Bollettino parrocchiale Terre di Pedemonte

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PRO CHIESA E OPERE PARROCCHIALI

Per facilitare il versamento delle offerte, trascriviamo i numeri dei con corren postali.—Vogliate indicare con precisione per chi fate il versamento.

Parrocchia di S. Maria Assunta CH35 0900 0000 6500 5374 6 6652-Tegna

c.c.p. 65‐5374‐6

Consiglio Parrocchiale Chiesa CH72 8028 1000 0010 1872 9 6653-Verscio

cto. 65‐4765‐0

Parrocchia di S. Michele CH17 0900 0000 6500 0576 4 6654-Cavigliano

c.c.p.

65‐576‐4

Bolle no Parrocchiale Terre di Pedemonte CH94 0900 0000 6500 2406 9 6653-Verscio

c.c.p.

65‐2406‐9

Banca Raiffeisen CH41 8028 1000 0011 1260 1 6653-Verscio

cto. 65‐4765‐0

ORARIO SANTE MESSE ALLA DOMENICA Per l’anno 2017 l’orario è fissato come segue:

CAVIGLIANO

ORE 0900

VERSCIO

ORE 1030

LA SANTA MESSA DELLA VIGILIA SARÀ CELEBRATA

A TEGNA ALLE ORE 1800 Nelle feste solenni, l’orario potrà subire dei cambiamenƟ che verranno comunicaƟ nell’albo parrocchiale


SOMMARIO *

Quaresima

Qualche suggerimento del vescovo *

Sacrificio quaresimale

Impegnati per l’unità *

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Confessione

Misericordia che interpella

4-7

*

Cronaca

Avvenimenti recenti

*

Pasqua

8 - 11

Riflessioni sulla redenzione

12 - 13

*

Haiti

Parlano i missionari

14 - 15

*

Concerto

Domenica delle Palme

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*

Un santo al mese

L’esempio e l’aiuto

17 - 19

*

Battesimi

Nuovi cristiani

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*

Defunti

Il Signore li ha chiamati

21 - 22

*

Programma pastorale

Prossimi mesi

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*

I nostri Benefattori

La nostra gratitudine

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Q

‐ T

magine pubblica, la cura di quelli ele‐ men che possono darci considerazione e apprezzamento nel nostro ambiente. La sfida vera è il confronto con il “segreto”, raggiunto unicamente dallo sguardo del Padre celeste, la dimensione dell’in mità, dove nessun espediente socialmente spendibile potrà nascondere la nostra radicale realtà di creature che possono solo ricevere dal loro Creatore la vita vera che la morte non può spezza‐ re. (…) Una scorza ruvida avvolge i tes della

Il pericolo più grande è quello segnalato da Gesù nel Vangelo che abbiamo ascol‐ tato: pra care la nostra gius zia davan agli uomini per essere ammira da loro; diventare dei denunciatori dei mali del mondo, della società, delle grandi orga‐ nizzazioni e dei poteri for che determi‐ nano le sor dell’umanità, randoci fuo‐ ri, me endoci dalla parte degli innocen , conferendoci da soli l’apparenza ma non la sostanza di una vita veramente filiale e fraterna. (…)

Diventare parte del cambiamento e non soltanto auspicarlo da fuori significa allo‐ ra prendere sul serio gli umili ges che da sempre sono suggeri a noi cris ani in questo tempo: quelli che riguardano il nostro corpo, il nostro tempo, la nostra relazione con le cose, con gli altri, con Dio. Non spiritualizziamo troppo la Qua‐ resima. Per viverla realmente, abbiamo bisogno di ridare a enzione alle scelte concrete che possiamo fare ogni giorno, alle decisioni minime che però riescono a incidere sul nostri quo diano: un mo‐ mento qualificato da dare alla ricerca della parola di Dio nella Scri ura, una piccola spiaggia di silenzio da custodire dentro il rumore della nostra giornata, la ca va abitudine da spezzare con la forza dell’invocazione. Occorre fare di tu o per ritrovare la centralità dell’ascolto del‐ la voce del Signore, che non cessa di de‐ siderare per ciascuno di noi una vita umana salva, so ra a alle logiche del peccato e della morte.

