conte che è suo amico e pugliese come lui). Banfi incarna, ma ne fa anche la semplice parodia, l’antropologia democristiana tendente a destra e “io mi sono sempre dichiarato di centrodestra ma ho sempre preso calci in bocca dal centrodestra”. E così, non è stato scelto a caso il buon Lino. Può servire, in questa fase guerrigliera alla Dibba, a un riequilibrio e a un’integrazione fatti di moderatismo nazional-popolare e di slang da paciosa provincia. Ed è un tenero anziano che parla agli elettori anziani mentre, come direbbe lui, i “raghezzi” cioè i giovani - sembrano disamorarsi del verbo grillino. E qui c’è da notare il paradosso. Quello di un movimento che della retorica del nuovo, del cambiamento, del ricambio ha fatto il suo punto di forza e poi vira su Nonno Libero. Uno che comunque, nel “Medico in famiglia”, era l’unico conservatore in mezzo al mainstream politicamente corretto, l’ultimo e l’unico simbolo dell’Italia d’antan e dello Strapaese calato nel progressismo dominante. E risultava simpatico proprio per questo. Nasce

N

dalla difficoltà politiche M5S questa mossa comunicativa su Banfi. Ma lui di sicuro, come l’Oronzo Canà nel”Allenatore nel pallone”, da inviato Unesco ci farà divertire. Anche se un personaggio più global e meno local sarebbe stato forse più adatto al ruolo. E un Piero Angela avrebbe figurato meglio, in quella carica, rispetto al co-protagonista dell’“Esorciccio”. E magari, istrione per istrione, pugliese per pugliese, puntare su Checco Zalone (in “Quo vado”, Banfi recita stupendamente la parte del politico che intriga e raccomanda da Italia “di santi, poeti, navigatori e sottosegretari”, per dirla alla Totò) avrebbe dato un senso di maggior freschezza alla vicenda. Però, da testimonial dell’Unicef per i vaccini, quando i 5 stelle non li volevano, ha funzionato l’ottimo Banfi. Che come cordone ombelicale con la “gente” ha il suo perché. Ma, appunto, parla a una

certa Italia, che non è detto però sia superata visto che è in corso la moderna tendenza giallo-verde di rispolverare una fisionomia di Paese da domenica con i negozi chiusi, da vecchio assistenzialismo sudista e perfino da ritorno del flipper nei bar (al posto delle slot macchine e di altri aggeggi indecenti dove non inserire i soldi del reddito di cittadinanza) come proprio Di Maio ha vagheggiato tempo fa. Da questo punto di vista, Banfi è il personaggio giusto e la sua immagine positiva sta bene. Però, al netto di tutte le qualità del personaggio, simboleggia poco l’innovazione. Non proietta granché l’Italia verso il futuro, non dà agli occhi del mondo una rappresentazione completa e universale di ciò che vogliamo essere ma soltanto di ciò che in parte siamo. Ed evviva Nonno Libero. Forza Canà, eccezionale monumento alla normalità. Ci rappresenta molto più di Dario Fo, che ha vinto il Nobel; più di tanti radical chic che gli rinfacciano di non avere titoli accademici; più degli schizzinosi da lagna permanente e da intellettualismo a vanvera. Ma forse al solito cliché dell’arci-italiano se ne potrebbero affiancare o sostituire altri. Pur nel rispetto assoluto per le orecchiette, per le cime di rapa e per una comicità che a suo modo è arte. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La vignetta

Osservatorio del Nordest

Quella voglia di leader figlia dei partiti deboli Ilvo Diamanti

(...) spaesati, in tempo di grande e rapido cambiamento. Politico ed economico. A livello nazionale e globale. D’altronde, il senso di solitudine e di inadeguatezza appare sempre più ampio. Riflette il declino e il degrado, sul territorio, delle reti di appartenenza. Della partecipazione sociale. La domanda di personalità “forti”, infatti, si afferma quando le “relazioni con gli altri” diventano “deboli”. In ambito politico, questo problema risulta molto evidente. Fino agli anni Ottanta, cioè, al tempo della Prima Repubblica, i partiti erano veri e propri sistemi di appartenenza e di partecipazione sociale. Diffusi e radicati sul territorio. Accompagnavano le persone nel corso della loro vita. Dovunque. Affiancati da associazioni, organizzazioni, istituzioni. A ogni livello. Anzitutto: in ambito locale. A contatto diretto con la realtà quotidiana. Si parlava, per questo, di “partiti di massa”. Non solo per l’ampiezza della loro base elettorale, ma perché erano fondati su identità forti, diffuse e di lunga durata. È logico rammentare, al proposito, l’alternativa fra Partito Comunista e Democrazia Cristiana. Che hanno accompagnato la storia del Paese per oltre 40 anni. Fino al “crollo del muro” (di Berlino). Nel 1989. E, in Italia, del sistema politico e partitico incardinato sull’alternativa (impossibile, per la divisione del mondo in due blocchi) fra DC e PCI. Crollato il muro, scomparsi i partiti di massa, finiscono in fretta anche le identità politiche. La scelta di voto non è più un “atto di fede”. Ma una scelta che dipende, sempre più, da altri fattori. Mutevoli. Anzitutto, la “comunicazione”, invece della “partecipazione”. “L’immagine”, invece delle “tradizioni”. E le “persone” invece dei “partiti”. Anzi: i “partiti” si identificano sempre più nelle “persone”. Anche perché il loro territorio si trasferisce sempre più nei

