Giornale anno 2017 1

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hormiae Giornale d’Istituto I.I.S Pollione – Cicerone , Via Divisione Julia, 04023 Formia (LT) – sito web: liceoformia.it – email: LTIS021002@.istruzione.it

Editoriale Era il 6 novembre 1927 quando il Ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele inaugurò il Regio LiceoGinnasio Vitruvio Pollione, sito al centro di Via Vitruvio, adiacente a Piazza della Vittoria. In poco tempo il Regio Liceo-Ginnasio diventa un polo di attrazione culturale e vanto della cittadinanza. Il complesso non è solo noto per la sfida accettata dalla comunità di ospitare un edificio di questa importanza, costruito in una città composta per la maggior parte da contadini e pescatori poco istruiti o analfabeti, ma anche per le menti che hanno deciso di conseguire il diploma in questo istituto, menti che hanno influenzato e condizionato il clima politico italiano, come Pietro Ingrao, Presidente della Camera dei Deputati dal 1976 al 1979, o i docenti che hanno insegnato, come i partigiani Pilo Albertelli e Gioacchino Gesmundo, martiri dell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 1944 a Roma. Durante il Secondo Conflitto Mondiale l’istituto venne distrutto durante un bombardamento, ma quest’evento non comportò la decisiva morte dell’istituto. "Dopo la morte risorgo”, come recita il motto araldico sul nuovo complesso, costruito intorno agli anni ’50, ad esprimere la volontà dei cittadini di rinnovarsi attraverso una buona formazione culturale, che continua tutt’ora con le numerose attività proposte agli studenti, tra cui la realizzazione di un giornale, senza l’intervento di esperti esterni, come giornalisti professionisti, fotografi, editori o tipografi, ma con la sola passione degli studenti per la libera informazione, esprimendo il loro pensiero, guidati da alcune docenti e la professoressa Maria Rosaria Capasso. È vero che dopo la morte c’è una risurrezione, perché la cultura non ha confini, abbatte le mura della morte e trionfa nel buio dell’ignoranza.

Andrea Odone IIIC

VITA DA LICEALE

Oggi noi studenti del IV E abbiamo intervistato i nostri compagni per conoscere le loro opinioni riguardo all'inizio della loro carriera scolastica da liceali. Se dovessi descrivere il liceo classico... Flavio Rossetti: “Il liceo classico? 5 lettere, sinonimo di terrore, descrivibile per uno studente di III media solo con questa perifrasi: <<parete di cemento armato invalicabile>>.” Atteggiamento meno preoccupato e più propositivo, invece, abbiamo re-

gistrato in Agnese Pasciuto che ha dichiarato: “Non sapevo cosa aspettarmi, però ero pronta a tutto e se ci fosse stato da studiare molto, lo avrei fatto!” Anche Mario Mallozzi ha guardato al futuro, ma andando ancora più in là: “Ho prediletto il Liceo Classico perché, a mio parere, è l’unico istituto superiore che prepara le basi per poi affrontare qualsiasi settore lavorativo.” “La scuola superiore è molto importante per un adolescente, ma non solo per il futuro- ritiene Rita Della Peruta Continua a pag.6

All’interno:

ATTUALITA SPOSE BAMBINE Pag. 2

ARTE E CULTURA BOB DYLAN Pag.13

SPORT INTERVISTA Pag. 23


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TRA RIVOLUZIONE E PATRIOTTISMO: LA STORIA DI FIDEL CASTRO

FIDEL CASTRO Rivoluzionario, politico e patriota cubano. Questo è il profilo di Fidel Alejandro Castro Ruz, meglio noto come Fidel Castro, nato il 13 agosto 1926 da una famiglia benestante di proprietari terrieri. Con la morte di Fidel Castro, muore una delle personalità che ha determinato l’evoluzione e il cambiamento della storia del Novecento, con il suo carisma, intelletto e astuzia, amato dai suoi sostenitori e temuto dai suoi nemici. Fu esiliato intorno agli anni ‘50 per essere stato uno dei responsabili dell’assalto alla caserma della Moncada, assalto organizzato per rovesciare il governo di Fulgancio Batista, governo nato in seguito ad un colpo di stato. Torna a Cuba per completare il rovesciamento del governo Batista, aiutato dall’argentino Ernesto Che Guevara, dal fratello minore Raùl, attuale Presidente di Cuba, e dal connazionale Camilo Cienfuegos. Sconfitto Batista con soli ottocento uomini contro diciassette battaglioni, Fidel Castro entrò all’Avana, ottenendo, nel giro di un anno, le cariche istituzionali più importanti: Comandante in Capo delle Forze Armate, poi Primo Ministro, ed infine, dal 1976 al 2008, Presidente del Consiglio di Stato di Cuba. Conosciuti a livello mondiale sono i problemi che hanno visto rivali per anni il governo cubano e il governo statunitense, all’epoca dei fatti guidato da Dwight Eisenhower, iniziando dai primi anni ’60, quando fu ordinata l’espropriazione delle principali proprietà delle compagnie statunitensi, proponendo risarcimenti basati sulla valutazione fiscale delle proprietà, che per molti anni le stesse compagnie avevano fatto in modo di tenere artificialmente basse. Durante i primi anni di governo Fidel Castro decise di stipulare un’alleanza con la Russia Sovietica guidata da Nikita Khruscev, e, secondo tale alleanza, l’isola caraibica

avrebbe goduto della protezione economica e militare da parte dell’URSS; inoltre un altro accordo sanciva che la Russia avrebbe comprato del petrolio da Cuba, mercato controllato dagli statunitensi, i quali erano in disaccordo con tale decisione, costringendo il governo cubano ad una nuova espropriazione, questa volta dei pozzi petroliferi, così chiudendo definitivamente i rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba. Nel 1962, gli Stati Uniti scoprirono che l’Unione Sovietica stava stanziando attivamente missili nucleari sull’isola, portando alla cosiddetta “Crisi dei missili di Cuba”. Tale situazione portò ad un peggioramento dei rapporti USA – Cuba. Bisogna anche ricordare il ruolo della Chiesa di Roma in questa situazione di forte tensione, che avrebbe portato al temuto terzo conflitto mondiale, ossia una guerra nucleare, e in modo particolare si ricordi l’intervento radiofonico di Papa Giovanni XXIII, che invitava i capi di stato alla pace. Dopo la trasmissione del messaggio e gli accordi tra le due superpotenze, il pericolo di una nuova guerra mondiale fu scongiurato, furono stipulati accordi circa l’uso dell’arma nucleare, e gli Stati Uniti si impegnavano a non invadere l’isola. Importante fu anche la campagna di alfabetizzazione portata avanti dal governo castrista, riducendo l’analfabetismo dal 20% a circa il 4%, coinvolgendo in questo progetto le televisioni nazionali. Notevole fu l’impegno da parte del governo di organizzare un efficiente sistema sanitario, garantendo adeguate cure mediche a tutti i cittadini. Favorevoli sono anche i dati circa la mortalità infantile registrati dalla repubblica cubana castrista, il tasso più basso delle Americhe, preceduta soltanto dal Canada, stando ai dati dell’OMS. Il 18 febbraio 2008, Fidel Castro ufficializza la decisione di voler lasciare la presidenza al fratello Raùl, per alcuni problemi di salute che lo avevano allontanato dalla vita pubblica. Nel gennaio del 2015 Castro rifiutò di incontrare l’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ritenendo positiva la scelta del fratello di voler riallacciare i rapporti con l’iperpotenza, ma diffidando del governo statunitense. Fidel Castro muore la sera del 25 novembre 2016, all’età di novant’anni; la notizia è stata comunicata dal fratello alla televisione di stato.

Andrea Odone IIIC


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L’esercito delle spose bambine

Bambina costretta a sposarsi con un uomo maturo

In molte culture il matrimonio è un sacro vincolo che lega due persone, impegnate a rispettarsi fino a che morte non li separi, citando il giuramento del rito nuziale cattolico. Però è possibile che il matrimonio assuma altri significati, e non sono propriamente legati a credenze religiose, ma legati perlopiù a motivi divario interesse, ad esempio esigenze economiche, politiche o per riappacificare due famiglie in faida. Ma non sono solo queste le realtà legate al matrimonio, perché in diverse aree della Terra il matrimonio diventa un incubo per le spose, costrette a giurare fedeltà al coniuge in tenera età. Questo tipo di matrimonio è stato denominato matrimonio precoce, ed interessa principalmente le aree africane, mediorientali e indiane. Secondo la mentalità di queste tribù è lecito che una ragazza di età inferiore ai quindici anni sposi un uomo maturo. L’UNICEF è impegnata attivamente nel comprendere al meglio le ragioni di tale pratica e cercando di trovare una soluzione che possa limitare il numero annuo di spose bambine. I dati che riporta attualmente l’UNICEF non sono da trascurare: nei primi mesi del 2013 sarebbero state circa 700 milioni le bambine costrette a sposarsi, e circa 250 milioni di queste bambine avevano un’età inferiore ai quindici anni. Inoltre un matrimonio precoce comporta solitamente una gravidanza precoce, causa di migliaia di morti nella fascia compresa tra i quindici anni e i diciannove anni. Elevata è anche la mortalità infantile, che interessa un considerevole 60% dei bambini nati da ragazze minorenni. L’UNICEF ha individuato una maggior frequenza di matrimoni precoci nell’area meridionale asiatica e nella regione sub sahariana. La giusta domanda da porsi sui matrimoni precoci è: come nasce questa pratica che viola diversi articoli stilati dall’ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza? I matrimoni precoci nascono dall’esigenza della famiglia di liberarsi del “peso” rappresentato dalle figlie, considerate poco produttive per lo sviluppo economico della famiglia. E un’altra domanda da porsi è: oltre ad analizzare e cercare una soluzione al problema, le associazioni umanitarie si impegnano con azioni concrete per far fronte allo sviluppo dei matrimoni precoci? L’UNICEF si impegna in prima linea ad evitare che future generazione di bambine siano costrette a sposarsi, negando loro il

diritto di essere bambine. Innanzitutto i volontari UNICEF si recano nei villaggi maggiormente interessati instaurando un dialogo con i membri

delle comunità, lavorando al fianco dei governi per migliorare le leggi, le politiche e i servizi sociali. Poi favorendo un’istruzione che sia uguale per tutti i bambini, ponendo attenzione alla parità di genere, così non solo da proteggere le bambine dai matrimoni precoci, ma anche sottrarli al lavoro e tutelare i diritti sanciti dall’ONU. I primi risultati sembrano promettere bene per il futuro: la percentuale di ragazze tra i venti e i ventiquattro anni che si sono sposate in età minorile è del 35% rispetto al 48% della generazione quarantacinque/quarantanove. Fortunatamente la lotta alla pratica del matrimonio precoce ha anche un simbolo, una ragazza, oggi diciottenne, che ha avuto il coraggio di dire NO al matrimonio precoce chiedendo e ottenendo il divorzio dal marito. Lei si chiama Nojoud Ali, ragazza yemenita nata nel 1998, costretta a sposarsi a soli nove anni con un uomo di trenta per esigenze economiche della sua famiglia. Dopo due mesi dalle nozze, Nojoud riesce ad ottenere un permesso dal marito per far visita alla famiglia, sperando di ricevere un aiuto da questa per poter divorziare dal marito, ma il padre le dice che è impossibile a causa delle ristrettezze economiche. Ad aiutare Nojoud, però, c’è Nojoud Ali la seconda moglie del padre, che le consiglia di fuggire e recarsi in un tribunale. Così Nojoud si rivolge ad un magistrato per avere assistenza, e la sua richiesta viene accolta. Inizialmente sembra difficile vincere la causa, perché, nonostante la legge vieti che un uomo si unisca in matrimonio con una ragazza inferiore ai quindici anni, un emendamento approvato nel 1999 permette ad un uomo di unirsi in matrimonio con una bambina di nove anni (perché Aisha, la seconda moglie Maometto, aveva nove anni quando si sposò con il Profeta), l’emendamento, tuttavia, proibisce i rapporti sessuali fino al raggiungimento della pubertà della sposa. Così l’arringa dell’avvocato di Nojoud poggia su questo punto, accusando l’uomo di aver stuprato la bambina. Rifiutata la proposta da parte del giudice di riunire la coppia dopo tre o cinque anni di intervallo, il 15 aprile 2008 Nojoud riesce ad ottenere il divorzio al prezzo di 1000 ruyal da versare all’uomo per aver infranto il contratto matrimoniale. Non disponendo della cifra, l’editoriale Yemen Times verrà incontro alla ragazza pagando il risarcimento. Dopo aver ottenuto il divorzio, la storia di Nojoud uscirà fuori dai confini yemeniti, e facendo della ragazza il simbolo principale della lotta alla pratica del matrimonio precoce.

Andrea Odone IIIC


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E' lecito per una coppia omosessuale adottare un bambino?