Il punto chiave della nostra Quaresima non è l’aggiustamento della nostra im‐

Passaggi dell’omelia Del Vescovo Valerio Il Mercoledì delle Ceneri 2018

Scri ura nel primo giorno di Quaresima. In essi sen amo parlare di pra che peni‐ tenziali ‐ elemosina, digiuno, preghiera ‐ che non ci sono par colarmente familia‐ ri. Siamo richiama alla nostra condizio‐ ne di peccatori bisognosi di perdono. Ci viene ricordato ‐ a noi come singoli e a noi come comunità ‐ che non siamo in totale armonia, non viviamo piena accor‐ datura, viviamo sempre una sfasatura rispe o alle esigenze del Vangelo. (…)

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Per so olineare questo importante tra‐ guardo e per ringraziare tu e le persone che in ques 50 anni hanno contribuito in vario modo al successo delle Campa‐ gne ecumeniche, le due organizzazioni di cooperazione internazionale hanno organizzato una giornata di festa. L’evento si terra sabato 13 aprile 2019 sulla Bahnhofplatz di Berna. Siete tu calorosamente invita a raggiungere Berna e a festeggiare con un pia o di minestra, simbolo della condivisione, offerto ai partecipan . Diverse le inizia ve proposte durante questa giornata di festa, fra cui una mo‐ stra con i ritra di 50 donne che ovun‐ que nel mondo, con il loro impegno e ognuna a modo suo, cercano di cambia‐ re il mondo per renderlo migliore. Non mancate! In Svizzera Sacrificio Quaresimale opera a favore di una Chiesa viva, credibile, mossa dalla fratellanza: 

Con la campagna ecumenica della Quaresima è il suo obie vo di sensibilizzazione.

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Con contribu finanziari a diversi organismi di tu e le diocesi per proge a cara ere pastorale, di concerto con la Conferenza Cen‐ trale Ca olico Romana e la Confe‐ renza dei Vescovi svizzeri.

Sacrificio Quaresimale vive e annuncia i valori di un mondo rinnovato da Dio, dal punto di vista dei più deboli. 3

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Franciszek Kucharczak

Torino 1854. Nella ci à esplode una epidemia di colera. Le autorità organizza‐ no per i contagia due ospedali, ma la gente ha paura anche solo di avvicinarsi agli ammala , di portarli all’ospedale e tanto meno di curarli. Don Giovanni Bosco chie‐ de aiuto ai suoi ragazzi. Consegna loro la medaglia dell’Immacolata e prome e che nessuno si ammalerà. Pone però una condizione: dovranno essere nella grazia san ‐ ficante. Si fanno avan trenta ragazzi. Il loro aiuto diventa preziosissimo ‐ salvarono mol ammala suscitando ammirazione e gra tudine negli abitan di Torino. Nessu‐ no di loro venne contagiato da colera.

LO SCUDO DI PROTEZIONE. La Grazia San ficante ‐ che cosa è? È una parola così vecchia che però è sempre a uale! Alcuni ca olici si ricordano ancora dalle lezioni di catechismo che essa è ne‐ cessaria per ricevere la Santa Comunione, altrimen sarebbe un sacrilegio. Inoltre sarebbe bene lasciare questo mondo nella grazia san ficante, perché potrebbe esse‐ re u le nell’al di là.

La grazia san ficante è sempre necessaria. Essa è indispensabile affinché il cri‐ 4


