POLIPO APRILE 2019

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ANNO XIII

APRILE 2019

TENTACOLI DI GIUDIZIO

SI SCENDE IN PISTA

PER IL DIRITTO ALLO STUDIO



Polipo • Aprile 2019

INDICE

EDITORIALE

P. 2-3

ELEZIONI 2019 Cosa si vota?

P. 4-5

CNSU 2016-2019 Cos'è successo in questo triennio?

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IL LAVORO DI LISTA APERTA 2017-2019

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CHE COS’È LISTA APERTA

Ogni giorno il Poli ci lancia una sfida. A tutti, dalla matricola fuori sede appena catapultata a Milano, fino al tesista con tanti crediti in saccoccia ed un piede già nel mondo del lavoro. La sfida si gioca a lezione, in pausa, nello studio, con gli amici e col professore: seguo l’esercizio o guardo il mio telefono? Sto per i fatti miei o mi giro a conoscere il nuovo compagno? Studio per passare l’esame o mi interessa approfondire?

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CAMBIO DI VEDUTE Siamo solo di passaggio?

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UNIVERSITÀ TRA STUDIO E PASSIONE: MOTOSTUDENT Intervista al team leader della E-Division ed al direttore tecnico

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SCENDERE IN CAMPO Visita al Nike Lab di Montebelluna

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OSCAR 2019 Una tradizione oltre il cinema

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POLI IN PISTA Accendi i motori delle passioni BANKSY L'arte di strada non smette di colpire DALLA PUNTA DI UN PINO Ritornare a casa GREEN BOOK Un'amicizia inaspettata (anche in università) LA PERIFERIA CONQUISTA MILANO Ernia e Marracash

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#CHEFATICALAVITADAPOLI Usciamo lo studente medio che è in noi

Accettare la sfida vuol dire giocarsi in ognuna di queste circostanze, perché gli anni dell’università non siano una fatica da sopportare per conquistare una laurea, ma possano costruire la nostra persona umanamente oltre che professionalmente. In questo numero tanti hanno voluto raccontare che cosa significhi per loro accettare la sfida quotidiana in università: c’è chi si coinvolge in associazioni e team, chi contatta aziende e organizza visite, chi porta tra i banchi e su queste pagine tutte le sue passioni, tra musica, arte e cinema, ma anche chi - semplicemente vive le sue giornate in Ateneo, le difficoltà e i problemi che esso pone, con un respiro più ampio. Davanti a qualcosa che non va, grande o piccola che sia, non vogliamo rassegnarci ad una sterile lamentela ma muoverci per affrontarla. Per questo anche quest’anno abbiamo deciso di candidarci alle elezioni studentesche, che si terranno il 14 e 15 maggio: perché ci interessa rispondere, dare il nostro contributo alla costruzione dell’Università e giocarci in prima linea per scoprire quanto essa abbia da dare a noi. E tu cosa fai? Accetti la sfida?

AUTORI E COLLABORATORI DIRETTORE

ASSISTENZA GRAFICA

CONDIRETTORE

ILLUSTRATORI

Francesco Muneratti Anna Finotto

CAPOREDATTORI

Filippo Betti, Antonino Garofalo, Sara Piersigilli, Francesco Toso, Miriam Valentini

ART DIRECTION E PROGETTO GRAFICO Elena Buttolo

REDATTORI

Antonino Garofalo, Marco Belfi, Paolo Bongiolatti, Marianna Bucchi, Elena Buttolo, Anna Brazzini, Giovanni Castelli Dezza, Marco Di Vieste, Nicola Gattoni, Marco Guerini, Luca Innocenti, Cecilia Marson, Pietro Massari, Matteo Oggioni, Francesco Papa, Giovanni Paraboni, Eugenio Piergallini, Sara Piersigilli, Stefano Robbiani, Ada Rosito, Pietro Rossetti, Lucia Schgor, Andrea Seghezzi, Miriam Valentini

Caterina Cedone, Caterina Ghio, Marco Previdi Maddalena Adriano, Caterina Cedone, Riccardo Cernetti, Alessia Garlaschi, Lucia Mazzanti, Camilla Tomasetti, Gabriele Tricella

FOTOGRAFI Arturo Brunetti

REVISIONE

Filippo Betti, Anna Finotto, Antonino Garofalo, Francesco Muneratti, Sara Piersigilli, Marco Previdi, Miriam Valentini

RINGRAZIAMENTI

Ferruccio Resta, Claudio Signorelli, Filippo Campiotti, Michele Bellotti, Letizia Petulicchio, Marta Ghidoli, Ana Avramova, Elisa Faggioli, Andrea Sansonetti, Anna Taglia, Chiara Pollicini, Silvia Zindato, Alessandro De Melegazzi, Letizia Sarchini, Daniele Fedrizzi, il Team di Lista Aperta

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Tentacoli di giudizio

ELEZIONI 2019 Cosa si vota?

Il 14 e 15 Maggio saremo chiamati a votare per il rinnovo delle Rappresentanze Studentesche. Per cosa si vota? E come funziona la rappresentanza? del Team di Lista Aperta

ORGANI CENTRALI Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione sono i due organi centrali del Politecnico di Milano: i rappresentanti degli studenti eletti in questi organi hanno la possibilità di partecipare alle decisioni che riguardano praticamente ogni aspetto della vita di uno studente all’interno dell’Ateneo. Gli studenti restano in carica solo per due anni.

Senato Accademico

È l'organo che indirizza e programma lo sviluppo dell'Ateneo, con particolare riguardo alla didattica e alla ricerca, vigilando sul funzionamento complessivo dell'istituzione universitaria. Il Senato è presieduto dal Rettore del Politecnico di Milano (il Prof. Ferruccio Resta) ed è composto da 23 rappresentanti, di cui: - 17 professori: il Rettore, 12 Direttori dei diversi

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Dipartimenti e 4 rappresentanti dei docenti; - 2 rappresentanti eletti dal Personale Tecnico-Amministrativo; - 4 rappresentanti degli studenti.

Consiglio di Amministrazione

Il Consiglio di Amministrazione è l'organo che, operando in coerenza con le scelte programmatiche e i criteri di utilizzazione delle risorse stabiliti dal Senato Accademico, ha funzioni normative, di indirizzo e di controllo della gestione amministrativa, economica e patrimoniale dell'Ateneo. Quest’organo è presieduto dal Rettore ed è formato da 4 membri eletti dal personale docente, un membro eletto dal Personale Tecnico-Amministrativo, 3 componenti esterni e due rappresentanti degli studenti. È presente anche un Direttore Generale con funzioni di Segretario e senza diritto di voto.

ORGANI DI SCUOLA E CORSO Al Politecnico di Milano esistono quattro Scuole: - Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni (AUIC); - Design; - Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale (ICAT); - Ingegneria Industriale e dell’Informazione (3I). Ciascuna è governata da una Giunta di Scuola, nella quale possono essere presenti, tramite elezioni secondarie, i Rappresentanti degli Studenti eletti in Commissione Paritetica di Scuola. Esiste poi, per ogni Corso di Studi, un Consiglio del Corso di Studi (CCS).


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Commissioni Paritetiche

Le Commissioni Paritetiche sono composte, appunto pariteticamente, da rappresentanti degli studenti e da professori in un numero complessivo di 10 membri. Hanno il compito di giudicare l’andamento e la qualità della didattica sfruttando i risultati dei questionari della Didattica compilati dagli studenti, vigilano sull’efficienza delle strutture formative e delle scelte operate, eventualmente effettuando proposte di miglioramento. I docenti che vi fanno parte sono nominati dal Preside della Scuola su proposta del Consiglio di Presidenza, mentre gli alunni vengono eletti dagli studenti della propria Scuola.

Consigli di Corso di Studio

Il Consiglio di Corso di Studio (CCS) ha la responsabilità di gestire la didattica degli insegnamenti erogati e ne definisce obiettivi didattici e formativi. Tra i suoi compiti vi sono quello di approvare i programmi degli insegnamenti, approvare i piani individuali e svolgere tutte le pratiche relative alla carriera degli studenti. Inoltre il CCS può deliberare, nell'ambito delle regole e princìpi stabiliti dalla Scuola di appartenenza, sulle pratiche di propria pertinenza. Sono membri del CCS tutti i titolari degli insegnamenti ufficiali dei Corsi di Studio e una rappresentanza degli studenti eletta ogni due anni,

che ricopre una percentuale pari al 15% dei membri totali del Consiglio. I rappresentanti in CCS vengono eletti individualmente, cioè senza necessità di presentarsi all’interno di una Lista. Tuttavia essi possono comunque collaborare con una delle liste, pur non appartenendovi formalmente: nel nostro caso, molti rappresentanti in CCS lavorano coordinandosi con i rappresentanti degli organi centrali, così da essere sempre aggiornati su ciò che succede a livello di Ateneo. In questo modo, anche la Lista può fare un lavoro più completo e capillare, tenendo conto di un maggior numero di riferimenti. Durante questi due anni abbiamo coperto la quasi totalità dei Corsi di Studi con più di 90 rappresentanti eletti.

Consigli di Riferimento dei Poli Territoriali

Il Consiglio di riferimento è un organo di indirizzo, programmazione e gestione del Polo. Esso definisce il Piano di sviluppo da sottoporre all'approvazione del Consiglio di amministrazione, previo parere del Senato Accademico; elabora le richieste di risorse finanziarie, di spazi e di personale; destina, in coerenza con il Piano di sviluppo, le risorse finanziarie attribuite al Polo; cura l'orientamento degli studenti, la promozione, la logistica e la gestione dei Corsi di Studio attivi nel Polo in accordo

con le Scuole; collabora con i Dipartimenti per facilitare e potenziare l'attività di ricerca; promuove e sviluppa attività di trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con soggetti e forze produttive del territorio.