Siamo in un momento storico in cui la volontà dell’uomo vuole prendere violentemente il sopravvento sulla natura... Si afferma che si vuole una famiglia con una persona del proprio sesso, ma non solo, si pretende di non essere discriminati, generando figli con tecniche violente e artificiali ed allevando, così, un innocente, in un contesto che non gli farà sicuramente bene. La giustizia sta morendo; non c'è più alcuna forma di diritto universale. E' errato considerare le coppie omosessuali come quelle etero? Gay e etero: equi diritti riguardo all' adozione di bambini? La psicanalista Claude Halmos risponde imperterrita che è tutto un grave errore e che i bambini necessitano di genitori di sesso diverso per crescere. Gli omosessuali, uomini e donne che siano, sono capaci di allevare un bambino, ma essi non possono essere equivalenti a genitori naturali o adottivi ( necessariamente etero). Il vero punto della questione è che, ignorando un secolo di ricerche, i sostenitori dell' adozione costruiscono la loro teoria con un discorso basato sull' amore, non importa la fonte di questo sentimento, ci si limita ad essere costantemente veri con le proprie emozioni. I pensieri sono contrastanti, ci sono propugnatori di quest' ultima teoria ed altri invece che, fermamente, credono che il bambino viva una fase di continua costruzione. Tale architettura necessita di basi fondamentali, tra cui il rigore, rigore dato da due genitori, madre e padre. Si giunge, quindi, alla conclusione che la differenza sessuale è essenziale per una crescita migliore.

Si continua, però, a collocare il bambino in posizioni ambigue, lo si pone di fronte ad un mondo in cui tutto è possibile, dove gli uomini sono i padri, ma anche madri; le donne mamme e papà. Un mondo magico, onnipotente, dove ciascuno, armato della propria bacchetta, può abolire “i limiti”, ma questo è debilitante per i bambini. David Leavitt si affaccia nel dibattito decretando che l' amore sboccia tra persone, non tra sessi. Perché,quindi, porsi dei limiti? Considerando che intere dispute si sono fatte avanti in ambito politico e soprattutto sociale, è stato provato da successive ricerche psicologiche che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell' ambiente familiare che i genitori forniscono, indipendentemente dal fatto che loro siano di sesso differente. Secondo il parere dell' American psychoanalytic associaton è nell' interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso i genitori coinvolti, competenti e capaci di cure. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all' orientamento sessuale. Il problema delle adozioni omosessuali è che il mondo che loro descrivono è astratto e disincantato. Altro argomento fortemente discusso connesso alla genitorialità omosessuale è la maternità surrogata. In Italia, Germania, Francia e Spagna questa pratica è vietata, ma i tribunali sono stati posti davanti ad atti già conclusi e le decisioni prese in seguito sono state a favore della famiglia. Si sta creando un forte conflitto tra i vari pro e contro che non ha intenzione di cessare. Si è contrari? Totalmente. Madri mettono in vendita il loro utero. I nascituri sono stati definiti "bambini on demand". L'Italia imperterrita decide di non condividere, anche se il resto del mondo, da quasi trent’anni sta cercando di portare avanti questa economia. In un paese in cui i matrimoni gay non sono accettati, come si potrebbe mai essere d'accordo per delle adozioni di tal genere? Grovigli di restrizioni da parte della nostra ragione che, in questo frangente, non fanno che danneggiare, però, la società.

Gloria Iudicone VF


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POPULISMO E TRUMPISMI VARI Populismo. Ormai questa parola, piuttosto vaga, viene ripetuta da tutti i notiziari e mezzi di informazione. Da qualche anno orde di politici, o meglio, politicanti, cavalcano l’onda del dissenso che pervade tutto il mondo occidentale, facendo propri il razzismo e il malcontento verso le èlite. Dalla Francia con il Front National agli Stati uniti con Trump, da Orban in Ungheria a Farage nel Regno Unito e fino a noi con Salvini, la politica mondiale sta cambiando volto. La popolazione è stanca di essere ingannata da politici che rappresentano gli interessi dell’alta finanza, e la sinistra, ormai èlitaria e senza quella presa sulle masse dalla quale è stata caratterizzata storicamente, non è riuscita a incanalare il malcontento, tranne che in Grecia, con Syriza, e in Spagna, con Podemos. Ma per il resto la destra la fa da padrona. In tutto il mondo i nuovi leader populisti hanno preso possesso dei partiti di destra tradizionale che stavano attraversando una fase di crisi, come nel caso del partito repubblicano in U.S.A. e, come ci insegna Darwin, chi non sa adattarsi soccombe, proprio come stanno soccombendo i repubblicani e i socialisti in Francia ed i conservatori in Inghilterra, i quali una mattina si sono svegliati fuori dall’ Unione Europea. Questa è dunque una fase storica di grande incertezza, dove pochi leader resistono a questo populismo ormai

Lui è l’ ordine, è il potere, è la stabilità. Lui è l’ istituzione, da vent’ anni a questa parte. Siamo dunque passati da una crisi economica ad una crisi politica che potrebbe essere lo spartiacque tra due periodi storici, forse profondamente diversi tra loro. Pensandoci bene, chi nella belle époque avrebbe mai pensato che da lì a pochi anni ci sarebbe stata la Grande Guerra? Non ci resta che sperare che sia solo una fase, e che, tra non molto, potremmo rivedere destra e sinistra riprendere a discutere senza risolvere nulla come prima.

Federico Mallozzi IB

dilagante e, per ironia della sorte, tra questi c’ è quello che per molti è il capostipite di questa famiglia di nuovi politici, Putin, ma che è tutt’ altro che uno di loro.


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Continua da pag.1 ...anche perché le superiori rappresentano un luogo di incontro, fondamentale per istaurare amicizie solide. Ogni ragazzo ha scelto il Liceo Classico con consapevolezza, perché si aspettava qualcosa da questa scuola di particolare che non avrebbe potuto ritrovare in altri istituti.” Paolo Noschese, la pensa così: “L’esperienza vissuta in questa scuola è stata molto forte, intensa e soprattutto emozionante.” Anche Maria Corbo Esposito utilizza degli aggettivi per descrivere i tre mesi appena trascorsi: “<<veloci>>, perchè il trimestre, tra argomenti nuovi e appassionanti e compiti in classe, è passato molto in fretta; <<nuovi>>, perché ogni momento trascorso è stato per me una piacevole novità.” Nel ventaglio delle possibilità offerte ai ragazzi che terminano le scuole medie, Andrea Muto e Giuseppe Angelino sostengono: “Per noi la scuola è una grande strada, che permette ai ragazzi di formarsi come persone; da quando abbiamo iniziato a percorrere la carreggiata principale, ogni tanto abbiamo sbirciato fuori dal finestrino e ci siamo accorti che ci sono tanti piccoli sentieri, ognuno dei quali conduce ad opportunità diverse e particolari.” Giovanni Nocella si confida con noi: “Dopo gli esami ho cominciato ad avere qualche preoccupazione su come potesse essere il mio impatto con la scuola superiore. Ma i timori sono scomparsi dopo le prime settimane, poiché mi sono ambientato benissimo, sin da subito.” Luca Parisi, invece, ci racconta: “Fin dalle elementari sapevo quale scuola avrei frequentato, ero molto sicuro della mia scelta: volevo andare al Liceo Classico!” Molto importante, per noi, è anche l'aspetto relazionale ed emotivo, per questo abbiamo anche chiesto: “Quali sono i rapporti con la tua classe...?” “Alcuni compagni li conoscevo già, ma altri erano solo nomi di un elenco letto e riletto…” Ci ha raccontato Francesco D’Onofrio. Giorgia Rossini e Carla Caggiano ci sorridono: “Parliamo, ci scambiamo opinioni, andiamo d'accordo e ci divertiamo anche insieme, uscendo e andando al cinema.” Nonostante “la classe sia molto varia per la provenienza e per le personalità di ogni alunno- come ci informa Daniel Grossi, Filippo D'Urgolo ritiene che i suoi nuovi compagni di classe hanno contribuito molto a fargli

apprezzare la scuola. “Sono ragazzi seri, studiosi, disponibili e soprattutto pieni di energia.” Angelica Guglielmi aggiunge: “Il greco e il latino? Due lingue ricche di sfumature e di fascino” Giorgia Rossini: “Fare una versione di greco o latino è come uscire dal labirinto costruito da Dedalo, anche nelle difficoltà si guarda e si punta sempre al sole, come Icaro!” Com'è stato il primo approccio con i nuovi professori? Luca Nocella: “Si preoccupano per noi e sono anche molto simpatici e amichevoli nei nostri confronti; è anche grazie a loro che la mattina mi sveglio volentieri e vado volentieri a scuola.” Francesco Macrì e Filippo D'Urgolo precisano: “La presenza di ottimi professori, che mi stanno conducendo in questa nuova realtà con naturalezza ed entusiasmo, ha permesso lo sviluppo di una maggiore sicurezza in me stesso e nelle mie capacità.” Giuseppe Angelino conferma tale positività: “Il sorriso aperto e le calde parole degli insegnanti hanno contribuito a rassicurarmi.” A queste affermazioni Rita Della Peruta aggiunge: “Lo scopo che l’insegnante del ginnasio, così come il direttore d’orchestra, si pone è quello di trasmettere la passione agli studenti e di costruire le fondamenta di conoscenza che serviranno agli alunni per affrontare i cinque anni di liceo e condividere con loro i primi successi, le prime soddisfazioni, le prime curiosità. Sono le figure di riferimento di noi studenti; sono competenti ed ammirabili e siamo felici di condividere con loro questo periodo della nostra vita e per noi è un piacere modellare le nostre menti per affrontare questo nuovo metodo di studio, ampliare le nostre conoscenze e crescere insieme a loro.” Abbiamo cominciato a studiare materie nuove come il latino e il greco… Mario Mallozzi: “A parer mio queste due materie sono da una parte () quelle che ti sottraggono più tempo di studio, ma dall’altra () quelle che ti danno più soddisfazioni, anche a livello di persona”.

Classe IVE


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FRANCESCO: UN SANTO MODERNO ED ECOLOGISTA Uno degli aspetti più interessanti della figura di San Francesco è proprio la sua estrema modernità. Il Cantico delle creature, infatti, sebbene sia stato scritto più di 7 secoli fa, presenta alcune tematiche particolarmente attuali. Francesco invita l’uomo ad apprezzare le bellezze della natura e soprattutto ad accontentarsi con gioia dei suoi doni senza voler “andare oltre”. Il sole, la luna, il vento, l’acqua ed i frutti che la terra ci offre, ricorda il santo, sono sufficienti per rispondere ai bisogni fondamentali dell’uomo. La lauda di Francesco, letta dunque in chiave moderna, sembra voler spingere, in una società dove la natura viene vista come una risorsa da sfruttare e sottomettere, alla rivalutazione del settore primario ed al rispetto dell’ambiente. In questo mondo eccessivamente consumista e travolto da una profonda crisi economica e spirituale si sente di nuovo il bisogno di una figura semplice, ma contemporaneamente solida come quella di san Francesco.

Di certo non è un caso che l’attuale papa abbia scelto per la prima volta nella storia questo nome. Papa Francesco è il papa della crisi e la sua grandezza, come anche quella di San Francesco deriva proprio dalla volontà di combattere contro la materializzazione della società in generale e della Chiesa più nello specifico. In entrambi, infatti, c’è un grande desiderio di rinnovamento senza però rinnegare le tradizioni e, anzi, cercando di riavvicinarsi il più possibile ai messaggi evangelici. La modernità di san Francesco e papa Bergoglio, infine, sta nel fatto che essi possono essere considerati il santo ed il papa “di tutti”, in quanto il tema della natura e del bisogno di spiritualità non sono necessariamente legati ad una religione, ma possono essere

Eleonora D’Arcangelo IC


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LE GUERRE DEL TERZO MILLENNIO La guerra è un fenomeno che ha sempre caratterizzato la storia umana, ma come si è evoluta nel tempo? Siamo davvero tutti al sicuro nei Paesi che riteniamo i più avanzati e pacifici?

Siamo nel terzo millennio, il passato ha visto scorrere moltissimo sangue a causa delle guerre che, combattute fin dall’alba dei tempi, sono sempre state una “conferma” della superiorità di un’ intera Nazione rispetto ad un’ altra. Ad oggi, però, nei Paesi più sviluppati a scorrere non è più il sangue dei soldati, ma le righe di codice sugli schermi dei personal computer. Sono gli hacker professionisti al servizio dei principali governi del mondo, a strappare al “nemico” non più territori, ma preziose informazioni. Gli attacchi informatici talvolta sono peggiori degli ormai “antiquati” attacchi armati, dato che sono totalmente imprevedibili; ogni Paese può commissionarne uno ai vari gruppi di “mercenari” e non c’è bisogno di alcuna dichiarazione di guerra aperta, in quanto è possibile agire totalmente nell’ombra. Risulta estremamente difficoltoso avere prove certe della partecipazione o meno di una determinata organizzazione governativa a questo tipo di conflitto: caso lampante quello della portaerei Reagan, che è stata preda di un tentativo di furto di informazioni militari riservate da parte di alcuni hacker cinesi, tramite la tecnica del “pishing”, anche se il governo del sol levante nega di essere collegato ai malfattori.

