Lino Lavorgna - Raccolta articoli 2017

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confronti di Von Stauffenberg. Il primo voleva massacrare tutti i membri della famiglia; il secondo dispose che le ceneri del colonnello fossero mischiate ad acqua di fogna e gettate in mezzo al marciume agricolo affinché non contaminassero il suolo tedesco. Altre esecuzioni, circa duecento, avvennero dopo un processo sommario, che vide coinvolte oltre cinquemila persone. Di fatto si colse l’occasione per chiudere i conti con molti nemici del regime. Tra i nomi degli inquisiti figurava anche Jünger, che Goebbles e Himmler volevano condannare a morte. Ancora una volta, però Hitler, depennò il nome dalla lista. “Jünger non si tocca”, disse, e a malincuore i gerarchi dovettero ubbidirgli. (Vedi nota nr. 5 circa la prima volta che Hitler gli salvò la vita). La loro vendetta, però, fu più terribile della stessa condanna a morte. Gli furono tolti i gradi di ufficiale della Wehrmacht e il figlio diciottenne, Ernestel, fu spedito a combattere in Italia e perse la vita a Carrara. E’ naturale che un soldato possa morire in azione, ma forse per il giovane figlio del grande “Ribelle” avvenne proprio quello che ciascuno di voi sta pensando in questo momento, anche se non sarà mai possibile dimostrarlo. Jünger riuscì a recuperare il corpo solo nel 1951, grazie all’aiuto di Henry Furst, Giovanni Ansaldo e Marcello Staglieno (8). Fu proprio il poliedrico intellettuale statunitense che portò le spoglie di Ernestel a Wilflingen. Lo scrittore si era trasferito nel villaggio dell’Alta Svevia nel 1950 e abitava nel castello dei von Stauffenberg, dove rimase sino alla morte e dove invece non misero piede la vedova del colonnello e i cinque figli, cui toccò ben triste sorte, anche se riuscirono a scampare alla morte (9). L’incontro con Ernst Jünger, ancorché breve, è stato senz’altro uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Toccare un Uomo che è stato il testimone dell’epopea più tragica vissuta dall’umanità, ascoltarne la voce, sentirlo respirare, ha generato sensazioni mai assopite. Il suo pensiero, approfondito sui tanti testi scritti, ha costituito una vera medicina per lo spirito, rivelatasi molto utile quando si è dovuto fare i conti con la caducità della vita. I confronti epocali risultano sempre stucchevoli e fuori luogo. L’uomo prosegue il cammino, scrivendo pagine di storia, a volte belle e spesso tragiche. Sarà sempre così. Non si commette alcun peccato mortale, tuttavia, quando si afferma che, “al di là del bene e del male” e solo come mera analisi sociologica, in meno di cinquanta anni, si è registrata una straordinaria accelerazione del processo di mutazione del comportamento umano, rispetto ai secoli precedenti, che ha inciso profondamente nel modo di pensare e di concepire la vita, alterando sensibilmente princìpi, scale di valori, rapporti interpersonali e rapporti con la propria coscienza. Oggi, per dirla in breve, uomini come Ernst Jünger non se ne trovano, proprio in virtù del fatto che la realtà sociale condiziona in ben altro modo gli individui. Coloro che appartengono alla mia generazione hanno potuto registrare con maggiore chiarezza il passaggio epocale, in quanto, da giovani, hanno ancora avuto modo di “respirare” un’aria che sapeva d’antico. La veloce trasformazione sociale, poi, in molti ha generato seri problemi di adeguamento: si può imparare a utilizzare bene un computer a qualsiasi età, ma è molto più difficile cambiare radicalmente non tanto un’idea, quanto “il modo di pensarla”, nonché l’approccio con il fluire delle vicende umane.


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