s ano possa vivere normalmente senza parlare della morte. Essa è come l’aria puli‐ ta in contrasto con i vapori velenosi, che provocano allucinazioni. Chi quo diana‐ mente vive in ques vapori velenosi, valuta erroneamente la realtà e prende deci‐ sioni sbagliate. Ho notato che quando non sono nella grazia san ficante, per ogni cosa che non va do la colpa alla moglie ‐ afferma Marco, un informa co che conosco. Pur‐ troppo è difficile notare ciò quando non si è nella grazia. Lo spirito maligno si impe‐ gna per tenere l’uomo nel peccato. Per questo è par colarmente a vo quando l’uomo intende cambiare il proprio stato del peccato in cui si trova. “La cara eris ‐ ca dello spirito maligno è di ra ristare, mordere e scoraggiare creando degli impedi‐ men e inquietando con falsi ragionamen per impedire la conversione” ‐ scrive San Ignazio di Loyola negli “Esercizi spirituali”. Per lo spirito ca vo è facile manipolare l’uomo influenzando le proprie con‐ vinzioni. Allora tu o può succedere perché l’uomo non ha uno scudo di protezione; il suo sistema immunologico scompare e non è quindi difficile contagiarlo. La storia dei ragazzi di don Bosco è significa va: la grazia san ficante protegge dal contagio. Si tra a prima di tu o del contagio spirituale ma, come si vede in questo caso, an‐ che biologico. La persona umana senza grazia san ficante può con facilità rovinare la propria vita e la vita dei suoi, senza notare la propria colpa. Se questo stato si prolunga, scompare anche la mo vazione per rialzarsi dal peccato. “È una cosa umana sbaglia‐ re, ma diventa diabolica quando uno persevera nell’errore” ‐ dice Sant’Agos no.

LA POSSIBILITÀ C’È Vivere nel peccato ‐ e quindi senza la grazia ‐ è uno stato di con nuo disastro ed essere in bilico al bordo dell’abisso. Non si può riconciliare il peccato con la gra‐ zia. La guida spirituale di Suor Faus na, il beato don Michele Sopoćko scrisse: “Se per grazia l’uomo partecipa alla natura divina e per causa del peccato perde questa partecipazione, allora la grazia e il peccato si escludono a vicenda”. A suor Faus na Gesù ha de o: “Figlia mia, ricorda sempre che solo il peccato mortale mi caccia dall’anima, niente altro”. Capitava, che santa Faus na incontran‐ do un’anima che non era nella grazia san ficante, sen va ul dolore atroce nelle ma‐ ni, nei piedi e nel costato, e le spine della corona che penetravano la sua testa. “Ogni tanto perme o di sen re lo stato dell’anima e do la grazia della sofferen‐ za, perché tu sei per me lo strumento per la loro conversione” ‐ ha spiegato Gesù a 5


suor Faus na facendo intendere che lui non abbandona i peccatori. Dio insegue l’uomo con la sua grazia. Non esiste situazione in cui uno deve vivere nel peccato. Fin quando uno vive, ha sempre la possibilità di conversione, di penitenza, di risolvere le scelte sbagliate ‐ afferma un francescano, p. Syrach Janicki, padre spiri‐ tuale del seminario a Katowice. Per esempio, quando uno divorzia e si sposa civil‐ mente con qualcun altro, può fare sempre marcia indietro. Non esiste peccato che la Chiesa non può perdonare. Affinché questo avvenga, uno deve ovviamente rom‐ pere il legame col peccato e qualche volta affrontare il percorso di penitenza ‐ affer‐ ma il religioso. Quando uno si smarrisce nel peccato, non vede più la possibilità di cambiare la situazione in cui si è trovato ‐ aggiunge. La Chiesa però viene in aiuto alle persone coinvolte in varie situazioni della vita perché possano vivere nella grazia divina. È piu osto ques one di determina‐ zione che non di possibilità. È ques one di una adeguata mo vazione, come per esempio nella decisione di sme ere di fumare. Tan vogliono sme ere non tanto con il tabagismo, quanto per gli inconvenien che provoca ‐ soldi spesi per le siga‐ re e, ca vo odore, la pelle della faccia malsana, danneggiamento della salute ‐ ma nel profondo del cuore restano lega al piacere di fumare. Questo meccanismo fu notato parecchi secoli fa Sant’Agos no e la sua preghiera era: “Signore, rendimi ca‐ sto , ma ancora non adesso”. Se uno è auten camente asse ato di vivere nella gra‐ zia divina, in ogni momento può staccarsi dalla vita nel peccato.