Significativo è anche un ultimo fatto di cronaca, risalente al 21 ottobre, giorno in cui la costa Est degli Stati Uniti ha visto spegnersi improvvisamente per qualche ora i principali siti web, tra cui Twitter, Netflix, Whatsapp, Spotify, Amazon, Ebay e molti altri. L’FBI sta attualmente svolgendo delle indagini, ma il tutto sembra ricollegarsi ad un attacco da parte della Russia in previsione dell’ 8 novembre, giorno in cui sapremo chi occuperà la poltrona alla Casa Bianca.

Andrea Muto IVE


Hormiae

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FRANCAMENTE FRANCHISTI

Nel 20 Novembre del 1975 viene comunicato da governo spagnolo “il più nefasto” degli annunci: il Caudillo della Spagna, il Generalissimo Francisco Franco è morto. Dopo quasi 40 anni di regime, termina il governo che, insieme alla DDR di Honecker, ha lasciato più nostalgici. Personaggio complesso, scarto degli scarti, era riuscito in pochi anni a diventare uno dei vertici dell’esercito per le sue capacità strategiche. Stesse capacità che saranno utilizzati nella guerra civile per eliminare l’opposizione Repubblicana ed il fronte anarchico. Sono dovute alla Giunta militare di Franco 650000 morti circa,10 anni di miseria, repressioni frequenti ed una guerra civile, eppure la sua figura è ancora oggetto di venerazione da parte di molti spagnoli: chi perché è ammaliato dagli ideali nazionalisti della Falange, chi perché ricorda le parate in piazza dove sfilavano migliaia di fascisti, chi perché ascoltò i discorsi radiofonici del Caudillo e chi perché vedendo foto o perché ricorda, vede impoverita e tradita la sua nazione e i loro governanti come marionette europee. Solo che in Spagna, a differenza che in Italia, i manifestanti sono Manifestanti veri e propri, piazze intere riempite dalle bandiere nere con la faretra rossa (simbolo del partito di Franco) durante le date più importanti del loro calendario. In Italia, invece, la nostalgia di quel periodo è limitata a piccoli pellegrinaggi a Predappio per fare una foto con il busto di pietra del Duce. I motivi dei numeri esorbitanti (rispetto a quelle di eventi di altre persone) di aderenti a queste manifestazioni è riconducibile a diverse scelte che furono prese da Franco. In primis abbiamo il non-ingresso in guerra della Spagna.

In quel periodo, infatti, gli spagnoli stavano uscendo da una sanguinosa guerra civile che avrebbe lasciato segni sulla produttività del paese (aggravata dal momentaneo embargo e dalle politiche autarchiche) per i seguenti 15 anni. Era perciò impossibile per una nazione economicamente e militarmente debole schierarsi a fianco di Italia e Germania. E’ probabile che Franco avesse già immaginato la misera fine dei due dittatori che lo avevano aiutato ad ottenere il comando. Si limitò a inviare alcune milizie in Russia. Finita la guerra la Spagna è ancora molto povera, ma le cose cambiano quando Eisenhower viene eletto presidente degli USA. Il neopresidente vede in Franco l’unico vero alleato rimasto in Europa per fermare quel male che era il comunismo e per ridurre l’area d’influenza possibile che l’URSS avrebbe potuto esercitare. La Spagna entrò in molte organizzazioni internazionali e ricevette supporti dall’America per evitare che la miseria portasse ad una rivoluzione comunista come già successo in altri paesi. Il paese iniziò la sua ripresa e le repressioni diminuirono (dato che gli oppositori erano quasi tutti in carcere o sotto terra). L’apice della popolarità del regime avviene quando la Falange viene tolta dal governo: l’OPUS DEI assume i compiti di amministrare molte funzio-

ni del paese ed il PIL cresce a dismisura grazie a questo governo tecnico. Questa organizzazione viene mantenuta fino alla morte di Franco ed al ritorno della democrazia che lui stesso aveva iniziato a preparare negli ultimi anni di vita. Questa serie di manovre governative rendono “giustificata” la nostalgia per questo personaggio. Come c’è da un lato il rimpianto di non avere più un Caudillo, dall’altro ci sono gli antifascisti ed i liberali che non possono tollerare che sia rievocata la memoria di Franco.

Ivan D’Urso IE


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DINAMICA ED EVOLUZIONE DELLA TERRA Nel 1912, lo scienziato tedesco Alfred Wegener formulò la teoria della deriva dei continenti secondo la quale un tempo molto lontano le terre emerse erano riunite in un unico super continente, chiamato Pangea, e circondate da un enorme oceano, chiamato Pantalassa. Con il passare del tempo la Pangea si sarebbe divisa in più parti fino a formare i continenti attuali. Negli anni ‘50, grazie alla comparsa di nuovi strumenti e di più avanzate tecniche di indagine, fu possibile studiare in maniera innovativa i fondali oceanici. Ci si accorse che il fondo degli oceani non è stabile, ma in continua evoluzione: la crosta oceanica, cioè, si forma e si distrugge. La formazione della nuova crosta è permessa dalla presenza delle dorsali oceaniche; la sua distruzione, invece, dipende dalle fosse oceaniche. Le dorsali oceaniche sono un’ampia fascia di crosta oceanica, di natura vulcanica, larga dai 1.000 ai 4.000 km., che si inarca verso l’alto e solcata quasi ovunque da una profonda spaccatura centrale chiamata rift valley, lungo la quale è stata rilevata una persistente attività sismica. Le dorsali sono tagliate trasversalmente da fratture dette faglie trasformi che le frammentano in segmenti che possono muoversi orizzontalmente. Le fosse oceaniche, invece, sono delle depressioni del fondale oceanico, relativamente strette, ma molto profonde. Il meccanismo che queste due strutture permettono (formazione e distruzione della crosta oceanica) è detto “Espansione dei fondali oceanici”. La scoperta delle dorsali e delle fosse oceaniche ha rivoluzionato la tettonica, la disciplina geologica che studia le strutture che caratterizzano la crosta terrestre e il modo in cui si formano e si trasformano e ha condotto alla formulazione, verso la fine degli anni ‘60, della teoria della tettonica a placche. Secondo tale teoria la litosfera è suddivisa in una serie di placche o zolle che galleggiano sull’astenosfera, delimitate dalle dorsali e dalle fosse oceaniche; le placche si muovono le une rispetto alle altre trascinate dalle correnti convettive nel mantello, trasportando con sé le masse dei continenti. La distribuzione geografica della maggior parte dei terremoti e dei vulcani corrisponde quasi perfettamente ai confini tra le placche. Nei loro movimenti le placche litosferiche possono: allontanarsi tra loro come le dorsali oceaniche; avvicinarsi scontrandosi. Se due placche oceaniche si scontrano, una si immergerà sotto l’altra (subduzione). Se una placca oceanica si scontra con una continentale, sprofonda sotto di essa e origina il sollevamento di catene montuose costiere. Se due placche continentali si scontrano avviene la formazione di imponenti catene montuose come l’Himalaya. Le placche litosferiche possono, infine, scorrere l’una di fianco all’altra, dando origine a frequenti terremoti. Il vulcano è una spaccatura della superficie terrestre attraverso la quale fuoriesce il magma, un miscuglio di roccia fusa e sostanze gassose.

Il magma si raccoglie nella camera magmatica, che si trova alla base del vulcano, e, risalendo attraverso il camino, che termina nel cratere, viene espulso in superficie dando origine ad una eruzione vulcanica. Nel corso di questa si ha l’emissione di lava (magma privo di gas), di sostanze gassose e di materiali piroclastici, costituiti da ceneri, lapilli e bombe vulcaniche. Le eruzioni vulcaniche possono essere: effusive, caratterizzate da lava molto fluida, che causa colate imponenti, ma senza effetti devastanti; esplosive, caratterizzate da lava poco fluida e che, a causa della pressione dei gas contenuti nel magma, si manifestano con violenti esplosioni. Un vulcano può essere: attivo, quando la sua camera magmatica contiene materiale in grado di fuoriuscire periodicamente all’esterno; quiescente, quando rimane per un lungo periodo inattivo; spento, quando ogni tipo di attività è definitivamente cessata. L’attività vulcanica nella fase di quiescenza è in genere accompagnata o seguita da vari fenomeni come l’emissione di gas, vapori e acque calde attraverso piccole fenditure del terreno detti di vulcanismo secondario, come le fumarole, le solfatare, i soffioni boraciferi, i geyser e le sorgenti termali. Molto spesso alcune eruzioni vulcaniche possono dare origini ai TERREMOTI. Un terremoto o sisma (dal greco Seysmòs = scossa), è un movimento improvviso del terreno, che si origina in un punto al di sotto della superficie terrestre, detto Ipocentro. Le scosse del terremoto si propagano come onde sismiche che si originano nell’ipocentro e raggiungono la superficie nell’ epicentro che è il punto posto sulla verticale dell’ipocentro dove il terremoto produce i suoi massimi effetti devastanti. Le onde sismiche vengono rilevate e registrate da strumenti detti sismografi che ne forniscono il tracciato, detto sismogramma. Un terremoto produce due tipi di onde: le onde longitudinali o primarie (onde P), così chiamate perché sono le prime ad arrivare ai sismografi e le onde trasversali o secondarie (onde S), che si propagano più lentamente e quindi arrivano per seconde. Entrambe hanno origine nell’Ipocentro. L’entità di un terremoto viene valutata per mezzo di due tipi di scale: La Scala Mercalli, che descrive l’intensità di un sisma in base agli effetti prodotti su persone, costruzioni e ambiente, e la Scala Richter, che esprime l’energia liberata da un terremoto in termini di magnitudo.

Filippo D’Urgolo IVE


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<< J’ACCUSE >> E infine veniamo al secondo tipo, il cosiddetto “raffinato” che, come del resto accade anche per thè e caffè, subisce trasformazioni –come la decolorazione e la deodorazione- a base di ingredienti chimici. Non poco influente è poi la piega ecologista che si è sempre stati tentati di fornire per far leva sulle coscienze, nascondendo per altri prodotti come la soia, il reale impatto ambientale, proprio perché in questo caso si tratta di un alimento piuttosto in voga. Com’è possibile dunque spiegare la relazione tra i suoi effetti nocivi sulla salute e lo smodato utilizzo che se ne fa? Anche il viceministro dell'Agricoltura Olivero è intervenuto sulla questione dell’olio di palma. Egli si pronuncia su uno degli argomenti di cui maggiormente si discute, affermando che "esiste un terrorismo della disinformazione che fa leva sull’ignoranza e ha dietro interessi economici precisi”. La nuova frontiera della guerra civile dopo Spartani e Ateniesi, guelfi e ghibellini, sembra essere ora rappresentata da sostenitori e detrattori di questo grasso tropicale. È una sfida a colpi di spot, dove alla tanto famigerata dicitura “senza olio di palma” (sempre più frequente sulle etichette dei prodotti alimentari) si contrappongono le campagne di coloro che si schierano invece a favore del suo utilizzo, così da creare un totale disorientamento dal quale neppure il mondo scientifico è riuscito, fino ad oggi, a venire a capo. È necessario, innanzitutto, effettuare una netta distinzione tra le varie tipologie del prodotto: non tutti sanno che l’olio di palma “grezzo” non comporta rischi accertati per la salute, come dimostra il fatto che viene utilizzato da tempo non solo nell’alimentazione quotidiana di molti popoli, ma addirittura come integratore alimentare, per la presenza del beta-carotene, precursore vegetale della vitamina A e dei tocotrienoli, precursori della vitamina E, rispettivamente toccasana per la vista e la prevenzione del tumore. Nel mirino sono dunque le altre due tipologie, l’olio di palmisto e quello di palma raffinato. Il primo, ricavato dal seme della pianta tropicale e contenente l’80% di grassi saturi (responsabili dell’aumento del colesterolo) è, paradossalmente, quello più utilizzato nell’industria dolciaria.

Così come per la soia, anche per l’olio di palma occorre collocare la questione su un piano prettamente economico. Probabilmente l’uso di altri prodotti, più ecologici e meno nocivi, richiederebbe costi di produzione nettamente maggiori. Quella dell’olio di palma non è la prima e non sarà sicuramente l’ultima delle tante tendenze a preferire un alimento e al contempo rifiutarne un altro, basandosi sull’inconfutabile prova del “sentito dire”. L’informazione, la consapevolezza e soprattutto la misura nell’assunzione di tali prodotti, devono essere alla base di ogni nostro giudizio, a maggior ragione per ciò che concerne il campo alimentare che incide, inevitabilmente, sulla nostra salute.

