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Guardando al futuro

Il parere di Matteo Sassi nuovo «Responsabile Produzione e Servizi»
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Sono giunto in Cooperativa sul finire del 2020, anno inevitabilmente e drammaticamente segnato dalla pandemia SARS-Cov-2 per tutti coloro, e non solo, che operano nel settore sociale. Ho trovato un’organizzazione capace di promuovere, nonostante le grandi e contraddittorie trasformazioni del nostro tempo, uno spirito cooperativo autentico e distintivo nei valori quanto nelle prassi. Ho avuto modo di misurare queste caratteristiche nel corso della cosiddetta “seconda ondata” della pandemia che ha colpito anche diversi Servizi della Cooperativa. Nella prontezza della reazione che l’organizzazione ha posto in essere ho riscontrato principi e pratiche che contraddistinguono, a mio modo di vedere, la cooperazione sociale quale forma d’impresa. Mi riferisco alla valorizzazione della mutualità interna così come territoriale, alla generosità che ha contraddistinto tante lavoratrici e lavoratori, socie e soci. La risposta alla pandemia ha consolidato la buona reputazione e l’elevato grado di affidabilità della Cooperativa agli occhi delle Istituzioni, della Committenza e del territorio più in generale. Non era scontato che ciò accadesse.


Come è naturale che sia, la fase emergenziale ha anche evidenziato importanti margini di miglioramento sul piano organizzativo e professionale. Sulla scorta di queste esperienze stiamo lavorando con serietà ed impegno - come sempre ha fatto Lo Stradello - ad un piano di miglioramento trasversale ai Servizi nel quale tutti possano riconoscersi. Gli obiettivi principali sono riassumibili nello sviluppo organizzativo dei Servizi, nell’efficientamento dei processi di lavoro e, soprattutto, nella continua innovazione progettuale. Quest’ultimo punto rappresenta il cuore delle attività, indica la strada maestra per non smarrire il senso del nostro lavoro e promuove una cultura professionale attenta ai bisogni e ai desideri delle persone. Se fino ad un anno fa parole quali prossimità, vicinanza o condivisione rappresentavano non solo principi e valori di riferimento ma pratiche quotidiane capaci di strutturare i processi di lavoro, l’avvento degli inevitabili dispositivi «anticovid» ha snaturato il senso racchiuso in quei principi e in quelle pratiche. La chiusura per lunghi mesi dei Servizi residenziali alle visite dei famigliari, così come l’impossibilità per gli utenti di frequentare attività esterne alle strutture, ha determinato una prassi opposta al paradigma su cui si è costruita la cultura dei Servizi: non più apertura e permeabilità ma chiusura e distanziamento. La comprensibile, e per certi versi inevitabile, farraginosità delle normative e dei regolamenti anticovid non ha solo reso ancor più difficile il lavoro quotidiano di operatori e professionisti ma ha anche contribuito a logorare il senso del proprio mestiere o, quanto meno, a metterlo a dura prova. Non dobbiamo perdere di vista o sottovalutare la portata di questi fenomeni. Per questa ragione sono convinto che ogni risorsa disponibile – umana e finanziaria - debba oggi essere efficacemente indirizzata verso un piano di ripartenza che traguardi la Cooperativa e tutti i suoi Servizi oltre la fase pandemica, facendo tesoro delle esperienze, a partire da quelle più difficili, che ciascuno ha maturato.



E PER FINIRE…
