MAG (azine)- N° 14 FEBBRAIO 2009

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MAGAZINE DEL MUSEO DELLE ARTI CATANZARO MODA / MUSICA / ARTE / N.14 FEB 2009

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ALL’INTERNO:

YARAH BRAVO STYLOPHONIC SNOWBOARD LYFESTYLE DIANA DIRIWAECHTER FUTURISMO AL MART


made to entertain.




Do it yourself! Benvenuti nel nuovo anno! Con l’arrivo del 2009 anche Mag ha un nuovo lifting. Intanto, grazie a tutti voi lettori che ci sostenete in tutto e per tutto, numero dopo numero. Nonostante la linea editoriale e le nostre scelte (giuste o sbagliate) ci siete voi ad accompagnarci. Grazie! Ripartiamo insieme in questo nuovo anno, proponendovi quanto di più interessante si aggira, nel campo dell’arte, del lifestyle e della musica, nel panorama internazionale. In copertina, Yarah Bravo, affermata rapper (Berlino), con una carica musicale esplosiva e con un nuovo album in uscita. Stylophonic, giovane produttore italiano che ha curato diversi dischi di illustri cantanti (Jovanotti, Bugo, Mag). Calibro 35 e il loro sound squisitamente “noir” anni ‘70, cavalcano la scena indy del Bel paese riscuotendo un gran successo. E ancora, Diana Diriwaechter, fotografa, tra le più poetiche e professioniste, vincitrice di numerosi premi di settore, accompagnata, nelle nostre pagine, da un’altra giovane fotografa, Camille Verrier (in arte French Miam). I cento anni del Futurismo ripercorsi nelle mostre del Mart che celebra questo movimento artistico e culturale, in una serie di collettive che dureranno per tutto il 2009. Ancora cinema, con un servizio speciale sul festival di Bari, “La Puglia per il cinema italiano”, un’importante chermesse sul mondo del grande schermo, firmato Italia. Per finire con le segnalazioni di tendenze, le pagine dedicate allo sport di quest’inverno: lo snowboard, le recensioni di cinema, libri e dischi; tutto condito con una grafica più fresca e più vicina a voi tutti.

LA REDAZIONE redazione@magweb.it




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MAG NUMERO 14, FEBBRAIO 2009

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SOMMARIO

TENDENZE

BLACK

YARAH WORLD CITIZEN>34 Snowboard che passione>10

di Carmen C. “Leva57” Sorbara

di Vittoria Deffenu

ZOOM

ELETTRONICA

ELECTRIC CULTURE>40

di Mattia Marzo

Inquadrature dipinte>24

di Mattia Marzo

ARTE

ROCK

NOIR CALIBRO 35>46 Futurismo al Mart>32 di Laura Caroleo

ALTRE RUBRICHE

DISCHI:52 LIBRI:56 CINEMA:58 CALENDARIO:64

di Laura Caroleo


TENDENZE Speciale di Vittoria Deffenu

PASSIONE SNOWBOARD

Tra sport, montagna e divertimento

Nella foto: Enrico Carta


Vivere tutto l’anno in mezzo al freddo, alle prese con ghiaccio, vento e neve, come si può trascurare una delle discipline più spassose per godersi la montagna? Lo snow è insieme tecnica e passione, un modo unico per spostarsi, divertirsi e fare sport, da soli o in gruppo! Parliamo di un vero e proprio stile di vita che ci porta a vivere in montagna per tutto l’anno. Durante l’inverno in giro tra le località più caratteristiche e d’estate tra i ghiacciai, un modo di essere e di relazionarsi agli altri che condividono la stessa passione, lo snow, alla ricerca della neve migliore. Annosa la diaspora con gli sciatori che, con il passare degli anni, hanno visto le piste sempre più frequentate da tribù di snowboarder. Da qui la contesa dello spazio. La maggior parte degli impianti però, ha risolto il problema, creando appositi snowparks, dove i riders (o snowboarders) possono sbizzarrirsi nel freestyle, negli slide e nei salti. Se qualche tempo fa era raro vedere gli snow sulle piste, oggi li troviamo dovunque, anche in quei tratti di pista non facilmente percorribili, come i fuori pista, che attirano i riders con il gusto dell’estremo o per la voglia di spingersi al massimo delle proprie capacità. Per chi è ancora all’inizio, gli accorgimenti sono diversi e vanno presi seriamente in considerazione, lo testimonia anche il nostro intervistato, Davide Beghelli, maestro di snow per la Federazione italiana sci, che ci rende noti gli aspetti più interessanti di questa disciplina unica nel suo genere (il paragone con gli sci non è molto attendibile; parliamo comunque di uno stile di vita comune tra i due sport). Da parte nostra, per quanto possiamo, vi consigliamo di attrezzarvi di tavola e protezioni prima di salire sulle piste e di godervi l’unicità che la montagna offre. foto di Enrico Porcarelli

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Lezioni di snowboard Davide Beghelli, maestro di snow per la Federazione Italiana Sci (Fis).

Com’è insegnare lo snowboard? «È stimolante perché ti devi sempre mettere in discussione per trovare la strada per insegnare alle persone. Oggi si sta passando da un insegnamento indottrinato (facendo fare sempre gli stessi esercizi) ad un approccio più psicologico che si adatta alla persona che hai di fronte». Vivi tutto l’anno in montagna? «Si ma ci sono diversi mesi piatti». Com’è la vita che si vive in montagna? «C’è molta meno routine del solito, anche se stai sempre nello stesso posto ogni giornata è differente. Cambia il clima, ti cambia la neve sotto i piedi. Per la gente che incontri o le cose che fai. Anche solo fare una pista diversa ogni giorno, è qualcosa che cambia sempre. Poi dal punto di vista dei rapporti sociali è bello! C’è un clima molto rilassato in montagna e si perde la frenesia delle città, ci si gode le cose semplici». Parlaci della filosofia dello snowboard. «Ci stanno diverse filosofie. In Italia lo snow si è divulgato sgomitando tra federazione e comprensori che non volevano ospitare gli snowborder. E quindi ha avuto il pregio di “fare gruppo” (cioè aggregare le persone – ndr) ma ha il difetto di avere un approcmag 12

cio alla montagna poco disciplinato e quello della montagna è un ambiente severo, va rispettato, ha delle regole precise. Lo snow ha il pregio di aver portato tanta gente in montagna, perché è un bello stile di vita, si sta bene in gruppo.. Il contro è che tanta gente scia senza sapere quello che sta facendo. Ci vuole rispetto del sistema montagna!». Illustraci la differenza tra la pista da snow e lo snowpark? «Se prima lo snow park era una zona per “animali da snow” oggi si sta popolando anche di sciatori. È una zona dove prevale lo stile libero nel rispetto di regole precise. Nei park italiani è obbligatorio l’uso del casco, oppure, prima di partire, ci si dovrebbe prenotare per fare il salto. Una buona norma è quella di fare un giro a vuoto nel park per regolarsi con le strutture, rischi di farti male seriamente». Consigli questa vita al cittadino metropolitano? «Assolutamente si! Ne vale la pena perché coltivi una tua passione, vivi una quotidianità sempre diversa e poi in montagna il cibo è sempre buono!». davide.beghelli@live.it