Batosi Chiara, Eramo Adriana IIIA


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STORIA DI UNA RAGAZZA ALBANESE CHE HA TROVATO ACCOGLIENZA NELLA NOSTRA CITTÁ E NELLA NOSTRA SCUOLA

Mi chiamo D. C. ho 14 anni, sono albanese e vivo a Formia. Ero già venuta in Italia in vacanza, poi ho deciso di venirci a vivere. Frequento il primo anno del Liceo “Cicerone”, indirizzo economico-sociale. Quando ho iniziato, non conoscevo nessuno e non sapevo neanche dire una parola in italiano. Sono arrivata il 13/09/2016 e oggi riesco già a capire e ad esprimermi abbastanza bene, grazie al lavoro dei docenti e dell’associazione che mi seguono. Io sono qui per studiare e per avere un futuro migliore. La scuola dove vado mi piace, così come la classe, gli alunni e i professori. Sono felice di avere amici sia dentro che fuori la classe; con il tempo mi sto abituando, ma credo che potrò imparare la lingua anche meglio di come la conosco ora, e potrò anche conoscere più persone. In classe ho una compagna che viene dal mio stesso paese e che si trova qui da 5 anni. Sa parlare benissimo l’italiano e, a volte, mi aiuta con i compiti quando mi trovo in difficoltà. Le sono molto grata, perché per me c’è sempre.

Formia mi piace molto perché è una bella cittadina; mi piace uscire e vedere tutto ciò che mi circonda. Credo che ora sia solo l’inizio, poi tutto andrà per il meglio, ho tanti progetti per il mio futuro, perché una delle mie intenzioni è finire la scuola e avere il diploma.

D.C.


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Bob Dylan premio Nobel Bob Dylan, nato con il nome di Robert Allen Zimmerman (Duluth, 24 maggio 1941), è un cantautore e compositore statunitense. Gran parte delle sue canzoni più famose risale agli anni sessanta, quando l'artista si è affermato come personaggio chiave del movement, il movimento di protesta americano. I suoi primi testi, fortemente influenzati dalla letteratura e dalla storia americana, affrontarono in modo innovativo temi politici, sociali e filosofici, sfidando le convenzioni della musica pop e appellandosi alla controcultura dell’epoca. Quando, nel 1996, il professor Gordon Ball, del Virginia Military Institute, scriveva per candidarlo al premio Nobel, accompagnava la proposta con un’originale motivazione, che sembrava sfidare le convezioni: “per aver creato”, dice la motivazione, “nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”. Vent’anni dopo, precisamente il 13 Ottobre, il co-

Forse non serve scrivere libri grossi come enciclopedie per entrare nella lista dei migliori scrittori al mondo. “Il testo di una canzone può contenere un messaggio più profondo di mille romanzi” commenta Eesti Päevaleht. Quella del poeta è una voce e poco importa se risuoni in versi cantati o recitati; la poesia è fatta di suoni, non solo di parole, ciò che importa è riuscire ad imprimere qualcosa nel lettore o, in questo caso, dell’ascoltatore e Bob Dylan ci è riuscito, i suoi testi sono stati la voce di un coro di protesta, riuscendo ad infondere alla canzone popolare una connotazione fortemente politica. Il premio Nobel è andato ad un poeta e chi afferma il contrario non ha idea di cosa sia la poesia.

Valeria Rossi IA mitato dei Nobel a Stoccolma ha assegnato a Bob Dylan il Nobel per la letteratura. Molte sono le opinioni contrastanti sulla sua vittoria : il Daily Telegraph (UK),afferma che, per quando l’opera di Dylan possa essere straordinaria, non è comparabile con quella dei precedenti insigniti.


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TORNA PIRATI DEI CARAIBI! Per tutti gli appassionati del genere fantastico, il 26 maggio 2017 arriverà nelle sale cinematografiche italiane il quinto capitolo di una delle saghe che ha segnato la storia di questo genere ovvero Pirati dei Caraibi. Il film, che si intitolerà “Dead Men Tell No Tales” (La vendetta di Salazar ), vedrà, ancora una volta, lo strampalato Capitano Jack Sparrow sulla rotta della sventura, con i venti della cattiva sorte che soffieranno sempre più impetuosi sul suo vascello. Egli, infatti, dovrà fronteggiare dei pirati fantasmi che, fuggiti dal Triangolo del Diavolo, insieme al Capitano Salazar, cinereo, i capelli sporchi e grassi, i denti marci e la bava alla bocca, sono determinati ad uccidere ogni pirata del mare, incluso ovviamente lo sventurato Jack Sparrow. L’unica speranza di sopravvivenza per Jack risiede nel leggendario Tridente di Poseidone, un potente artefatto che permette al suo possessore il controllo sui mari. Per trovarlo il nostro pirata stringerà, come suo solito, ambigue e precarie alleanze, questa volta con una brillante e e affascinante astronoma ed un giovane e risoluto marinaio. Da quello che è trapelato, il film sarà molto più simile al primo capitolo e non all’ultimo, che, in verità, era stato un po’ deludente. Sarà quindi molto più piratesco, incentra to sui pirati piutto sto che su mostri. Girato interamente in Australia, il nuovo film, oltre all’ingresso di nuovi personaggi, primo fra tutti il capitano Salazar, vede il ritorno di una vecchia conoscenza di Sparrow: il capitano Will Turner, compagno di avventure dei primi tre episodi della saga. Un ritorno inaspettato e sorprendente che, durante la presentazione del film all’ EXPO della Walt Disney ad Orlando, è stato accolto con un boato di entusiasmo. In effetti Sparrow e Turner formavano una coppia davvero esilarante, e l’ipotesi di poterli rivedere insieme dopo dieci anni entusiasma già il pubblico.

JACK SPARROW Disegno di Laura Gaudenzi

Le novità, comunque, non finiscono qui: nel cast di Pirati dei Caraibi 5 è finito incredibilmente Paul Mc. Cartney –si, proprio lui, l’ex Beatle. Sul suo personaggio non c’è dato conoscere nulla, possiamo solo immaginare che non vestirà i panni di un pirata! La saga, però, non è nuova alle contaminazioni con la grande musica: prima di Sir Mc. Cartney, infatti, un altro grande musicista inglese, il chitarrista dei Rolling Stones, Keith Richards, ha recitato in Pirati dei Caraibi, interpretando il signor Sparrow, padre di Jack. Non ci resta che aspettare il 26 maggio 2017!

Filippo D’Urgolo IVE


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INFERNO Una corsa contro il tempo e un enigma da risolvere: l’Umanità è in pericolo. Tutto questo nel film INFERNO, un thriller girato nel 2016, che si ispira all’omonimo romanzo best-seller di Dan Brown, in cui Tom Hanks interpreta il ruolo del celeberrimo professore di simbologia Robert Langdon, già ricoperto in “Angeli e demoni” e nell’altrettanto famosissimo “Codice da Vinci”. Non poteva essere che magistrale e senza sbavature la sua interpretazione anche in questo nuovo lavoro, con un’epicità e un’immedesimazione nei panni del personaggio eccezionali, anche grazie alla felice intesa con Felicity Jones, candidata all’Oscar per “La teoria del tutto”, nei panni della dottoressa Brodes. Interessanti anche le interpretazioni di Irrfan Khan, Omar Sy, Ben Foster e Sidse Babett che compongono il cast. Siamo a Firenze. Il professore si trova in un ospedale, privo di memoria e afflitto da visioni indecifrabili che gli offuscano la mente. Viene curato dalla dottoressa Sienna Brodes, che lo Felicity Jones aiuta a recuperare i ricordi perduti, anche se tutto non è così complicato come sembra mentre alcuni uomini misteriosi tentano di ucciderlo e lo costringono a nascondersi. Compare un misterioso oggetto: una mappa dell’Inferno dantesco di Sandro Botticelli. Ma i gironi infernali non sono nel loro ordine naturale e in ognuno di essi compare una lettera dell’alfabeto. Un anagramma, dalle parole “Cerca trova”, porta Lagdon a rivisitare e analizzare il dipinto di Giorgio Vasari “La Battaglia di Marciano”. Ci troviamo nel canto 25° del Paradiso dove compare la maschera mortuaria di Dante Alighieri: si tratta di un messaggio in codice ancora più complesso. E’ da questo momento in poi che Robert capisce di essere alle prese con alcuni enigmi danteschi finalizzati a salvare l’umanità, messa in pericolo dal Consortium,

misteriosa organizzazione che minaccia di dimezzare la popolazione mondiale con la diffusione di un virus letale. Dopo numerosi colpi di scena, nei quali bene e male non sembrano essere distinti, il professore, appassionato studioso di simbologia, in collaborazione con il Consolato USA e in una spasmodica lotta contro il tempo, ferma l’esplosione che avrebbe dovuto far diffondere il virus. L’Umanità è finalmente salva e Robert riporta il manufatto dantesco al suo posto … Una popolazione che, secondo quest’organizzazione, andava dimezzata perché avrebbe portato alla fine del genere umano, viene fortunatamente messa in salvo. L’unico modo per diffondere la morte era la diffusione della peste nera, alla quale, come Dante scrive quasi profeticamente, sarebbe un Tom Hanks successo periodo di rinascita: non a caso dopo il Medioevo, si aprì una nuova Era, il Rinascimento. Un film fantastico, coinvolgente e ricco di effetti speciali. Una suspense che continua ininterrottamente dall’inizio alla fine. E non mancano numerosi colpi di scena … Dall’omonimo romanzo e dalla libera interpretazione della regia di Ron Howard INFERNO Dal 13 ottobre nelle sale italiane

Salvatore Petrone IC


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MEAN CREEK Con delle psicologhe abbiamo visto un film sul bullismo “Mean Creek”, che parla di un ragazzo che non avendo amici diventa un bullo. Per vendicare il pugno che il bullo George ha sferrato a Sam, il fratello e l’amico di quest’ultimo coinvolgono anche due amici di Sam e organizzano una spedizione punitiva con l’intento di denudare e abbandonare il bullo. Solo che durante la gita degli eventi prendono il sopravvento e George muore annegato nel fiume, e dopo varie riflessioni e tentennamenti, decidono di autodenunciarsi. Le nostre impressioni del film sono state le seguenti:  Tristezza quando abbiamo visto la scena in cui George moriva e il resto del gruppo non ha fatto nulla per salvarlo.  Rabbia quando George ha picchiato Sam.  Delusione quando George ha insultato tutti gli amici di Sam dicendo cose molto offensive.  Compassione quando George si filmava parlando dei suoi sentimenti, di quello che provava, di come si sentiva solo e incompreso. Noi pensiamo che i ragazzi abbiano fatto bene a dire alla mamma di George che quest’ultimo fosse morto, perché la verità va sempre detta, soprattutto se si tratta di eventi così gravi. Il film ci ha trasmesso un senso di onestà e ci ha fatto capire molte cose che serviranno per la nostra crescita. Le ragazze del IAES

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Tutti pazzi per Shawn Mendes Shawn Mendes è un ragazzo di appena diciotto anni, eppure è già una star affermata nel mondo della musica. Ha iniziato a pubblicare dei video in cui suonava su un noto social network, ottenendo in pochissimo tempo molte visualizzazioni. Un anno dopo, nel 2014, è stato notato da un discografico, il quale lo ha convinto a firmare un contratto discografico, in seguito al quale, nel giugno dello stesso anno, ha pubblicato il suo primo singolo, Life of the party. Il 14 aprile del 2015 ha pubblicato il suo primo album, Handwritten, contentente quindici canzoni, la maggior parte scritte dallo stesso Shawn. L’album ha immediatamente riscosso un grandissimo successo, anche grazie al tour mondiale che lo ha portato in Italia, dove si è esibito, registrando il tutto esaurito, il 27 aprile 2016. In seguito ad Handwritten, ha pubblicato una nuova versione dello stesso album, Handwritten Revisited, contenente una parte delle canzoni live più una collaborazione con Camila Cabello ed alcuni nuovi inediti. Sull’onda del successo del suo primo album, il 23 settembre 2016, ha pubblicato il suo nuovo progetto, Illuminate, anticipato dai singoli Treat you better e Mercy.

L’album è stato immediatamente apprezzato dalla critica e dal pubblico tanto da raggiungere in pochissimo tempo la prima posizione in classifica in più Stati. Nonostante la giovane età, si può notare una crescita da parte di Shawn , il quale in questo nuovo lavoro, ha saputo trattare tematiche delicate, come la violenza sulle donne, oltre alle canzoni dedicate all’amore. Infatti Shawn in più interviste ha apertamente dichiarato di scrivere le sue canzoni basandosi su esperienze realmente vissute da lui in prima persona o da persone a lui care. Presto Shawn approderà nelle arene di tutto il mondo con il suo nuovo tour, Illuminate World Tour, che farà tappa in Italia il 6 maggio 2017 a Milano. A soli diciotto anni Shawn Mendes può vantare di essere l’artista più giovane ad essere entrato nella Bilboard Chart USA, e siamo sicuri che otterrà ancora tantissimi altri successi.