ORGANO NAZIONALE

Consiglio Nazionale degli studenti universitari

È un organo di carattere consultivo, ha il compito di formulare proposte al Ministro dell’istruzione in merito a diversi temi, tra cui i progetti di riordino del sistema universitario, i criteri generali per la disciplina degli ordinamenti didattici dei Corsi di Studio, le modalità e gli strumenti per l’orientamento e la mobilità degli studenti. Inoltre, formula proposte sui criteri per l’assegnazione e l’utilizzazione del fondo di finanziamento ordinario e sulla quota di riequilibrio dell’università. Entro un anno dall’insediamento, presenta al Ministro una relazione sulla condizione della popolazione studentesca nell’ambito del sistema universitario. Il CNSU è composto da 30 membri, 28 di essi sono iscritti ai corsi di Laurea e Laurea Specialistica, uno ai corsi di Specializzazione ed uno ai corsi di Dottorato di ricerca. I componenti sono nominati con decreto del Ministro e sono in carica per tre anni. •

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Tentacoli di giudizio

2016-2019 CNSU Cos'è successo in questo triennio? di Anna Brazzini

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Polipo • Aprile 2019

DIRITTO ALLO STUDIO Come funziona

I finanziamenti per il Diritto allo Studio, in Italia, derivano principalmente da tre fonti: il FIS (Fondo Integrativo Statale), la tassa regionale (120, 140 o 160 euro annui a studente, a seconda delle regioni), e i fondi propri delle regioni. Il FIS, che tra le tre costituisce il fondo per la maggior parte, è stato al centro del dibattito al CNSU sotto molti aspetti per questi tre anni.

Cosa è successo negli ultimi anni

Da una parte, grazie alla pressione continua del CNSU, in questi tre anni il FIS è aumentato di circa 80 milioni di euro riducendo il numero di idonei non beneficiari a circa 7500 con una copertura pari al 95,7 % degli idonei totali. D’altra parte, nel 2017, ne sono cambiati i criteri di ripartizione: se fino all’anno prima questo si basava sullo “storico” (a grandi linee, una regione riceveva in base a quanto aveva speso in DSU l’anno precedente), da due anni il principale criterio è il “fabbisogno regionale”, che fa sì che, tenendo conto di quanto una regione riceve dalla Tassa regionale, il fondo sia calibrato piuttosto sul numero di studenti idonei e non idonei alla borsa.

Cosa abbiamo proposto

Come CLDS, una delle nostre battaglie principali è stata quella relativa al riutilizzo di fondi mal utilizzati dal Governo, come ad esempio il “Bonus Eccellenza Giovani”, che consiste in uno stanziamento di 50 milioni che avrebbe lo scopo di alleggerire, tramite sgravi fiscali, il costo di assunzioni da parte di datori di lavoro privati di laureati con 110 e lode. Noi siamo convinti, però, che lo scopo principale che debba muovere gli interventi statali, soprattutto vista la persistenza della figura dell’idoneo non beneficiario, sia in primis quella di garantire l’accesso all’istruzione universitaria a chi ne ha diritto, lo desidera e lo merita: con la stessa cifra, infatti, stanziata per circa 6.000 laureati (50 milioni di euro) si riuscirebbero a finanziare più di 10.000 nuove borse di studio.

NO TAX AREA Come funziona e cosa è successo negli ultimi anni

Con la Legge di Bilancio del 2017, sono stati introdotti nuovi criteri rispetto alla contribuzione

studentesca universitaria. In particolare, è stato definito che gli studenti con ISEE non superiore ai 13.000 €, che abbiano conseguito almeno 10 CFU il primo anno, e 25 CFU dall’anno successivo, siano esentati da qualsiasi forma di tassazione universitaria. Non solo: gli studenti con ISEE compreso tra i 13.000 € e i 30.000 €, aventi gli stessi requisiti di merito, pagano oggi le tasse in misura non superiore al 7% della differenza tra il loro ISEE e 13.000 €. Cosa abbiamo proposto La misura ci è apparsa positiva nel suo complesso, sebbene, a uno studio più attento, alcune criticità si siano rivelate evidenti: alcune liste proponevano un ulteriore abbassamento delle soglie di merito, che però abbiamo chiesto e ottenuto che fossero almeno lasciate come stabilite dalla Legge di Bilancio; d’altra parte, a seguito di uno studio portato in Consiglio, abbiamo mostrato come in alcuni Atenei l’adeguamento alla norma avrebbe comportato un innalzamento delle tasse per gli studenti beneficiari appartenenti alla fascia con ISEE tra 13.000 e 30.000€. Per questo, abbiamo chiesto e ottenuto dal Ministero che la norma fosse attuata secondo la sua ratio generale, scongiurando quindi il rischio di interpretazioni contra legem nell’ottica di un effettivo abbassamento delle tasse universitarie.

Cosa abbiamo proposto Il tema è stato molto discusso durante l’ultima seduta di Marzo, in seguito alla richiesta che è stata fatta al CNSU di esprimere un parere rispetto al documento preparato dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN) sulle Lauree Professionalizzanti. A partire dalle istanze da noi avanzate, il CNSU si è espresso, generalmente, in modo favorevole all’istituzione di questi Corsi, ma evidenziando alcuni punti nodali ancora da sciogliere, pensando, in particolare, proprio alle realtà “politecniche” di cui il nostro Ateneo fa parte. In primis, c’è bisogno di stabilire con estrema chiarezza la differenza tra un laureato triennale “classico”, e il nuovo profilo del laureato triennale “professionalizzato”: rispetto a ciò, è perciò importante che le attività di tirocinio siano formative e acquisiscano un peso importante nella carriera. D’altra parte, abbiamo ritenuto fondamentale chiarire se e in che modalità saranno possibili i passaggi di corso e la conversione dei crediti tra Laurea Professionalizzante, Laurea Triennale e Istituti Tecnici Superiori (ITS), nell’ottica di non voler svalutare nessuno dei tre percorsi e chiarire quale tipo di figura professionale si delinei in uscita da essi.

NUMERO CHIUSO AD ARCHITETTURA Come funziona e cosa è successo negli ultimi anni

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI

Ad oggi, il numero chiuso è regolato da una Legge che, all’articolo 1, stabilisce che le facoltà di Architettura sono regolamentate, a livello di accesso, nazionalmente. Negli ultimi anni il trend dimostra una interessante, inconsueta tendenza: nel 2018 gli aspiranti architetti che hanno superato i quiz sono stati inferiori ai posti messi a bando: 5.720 a fronte di 7.148 disponibilità. Dall’altra parte, si nota una sempre più evidente polarizzazione delle domande verso poche grandi Scuole, con tanti piccoli Atenei che ricevono sistematicamente un numero di richieste inferiore agli spazi liberi. Fatto che recentemente ha scatenato accesi dibattiti perché la soglia del minimo di 20 punti per entrare ha lasciato fuori delle persone, nonostante, appunto, il posto in qualche Ateneo ci fosse; finché il TAR del Lazio ha accolto un ricorso per riaprire le graduatorie.

Come funzionano

Cosa abbiamo proposto

Il 16 dicembre 2016 il MIUR ha emanato un Decreto Ministeriale in cui, tra le altre cose, definiva all’articolo 8 i “Percorsi di studio di laurea sperimentali ad orientamento professionale”, noti come Lauree Professionalizzanti. Quel decreto è stato oggetto di diverse discussioni; il testo definiva tali percorsi organizzandoli in stretta collaborazione con le aziende e le imprese operanti sul territorio, soprattutto nella erogazione dei tirocini e delle attività laboratoriali per cui erano previsti dai 50 ai 60 CFU. Una delle criticità più eclatanti era quella relativa al numero chiuso e all’accreditamento dei corsi: veniva previsto un numero chiuso di 50 posti calibrato in base al numero di tutor disponibili nelle imprese sul territorio e l’anno successivo al primo ogni corso, per poter essere riaccreditato, doveva rispondere a precisi indicatori per quanto riguarda gli sbocchi occupazionali.

La mozione approvata dal CNSU condivide la necessità di ripensare al numero chiuso e alla soglia dei 20 punti in relazione ai numeri e al rapporto domande/disponibilità. D’altra parte, il CLDS si impegna, in quest’ottica, anche a non cadere in una visione semplicistica e a considerare il problema nella sua complessità in vista di un possibile ripensamento del numero chiuso per le facoltà di architettura, ponendoci diversi interrogativi su cui lavorare nei prossimi anni: come ovviare all’eclatante mancanza di posti di lavoro nel territorio italiano per i laureati di architettura? Come ci confrontiamo con il fatto che l’Italia è il Paese con il maggior numero di architetti in tutta Europa? Come far fronte al problema della “polarizzazione”, e, in questo senso, come gestire le risorse dei diversi Atenei in risposta alle domande e alle necessità? •

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Tentacoli di giudizio

IL LAVORO DI LISTA APERTA 2017-2019 del Team di Lista Aperta SU COSA ABBIAMO LAVORATO

Due appelli utili per laurearsi nella sessione invernale

A partire dall’anno accademico 2017/2018 abbiamo proposto e ottenuto che gli appelli di Laurea Triennale a Marzo siano a lezioni iniziate. In questo modo tutti gli appelli d’esame della sessione invernale saranno utili alla Laurea.

Sovrapposizione esami

Negli ultimi due anni le sessioni di esame si sono molto allungate per permettere a noi studenti di avere più tempo per prepararci agli esami. Il problema è che spesso la distribuzione degli esami non ci aiuta, con esami molto vicini o addirittura lo stesso giorno. Per questo negli ultimi due anni, non appena venivano pubblicate le date degli esami, ci siamo impegnati in un lavoro a stretto contatto con le segreterie e con i rappresentanti in CCS per cercare di ridistribuire al meglio gli esami cercando di creare il minor disagio possibile.

Nuovi orari della chat della segreteria

Abbiamo aumentato gli orari di apertura della chat della segreteria: ora il lunedì sono aperte fino alle 19.30, anziché fino alle 12.30.

Spazi ed utilities

In questi due anni abbiamo lavorato molto sugli spazi e sulle utilities perché riteniamo fondamentale che sia garantito agli studenti poter vivere l’università al meglio. Ecco i risultati ottenuti grazie alla collaborazione con gli uffici: Bovisa La Masa: - Apertura di un'aula studio nell’edificio B24 sotto la mensa con 30 nuove postazioni cablate. - 60 nuovi posti studio cablati al primo piano dell’edificio B12. - 8 nuovi microonde al primo piano dell’edificio B12. - Aggiunta di nuovi tavoli su cui mangiare nei giardinetti intorno al B12. - Cablaggio aule L12 e L13. Bovisa Durando: - Aggiunta di 2 nuove aule studio in B8. - Nuovi microonde al piano -1 nell’edificio B2. - Abbiamo chiesto e ottenuto l’apertura della Biblioteca Candiani durante i sabati di sessione.

