Questo libro è frutto di un percorso – intrapreso durante la candidatura di Cagliari a capitale europea della cultura 2019 – che è stato possibile grazie alla collaborazione e al supporto di tante persone. Vogliamo ringraziare prima di tutto gli abitanti di Santa Teresa che hanno aperto le porte delle loro case e hanno voluto che iniziasse un processo culturale e di trasformazione del quartiere, in particolare Maria Teresa Todde, Anna Piga Santagilla, Bruno Sollai, Paolo Pisano e Maria Virginia Siriu. Il Comune di Cagliari, in particolare Enrica Puggioni, assessore alla cultura, che ha voluto che il quartiere di Santa Teresa fosse il protagonista del progetto, e Massimo Mancini, direttore artistico di Cagliari 2019, che ha creduto nel progetto e lo ha supportato. Il team Mano, con Riccardo Atzeni, Sergio Picciau, Ernesto Puddu, origine di tutto, e il team di Sardarchlab con Massimo Gasole, Stefano Ferrando, Alessandro Congiu che ci accompagnano nei nostri progetti con la loro amicizia e professionalità. Valeria Malavasi per essersi messa in gioco con impegno. I tanti volontari che hanno collaborato all’allestimento della mostra fotografica e alla realizzazione della festa finale. La Coldiretti Cagliari, il Pastificio Cellino e le attività commerciali del quartiere per il supporto durante la cena. L’Exmé per la disponibilità dei suoi spazi e la collaborazione di Diletta Galimberti; la scuola Dante Alighieri per aver accettato di coinvolgere i propri studenti. Tutti gli autori che con i loro contributi hanno arricchito la riflessione sul processo culturale nel quartiere e reso possibile questa pubblicazione. Ron Yearwood per l’editing. Tellas per aver impreziosito la pubblicazione con un’opera disegnata appositamente per Santa Teresa. La bellezza è importante.
INDICE
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Prefazione Francesco Cocco, Matteo Lecis Cocco-Ortu, Nicolò Fenu
La cultura nei processi di trasformazione urbana 18
Re-inventare la città. Nuovi modelli di sviluppo urbano su base culturale Enrica Puggioni
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Architettura, arte pubblica e cultura. Intervista ad Andrea Bellini
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Empatia creativa: il progetto Librino Mario Cucinella
Sfide dell’urbanistica al tempo della rete 44
Oltre le smart cities. Città antifragili, capacità urbane e camminabilità Ivan Blečić, Arnaldo Cecchini, Giovanna Fancello, Valentina Talu
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Come cambia lo spazio pubblico con l’apogeo di internet? Domenico Di Siena
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Può l’urbanistica “tattica” cambiare la pianificazione ufficiale? Carles Baiges
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Il ruolo dell’architetto nella città contemporanea. Dialogo con Urban-Think Tank Intervista ad Alfredo Brillembourg
Santa Teresa, Cagliari. Cultura e partecipazione come strumento di intervento nelle periferie 94
Santa Teresa: il quartiere Francesco Cocco, Matteo Lecis Cocco-Ortu, Nicolò Fenu
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Il contesto demografico di Santa Teresa, Pirri Andrea Zedda
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L’arte come strumento di riattivazione sociale. Il caso dell’Exmé Lino Cabras
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Europan 8: Santa Teresa. Interviste ai progettisti Giulia Desogus
Processi collettivi di rigenerazione dello spazio urbano: il progetto Mano 142
Il rammendo delle periferie. Prove di rigenerazione urbana a Cagliari Giovanni Messina
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Periferie, luoghi di opportunità Intervista a Roberto Corbia
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Fotografia e progetti partecipati Stefano Ferrando
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La città delle sorprese. Progettare a partire dai cittadini più piccoli Maurizio Castangia, Francesca Pani, Sara Spiga
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MANO. Una mano tira l’altra Francesco Cocco, Matteo Lecis Cocco-Ortu, Nicolò Fenu
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MANO. Innovazione sociale nel quartiere di Santa Teresa Francesco Cocco, Matteo Lecis Cocco-Ortu, Nicolò Fenu
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Cuoca. Residente a Santa Teresa dalla sua fondazione. Combattiva attivista dagli anni ’70 dei movimenti femministi e per il diritto alla casa. In seguito al progetto Mano a Santa Teresa è diventata co-fondatrice dell’associazione “Donne e Mestieri di Santa Teresa” che ha tra le sue finalità trasmettere le esperienze e le conoscenze degli arti e dei mestieri presso la popolazione del quartiere.