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“media”. In particolare: nella “televisione”. Facile e automatico il richiamo a Silvio Berlusconi. L’imprenditore mediatico e televisivo che fonda un “partito personale”. Forza Italia. Del quale è non solo “padrone” e “uomo forte”. Ma anche - e soprattutto - l’unico riferimento. Da allora tutto cambia. Si afferma una “democrazia del pubblico” dove i leader recitano una parte. E gli elettori diventano, appunto, “pubblico”. Il quadro cambia ancora, nell’ultimo decennio, quando, nella comunicazione, la televisione stessa è affiancata dalla “rete”. Dai “social media”. Allora si afferma il “mito” della democrazia diretta. Dove “uno vale uno”. Anche se non tutti hanno la stessa capacità di utilizzarla. Quindi, lo stesso valore. Tuttavia, nella storia politica dell’ultimo decennio, si assiste, dapprima, alla “personalizzazione dei partiti”. Che favoriscono l’affermarsi dei “partiti personali. E, infine di “persone senza partiti”. Uomini Forti. A ogni livello. In ambito nazionale, Matteo Salvini. L’Uomo Forte, che ha messo in ombra il M5s. Guidato, di fatto, da Beppe Grillo. Che, però, agisce “fuori” dal campo politico. Anche in Veneto, come è emerso in un recente sondaggio dell’Osservatorio Nord Est, c’è un Uomo Forte. Luca Zaia. Anch’egli della Lega. Ma molto diverso da Salvini. Perché preferisce “rassicurare” piuttosto che “agitare l’in-sicurezza”. Mentre a Sinistra c’è poco. Quasi nulla. Fra gli elettori del PD l’Uomo Forte non piace. Anche perché il Leader Forte, che li ha guidati per alcuni anni, oggi è “in attesa”. Alla finestra. Dopo aver “personalmente” perduto un referendum. E spinto il PD al minimo storico. Intorno al 17-18%. Così, la voglia di un Uomo Forte, nel Nord Est, riflette soprattutto un Forte senso di dis-orientamento politico. Accentuato dalla presenza (assenza?) dei partiti. Tanto deboli che ormai non si vedono più.

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XIV

Vigonza Saonara

Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it

Non accetta la separazione, consorte minacciata per 4 anni `Imprenditore 53enne

denunciato per stalking: lei vive con i genitori VIGODARZERE Minacce, ingiurie, pedinamenti e vessazioni contro la moglie che vuole separarsi. Dopo quasi quattro anni di persecuzioni la donna si è decisa a rivolgersi ai carabinieri e a denunciare il marito per atti persecutori, disperata e sfiancata dal clima di paura e intimidazione in cui era costretta a vivere, an-

che cambiando le proprie abitudini. Secondo quanto riferito dalla moglie, un’impiegata di 45 anni, a scatenare l’ira e l’ossessiva gelosia del marito, un titolare di attività di 53 anni, sarebbe stata la decisione di volersi separare, dopo quasi 25 anni di matrimonio. I primi episodi risalgono al gennaio del 2015 quando il marito, rifiutando la fine del rapporto ha iniziato a mettere in atto i primi atti persecutori nei confronti della donna, continuando le sue manifestazioni di estrema gelosia con vessazioni e minacce fino al dicembre dell’anno scorso. Un crescendo

di comportamenti persecutori fatti di ingiurie, offese, minacce, con pedinamenti e appostamenti, allo scopo di intimidirla e costringerla a stare a casa. Negli anni l’uomo, incapace di accettare la decisione della donna, è arrivato anche a seguirla sul posto di lavoro, a piazzare la sua auto dietro a quella della moglie in modo da impedirle di uscire di casa o di incontrare i suoi amici o parenti, fino a chiuderla a chiave in camera, “sequestrandola” in casa. Il marito-stalker ha così ha dato vita ad una pressione continua e incessante nei confronti della moglie, trasformatasi in breve tem-

