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I servizi del Comparto A

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Stakeholders

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I Servizi Socio Riabilitativi e Socio Occupazionali afferenti al Comparto «A» sono collocati all’interno della provincia di Reggio Emilia e sono prioritariamente dedicati all’accoglienza diurna e residenziale di Persone Disabili Adulte seguite dai Centri Territoriali di Salute Mentale o dai Servizi Sociali. In base ad una valutazione congiunta di tipo socio-sanitario, possono eccezionalmente usufruire dei servizi anche i minori con età superiore ai 16 anni, che trovino opportune risposte ai loro bisogni nelle attività offerte dalla cooperativa.

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REGGIO EMILIA

CSRR «LA MANTA»

Struttura Protetta Disabili Gravi «ARCHE’»

Via Forlanini, 1 - Roncadella Tel 0522 345061-340169 lamanta@lostradello.it arche@lostradello.it

CSRD «ODOARDINA»

Via Salimbene da Parma, 143 Villa Sesso Tel 0522 531628 odoardina@lostradello.it

MONTECCHIO EMILIA CSRD «LE SAMARE»

Via Fratelli Cervi, 5 Tel 0522 865893 lesamare@coopolmo.it

QUATTRO CASTELLA

CSRR «ZORELLA»

Via Cesare Pavese, 94 Puianello Tel 0522 1717620 zorella@lostradello.it

SCANDIANO

SEDE LEGALE

Via Munari, 7 Tel 0522 982601 info@lostradello .it

CSRR «STRADORA» CSRD «BENZI» Appartamento «IL BRUCO»

Via Munari, 5 Tel 0522 531628 stradora@lostradello.it benzi@lostradello.it

Centro Socio-occupazionale «CONCHA»

Via delle Scuole, 3/a Tel 329 3708406 mercatino@lostradello.it

Negozio dell’Usato «SECONDO MAGO’»

Via Tintoretto, 25 Tel 0522 857938 info@lostradello .it

Negozio dell’Usato «MAGO’»

Via delle Scuole, 3/a Tel: 329 3708406 mercatino@lostradello.it

I Servizi di accoglienza per persone disabili adulte sono gestiti da Lo Stradello in regime di accreditamento regionale delle strutture socio sanitarie, oppure in appalto con la Pubblica Amministrazione o utilizzando forme di contrattazione privata con le famiglie. Sono organizzati e gestiti affinché, per ogni persona venga garantita ed attuata una progettazione rispondente alle caratteristiche ed ai bisogni individuali. Nell’ambito delle attività del Comparto si conferma la centralità della relazione con la committenza pubblica, sia sul piano delle singole progettualità, sia su quello più complessivo dell’utilizzo delle risorse del territorio. 159 PERSONE COINVOLTE NEI SERVIZI

in forma residenziale

in forma diurna

in progetti autonomia

totali

102

persone frequentanti i servizi diurni

(compreso il CSRS Le Samare) persone frequentanti i servizi residenziali

persone frequentanti I Centri Socio Occupazionali

(compreso il Centro Socio Occupazionale di Montecchio)

159 186 222 158

107 109 103

57 63

16 62 51 55

0

Inoltre persone sono state accolte in 3 sollievo residenziale per un totale di 33 giornate

Inter vista a Patrizia Credidio

Ex Coordinatrice territoriale area Reggio Emilia

Psicologa e psicoterapeuta lavora a Lo Stradello dal mese di luglio 2017, prima con il ruolo di Coordinatore Territoriale ed attualmente come Responsabile dei progetti legati al «passaggio generazionale durante e dopo di noi». Inoltre esercita la libera professione in studio ed è consulente della Fondazione Durante e Dopo di Noi di Reggio Emilia. Precedentemente si è occupata di psicologia del lavoro, è stata educatrice presso la Cooperativa Zora, ha lavorato presso i nuclei territoriali e al collocamento mirato di Reggio Emilia; ha assolto il ruolo di educatrice in ambito minori, ha collaborato con il centro informazioni immigrati di Reggio Emilia ed ha svolto ruolo di coordinamento sui progetti «Autonomia» promossi dalla Fondazione Durante e Dopo di Noi di Reggio Emilia.

Patrizia, prima di affrontare un tema piuttosto importante che riguarda la gestione dei servizi durante il 2020, per i nostri nuovi lettori, ci vorresti ricordare che funzioni svolgono i Servizi Residenziali della Cooperativa?

