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Stakeholders

Sentiamo spesso parlare di «Stakeholders» di un’impresa! Ma chi sono? La definizione maggiormente condivisa li identifica come i «portatori di interesse» che ruotano intorno all’organizzazione. Per Lo Stradello rappresentano l’indispensabile universo delle persone fisiche e giuridiche interessate, per vari motivi, ai servizi e allo stato ed al benessere dell’organizzazione. Proprio per questo è nostro dovere prestare costantemente la massima attenzione alle esigenze e alle sollecitazioni che arrivano dal territorio, attraverso l’ascolto, la consultazione, l’informazione e il coinvolgimento di tutte quelle realtà locali che gravitano attorno la cooperativa. La politica di welfare locale e nazionale sta man mano attivando servizi che potranno operare in efficienza e con efficacia contemplando la sensibilizzazione ed il coinvolgimento attivo della cittadinanza, affinché la presa in carico delle situazioni di disagio non afferisca in modo esclusivo alla, o per conto della, committenza pubblica, ma possa concretizzarsi nell’espressione collettiva di un alto livello di responsabilità sociale. Nel grafico che proponiamo in seguito vogliamo rappresentare, non solo gli ambiti con cui abbiamo instaurato un rapporto di reciproco interesse, ma anche il grado che misura il legame che lo caratterizza: il centro interno rappresenta il «cuore della cooperativa» ovvero le realtà alle quali dobbiamo e vogliamo dedicare la maggiore attenzione perché particolarmente influenti e importanti; nei cerchi più esterni, abbiamo invece collocato gli attori che esprimono un legame sempre meno fondamentale ma pur sempre indispensabile per la nostra organizzazione.

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Nel corso degli anni questo grafico non ha subito mutazioni particolarmente importanti a testimonianza del fatto che la storicità di alcuni legami con il territorio sono «elemento» fondamentale per garantire continuità, sviluppo ed innovazione alla gamma dei Servizi offerti.

Responsabile Comparto A Responsabile Comparto B

Quali ripercussioni si sono generate sul piano operativo ed organizzativo del comparto dall’insorgere dell’emergenza Covid-19?

La pandemia ha indotto importanti cambiamenti organizzativi nei servizi del comparto A: i servizi diurni sono stati chiusi fino a giugno 2020 e quelli residenziali hanno registrato una forte contrattura della presenza del personale operativo causa congedi familiari o malattia. L’aumento delle «malattie» è stata una conseguenza delle disposizioni ministeriali e delle direttive interne che, al comparire dei sintomi Covid, forzavano l’assenza del lavoratore dal servizio. Abbiamo quindi attivato molte sostituzioni, anche grazie alla disponibilità dei lavoratori dei centri diurni, allora fermi causa chiusura degli stessi. Altro elemento di forte impatto organizzativo è stata l’iniziale, e prolungata rispetto alle necessità, carenza di mascherine e degli altri DPI sul mercato: strumenti indispensabili per fronteggiare il contagio e proteggere gli utenti e gli operatori. L’introduzione dello smart-working per le figure non operative nei servizi, nella iniziale situazione fortemente emergenziale, ha reso molto complessa la gestione delle strutture ed ha necessitato di forti sinergie tra le funzioni attraverso canali di comunicazione a distanza. Sul piano operativo i vari settori facenti parte del comparto “B” si sono adeguati, oltre che alle disposizioni impartite dal governo italiano, anche a quelle dei diversi committenti; soprattutto all’inizio della pandemia ci sono state alcune limitazioni dell’attività lavorativa. Dal punto di vista organizzativo è stato attivato un continuo e costante monitoraggio da parte dei responsali di settore e dei preposti affinché le disposizioni impartite dall’ufficio sicurezza fossero rispettate sia in termini di procedure antiCovid che in termini di forniture ed utilizzo dei dispositivi di sicurezza.

Nella situazione emergenziale si sono ridotte le possibilità di espressione, non solo delle relazioni tra persone, ma anche di quelle tra le organizzazioni. Come ha reagito il territorio e quali strategie ha adottato il comparto per mantenere alto il livello di interazione?

