Bollettino Losone-Onsernone 2016

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nell’ascoltare. Seguire il consiglio di papa Francesco che, soprattutto riferendosi alle relazioni all’interno delle famiglie, ha invitato a riscoprire parole come ‘permesso’, ‘scusa’ o ‘grazie’. Su questa base è possibile ritrovare anche il senso di comunità”. Un senso che è ovviamente molto radicato all’interno del convento. Una realtà apparentemente chiusa, alla quale oggi vi è anche chi guarda con una certa diffidenza, definendo anacronistica la scelta di coloro che hanno deciso di farne parte. Vale dunque ancora la pena, chiediamo a suor Anna, rinchiudersi nella clausura? E perché? “Posso rispondere per me, dicendo che la mia scelta mi ha permesso di realizzarmi completamente. Non c’è mai stato nemmeno un momento nel quale mi sia sentita anche minimamente frustrata. È una scoperta che si attualizza ogni giorno e che ti mette in contatto con una dimensione infinita. Che ti supera e che ti provoca stupore e meraviglia. Ma è anche un cammino reale, nel quale – nonostante le barriere fisiche - si scopre una libertà senza limiti. Conquistata grazie al fatto che si smette di essere schiave di ciò che non è essenziale. Meno cose hai, più sei libera. Per questo sono convinta che si tratti di una scelta sempre attuale”. Eppure il numero delle vocazioni è in costante calo. Tant’è vero che a risentirne è anche l’esistenza stessa dei conventi. “Forse sì. Ma sono fiduciosa – conclude la madre superiora del Carmelo san Giuseppe - perché ho l’impressione che qualcosa si stia muovendo. Pensiamo solo alle decine di migliaia di giovani che, quest’estate, si sono dati appuntamento a Cracovia con il papa. E poi il nostro difetto è spesso quello di non saper guardare tanto più in là del nostro naso. Se da noi l’aspetto spirituale pare in declino, in altre realtà le cose sono

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molto diverse. Soprattutto dove vi sono le chiese che soffrono. Oppure in altri continenti. Sempre parlando di giovani, mi hanno molto impressionata i 70 mila partecipanti ad un recente pellegrinaggio in Cile. Insomma, di fronte a tutto ciò non riesco a non essere ottimista. Anche per il futuro della vita monastica, per la quale sono comunque necessari maturità ed equilibrio. Per questo, e per molto altro, preghiamo e ci impegniamo. E sono convinta che qualcuno arriverà ancora. Quando meno ce lo aspetteremo”. Barbara Gianetti Lorenzetti Le Carmelitane scalze affondano le radici in un antico ordine della Chiesa, quello della beata vergine Maria del monte Camelo, nato alla fine del XII secolo in Terra santa. Il ramo femminile prese origine a metà del 1400, ma fu dal convento aperto nel 1562 ad Avila dalla monaca spagnola Teresa di Gesù – poi designata dottore della Chiesa – che scaturì la Regola di clausura in vigore ancora oggi. Il primo ad esprimere il desiderio di aprire un convento delle carmelitane in Ticino fu il vescovo Aurelio Bacciarini, ma a riuscirci fu il suo successore, Angelo Jelmini. Il monastero fu istituito nel settembre 1947 nel palazzo Morettini di Locarno, grazie a tre monache giunte da Roma, cui si aggiunsero da subito tre aspiranti ticinesi. Nel 1977 fu poi realizzato il nuovo Carmelo a Locarno Monti, inaugurato il 19 marzo – festa di san Giuseppe – di quell’anno.


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