Innanzi tutto dobbiamo distinguere i CSRR dagli altri Servizi. CSRR è un acronimo definito dalla normativa regionale sull’Accreditamento dei Servizi Socio Sanitari che significa Centro Socio Riabilitativo Residenziale. Appartengono quindi a questa categoria le strutture che ospitano 24 ore su 24 persone disabili non autonome o la cui famiglia non sia più in grado di assisterle. La Cooperativa gestisce tre CSRR (La Manta, Stradora e Zorella) , ma anche un appartamento per quattro ragazze con maggiori livelli di autonomia ed il Centro Residenziale Archè, che non sono accreditati. L’obiettivo generale di tutti è quello di garantire, attraverso opportuni interventi, una qualità di vita, un’assistenza adeguata e una valorizzazione delle potenzialità individuali. Con gli ospiti si lavora affinché l’ambiente divenga «casa» caratterizzato da relazioni ed affetti, in cui ogni persona possa essere se stessa e crescere con il supporto dell’altro. Prioritariamente ospitano persone disabili adulte entro i 65 anni; solo «Archè» è dedicato a persone con un’età più avanzata. Inoltre, d’innanzi a situazioni di particolare necessità, alcuni Centri possono offrire ospitalità temporanea per permettere loro di vivere una breve esperienza esterna dall’ambiente famigliare. Gli inserimenti nei nostri servizi sono generalmente concordati in stretta collaborazione con il Servizio Disabili Adulti e con i Servizi Sociali. La Cooperativa dispone anche di alcuni posti letto «privati» per eventuali inserimenti derivanti da una contrattazione diretta con la famiglia o lo stesso utente.

Il 2020 è l’anno dell’Emergenza Covid-19. Come hanno affrontato questa situazione i Servizi dell’area di tua pertinenza?

La pandemia ha visto subito coinvolta la struttura residenziale di Puianello «Zorella». Per una situazione personale specifica il Coordinatore del Servizio è dovuto stare assente per più di un mese ed io, come Coordinatore Territoriale, sono divenuta il riferimento per l’equipe, coordinandola a distanza. Ho trovato da parte dei colleghi impegnati in prima linea molta collaborazione, ci sentivamo più volte durante il giorno e alcuni di loro hanno presentato ottime capacità di gestione. Ovviamente alcuni erano terrorizzati dall’idea di «prendere il covid» e a volte cedevano in atteggiamenti dettati dall’emotività e dalla paura. Nello stesso periodo alcuni ospiti si sono rivelati positivi ed è stato molto importante, ma altrettanto difficile (viste le rigide restrizioni), mantenere una linea comunicativa tra dirigenza e gruppo di lavoro che potesse rendere viva la sensazione di supporto e aiuto. Per le altre strutture, che durante il 2020 non sono state colpite direttamente dall’emergenza, ritengo che all’inizio abbiano sottovalutato la situazione: alcuni operatori erano poco attenti alle normative e direttive interne, mentre altri erano particolarmente preoccupati per i loro famigliari e hanno lavorato con molta tensione. Durante il lookdown Il Centro Diurno Odoardina ha attivato celermente le attività a distanza con i ragazzi che erano a casa e gli operatori, partecipi e interessati a collaborare, hanno saputo, se pur attraverso semplici videoconferenze, sostenere le famiglie e coinvolgere gli utenti. Altri operatori del diurno sono stati impegnati in strutture in cui il personale era carente a causa del Covid, e questo talvolta ha generato malcontento. Il momento più critico è arrivato a gennaio di quest’anno, quando avevamo quasi tutte le strutture zone rosse, carenza estrema di operatori perché risultati positivi. Anche in questo caso ci siamo dovuti ingaggiare tutti per entrare in turno e per cercare sostituzioni che potessero garantire continuità ai servizi residenziali.

Quali sono stati i passaggi più complessi e quali ripercussioni hanno avuto sulla vita degli utenti, famiglie ed operatori?