Samira De Stefano IIIC


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Se aprissi le valigie… di Filippo D’Urgolo Se aprissi una valigia Troverei i ricordi dei bambini, dai più grandi ai più piccini. E se ne aprissi un’altra, troverei il ricordo di una mamma, una foto, una mela e una coperta e la speranza di una madre desta. Troverei il ricordo di un amico Che ora…… chissà dov’è finito! Se, poi, aprissi una valigetta troverei la foto di una cagnetta che gioca con il suo padroncino che purtroppo non è più bambino. Se, infine, aprissi un valigione, troverei il violino di un signore, per suonare una dolce melodia che dia il via alla fantasia di sognare un mondo diverso anche se ormai l’archetto è perso, ma per suonar restano ancora le dita per dare speranza alla vita. Una cosa è certa……… Se le aprissi tutte quante troverei di ognuno le speranze, di dimenticare Auschwitz con il suo ed avere fiducia in un mondo migliore.

LENTO E PLACIDO di A.C. Lento e placido è il dondolar del mare,

come i pensieri miei

che sen van per ritornare.

Bianca è la spuma che dall’onda cade

e bianca è l’arena che con dolcezza invade.

E dove ‘l vespro incontra l’orizzonte

il mare fa da ponte per mondi da inventare.


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...TUTTO SCORRE E' inaccettabile. E' fastidiosamente irritante ascoltare le teorie delle persone, convinte che il periodo adolescenziale sia inevitabilmente solo quello della ribellione, del "ho il mondo in mano", dei tatuaggi, delle birre alle due del mattino e di motorini oltre i cinquanta; è anche verosimile, ma si è così certi che tutti i ragazzi si comportino in questo modo? E se al contrario trovassero proprio nelle loro figure fonte di aiuto? E' questo il problema, le persone si sono intestardite con i loro monotoni pensieri standard. Non si crede nel cambiamento e nella crescita della persona, nel progresso dei rapporti e nelle barriere buttate giù, da chi ancora riesce a guardare oltre le apparenze a cui siamo stati abituati. In questo modo sto dando voce a rabbia repressa, a delusione sormontata da lacrime pesanti; sto dando voce a tutti quei ragazzi dalla situazione familiare complicata. Ora vorrei rivolgermi a quelle persone che sono convinte che i ragazzi debbano, senza eccezioni, trovarsi davanti a rapporti conflittuali con i propri genitori; a queste stesse che deviano strada quando ti vedono, e quando accidentalmente ci si incrocia, fingono di non riconoscerti. Lì, comprendi il mondo.

In quel momento non importa quanti anni tu abbia, non è essenziale ricordare a memoria tavole periodiche, tabelle, schemi, perché il tuo interrogativo sarà sempre ed inevitabilmente questo: “Perché a me?”. A quelle persone vorrei spiegare che, quando si è adolescenti e ci si ritrova con genitori divorziati, il cui rapporto cammina nel vuoto e che sarebbero capaci di portarti a scegliere davanti ad un giudice, genitori che non rispondono alle tue chiamate, e da qui, quando il tuo unico punto fermo, il tuo unico rimedio dal non cadere nell'esasperazione è tua madre, non puoi permettere che si creino "rapporti conflittuali". Ci saranno volte in cui non comprenderai delle sue risposte e occasioni in cui lei non riuscirà a cogliere le tue esigenze. Ma quando vivi in tale situazione, non puoi protestare, puoi semplicemente aprire le braccia e accogliere tutto l'amore che ti sarà dato. Non crediate che non esistano lati positivi. Dopo che provi certi sentimenti come delusione, abbandono, incertezza dei rapporti che verranno... non puoi permettere che le persone che hai vicino provino questo e così farai di tutto, impegnerai tutta te stessa affinché codardi, vigliacchi, pronti a chiudere gli occhi davanti agli ostacoli, non facciano parte della tua quotidianità.

Gloria Iudicone VF


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Caro Diario... Caro Diario , so che non dovrei disturbarti ora che fai lezione, ma è un’emergenza! Ok, ora la prof vuole un tema. Ci penso, chiudo gli occhi, buio più totale. Panico. Sono le undici e cinquantacinque, ancora trentacinque minuti. Sono stanco, sudato, qui dentro c’è un caldo soffocante, mi sembra di impazzire. Scappando dai miei pensieri guardo il foglio bianco di fronte a me. In classe c’è silenzio, io continuo a contemplare il foglio sperando che l’ispirazione arrivi o che la Musa canti o che gli angeli mi facciano una grazia; insomma questa ispirazione fatela venire un po’ da dove volete, basta che arrivi. Come fanno un po’ tutti gli studenti nel panico, che si guardano intorno, decido anch’io di chiedere consiglio a una sana e vecchia scopiazzata dal compagno di banco, ma noto con piacere che oggi tutti sono in vena artistica, oppure pare che la Musa gli stia strimpellando hard rock a tutto volume nelle orecchie, altrimenti non si spiega la velocità con la quale scrivono che è davvero impressionante. Sconsolato e con un’ansia terribile addosso guardo l’orologio sperando che almeno lui mi dia una buona notizia, e invece no, sembra che siano passati appena sei minuti. Capisco che è la fine, come potrebbe andare peggio? Certo, la prof potrebbe guardarmi con una delle sue occhiate sarcastiche ben piazzate…Oh no! Ma perché non sto mai zitto? Eccola lì ora che mi fissa, seduta dietro la sua corazza impenetrabile chiamata registro. Mi fissa, alza un sopracciglio, sto per esplodere, che devo fare? Cosa diavolo devo fare!?!!... La Procedura di Emergenza standard è entrata in funzione: per prima cosa distoglierò lo sguardo; punto 2: sembrare tranquilli, cosa del tutto fantascientifica, data la situazione; punto 3: scrivere qualsiasi cosa ti passi per il capo. Ok! Sembra facile. Oh su, andiamo! Ma chi voglio prendere in giro?

punto 3: scrivere qualsiasi cosa ti passi per il capo. Ok! Sembra facile. Oh su, andiamo! Ma chi voglio prendere in giro? Non scriverò mai! Il mio cervello ora ha la stessa capacità di scrivere di un pacco di croccantini. Mi scivola la penna dalle mani, sono nel pallone, non capisco più niente. Poi guardo l’orologio. Non ricordo più niente, perché il mio cervello aveva staccato la spina e attorno a me si era scatenato l’inferno. Per un secondo gli orologi hanno esitato a scoccare un altro secondo, poi tutti in piedi saltando e urlando e in un attimo si è levata, da un’ala all’altra della scuola una ola degna della finale dei mondiali. Mi guardo intorno, come se fossi un estraneo, mi fischiano le orecchie dal rumore, la scuola freme sotto i passi di un’orda di alunni. Alzo la testa perplesso, ma poi capisco e anche io sono pervaso da una gioia incontenibile. Per un attimo attorno a me è stato come se tutto fosse fermo, anche il tempo bloccato. In quel lasso di tempo che a me sembra durato quanto il Mesozoico, mi guardavo attorno esterrefatto e un po’ intontito da quella reazione improvvisa e un po’ esplosiva. In lontananza il suono stridulo e meccanico, che man mano si era fatto assordante e aveva scatenato quella reazione, intanto era cessato, lasciando ancora l’aria attraversata da un’ atmosfera pervasa di magia e da un leggero brusio, che aveva cacciato quel silenzio carico di tensione e saturo di spavento. Così siamo ricaduti pesantemente sulle nostre sedie, compiaciuti e sembravamo ancora non consapevoli dell’accaduto. Ma, caro diario, ora che me lo fai notare, non riesco più a capire perché ti ho chiamato in causa, perché ora il testo l’ho fatto, la campanella con nostra grande gioia è suonata. Siamo contenti, ma caro diario hai ragione tu: è una gioia effimera, perché domani ricomincia tutto. N.S.


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La mia generazione ha bisogno di fiducia e di speranza nel futuro.

UN RICORDO IMMERSO NEL VERDE

Siamo immersi in una società consumistica nella quale sono le grandi multinazionali ad avere il potere, ma qualcosa dovrà cambiare… Quando ero bambina adoravo giocare nel giardino di famiglia. Per me è speciale, forse perché è dei miei nonni, o forse perché ho sempre amato la natura. Dopo essere tornata da scuola, posavo lo zaino e raggiungevo il grande cancello verde. Spingevo la maniglia con molta sicurezza perché sapevo che quella porta, per me, era sempre aperta. Con cautela procedevo verso il centro del giardino. Un giorno avevo visto alcuni uomini maneggiare degli strumenti vicino agli alberi, temetti che volessero rovinarli, chiesi spiegazioni e il nonno mi raccontò che erano dei contadini e il loro compito era quello di tagliare l'erba quando cresceva troppo, perché, come mi spiegò, nell'erba alta possono nascondersi i serpenti. Da quel momento, quando entravo nel mio giardino procedevo sempre a piccoli passi, anche se le sterpaglie erano state appena eliminate. Avevo paura dei serpenti, ma questo non mi impediva di far visita ai miei alberi. Lo chiamavo il “mio” giardino, sapevo bene che non era così, ma il nonno mi aveva fatto piantare

dei semi, dai quali era nato un magnifico mandorlo. Da allora fu come se avessi preso la proprietà di quel luogo, mi apparteneva perché all'interno era custodito il mio albero. In una realtà dove sono le industrie e le grandi multinazionali ad avere il potere, spesso si avverte la nostalgia di un mondo diverso, un mondo che sia lontano da questa società consumistica e corrotta, che insegua ancora i vecchi valori e insegni ai giovani i principi di onestà, equilibrio e rispetto. La natura è da sempre stata un elemento fondamentale per l'uomo, l'ha accompagnato nella sua evoluzione e da essa dipende la sua stessa vita. Ad aprile 2016 è iniziato il disboscamento dell'ultima foresta vergine d'Europa ed è ormai da diversi anni che le grandi foreste pluviali devono subire l'abbattimento di ingenti quantità di alberi per fare posto alle piantagioni e alla produzione dell'olio di palma. Il disboscamento è uno dei temi attuali che più viene discusso ed è una delle realtà di questo mondo che maggiormente porta la mia generazione a porsi delle domande sul proprio futuro. Le risorse primarie, infatti, non sono inesauribili e il destino dell'essere umano risulta essere nelle mani dei “depredadores” del pianeta che, per un proprio guadagno personale, sfruttano tutte le risorse disponibili senza preoccuparsi del prossimo. È anche per questo che sono così legata al mio giardino anche ora che sono cresciuta: è il mio paradiso, un luogo dove mi sento al sicuro, lontano dalle ingiustizie e dai mali che popolano questo mondo. La nuova generazione ha bisogno di speranza, di poter credere nel futuro e sono le piccole cose a mantenere viva la sicurezza che vale davvero la pena di combattere per il nostro pianeta.

Rita Della Peruta IVE


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Post Fata, Resurgo? Succede sempre così. Puoi arrivarci in treno dieci, cento, mille volte ma sempre, inevitabilmente, appena superata la piccola stazione di Itri, è come se lo vedessi per la prima volta. Il mare. Puoi arrivare in treno, come me, oggi, partendo da una città del nord Italia, percorrendo centinaia di chilometri in poche ore senza mai incontrarlo, ma sapendo perfettamente il punto esatto in cui dal vetro sporco del finestrino comparirà, improvviso, nelle braccia di un golfo che lo fa apparire quasi un lago. E rimarrai comunque senza fiato. E ti sorprenderai a pensare che il tuo stupore non è poi così diverso da quello del turista americano o francese che uno spettacolo così, prima, non l’aveva visto mai. Quando finalmente spunta il mare, so che sono arrivata a Formia. Erano anni che non tornavo in questa cittadina dove ho sofferto per i primi amori, imparato a leggere, nuotare, baciare. Il mio lavoro mi ha portato lontano, in giro per il mondo, ma ora che il treno sta rallentando dolcemente, lasciandomi tutto il tempo per smaltire il solito tuffo al cuore, mi rendo improvvisamente conto che questo è l’unico luogo del pianeta dove io abbia vissuto più di tre anni di seguito, quello che senza dubbio più si avvicina all’idea di “mitica Itaca” cui ognuno dovrebbe avere prima o poi il desiderio di tornare. Eppure, per paradosso, sono qui per vendere la casa di famiglia, una casa dove c’è ancora una mia stanza, con i peluche, i libri dell’infanzia e qualche cassetto pieno di ricordi. Quando arrivo, mi accorgo subito che qualcosa è cambiato: la vecchia fontana al centro della piazza della stazione è sparita. Una fontana un po’ decrepita ed inquietante, dove d’estate i tassisti, quando il caldo si faceva insopportabile, mettevano i piedi in ammollo. Al suo posto c’è un’ordinata e moderna area pedonale, con panchine, verde e tanto legno, che sembra quasi di stare in nord Europa. Dalla stazione mi avvio con il mio bagaglio leggero verso Piazza Sant’Erasmo – uno dei santi protettori - dove ho appuntamento con Francesca, ex compagna di liceo, ora architetto specializzato in arredamento d’interni e illuminotecnica. Francesca mi darà una mano con la vendita della casa di famiglia, anzi, pare lei stessa interessata all’acquisto. Una casa piena di luce, di fronte al mare, con una delle viste più belle sul Golfo, è una follia lasciarsela sfuggire. Così mi ha detto al telefono. Scendendo dalla stazione, mi imbatto subito nell’edificio che ospita il glorioso Liceo Classico Vitruvio Pollione. Qui ci siamo conosciute un settembre di troppi anni fa, io, Francesca, Laura e Maria. Eravamo inseparabili. Maria è morta troppo presto, prima ancora di finire l’Università, in un incidente stradale. Maria, quella tenera, emotiva, timida e dall’immaginazione incontenibile.