STALKING Il marito la pedinava e seguiva anche al lavoro

Picchia moglie e figlia, arrestato dai carabinieri

Scorribande nei garage, sparite tre biciclette VIGODARZERE Ladri in azione in paese. Tornano a colpire i topi dei garage che a distanza di venti giorni sono tornati in azione in via Ferrari nella zona del laghetto, in pieno centro residenziale, dove avevano già tentato di aprire alcuni box sempre negli stessi condomini. «Hanno cercato di aprire alcuni garage nel nostro condominio – racconta F.C. - e in uno sono riusciti ad entrare, ma devono essere scappati in quanto hanno lasciato per terra un giubbotto in pelle, probabilmente rubato altrove. Venti giorni fa, il 2 gennaio, i ladri sono riusciti ad aprire il mio basculante e quello di un altro condomino dopo aver tagliato la lamiera. A me hanno rubato tre biciclette». Il colpo è stato regolarmente denunciato ai militari della stazione di Vigodarzere. L’altra sera, invece, dal garage di via Ferrari visitato dai ladri sono sparite due biciclette. Nella stessa notte i malviventi hanno cercato di forzare i garage anche in via Carducci e Svevo. «Ne hanno scassinati più di uno – riferisce T.B. - ci hanno provato anche con quelli con la doppia serratura ma senza riuscirci. Noi possediamo un allarme per fortuna, ma servirebbero le telecamere in quartiere perché purtroppo i ladri arrivano anche dall’argine». A inizio gennaio ci sono stati dei furti nei garage anche in via Vespucci, nella frazione di Saletto, da dove sono sparite altre biciclette. Agiscono sempre con le stesse modalità: i ladri praticano un foro triangolare sulla lamiera del basculante vicino alla maniglia per poi infilare la torcia, o una telecamerina, e vedere così all’interno del garage chiuso. Una tecnica collaudata che permette ai “topi di garage” di vedere se ci sono oggetti o cose appetibili da rubare senza scardinare inutilmente il box auto. L.Lev.

`La ragazza aveva

vistosi ematomi in varie parti del corpo VIGONZA INCOMPIUTA Stefan sollecita il presidente Zaia ad ultimare l’idrovia Padova-Venezia

Stefan raddoppia: «Ora Zaia completi l’idrovia» Il sindaco non si accontenta di aver sventato la minaccia dell’elettrodotto aereo: «Serve l’opera antiallagamenti» `

SAONARA «Dopo l’elettrodotto interrato chiedo apertamente al governatore del Veneto Luca Zaia di dare massima priorità al completamento dell’idrovia Padova-Venezia». Gioca al raddoppio il sindaco Walter Stefan, tra i protagonisti indiscussi del felice esito dell’accordo tra Terna e Regione. Il primo cittadino, che già nel 2008 nelle vesti di consigliere provinciale scrisse un’interrogazione al presidente della Provincia Vittorio Casarin, evidenziando l’importanza di creare un elettrodotto interrato ha ribadito: «É stata una lunga battaglia. Mi sento di ringraziare pubblicamente l’assessore regionale Roberto Marcato che ci ha seguito in tutto questo cammino mostrando grandi competenze ed amore per il territorio. In più di un’occasione si sono vissuti momenti carichi di nervosismo e perplessità, ma Marcato non ha mai mollato la pre-

sa». Sul futuro elettrodotto interrato ha precisato: «Attendo di vedere come si svilupperà il cantiere di Terna, tenendo presente che verranno dismessi quaranta chilometri di linea aerea dell’elettricità diventati ormai vetusti».

DANNI SCONGIURATI A Stefan ha fatto eco il vicesindaco Elisabetta Maso: «Abbiamo scongiurato danni prima di tutto all’ambiente e alla salute della gente, e anche sul fronte della svalutazione degli immobili che sorgono lungo l’area di passaggio del futuro elettrodotto. É una grande vittoria che ci rende tutti orgogliosi degli sforzi profusi». Sul completamento dell’Idrovia Walter Stefan ha concluso: «É un’opera pubblica di vitale importanza come più volte ripetuto dallo storico professor Luigi D’Alpaos. É in grado di garantire una sicurezza idrogeologica a migliaia di residenti dell’area a cavallo tra le province di Padova e Venezia.