Sicuramente i passaggi più complessi sono stati il recepire, capire ed attuare nelle nostre strutture i Dpcm che cambiavano costantemente. Non è stato facile far comprendere che a tutti i livelli eravamo impegnati, attivi e partecipi, talvolta gli operatori in prima linea si sono sentiti soli. Gli utenti purtroppo si sono visti privati delle attività, dei momenti di socializzazione, del poter uscire… e questo ha generato del malessere che ha provocato «comportamenti problema» che a volte hanno portato a dover attuare degli interventi di urgenza più consistenti coinvolgendo Ausl e Servizio Sociale. I familiari di tutti gli utenti sono stati contattati almeno una volta alla settimana, tranquillizzati e tenuti al corrente della situazione sanitaria ed emotiva dei ragazzi. Presso le strutture residenziali, appena è stato possibile, sono stati adibiti appositi spazi esterni per permettere ai familiari di venire in visita. Tutte le operazioni di vestizione, svestizione per entrare in turno nelle zone rosse, la sanificazione degli spazi che richiede tempo lavoro e determina un accumulo di stress e di maggior attenzione su aspetti legati alla sicurezza, e personalmente ritengo abbiano reso il lavoro più faticoso. Indubbiamente quello che è più mancato è stata la possibilità di contatto con gli utenti e tra i colleghi.

Cos’è cambiato nei centri dopo l’arrivo della pandemia?

Nei centri sono diminuite le attività, ci si è concentrati prevalentemente sugli aspetti di prima necessità. E’ aumentata l’attenzione agli aspetti sanitari e alla sicurezza.

Come potrà cambiare l’organizzazione dei servizi successivamente a questa situazione?

Mi auguro che si riprendano presto le attività anche all’esterno, per ora le attività interne dovrebbero essere potenziate e rese più interessanti per gli ospiti. Sicuramente l’attenzione sugli aspetti sanitari e che riguardano la sicurezza dovrà restare alta. Gradirei si continuasse a lavorare a piccolo gruppo perché questo ha portato giovamento agli utenti e alle modalità di lavoro degli educatori. Sarebbe auspicabile oltre a fare delle equipe centrate sugli aspetti professionali ed educativi di presa in carico degli utenti, lavorare sul benessere degli operatori, offrire loro occasioni di confronto libero e un sostegno psicologico per evitare il burnout.

Accanto alle difficoltà ed alle fatiche verificatesi con il Covid, pensi che si siano evidenziati alcuni aspetti positivi nell’organizzazione dei servizi?

Gli aspetti positivi riguardano la collaborazione più trasversale tra i ruoli della cooperativa, dal servizio lavanderia a quello del responsabile di produzione… siamo stati tutti coinvolti e partecipi. Io per prima, come l’altro Coordinatore territoriale, ho fatto dei turni nel momento più critico in assoluto, quello in cui tutti i centri a parte Zorella, erano completamente zone rosse

…con quale metodo?

Nell’ambito del concetto di «riabilitazione» abbiamo potuto assistere ad un graduale spostamento dal modello di malattia a quello di salute. In questa nuova accezione la riabilitazione pone, al centro del sistema, la difesa della persona con la propria dignità e il suo diritto a rimanere nella propria comunità, a contatto con le proprie reti familiari e sociali. Questa ottica di riferimento è intrinseca nella metodologia di lavoro e di intervento della Cooperativa. Spesso, nel nostro ambito di lavoro si ragiona in termini di «sviluppo ed autonomia della persona»: nella quotidianità questi concetti si traducono in opportunità capaci di coinvolgere gli aspetti di vita di ogni singolo ospite in interazione con il mondo esterno. Gli Operatori impiegati nei Servizi assumono questo criterio per realizzare dei percorsi evolutivi utilizzando il «progetto educativo individualizzato»; e la relazione come strumento principe di lavoro. Il così detto «P.E.I.» è finalizzato a stimolare il mantenimento e lo sviluppo delle capacità personali, tenendo conto dei bisogni e delle potenzialità di ciascuno, e senza mai dimenticare la centralità della persona, le sue potenzialità e le risorse disponibili nel suo ambito di vita. Nel progetto individualizzato vengono definiti gli obiettivi di cambiamento o di mantenimento legati alle autonomie personali, alla capacità di interagire con gli altri, alla capacità di esplorare il proprio mondo emozionale e di costruire una rappresentazione del mondo circostante facilitante alla relazione. Il progetto è soggetto a verifiche periodiche svolte durante le riunione d’equipe, attraverso una condivisione delle riflessioni e delle informazioni raccolte dagli Operatori, Coordinatore ed eventuali altre figure professionali e sulla base di sollecitazioni espresse dall’utente stesso o dai suoi famigliari. Attraverso l’analisi delle informazioni, che evidenziano i bisogni, ma anche e soprattutto le risorse della persona, vengono definiti, o riformulati, gli obiettivi generali in grado di rappresentare una risposta efficace alle esigenze evolutive della persona. In occasione degli incontri di verifica individuale con i Servizi Sociali e il Servizio Handicap Adulto il progetto viene condiviso anche con gli altri attori, formali e non, che ruotano attorno alla vita della persona. La responsabilità di applicazione, monitoraggio e verifica è designata nominando un Educatore referente interno all’equipe.