L’edificio che ospita il liceo - ed anche una scuola media - è enorme, il classico edificio monumentale di stampo fascista. So che alzerò lo sguardo per leggere, ancora una volta, la scritta che campeggia sulla facciata centrale, il motto dell’Araba Fenice che è anche nello stemma cittadino: Post Fata Resurgo. Dopo la morte risorgo. Quante volte ci abbiamo scherzato su, giurando che anche noi saremmo state come quell’Araba Fenice: nulla avrebbe potuto fermarci, saremmo sempre risorte dalle nostre ceneri, nessuno e niente avrebbe potuto abbatterci definitivamente. Avevamo la nostra scritta e quella scritta eravamo noi.

Alzo lo sguardo verso l’edificio ma non la vedo. La scritta non è più dov’era una volta. Le lettere sono sparite. Per un impercettibile istante prendo a dubitare che ci sia mai stata. Ma è solo un impercettibile istante. Sono disorientata. Presa spiacevolmente alla sprovvista da questo evento inaspettato, sento quella precisa sensazione di panico che mi accompagna sempre quando una persona che cerco non mi risponde, quando un oggetto a cui tengo non è più dove pensavo di averlo riposto e capisco che, molto probabilmente, l’ho perduto per sempre, non lo rivedrò mai più. Dopo qualche secondo di confusione, i pensieri assurdi si ritirano in buon ordine. Le lettere in metallo scuro che risaltavano sul cemento chiaro della facciata non sono più al loro posto: sono state definitivamente rimosse oppure c’è un restauro in corso? È anche possibile che abbiano decise di sostituirle. Forse avrebbero già dovuto farlo da un pezzo ma, come spesso accade, i tempi di realizzazione si sono dilatati. Chissà quando è accaduto? Chissà quando è accaduto? Cerco di scrollarmi di dosso la fastidiosa sensazione di disagio e di immotivata agitazione provocata da questa imprevista assenza e decido che chiederò spiegazioni a Francesca.

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Hormiae Pagina 23 Arrivo un po’ trafelata in Piazza, nel quartiere di Castellone, dove lei vive: l’appuntamento è proprio davanti alla Torre, l’unica superstite delle dodici che cingevano le mura di cinta del borgo e la più alta di tutte. Ogni volta che passavo di qui, dovevo fermarmi a bere alla fontana che segna l’ingresso al dedalo di viuzze, archi e piazzette del quartiere. Mi piaceva passeggiarci, soprattutto in prossimità dell’ora di pranzo, per farmi avvolgere dal rassicurante rumore dei piatti e delle stoviglie, dall’odore caldo di ragù, di soffritto, di basilico e di pane fresco proveniente dalle vecchie case. Francesca non la vedo da un pezzo, anche se siamo sempre rima-

ste in contatto e spesso sono riuscita ad incontrarla a Roma o a Milano, in una pausa tra un viaggio e l’altro. Mi viene incontro, ci salutiamo e ci abbracciamo, con quella immediata familiarità che è possibile avere soltanto con poche persone e anche se non le vedi da molto tempo. “Mi devi accompagnare in un posto”, mi dice, “devo finire un lavoro. Un posto che ti piacerà”. E così ci inoltriamo nei vicoli. Francesca ha sposato un avvocato, figlio e nipote di un avvocato. Quando eravamo al liceo, il matrimonio, per di più con un notabile locale, era in cima alla lista degli eventi che mai avrebbero riguardato le nostre vite. Francesca era la più intransigente - su questa e su molte altre cose – come può esserlo a volte chi teme di essere tentato proprio da ciò che afferma con più forza di detestare. “Così tu lavori davvero” – scherzo – “non fai solo la vita della ricca signora di provincia!”. Francesca fa una smorfia, si finge offesa. “Ah, ma allora proprio non riesci a perdonarmelo...” “Forse sei tu che non ti sei mai perdonata!” Qui diventa più seria. Un po’ si rabbuia. Per rimediare, aggiungo:“Nessuna di noi è riuscita a cambiare il mondo. Confesso che vorrei pure io un marito ricco, se solo riuscissi a trovarne uno!” Finalmente, Francesca ride. Intanto siamo arrivate a Piazza Sant’Anna, proprio nel cuore del borgo. “Vieni, ora vedrai che qualcosa di buono la combino pure io”. E mi fa strada in una sorta di antro. Ha l’espressione di una bambina che sta per mostrare all’amica del cuore il suo giocattolo più bello.

“E’ meraviglioso” – esclamo – “una cosa del genere l’ho vista solo ad Istanbul!” “Già, la cisterna romana di Istanbul è più grande, ma la nostra è più antica. Da non credere, per come è conservata, che abbia già duemila anni di storia sulle spalle”. Mi sento avvolta dalle luci ambrate che rompono l’oscurità, dai riflessi e dai riverberi creati dall’acqua, dove si riflettono i pilastri, le arcate e le volte che fanno somigliare la cisterna ad una cattedrale sotterranea a più navate. Una passerella la attraversa longitudinalmente. Per un ben congegnato gioco di luci, sembra sospesa sull’acqua contribuendo a rendere ancora più fantastica e magica l’atmosfera che si respira in questo luogo. “Il Cisternone, come lo chiamiamo qui, è stato riportato alla luce già qualche anno fa. C’è voluto un bel po’ di tempo per liberarlo dai detriti e dal liquame che l’aveva sommerso”. Sono rapita. Francesca approfitta della mia inusuale afasia per continuare. “Ora lo vedi proprio come era all’epoca dei romani, quando raccoglieva l’acqua proveniente dalla sorgente di Santa Maria La Noce, quella vicino alla chiesetta dove ci andavamo ad infrattare da ragazzine. Con l’acqua raccolta qui venivano alimentate tutte le abitazioni private, i bagni pubblici, le fontane della città, pensa un po’...” Il titolo era Post fata, resurgo? un omaggio ironico al motto che ci aveva accompagnate per tutti gli anni del liceo, anni che, nel suo romanzo, erano stati trasformati in una grandiosa e divertente epopea letteraria sulla vita di un gruppo di adolescenti di provincia, conquistando lettori di ogni parte del mondo. Post fata resurgo. Ecco. Prima di perderci nei ricordi e nelle

chiacchiere, tiro fuori la domanda che, da quando sono arrivata, mi provoca un sotterraneo, costante ed indecifrabile disagio. “Ma la scritta sulla facciata del nostro liceo, che fine ha fatto?” Laura e Francesca si guardano con aria sorpresa. “L’ultima volta che sono venuta in treno a Formia è stato più di vent’anni fa, nel 1993, per il funerale di Maria e la scritta c’era,

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ne sono sicura. Poi sono stata qui sempre in auto e di sfuggita, magari non ci sono più passata davanti al liceo… i miei, lo sapete, si erano trasferiti a Napoli”. Mi fermo. Mi rendo conto che il mio tono è stizzito, con una punta di risentimento che non mi piace. “Sei meglio di Wikipedia!”. Rido. “E’ incredibile. Ho visitato tanti luoghi e proprio qui ne trovo uno che riesce ad incantarmi. E non ne sapevo nulla”. Francesca fa quella smorfia che conosco bene, che vuol dire: ecco non ne parliamo, che questo argomento fa incazzare troppo anche me. “Questo sito archeologico è stato inaugurato già da qualche anno, io sto semplicemente mettendo a punto un nuovo sistema di illuminazione”. “E stai facendo un ottimo lavoro”, dico convinta. Sono ipnotizzata. Al centro della passerella mi sento nel bel mezzo di un paesaggio onirico, priva di riferimenti spaziali e temporali certi, persa in un regno dove i bagliori potrebbero essere realtà e tutto il resto sogno, sogno anche la scritta che non ho più ritrovato, un semplice riflesso di un’immagine vista chissà dove. Prima che riesca ad articolare dei suoni comprensibili e tirare fuori la domanda che mi tormenta vagamente da quando sono arrivata, Francesca mi riporta alla realtà quasi urlando: “È ora di pranzo! C’è qualcuno che ci aspetta fuori!”. Laura è proprio davanti all’ingresso della trattoria che si affaccia sulla piazzetta. Temperate dulce Formiae litus, scriveva Marziale. È gennaio ma sembra primavera, che verrebbe quasi voglia di mangiare all’aperto. Laura è sempre bella. L’ho incontrata qualche anno fa, a Parigi, alla presentazione del suo ultimo libro. Non è soltanto bella, è affascinante, ha avuto successo. Ciò che la rende così irresistibile è la noncuranza con cui sembra trattare tutto quanto ha avuto dalla vita, come se delle sue fortune non le importasse poi molto e queste, proprio perché trascurate, continuassero invece ad accanirsi su di lei. Ci salutiamo e ci abbracciamo, anche se tra noi non c’è mai stata la stessa familiarità e spontanea intimità che c’era con Francesca e, soprattutto, con Maria. Laura ha pubblicato un libro, vent’anni fa, che è stato un vero e proprio caso editoriale. Ha venduto milioni di copie, è stato tradotto in 20 lingue, ne hanno tratto addirittura un film. “La scritta è scomparsa qualche tempo dopo la morte di Maria”, continua Francesca, “un paio di anni dopo, mi pare, e non si è mai capito come e perché. I giornali locali ne hanno parlato, forse è stata aperta anche un’inchiesta. Sono state fatte molte ipotesi, ma non si è più saputo nulla. Mah…forse il gesto di u folle? Alla fine ce ne siamo fatte una ragione. In fondo non era così fondamentale per le nostre esistenze”. Questa ultima annotazione ironica mi irrita un po’. Non era fondamentale, ce ne siamo fatte una ragione. Era la nostra scritta, cavolo. Laura ci ha imbastito un caso letterario. L’avete dimenticata, vi siete abituate all’idea che non fosse più lì, nessuno ha pensato di chiedere che venisse sostituita.

Mi sento triste per tutto quanto abbiamo perduto e abbiamo rinunciato a ricordare. Non è per la scritta, è per Maria. Sono passati oltre vent’anni e non siamo più riuscite a parlare di lei, ci siamo rassegnate al fatto che non ci fosse più, abbiamo accettato la sua assenza in omertoso silenzio. E questo mi pare ora talmente ingiusto e doloroso che non riesco a trovare alcun argine alla tristezza che comincia a crescere dentro di me e a togliermi il fiato. Prima di andare a casa, la casa di famiglia che secondo Francesca è una follia lasciarsi sfuggire, decido di fare un salto in biblioteca. Voglio consultare i giornali locali di quel periodo per vedere se e cosa avevano pubblicato a proposito della sparizione della scritta. Due anni, più o meno, dalla morte di Maria, ha detto Francesca. Rimango tutto il pomeriggio a fare la mia ricerca, non ho fretta e non mi dispiace starmene qualche ora in silenzio e in solitudine, alzando di tanto in tanto gli occhi verso l’enorme vetrata, verso l’azzurro del mio mare. Finalmente trovo un trafiletto su un quotidiano locale. “Sparita la scritta dalla facciata del Liceo Classico di Formia”. Il pezzo è scritto in maniera divertente: di fronte all’impossibilità di trovare una spiegazione all’accaduto, l’autore si lancia in strampalate supposizioni – opera di una banda di buontemponi, di un folle, di un intervento soprannaturale? – fino a spingersi, addirittura, all’ipotesi di stampo fantascientifico (e se fossero stati i marziani?). Mi sta tornando un po’ di buon umore quando noto un’altra notizia, un altro trafiletto: la presentazione di un romanzo da parte di una giovane ed esordiente conterranea in una libreria cittadina. Il libro è quello di Laura e la fortuna che avrà poi è storia nota. Per un “Post fata, Resurgo?” presentato per la prima volta al pubblico, un “Post Fata Resurgo” scomparso e sottratto alla vista di tutti.