TENDENZE

di Carlotta Ceniti

Ndeur: street art e moda Quando l’arte di strada entra in sintonia con la moda e con l’eleganza! Matthieu Missiaen, è un venticinquenne artista parigino, residente a Toronto da qualche anno. Da un’insolita idea, ha creato un vero e proprio business: dipingere i suoi graffiti sulle scarpe da donna con tacco. “Ndeur” è il nome del marchio da lui ideato. Matthieu, spinto dalla voglia di sperimentare, iniziò con decorazioni su scarpe. Il connubio, non cade nella banalità in quanto unisce l’eleganza della scarpa (femminile) all’arte di strada (o meglio al graffito). Precedentemente ha anche riportato le sue creazioni su scarpe maschili e sulle sneakers, senza però ottenere un grande successo. Attualmente, vanta importantissime collaborazioni con aziende internazionali del calibro della Nike, di Adidas e di New Balance. Il disegno è realizzato rigorosamente a mano, con particolari pitture ad olio su pelle o su materiali sintetici. L’effetto finale è quello di avere un graffito ai piedi. Il suo background riporta una forte influenza data dalla pop art, dal web-design, dallo street style e anche dai murales. Il risultato è davvero eccezionale: le scarpe sono uniche e inimitabili, espressive e personali. A quanto detto dallo stesso Matthieu, vista sopratutto la versatilità dei disegni, estenderà l’esperimento anche su t-shirt e su altri accessori di moda, spingendosi sempre più nella sperimentazione. Consigliamo di visitare il suo sito per vedere le creazioni o per acquistare le scarpe originali in modelli unici. www.ndeur.com www.myspace.com/ndeur

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TENDENZE

Tramezzino, loghi in stati d’animo Ironico il nome del brand come ironiche sono le stampe. Di sicuro non passano inosservate. Brando Gioacchini e Agostino Biagiarelli, classe 1981, fondatori del marchio, lavorano insieme dal 2004 al progetto “Go 101”. Il concept del brand nasce dall’idea di creare una linea di abbigliamento capace di esprimere lo stato d’animo di chi la indossa. «A questo scopo - dice Agostino - abbiamo utilizzato il pittogramma (trasformandolo in un personaggio a tutto tondo), l’elemento più omologato e comune della segnaletica urbana, qualcosa che tutti possono capire, sentire proprio e con cui sono abituati ad identificarsi». Così è nato Tramezzino, evaso dal segnale verde del semaforo pedonale per rappresentare un brand dinamico, sempre in movimento, al passo con i tempi. Tramezzino nasce dalla voglia di affermare se stessi all’interno di un contesto. Il loro motto è: “E tu come sei?”, 101 stati d’animo. www.go101.it

Fiori d’arredamento Ikebana, ovvero l’arte della disposizione dei fiori recisi, sta diventando una vera e propria moda, una tendenza in campo d’arredamento. Sconosciuta fino a pochi anni fa è un’arte molto antica di origini orientali. Consiste nel disporre i fiori in maniera asimmetrica tra spazi vuoti e spazi pieni, quasi a voler rappresentare un divenire, nient’altro che la vitalità della natura.

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Coltesse t-shirt Coltesse, ovvero creatività francese, è un nuovo marchio specializzato nella produzione di t-shirt. Nasce nel 2006 dalla collaborazione di diversi artisti, sotto l’occhio attento del genio creativo di Florent Biard, proprietario del marchio. Coltesse può essere definito come un esperimento di melting-pot di culture: unisce illustratori, grafici, disegnatori di diverse nazionalità. Spaceknuckle, Ndeur, Tomontherock, Guillamit, sono solo alcuni degli artisti che hanno collaborato alla crescita di Coltesse. Le stampe sulle t-shirt diventano in questo modo espressioni artistiche, pezzi unici e ricercati. www.myspace.com/coltesse

Pitti uomo celebra Adidas

In occasione dei 60 anni della registrazione del marchio Adidas, si è svolto uno spettacolare evento al salone Pitti uomo 2009 (Fi). “Magic house party”, l’evento del marchio fondato da Adi Dasselr, ha registrato la presenza di illustri personaggi della moda e dello spettacolo. Inoltre, durante il party, è stata presentata in esclusiva la nuova collezione “Originals by originals”. Il marchio a tre strisce non poteva essere più originale!


Ice Clothing Jessie Brambilla e Ale (20 e 21anni) sono due vivaci ragazzi di Monza ideatori del brand “Ice clothing”. La passione per la moda e per tutte le novità fanno da bandiera per il brand. Ice clothing si ispira alla musica di diversi generi, in particolare a quella degli anni ‘80 e alle grafiche di quegli anni, minimali, colorate e di impatto. Abbiamo conosciuto questi ragazzi e ci hanno detto: «Il detto”l’abito non fa il monaco” è solo un luogo comune! L’abito fa il monaco eccome! Il modo più semplice di esprimere se stessi è proprio l’abbigliamento». Attualmente i ragazzi stanno lavorando a nuove idee e nuovi progetti, per avvicinare l’arte alla moda, cercando di creare maglie per un pubblico più ristretto. www.myspace.com/iceclothingyea

Custom con Deindesign Deindesign è un’azienda tedesca che si propone di dare vita ai grigi equipaggiamenti elettronici: telefoni, Ipod e pc. Persino i mobili prendono vita grazie alle “skin” colorate. L’obbiettivo é quello di decorare e customizzare gli oggetti, renderli propri e unici mediante l’applicazione di pellicole adesive. Le skin sono ideate da esclusivi designer e artisti provenienti da tutto il mondo. Inoltre per le caratteristiche del materiale con cui sono prodotte le skin proteggono gli oggetti da eventuali graffi. Deindesign vanta notissimi partner, ed organizza numerosi contest alla ricerca di talenti nascosti. www.designskins.com mag 18



French Miam Foto di Camille Verrier

Conosciuta con lo pseudonimo di “French Miam” (esclamazione francese di gradimento – in italiano “gnam”), la giovanissima Camille Verrier (Pontoise, 1985) è una fotografa free lance, che lavora tra la Francia, dove è nata, e il Canada, dove vive. Autodidatta e ideatrice di scenari alquanto surreali, grazie all’uso di diversi materiali riesce a creare differenti visioni del quotidiano, raccontando la realtà in scatti unici con l’ausilio della sua “Old Yaschica”, del 1972. In queste pagine alcuni scatti fatti al “Circa”, tra i maggiori club del nord America. Info: www.frenchmiam.com

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ZOOM

Conosciuta con lo pseudonimo di “French Miam” (esclamazione francese di gradimento – in italiano “gnam”), la giovanissima Camille Verrier (Pontoise 1985) è una fotografa free lance, che lavora tra la Francia, dove è nata, e il Canada, dove vive. Autodidatta e ideatrice di scenari alquanto surreali, grazie all’uso di diversi materiali riesce a creare differenti visioni del quotidiano, raccontando la realtà in scatti unici con l’ausilio della sua “Old Yaschica”, del 1972. In queste pagine alcuni scatti fatti al Circa, tra i maggiori club del nord America.


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Inquadrature dipinte Foto di Diana Diriwaechter

Diana Diriwaechter, classe 1974, nasce a Zurigo (Svizzera) e diciannovenne si trasferisce negli States «Per seguire – come lei stessa ci dice – la carriera artistica». Oggi è uno tra i nomi più conosciuti del panorama internazionale, vincitrice di numerosi e importanti premi, ci confida che «La fotografia è lo strumento per visualizzare idee, persone reali, ambientati e per riportare tutto alla realtà. Una lenta e naturale transizione, durante la mia vita adulta che in ultima analisi è divenuta la mia forma di espressione artistica». Laureata in computer animation, ha un ricco background tra il disegno e la pittura che trasformano i suoi scatti in vera e propria arte, catturando gli istanti… Uno studio costante sui suoi ritratti la sta conducendo a dare «Un significato più simbolico ai lavori» già ricchi di profondità e poesia . www.dianadiriwaechter.com

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ARTE CARTELLONE

di Francesca Tortorella

Futurismo, avanguardia-avanguardie

20 Febbraio - 24 Maggio ROMA

Roma celebra i cento anni dalla pubblicazione del manifesto futurista. Un’avanguardia storica tra le più interessanti del novecento internazionale raccontata dalle opere di Boccioni, Carrà, Severini, Balla, Picasso, Duchamp, Braque, Leger, Soffici, Malevitch, Exter, Gontcharova, Klioune, Lewis, Bomberg, Picabia. In collaborazione con il Centre Pompidou e la Tate Modern. Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio, 16, Roma. Info: 0639967500; www.scuderiequirinale.it.