Sono certo che il governatore abbia chiaro questo concetto e quanto prima stanzierà i fondi per chiudere il cerchio anche attorno a questo fondamentale cantiere». L’altra sera politici, amministratori, comitati e cittadini si sono ritrovati al patronato di Tombelle per festeggiare la firma dell’accordo tra Terna e Regione. Una vittoria che ha visto tra i suoi principali interpreti i membri del comitato “No elettrodotto aereo” coordinati da Gianluca Salmaso che da anni combattono per il bene del territorio. Il risultato ottenuto è stato definito la vittoria della buona politica. A prescindere dalla fede dei vari attori dello scacchiere, la voglia di giungere ad una positiva svolta ha messo insieme tutti. Felicitazioni arrivano dal senatore Udc Antonio De Poli: «L’intesa dimostra che è possibile coniugare la crescita del tessuto economico e produttivo con l’esigenza di difendere le bellezze dei nostri territori». Cesare Arcolini

Moglie e figlia picchiate: in manette un romeno di 49 anni. Lunedì sera, poco dopo le 23.30, i carabinieri di Vigonza sono intervenuti per sedare una violenta lite domestica in un’abitazione di una frazione a nord ovest del Comune. Al loro arrivo i militari si sono trovati di fronte una scena raccapricciante: in un angolo una ragazza brutalmente picchiata e con vistosi ematomi e lividi su gambe, viso e collo; accanto a lei la madre disperata, entrambe in lacrime. La donna aggredita è la figlia di 22 anni di un uomo di nazionalità romena di 49 anni, attualmente disoccupato, che al culmine dell’ennesimo litigio in famiglia, scoppiato pare per futili motivi, ha sfogato la sua rabbia sulla ragazza, colpendola ripetutamente e con violenza. Secondo quanto hanno potuto ricostruire i carabinieri dal racconto delle due donne, quello di lunedì sera sarebbe stato solo l’ultimo episodio di una lunga scia di violenze e maltrattamenti che l’uomo riserva da tempo alla figlia e alla moglie, una connazionale di 47 anni. È stata proprio quest’ultima, terrorizzata dall’aggressività del marito, a farsi coraggio e a prendere il telefono per chiedere aiuto ai carabinieri. I

Travolto da un’auto, anziano grave Due incidenti stradali e traffico in tilt per buona parte della mattinata. Il più grave è avvenuto alle 8,40 all’incrocio tra via Giorato con via Trieste e Magenta. Un anziano di 90 anni, C.M., del posto, è stato investito da una Toyota Yaris con al volante una donna, L.M., di 41 anni, residente a Legnaro. Ancora al vaglio della Polizia locale le cause che hanno

portato allo schianto. Nell’impatto il pensionato è rimasto gravemente ferito. Trasportato in ospedale dal personale medico del Suem 118 è ricoverato in rianimazione per le diverse lesioni riportate. Non sarebbe in pericolo di vita, ma vista l’età non più giovanissima, saranno fondamentali i prossimi giorni per valutarne le possibilità di recupero. La donna al volante è risultata negativa all’alcoltest. Due ore dopo in via Roma si sono scontrate una Peu-

geot guidata da B.G., 20 anni, di Campo San Martino e una Opel Astra con al volante M.K., marocchino di 43 anni, residente a Ponte San Nicolò. I conducenti non hanno riportato gravi lesioni, ma la viabilità lungo l’arteria principale che attraversa il paese ha subito forti ripercussioni. Sul posto per gli accertamenti si sono portati gli agenti della Stradale del distaccamento di Piove di Sacco. C.Arc.

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militari del maresciallo Fabrizio Donati sono arrivati sul posto nel giro di pochissimi secondi e hanno cercato di tranquillizzare l’uomo visibilmente alterato. Dolorante e ricoperta di lividi, la ragazza in lacrime ha raccontato cos’era accaduto poco prima di essere aggredita e picchiata dal padre, ed è stata poi trasferita al pronto soccorso con un’autoambulanza del 118. All’ospedale la giovane è stata sottoposta ad accertamenti sanitari ed esami diagnostici per valutare l’entità e la gravità delle ferite riportate, giudicate guaribili in 12 giorni di prognosi. Entrambe le donne, ascoltate dai militari, hanno ammesso che da tempo subiscono violenze e maltrattamenti da parte dell’uomo. Il 49enne è stato successivamente arrestato per maltrattamenti in famiglia e dopo le formalità di rito in caserma è stato trasferito al carcere Due Palazzi di Padova dove resterà a disposizione dell’autorità giudiziaria. L.Lev.