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Leonardo: - Aggiunta di 8 microonde all’edificio 5 e altri 10 all’edificio 4. - Apertura di 15 posti studio all’edificio 6, di altri 144 all’edificio 23 e di 60 all’edificio 4, per un totale di oltre 220 postazioni. - Abbiamo chiesto agli uffici di rendere semestrale l’assegnazione degli armadietti, in modo da ottimizzarne l’utilizzo. Piacenza: - Aggiunta di 3 microonde nell'area ristoro e altri 2 al Campus Neve tra l'aula C e il Lab 2. - Aggiunta una ciabatta per ogni isola di tavoli presente in aula studio. - Più router per coprire più facilmente i vuoti di segnale. In aggiunta per ogni sessione di esami abbiamo chiesto che fossero riservate delle aule per lo studio.

Aule sovraffollate

Quante volte sei stato a lezione in aule in cui non riuscivi a trovare posto? Sei costretto a seguire seduto sulle finestre o addirittura devi andartene? Negli ultimi due anni abbiamo raccolto, ogni inizio semestre, tutte le segnalazioni delle situazioni critiche e ci siamo impegnati per poter risolvere le situazioni più intricate in collaborazione con le segreterie di Scuola.

Meno tasse per gli studenti vicini alla laurea

Sei uno studente che inizia l’ultimo anno a Settembre, ma hai paura di non riuscire a laurearti entro Febbraio o Aprile e quindi di pagare di più? Non preoccuparti: se a settembre hai un Piano degli Studi completo e finisci gli esami a febbraio con soli esami del secondo semestre già inseriti del Piano, se ti laurei a Luglio, Settembre o Febbraio, pagherai solamente il 25% del contributo omnicomprensivo invece che il 100%.

Soglia dei 30 crediti

Abbiamo modificato il regolamento di contribuzione studentesca in modo che gli studenti possano inserire fino a 32 CFU (e non più solo 30) per ottenere la graduazione del contributo omnicomprensivo al 25%. Allo stesso modo sono cambiate le contribuzioni degli studenti che si iscrivono ai Corsi Singoli e quindi uno studente potrà inserire fino a 32 CFU (e non più solo 30) per ottenere la graduazione del contributo omnicomprensivo al 25%. Anche il numero di CFU inseribili in soprannumero sono stati aumentati da 30 a 32.

Idonei = Assegnatari

Anche quest’anno le borse DSU verranno effettivamente concesse a TUTTI gli studenti idonei.

Buoni pasto DSU

Abbiamo fatto convenzionare per l’utilizzo dei buoni pasto alcuni locali come il Carrefour 24h di via Spinoza 4, vicino a piazza Leonardo, e i Carrefour di via Grossich 3 e di via Modena 8. Stiamo attendendo per l’attivazione di altri locali già segnalati.

Prestito d’onore

Abbiamo chiesto ed ottenuto la riattivazione del prestito “Per Merito” agli studenti: si tratta di un sostegno di entità variabile e personalizzabile fino a 50.000 euro (con importi differenti per studenti in sede o fuori sede), restituibile a partire da due anni dopo la Laurea e con un tasso d’interesse inferiore al 2%. Si può farne richiesta sul sito di Intesa San Paolo, nella sezione Giovani.

Polizza assicurativa per i furti

Abbiamo richiesto e ottenuto l’attivazione della polizza che copre i furti subiti all’interno dell’Ateneo per tutti i beni mobili tra i quali computer, tablet e smartphone.

Bando DSU: borse semestrali e ristorazione

Soltanto da quest’anno il bando DSU prevede la possibilità di ricevere una borsa semestrale per gli studenti che si immatricolano in Magistrale a febbraio; inoltre è stata migliorata la modalità di assegnazione dei posti nelle residenze. Sotto nostra specifica richiesta, sono state allineate le tempistiche di erogazione del servizio di ristorazione per gli studenti dei primi anni e degli anni successivi in modo da eliminare un periodo di un mese circa in cui gli studenti non potevano usufruire del buono pasto.

Trip Advisor Erasmus

Negli ultimi anni ci siamo accorti che tanti di noi volevano confrontarsi sulle scelte per le sedi dell’Erasmus cercando qualcuno che condividesse l’esperienza che aveva fatto all’estero. Seguendo l’esempio della Scuola di Design, abbiamo chiesto e ottenuto di creare un canale Beep proprio con questo scopo! Da qualche settimana potete trovarlo in fondo ai corsi Beep a cui siete iscritti automaticamente!


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Bando mobilità internazionale

Abbiamo ottenuto l’aggiunta di una graduatoria a settembre per rimettere in palio i posti rimasti vacanti e permettere a chi non era stato selezionato di svolgere la mobilità.

Canale Beep dei rappresentanti in CCS

Insieme alle altre liste, abbiamo dato anche il nostro contributo per creare un canale Beep che comparirà a fine maggio, attraverso il quale sarà possibile comunicare direttamente con i rappresentanti in CCS ed il coordinatore.

Ogni anno abbiamo organizzato diverse iniziative, tra cui i Pretest, 4 giorni di aiuto e incontro in preparazione al test d’ingresso al Poli, le giornate di accoglienza, la Sagra della matricola, i gruppi studio e abbiamo pubblicato una guida per orientarsi al Politecnico! In quest’ottica è stato molto interessante anche il lavoro sul Test di Ingegneria e sui numeri programmati: abbiamo preso parte alle discussioni nelle Giunte e in Senato, lavorando sempre per mettere al centro le necessità dello studente; ne sono due esempi la richiesta (non accolta) di mantenere il test a Settembre e la gestione del transitorio.

App del Poli

In questi due anni, in collaborazione anche con le altre liste, abbiamo lavorato per migliorare l’App Polimi. Oltre a segnalare i principali malfunzionamenti, siamo arrivati a formulare un elenco di contenuti da introdurre, tra cui: - possibilità di prendere il ticket della segreteria; - servizio di chat con la segreteria; - possibilità di ricevere notifiche per le scadenze più importanti; - iscrizione agli appelli d’esame; - compilazione dei questionari di valutazione della didattica; - mappe del Campus, con una mappatura precisa delle aule studio; - accesso a Beep, direttamente dal telefono. Il responsabile dell’Area Servizi ICT, ha accolto favorevolmente molte delle nostre proposte che verranno gradualmente implementate a partire da quest’anno. Vi aggiorneremo sui prossimi sviluppi della vicenda.

Novità nei servizi di ristorazione

Dopo numerosi mesi di lavoro, è stato migliorato il servizio di ristorazione nei Self Service di Leonardo, di via Golgi, della Casa dello Studente, del Campus La Masa e del Bar Giuriati con una miglior qualità dell’offerta, ma soprattutto con prezzi notevolmente più bassi.

Convenzioni computer

Da quasi due anni, nella sezione convenzioni del sito di Ateneo, potete trovare uno store per comprare i computer, interamente dedicato agli studenti del Poli!

Zaini del Poli

Torna con la mente a due anni fa e pensa un secondo al merchandising del Poli. Te lo ricordi? Negli ultimi anni sono comparse le borracce di metallo, gli zaini della North Face e tanto altro. Dal dialogo con gli uffici competenti, abbiamo sviluppato l’idea di coinvolgere partner esterni nel merchandising del Politecnico.

Matricole

Negli ultimi anni abbiamo avuto un’attenzione particolare nei confronti di chi per la prima volta si è affacciato all’università.

SU COSA STIAMO LAVORANDO

Spazi studio e utilities Bovisa La Masa: - Stiamo lavorando in continua collaborazione con gli uffici per ottenere nuove postazioni studio in BL27 (grazie a una riorganizzazione degli spazi) e in BL28, sfruttando lo spazio inutilizzato all’interno dell’edificio. - Stiamo chiedendo da tempo che il "giardino d’inverno" (spazio coperto retrostante l’edificio B12) sia chiuso lateralmente con dei pannelli trasparenti e che sia fornito di funghetti riscaldanti e di colonnine per il cablaggio, così che possa essere adibito a spazio studio anche nella stagioni fredde. Bovisa Durando: - Siamo al lavoro per aprire nuove aule studio dentro il B2, tramite lo spostamento di spazi adibiti alle Liste in altri sedi. Leonardo: - Cablaggio e condizionamento: ci stiamo muovendo affinché questi servizi vengano aggiunti dove possibile (in particolare nell’atrio dell’edificio L26 e nelle aule del secondo piano dell’edificio 2). - Spazi studio. Riteniamo che ci sia bisogno ancora di nuove postazioni. Per questo siamo in continua ricerca di possibili aule da poter adibire allo studio. - Microonde. Siamo in contatto con l’area delle infrastrutture e dei servizi per provare ad aggiungere alcuni microonde nell'atrio dell’edificio 21, che al momento ne è completa mente sprovvisto.

Didattica innovativa

Ormai da due anni nelle nostre aule sta avvenendo una piccola rivoluzione silenziosa. Da qualche tempo infatti alcuni prof stanno provando a cambiare un po’ il loro modo di insegnare, non più solo lezioni frontali, ma più progetti, qualcuno ha ricominciato

a darci i compiti a casa, qualche discussione in più in aula. Tutto questo serve per renderci più partecipi, più attivi su quello che stiamo imparando. Ma funziona davvero? Nelle ultime settimane, con l’aiuto della Scuola di Ingegneria, stiamo creando un questionario che ci permetta di avere un feedback su queste iniziative e vedere quali sono le migliori per valutare se proporle anche in altri corsi.

Esoneri per tutti

In questi anni abbiamo sempre combattuto affinché tutti gli studenti idonei a ricevere esoneri dalla contribuzione studentesca, li ricevessero senza riduzioni.