I SEGNI Come riconoscere che viviamo nella grazia divina? Santa Giovanna d’Arco chie‐ sta insidiosamente dai giudici ecclesias ci se ritenesse di essere nella grazia di Dio, rispose: “Se non lo sono, che Dio me lo conceda, se lo sono, che Dio voglia conser‐ varmi in essa”. Nel mondo della fede l’uomo non può mai essere totalmente sicuro ‐ dice p. Syrach. Ciò scaturisce dal proge o di Dio. Se uno ne fosse sicuro al cento per cento, correrebbe il rischio di superbia. Un certo margine di insicurezza e di mistero ci aiuta ad essere umili. Non tanto per misurare se sono nella grazia o no, quanto per intra‐ prendere lo sforzo per migliorare ‐ dice. Nota, tu a via, che ci sono alcuni segni che indicano lo stato della grazia. Uno di ques è la pace interiore. Un altro ‐ il desiderio di Dio. Quanto più sono nella grazia, tanto più desidero Dio; tanto più voglio essergli fedele, non solo nelle grandi cose ma anche in quelle piccole. È il desiderio di non ra ristare Dio ‐ precisa il francescano richiamando l’esempio del matrimonio: quan‐ 6


do si ama la moglie, non ci si limita alla fedeltà, ma si desidera renderla felice. Esiste ancora un segno: la grazia divina si riconosce dal desiderio di purificazione interiore. L’uomo auspica di essere sempre più pulito nei confron di Dio, del pros‐ simo e di se stesso. Per questo mo vo non c’è la grazia san ficante senza la vita sa‐ cramentale ‐ afferma p. Syrach.

TUTTO È PRONTO Che cosa fares sapendo che tra un’ora avverrà la fine del mondo? A una do‐ manda formulata così mol ca olici rispondono automa camente: andrei a confes‐ sarmi. E se uno non trovasse il confessore perché anche lui è andato a confessarsi? Oltre a ciò, ognuno di noi, in qualsiasi momento, può avere la sua personale fine del mondo. “Il cris ano dovrebbe sempre essere pronto ad accogliere l’Eucaris a e la morte” ‐ ha de o il beato cardinale John Newman. In altre parole: lo stato normale del cris ano dovrebbe essere la vita nella grazia san ficante. È la condizione norma‐ le dell’uomo redento. Chi nella sua astuzia, a accato al peccato, conta di sfru are l’ul mo momento per riconciliarsi con Dio per entrare nel paradiso, si priva di vera gioia a vivere nell’amicizia con Dio già qui, sulla terra. Si priva di gioia e di pace che questo mondo non può dare. La Grazia Divina è un dono soprannaturale che ap‐ prezza chi ha il coraggio di decidersi a una vera conversione. Allora, cris ano ‐ se non sei nella grazia san ficante, cosa aspe per esserlo! Dio ha preparato tu o. I confessionali aspe ano. Il resto dipende da te.

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LA CRONACA OFFERTE 2018 Fiori: Maria Bagnovini – A.B. con intenzione particolare – Roberto e Fausta Rusconi – Cora Guerra – Maria Bagnovini per il battesimo di Elisabetta – Anita Leoni. Pro chiesa: Rita Monotti – Adriano Mazzier – Maria Bagnovini – Silvano e Donella Rusconi – Annamaria Mazzoleni in memoria di Anna Leoni. In memoria di Clemente Ottolini: Angela Bianchi - Rita Monotti – Cora Guerra – Roberto e Fausta Rusconi – Alberto Milani – Aurelio e Renata Monotti – Luciano e Silvia Monotti – Ilario e Netti Garbani – Elvira Ottolini-Monotti – Claudia Morelli. Ricavi incanto doni. Totale Fr. 5’080.— Il Consiglio Parrocchiale vuole ancora ringraziare i gentili benefattori che partecipano con offerte libere, tramite partecipazione agli incanti dei doni per la festa di S. Vincenzo e della Madonna della cintura, come pure coloro che si adoperano per abbellire la nostra chiesa durante il periodo natalizio con il presepio o con l’albero di natale o in altri periodi dell’anno. Infine tutti coloro che, in modi diversi ma sempre e comunque apprezzati, danno il loro contributo al decoro e al buon funzionamento della nostra Parrocchia. Grazie di cuore a tutti! /////////////////////////////////////////////// Lunedì 11 febbraio, le parrocchie del Pedemonte si sono unite in preghiera ai fedeli di Lourdes per ricordare la prima apparizione della Madonna a Bernadette avvenuta nel 1858. Dopo la S. Messa nella chiesa di Cavigliano, malgrado un vento turbolento, come consuetudine ci si è avviati in processione, recitando il santo rosario, con la statua della Vergine verso la Cappella Nova. 8