Renato Mambor In prestito dall’infinito

13 Febbraio – 31 Marzo NAPOLI

La forma, il colore, la materia, il movimento, il tempo. In una grande antologica nella suggestiva cornice di un castello, il linguaggio pittorico di Renato Mambor ripercorre la cultura figurativa della fine degli anni Sessanta in un itinerario che conduce alla ricerca artistica degli ultimi anni. Tavole, installazioni e oggetti scultorei le opere in mostra, tra cui diversi inediti, molti creati per questa personale. Castel Sant’Elmo, via Tito Angelini, 10, Napoli. Info: 081749911.

Sicilia 1968/1008 Lo spirito del tempo

21 Febbraio – 31 Maggio PALERMO

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Quarant’anni di storia in quaranta opere. Una panoramica sulla storia italiana e siciliana raccontate attraverso una selezione di opere d’arte. La mostra si snoda sia sul piano storico che emotivo, in un periodo in cui l’isola si connetteva con il continente. Con questa si è scelto di inaugurare ufficialmente il Riso, museo d’arte contemporanea della Sicilia, a Palermo. Palazzo Belmonte Riso, viaVittorio Emanuele, 365, Palermo. Info: 091320532; www.palazzoriso.it.


Arte, genio, follia Il giorno e la notte dell’artista Otto sezioni con grandi nomi del campo dell’arte, mettono il pubblico di fronte a opere che affrontano il tema della follia in modo immediato e di grande impatto emotivo. Tra gli altri: Van Gogh, Munch, Guttuso, Dix, Ernst, che sottolineano realtà scientifiche, mediche, filosofiche e soprattutto artistiche. Santa Maria della scala, piazza del Duomo 2, Siena. Info: 0577224811; www.santamariadellascala.com.

Fino al 25 Maggio SIENA

Il bacio Tra Romanticismo e Novecento Inaugura il giorno di San Valentino l’esposizione dedicata all’universale gesto d’amore. Nelle sue declinazioni e celebrazioni artistiche, il bacio è il tema che lega 60 opere dei maggiori artisti italiani tra il Romanticismo e il Novecento. Accanto a Francesco Hayez, Tranquillo Cremona, Medardo Rosso, Giorgio De Chirico e Giacomo Manzù, anche una sezione video per ripercorrere la storia dei più famosi baci della cinematografia italiana. Castello Visconteo, viale XI Febbraio, 35, Pavia. Info: 0245496873; www.scuderiepavia.com.

14 Febbraio – 2 Giugno PAVIA

Ecce ovo, di Ruggero Maggi Meglio un uovo oggi che una frittata domani. Il problema del surriscaldamento terrestre può essere spiegato senza paura, con ironia e razionalità attraverso immagini fotografiche di nidi sospesi e gusci d’uova sul pavimento. Con l’installazione-mostra “Ecce ovo”, l’artista Ruggero Maggi, contamina lo spazio in tutti i punti, con i cinque sensi, razionalizzando un evento possibile. Galleria Vertigo, via Rivocati, 63, Cosenza. Info: 098475212; www.vertigoarte.com.

Fino al 20 Febbraio COSENZA mag 31


ARTE

Futurismo al Mart di Laura Caroleo

Il 20 febbraio del1909, prendeva vita, con la pubblicazione su le Figaro del “Manifesto Futurista”, una nuova corrente culturale con a capo Filippo Tommaso Marinetti. Dall’accettazione del positivismo, dei mutamenti sociali, e dell’industrializzazione, il Futurismo sfocia in un’esaltazione del dinamismo, della velocità, dell’energia e dell’azione umana in ogni campo.


Un rifiuto della storia, di tutto ciò che precede. Un guardare al futuro senza farsi influenzare dal passato, ricostruendo tutto ex novo. Cento anni dopo, con il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali, inaugurano, nell’unico e grande evento “Futuri-smo 100”, tre grandi esposizioni di durata annuale, curate da Ester Coen. Al Mart (museo delle arti di Trento e Rovereto) la prima: “Illuminazioni - avanguardie a confronto. Italia, Germania, Russia” (fino al 7 giugno). Prosegue con “Astrazioni” al museo Correr di Venezia (dal 5 giugno al 4 ottobre), e si conclude con “Simultaneità” (dal 15 ottobre al 25 gennaio prossimo) a palazzo Reale di Milano. Con la mostra inaugurale del Mart si può mettere a confronto il futurismo con la corrente dei “Der blaue reiter” (I cavalieri azzurri) che si sviluppò a Monaco di Baviera, in Germania, con un gruppo di pittori espressionisti tra i quali Vasilij Kandinskij, Franz Marc, August Macke. Sarà interessante perdersi nel lungo viaggio che, nel 1904, Marinetti fece in Russia e che permise al futurismo di svilupparsi grazie anche all’operato di Vladimir Majakovskij che, insieme a David Burljuk, Victor Chlebnikov e Aleksej Krucenych, firmò nel 1912 un manifesto nel quale si affermava: «Soltanto noi siamo il volto del nostro tempo». Il resoconto di questo viaggio analizzato dallo storico dell’arte russa, il moscovita Vladimir Lapsin, sarà utile per analizzare i rapporti fra Il cubo futurismo, il raggismo e i controrilievi di Vladimir Tatlin, fondamentali manifestazioni del futurismo russo. Inoltre, grazie al restauro dell’architetto Renato Rizza, sarà possibile visitare la “Casa d’arte Futurista, Fortunato Depero”, uno dei centri di produzione dell’intera città, per ammirare opere della collezione Depero.

Pagina precedente: Gino Severini, “Ballerina = Elica = Mare”, 1915 In questa pagina in ordine dall’alto: Michail Larionov, “Raggismo (gallo)”, 1912 Vasilij Kandinskij, “Improvvisazione di forme fredde, 1914 Umberto Boccioni, “Cavallo + cavaliere + case”, 1913/14

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MUSICA BLACK - COPERTINA

Yarah world citizen di Carmen C. “Leva57” Sorbara

Yarah Bravo è mc, poetessa, stilista di sé, amante della musica e della vita. Una di quelle poche persone che incontri e ti lascia un segno. Nell’ultimo anno il suo “fan base” è cresciuto a dismisura e vanta, da artista indipendente, più di trentamila contatti (sulla rete internet) che ogni giorno la sostengono e la seguono ovunque. mag 34


La copertina del disco: “Goop girls rarely make history�


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Le brave ragazze raramente lasciano un segno nella storia…” (traduzione del titolo del suo nuovo album - ndr). Perché? «Se ti riferisci alla mia memorabile esperienza, posso dirti che potrò parlarne solo quando comparirò su qualche libro. Non sto promuovendo uno stile di vita poco salutare, mangio in maniera ordinata però. Come chiunque altro là fuori avrebbe fatto, ho preso tutto con eccessivo entusiasmo, anche se non me ne pento, perché ciò ha reso parte della mia vita straordinaria. Se segui le regole non riuscirai mai a goderti il momento. Non penso di saper vivere perfettamente, posso dirvi solo ciò che percepisco come un bene. Sono sempre stata un’attenta sostenitrice del motto “segui il tuo cuore”, ma quando ho terminato il mio mixtape/cd “Good girls rarely make history” ero già arrivata ai minimi termini, o comunque al momento peggiore della mia vita. Molti credevano di conoscermi e sapere tutto di me, con arroganza, provando ad educarmi moralmente e pensando di dovermi insegnare come vivere. Quando ho chiuso questo capitolo della mia vita, ho imposto a me stessa di portare una frase come esempio: impara a trasformare le esperienze negative e a ricavarne sempre e comunque un aspetto positivo. La gente deve imparare a vivere la propria vita non attraverso quella altrui. Tutto questo potrebbe suonare un tantino personale, ma fammi aggiungere una cosa, ho preso ispirazione da molte donne che hanno dimostrato la loro potenza durante il corso della storia del mondo. Ho sicuramente ricreato un’attitudine mia personale, per questo penso di aver colpito la gente». Adesso sei in tour e cavalchi anche i palchi coreani e australiani. Che idea ti sei fatta degli altri continenti?