Career service

Il Career Service lavora per continuare ad offrire un servizio di alta qualità agli studenti e ha da poco aperto tre nuovi centri dove si può incontrare lo staff, ma anche i responsabili delle risorse umane di aziende e professionisti per prepararsi all’ingresso nel mondo del lavoro, o per la ricerca di uno stage. Ci stiamo interfacciando con il Career Service, raccogliendo suggerimenti, dubbi ed esigenze degli studenti, per renderlo sempre più a misura di studente.

Soliya Connect Program

Su suggerimento di una studentessa di ingegneria, stiamo provando ad introdurre al Politecnico il Connect Program dell’associazione “Soliya”. Si tratta di un programma che mette in contatto studenti da ogni parte del mondo per discutere in rete, in lingua inglese, di temi sociali e di attualità. Al termine di esso verrebbe rilasciata una certificazione.

Poliprint

Stiamo continuando a batterci per fare in modo che i beneficiari del DSU di Architettura e Design possano usufruire del servizio di stampa a un prezzo ridotto. Inoltre, siamo al lavoro per provare ad alzare sempre più la qualità del servizio.

Laboratorio modelli

Con l’inizio dei cantieri, il Laboratorio di Modellistica Moa ha spostato la sua sede in via Ampere 20 all'edificio 11B (ex libreria cortina), in previsione del trasferimento nel nuovo campus di Renzo Piano, dove si prevede di aprirne uno più grande che possa soddisfare tutte le esigenze degli studenti. Gli aspetti su cui ci stiamo concentrando di più per il nuovo progetto sono: - ampliare il personale e gli orari di apertura; - un servizio di taglio laser e di stampe 3D; - possibilità di aumentare le postazioni di lavoro. •

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Tentacoli di giudizio

CHE COS’È LISTA APERTA Che tipo di lavoro è Lista Aperta? Che occasione è la rappresentanza e chi c’è dietro? Per dirvi chi siamo abbiamo chiesto ad alcuni di noi di raccontare in poche righe le loro esperienze.

Marco Guerini Candidato a CDA

GUERO Sono Marco Guerini e frequento il secondo anno di Gestionale. Fin dal mio ingresso al Poli sono rimasto colpito dal desiderio di incidere positivamente in università che vedevo negli amici di Lista Aperta. Ho visto la loro passione, la voglia di crescere e di mettersi in gioco per gli altri. Per questo motivo ho deciso di dare una mano in questi mesi, aiutandoli nel lavoro settimanale. Quando mi hanno chiesto di candidarmi al Consiglio di Amministrazione ho risposto sì, forte della mia passione ad impegnarmi per il bene comune e perché ho visto nei miei amici quanto questo possa essere occasione di crescita. In questi giorni, nello scrivere il programma, ci stiamo confrontando con tanti amici e con tanti studenti che non conoscevo, ma desiderosi di vivere l’università e di costruirla insieme. Ho visto in loro che è possibile lavorare negli organi di rappresentanza portando avanti al tempo stesso l'impegno dello studio. •

Andrea Seghezzi Candidato a CNSU

SHELMAN Sono Andrea Seghezzi, frequento il secondo anno di Ingegneria dei Materiali e vi voglio raccontare perché mi candido al CNSU. Per spiegarlo non posso non partire dall’anno e mezzo che ho passato al Poli in cui ho visto alcuni amici vivere in università, anche attraverso il lavoro di Lista Aperta, con una passione e una serietà che desidero per me. Per questo mi candido: credo che gli anni dell'università non servano solo ad acquisire

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delle conoscenze ma anche a crescere come persona. Sono convinto che la rappresentanza sia un'occasione privilegiata per imparare ad avere uno sguardo più attento su ciò che ci sta intorno e una spinta a non stare fermi ma a mettersi in moto davanti ai problemi. Ciò che mi anima non è un particolare credo politico o la presunzione di avere idee migliori, ma il desiderio di far conoscere l'università in cui studio e costruirla insieme a tutti quelli che hanno a cuore questo luogo. •

In ultimo è un’opportunità di rapporti. Non posso che essere grato delle amicizie con gli altri di Lista Aperta (a volte per nulla scontato), con alcuni ragazzi delle altre liste, e perfino (sorprendente!) con le segreterie e coi professori, che potrei ormai definire amici. Quattro anni fa non potevo neanche immaginare che avrei avuto un rapporto così libero e cosi bello con “quelli che sono dall’altra parte della cattedra”, ma questi anni di lavoro raccontano di come sia possibile stringere un rapporto che vada oltre il classico “tu riempi la mia testa di cose”, se si è disposti a mettersi in gioco chiedendo che l’università non si riduca al singolo esame. •

Stefano Robbiani Giunta e CCS BIOMEDICA

ROBBIA Sono Stefano Robbiani, sono al quinto anno di Ingegneria Biomedica, da due anni sono rappresentante in Giunta di Scuola e da quattro in CCS. Se devo dire cosa è stata per me la rappresentanza in questi quattro anni la definirei un’opportunità. Opportunità di cosa? In primo luogo opportunità di mettersi al servizio, che vuol dire semplicemente cercare di aiutare con tutte le risorse a nostra disposizione chi ci scrive perchè ha bisogno di una mano. E in questi anni le richieste sono state le più disparate: dagli esami sovrapposti, alle modifiche fuori tempo massimo al piano di studi, dalla partecipazione alle attività culturali fino a tentativi di rubare la password dei Servizi Online. Mettersi al servizio vuol dire anche avere a cuore tutti quelli che, anche se non mi conoscono, rappresento negli organi, e quindi stare attento a tutti i dettagli nelle discussioni perchè venga fatto il bene di tutti. Opportunità anche di andare a fondo delle questioni. Ripensando a questi anni ci sono molte cose che non avrei mai pensato avrebbero suscitato interesse in me: la didattica innovativa, l’erasmus, gli orari delle lezioni, le medie di accesso alla magistrale, i regolamenti… Eppure essere eletto mi ha quasi costretto a entrare dentro tutte queste cose e capire dove potesse essere il bello per me e per tutti gli studenti che vi entravano in contatto. Perciò, nel confronto con gli amici della Lista, nascono delle proposte nuove, ci si mette in moto per provare a incidere.

Anna Finotto Senato Accademico

FINOZ Sono Anna Finotto ed il mio mandato in Senato Accademico è ormai agli sgoccioli. Non è facile riassumere in poche righe il valore di Lista Aperta e tutto quanto ho imparato in questi due anni di rappresentanza, ma farò del mio meglio. Quando mi sono candidata, su invito di alcuni amici, non l'ho fatto solo con l'idea di rendere il Poli un'università migliore ma anche e soprattutto con la speranza che implicarmi in questa realtà fosse per me occasione di crescita professionale e umana. Oggi posso dire che mi ha educato molto in questo senso: ho imparato a non rimanere indifferente davanti ai fatti che accadono, a prendere una posizione e dire quello che penso, senza però chiudere la porta a chi la pensa diversamente, per cercare insieme - davanti ad ogni problema la soluzione migliore. Con i professori e con gli amici di Lista Aperta, con cui il rapporto è cresciuto quotidianamente grazie alla condivisione di un lavoro, mi sono mossa con l'obiettivo di costruire un’università aperta a tutti “i capaci e i meritevoli anche se privi di mezzi” ed un’università da vivere, tutti, quotidianamente. •


Polipo • Aprile 2019

Francesco Papa CDA

Cecilia Marson CCS INFORMATICA

Anna Brazzini CNSU

CICCIO

CECI

ANNA

Sono Francesco Papa e frequento il primo anno di Magistrale di Ingegneria Gestionale. Dopo due anni di impegno e vero lavoro di rappresentanza, non posso nascondere la gratitudine per l’opportunità regalatami da alcuni amici. Lista Aperta è stata una possibilità per incidere concretamente nelle decisioni di Ateneo e nella quotidianità di ogni studente (come con il lavoro dei buoni pasto, del prestito d’onore o degli spazi studio), conscio del fatto che senza di me e gli amici di Lista le decisioni sarebbero state diverse. Credo che la rappresentanza abbia portato e possa portare un’utilità concreta a tutti noi studenti e al Politecnico. Inoltre mi accorgo di come io sia cresciuto e cambiato imparando un metodo interessante di affrontare tutto ciò che mi è posto davanti senza lasciare passare nulla e cercando di guadagnare un giudizio utile per il prosieguo della mia vita. In questo, è stata fondamentale l’amicizia che è nata con molti ragazzi implicati in Lista Aperta che sono stati sempre un grande supporto nell’importante responsabilità di rappresentare gli studenti, per la quale vale la pena mettersi in gioco. •

Matteo Oggioni Candidato a Senato Accademico

OGGIO Sono Matteo Oggioni, studente del secondo anno di Automazione, e ho deciso di candidarmi al Senato Accademico. Da matricola ho avuto la fortuna di incontrare amici con cui vivere le mie giornate tra studio e lezioni. In loro ho visto un modo di stare in università che mi ha colpito all’istante e, in modo naturale, ho cominciato a seguirli. Fin da subito mi hanno proposto diverse iniziative di Lista Aperta come la Sagra della matricola o i gruppi studio di Analisi 1. In questo anno e mezzo ho capito che l’università è un luogo in cui posso crescere come persona, non è solo tempo di formazione necessario per arrivare alla Laurea ed entrare nel mondo del lavoro. Dunque la decisione di candidarmi nasce da questa esperienza che desidero approfondire nei prossimi anni. Questo inizia prendendo sul serio i problemi di tutti i giorni e stando davanti ai grandi cambiamenti di questo periodo con uno sguardo critico, senza delegare a nessuno la nostra responsabilità da studenti. È per me una sfida e un’opportunità di verifica rispetto a ciò che ho vissuto fino ad ora in università. •

Sono Cecilia Marson e per due anni ho fatto rappresentanza nel CCS di Ing. Informatica. Quando ho deciso di candidarmi temevo il fatto che la rappresentanza avrebbe tolto ulteriore tempo allo studio, allo stesso tempo però nessuno all’interno del mio corso di studi si occupava in particolare del percorso di Comunicazione. Avere degli amici che lavorassero con Lista Aperta mi ha molto aiutata a gestire il lavoro, in loro ho trovato qualcuno a cui chiedere sempre una mano quando non sapevo come muovermi. Sono molto grata mi abbiano lanciato questa proposta perchè fare rappresentanza ha cambiato il mio modo di stare in università, ho potuto realizzare che c’è un panorama molto più ampio e interessante che spesso sfugge nella quotidianità di esami e lezioni. Quest’anno ho deciso di ricandidarmi, e proporre questo lavoro anche ad altri miei amici, perchè penso sia davvero una bella occasione. •