MADONNA DI MONTENERO Anche quest’anno , come negli an‐ tuario per sen re la consolazione e ni scorsi, nell’ul ma domenica di protezione della Madre celeste. gennaio, (il 27), abbiamo celebrato Tante sono le opere di beneficien‐ la festa della Madonna di Monte‐ za nei confron delle nostre par‐ rocchie che nero. La Santa dimostrano Messa è stata Madonna del montenero sale benedetto 2019 questo amore presieduta dal degli emigran‐ parroco all’al‐ . tare laterale dedicato a Lei. Alla fine della Nella predica è celebrazione stato so oli‐ solenne che neato l’aspe o ha visto anche famigliare che numerosi par‐ legava gli emi‐ tecipan e gran a Livor‐ condecorato CHIUNQUE NE USA no con la Ma‐ dal suono – secondo la tua legge dre di Dio ono‐ – secondo la tua volontà dell’organo e – con animo grato rata in questa – invocando il tuo Santo Nome canto dei fe‐ POSSA OTTENERE immagine nel deli, si è pro‐ • la salute del corpo Santuario che • e la tutela dell’anima ceduto con la si trova sopra benedizione e la ci à. La gen‐ distribuzione te dalle nostre del sale. terre, lontana dalle loro famiglie Un legato di sale molto gradito e per mo vi di lavoro, presa dalla apprezzato dai fedeli non solo dal‐ nostalgia e difficile allora conta o le nostre comunità parrocchiali. con i suoi, andava con fede al san‐ 9


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Sabato, 30 marzo scorso la nostra rete pastorale ha organizzato il pellegrinaggio quaresimale a Morbio Inferiore, al Santuario della Madonna dei Miracoli. Eravamo circa un centinaio di persone in due pullman messi ha disposizione dalla ditta RossiViaggi. Nella chiesa di San Giorgio abbiamo vissuto il sacramento della riconciliazione con una preparazione guidata da don Jean-Luc, il parroco di Losone. Poi facendo una gradevole passeggiata ci siamo spostati all’oratorio della parrocchia per il pranzo preparato dalla gente del posto. In una breve pausa dopo il pranzo abbiamo potuto visitare la chiesa di San Rocco che si trova accanto al ricovero. Un altro momento di spiritualità abbiamo vissuto nel santuario dove continuava l’adorazione del Santissimo Sacramento inserita nel programma della celebrazione di “24 ore per il Signore”. La Santa Messa conclusiva del nostro ritiro quaresimale era concelebrata dai sacerdoti della nostra “rete” con una breve omelia di don Tarcisio Brughelli. Al pellegrinaggio hanno partecipato anche i nostri catecumeni, che vediamo sulla foto davanti alla chiesa di Verscio, insieme ai loro garanti (padrini). I Sacramenti della iniziazione cristiana riceveranno alla conclusione del loro cammino catecumenale il prossimo 20 aprile, durante la Veglia Pasquale. Sosteniamoli con la nostra preghiera.

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Andrea Acciarito, Maria Cristina Battaglia, Suanny Lisselot Zanda, Keith Natalia Battaglia,

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Gesù, Pilato e Giudei Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!” Ma quelli gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso”. (G 19, 12-16) L’ultima scena è tanto importante che l’evangelista si premura di annotare il luogo, la ricorrenza liturgica e l’ora del giorno. E la tensione, che ha attraversato tutto l’episodio e ha inquinato il processo, qui raggiunge il suo vertice. Per raggiungere il loro scopo - la condanna alla morte sulla croce - i Giudei hanno accusato Gesù dapprima di essere un malfattore e poi che si è proclamato figlio di Dio. “Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest’uomo?”. Gli risposero: “Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato”. (G 18,30) “Noi abbiamo una legge e secondo la legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio” (G 19,7). E ora, alla fine, per ricattare Pilato, si appropriano nuovamente di un’accusa politica: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare”. (G 19,12). Umiliato Pilato cede al ricatto. M a sua volta costringe i Giudei ad acclamare Cesare come loro unico re: “Non abbiamo altro re che Cesare”. Non si può rifiutare Gesù e illudersi di essere adoratori del vero Dio. Si cade sotto il dominio del mondo e si diventa idolatri.

