Quaderno della Ricerca #22

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«Libertà va cercando, ch’è sì cara». L’esperienza della libertà

dizione. Tale tensione all’illimitato viene espressa dallo Streben romantico8, ossia l’anelito all’assoluto, all’infinito, svolto con un titanismo che cerca di superare i limiti materiali e spirituali. I romantici, infatti, provano per l’infinito un vero e proprio struggimento, un’ansia che sprona e muove. Quella romantica è un’intuizione antropologica catturata in letteratura dalla figura dell’Ulisse dantesco9, protagonista del xxvi canto dell’Inferno10. Ulisse non riesce ad accontentarsi della sicura, ma monotona e limitata, realtà raccolta entro i confini della natia Itaca: egli sente il prepotente bisogno di una vita libera, vissuta viaggiando per mare, nel tentativo di conoscere ed esplorare. Come Ulisse, ogni uomo, a modo suo, ricerca una libertà sempre maggiore, o almeno così parrebbe. Ammettendo dunque che non vi sia una libertà totale, visto che la condizione umana è segnata da limitazioni, la libertà assoluta alla quale l’uomo tende sarebbe da ricercarsi nell’“illimitato”, ossia in una condizione in cui vige la completa assenza di limiti, costrizioni o condizionamenti di qualsiasi genere. Come si evince da quanto appena affermato, la tensione al superamento continuo dei limiti, verso una condizione di sempre maggior libertà, è intrinseca nell’uomo, in quanto, vivendo, egli fa esperienza della propria limitatezza, della propria inevitabile imperfezione. Se, infatti, l’uomo fosse un essere perfetto, sarebbe privo dello stimolo al miglioramento di sé, non mancando di nulla, e sarebbe in possesso di una libertà assoluta, poiché privo di limitazioni o condizionamenti al proprio agire. Si può dunque affermare che, se raggiungesse lo “stadio dell’illimitato”, al quale pure tende, l’uomo perderebbe la propria natura: non sarebbe più se stesso, ma qualcosa di profondamente diverso. Il superamento dei limiti della libertà, se fosse raggiunto, porterebbe l’uomo a essere Dio. Se dunque l’uomo si rendesse libero da tutti i limiti che condizionano il suo agire, si priverebbe della tensione al superamento che gli è intrinseca, snaturandosi. Inoltre, qualora tentasse di superarsi, andrebbe incontro a situazioni paradossali. Queste si manifestano coinvolgendo tre aspetti propri dell’essenza umana: il bisogno di superare i limiti propri della sua condizione fisiologica, il bisogno di superare i limiti connessi ai rapporti intersoggettivi e, infine, il bisogno di superare i limiti suscitati dalla metafisica per quanto riguarda l’ammissione dell’esistenza di Dio. I prossimi paragrafi sono dedicati a una discussione analitica di tali bisogni e di ciò che ne segue.

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8. J.G. Fichte, Dottrina della scienza, trad. it. di A. Tilgher, Laterza, Roma-Bari 1993, p. 224. 9. D. Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, canto xxvi, La Nuova Italia, Firenze 1995. 10. Ibidem.


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