«Al momento sono in Nuova Zelanda per una data. Sicuramente un’esperienza fantastica, qui ho incontrato la gente più simpatica di sempre. Ho visitato la parte meridionale dell’emisfero dopo aver visto la Spagna ed essere tornata a Londra solo per il cambio volo. Ho vissuto un giorno di 30 ore, senza dormire, ma che esperienza! Ho suonato a Melbourne proprio a capodanno. Lo show è stato grandioso, ma non è durato fino a mezzanotte. Ho deciso di prendere un taxi perché ero a pezzi e appena è scattata la mezzanotte il taxista ha frenato, ha urlato “Buon anno” a squarciagola e ho deciso di scendere dall’auto anche io per fare casino insieme a lui, guardando il cielo e saltellando, rendendomi conto solo dopo cinque minuti che non c’era anima viva in giro (ride). Dopo alcuni giorni ho avuto un’altra data a Melbourne, questa volta con Dj Nu Mark, Dj Dexter e con i Public Enemy!! Dannazione, quella data sì che è stata leggendaria per me! Il giorno seguente sono andata a Sidney per un festival hip hop, il mio preferito, dopo l’hip hop Kemp, e anche là ho suonato con i Public Enemy che hanno infiammato il pubblico, così come hanno fatto Fat Freddys Drop e Sharon Jones. Voglio essere come lei da grande! Che atmosfera ragazzi, con i Ppp e i Flying Lotus, tutti sullo stesso palco, nello stesso momento! Non so con che parole descrivere questa magnifica esperienza!». Hai anche visitato un posto particolare «Si, alcuni miei amici conoscono gente che lavora nel Peter Studio e così mi hanno fatto visitare lo studio dove hanno lavorato per “Il signore degli anelli”. Semplicemente straordinario!». So che usi molto myspace per promuoverti. Che idea hai di comunicazione? «Non mi sono loggata su myspace nelle


ultime tre settimane ma adesso penso di voler sistemare la mia pagina personale. Il mio parere è che myspace sia una benedizione per gli artisti, soprattutto per quelli indipendenti. Molti hanno scoperto la mia musica attraverso questo canale. È il futuro, l’industria musicale sta cambiando e sicuramente adesso moltissima promozione mira proprio al pubblico online. Anche io ho organizzato, sul blog del mio myspace, alcune competizioni, mettendo in palio poster e cd, la risposta è stata copiosa. Presto molti live show verranno trasmessi in diretta sui canali digitali. Bisogna muoversi con la tecnologia, o rischi di rimanere indietro». So che credi molto nelle energie e negli influssi positivi. Qual è il tuo messaggio positivo per i lettori di Mag? «Segui il tuo cuore. Impara ad ascoltare il tuo corpo. Niente aspetta quando è troppo tardi. Medita. Trascorri il tuo tempo vivendo esperienze positive e senza parlare male della gente. Credimi, quando sarai

più anziano rimpiangerai il tempo perso in certe sciocchezze. Sii cosciente di ciò che mangi, lo dico nel modo più umile che tu, lettore di Mag, possa immaginare, e lo dico per esperienza! Sorridi, perché chi capisce potrebbe sorriderti a sua volta e renderti felice. Tempo fa l’ho detto ad una persona speciale e quando avevo perso di vista me stessa questa persona me l’ha ricordato insegnandomi ciò che io gli avevo insegnato, ma che avevo dimenticato.. E ora sorrido di nuovo!».

www.yarahbravo.com

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--------------------------------------------------------------------------------------BIOGRAFIA

--------------------------------------------------------------------------------------YARAH BRAVO

Nata in Svezia da genitori cileni e brasiliani che hanno lottato politicamente per la

propria libertà, Yarah Bravo è l’eccezione che potrebbe confermare la regola. Membro ufficiale della supercrew londinese One Self (Ninja Tune), Yarah ogni volta che tiene il microfono tra le mani fa scuola a molti mc’s. Uno stile versatile, inflessioni jazz, voce afrodisiaca e una presenza scenica degna di nota fanno di lei una delle b-girls più talentuose di sempre. Dopo

l’esordio con il primo album “Children of Possibility”, tira su la propria etichetta (Mothergrain), la propria catena di vestiti e il proprio studio situato nell’est di Londra. Grazie alle sue performace ricche di personalità, grinta e convinzione, gira il mondo in lungo e in largo e finalmente a fine 2008 pubblica il primo mixtape/cd solista “Good Girls Rarely Make History”.

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ÂŤSorridi, perchĂŠ chi capisce potrebbe sorriderti a sua volta e renderti feliceÂť.


Electric culture di Mattia Marzo foto di Davide Berardi

Stefano Fontana sta divenendo una figura chiave nel panorama elettronico italiano. Dj e produttore, conosciuto con il nome di Stylophonic, segue e in certi casi detta i movimenti della club culture, con un impronta molto personale e un prestigio riconosciuto. mag 40


MUSICA ELETTRONICA


Raccontaci gli inizi della tua carriera. «Ho iniziato a 17 anni comprando due giradischi e un mixer per esercitarmi nelle tecniche dello scratch e del cutting (direttamente correlate alla cultura dei dj hip-hop del momento). Qualche tempo dopo mi sono ritrovato ad aprire le serate in piccoli locali milanesi per poi approdare al glorioso “Plastic” verso la fine degli anni ‘80. Parallelamente iniziavo a muovere i primi passi negli studi di registrazione e, incuriosito da quel mondo così affascinante, portavo the e caffè ai tecnici cercando di carpire i loro segreti». Stylophonic. Un progetto di musica ma anche il tuo lavoro? «Stylophonic è un progetto, un nickname che ho voluto usare per fare della musica che rispecchiasse a pieno il mio gusto per le sonorità da club, una miscela di hip hop, house, funk ed elettronica. Tutto quello che faccio in studio, radio o club è il mio lavoro ma in realtà non esiste nessuna linea di demarcazione tra lavoro e passione nella mia vita». Cos’hai provato quando è aumentata la notorietà e la tua musica è stata “video-tradotta” per grandi network come Mtv? «Ero felice. Ho pensato a lavorare di più e ho capito che è abbastanza semplice, in alcuni casi, arrivare ad avere in rotazione un video su grandi network come Mtv o Allmusic: il problema è piuttosto averne un seguito. Nel momento in cui riesci ad avere un pò di successo, bisogna tirarsi su le maniche per mantenerlo e consolidarlo con le giuste scelte». Nel tuo percorso hai stretto importanti collaborazioni con alcuni tuoi illustri colleghi. Ce ne parli? «In Italia la collaborazione che mi ha “lanciato” è stata la coproduzione del disco di Lorenzo “Buon sangue” che ha rappresentato un’esperienza formativa e profes-

sionale incredibile e mi ha aiutato a lavorare con criterio con artisti come Meg o Bugo. Entrambi sono persone molto intelligenti, sicuramente diverse tra loro ma comunque interessanti musicalmente perché piene di spunti. È stato meraviglioso lavorare con loro e spero di replicare». Sei tra i più acclamati producer di elettronica in Italia. Sono state tutte scelte giuste nel tuo percorso? «Tutte giuste, nel senso che tutto è formativo, ovviamente alcune scelte non le avrei fatte con il senno di poi ma non ho voglia di soffermarmi sul passato e recriminare più di tanto. That‘s life!». Cosa credi ci voglia nel mondo della musica elettronica contemporanea? Il mercato è un buon punto da cui partire? «Se lo sapessi sarei ricco e ti starei rispondendo da un loft a New York. Mi sento di dire a chi fa musica: “there are no rules anymore”. Mentre il mercato si sta ristrutturando con nuove regole che vengono provate, smentite e poi riproposte, dopo l’implosione che ha avuto negli ultimi anni, il “nuovo mercato” musicale sarà veramente libero». Prossimi progetti? «Sto finendo un album di tracce da club e ad aprile inizierò il nuovo Stylophonic che uscirà a fine anno con una nuova veste sonora e una nuova cantante smart, sexy, catchy e chi più ne ha più ne metta. L’album incrocerà sempre di più l’hip hop con l’house!». Qualche retroscena sui tuoi prossimi progetti? «Ho prodotto insieme ad un’altra persona (Roberto Baldi) l’album del tenore Cosmo Parlato, un artista unico ed eccezionale per la sua forte personalità». www.myspace.com/stylophonic


«L’unica cosa che mi sento di dire a chi fa musica è: “there are no rules anymore”».