Quando mi sono candidata al CNSU avevo tanti dubbi: sarò capace? Riuscirò a gestirmi bene il tempo? Vale la pena impegnarsi in qualcosa che mi chiede di rinunciare ad un Erasmus per portare a termine con serietà questo lavoro? Eppure, prevaleva in me una fiducia negli amici che me lo proponevano e un desiderio, al tempo poco chiaro e poco razionale, di non perdermi niente, di sfruttare qualunque occasione per diventare “grande”, accompagnato da uno slancio un po’ ideale di rendere il Poli un posto un po’ più bello. Fare i bilanci a pochi mesi dalla fine del mandato non è semplice, ma penso che questi tre anni di lavoro siano stati un’occasione unica di crescita, una privilegia­ tissima “palestra” per imparare a dire la mia, a giudicare, ma anche e soprattutto ad ascoltare chi la pensa diversamente. Ho avuto modo di capire che l’impegno in questo lavoro porta frutti, anche se non immediatamente evidenti, spesso più piccoli e acerbi di quanto avremmo voluto, talvolta passando per discussioni e momenti di fatica, ma pur sempre ricchi di soddisfazioni. Ho imparato grazie agli amici con cui ho lavorato questi anni che è un modo bellissimo di essere “al servizio”: per me e per il luogo dove studiamo tutti i giorni. •

Pietro Rossetti CCS MATEMATICA Candidato a Giunta 3I

ROSS Sono Pietro Rossetti, studente del terzo anno di Ingegneria Matematica e rappresentante nel Consiglio del Corso di Studi. Fin dal primo anno, ho avuto come desiderio quello di non stare semplicemente a lezione e sostenere esami, ma di vedere più nel concreto e nel dettaglio tutto il mondo che sta dietro Ingegneria Matematica. Grazie a un amico, che mi aveva proposto di candidarmi come membro del CCS, ho avuto la possibilità di approfondire questo mio desiderio. Così ho conosciuto LA, un gruppo di amici interessati al luogo in cui si trovano e abbiamo iniziato a lavorare insieme su alcuni problemi incontrati durante gli ultimi 2 anni. Per affrontare molte tematiche è stato fondamentale l’aiuto, che pian piano si è trasformato in un rapporto più quotidiano, del rappresentante in Paritetica e Giunta 3I che quest’anno mi ha chiesto di candidarmi al suo posto. Ripensando alla rappresentanza passata, ho accettato perchè in primo luogo mi interessa il lavoro che ho cominciato ed essere membro della Paritetica 3I può essere un’occasione che mi permetta di continuarlo e ampliarlo. Inoltre, mi sono fidato della proposta fatta dalla Lista in quanto, in questi anni, è stata per me occasione di andare più a fondo di quello che mi interessava. •

Giovanni Castelli Dezza Senato Accademico

GIOCA Sono Giovanni Castelli Dezza e frequento il secondo anno di magistrale di Ingegneria Aerospaziale. In questi due anni ho fatto il rappresentante in Senato Accademico. Se devo pensare a cosa è Lista Aperta per me però devo partire dal mio secondo anno (ora sono al quinto). Tutto è nato nel vedere dei ragazzi vivi in università e che si interessavano di tutto. Così anche io ho voluto implicarmi con la rappresentanza fino a candidarmi in Senato, perchè vedevo che loro ci guadagnavano a lavorare tentativamente per migliorare la nostra università. Questi due anni sono stati proprio questo per me, cercare di mettersi al servizio per il bene comune. Non ho il pallino della politica ma desidero che dovunque andrò a lavorare potrò continuare a vivere così perchè ponendomi in questa prospettiva sono più contento. •

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Tentacoli di giudizio

CAMBIO DI VEDUTE Siamo solo di passaggio? Grazie Poli, anche la fatica serve di M. Bucchi Quando ho iniziato l’università non avevo proprio idea di quello che mi aspettasse. Cosa avrei studiato? Avrei conosciuto dei compagni? Come sarebbero stati i miei professori? E gli appelli? Sarei sopravvissuta lontana da casa? Mi sarebbe mancata la mia famiglia? Non avevo chiaro nulla, davvero, però aspettavo qualcosa. Mi ricordo che aspettavo qualcosa, ero in attesa. Pur nella poca coscienza che può avere una ragazza di 18 anni, sapevo che la mia vita sarebbe cambiata e, per questo, ero tutta protesa a iniziare una nuova avventura. Oggi mi ritrovo all’ultimo anno, pochi crediti ormai da portare a casa e una tesi da scrivere. Questi gli ultimi baluardi che si vedono in lontananza. Una lontananza che, con lo scorrere del tempo, si è fatta sempre più vicina. Ma non starò qui a raccontarvi di quello che è successo in questi anni. Penso che tra queste righe sia più giusto che ognuno faccia memoria di ciò che è stato per lui il Politecnico, così mentre riflettete sulla vostra esperienza, in qualche modo state guardando anche la mia. Se c’è una cosa, infatti, che abbiamo in comune noi tutti studenti del Politecnico è la fatica. La fatica. Un inesorabile pegno da pagare, una dolorosa spina nel fianco, un fastidioso brusio di sottofondo. Questa fatica è stata una fedele compagna in tutti questi anni, a volte così vicina e intensa da farmi arrancare e vacillare, altre volte più distante e pacata. Se ci ripenso - ma in verità se ci ripensate un po' anche voi – mi rendo conto di quanto la fatica mi abbia cambiata, rendendomi più cinica e indifferente davanti a tutte le iniziative e le proposte. È come se, nel tempo, il mio entusiasmo iniziale si fosse spento, fosse rimasto sfibrato.

Dove è finita quella fresca attesa dell’inizio? Ed io sto ancora aspettando qualcosa? Se dovessi chiudere qui questo articolo, sarebbe un vero disastro, ma per fortuna ho ancora a disposizione un po' di caratteri che sfrutterò per riscattarmi. Di fronte a tutte queste domande infatti me ne viene in mente un’ultima: ma davvero la fatica di questi anni è stata una cosa negativa, un’esperienza da cancellare? Se ripenso a tutte le mie sessioni – e vi giuro che sono state tante – non c’è mai stata una volta in cui, arrivata alla fine, sono rimasta completamente delusa da quello che avevo vissuto. L’amarezza degli esami andati diversamente dalle aspettative, infatti, non ha mai vinto su quel sottile sentimento di speranza che in fondo qualcosa avevo portato a casa, qualcosa avevo imparato. Mi sembrava ad ogni sessione di scoprire qualcosa in più su me stessa, i miei interessi e sulle persone che avevo intorno. Lo studio con gli amici è stato fondamentale – non sarei arrivata fin qui senza il loro aiuto – e solo oggi mi accorgo che dietro a quelle lunghe e silenziose ore a sbattere la testa sui libri, si nascondeva una laboriosa opera buona che nel tempo mi ha costruito ed edificato, rendendomi quella che sono ora. Mi sento di dire con certezza che la fatica fatta in questi anni ha avuto senso perché mi ha permesso di mettere le mani in pasta nelle cose e nella vita. Allora sono fiduciosa per tutto ciò che di faticoso ci sarà per me un domani. Non avrei mai pensato che sarei arrivata a dirlo, ma Grazie Poli per avermi fatto fare tutta questa fatica. •

Sei mesi da matricola di P. Massari L’aggettivo più appropriato per descrivere i primi sei mesi al Politecnico è “intensi”. Non c’è altro attributo che calzi così alla perfezione questo periodo fatto di paure, gioie, amicizie, responsabilità e tanto altro. Dal dover imparare a gestirsi da solo in un posto diverso da casa, passando per la complicità creatasi con i coinquilini e con i colleghi in corso per poi arrivare allo stress di affrontare i primi esami. La matricola ha il suo primo vero contatto con il mondo dell’università nell’appartamento, quando finalmente lascia la sicurezza e la comodità della propria casa e si addentra in questo nuovo viaggio: che sia in compagnia di qualcuno o da sola, deve scontrarsi con una serie di responsabilità e problemi mai affrontati prima d’ora. È lì che si sentirà a casa quando, dopo un’intensa

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giornata di studio e ping pong, o pallavolo, tornerà stanca e dovrà, in ordine, stendere la lavatrice, pulire, cucinare, di nuovo pulire, e finalmente lanciarsi sul divano per una partita a FIFA o COD che sia o per una puntata di una delle infinite serie di Netflix. Nonostante durante i primi tempi i rimproveri siano frequenti, i tanti errori e le tante piccole o grandi gioie, come quella di fare una cena buona o di passare un esame, fanno crescere la confidenza in sé e la coscienza di ciò che succede attorno. Dunque la matricola va a lezione, inizia a fare amicizia con le persone in corso e a vivere l’università ed ecco che immancabilmente la sua concezione di studio cambia. Finalmente, per la prima volta, si affrontano temi che rientrano nella sfera dei propri interessi personali, da condividere con persone provenienti da tutt’Italia e dall’estero. I background variegati e le passioni in comune, prima fra tutte quella per la materia, portano a legami che, duraturi o meno, sicuramente aiutano a formare le proprie idee. Il confronto è lo strumento più veloce e migliore per consolidare, cambiare o modificare le proprie opinioni. L’università è non solamente un posto dove andare a lezione, ma anche un luogo dove rimanere a studiare insieme ai compagni di corso o passare del tempo a giocare a ping pong. Si incontrano decine e decine di persone e, tra una lezione ed un caffè, nascono amicizie interessanti e differenti, modellate e forgiate da confronti costruttivi. Si vive assieme veramente l’esperienza dell’università: i colleghi di corso, naturalmente non tutti, non sono solo dei meri amici, ma dei veri compagni di vita con i quali affrontare una giornata dopo l’altra. Ci si incontra di mattina, di pomeriggio, di sera, di notte, ci si vede per studiare, per bere, per stare insieme. Sono amicizie spesso diverse da quelle che nascono al liceo, più vive, interessanti e stimolanti. Ci si accorge della grandezza del mondo e della sua complessità. Il primo semestre da matricola è senz’altro stressante, provocante e stancante. Non si può fare altro che tornare sempre a studiare con la voglia di imparare qualcosa di nuovo, di stringere nuove amicizie e di cementare quelle già esistenti, di incontrare nuove persone e, insomma, di vivere l’università in tutto e per tutto dalla prima lezione all’ultimo esame. “Quei ragazzi hanno imparato che il cosa-posso-fare e il cosa-posso-essere –e cioè le qualità delle proprie abilità e della propria anima– sono quesiti separati che trattano però tematiche inseparabili. E che l’università può essere un buon posto per provare a rispondere a entrambi.” New York Times, What Is The Point of College?, giornalista e professore Kwame Anthony Appiah. •