Inter vista a Marco Ber nini

Coordinatore territoriale Area Scandiano - Val d’Enza Coordinatore inserimenti lavorativi

Laureato in Pedagogia presso l’Università degli studi di Parma ha frequentato un Master Universitario riguardante la “Formazione di operatrici ed operatori per la tutela e il sostegno delle fasce deboli”. Nel 2005 è iniziata la sua esperienza lavorativa nel modo della cooperazione sociale come educatore, e successivamente coordinatore, in un progetto per il reinserimento sociale di persone riconosciute incapaci di intendere e volere, autori di reato. Nel 2014 inizia a lavorare a Zora ricoprendo il ruolo di Responsabile Tecnico e dal 2017 al 2020 a Lo Stradello come Coordinatore territoriale. Attualmente è stato incaricato come Responsabile di Comparto A dell’’area Scandiano – Val d’Enza

Marco, possiamo inziare questa intervista chiedendoti di spiegare quali funzioni hanno i servizi diurni per la disabilità?

Sono Servizi «Socio Riabilitativo» destinati a persone con diversa gravità di disabilità fisica, intellettiva o plurima, con diverso grado di non autosufficienza fisica o relazionale. Il Centro Diurno ha, tra le proprie finalità, il fine di garantire percorsi educativi, gestire interventi assistenziali volti al mantenimento e allo sviluppo delle autonomie personali e sociali attraverso la proposta di attività ricreative e di partecipazione alla vita sociale, in particolare nella comunità locale. In relazione ai bisogni dei singoli utenti ed in accordo con gli stessi, le loro famiglie e l’Azienda AUSL territorialmente competente vengono stesi i progetti educativi individualizzati in cui vengono definiti gli obiettivi su cui lavorare. All’interno del Centro è garantita un’assistenza infermieristica e sono organizzati specifici trattamenti riabilitativi, avvalendosi di un fisioterapista.

Come hanno affrontato la situazione di «emergenza Covid» i Centri dell’area di tua pertinenza?

Soprattutto nella fase iniziale, i centri hanno affrontato con grande preoccupazione e molta paura la venuta dell’emergenza. Uno degli aspetti principali sui quali abbiamo lavorato è la percezione di perenne precarietà di servizio e di lavoro: una precarietà fondamentalmente derivante dalla necessità di affrontare una situazione del tutto nuova e regolata da un susseguirsi di decreti legislativi che venivano emanati con una frequenza molto elevata ed a volte in contraddizione. Riuscire a riorganizzare i Servizi per rispondere alla normativa, tenendo alta l’attenzione degli utenti e delle loro famiglie è stato molto impegnativo.

La paura è rimasta.. la paura di entrare nel contesto ed ammalarsi è ancora oggi presente, nonostante siano state adottate le misure di contenimento, i dispositivi di protezione e si abbia investito sulle formazioni per conoscere meglio il virus e le strategie per proteggere se stessi e gli altri. Purtroppo per alcune famiglie (in particolare quelle degli ospiti dei diurni) questa paura non è mai stata superata: ancor oggi non consentono ai loro figli di frequentare i servizi.

Quali sono stati i passaggi più complessi e quali ripercussioni hanno avuto sulla vita degli utenti, famiglie ed operatori?

Uno dei passaggi più difficili dal punto di vista organizzativo è stata la riapertura dopo il periodo di look down: si sono dovuti adottare specifici protocolli per erogare il servizio (sicurezza, sanificazione, strutturazione in gruppi ridotti, organizzazione dei trasporti, ridistribuzione dei turni di lavoro). Inoltre, essendo costretti ad una modalità di lavoro del tutto nuova, è stato necessario trovare un equilibrio tra tutti i vincoli e le limitazioni sanitarie ed i bisogni a cui rispondere. Siamo stati costretti a operare delle scelte tra cosa conservare e cosa sacrificare e questo passaggio è stato estremamente delicato.. I servizi diurni sono stati chiusi da marzo a giugno e alla riapertura gli ospiti e le famiglie hanno trovato un servizio diverso, con meno possibilità di frequenza, meno servizi accessori come la mensa ed i trasporti. Sul laboratorio socio occupazionale Concha questi vincoli hanno paradossalmente permesso di curare meglio la gestione delle attività, mentre sul CSRD Benzi, caratterizzato da uno spazio fisico più limitato, le difficoltà sono state maggiori. Tutti hanno dovuto riorganizzare la loro quotidianità, anche se durante il periodo di chiusura abbiamo mantenuto attive alcune iniziative di supporto come gli interventi domiciliari per i casi più complessi e alcune attività a distanza in video collegamento per alcune ore al giorno.