LITE Ragazza pestata dal padre

Donna investita sulle strisce dopo un tamponamento NOVENTA

PONTE SAN NICOLÓ

LADRI SCATENATI Forzato il portone di un garage in via Ferrari

po in una vera e propria persecuzione fatta di insopportabili angherie psicologiche e fisiche che hanno spinto la 45enne a lasciare la casa coniugale e a rifugiarsi a casa dei genitori. Quattro anni da incubo che la donna ha deciso di denunciare ai carabinieri di Vigodarzere che hanno subito iniziato una meticolosa e riservata attività investigativa raccogliendo prove e ascoltando testimoni e persone informate sui fatti. Dopo aver verificato e accertato la veridicità dei fatti raccontati dalla donna, i carabinieri hanno denunciato il marito. Lorena Levorato

Investita sulle strisce, una donna è ora ricoverata in ospedale ma se la caverà. É successo l’altra sera alle 21 all’incrocio tra via Roma e via Caduti sul Lavoro. A finire a terra è stata una quarantaduenne moldava residente a Piove di Sacco. Mentre stava attraversando è sopraggiunta una Fiat Idea guidata da una donna di 42 anni, romena del posto. La vettura si è fermata proprio in prossimità delle strisce per consentire alla donna di attraversare. Da dietro è sopraggiunta una seconda auto, una Alfa Mito con al volante un

ventiseienne di Noventa che, per una banale disattenzione, non ha visto l’ostacolo e ha tamponato la Fiat Idea. La carambola ha provocato l’investimento della donna che è caduto rovinosamente a terra. Immediato l’allarme al 118. Sul posto sono giunti i sanitari del Suem che hanno trasportato in ospedale a Padova la paziente, poi giudicata non in pericolo di vita. I rilievi dell’incidente sono stati effettuati dai carabinieri della locale stazione. Sono stati disposti gli accertamenti clinici per i due automobilisti coinvolti, per valutarne lo stato psicofisico al momento dell’impatto. C.Arc.


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Nordest

Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it

Stoccolma 2026? Pure in Lettonia Parte la sfida a Milano-Cortina

La mappa di Milano-Cortina

Biathlon

Free style

Snowboard

ANTERSELVA CORTINA D’AMPEZZO

TRENTINO A.A. LIVIGNO

Albergo del Cio

Cerimonie

Villaggio olimpico

Centro media principale

BASELGA DI PINÈ

Pattinaggio di figura

Short track

Pattinaggio velocità

BORMIO

Sci alpino

VAL DI FIEMME

Curling Bob Centro media montano

Sci alpino Slittino

era stata firmata anche dai consiglieri Pd e LeU. «Evidentemente non vi interessa più l’ambiente ma l’aspetto economico», ha detto Patrizia Bartelle rivolta ai suoi ex colleghi di gruppo. Anche Stefano Fracasso, Pd, si è rivolto al M5s: «I difetti della Spv sono stati evidenziati da più enti, dalla Corte dei Conti ad Anac. Adesso manca il ministero delle Infrastrutture: Toninelli dica se questo contratto va bene o no». Sarcastica Silvia Rizzotto (Zaia Presidente): «È tutto pubblico e non ci sono le condizioni per cambiare». Al voto la mozione è stata bocciata. (al.va.)

Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, all’incontro con il Coni: «Alcune delle discipline si svolgono nelle Dolomiti, area tutelata anche dall’Unesco, dunque l’obiettivo, in caso di effettiva assegnazione, dovrà essere quello di trovare soluzioni condivise non solo per gli impianti, ma anche per la viabilità». L’asse italiano ci crede, forte anche della stima internazionale in ambito sportivo: «Sono stato per tre giorni a Losanna e devo dire che il dossier per la nostra candidatura è stato accolto molto positivamente», ha dichiarato Malagò. «Ne eravamo certi – ha commentato il governatore veneto Luca Zaia –. Il nostro, d’altronde, è un dossier vero, basato su dati e prospettive più che concrete». Il prossimo sopralluogo del Cio è previsto per i primi giorni di aprile, dopodiché la decisione finale sarà annunciata il 24 giugno. Angela Pederiva

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Hotel degli Atleti

Centro media montano

Villaggio olimpico

Sci Salto con Combinata di fondo gli sci nordica

MILANO LOMBARDIA

Sala: «La candidatura svedese fa paura» Zaia: «Il nostro dossier è vero e concreto» `

Centro media montano Villaggio olimpico

VENETO

Fonte: Comitato olimpico nazionale italiano

LE OLIMPIADI VENEZIA A quanto pare non si tratta solo di velata preoccupazione: «Oggettivamente la candidatura di Stoccolma fa paura», ha detto ieri Beppe Sala, sindaco di Milano, città che in tandem con Cortina aspira ad ospitare le Olimpiadi Invernali 2026. «È solida, forte e credibile», gli ha fatto eco Giovanni Malagò, presidente del Coni, a Bolzano per la seduta itinerante della giunta nazionale. Ma cosa prevede il piano svedese, nella sfida al programma italiano? Dal comitato promotore trapelano alcuni particolari, a cominciare dall’estensione territoriale, che supererà i confini nazionali.