Polipo • Aprile 2019

UNIVERSITÀ TRA STUDIO E PASSIONE: MOTOSTUDENT

Intervista al team leader della E-Division ed al direttore tecnico di G. Paraboni Il team Polimi Motorcycle Factory nasce nel 2015 da un’idea di cinque studenti di Ingegneria Meccanica, con l’obiettivo di prendere parte alla manifestazione dedicata, MotoStudent. Ad ottobre 2016 c’è stata la prima partecipazione del team alla competizione, portando a casa buoni risultati. Ad oggi il team è composto da 61 membri organizzati in 4 diversi reparti coordinati da un Professore tutor e dalla Gestione Sportiva. È un venerdì pomeriggio soleggiato in Bovisa, uno di quelli che profumano già di week end, uno di quelli che se hai esercitazione alle 16 vorresti metterti a piangere. Ma questo pomeriggio niente esercitazioni per fortuna. Vado al Dipartimento di Meccanica per intervistare due ragazzi del team “Polimi Motorcycle Factory”. Chi glielo fa fare di implicarsi in un lavoro così impegnativo? Ho in mente la fatica che uno si sente addosso quando non vanno le cose, quando non vanno gli esami. Vale la pena di fare fatica per qualcosa? Appena arrivo il clima è subito disteso e l’intervista ad Andrea e Giulio, anche se non li ho mai visti prima, sembra una chiacchierata tra amici. Ci manca solo la birra. Perché avete iniziato Motostudent? Non vi spaventava l’idea di togliere tempo allo studio accademico e alle lezioni? Andrea: Ho iniziato Motostudent perché volevo fare moto nella vita. Volevo fare qualcosa di un po' più pratico per riuscire ad entrare nell’ambiente motoristico come ingegnere, visto che l’età e i soldi per entrare come pilota non ci sono mai stati. Ho scoperto questa opportunità e ho detto “Proviamoci” senza pensare troppo alle conseguenze. È stato un “Provaci e vediamo cosa succede”. Giulio: Anche io ho iniziato Motostudent perché ho la passione per le moto. Anzi, ho scelto di fare l’università e in particolare Ingegneria Meccanica perché volevo imparare a realizzare moto. Quando ho trovato questo team ho pensato: “Perfetto! È proprio ciò di cui ho bisogno”. Per me è una grande possibilità, gli esami e lo studio si adattano di conseguenza. Come conciliate il lavoro nel team e lo studio per gli esami? Andrea: Decidi ogni volta se dedicarti all’uno o all’altro. Vorresti fare tutto, ma presto ti rendi conto che sono necessari dei sacrifici. È molto difficile perché spesso le scadenze della stagione sono le stesse delle sessioni. La gara è una volta ogni due anni nella sessione di settembre-ottobre ed anche a luglio ci sono i test della moto. Capita di bucare due o tre sessioni se davvero ci tieni, ma ad un certo punto trovi il tuo equilibrio. Giulio: Io non sono mai stato al passo, ho sempre avuto qualche esame indietro. Però mi sono reso conto che prima di entrare nel team spendevo un sacco di tempo sui libri ma effettivamente

non facevo fruttare tutte quelle ore, perché potevo permettermi di perderne una parte. Per assurdo adesso ho meno tempo ma ho imparato che, se ti organizzi bene, riesci a fare anche altro. Anche durante la sessione se ti imponi di fare qualcosa in più oltre a studiare, il tempo bene o male lo trovi. In secondo luogo, c’è da dire che il Motostudent è fatto da studenti con la tua stessa passione, che frequentano e, spesso, preparano i tuoi stessi esami. Allora ti ritrovi a studiare insieme e i problemi che sorgono li risolvi insieme nella metà del tempo. Quindi Motostudent non è solo “fare una moto”, ma è una famiglia in cui l’aiuto reciproco è all’ordine del giorno. Per affrontare le problematiche tecniche del team, è richiesto uno studio almeno pari a quello per preparare un esame. Come vivete la fatica dello studio? Andrea: Secondo me lo stimolo è diverso: quando prepari un esame lo fai solo per te, con l’obiettivo di passarlo, mentre se fai qualcosa per il team hai sulle spalle una responsabilità molto maggiore perché se non porti a termine un compito fai fermare tutto il team. In secondo luogo, qui hai un riscontro pratico che nello studio teorico non c’è ed hai un obiettivo concreto da raggiungere. Infine hai una responsabilità, la competizione, che ti spinge a fare sempre meglio: stai realizzando una motocicletta e sopra ci dovrai mettere una persona! Questo è lo stimolo più grande a fare bene anche per uno svogliato di studio come me. Qui non puoi perderti neanche un segno della tua equazione. Giulio: Non ho mai dato troppo importanza al voto e non ho mai trovato una vera e propria soddisfazione nello studiare, soprattutto nello studio teorico. Le cose proposte dal team invece sono più concrete e danno una soddisfazione pratica più tangibile, anche se possono sembrare meno nobili. Paradossalmente quando mi sono laureato in triennale ero molto contento, ma quando abbiamo vinto il mondiale, proprio nell’attimo in cui la moto è passata nel rettilineo, ho provato più gioia, sia per la vittoria sia perché eravamo una famiglia. Motostudent può rallentarti un po' negli studi ma vale la pena perdere anche un anno per fare un’esperienza con altri ragazzi di cui diventi amico e con cui sei pronto a fare nottate, condite da imprecazioni, per riparare la moto e portare a termine il lavoro.

Il Motostudent ha cambiato il vostro modo di studiare? Come? Andrea: A me è tornata la voglia di studiare: all’inizio dell’università non ero totalmente motivato e non mi piaceva molto quanto avevo da studiare; partecipare a Motostudent però mi ha dato la spinta per stare qui e continuare a lottare. E poi anche lo studio è migliorato: in proporzione ho passato più esami da dentro che da fuori il team, perchè sono più focalizzato. Giulio: Sarò duro con il Poli: un po’ ti azzera, perchè non fai altro nella vita e, se non ottieni grandi risultati, va male l’unica cosa che stai facendo. Quando sono entrato nel team le cose importanti che avevo da fare sono diventate due e il lavoro in Motostudent ha trascinato anche lo studio. Se potessi tornare indietro, andrei da ogni mio professore a chiedere un progetto, qualcosa che vada oltre lo studio teorico e permetta di imparare qualcosa di pratico. Dopo un altro po’ di chiacchiere, saluto i due nuovi amici e lascio il Dipartimento. Mi sento rilanciato e spronato: c’è davvero la possibilità di gustarsi l’università. In che modo? Per Andrea e Giulio è seguire una passione fino in fondo, disposti anche a fatiche e sacrifici perché certi che ne valga la pena. Personalmente ritengo che seguire ciò che ti appassiona sia l’unico modo per godersi le cose. Non fraintendiamoci, se adesso stai pensando: “la mia passione è guardare Netflix” ti stai prendendo in giro da solo. La passione si accompagna a un desiderio di costruire, di fare e di realizzare se stessi e quindi è possibile in ogni ambito (nella mia esperienza personale, perfino negli esercizi di Analisi 1!). Ma c’è una condizione necessaria per scoprirlo, che è esserci con tutto se stesso, impegnarsi e fare anche fatica e, come diceva Giulio, per fortuna ci sono gli amici che aiutano proprio in questo: ad esserci! E voi? Di cosa siete appassionati? •

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Tentacoli di giudizio

SCENDERE IN CAMPO Visita al Nike Lab di Montebelluna di A. Garofalo Tenere tra le mani gli scarpini che indosserà Cristiano Ronaldo in campo non capita a chiunque, ma di certo è una possibilità per tutti. Diversi mesi fa, attraverso alcuni video su internet, sono venuto a conoscenza del Nike 360 Holding B.V., anche chiamato Nike Lab, un centro ricerca e sviluppo di una delle aziende più famose legate al mondo dello sport e non solo.

La particolarità che rende unico questo piccolo centro è la presenza della Sample Room, un laboratorio dove ogni giorno vengono realizzate circa 20 paia di scarpe da gioco per i professionisti dei più importanti campionati di calcio e nel quale vengono effettuate modifiche o produzioni ad hoc in base alle particolari esigenze del singolo calciatore. Trascinato dalla scoperta di questo luogo - unico al mondo - che unisce la mia passione per questo sport ai miei studi di Design del Prodotto, ho contattato Matteo, Senior Director del Lab, con l’intenzione di organizzare una visita. Dopo qualche mese, quando ormai mi ero quasi dimenticato del mio timido tentativo, ricevo una mail che mi annuncia che il General Manager Nike ha approvato la mia richiesta. Incredibile!