--------------------------------------------------------------------------------------BIOGRAFIA

STYLOPHONIC

Stefano Fontana è nato a Milano, il 2 ottobre 1970. La sua carriera da dj inizia nel 1987 al Plastic di Milano. La sua attività di produttore inizia

quasi contemporaneamente, rendendolo noto agli amanti della musica e portandolo a girare i migliori club italiani ed Europei. Nel 1990 si unisce al circuito internazionale di dj “Jocks international”, occasione da non perdere per incontrare quelli che erano stati i suoi miti e per farsi conoscere. Nel 2003, dopo anni di studio, Fontana, pubblica il suo primo album “Man music technology” sotto il progetto Stylophonic, lanciato dalla hit “If everybody in the world loved everybody in the world” e dal successivo singolo “Soulreply”. Il secondo album, “Beat-

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--------------------------------------------------------------------------------------box show” è del 2006 e si differenzia dal primo per un sound molto più omogeneo e più vicino alla house anni ‘80. Ultimamente Fontana ha prodotto numerosi brani per spot pubblicitari (come per “Time” di Dolce e Gabbana, o “Oh, my gold” usata dalla Citroen per il lancio della C3 Gold). La collaborazione in veste di produttore con Jovanotti (per il singolo “Tanto” e l’album “Buon sangue”) ha notevolmente accresciuto la sua popolarità sia a livello nazionale che nella “club culture”. Nel 2008 ha prodotto gli album “Contatti” di Bugo e “Psychodelice” di Meg.

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mag 44



MUSICA ROCK

Noir calibro 35 di Laura Caroleo

Inseguimenti rocamboleschi, sparatorie, sbirri e banditi. Queste le immagini del lavoro dei Calibro 35. Un omaggio ai compositori cinematografici e alle soundtracks dei film noir anni ‘70. Non armi da fuoco ma strumenti musicali, elettrici, che rievocano paesaggi da film western e vecchi polizieschi italiani. Li dove la musica racconta la realtĂ .


Quanto è stato difficile mettere insieme cinque persone provenienti da esperienze musicali differenti? Massimo: «Molto poco visto che di base c’è stima reciproca». Tommaso: «“Vi va di venire in studio a registrare un pò di musica e vediamo che succede?”- non è stato difficile. Il contributo di ognuno di noi ha fatto crescere il progetto e spinto verso la creazione di un vero e proprio gruppo pur vivendo in città diverse». Chi è stato il primo a dire: «Proviamoci!»? M: «Dopo aver scelto la formazione migliore, Tommaso ha iniziato un gran lavoro di ricerca, sottoponendoci una rosa di brani papabili fra i quali scegliere, tenendo conto cosa ci piacesse di più e cosa comunque reputavamo fattibile». Tra i vari autori italiani un unico

straniero: Luis Bacalov. È un vanto per la nostra nazione avere compositori così affermati? M: «Lo è da sempre!». T: «Pur essendo argentino, Bacalov, può essere annoverato nella “scuola” italiana a tutti gli effetti, lì dove si ha la capacità di “trovare” la nota giusta al momento giusto. I nostri autori e arrangiatori hanno avuto modo di cimentarsi con repertori vastissimi lavorando in contesti diversificati, cosa che li ha resi molto adattabili». È merito dell’italianità che i compositori nostrani riescano ad inventare e a trovare musiche adattabilissime ai contesti visivi? M: «La cinematografia italiana dagli anni ‘50 ai ‘70 ha incuriosito il mondo, soprattutto l’America puritana che all’epoca vedeva nel cinema italiano un’esplorazione del lato crudo, reale e non artefatto della realtà, rappresentata in pellicola a cui non erano mag 47


abituati. Questo sentimento “oltraggioso” ha coinvolto tutti gli aspetti della produzione dando una forte impronta stilistica anche alla “colonna sonora italiana”. Il fatto che prima di Ennio Morricone ci siano stati GiuseppeVerdi o Gioacchino Rossini, dà una certa credibilità agli italiani in ambito musicale sotto il punto di vista creativo». T: «La storica coabitazione tra musica colta e d’estrazione popolare e un certo gusto per l’esotismo immaginario (tipo i romanzi di Salgari) hanno probabilmente aiutato i compositori a trovare il modo di raccontare musicalmente mondi conosciuti, come quelli dei polizieschi, e sconosciuti come quelli dei western». Come spiegate l’essere apprezzati anche all’estero? M: «Probabilmente perché è un tipo di repertorio e di immaginario esclusivo dell’Italia, e come tale invoglia chi non l’ha in casa, a vedere dal vivo come è fatto da chi lo produce direttamente. Un pò come per noi il blues rurale degli afroamericani». T: «Lo strumentale esclude barriere linguistiche, inoltre facciamo musica di matrice strettamente italiana». Innovativi o legati al passato? M: «Il concetto d’innovativo si presta a troppe interpretazioni. Ma cos’è innovativo? Sicuramente l’aver studiato la storia, ci ha portati ad essere moderni in modo più consapevole». T: «Direi rispettosi delle ispirazioni ma contemporanei. Il nostro è più un carpire il buono dalla musica cui ci si ispira e trasporlo ai giorni nostri». Cosa vi ha spinto alla autoproduzione? T: «Siamo entrati in studio non con ambizioni discografiche ma creative. L’autoproduzione permette bassi costi di produzione e posmag 48

sibilità distributive maggiori. “Cinedelic”, etichetta di spicco nell’ambito delle colonne sonore, ci ha poi permesso di distribuire il disco in tutto il mondo». Siete più per un pubblico di nicchia che conosce e apprezza le vostre produzioni o per un pubblico di massa ma ignorante? M: «Siamo per chiunque possa essere interessato ad ascoltarci. Essere selettivi non ha alcun senso: la musica non va saputa, va ascoltata». T: «Una delle maggiori soddisfazioni per i Calibro, è stato vedere gente diversa interessata alla nostra musica». Avete mai pensato di produrre una colonna sonora? M: «Stiamo lavorando a due colonne sonore. Una è per un film italiano ed un’altra per una produzione americana». T: «È una cosa cui puntavamo, ma non pensavamo di averne così presto l’opportunità». Avete altre collaborazioni in progetto? T: «Consolidare questo gruppo di lavoro e poter evolverci, andare oltre i progetti attuali. Speriamo di avere la stessa fortuna di “Quelli” (primo nome della Pfm) che incidevano i dischi con Battisti e DeAndrè». Progetti per il futuro? T: «Abbiamo sempre nuove idee. La quantità di stimoli che un progetto “aperto” come questo, fornisce, è enorme. Al momento siamo concentrati sulle due colonne sonore ma abbiamo già le basi per il nuovo disco. Sarà un 2009 pieno!».

www.myspace.com/calibro35


«Il nostro è più un carpire il buono dalla musica cui ci si ispira e trasporlo ai giorni nostri».