IL CONFRONTO Da una parte c’è Milano-Cortina, binomio che coinvolge tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige) e conta quattro cluster (Milano, Valtellina, Cortina e Val di Fiemme), tutti però in Italia. Dall’altra c’è invece Stoccolma-Åre, accoppiata che significa Svezia (appunto con i raggruppamenti di Stoccolma, Åre e Falun) ma pure Lettonia (con Sigulda), due Paesi separati dal mar Baltico. Mentre il dossier italiano è stato divulgato nei dettagli, al momento della proposta svedese sono state fornite pubbli-

NEL PIANO SCANDINAVO BOB, SLITTINO E SKELETON OLTRE IL MAR BALTICO. MALAGÒ: «A LOSANNA SIAMO STATI ACCOLTI MOLTO POSITIVAMENTE»

camente solo alcune anticipazioni di massima. «L’obiettivo – spiegano dal comitato Stockholm 2026 – è costruire il meno possibile. Oltre il 90% delle arene necessarie per ospitare le gare è già disponibile. Le uniche cose che dovrebbero essere realizzate sono una pista di pattinaggio sul ghiaccio e una stazione sciistica». Il nome più blasonato, dal punto di vista degli sport invernali, è indubbiamente Åre, sede dei Mondiali di sci alpino 2019 (per i quali fu battuta Cortina, che però li ospiterà nel 2021): lì potrebbero tenersi anche freestyle e snowboard. Nel comprensorio di Falun invece dovrebbero essere accolti il salto con gli sci e la combinata nordica. Le gare di sci alpino e di fondo dovrebbero comunque essere disputate pure attorno a Stoccolma, ma non si sa ancora se a Bisslinge oppure a Hamra. Nella capitale ci sarebbero inoltre hockey, pattinaggio di figura e short track, con «un riflettore acceso» sullo stadio olimpico che nel 1912 ospitò i Giochi Estivi: «Storia e presente, nulla di meglio», sottolineano gli svedesi, intenzionati ad organizzare la cerimonia di apertura alla Friends Arena e quella di chiusura «in più sedi in contemporanea, una cosa mai tentata prima». Ma come detto servirebbe anche il supporto lettone, dato che «Sigulda ha un impianto di bob, slittino e skeleton pronto per essere rinnovato», mentre realizzarne uno nuovo in Scandinavia «costerebbe un sacco di soldi», con il rischio che dopo le Olimpiadi «diventi un fardello da mantenere».

LA SOSTENIBILITÀ Ma la sostenibilità rimane imprescindibile anche per Milano-Cortina, come ha rimarcato

La mappa di Stoccolma-Åre

ÅRE

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Free Snowboard Sci alpino style

SULLE DOLOMITI Un’immagine delle gare di Coppa del mondo di sci alpino che si sono appena svolte a Cortina: qui si sfiderebbero anche gli atleti delle Olimpiadi Invernali 2026

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NORVEGIA SVEZIA

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Combinata nordica RUSSIA

STOCCOLMA LETTONIA Hockey Sci Sci alpino di fondo Pattinaggio di figura

Short track

SIGULDA

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In consiglio regionale

«Il M5s non è contro la Pedemontana» Ma il “tavolo tecnico” viene bocciato VENEZIA «Il Movimento 5 Stelle non è contrario alla Pedemontana, ma riteniamo che un’opera si debba fare nel rispetto di certi canoni di economicità». È quanto ha affermato la consigliera regionale pentastellata Erika Baldin durante la discussione ieri a Palazzo Ferro Fini della mozione che chiedeva di aprire un “tavolo tecnico” per superare le criticità rilevate dalla Corte dei Conti sulla Superstrada Pedemontana veneta, “andando in particolare a valutare la possibilità di rivedere il Piano economico finanziario”. Illustrata da Jacopo Berti (M5s), la mozione