Matteo ha contattato il direttore generale soltanto per il desiderio senza pretese di uno studente ancora neanche laureato. Che disponibilità! Così lo scorso 29 gennaio, insieme ad altri otto compagni di Design, sono partito per Montebelluna (TV), culla di numerose aziende di calzature, tra cui appunto il Nike Lab. La giornata è stata stupenda: tutto il laboratorio e il centro di ricerca sembrava si fossero fermati per accogliere il nostro arrivo. Matteo in persona ci ha accompagnati durante tutta la visita spiegandoci cosa vuol dire progettare e innovare una scarpa nel mondo Nike, ma soprattutto nel mondo del mercato globale. Entrati nella Sample Room abbiamo subito avuto modo di tenere tra le mani gli scarpini foderati internamente per il piede freddoloso di Cristiano Ronaldo o quelli con la tomaia più morbida per le necessità da attaccante di Rooney; non sono passati inosservati il calco gigantesco del 47 di Ibrahimovic e quello sporgente sul mignolo per l’infortunato Neymar. Successivamente, ciascun operaio-artigiano, mostrandoci le macchine in azione, ci ha spiegato il suo ruolo e il loro modo di affrontare e risolvere i problemi legati alle particolari richieste dei singoli calciatori. Dopo più di tre ore di racconti e domande ci siamo salutati e - con grande stupore da parte nostra - ci hanno comunicato il loro desiderio di poter venire in futuro a far visita al Politecnico, loro adesso volenterosi di incontrare noi. Sembrava proprio che queste persone, con anni di lavoro ed esperienza alle spalle, non aspettassero altro che dei giovani come noi venissero a cercarli per far loro visita, che uno sguardo giovane potesse riaccendere in loro la passione per questo lavoro. Incontrare questi maestri mi ha fatto capire quanto sia privilegiato il tempo dell'università, perché già da ora posso uscire dalle mie quattro mura di studio per entrare nel mondo. Essere uno studente oggi, infatti, mi fa essere giovane, cioè mi fa essere attento e curioso a chi è più avanti di me, a chi già lavora, al mondo. Allo stesso modo, in questo mondo siamo circondati da aziende e maestri che non aspettano altro che l’interesse e lo sguardo di noi giovani. •

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Polipo • Aprile 2019

OSCAR 2019

Una tradizione oltre il cinema di M. Di Vieste, N. Gattoni e S. Piersigilli Alcune persone passano alla storia per le grandi imprese che fanno, lo zio di Margaret Herrick, invece, ha solo avuto la fortuna di assomigliare ad una statuetta. Il suo nome? OSCAR. È questo il nomignolo più affettivo dell’Academy Award of Merit, un premio che nel corso del tempo è diventato tradizione; dal 1929 ad oggi sono state consegnate circa 3000 statuine. Se la storia di zio Oscar è del tutto irrilevante e di poco interesse, quella del suo omonimo inanimato merita attenzione. 24 febbraio 2019, si contendono l’Academy Award for Best Picture otto film. Quando, durante la Notte degli Oscar viene annunciata la vittoria di Green Book sugli altri, il pubblico dei cinefili, dilettanti e appassionati, si divide tra pareri discordanti. Con ben 10 nominations si distinguono The Favourite e Roma, seguiti da Vice e A Star is born, con otto candidature, e da Black Panther al quale sono attribuiti gli oscar più tecnici. A fare da padroni sono ironicamente, i meno citati: Green Book si aggiudica 3 Oscar di 5 nominations, Bohemian Rhapsody ben 4 su 5. In questo panorama pellicolare è chiaro il parere dell’Academy: di certo le dinamiche sociali ed attuali non sfuggono al giudizio dei 6000 votanti e, tra gli Oscar di maggior rilievo, spiccano tematiche quali il razzismo e la ricerca di una compiutezza che la società sembra non riuscire a dare all’individuo. In questo contesto si pongono film quali Black Panther (Ryan Coogler), BlacKkKlansmen (Spike Lee) e Green Book (Peter Farrelly). I tre registi affrontano il tema con cineprese diverse, deviando le angolazioni per mettere a fuoco la questione: la Marvel usa toni scenici e tipici della propria etichetta e la liberazione del popolo nero passa attraverso l’epicità della guerra. Spike Lee propone invece una storia vera in cui Black Power e White Power si scontrano e si confrontano nella collaborazione tra Ron Stallworth, investigatore nero, e il suo team di poliziotti bianchi. “Pur essendo ambientato quattro decadi fa, il film parla del nostro presente. Per questo motivo Spike Lee ha inserito delle inedite, ed efferate, immagini dello scontro di Charlottesville, per far arrivare questo messaggio in maniera chiara anche agli spettatori. Quei problemi che pensavamo di aver superato, in nome di un'eguaglianza e del rispetto reciproco, sono ancora troppo radicati nella nostra cultura e nel nostro vissuto.” (MONDO FOX) Se l’energia della battaglia e la suspance del poliziesco sono di impatto, la quotidianità di un’amicizia inaspettata non è da meno e Green Book lo racconta con la semplicità tipica del buddy movie. Il coprotagonista Viggo Mortensen commenta in un’intervista: “Come una bella storia del passato che può aiutarci a capire il presente. È un film davvero speciale, perché non ti dice cosa pensare, cosa ascoltare o

vedere. Evita le lezioni, ma ci invita a seguirlo. E forse a riflettere su quanto sbagliate siano certe prime impressioni. Penso che storie così siano molto importanti in questo momento.” Con l’espandersi di canali accessibili a tutti, quali Netflix e siti streaming, il mondo del cinema sembra perdere fascino: necessita una rivoluzione, un’evoluzione che renda davvero unica la visione del film in sala. È perseguendo questo obiettivo che avviene la produzione di Bohemian Rhapsody, A Star is Born, The Favourite e Roma. Le immagini e le musiche vengono sottomesse al virtuosistico estro del regista, che tra grandangoli, fish eye, concerti di sonoro e visivo ed escamotage di ogni tipo, fa della scena cinematografica un simposio sensoriale. Il respiro tagliato prima dell’inizio, inquadratura sul pubblico, inquadratura sulla band poi ancora sul pubblico, l’emozione di centomila persone che guardano in una sola direzione, il cuore che batte in quattro quarti e infine venti minuti di impeto e tempesta. È un tripudio di emozioni che coinvolge lo spettatore e rompe gli schemi di spazio e tempo, catapultandolo al Live Aid di Wembley. Per il cinema le rockstar presentano un vantaggio: raramente muoiono nel loro letto, piuttosto di overdose, suicidi o annegati. Da qui l'affermarsi di un genere che è rimasto ormai senza fiato. L’incessante tentativo di trovare la propria strada diventa occasione di riflessione anche negli interpreti più inaspettati. Ne sono un esempio le straordinarie figure femminili: Queen Anne (Olivia Coleman in The Favourite), nonostante sia l’impersonificazione del potere, a capo della stessa società che sembra soggiogarla, cerca la tanto attesa e pretesa felicità tra le attenzioni dell’ultima cortigiana arrivata a corte. Parallelamente, in Roma, la domestica Cleo e Donna Sofia impersonificano donne forti alla ricerca della propria identità in un contesto patriarcale che le ha lasciate completamente sole. Le note della chitarra di Jackson Maine accompagnano fuori dal suo palco le parole di Shallow, in una melodia drammatica che chiede tanto ai protagonisti fittizi dello schermo, quanto a quelli più reali, uomini e donne della platea: “Are you happy in this modern world?” •

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Tentacoli di giudizio

POLI IN PISTA

Accendi i motori delle passioni BANKSY L’arte di strada non smette di colpire di A. Rosito e M. Valentini Al Mudec di Milano fino al 14 aprile è in corso Banksy: A Visual Protest, la mostra non autorizzata sul forse più famoso street artist al mondo. Dall’ultima provocazione – la distruzione in diretta di Girl with a baloon all’asta Sotheby’s di Londra - l’artista di Bristol è sempre più noto al grande pubblico e sembra essere stato digerito da quel mercato dell’arte che cercava fin dagli esordi di combattere. E allora, cosa può dirci di più questa mostra che si presenta già di per sé come un paradosso? Non pensavamo di visitare questa mostra, credevamo di conoscere già il tema, associando Banksy unicamente a chi qualche anno fa, volendo fare l’alternativo sui social, lo pubblicava citando V per Vendetta o Fight Club. Andarci però ci ha fatto riscoprire la genialità di questa forma d’arte, che si basa sull'utilizzare immagini prese dalla pubblicità o dalla cultura di massa e rovesciarne il senso tramite il meccanismo del détournement (“deviazione”), cioè aggiungendo un elemento anomalo che induce a riflettere. Durante la sua carriera Banksy si è divertito a compiere questo ribaltamento su quadri storici, dipingendo gli stessi soggetti ma aggiungendo dettagli moderni e sostituendo i dipinti di nascosto. Ne è un esempio la gentildonna dell'800 con una maschera anti-gas, esposta in mostra. Non dimentichia-

mo però che le radici della sua arte affondano nella strada, nei gruppi di guerrilla art degli anni ’80 ’90 a Bristol. Dai primi graffiti si comprende che il passaggio dalle bombolette spray allo stencil è dovuto a una maggiore velocità di esecuzione e quindi una minore possibilità di venire arrestati. Stesso motivo è alla base della scelta dell’anonimato, elemento tipico della sottocultura degli writers. C'è un’opera che ci ha molto colpito: si tratta di uno dei pochissimi autoritratti dell’artista, nel quale si rappresenta come un membro delle gang di Bristol, che usavano i cani come armi di combattimento. Il suo cane però non è una bestia aggressiva, bensì il celebre cane disegnato da Keith Haring, altro writer impegnato a livello sociale, a dire che la sua arma non è la violenza, ma l’arte. Delle opere più famose l’aspetto più interessante è il rapporto con il luogo; non solo per i temi, legati alla cultura inglese o al Paese preciso, ma per la scelta ad hoc della posizione. Un esempio è quello della bandiera dell’Unione Europea senza una stella, su una parete visibile soltanto prendendo l’autostrada da Dover, città pro-Brexit. Tutta l’ironia graffiante dell’artista è raccontata poi tramite le copertine di dischi, i poster, le installazioni, le opere in Paesi in conflitto. E se ci eravamo un po’ assuefatte al suo stile e al tipo di denuncia così immediato, questa mostra ci ha ridato quel senso di disagio e insieme di meraviglia a cui punta l’arte di Banksy. Colpisce dritta allo stomaco, evitando che alcuni temi diventino banali ai nostri occhi. •