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--------------------------------------------------------------------------------------BIOGRAFIA

--------------------------------------------------------------------------------------CALIBRO 35

Cinque professionisti in ambito musicale: Luca Cavino (basso elettrico/chitarra), Enrico Gabrielli (organi/fiati), Massimo Martellotta (chitarra elettrica/lapsteel), Fabio Rondanini (batteria/percussioni) e Tommaso Colliva (regia). Provenienti da città diverse e da esperienze e collaborazioni differenti (Afterhours, Capossela, Eugenio Finardi, Muse, Noa, Franz Ferdinand) formano, nel 2008, i Calibro 35, gruppo che tende a ben alti progetti. È da ascoltare “L’appuntamento”, in collaborazione con Roberto

Dell’Era, che non fa ridurre il tutto solo ad arrangiamenti di soundtracks, ma li porta al successo fin da subito, anche in Europa. Tante le colonne sonore di film realizzati negli anni ’60 e ’70, i famosi “anni di piombo”, tutte rivisitate da suoni psichedelici rock, funk e blues. Fra queste pellicole molte hanno ispirato anche registi come Quentin Tarantino, nei suoi film: “La mala ordina” musicato da Armando Trovajoli (Pulp Fiction) e “Italia a mano armata” musicato da Franco Micalizzi (Grindhouse). Omaggi anche

a Mario Monicelli in “Shake Balera” (La ragazza con la pistola) e a due premi oscar: Ennio Morricone in “Tioli” (dal film “Il Buono, il brutto e il cattivo”) e in “Trafelato” (da “Giornata nera per l’ariete”) e Luis Bacalov in “Summertime killer” (da “Ricatto alla mala”). Ma a dare rilievo a quest’album sono alcuni inediti della band che meritano attenzione, come “La polizia s’incazza” e “Notte in Bovisa”.

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mag 50



MUSICA Dischi del mese di Cesare Aiello, Eddie Suraci, Mattia Marzo, Carmen C. Sorbara

SIDESHOW “Admit one” (AUS MUSIC) Il nuovo lavoro di Sideshow è un disco fatto d’ammore. I brani elettronici descrivono un ambiente soft navigando, e facendoci viaggiare, tra il soul, il blues e il dub in compagnia di diversi musicisti (Guy Whittaker, basso:Tim Thornton, batteria; EllieWyatt, chitarra). Nel complesso spiccano, per la loro unicità, tutte le 10 tracce del disco, meglio se ascoltate in modo continuativo. (M.M.)

EPMD “We mean business” (UNIVERSAL)

Per la gioia dei propri fans gli Epmd tornano insieme dopo poco più di una decade dalla loro riunione. Il duo di Long Island non si smentisce, le tracce sono tutte dei piccoli capolavori: il gusto è classico, Eric & Parrish al microfono sono una garanzia. Con i featuring di Method Man, Redman e Keith Murray, “We Mean Business” arricchirà sicuramente la vostra collezione! (C.C.S.) mag 52

MYSTERY JETS “Twenty one” (BRILLE)

Moderno, eighties, facile. Il secondo album mette sotto i riflettori del grande palcoscenico una delle band più talentuose (e poco originali) a disposizione della regina Elisabetta (proprio quella non così tanto sottintesa in Half in love with...Elisabeth). Successore di Makin’ Dens - che ha probabilmente fatto troppo scalpore per la compresenza di padre (Henry) e figlio (Blain Harrison) nella line-up, più che per il suo innovativo pop psichedelico - parte, ed è proprio il caso di dirlo, con Hideaway, una sirena poliziesca introduttiva ad un synth agitato e ad inaspettati backvocals. Da adesso in poi iniziano una seria di singoli che non ti usciranno più dalla testa e che difficilmente smetterai di cantare. Classici ritornelli e melodie britpop, contaminati, ovviamente, da tutto un gusto in pieno stile Simon Le Bon. Improvviso e piacevole spunta un basso à la Police, proprio di MJ, che sembra avere una marcia in più, escludendo spontaneità e semplicità di “Two doors down”, che per quanto appaia trita e ritrita, non si fa a meno di gridarla in ogniddove, rischio figuraccia incluso. Si chiude con due ballate affascinanti e di facile ascolto che fanno dimenticare un “Umbrellahead” formato sonnifero per il più insonne degli ascoltatori. Per concludere, bisogna ringraziare dj Erol Alkan, che da ottimo produttore qual è, è riuscito a trasformare quattro pallidi ragazzetti in star da Nme, con un risultato estetico indiscutibile, musicale eccellente, ma molto poco futurista. (E.S.)



MUSICA Dischi del mese

MERCURY DROPS “Lemons are kisses” (LUNATIK/SMOKING KILLS RECORDS)

Il singolo che anticipa l’album “Love is the and” Il nuovo lavoro dei Mercury drops è un indy pop con una spiccata influenza del “surf rock” (vedi i Beach Boys). Nati nel 2007, sono fioriti nella scena milanese grazie a una musica accattivante e orecchiabile. Il sound trova ispirazione con le moderne scie dell’indie britannico, generando melodie originali e ballabili.

NIMES OF WINE “Ep” (MIDFINGER REC) Sperimentazione è la parola chiave del lavoro di Nimes of Wine. Lara Martelli è la sua musica! Una voce sublime e profonda, ma anche dolce e molto femminile lascia stupiti durante i suoi concerti dal vivo. Dopo il suo ultimo lavoro “Cerridwen”, è possibile scaricare dal sito (www.midfinger.net - nick: busta / pass: midfinger) alcuni brani nuovi, molto interessanti. Provare per credere! mag 54

2000 AND ONE “Heritage” (100% PURE)

2009: Amici di Mag è proprio il caso di dire “Anno nuovo, sound...Vecchio” Dylan Hermelijn (aka 2000 and one), ci regala questo progetto composto da 8 tracce di matrice old-school. Un viaggio sonoro che percorre il suond di Chicago, Detroit e New York, vere patrie della cultura house music. Supportato dai vari big del settore (Richie Hawtin, Ricardo Villalobos, Luciano, ecc..). (C.A.)

PIEMONT “Strange World Beyond ” (MY BEST FRIEND)

Dopo il successo ottenuto con i due singoli suonati nei migliori club d’Europa, è prevista a febbraio l’uscita dell’album di Christian de Jonquières e Frederic Moering-Sack, meglio noti come “Piemont”. Un album che ha del sorprendente, caratterizzato da 14 tracce in cui il comune denominatore è quello di ribaltare i dancefloor. Obiettivo centrato! (C.A.)



LIBRI di Maria Giulia Lamanna

Venuto al mondo MARGARET MAZZANTINI (MONDADORI, pp. 531, € 20,00)

“L’arte è tale quando crea nel fruitore di tale essenza una catarsi tale da liberarsi da tutte le passioni.” Questa è l’idea dei classici e con questo libro, Margaret Mazzantini, è riuscita a cogliere il segno, mettendo in scena un’opera catartica che fa presa, più sul pubblico femminile. Gemma è lo stereotipo di tutti i sentimenti delle donne adulte e, il suo egoismo, la sua guerra, il suo amore, vivono nella lettrice che si purifica nella lettura. Una mattina la protagonista prende un aereo, portandosi dietro Pietro, il figlio adolescente, con mag 56

destinazione Sarajevo. La scelta della città è emblematica: al confine tra Oriente ed Occidente, ferita da una guerra che non è lontana, dall’egoismo dell’uomo. Su questo sfondo l’amore tra Gemma e Diego. Un amore giovanile, che li segue fino ad essere ora invecchiati rispetto alle olimpiadi dell’84, quando la loro storia iniziò, in una città che ha un volto diverso da allora. Si intreccia nel racconto la guerra di Sarajevo e la guerra personale della protagonista per avere un figlio, l’egoismo dell’uomo con l’egoismo di questa donna che provoca dei sentimenti contrastanti: la si odia per la sua caparbietà nel volere un figlio, ma non si riesce a non amarla per la sua fragilità, per il suo temperamento, per la sua scelta il cui scopo si dipana solo alla fine del libro. La Mazzantini utilizza un linguaggio semplice per un romanzo che risulta essere tenero ma che fa riflettere. Cosa si è disposti a fare per un figlio? Per riuscire ad averlo? E cosa si è disposti a vivere per amore di un uomo? Questa storia d’amore e di amicizia, in cui il miracolo della maternità vince sul dolore e sul dramma di una nazione intera, come speranza di una rinascita possibile anche dall’egoismo degli uomini, anche della guerra, come un fiore nato nel deserto. Un libro da assaporare pagina per pagina, che può dare alle donne emozioni uniche.