IL CASO VENEZIA Benché abbiano approvato i rispettivi bilanci di previsione per il 2019, le Regioni - Veneto compreso - dovranno rifare i conti perché Roma ha cambiato le carte in tavola. Stiamo parlando del bollo auto che solo in Veneto garantisce alla Regione un gettito di 7 milioni di euro. Ebbene, la legge di Bilancio 2019 votata dal Parlamento ed entrata in vigore il 1° gennaio ha previsto il dimezzamento del bollo auto per le auto con anzianità di immatricolazione compresa tra i 20 e i 29 anni, a patto che il certificato di rilevanza storica sia riportato sulla carta di circolazione. La norma sta preoccupando le amministrazioni regionali perché comporterà una riduzione dei loro gettiti. Una riduzione, va detto, che non sarà compensata da un eguale trasferimento di fondi statali: a fonte della riduzione del 50% del bollo auto, la Legge di Bilancio statale stanzia infatti 2,05 milioni di euro per “compensare” le Regioni. Ma è la somma totale. Al Veneto, che nella ripartizione nazionale ha genericamente una quota pari all’8 per cento, dovrebbero arrivare poco più di 160mila euro. Ma se il mancato gettito fosse superiore? I conteggi non sono stati ancora fatti, i più pessimisti temono che le auto con più di 20 anni di immatricolazione possano essere anche la metà del parco circolante in Veneto, il che comporterebbe un gettito da bollo auto non più di 7 milioni, ma di 3 milioni e mezzo. La conseguenza sarà di dover mettere mano al bilancio di previsione in occasione dell’assestamento e, soprattutto, trovare le risorse che lo Stato ha tagliato. L’aspetto singolare, se si vuole, è che mentre a Roma il Veneto spinge per avere l’autonomia, Governo e Parlamento decidono di ridurre le tasse pagate dai cittadini ma il cui gettito va alle Regioni. Con il rischio, poi, che le Regioni per far fronte ai tagli decidano di ridurre i servizi. (al.va.)

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Bolli auto dimezzati La Regione rivedrà i conti

Mose, chieste altre due proroghe: è di nuovo scontro LA GRANDE OPERA VENEZIA I lavori del Mose si allungano. E prima che le paratoie tornino a sollevarsi, anche solo per prova, ci vorrà più tempo di quello previsto dal Provveditorato alle opere pubbliche. La posa delle ultime paratoie del sistema, alla bocca di porto di Lido-San Nicolò, che doveva essere completata per fine 2018, terminerà il 30 gennaio, meteo permettendo. Mentre oggi, in Comitato di magistratura, si discuteranno due diverse proroghe richieste al Provveditorato dal Consorzio Venezia Nuova: 150 giorni in più per i test di verifica della barriera di Treporti e 90 in più per la protezione degli steli di tutte le paratoie con uno speciale gel protettivo. Uno slittare di scadenze che, con ogni probabilità, non consentirà di sollevare le barriere a primavera, come aveva ipotizzato il provveditore Roberto Linetti. Un altro motivo di tensione con i commissari del Consorzio Venezia Nuova, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola. Quella di San Nicolò è l’ultima

Il caso Baita

Bolzano, Mantovani non sarà risarcita

DIGA MOBILE Una delle paratoie che compongono il sistema Mose

I COMMISSARI DEL CVN DOMANDANO DI ARRIVARE A MAGGIO CON I TEST MA IL PROVVEDITORE SPINGE PER ACCELERARE LA CHIUSURA DEI LAVORI

barriera da completare dell’intero sistema che conterà, alla fine, 78 paratoie mobili. L’altro giorno è stata calata la quart’ultima, le tre successive dovrebbero essere posizionate il 25, 28 e 30 gennaio. Date indicative visto, che le operazioni sono molto legate alle condizioni meteo e ba-

VENEZIA Mantovani non sarà risarcita per l’esclusione dal project financing del nuovo carcere di Bolzano. L’ha deciso il Consiglio di Stato, rigettando per buona parte il ricorso presentato dalla ditta padovana contro la Provincia Autonoma e nei confronti della romana Condotte, che si era aggiudicata l’opera da 25 milioni. A pesare sull’azienda, attualmente in attesa di risposta alla richiesta di concordato, era stato il patteggiamento del 2013 a 1 anno e 10 mesi del suo ex presidente Piergiorgio Baita,

per la vicenda del sistema delle false fatturazioni. Nel 2015 Mantovani era stata esclusa dalla gara «per aver comunicato tardivamente e in modo incompleto gli elementi che dimostrassero che si fosse dissociata dalla condotta del suo amministratore». Una decisione corretta secondo i giudici amministrativi di secondo grado, i quali hanno riconosciuto all’azienda solo il diritto di pagare parzialmente (e non interamente) le spese di giudizio. (a.pe.)

sta che si alzi troppo vengo perché la fine lavori slitti ancora.