I centri residenziali invece hanno vissuto la grande preoccupazione ed impegno di “tenere” il contagio fuori dalla struttura. Gli utenti hanno vissuto il cambiamento della quotidianità, hanno smesso di frequentare altre realtà del territorio, si è interrotta, o ridotta, la possibilità di accesso da parte dei famigliari e per ovviare a questa mancanza abbiamo strutturato la modalità di contatto a distanza… ma la possibilità libera di abbracciarsi, venirsi incontro ed andare a casa è decaduta per la maggior parte del tempo dell’anno. Per il personale dei residenziali la difficoltà maggiore, oltre all’apprendere i nuovi protocolli e mantenere alta l’attenzione, è stato trovare un equilibrio tra tempi di vita personale e tempi di lavoro (soprattutto nel periodo in cui le scuole erano chiuse).

Come potrà cambiare l’organizzazione dei servizi successivamente a questa situazione

Questa è un’incognita importante, come impatterà strutturalmente nel futuro dell’erogazione dei servizi è un aspetto ancora poco delineato. Oggi non abbiamo ancora certezza rispetto all’efficacia dei vaccini e dobbiamo entrare nell’ottica che le restrizioni a cui oggi siamo sottoposti potranno replicarsi nel futuro. Sicuramente i servizi dovranno riassestare e riorganizzare le modalità di lavoro attraverso la strutturazione di alcune procedure che sono state definite durante l’emergenza

Accanto alle difficoltà ed alle fatiche verificatesi con il Covid, pensi che si siano evidenziati alcuni aspetti positivi nell’organizzazione dei servizi?

La cosa che mi ha sorpreso maggiormente è stata la capacità di adattamento dei ragazzi: in relazione ai grandi cambiamenti della quotidianità avrebbero potuto agire ed esprimere le loro frustrazioni in modo forte, invece sono sempre stati molto attivi, rispondendo con grande senso di collaborazione. Probabilmente anche grazie al grande impegno da parte del personale nel rassicurare, accompagnare e ri-adattare il proprio lavoro per fare sentire meno pesante l’impatto dell’emergenza. Sui diurni, la capacità di riadattamento da parte degli utenti e delle loro famiglie: sono state in grado di riorganizzare la propria vita nonostante le estreme difficoltà, collaborando e sostenendo i centri anche attraverso l’apprezzamento dell’impegno e lo sforzo manifestato dagli operatori.

Testimonianze

Il 2020, come già accennato molte volte, è stato un anno in cui l’emergenza Covid-19 ha generato importanti ripercussioni sulle attività dei nostri servizi. Molti, moltissimi, operatori hanno dovuto affrontare grandi paure e preoccupazioni nel gestire una quotidianità che, in situazioni specifiche, sembrava del tutto dissimile dall’esperienza di lavoro fino a quel momento provata. Perché quel che è accaduto non vada dimenticato, riproponiamo la testimonianza di due operatori impiegati nel Comparto A, che è stata risorsa importante in un momento di forte criticità. Anche se riferite ad una situazione verificatasi a inizio 2021, ha per noi senso riportarla in questo bilancio perché rappresentano l’esatta esemplificazione dei vissuti e delle emozioni che hanno caratterizzato la vita degli operatori all’interno dei servizi da inizio pandemia. Operatori che, grazie alla loro professionalità ed il loro coraggio, hanno consentito di dare continuità di servizio alle strutture residenziali.