Anna
IO POTREI INSEGNARE ALLE RAGAZZE CHE NON HANNO TEMPO PERCHÉ STUDIANO E LAVORANO, COME RISPARMIARE A CASA E COME FARE UN PRANZO. POTREI METTERE A DISPOSIZIONE LA MIA PROFESSIONALITÀ PER FARE DEI CORSI. IL QUARTIERE HA BISOGNO DI SPAZI. SINO A QUALCHE ANNO FA NON C’ERANO SPAZI PUBBLICI E I RAGAZZI ERANO COSTRETTI A STARE PER STRADA. L’EXMÈ HA PORTATO UN VALORE AGGIUNTO AL QUARTIERE, MA QUESTO NON BASTA, C’È BISOGNO DI SPAZI ANCHE PER LE PERSONE ADULTE.
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LA CULTURA NEI PROCESSI DI TRASFORMAZIONE URBANA
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COME CAMBIA LO SPAZIO PUBBLICO CON L’APOGEO DI INTERNET? Domenico Di Siena
L’irruzione della dimensione digitale nella vita quotidiana sta producendo uno stravolgimento della forma di abitare: ci muoviamo attraverso Territori Intelligenti, dove emergono nuovi modelli di Cittadinanza. A scala urbana possiamo parlare di Sentient City, ossia della Città Sensibile, basata su un ecosistema tecnologico/sociale dove la conoscenza, le azioni collettive e le interazioni tra persone e spazi sono potenziate dalle nuove possibilità offerte dall’ibridazione fisicodigitale. Identità digitale Oggi la nostra identità è composta da due dimensioni: la presenziale e la digitale. L’interazione di queste due dimensioni con l’ambiente in cui ci muoviamo segue dinamiche completamente differenti: quella presenziale è “condizionata” dal luogo in cui ci si trova e le persone che ci circondano, mentre quella digitale è completamente indipendente dallo spazio ed è caratterizzata da una particolare dimensione temporale in cui convivono passato e presente. L’Identità Digitale non è il risultato della costruzione personale di
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ognuno di noi, ma la somma di una serie di “azioni ed
gestendo e trasformando collettivamente lo spazio
opinioni” che amici, colleghi e conoscenti rendono
che abitano.
pubbliche nella sfera digitale (internet). A queste dobbiamo inoltre aggiungere tutte le informazioni
Condizione Glocal
registrate dai dispositivi elettronici e digitali che ci
Considerando che molte delle nostre relazioni sociali
accompagnano ormai in qualsiasi posto. In questo
e affettive avvengono secondo dinamiche che non
modo l’Identità Digitale diventa davvero univoca e
hanno più una relazione diretta con la dimensione
allo stesso tempo una grande risorsa per lo sviluppo
fisica, possiamo affermare che non viviamo più in un
di processi di partecipazione e auto-gestione, che
ambito locale specifico ma in una nuova dimensione
s’indeboliscono quando sopravvale l’anonimato. La
dove il contesto locale si mescola con il globale:
rete ci sta permettendo di sperimentare, a grande
viviamo in definitiva in una nuova “condizione” che
velocità, interessanti processi di creazione collettiva,
definiamo Glocal – locale + global.
capaci di generare nuovi beni comuni (Commons)
Oggi cambiare città non suppone la rottura o
che si collocano al di fuori delle regole di mercato.
indebolimento di tutta una serie di preziose relazioni
Ci troviamo nella condizione di poter applicare
umane, poiché abbiamo tecnologia e strumenti
direttamente allo spazio urbano quanto imparato
sempre più economici che ci permettono di
dalla rete, permettendo ai cittadini di utilizzare la
comunicare a distanza anche quotidianamente. In
sfera digitale per comunicare e auto-organizzarsi,
virtù di questa nuova condizione, ogni città diventa
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opportunità di lavoro al di fuori del contesto isolano. Leggendo attentamente il grafico possiamo inoltre quantificare meglio le proporzioni del fenomeno su scala cittadina: la fascia 25-35 che nel 2002 era la più numerosa in 12 anni, si è praticamente dimezzata diminuendo di più di 10 mila unità (una cifra molto simile al numero di abitanti totali persi dal capoluogo nello stesso periodo). Questa classe d’età, un tempo predominante e particolarmente importante nelle interazioni sociali e politiche cittadine (sia per questioni demografiche come la fecondità che per dinamismo sociale che la caratterizza), non ha beneficiato di un sufficiente ricambio generazionale o di flussi migratori in entrata e così si trova ora a giocare un ruolo marginale nella vita cittadina.