DALLA PUNTA DI UN PINO Ritornare a casa di P. Bongiolatti Tornato a casa per il weekend, scrivo questo articolo, qui tra le Alpi Valtellinesi: come sempre ci vogliono loro per risvegliarmi dal ritmo fitto delle giornate di Milano. Ora che le ho davanti, mi fanno venire voglia di parlare di loro, di raccontare perché mi fanno stare bene. In qualche modo direi, mi è tornata l’ispirazione: mi fa questo effetto rivedere i rilievi della superficie terrestre che così bene conosco ergersi tutto intorno a me, un letto scavato dal ghiacciaio dei Forni, ricoperto di luce, neve e rocce, pascoli e campi che si sviluppano sui promontori tra i letti minori dei fiumi. Cammino tra le vigne e i boschi che circondano il centro storico, raggiungo uno dei miei paradisi panoramici, fumando osservo: il fondovalle diviso dall’Adda, la strada statale che lo segue nel suo percorso e la ferrovia che costeggia il lago di Como, quella stessa che mi lascia sempre a Milano Centrale. Da una parte, non vorrei pensare alla città, ho ancora qualche giorno

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per rimanere qui, lontano dalle preoccupazioni che a Milano mi fanno mancare il respiro: voti mediocri delle sessioni passate, lezioni correnti alle quali mi assento, gli esami del primo anno che si proiettano sui semestri futuri e tutte le paranoie dello studente fuori sede quale sono. Potrei dire uno studente fuori sede medio, uno che vive le sue giornate alternando università e pasti riscaldati, ma in realtà c’è qualcosa di più: se sono al Poli è perché mi fa scoprire cosa voglio fare. È questo il motivo che mi ha portato a Milano nel 2014, per frequentare un liceo artistico di maggior prestigio rispetto a quello della provincia dei pizzoccheri. Anche se poi, nella provincia dei pizzoccheri, tornavo tutti i weekend, perchè non riuscivo ad abituarmi all’idea che tutto fosse cambiato così in fretta. Milano è davvero diversa, un luogo di continui incontri e conoscenze: costantemente circondati da persone e iniziative, ogni attimo di tempo libero può essere sfruttato come un’opportunità di scoprire e di imparare di più anche delle mie stesse passioni, che tanto si allontanano dal clima così tradizionale della montagna. Ma allora cosa mi fa tornare? Cosa cerco, quando nel weekend cammino tra tutti questi monti che ormai conosco quasi a memoria? Mi guardo intorno, non c’è niente di nuovo, ma rimane quel senso assurdo di meraviglia, che mi fa sentire a casa. Ora, quando rimango a Milano anche per un mese o più, rivedere le montagne mi stupisce molto più facilmente, anche se in fondo le riconosco ancora, sono le stesse di sempre. Se prima vedevo un posto isolato, senza grandi opportunità di sviluppare i miei interessi, ora vedo ogni volta uno splendore.


Polipo • Aprile 2019

Questo splendore per me è una certezza. C’è un ponte tibetano, che parte proprio lì da casa mia, che attraversa la valle a 120 metri dal suolo e un giorno da lì ho toccato la punta di un pino. Camminavo sulla valle, sospeso in piedi nel vuoto e ammiravo tra il vento il panorama della Val Tartano. Dietro alla paura e a tutta quella meraviglia, sentivo in fondo un senso di immensa sicurezza. Forse è questo quello che cerco. Magari esagero, vorrei abbracciare queste montagne che mi regalano tanto, mi fanno sentire fortunato per la mia vita, è proprio questo che mi porta a oltrepassare l’uscio di casa per calpestare le vie nei boschi e incontrare i cervi malgrado il buio, camminando senza una vera meta. C’è sempre una sorpresa che incontrerò quando esco. Ne sono certo. E non sono uomo di molte certezze, per questo la montagna mi fa bene, per quella certezza che mi dà nel seguire la mia strada. •

GREEN BOOK Un'amicizia inaspettata (anche in università) di L. Innocenti Premetto di non essere un cinefilo o un esperto di film, tuttavia, dopo aver visto Green Book, mi è rimasto come un pensiero fisso in testa, non solo per la bella storia sull’integrazione sociale, ma per il forte riscontro con l’università – dove frequento il primo anno di magistrale di architettura - nei corsi insieme a ragazzi provenienti da tutto il mondo. Il protagonista è Tony un buttafuori italo-americano che si trova a dover fare da autista ad un eccentrico pianista afroamericano, Don Shirley, per un tour nel sud degli Stati Uniti degli anni ’60. Fin da subito si capisce che sono

completamente diversi: Shirley è elegante e colto, Tony è un uomo semplice, un po’ ignorante e sempre affamato, ma che vuole bene alla propria famiglia. Durante il viaggio sono evidenti dei contrasti fra i due, eppure gli ostacoli dovuti alle discriminazioni razziali saranno l’occasione della nascita di una grande amicizia che porta entrambi a fare un passo verso l’altro. In questi mesi mi è capitato di vivere la dinamica del film, quando i prof ci hanno detto di integrarci con i compagni. All’inizio mi sono trovato un po’ impacciato: davanti alla diversità preferisci farti gli affari tuoi e alla fine bevi il caffè con gli amici italiani per non parlare troppo inglese. Nel film nessuno ha superpoteri o fa imprese eroiche, ma attraverso la semplicità di Tony ci viene mostrato che per stare insieme basta essere umani, semplici, senza perdersi in ideologie comuni o altre teorie. Mi sono reso conto che anche il rapporto coi miei compagni è cambiato: prima l’unica cosa che facevo con il mio compagno di gruppo era lavorare al progetto, ma a fine giornata mi accorgevo che non sapevo niente di lui. Così in vari momenti durante la giornata abbiamo iniziato a conoscerci, vedendo che in fondo ognuno ha le proprie fragilità, le proprie debolezze e le proprie passioni e, come nel film, alla fine è nata una grande amicizia. Questo film mi ha dato l’opportunità di ripensare al “viaggio” di questo semestre, al fatto che non serve essere dei geni per stare insieme, ma basta essere semplici e coscienti del fatto che, come dice Tony, "Il mondo è pieno di gente sola che ha paura di fare il primo passo". •

LA PERIFERIA CONQUISTA MILANO Ernia e Marracash di M. Belfi e E. Piergallini Milano. Periferia. In questo posto sono nati e continuano a nascere talenti musicali che usano la musica come trampolino di lancio per evadere da una realtà a volte troppo amara, ma pur sempre nutrendo un forte orgoglio e senso di appartenenza per il quartiere. Ernia e Marracash, seppur con stili e modi differenti, rappresentano nei loro testi la periferia che li ha cresciuti. Matteo Professione in arte Ernia (Milano, 29 Novembre 1993) è uno dei rappers più eclettici della nuova scuola italiana, forte di un bagaglio culturale non indifferente (concluso il liceo, frequenta oggi la facoltà di Lingue e Letterature Straniere), si colloca tra la profondità dei concetti tipica del “Rap conscious” e la volgarità di tendenza del resto della scena rap. Ad ispirare il titolo del suo nuovo album, 68, è il bus che lo ha accom-

pagnato fin da quando era piccolo per andare a scuola e in centro e che gli ha permesso quindi di dare una cornice autobiografica al testo dell’omonimo singolo: “Tra palazzoni e villette schierate stavo nel mezzo/Così che prendevo da entrambi, mi comportavo in base al contesto/In zona mia ci passava soltanto un mezzo/La 68 portava fuori e portava in centro”. Ernia riesce a tessere un filo conduttore, narrando vicende e stati d’animo che è stato costretto ad attraversare uscendo dal proprio quartiere. Ad esempio nel brano La Paura parla del terrore che lo avvolge nel momento in cui avverte il distacco che si presenta tra il successo che sta guadagnando ora e il ragazzo di quartiere che era prima, col timore di perdere così il rispetto dei suoi vecchi amici “Ho paura che mi dicano "Eri meglio prima"/No, non parlo della gente, ma dei miei amici”. Fabio Rizzo in arte Marracash (Nicosia, 22 Maggio 1979), ha avuto la capacità di portare il suo quartiere, la Barona, sulla cartina di Milano, rimanendone tanto legato da viverci anche adesso: in particolare nella prima fase della sua produzione egli porta alla luce la vita (e le contraddizioni) del quartiere, di cui diventa portavoce. Nel brano Bastavano le briciole racconta della sua adolescenza e della distanza che si delineava tra lui e gli altri ragazzi: “Ed ero in classe coi bimbi fortunati/Coi dindi nei salvadanai e i genitori educati/E io, fra', stavo coi figli d'immigrati, coi figli di operai/Mi vergognavo, i miei erano ignoranti”, ma in ultima analisi emerge un giudizio di affetto per le persone con cui ha condiviso questa fatica: “E nel quartiere non hai niente, ma hai i veri amici/Non possedere ti rallenta, ma puoi riuscirci”. Nel brano 20 anni (peso) del disco Status parla di disoccupazione e disagio giovanile, della difficoltà di trovare un lavoro che porti a casa denaro sufficiente, della droga come valvola di sfogo per alcuni, dell’essere senza prospettive. Eppure anche qui non tralascia un sentimento di affetto per una condizione che - pur difficile - è stata parte della sua vita: “Sto in una fogna ma è la nostra fogna”. Ancora oggi, intervistato sull’argomento, dice: “Perché non me ne sono andato? Perché ormai faccio parte di questo quartiere, appartengo a questa umanità, per strada mi salutano anziani e bambini". Ponendo a confronto Badabum Cha Cha e King QT, vediamo che i due artisti hanno in comune più di quanto ci si possa aspettare: oltre alla concezione della fatica e dei soldi “Il grano facile se esiste lascia graffi nel cuore/La pianta dei soldi cresce se l'annaffi col sudore” (Ernia), “Perché io ho la fame/Quella mia di mio nonno e quella di mio padre” (Marracash), si può notare come in realtà l’aspirazione di entrambi gli autori non sia la fama fine a se stessa, ma l’essere riconosciuti come punto di riferimento dalla gente del proprio quartiere: Marracash “Il principe di Barona e non di Bel Air” ed Ernia il “King QT”. •

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Tentacoli di giudizio

#CHEFATICALAVITADAPOLI Usciamo lo studente medio che è in noi

di E. Buttolo, E. Ferrario , F. Marson e L. Schgor

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Iniziativa realizzata con il contributo del Politecnico di Milano

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