Strano processo. I Giudei sembrano aver ottenuto il loro scopo: hanno costretto Pilato a condannare Gesù. Ma per far questo hanno dovuto rinunciare al loro orgoglio, alla loro libertà e alla loro fede. “Non abbiamo altro re che Cesare”. E Pilato ha dovuto rinunciare all’essenza della sua funzione, cioè al compito di essere difensore della verità. I Giudei e Pilato non sono i vincitori, ma gli sconfitti. Non i giudici, ma gli accusati. È Gesù il vero vincitore, che costringe gli uni e gli altri a contraddirsi e a svelare la loro profonda idolatria. Da “La brocca dimenticata” Di Bruno Maggioni

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terpreti di tutti i gemiti, di tutti gli aneliti, delle urla e degli strazi, che salgono dalla storia umana. Li vogliamo unire all’ultiSulla croce di Gesù, il meccanismo mo grido di Gesù in croce, perché su tutti dell’odio è definitivamente spezzato e su tutto scende l’abbondanza della bedall’amore, la maledizione della vendetta nedizione, della consolazione e della die del risentimento, a volte coltivati fino vina pace. all’autodistruzione, è rovesciata in perdono e in possibilità perenne di rigenerazione e di bellezza. In quest’ora di silenzio e di contemplazione prolungata, chiediamo a Gesù che muore per noi la grazia di questa scoperta. “Accostiamoci… con piena fiducia al trono della grazia, così da essere aiutati nel momento opportuno”. Non limitiamoci a piangere su noi stessi, a lamentarci della nostra meschinità o della nostra poca corrispondenza al Suo amore, ma facciamoci in-

La croce

Il sepolcro vuoto

che vedono in modo differente l’uno dall’altro, anche a secondo della loro vicinanza alla tomba vuota. Ma poi ci dice che per credere bisogna avere gli occhi e lo sguardo dell’amore. Anche Maria Maddalena crederà, quando, incontrando nel giardino del sepolcro il Signore risorto, si sentirà chiamare per nome: Maria! Rabbuni! Maestro mio e cadendo in ginocchio lo riconoscerà.

Solo se ciascuno di noi si sentirà chiamato per nome, sarà Pasqua per lui. Per fare Pasqua occorre lo sguardo dell’amore. Di questo abbiamo bisogno, ciascuno di noi personalmente, ma anche socialmenLa fede scatta quando c’è lo sguardo te. Mentre noi celebriamo la Pasqua, dell’amore. Non bastano i segni dell’as- centinaia di profughi sfidano il mare e in senza: la tomba vuota, i teli, le bende ed tante nazioni il mondo continua a soffrire il sudario per terra, occorrono gli occhi e a morire. C’è bisogno della novità della dell’amore per arrivare allo sguardo della Pasqua, per non lasciarci rubare la spefede. Maria Maddalena e Pietro fanno ranza, secondo l’invito e l’augurio di pasolo l’esperienza di un grande vuoto, l’e- pa Francesco. C’è bisogno di giustizia, di sperienza di un’assenza. Vedono solo i rispetto, di libertà; c’è bisogno di Pasegni dell’assente. Solo il discepolo che squa, se vogliamo che qualche cosa camamava riesce a percepire che il Signore è bi nella storia. Pier Giacomo Grampa risorto. È Pasqua. Il Vangelo ci indica un Vescovo emerito di Lugano itinerario di fede. Ci descrive personaggi 13