Sin da subito la collaborazione con i servizi committenti del territorio è stata rafforzata per fronteggiare una situazione che nessuna realtà era preparata ad affrontare. Con la chiusura dei centri diurni, gli incontri tra gestori, Ausl e Comuni hanno permesso di individuare alcune modalità di supporto alle famiglie e agli utenti: come le attività a distanza ed in video conferenza e gli interventi domiciliari. Queste modalità si sono rivelate importanti perché hanno permesso alle famiglie di non sentirsi sole. I famigliari si sono coinvolti nelle attività con i propri figli ed operatori (es attività di cucina) e si sono sentiti ascoltati nei momenti più critici. Per le situazioni di maggior bisogno sono state attivate le visite domiciliari da parte degli operatori «portando» il centro diurno nelle loro case. Per le residenze sono stati attuati i protocolli di sicurezza, che tra le altre cose hanno vietato tutti gli ingressi in struttura da parte di persone esterne, compresi i famigliari. E’ stato inoltre necessario interrompere ogni attività esterna e questo ha comportato un aumento dell’insofferenza e preoccupazione da parte degli utenti che hanno visto improvvisamente cambiare la loro programmazione settimanale. Pertanto abbiamo tentato di mantenere vivo il rapporto con il territorio e le famiglie attrezzandoci tecnologicamente per effettuare le video chiamate. Il potersi sentire e/o vedere ha permesso agli uni e agli altri di sentirsi rassicurati e vicini seppur lontani. In questa situazione molto particolare, ove i confini ed i limiti di incontro hanno reso impraticabili anche relazioni interne, è stato molto importante mantenere alimentati i rapporti con gli operatori dei servizi, offrendo spazi di rassicurazione, ascolto e confronto con i vari responsabili della Cooperativa. Nel comparto B, i diversi responsabili, hanno adottato quegli strumenti propri della comunicazione a distanza quali video-call e chat ed hanno mantenuto costanti i rapporti, in particolare quelli con le figure di riferimento degli Enti pubblici. Per il resto, terminato il periodo di lockdown e man mano che si andava ad una attenuazione del fenomeno pandemico, anche in concomitanza della stagione calda, le attività sono andate a pieno regime e gli addetti incaricati ai servizi sono tornati in contatto costante con i destinatari delle attività. Il comparto B, come già accennato, passato un primo periodo di limitazioni al pieno svolgimento dell’attività lavorativa, è ripartito a regime normale e fortunatamente, grazie anche ad un basso tasso di morbilità tra i lavoratori, è stato possibile portare a termine quasi tutte le lavorazioni previste. Di particolare valore, a mio avviso, la presenza dei volontari alla vendemmia; penso infatti non fosse scontata considerando anche le diverse procedure giornaliere da seguire, tra le quali il continuo rispetto del distanziamento tra i filari della vigna.

Nel futuro, quale valore assumerà la possibilità di allargare la rete di relazioni con il territorio e quale ruolo pensi possa assumere il comparto B in questo contesto?

L’emergenza Covid ha costretto tutti a rivedere le priorità e gli spazi, soprattutto alla luce di un incremento esponenziale delle necessità sanitarie (preventive e gestionali) a scapito di un’impronta maggiormente educativa tipica delle strutture socio riabilitative come le nostre. Penso che nel prossimo futuro sarà necessario dare maggiore spazio alle figure sanitarie (es le infermiere) all’interno delle strutture residenziali, non solo come figure impiegate nella gestione di bisogni clinici individuali, ma anche come figure di riferimento, in collaborazione con il coordinatore, per la prevenzione e il monitoraggio di potenziali situazioni critiche dal punto di vista sanitario. Questo sguardo avrà necessariamente bisogno di una rete di collaborazioni tra la cooperativa ed il territorio (Asl, Igiene Pubblica, Comuni) per la definizione e la gestione di prassi di lavoro che permettano una circolarità di informazioni fluida ed efficace. Sono convinta che sarà necessario imparare a convivere con questa nuova dimensione legata all’arrivo del Covid, riconoscendo che, se in un primo periodo abbiamo agito in emergenza e ipotizzando di sospendere la nostra quotidianità in attesa di una ripresa del “tutto come prima”, sarà indispensabile ripensare come vivere il territorio, il tempo libero, la socialità per riprendere a nutrirci di relazioni. Questo sarà la sfida che coinvolgerà la cooperativa, gli utenti, le famiglie ed il territorio che li accoglie Il rapporto con le persone che animano il territorio (pubbliche amministrazioni, aziende private, cooperative di servizi , di produzione e lavoro, privati cittadini,..) da sempre è la linfa vitale del comparto B. I bisogni di questi vari soggetti, sia pubblici che privati, sono diventati in questi anni sempre più onerosi; da qui la consapevolezza che è necessario operare al nostro interno per aumentare il grado di formazione dei lavoratori, questo proprio nell’ottica di poter ampliare il numero dei nodi di connessione della rete del territorio. L’inserimento lavorativo di persone fragili, non va dimenticato, continua ad essere il nostro primario impegno nell’interesse generale della comunità e oggi l’adempimento di questo ruolo contempla anche l’operare con nuovi strumenti di inclusione sociale quali ad esempio i tirocini di formazione, le convenzioni con ditte profit ex art.22 della L17/2005, i lavori di pubblica utilità, i lavori di messa alla prova…