È solo una coincidenza, ma mi lascia turbata. Ora voglio solo andare a casa. La casa che affaccia sul porticciolo romano da dove partivo con la mia barchetta a vela e sulla pineta del Lungomare di Vindicio dove andavo a correre e a passeggiare, fermandomi sugli scogli a consultare il mare quando dovevo prendere una decisione importante. Vindicio dove andavo a correre

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Hormiae Pagina 25 e a passeggiare, fermandomi sugli scogli a consultare il mare quando dovevo prendere una decisione importante. Io lo so perché mi sono così incaponita con questa faccenda della

scritta. Cerco una spiegazione per una cosa non fondamentale per le nostre esistenze, come ha detto Francesca, perché non ne trovo per molte altre, di gran lunga più importanti. Non ho mai accettato la morte di Maria. Maria che mi conosceva bene e mi ripeteva spesso: accetta quello che non puoi cambiare altrimenti sarai divorata dalla tua irrequietezza. Ed è stato così. Devo aprirlo quel cassetto pieno di ricordi di quell’età, lo debbo fare ora. Ci sono cartoline, biglietti di auguri, lettere d’amore, poesiole, pagine strappate dai diari. Una è di Maria, una pagina della sua agenda, la sua scrittura. È del 25 maggio del 1989. “Il nostro ultimo anno insieme sta per finire. Chissà come saremo da grandi! Tu non cambiare mai, non perdere mai la tua ossessione per la verità. Ti voglio bene, Maria”. Un’onda calda mi colpisce, mi fa quasi perdere l’equilibrio. Vorrei rileggere la frase, seguirne lentamente le curve, cogliere il dettaglio di ogni tratto. Ma non ce la faccio. Con un rapido gesto la sottraggo al mio sguardo, voltando il foglio. Sul lato opposto: Edipo Re, Geografia astronomica, la versione di Seneca da tradurre e, in basso, una piccola annotazione scritta in lettere minuscole, quasi a sussurrare, a non volerci credere, a contenere la gioia. Ti ricordi, Maria, cosa ci ripetevamo sempre? Non esultiamo mai troppo che lo φθόνος τῶν θεῶν - l’invidia degli dei - potrebbe punire la nostra superbia. “Iniziato oggi il mio romanzo. Un vero romanzo. La nostra storia. Ho già il titolo. È scritto a caratteri cubitali sulla facciata del liceo. È il nostro motto, lo leggo ogni giorno andando a scuola e presto, ogni giorno, non lo vedrò più”. Ho già il titolo. È scritto a caratteri cubitali sulla facciata del liceo. Ho già il titolo. È scritto a caratteri cubitali sulla facciata del liceo. Ho già il titolo. È scritto a caratteri cubitali sulla facciata del liceo. Lo ripeto come un mantra, come se, in questo modo, potesse perdere ogni significato. Il sospetto – atroce - non mi da tregua. Non chiudo occhio. Al risveglio, spero che la piccola annotazione sia scomparsa, proprio come la scritta sulla facciata del liceo.

Al risveglio, però, è ancora lì e non posso ignorarla. Devo incontrare subito il fratello di Maria, Antonio. Antonio ha un lungo passato di dipendenza dall’eroina ma da qualche anno sembra esserne definitivamente uscito e ora si guadagna da vivere suonando il blues nei locali della zona. Siamo rimasti sempre in contatto, ogni tanto ci scriviamo qualche mail per raccontarci le nostre disavventure. Lo chiamo e mi da appuntamento in un pub di Mola. Mola è l’altro borgo di Formia, con l’altra torre, quella più vicina al mare e l’altro santo patrono, Giovanni. Dalla fusione dei due borghi è nata Formia. Eppure, la rivalità tra gli abitanti dei due borghi non è mai cessata, prova ne sia la competizione nelle feste patronali, l’eterna gara a chi riesce ad offrire uno spettacolo pirotecnico più fastoso ed impressionante. Mentre ordino la birra, mi rendo conto dal suo sguardo che per Antonio io sono ancora una delle misteriose e temute amiche della sorella maggiore: inavvicinabili e strane creature che popolavano la sua casa e si divertivano a giocare con lui alle “femmine” navigate, che già tanto sapevano del mondo, della vita e degli uomini, pur essendo poco più che delle bambine. Antonio mi ascolta con quel misto di ammirazione e malcelata soggezione che ha sempre avuto nei confronti della sorella e della sua accolita.

Gli racconto della mia vita, del lavoro, dei miei reportage. Poi mi fermo e, a bruciapelo, gli chiedo. “Ho bisogno di sapere della mattina dell’incidente, ho bisogno che tu mi dica una cosa”. Antonio mi guarda sorpreso e ora realmente intimorito dall’urgenza della richiesta. “Ti sembra di ricordare che Maria, proprio in quei giorni, avesse finito di scrivere qualcosa a cui lavorava da anni?”, chiedo. “Difficile dirlo. Maria era sempre lì a scrivere qualcosa ma non faceva leggere nulla a nessuno. Teneva tutto sotto chiave. Per scaramanzia, credo. Perché vuoi saperlo?” Non rispondo e proseguo, incalzante. “Ma quella mattina, la mattina dell’incidente…ricordi se aveva con se qualcosa, qualcosa che magari fino a quel momento era stata custodita nella massima segretezza?” Rimane in silenzio a lungo, come se stesse cercando dentro di se un’immagine mai cancellata ma sepolta, un’immagine a cui, forse, si sarebbe potuto attribuire un senso ma soltanto prima che il tempo la mettesse definitivamente sullo sfondo.

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Hormiae Pagina 26 Annaspa come se si sentisse accusato di qualcosa di terribile, di una dimenticanza, di un’omissione imperdonabile. “Veramente sì. Aveva una cartellina con il manico, una di quelle trasparenti. Prima di partire ci aveva messo dentro una voluminosa pila di fogli tirati fuori da uno dei cassetti che io, per scherzare, chiamavo i suoi forzieri. La cartellina non era tra gli effetti personali che ci sono stati restituiti dopo l’incidente. Ero talmente sconvolto, lo eravamo tutti, che abbiamo dato per scontato che fosse andata perduta e poi non ci abbiamo più pensato. Maria era morta…cosa poteva importarci di tutto il resto?” “Perché ci hai convocate qui a quest’ora della mattina?” – mi chiede Laura, con aria divertita ma un po’ sospettosa. “Già” – rincara Francesca – “cos’è? un attacco acuto di nostalgia, un revival dei primi anni ottanta?” Sono le otto e un quarto e siamo sedute sul muretto del liceo, circon-

date da adolescenti, zaini, motorini, accerchiate da chiacchiericci, urla, abbracci e risate. “In effetti ieri sera ho fatto una specie di salto nel passato. A volte si scoprono cose fondamentali per le nostre esistenze”. Il mio tono diventa amaro. La voce comincia leggermente ad incrinarsi. Debbo cercare di arrivare al punto prima possibile. “Sapete che Maria, l’ultimo anno del liceo, aveva cominciato a scrivere un romanzo? Aveva subito scelto un titolo: il motto della nostra scuola, il nostro motto. Anche lei, pensate… E poi – davvero una straordinaria coincidenza – il giorno dell’incidente aveva con se una cartellina piena di fogli che non è stata più ritrovata”. Vedo i volti di Laura e Francesca cambiare espressione. Leggo la sorpresa, prima, il disorientamento, poi. Infine, lo spavento su quello di Laura, una rabbia crescente su quello di Francesca. Rimaniamo immobili per un tempo che non sono in grado di decifrare. Potrebbe essere un minuto, potrebbero essere vent’anni. Poi è Laura a parlare. Ora è stranamente lucida, calma, quasi sollevata. Sembra quasi non aspettasse altro che questo momento, che in qualche modo si fosse già preparata, avesse imparato a memoria un pezzo e, come un attore, l’avesse già ripetuto infinite volte. Parla di un fiato. “Quella mattina Maria aveva portato con se una cartellina e prima di metterci in macchina ci aveva detto che dovevamo stare molto attente, che il contenuto era prezioso e siccome lei era storditissima, badassimo noi che non lo lasciasse da qualche parte, che non lo dimenticasse. Sai come era Maria, più ci teneva alle cose, più tendeva a perderle, che non so perché ma riusciva a perdere sempre tutto: gli orecchini preferiti, il cappello che le stava meglio, il maglioncino che le aveva regalato sua nonna per il compleanno. Come se avesse paura

di affezionarsi troppo alle cose - diceva lei – e decidesse, allora, inconsapevolmente, di lasciarle andare. Maria era così e questi erano i suoi tipici discorsi. Io ero un po’irritata. Se ci tieni ad una cosa stai attenta, però, l’ho rimproverata: non puoi giustificare questa tua sbadataggine con poetiche e suggestive tesi psicoanalitiche”. Laura si ferma. Una lunga pausa. “Quella conversazione me la ricordo parola per parole, non c’è giorno in cui non me la ripeta. Poi le ho chiesto se avesse almeno una copia da qualche parte e lei mi ha risposto candidamente che aveva cancellato il file per errore. A quel punto mi sono davvero irritata e non le ho rivolto più la parola per tutto il viaggio. Poi quel pazzo ci è venuto addosso. Non ricordo più nulla solo che ero illesa, viva… ero viva, capisci? Ho visto Francesca, ferita ma viva. Non ho visto Maria. C’era la sua cartellina, per terra, a qualche metro dalla macchina. L’ho presa d’istinto, volevo proteggerla.L’ho portata con me in ambulanza, non me ne sono mai separata. Mi hanno dimessa subito, a casa l’ho nascosta. Ero ancora sotto shock. L’ho aperta e ne ho letto il contenuto solo dopo molti mesi dall’incidente. Era meraviglioso, era quello che da sempre avrei voluto scrivere io. Avrei dovuto restituirlo alla famiglia, lo so. Avrei dovuto farlo pubblicare a suo nome, lo so. Invece me ne sono appropriata. Ero brava a scrivere, lo ero sempre stata, ma non avevo alcun talento. E lo sapevo. Ero presa dalla smania, dall’ossessione di pubblicare un libro, di conquistare lo status di scrittrice, che mi avrebbe aperto tutte le porte, mi avrebbe permesso poi di scrivere ancora, sarei stata per sempre Laura Sandrini, scrittrice”. Laura si ferma. Francesca sta piangendo, un pianto disperato e rabbioso. Francesca che è rimasta ferita gravemente nell’incidente e che dell’incidente e di Maria non ha mai più voluto parlare. Francesca che si è sentita sempre in colpa per esserle sopravvissuta, ora può urlare tutta la sua rabbia, il suo dolore. Uno strano ed innaturale silenzio ci circonda. Sembra che qualcuno abbia spento il chiacchiericcio, le risate, le urla con la stessa facilità con cui si spegne una radio. Tutti i volti sono puntati verso di noi, ammutoliti. Mi scambio uno sguardo con Laura. Sa cosa voglio. Questa verità non potrà mai più essere ignorata, occultata, seppellita. Maria, ti ricordi il racconto di Rodari che ci piaceva tanto? Si intitolava Giacomo di cristallo, la storia del bambino trasparente, così trasparente che tutti potevano leggere quello che pensava. Giacomo viene gettato in carcere dal dittatore della sua città ma la gente continua a potere leggere i suoi pensieri e questi pensieri sono rivoluzionari. Ci piaceva tanto quel racconto, soprattutto il finale. “La verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano”. La verità – offesa, cancellata, polverizzata – risorge dalle proprie ceneri. Post fata resurgo. Sono sul treno che mi riporta verso la città del nord senza mare, ho con me il solito voluminoso carico di quotidiani e riviste varie.


Hormiae Pagina 27 Mi piace la carta, non riesco a rinunciarci. È il mio tacito ed insensato gesto di rivolta contro il tempo che passa e le cose che continuano a cambiare. Su molti quotidiani è riportata la notizia della rivelazione bomba sulla vera paternità del romanzo italiano best seller a metà degli anni novanta. Su un settimanale c’è anche un’intervista al direttore della casa editrice che ne aveva curato la prima pubblicazione e uno speciale con la cronistoria dei più famosi casi di plagio nella storia della letteratura. Prima di leggerlo, voglio dare un’occhiata al quotidiano locale. La notizia occupa quasi tutta la pagina di cronaca. C’è un trafiletto, però, che attira la mia attenzione. Titolo: “Formia: dopo vent’anni il ritorno del Post Fata Resurgo” Sommario: “Ricomparsa misteriosa nella notte della scritta sulla facciata del Liceo Classico di Formia”. Il pezzo è scritto in maniera divertente: di fronte all’impossibilità di trovare una spiegazione all’accaduto, l’autore si lancia in strampalate supposizioni – opera di una banda di buontemponi, di un folle, di un intervento soprannaturale? – fino a spingersi, addirittura, all’ipotesi di stampo fantascientifico (e se fossero stati i marziani?).