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Elaborazioni su dati annuario Statistico di Cagliari 2013. - Infografica ELOE
Ovviamente questo è dovuto in parte a causa dei fattori naturali, la generazione del 2002 è in parte traslata nella fascia 35-45 del 2012 e in parte soggetta a mortalità, ma come detto un calo così repentino è spiegabile solo con l’emigrazione. Dopo questo breve excursus sulla situazione cittadina torniamo però a vedere cosa nel mentre è successo a Santa Teresa. Se confrontiamo la sua struttura per età con quella di Cagliari, sempre attraverso dei grafici a piramide (stavolta la popolazione è stata normalizzata e divisa in classi quinquennali), abbiamo la conferma di come la popolazione del quartiere sia più giovane: la proporzione
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MANO. UNA MANO TIRA L’ALTRA Francesco Cocco Matteo Lecis Cocco-Ortu Nicolò Fenu Illustrazioni di Riccardo Atzeni
Una sarta, una cuoca, un giardiniere, un’attrice, un’orafa. Li accomuna il fatto di vivere nello stesso quartiere, di avere dei saperi da condividere, tempo libero a disposizione e di aver accettato la sfida di sperimentare per primi l’app Mano. Il quartiere è il rione popolare di Santa Teresa a Pirri, realizzato negli anni ‘80 e da allora mai dotato di piazze e luoghi di incontro e socializzazione. Solo negli ultimi anni l’ex mercato è diventato un centro sociale e il Comune ha realizzato un piccolo campetto da calcio e dei giochi per bambini. Mano è l’app per chiedere e offrire aiuto nel proprio quartiere per svolgere piccole faccende quotidiane: da un aiuto per spostare scatoloni durante un trasloco, all’organizzazione di una festa, una social street o un mercatino di quartiere. Mano permette di entrare in contatto con i vicini di casa in maniera rapida e social. Mano è nata dalla fusione di due team: da un lato due sviluppatori e un illustratore di Tiscali (Ernesto Puddu, Sergio Picciau e Riccardo Atzeni) dall’altro tre architetti del collettivo Sardarch (Matteo Lecis CoccoOrtu, Nicolò Fenu e Francesco Cocco). I due gruppi stavano lavorando, senza conoscersi, a due progetti dal modello simile. In pieno rispetto della filosofia di Mano, anziché diventare concorrenti, hanno unito le forze per dare vita ad un unico progetto collaborativo. Il prodotto è stato presentato in occasione dello Startup Weekend 2014 organizzato
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INSTALLAZIONE FOTOGRAFICA URBANA E CENA DI QUARTIERE La mattina di sabato 13 dicembre 2014 insieme ai volontari coinvolti attraverso una campagna di comunicazione mirata sui social network è stata realizzata un’installazione urbana dei progetti fotografici di Stefano Ferrando e Valeria Malavasi, recuperando così uno spazio in disuso da restituire al quartiere. Supporto dell’installazione fotografica urbana è stato il muro di cinta della scuola dismessa all’angolo tra via Santa Maria Goretti e via Enrico Toti. Lungo la via Santa Maria Goretti sono state attaccate tramite colla liquida per manifesti 40 fotografie della dimensione di 1 metro x 1,40 che rappresentano il quartiere di Santa Teresa secondo la visione del fotografo Stefano Ferrando. Nell’atrio di ingresso sono stati invece affissi i ritratti degli abitanti che abitano il quartiere di Santa Teresa a cura della fotografa Valeria Malavasi. Nello spazio all’aperto antistante alla scuola così allestito, la sera è stata organizzata la cena di quartiere che ha visto una grande partecipazione di pubblico.
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