B2eyes magazine 9/2023

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L’uso dell’aberrometro totale nella pratica clinica quotidiana

Ottico Optometrista

di Guido De Martin

I nuovi dispositivi, con i relativi software, consentono oggi una più approfondita indagine del fronte d’onda e un maggiore livello di personalizzazione nelle soluzioni correttive

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aberrazioni disturbanti non lamentano solo di veder poco, bensì di avere anche una visione pesante, disturbata e affaticata. Per questo motivo sarà importante indagare con loro a fondo in anamnesi e riuscire a farci spiegare bene cosa e quando accade loro in presenza di tale problema visivo.

a storia dell’aberrometria e il suo studio arrivano agli eye care professional partendo dalla progettazione dei telescopi astronomici e dalla fisica ottica con cui si studia il sistema solare. “L’entrata nello studio optometrico della tecnologia a indagine wavefront (fronte d’onda, ndr) ha cambiato radicalmente il modo in cui guardiamo all'analisi refrattiva e all'applicazione delle lenti a contatto”, sosteneva lo statunitense Kenneth A. Lebow nel 2008. A distanza di quindici anni da questa affermazione e a seguito da parte mia di un uso quotidiano, ormai da un lustro, della terza generazione dello strumento utilizzato dallo stesso Lebow, non posso che confermare tale pensiero. Il dispositivo con cui lavoro e i cui risultati sono contenuti in questo articolo, è il topoaberrometro Opd Scan3 di Nidek, dove Opd sta per differenza di percorso ottico, che utilizza l'aberrometria retinoscopica a doppio passaggio (Lebow). Il vantaggio di tale misurazione è l’avere un’analisi Opd che va dalla zona centrale fino al limite pupillare in condizione mesopica. I moderni aberrometri totali e i loro nuovi software rendono quindi più efficace la possibilità di trasferire le indicazioni numeriche, pervenute da tale strumento, in soluzioni ottiche pratiche ed efficaci. Come vedremo, i soggetti sintomatici vittime di

Aberrazioni e occhiali In ottica oftalmica si è cercato negli ultimi anni di trasferire in fase produttiva i dati arrivati dagli aberrometri agendo su una correzione customizzata delle superfici stesse. In genere però la soluzione compensativa di ordini superiori al secondo livello Zernike (ad esempio, la Coma), rimane legata a equilibri ottenuti calibrando con estrema sensibilità in fase di esame soggettivo la sfera cilindro e asse. Ciò, resta inteso, non va a correggere, bensì a compensare, riducendone la caustica che si forma in questi tipi di aberrazione (Carnevali). Anche qui esistono studi sull’efficacia del supporto dei software di aberrometri totali in grado di guidare la traduzione dei dati ottenuti nella correzione con lenti da occhiale, attenuando le immagini fantasma solitamente accusate dai soggetti con cheratocono. È proprio per questi casi che tale fase di esame soggettiva, se guidata dall’aberrometria totale, diven-

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