QuantiLuigi sono i Centri Diurni gestiti dalla Cooperativa e nel 2019 quali sono state le«Senso di precarietà estrategie adottate per mantenere attivopaura credo che siano i termini che più di l’«interesse» daaltri mi hanno parte delaiutato territorio?a capire la situazione difficile che I Centriabbiamo Diurni gestitivissuto in da Lo Stradello quest'ultimosono treanno : Odoardina, Benziallo Stradello. e Le Samare All'improvviso, . Quest’ultimo èquel contesto gestito inche mi collaborazione condava certezze e L’Olmoidentità, è Cooperativa Sociale perdiventato ostile cancellandoconto molti di dei Consorzio riferimenti Quarantacinque.consolidati nel Inoltre tempo. laCiCooperativa gestiscesiamo ritrovati a due servizi costruire socio-occupazionali diurni entro i quali vengono proposti percorsi propedeutici di educazione al lavoro. forzatamente un luogo nuovo, progettato da altri, in cui Rispetto alla domanda relativaavvertivamo la sensazione di al legame con ilgalleggiando territorio ogniin attesa di Centro ha attivatoriprenderci con forzastrategie diverse. Ad esempio ail vecchio, perché in quello c'èOdoardina un pezzo sono state proposte piùdella nostra vita, ci sono leiniziative legaterelazioni, c'è alle variazionil'intimità della stagionalivicinanza di del quelli calendario settimanaleche un tempo erano della attivitàcolleghi e che che, oggi attraversosono persone riunioni specifichecare, amici veri. e momenti di festa, hanno La permesso di valorizzare il rapporto consituazione di grave emergenza ci ha le famiglie degliulteriormente utenti. messo Inoltre sono state incrementate le attivitàalla prova e con comprensibile timore, esterne prevedendoma senza grosse la calendarizzazione di almenoesitazioni, abbiamo messo a una gita alla settimana.disposizione la nostra fragileAnche laesperienza partecipazionesul tema Covid. alle iniziative sostenute da FarmacieIn questa fase ha prevalso il senso delComunali Riunite di Reggio Emilia, in collaborazione con Reggio Children “Atelier della creta” e «Musei Civici» ha permesso didovere. Tocchiamo con mano i bisogni, questa volta li creare sentiamonuovi legami e di inserire alcuni utentiaddosso ma siamo ripagati da una su progetti mirati. forte sensazione di Il programma delle attività del Centro Benziessere utili, di contare ancora qualcosa. è statoTutto integrato questo è con nuove attivitàsuccesso perché hasul territorio:prevalso il l'attività lavoro di di Piscina, adsquadra, esempio, facendo è graditissimasentire ognuno e di molti noi ragazzi hanno avuto la possibilitàpiù forte e ravvivando in me di un partecipare graziearrugginito senso sial prezioso coinvolgimento dei famigliariappartenenza alla cooperativa. Un nella gruppo scelta dell'attività. Altreche ha semplicemente opportunità moltolavorato mettendoimportanti al centro piùsono che state la partecipazione ad alcunimai il benessere dei nostri ragazzi. laboratori proposti durante il «FestivalNon aspettiamo che delle abilità differenti»siano le emergenze a a Carpi, tirare o le gitefuori le legate all'attivitànostre qualità, ma di Blog (pubblicazione on line di articoli redattimi auguro che ci possano essere occasioni dagli come pensateutenti), e quelle orientate a interessi più ad una torrefazione e in un biscottificio. per poterlo fare con serenità» «soddisfacenti»

Maria

«È difficile esprimere con semplici parole l'esperienza vissuta in anno di emergenza. Posso cominciare col dire che in nessun momento non ho avuto paura per me ma ero molto preoccupata per l'integrità fisica degli ospiti. Quest'emergenza è come se mi avesse risvegliato facendo esprimere un’inaspettata voglia di mettermi in gioco; ho potuto riattribuire e riconoscere il valore umano di quello che ogni giorno facciamo. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto del gruppo di lavoro, fatto di persone che sono state capaci di accompagnarmi standomi sempre vicino. Alcuni colleghi mi hanno trasmesso la loro forza e il senso di altruismo disinteressato che li contraddistingue.. A loro sono molto grata. In questo anno dove ogni giorno abbiamo lottato per tutelare la nostra e la salute degli ospiti, mettendo in campo tutte le azioni necessarie per ridurre il rischio di contagio, il pensiero e la volontà di riuscire a cavarcela era all’ordine del giorno. Paradossalmente questa esperienza, per tanti versi angosciante, mi ha ricordato in modo forte che abbiamo a che fare con le PERSONE e di questo non dobbiamo dimenticarcene. Loro sono il motivo per il quale noi stiamo qui, i nostri «ragazzi» meritano il nostro meglio, perché senza di loro non esisterebbero Arché, La Manta, Odoardina …... Lo Stradello! Per questo ricordo che nella mia mente c'era soltanto il pensiero.. “Basta che loro stiano bene e noi andremo avanti” Oggi i miei colleghi sono tornati e speriamo di superare presto questa fase e che tutto tornerà com'era prima... Abbiamo tanti motivi per ringraziare e per ringraziarci… siamo riusciti a rispondere all’appello quando nel mondo intero in tanti non hanno fatto più sentire la loro voce..»

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