I numeri delle persone inserite a vario titolo nel comparto “B” e riportati in questo bilancio sociale vanno letti in un’ottica di costante ricerca di integrazione sociale dei cittadini attraverso lo strumento lavoro

Le iniziative sul ter ritorio

In merito al tema delle relazioni con il territorio, gli eventi organizzati dalla Cooperativa sono un importante strumento per avvicinare la cittadinanza e diffondere una cultura di accoglienza. Sono stimolo alla curiosità ed inducono all’abbattimento delle barriere che spesso ostacolano l’integrazione sociale delle persone fragili. Purtroppo le restrizioni generate dall’emergenza covid-19 non hanno consentito la realizzazione di iniziative, se non l’inaugurazione di una mostra fotografica presso un bar situato in centro a Reggio Emilia.

Il viaggio della vita rappresenta l’esito dell’attività di fotografia del CSRD Odoardina. Durante l’attività i ragazzi, oltre a scattare le immagini presentate alla mostra presso un bar del centro di Reggio Emilia, hanno provato ad esprimere cosa rappresenta per ognuno di essi l'essenza più profonda nella vita, attraverso un viaggio che inizia all'origine. «Dal preciso istante in cui nasciamo iniziamo un percorso individuale che ci accomuna tutti quanti. Le mani rappresentano l'amore che ci cura, la famiglia che ci ama incondizionatamente, gli amici che colorano le nostre giornate. Insieme al treno, sono la partenza il punto esatto in cui la nostra coscienza incontra il mondo. Abbiamo scelto le quattro stagioni per dare un senso alla nostra vita: • la primavera al momento in cui tutto nasce, la nostra infanzia dove tutto è innocente • l'estate, con i suoi colori e profumi, rappresenta la nostra giovinezza, i pensieri che si fanno leggeri, l'allegria e i sorrisi degli amici che ci accarezzano il cuore • l'autunno ci fa pensare alla maturità, l'età in cui ogni chicco seminato e cresciuto lungo il cammino è pronto per essere raccolto è custodito come un sapere da condividere con chi amiamo e stimiamo • infine l'inverno che, anche se sembra privo di colore rispetto alle altre stagioni, è in realtà la massima espressione della forza attraverso la saggezza. Anche l'albero che ai nostri occhi sembra il più fragile, coperto di ghiaccio tra la nebbia, resiste grazie alle sue radici»

Il ter ritorio durante la pandemia Covid -19

L’insorgere della pandemia Covid-19 ha limitato, se non quasi annullato, le opportunità per incontrare, coinvolgere e conoscere il territorio che ospita i servizi della nostra Cooperativa. I primi mesi di lockdown sono stati molto complessi ed hanno colto impreparati i vari settori di intervento in termini di procedure e direttive interne, ma anche e soprattutto rispetto alla fornitura dei dispositivi di protezione individuale, irreperibili per molte settimane. In questa situazione di forte criticità la cittadinanza ha manifestato aspetti di vicinanza e attenzione supportando il reperimento di materiali indispensabile, come ad esempio mascherine e visiere) o donando generi alimentari per gli ospiti dei Centri Residenziali (uova di pasqua, bibite, popcorn…)

Parallelamente la Cooperativa ha promosso una campagna di raccolta fondi per sostenere le spese di acquisto dei dispositivi di protezione individuale. Anche in questo caso il territorio ha risposto con generosità realizzando una somma di circa 5.500 € a favore della nostra realtà.

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