Raccolta articoli 2020

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"Il fallimento della società post-illuminista, tuttavia, è sotto gli occhi di tutti ed è da ciechi non prenderne atto. La natura irrazionale dell'uomo non è stata plasmata dalla volontà razionalista affermatasi nel 18° secolo e lo scontro titanico tra la "natura" e "la volontà di dominio della natura" non ha ancora sancito la vittoria definitiva di quest'ultima, avendo solo generato quel mostro chiamato "ipocrisia" che, a livello planetario, regola la vita dell'umanità. Qual è la differenza, per esempio, tra la tirannide pre-illuminista, che l'illuminismo avrebbe dovuto sconfiggere, e la tirannide dell'occidente contemporaneo? Nessuna, salvo che la prima non aveva bisogno di alcuna copertura per essere legittimata, mentre la seconda necessita sempre di un alibi. E l'alibi, lo sappiamo tutti, in questi casi, è sempre figlio dell'ipocrisia". (Lino Lavorgna, "Prigioniero del sogno", Albatros Editore, 2015. Nello di Costanzo è un affermato giornalista professionista e lavora presso la sede RAI di Napoli).

2. "Liberalismo di destra" e "destra liberale". Sono espressioni così consolidate nel linguaggio comune da essere percepite come "normali", sfuggendo ai più la matrice ossimorica. La confusione, come sempre, nasce dalla superficialità con la quale si utilizzano delle parole, misconoscendone il significato. A ciò va aggiunta, poi, la distorsione, a volte volontaria e a volte no, che proviene da chi attribuisce ai termini dei significati distonici rispetto a ciò che essi effettivamente rappresentano. In campo dottrinario si legge spesso la differenziazione tra liberalismo, concepito come "ideologia politica" e liberismo, "teoria economica". Soprattutto a sinistra si cerca di distinguere bene i due termini: al liberalismo si attribuisce un'accezione positiva (politica sociale che salvaguardia e mette alla base delle proprie ragioni le libertà individuali), scaricando sul liberismo, in quanto "teoria economica", la responsabilità di essere all'origine del capitalismo, il mostro che si nutre di "libertà assoluta" e produce più ricchezza in assenza o con scarse regole e interferenze da parte dello Stato, rendendo i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. La distinzione è mera accademia, strumentale e fuorviante, perché non vi è alcuna differenza sostanziale tra liberalismo e liberismo: il sistema politico incarna alla perfezione la teoria politica e viceversa. I due termini sono complementari e obbligati a coesistere. Confondere la destra, quindi, con teorie economiche e sistemi politici che esaltano il mercato, considerano la ricchezza un primario valore assoluto e "pragmaticamente" sono orientati a tutelare gli interessi individuali a discapito di quelli della società, concepita non come entità fine a sé stessa ma come somma di tutti gli individui che la compongono, è un madornale errore possibile solo in presenza di una grande confusione mentale o di una palese fagocitazione della realtà, per scopi subdoli. Oggi, soprattutto in Italia, è invalsa l'abitudine di parlare di "destra liberale". Ignoranza a parte, qualcuno pensa che in tal modo si allarghi il bacino elettorale di riferimento, che dovrebbe comprendere dei soggetti che incarnino principi in netta contraddizione tra loro. La mancanza di una vera destra, moderna, sociale ed europea, favorisce questo scellerato bluff semantico, che non può produrre nulla di buono perché tiene lontane le persone migliori, che non accettano di lasciarsi


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