Barbara Della Notte Ex alunna del Liceo Classico “Vitruvio Pollione


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LA SPADA DI ZACK

LA SPADA DI ZACK Claude scese dalla sua moto. Era quello il posto. Intorno a lui c’era solo uno squallido panorama desertico, fatta eccezione perla città di Eastland alle sue spalle. Camminò per una decina di metri versoi l deserto, poi si fermò. Proprio in quel posto, era morto, circa un anno prima, il suo amico Zack. Non c’era nulla che indicasse dove fosse sepolto, ma lui lo ricordava a memoria, come ricordava quel maledetto giorno: a quei tempi erano ricercati dall’esercito per tradimento, e viaggiavano su un camion di passaggio per raggiungere Eastland, doveva ragazza di Zack, Mary, avrebbe potuto nasconderli per un po’ di tempo. D'un tratto il camion inchiodò. Non riuscivano a capire come mai si fosse fermato, poi guardarono fuori. Centinaia di soldati erano lì ad aspettarli. Allora provarono a fuggire, ma non ci fu niente da fare: erano circondati. Non c’era modo di fuggire entrambi, altrimenti si sarebbero portati dietro l’intero esercito. -Scappa – sussurrò Zack al ragazzo. Lui però non volle farlo, non avrebbe mai abbandonatoil suo unico amico. Intanto il primo soldato si avvicinò, allora Zack lo disarmò facilmente e lo trafisse con la sua spada.- Ti ho detto di scappare! – Gli urlò contro l ‘amico di nuovo, ma, ancora, Claude si rifiutò di farlo. Quattro soldati attaccarono in simultanea e Zack si difese.

- Scappa! – urlò in un ultimo disperato grido, mentre stava tenendo testa a cinque soldati. Solo allora Claude lo ascoltò, e, con le lacrime agli occhi, fuggì, senza voltarsi mai indietro, arrivò a Eastland e si nascose dietro una casa, con un rumore di spade che intanto risuonava dietro di loro. Dopo un po’ calò il silenzio. Aspettò, poi corse a vedere. Molti corpi giacevano a terra, almeno una ventina, e sentì una voce flebile chiamarlo. Claude si rifiutò di farlo. Quattro soldati attaccarono in simultanea e Zack si difese.

-Scappa! – urlò in un ultimo disperato grido, mentre stava tenendo testa a cinque soldati Solo allora Claude lo ascoltò, e, con le lacrime agli occhi, fuggì, senza voltarsi mai indietro, arrivò a Eastland e si nascose dietro una casa, con un rumore di spade che intanto risuonava dietro di loro.- Scappa! – urlò in un ultimo disperato grido, mentre stava tenendo testa a cinque soldati. Solo allora Claude lo ascoltò, e, con le lacrime agli occhi, fuggì, senza voltarsi mai indietro, arrivò a Eastland e si nascose dietro una casa, con un rumore di spade che intanto risuonava dietro di loro. Dopo un po’ calò il silenzio. Aspettò, poi corse a vedere. Molti corpi giacevano a terra, almeno una ventina, e sentì una voce flebile chiamarlo. Si voltò e a terra, a pochi metri, di distanza, c’era Zack. Si avvicinò: l’amico era stato trafitto nel petto, in corrispondenza del cuore, e aveva ormai pochi minuti di vita. - Prendi la mia spada, è lì, per terra, da qualche parte, voglio che la tenga tu. La saprai usare certamente meglio di me – Claude la accettò con le lacrime agli occhi.- Quando arrivi a Eastland, voglio che saluti per me la mia ragazza, Mary, se mai la incontrerai – Claude cercava invano di trattenere le lacrime. - I miei sogni… il mio onore…sono tuoi ora. Sei il mio lascito vivente –dette le sue ultime parole, Zack morì. Allora Claude scoppiò definitivamente a piangere. Prima aveva provato a trattenersi, ma alla vista del suo migliore amico morto, non aveva potuto far altro che abbandonarsi ad un pianto a dirotto. Poi, prese il corpo di Zack e lo seppellì in quel luogo. Era stato il giorno più triste della sua vita, e quasi lacrimava ancora al ricordo. Appena fu nel punto esatto dove era morto ,prese la sua spada, quella donatagli da Zack. Pulita com’era, rifletteva persino il volto di Claude, visibilmente triste. La spada era libera ormai da mesi da sangue. Pensò a quanti nemici avesse distrutto con quella, ma era ora che tornasse al legittimo proprietario. Perciò sguainò la spada e la conficcò nel terreno in verticale, in modo da ricordare il luogo dove era morto un grande eroe. Fatto ciò, prese la moto e torno a Estland, lasciandosi alle spalle uno splendido tramonto ornato dalla spada di Zack.

Luca Parisi IVE


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QUANDO I SOGNI DIVENTANO ARTE Intervista alle ragazze del VE vincitrici dell’edizione 2015/16 di “Volo libero”

Ecco a voi la tanto attesa intervista alle ballerine, nonché vincitrici, della scorsa edizione di “Volo libero”. Si tratta di un progetto che da anni viene portato avanti nel nostro Istituto, cui partecipano quasi tutte le classi e che richiede di organizzare una coreografia di ballo con tematica scelta dai concorrenti. Le 13 ragazze della classe ginnasiale VE ci sveleranno in che modo sono riuscite a raggiungere tal risultato pur essendo stata la loro primissima esperienza: -Qual è stato il tema del vostro balletto e da dove è nata l’idea? -Beh, trovare l’idea più adatta per il balletto non è stato facilissimo, soprattutto perché avevamo paura di scadere nel banale. Le possibilità erano tante, ma, alla fine, si è optato per il tema proposto da Arianna e Syria, due fra le ballerine più brave della nostra classe: ”Lo Ying e loYang” e la tematica degli opposti si è rivelata una scelta più che vincente. -Cosa avete indossato durante l’esibizione? -Per rappresentare al meglio il tema scelto, abbiamo deciso di vestirci completamente di nero o di bianco. A dire il vero c’è stata un po’di difficoltà nel trovare i capi d’abbigliamento:infatti ne abbiamo trovati di adatti solamente il giorno prima dell’esibizione. Si tratta di maglie lunghe che abbiamo modificato con l’ausilio di un paio di forbici. -Quanti e quali “ostacoli” vi hanno fatto balenare in mente il pensiero di rinunciare?

-Ottima domanda! Ma per rispondere bisogna andare per gradi. Partiamo dal fatto che abbiamo iniziato a pianificare l’esibizione solamente ad Aprile,quindi avremmo dovuto creare tutto in poco più di un mese, ciononostante alcune di noi hanno trovato stimolante lavorare in tempi ristretti. Aggiungiamo a questo il fatto di avere idee contrastanti, di non trovare i costumi adatti. Bisogna dire che eravamo davvero molto scettiche riguardo a tutto ciò che stavamo facendo e che, siccome ci stavamo cimentando per la prima volta in questa “impresa eccezionale “, a volte i nostri cuori e le nostre menti piombavano in un tunnel di ansia e disperazione. Non dimentichiamo che sia Eva che Sveva, due figure importantissime per la nostra coreografia, si sono infortunate. A onor del vero avevamo pensato di mollare tutto il giorno prima della fatidica esibizione. -…ma allora cosa vi ha spinto ad ignorare chi diceva che non ce l’avreste mai fatta e a superare tutte quelle insidie al punto da farvi vincere la competizione? -Mah, innanzitutto perché, nonostante ci siano stati dei disaccordi fra di noi, siamo sempre rimasti un gruppo classe unito e compatto. Il fatto che ci dicessero che non avremmo mai e poi mai potuto sperare di avere dei buoni risultati non faceva che aumentare il nostro desiderio di vittoria tant’è che una ragazza, Gaia, con il coraggio e la determinazione di una vera amazzone, è riuscita a ballare avendo una caviglia slogata. Il suo è stato un grande esempio e ci ha spinte a dare il massimo senza preoccuparci troppo. -Qual è stato il momento di maggiore sofferenza, quello in cui vi siete sentite mancare? -Non c’è alcun dubbio sul fatto che il momento di massima tensione sia stato quello della premiazione. Tutte noi lo ricordiamo come se fosse successo ieri. Era un momento cruciale, il Dirigente stava assegnando i trofei alle tre classi che si erano classificate ai primi tre posti…la tensione era cosi fitta che si poteva tagliare con un coltellino svizzero. Inavvertitamente è stato letto il vincitore del primo posto invece del terzo, quindi noi, pensando di aver ottenuto”solo” la medaglia di bronzo, eravamo tristi e deluse, come se una freccia ci avesse trafitto il cuore, ma quando, subito dopo, abbiamo saputo di esserci classificate prime è stato un tripudio di gioia e felicità . -Parteciperete anche quest’ anno al progetto “Volo libero”? -Naturalmente. Noi non sappiamo come andrà questa edizione, ma daremo il 100% e ci divertiremo, senza mai avere alcun rimpianto. -Avete qualche consiglio da dare a chi vuole provare questa esperienza? -Questo è un consiglio che vi diamo non solo per volo libero, ma in generale: non preoccupatevi dei pregiudizi e ricordate che tutto è possibile per chi difende il sogno che ha!

I RAGAZZI DEL V E


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I campionati di calcio: serie A e UEFA Siamo ormai alla vigilia della 13° giornata di campionato, in cui si disputerà il derby di Milano detto “della madonnina”, e quindi prima di sapere cosa succederà nella Serie A facciamo un riepilogo della situazione del calcio italiano. Partiamo con un riepilogo della Serie A e innanzitutto analizziamo la classifica: In cima alla classifica vi è (come secondo i pronostici) la Juventus a 30 punti e in seconda posizione la Roma a 26. Arriva poi una sorpresa, poiché terzo vi è il Milan a 25 punti che, contro ogni aspettativa, si trova nelle zone alte della classifica, arrivando addirittura a battere la Juve. Mentre più in basso possiamo trovare la Lazio, l’Atalanta e, in modo inaspettato, il Napoli sesto che è crollato dopo l’infortunio di Milik. A causa di ciò, la squadra ha perso e pareggiato partite importanti Settimo vi è il Torino e poi un'altra sorpresa: la Fiorentina e l’Inter rispettivamente 8° e 9°. Come abbiamo visto prima, ci sono alcune novità. Il Milan si trova 3° dopo un mercato molto strano in cui c’erano stati molti nomi importanti accostati ai diavoli che sarebbero arrivati con i soldi ricavati da una possibile cessione di Bacca, poi non effettivamente avvenuta. Per sostituirlo era stato comprato Lapadula, giocatore che, secondo me, per quanto bravo, non è paragonabile al giocatore colombiano, e infine il mercato del Milan ha portato pochi nomi dei quali il più importante è quello di Mati Fernandez.

La seconda sorpresa è quella del Napoli sesto che, dopo esser partito bene come dai pronostici e dopo un ‘ottimo mercato (che ha portato i vesuviani ad avere una seconda squadra eccetto per il centravanti), con l'infortunio del polacco Milik è crollato in quanto non ha un attaccante capace di sostituirlo poiché Gabbiadini non è capace di giocare in quel ruolo.

Tornando all’Inter questa squadra, dopo essere arrivata 4° l’anno scorso, ha realizzato un ottimo mercato con l’acquisto di ottimi giocatori come Banega e Joao Mario e una giovane promessa come Gabrìel Barbosa. Ora, però, sta deludendo i suoi tifosi a causa del cambio di allenatore che ha messo l’olandese de Boer sulla panchina nerazzurra 2 settimane prima dell'inizio del campionato. Questa scelta strategica aveva l’obiettivo di ottenere subito dei risultati positivi, in realtà invece ha messo sotto pressione il tecnico olandese. Così i risultati scarsi ne hanno comportato l’esonero il 1 novembre, ed è stato sostituito dall’ex Lazio Stefano Pioli che avrà un battesimo di fuoco nel derby contro il Milan. Per quanto riguarda la UEFA Champions League: il Napoli nel girone B è secondo a pari punti con il Benfica primo, dopo aver perso la testa del girone, perdendo e pareggiando con il Besiktas. La Juventus è seconda nel girone H, 2 punti dietro il Siviglia. Invece nella UEFA Europa League possiamo notare che: la Roma nel girone E è prima come da pronostico, il Sassuolo nel girone F è terzo un punto dietro a Genk e Athletic Bilbao, la Fiorentina nel girone J è prima, e l’Inter è ultima a 3 punti nel girone K. Come possiamo notare in Champions sia la Juve che il Napoli sono secondi nei rispettivi gironi e forse è meglio che ci rimangano in quanto lo sono anche alcuni top club come Real Madrid e Bayer Munchen, mentre in Europa League Roma e Fiorentina sono primi, il Sassuolo terzo e l’Inter ultimo. L' Inter non brilla neanche in Europa in quanto ha perso le prime due partite di cui una in casa 2-0 contro l’Hapoel Be’er Sheva e l’ultima partita rimontata dal Southampton da 0-1 a 2-1.

Giovanni Nocella IVE


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I DISEGNI DI LAURA GAUDENZI


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Redattori: Andrea Odone, Filippo D’Urgolo, Federico Mallozzi, Gloria Iudicone , Valeria Rossi, Eleonora D’Arcangelo, Andrea Muto , Chiara Batosi , Adriana Eramo, Rita Della Peruta , Salvatore Petrone, I ragazzi del VE, I ragazzi del IVE, Le ragazze del IAES, Giovanni Nocella, Ivan D’Urso, Samira De Stefano, Luca Parisi, Flavio Rossetti. Un sentito ringraziamento a Barbara Della Notte per il suo racconto.

Le emozioni che ci dà un giornalino sono infinite e ci incoraggiano ad impegnarci di più nello studio.



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