Rimanga tra noi

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“Se la becco e scopro che l’è tutta una burla, l’è la volta bòna che l’ammazzo.” “Un lo dire, bischero! Che un t’abbia a pentirtene.” “Io mi sono spinto fino alla cala della figurina, ma non l’ho vista.” “Qualcuno di voi ha controllato sulle sdraio della spiaggia? Magari s’è addormentata.” “No ghe xè. Ghe l’ho sercada io.” “Parla bene, Arlecchino, che la un ti si capisce.” “Mi son veneto.” “E i’cchè tu ci fai in Toscana?” “Mi ghe vo’ sémper sull’Adriàdego. Ghe voleo proàr l’antra sponda.” “Allora se tu vo’ prova’ l’altra sponda, un mi camminà alle spalle.” “Sciòpa!” “I’cchè la si fa’? La si chiama la polizia?” “Sara i’ caso. Senti se i genitori l’han di già fatto.”

Duccio s’era girato e rigirato tutta la notte nel letto, alla ricerca di un po’ di pace. Non che fosse un sensitivo e avesse colto nell’àere il disagio proveniente da un corpo morente, ma era rimasto sveglio per colpa delle pappardelle al cinghiale della Gina che gli erano rimaste sullo stomaco. Le sue vicine di casa s’erano coalizzate in modo da preparare sempre qualcosa mangiare al povero vedovo, facendogli trovare a turno un pentolino di cosine buone. La loro organizzazione era tale che le sue donne, come le chiamava lui, si erano duplicate le sue chiavi del cancello d’ingresso e della porta a vetri della cucina e, i loro mangiarini, glieli facevano trovare direttamente sul fuoco; in modo che l’ unico sforzo fosse solo quello di accendere la fiamma sotto la pentola di turno. Duccio aveva provato a comprarsi il microonde, organizzando poi una piccola riunione per spiegare loro come funzionasse. L’unico risultato che aveva sortito era stato un post-it scritto dalla sua amica più vetusta, la quale gli chiedeva come facesse una pastasciuttina non in brodo a fare le onde per scaldarsi. Lui per sdebitarsi di tante carinerie faceva trovare sul tavolo dei pacchetti di biscotti della pasticceria lì vicino, dove ormai aveva teneva un conto che saldava ogni fine mese. Non solo; quando la Gemma della pasticceria lo vedeva arrivare, oramai sapeva tutto e partiva in quarta, a seconda del giorno della settimana e della cuoca di turno, a mettere nel vassoio i biscotti che sapeva essere i preferiti della destinataria. Verso le quattro del mattino si stava ancora rigirando nel letto in cerca di un’ultima possibilità di chiudere un occhio per dormire un po’, prima di doversi alzare per andare in centrale, che il telefono squillò mettendo fine a quel patire di stomaco e al suo ultimo tentativo di riposare.

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