Il ciliegio del Prete DOMENICO GENOVESE (CITTA’ DEL SOLE, pp. 136, € 12,00) Opera prima di Domenico Genovese, medico di Reggio Calabria e più avvezzo ai pazienti che alla penna, “Il ciliegio del prete” si pone in quel filone di libri che rievocano storie e tradizioni vissute all’interno di una comunità, che diventano però le avventure vissute, almeno una volta, dal lettore che non riesce a non immedesimarsi nel libro e a viverlo in prima persona. La storia è ambientata nel 1966, in un paesino dell’entroterra della Calabria, dove troneggia, davanti alla parrocchia, un fantastico ciliegio. Tradizione vuole che nel mese di maggio in una notte i ragazzi assaltino questo albero proibito, in un rito che è passaggio dall’infanzia all’età adulta. Parallelamente si intrecciano le storie di miseria e di emigrazione, uno spaccato delle Calabria di quel periodo. Aiuta la narrazione la capacità ritrattistica del narratore che getta pennellate di colore sul mondo descritto in bianco e nero. Da leggere aspettando il secondo romanzo!

Estasi culinarie MURIEL BARBERY (EDIZIONI E/O, pp. 145, € 15,00) Già pubblicato in Italia qualche anno fa con un’altra traduzione, il romanzo d’esordio di Muriel Barbery, è ora ritradotto seguendo l’esempio stilistico del libro che si è affermato a livello mondiale, cercando di ripercorrerne le orme. In realtà però il romanzo si presenta ben scritto, ma privo di una storia solida alla base, il che finisce per far sembrare lo stesso più una lezione di buona scrittura che non un romanzo. I capitoli sono delineati in modo da non rendere fluida la storia passando da un pensiero all’altro senza dipanarsi in una storia unica. I personaggi sono talmente delineati, da diventare quasi odiosi nella loro stereotipizzazione.Manca quella leggerezza che ha caratterizzato la scrittrice nell’”Eleganza del riccio” e l’originalità che si nota nella ricerca del gusto sublime diventa una ricerca manieristica che solo i veri gourmet riescono a comprendere. Bisogna considerare il libro come un esercizio di stile e non imporlo come nuovo best-seller dell’autrice. mag 57


CINEMA Speciale di Tiziana Petruzzelli

Bari capitale del cinema “La Puglia per il cinema italiano” L’evento che risveglia la città

Un momento della chiusura del festival sul palco del teatro Kursaal Santalucia

Non era mai successo prima. La città di Bari si è trasformata in un grande festival del cinema. Scatti fotografici, musiche da repertorio, telecamere, la corsa agli autografi e l’apertura delle sale. Il numero dei partecipanti sorprende del tutto: 17mila spettatori e 7.316 biglietti staccati in 6 giorni. È il clima che a Bari si è respirato grazie alla manifestazione dell’Italia film fest,“La Puglia per il cinema italiano”, curata e desiderata dall’Apulia film commission. Bari è stata protagonista (dal 12 al 17 gennaio), di rassegne cinematografiche, interviste a ospiti di grande rilievo, laboratori e seminari, convegni e retrospettive, dimostrandosi finalmente una delle più storiche capitali culturali del Mezzogiorno. È un’edizione prova, denominata edizione n° 0. Al Kursaal Santalucia, storico cinema barese, il direttore artistico, Felice Laudadio, ha presentato le varie sezioni: “Anteprime italiane e internazionali”, “Lungometraggi”, “Cortometraggi” e “Documentari”. Ha introdotto i premi e le retrospettive, le lezioni di cinema e i tributi ai grandi autori come Tonino Guerra ed Ettore Scola. Innovativa l’idea mag 58


La premiazione del film “Il Divo”

di organizzare, appuntamenti giornalieri all’interno della libreria Feltrinelli, per offrire la possibilità di incontrare una generazione di attori protagonisti dei film più recenti. Interpreti di grande talento come Corrado Fortuna, Marina Rocco, Alba Rohrwacher, Diane Fleri, Rolando Ravello, Valentina Carnelutti e Filippo Nigro, si sono raccontati in un confronto diretto e senza veli, dando a chiunque la possibilità di intervenire e conoscerli da vicino. Inoltre sono stati presenti registi e attori del calibro di Tinto Brass, Davide Ferrario ed Ettore Scola. Un elenco imponente di premi è stato applaudito durante la serata di gala tenuta al cinema Kursaal Santalucia condotta da Ugo Gregoretti e Veronica Pivetti. Sulle note delle indimenticabili musiche da film di Nino Rota ai valzer di Luchino Visconti, eseguite dal Collegium Musicum di Bari e diretto dal maestro Rino Marrone, si è concluso il festival. Il trionfo all’Italia film fest barese è del film “Il divo” di Paolo Sorrentino, ispirato a Giulio Andreotti, che ha raccolto sette premi: miglior film, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora premiata dal maestro Ennio Morricone, miglior direttore della fotografia, migliore scenografia, migliori costumi e per la migliore regia ha premiato il grande maestro Mario Monicelli. Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, è intervenuto all’evento sottolineando come la manifestazione sia stata «povera di mondanità e mezzi finanziari, ma ricchissima di stimoli e suggestioni, perché frutto di amore per il vero cinema». Le luci dello show si sono spente, ma si pensa già alla prossima edizione, la n.1. Per una volta la città di Bari si è sentita orgogliosa e preparata nell’aver ritrovato quel “granello di sabbia perduto nell’universo” con cui si potranno un giorno costruire strade, ponti e teatri.

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CINEMA

Mestiere d’attrice

Il secondo incontro-lezione, del festival è stato tenuto dall’attrice Laura Morante. Dopo la visione del film di Michele Placido “Un viaggio chiamato amore”, in cui recita affianco di Stefano Accorsi, ha tenuto il dibattito con il critico, Enrico Magrelli. In seguito ha ricevuto il premio del Corriere della sera “Per l’eccellenza artistica”. Ci parli dei suoi rapporti con il cast. Chi le ha lasciato cosa? «Ho cominciato da giovanissima con la danza, ho lavorato in teatro e al cinema con registi come Bertolucci, Avati, Moretti e Alain Resnais, con cui avrei voluto lavorare tutta la vita. Tra gli attori, di sicuro, Javier Bardem e tra i personaggi dello spettacolo il grande Carmelo Bene. È stato un maestro». Laura Morante con il premio “Per l’eccellenza artistica” Cosa vuol dire essere attrice? «Bisogna dare il massimo, credo sia necessario mettersi in gioco sempre e prendere seriamente il mestiere. Mi schiero contro il naturalismo, perché mi dico: “Se piangi davvero in un film, come si fa a piangere sul serio nella vita?”. Non si è più credibili. Per la verità mi sono sempre sentita in colpa del mio essere attrice, anche quando andavo in treno e qualcuno mi domandava “Che fai?”. Mi sentivo a disagio nel rispondere, soprattutto nei primi periodi». Come si può diventare bravi attori? «Recitare è un fatto di ritmo, un qualcosa di musicale, ma che non può essere solo un approccio psicologico. Auguro a chi vuole intraprendere questa strada di non concentrarsi tanto sulla carriera. Deve rimanere un mestiere. Quanto all’arte… è come interpretare un suono, devo fare isolare gli altri per far emergere ciò che più mi interessa ascoltare».