volte, che dovevano essere completati per lo scorso 31 gennaio. La richiesta, invece, è di slittare a fine maggio, utilizzando i fondi risparmi (circa 800mila euro) per una serie di manutenzioni che diventano sempre più urgenti. Si tratta di lavori e test importanti. Questa è l’unica barrie-

I RINVII Intanto il Cvn ha formalizzato la richiesta di prorogare il cosiddetto studio per la verifica di funzionalità della barriera di Treporti. Test già prorogati tre

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ra con degli impianti funzionanti, dove però si sono verificati vari problemi, legati anche alla presenza di sedimenti. L’altra proroga riguarda la protezione degli steli, che doveva iniziare una volta posate tutte le barriere. Visto il ritardo a San Nicolò, ecco la richiesta di slittare la conclusione di questa operazione dal previsto 14 febbraio al 15 maggio.

LA TENSIONE Slittamenti che, sulla carta, potrebbero essere riassorbiti nei tre anni di avviamento, prima della consegna definitiva per il 31-12-2021. Ma l’incertezza è grande. Il Provveditorato da sempre spinge per accelerare, scontrandosi con i commissari che oppongono la complessità dei lavori. Proprio sui tempi, prima della pausa natalizia, Linetti e Ossola si erano affrontati a muso duro: il primo avrebbe voluto iniziare le prime prove di sollevamento in primavera, per il secondo non se ne parla prima dell’autunno. Uno scontro destinato a continuare. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA


MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 IL MATTINO

REGIONE

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La sfida delle Regioni confindustria

LA SCHEDA

Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»

Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)

Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole

SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888

ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830

RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.

Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-

tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor

la cgil sanità

«Quota 100 sarà un disastro per gli ospedali del Veneto» VENEZIA. La Cgil apre la batta-

glia contro la Lega e Zaia sulla sanità e critica la legge finanziaria che ha cambiato le regole dei concorsi. «Il presidente Luca Zaia sostiene che l’introduzione della “quota 100” non sia la causa della mancanza di medici e infermieri nel nostro sistema. Noi invece, come Fp Cgil intendiamo ribadire che la scelta di introdurre quota 100, seppur auspicabile per far uscire

parte di personale, non è in alcun modo accompagnata da una seria politica di assunzioni e rinnovamento del personale della sanità pubblica. La programmazione che richiama Zaia è assente dal disegno di questo Governo e addirittura si arriva a modificare la normativa sui concorsi introducendo il vincolo per cui non potranno più essere utilizzate le graduatorie per assumere», afferma Michele

Giordano, segretario di categoria. «Per essere chiari, nella Legge di stabilità si definisce l’obbligo di bandire concorsi per il numero esatto dei posti che si vogliono ricoprire e non sarà più possibile usare le graduatorie per gli scorrimenti. Questo vuol dire che se le Ulss o Azienda Zero bandiranno un concorso per un infermiere o per un chirurgo ne potranno assumere uno soltanto e non po-

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che l’ operazione pesi sia sui bilanci della Regione che dovrà sostenere i costi per l’organizzazione dei concorsi, sia su tutti quei giovani speranzosi di entrare nel sistema sanitario, che pagano la tassa per accedere ai concorsi: una prassi che non può diventare uno strumento di fi-

quelle del nostro sistema sociosanitario che così rischia di essere messo in ginocchio. Cosa farà un ospedale che vede un anestesista andarsene o un oculista? Non potrà certo trattenerlo con la forza e quindi dovrà bandire un nuovo concorso con relativi tempi e costi. Questo produrrà inevitabilmente il rischio di un allungamento delle liste di attesa e probabilmente di favorire il privato. Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza le procedure concorsuali: solo così si esce dall’emergenza», conclude Giordano. —

Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani

«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,

Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso

VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —

STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE

Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere tranno poi usare quella graduatoria per sostituzioni di eventuali cessazioni o pensionamenti futuri. Questa maggioranza non lascia alcuno spazio di autonomia vera e anzi introducendo questa norma si opera una centralizzazione delle assunzioni obbligando le Ulss a prevedere ciò che non può essere previsto, come coloro che scelgono volontariamente di licenziarsi o di partecipare ad un concorso in un’altra azienda sanitaria. Il rischio concreto» prosegue Giordano, «è che questo sistema determini grandissimi problemi nelle assunzioni e periodi di veri e propri vuoti di personale, perché sappiamo tutti i tempi che ci sono per mettere in piedi i concorsi. Riteniamo

Giordano contesta le nuove norme sui concorsi introdotti dalla Finanziaria nanziamento del sistema», afferma Giordano. «Il meccanismo risponde all’esigenza di qualche ministero romano, non certo a

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