Mario Monicelli e Paolo Sorrentino mag 60

Domenico Procacci e Oscar Iarussi


Il Sud di Sergio Rubini

Un pubblico variegato lo aspetta. Moltissimi i giovani, gli studenti e numerose signore di mezza età. Il regista Sergio Rubini è introdotto da Oscar Iarussi, critico cinematografico della “Gazzetta del Mezzogiorno” e presidente dell’Apulia Film Commission. Che cosa ti è rimasto della tua terra? «La Puglia è una regione che ha dato tanto al cinema e oggi sono commosso. Non mi aspettavo questa partecipazione. Conservo il ricordo della mia città di Grumo (Ba) da cui sono partito, per Roma, all’età 18 anni. Non ho mai rinnegato il legame con la mia terra, né le radici e il sangue pugliese né me ne sarei mai andato da Grumo». Quanto, nei tuoi film, è presente il rapporto con il Sud? Sergio Rubini con il premio “Per l’eccellenza artistica” «Quando sogno, sogno Grumo! Ci metto tutta la mia “pugliosità” miei film. Ricordo quei luoghi, quelle porte semichiuse, la piazza deserta da cui traggo ispirazione. Riporto quei luoghi nelle mie pellicole. C’è in questo qualcosa di totalmente spiazzante e allo stesso tempo artistico». Cosa consiglia a chi desidera seguire “il sogno”? E come si diventa attori? «A mio parere ci sono solo attrici! La vanità appartiene alla donna e non esiste la valigia dell’attore. Non si possiedono abiti, costumi di scena, solo la propria nudità. Un attore è tale quando riesce a rendere reale qualcosa che non lo è». Come cambierebbe la realtà del Sud? «Ci sarebbero diverse cose. Ma se dovessi partire da una cosa esatta si deve cambiare prospettiva, quando qualcuno vuole emergere, migliorare o proporsi, bisogna gridare: “Vai,Vai. Ambisci!” senza nessuna invidia e mi auguro che questo possa essere un cambiamento».

Valentina Carnelutti e Filippo Nigro

Michele Placido, Ugo Gregoretti, Veronica Pivetti


CINEMA di Antonio Libonati

Milk DRAMMATICO, USA, 128 MIN – UN FILM DI Gus Van Sant Il film narra la vicenda di un personaggio veramente esistito, Harvey Milk, il primo politico statunitense eletto a una carica pubblica nonostante fosse dichiaratamente gay. Milk fu consigliere comunale per la città di San Francisco dal 1977 al 1978. La sua carriera si risolve prematuramente e in maniera tragica: lo riveliamo senza paura di rovinare il finale a nessuno, perché la pellicola di Gus Van Sant si apre proprio con l’annuncio della morte del protagonista. Ma la storia della sua avventura è talmente rocambolesca che, nonostante la conclusione della sua avventura sia ben nota, le sorprese si susseguono per tutta la durata del film. Oltreoceano la sua figura è molto nota: il Time lo ha inserito nella lista delle 100 personalità più influenti del ventesimo secolo, e gli sono stati dedicati perfino un musical, “The Harvey Milk show”, e un documentario premio Oscar, “The times of Harvey Milk”. Grazie al regista Gus Van Sant e alla bellissima interpretazione di Sean Penn, da oggi è anche storia del cinema.

mag 62


Italians

COMMEDIA, ITA, 116 MIN – UN FILM DI Giovanni Veronesi Il sottotitolo “ci facciamo sempre riconoscere” spiega bene Italians, il film che prende il nome da una rubrica tenuta da Beppe Severgnini sul Corriere della Sera. L’obiettivo è puntato sugli italiani all’estero, attraverso un film in due episodi in cui si cerca di capire in forma di commedia come in realtà essi sono. La regia è di Giovanni Veronesi (Che ne sarà di noi, Manuale d’amore 1 e 2). Protagonisti: Carlo Verdone, Sergio Castelletto e Riccardo Scamarcio. Tre bravi attori, ma la storia è un po’ banale, strapiena di cliché, poco adatta alle corde di alcuni degli attori, spesso ridotte a macchiette cafone e fastidiosamente stereotipizzate. Più divertente l’episodio con protagonista Carlo Verdone, che è forse l’unica nota positiva del film. Insomma l’ennesima commedia veronesiana. Non pessima, ma decisamente inutile.

Valzer con Bashir

ANIMAZIONE, FRA-GER-ISR, 87 MIN – UN FILM DI Ari Foltman Beirut. Settembre 1982. Tra i giovani che combattono nell’esercito di Israele c’è il diciottenne Ari Foltman, il regista del film Valzer con Bashir. Come gli altri ascolta musica, sogna, e spara. Quando i falangisti cristiani entrano nei campi profughi palestinesi di Saabr e Shatila, uccidendo donne e bambini, resta a guardare. I razzi al fosforo israeliani illuminano il massacro. Il regista ripercorre quei momenti, tra realtà, sogno e autoanalisi. Un film d’animazione può essere più vero del vero, e raccontare incubi che mordono la memoria come cani rabbiosi. La stringente attualità e la sensibilità di questo film, lo rendono indimenticabile. Non è un film sulla guerra, ma un film sui giovani e sui segni che la guerra arreca alle loro vite, alla loro gente e alla loro terra. Eppure la guerra si ripete. mag 63


EVENTI

CALENDARIO Tutti gli appuntamenti 1/3 FEBBRAIO I giganti della montagna Teatro Rendano COSENZA

3/4 FEBBRAIO Prosa, commedie musicali Poveri ma belli CATANZARO

8/10 FEBBRAIO 10 FEBBRAIO Romolo il grande Da giovidì a Teatro Rendano giovidì COSENZA

Teatro la pace drapia TROPEA (VV)

3/4 FEBBRAIO Maurizio Micheli Mi voleva Strehler CROTONE

12 FEBBRAIO Danza e balletto Teatro Politeama CATANZARO

15/24 FEBBRAIO 18/19 FEBBRAIO 19/21 FEBBRAIO 51° Carnevale Prosa e commedie Avec le temps Dalida di Castrovillari musicali CASTROVILLARI (CS)

Teatro Politeama CATANZARO

Teatro Rendano COSENZA

22 FEBBRAIO Lo schiaccianoci

22/24 FEBBRAIO Follia Di Maxmilian Mazzotta

29 FEBBRAIO Sinfonia d’autunno

Teatro Politeama CATANZARO

Teatro Rendano COSENZA

4 FEBBRAIO Marlene Kuntz

Cineteatro Garden RENDE (CS)

15/17 FEBBRAIO L’uomo la bestia la virtù Teatro Rendano COSENZA

10 FEBBRAIO Il divo Garry

Teatro la pace drapia TROPEA (VV)

Di Maurizio Panici Teatro Rendano COSENZA

PER SEGNALARE UN APPUNTAMENTO SCRIVI A: info@magweb.it

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Mag lo trovi anche:

CATANZARO Casa delle culture P.za Prefettura Palazzo della provincia Porta Marina Corso Mazzini, 72 Mangianotte Via Buccarelli, 13 Girasole Viale della Valle, 104 Intervallo Via scesa eroi 1799, 7 Focacceria Chiricò Via indipendenza Girasole Viale della Valle, 104 Corto Maltese Via XX Settembre Irish Pub Via XX Settembre, 19 Simon Via XX Settembre Birreria degli amici Via P.za Stocco, 12 Z-One Piazzetta della Libertà Garden Via Aldo Barbaro, 1/3

LAMEZIA TERME Ayers rock one Contrada Persicara Samart Via Rettifilo Bagni Carta Blanka Piazza Ardito, 12 Mille voglie Via Formia, 7 Sensum Contrada Malaspina CATANZARO LIDO Tacco Matto Via Torrazzo, 2 MySport Via Gullì, 8 Arsenio store Via Bausan, 2 Juice Via Pola, 12/14 Cremino Via Torrazzo, 25

Baraonda club Via Lungomare, 255 Alexander Via Lungomare, 199 B

Imperiale Corso Mazzini, 161

SOVERATO Lanterna Rossa Corso Umberto I, 9

Mignon Corso Mazzini, 121

Al Marinaio Via C.Cristoforo, 16

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