Messaggio dai nostri missionari ad Haiti: Francisco, Nicole e Nicola Gli ul mi hanno mani vuote per acco‐ gliere e ci ricordano la nostra natura missionaria. L’inizia va è l’azione di muovere se stes‐ si perché spin dalla consapevolezza del dono di essere figli e fratelli, recuperare prossimità e condividere la sorte lascian‐ do che l’altro possa fare lo stesso con noi. In Hai facciamo l’esperienza che non basta essere qui. Dobbiamo educare il cuore a non aver paura, a bramare il volto di Cristo perché così plausibilmen‐ te simile al volto dei poveri, ad essere Chiesa perché soli si finisce per glorifi‐ carsi, ad essere determina con gli arro‐ gan e docili con i più fragili. Hai ci ri‐ corda che la terra trema e che il mare è in tempesta…. Lo stesso deve fare il cuo‐ re in comunione con una natura che non è nostra stessa sostanza. Gli ul mi, spo‐ gli da dinamiche di potere ed educa al dolore hanno mani vuote per accogliere

e ci ricordano la nostra natura missiona‐ ria. Domandano di prendere l’inizia va e noi facciamo lo stesso con loro, ciascuno chiamato a ves re gli abi da protagoni‐ sta del proprio cammino. La fede si sfal‐ da ad ogni passo ma si ricostruisce a ogni gesto di carità. Per essere uomini di speranza senza la quale è l’oblio, dobbia‐ mo ogni giorno avere il coraggio di ini‐ ziarci alla carità.

Nicola Di Feo missionaria ad HaiƟ con Nicole Agustoni e Francesco Fabres

Il progetto missionario della diocesi di Lugano ad Haiti La strada imboccata è quella giusta per‐ ché diamo speranza al desiderio di cam‐ biamento. In se embre siamo sta in visita al proge o di cooperazione mis‐ sionaria tra la diocesi di Lugano e di An‐ se à Veau‐Miragoâne ad Hai . Ci sembra interessante lasciare la voce a Dumy, Ernst e Cherlin. Sono i tre formatori che lavorano con i nostri tre missionari, Ni‐ cole, Francisco e Nicola, a Plaisance. Du‐ my è avvocato, gli altri due educatori.

una casa affi ata a Plaisane. Hanno smesso gli abi ci adini per fare i mura‐ tori, manovali, falegnami, pi ori per le scuole. Lasciamo spazio a loro che cosi rispondono alle domande da noi poste.

Perché sei qui? Cherlin: credo nella possibilità di cam‐ biamento. Voglio essere a ore di questo cambiamento. Inoltre con gli svizzeri mi sento a casa mia.

Durante la se mana vivono comunita‐ Dumy: prima di tu o grazie alla Svizze‐ riamente con i tre missionari cinesi in 14


ra perché dopo aver visto la nostra si‐ tuazione (terremoto e uragano Ma hew) ha deciso di aiutarci. Siamo rimas veramente a terra. L’inchiesta nelle scuole ci ha permesso di conoscere la realtà. Voglio me ere il mio aiuto, la mia forza nel cambiamento.

Ernst: la gente si deve unire, ma qual‐ cuno la deve trascinare. Noi abbiamo già o enuto molto. Nei lavori sono sta a vi, anche gli anziani che non sanno leggere né scrivere e capiscono cosa vo‐ glia dire. Perfino dei giovani si sono mos‐ si a disposizione. Devono sen rsi al cen‐ tro delle nostre a enzioni, non a parole, Ernst: la nostra situazione economica è catastrofica. Le scuole sono una cata‐ con i fa . strofe. Io credo nel cambiamento e sono Dumy: gli atelier che abbiamo che ab‐ qui per accompagnare. Sarà difficile, ma biamo fa o nei mesi scorsi (musica in ci credo. par colare) hanno dimostrato che i bambini hanno talen , ma sono nascos Quali aspe giocano a favore e nessuno cerca di farli risalire. del proge o?

Cherlin: la volontà di cambiare. S amo ...e le difficoltà? sensibilizzando la gente, con incontri e Ernst: l’apa a e i tan problemi di so‐ negli scambi di tu i giorni. Abbiamo però bisogno di una guida. Adesso qui manca. Tu capiscono che ci vuole più educazione, ma non si trovano i mezzi per pagare i maestri e senza maestri, nessuna educazione. Qui ci sono maestri che lavorano per pochi centesimi al me‐ se e altri che aspe ano lo s pendio del 2014.

pravvivenza che ognuno e ogni famiglia vive ogni giorno.

Dumy: Plaisance è abbandonata a se

Commissione missionaria diocesana

stessa, anche la Chiesa li ha abbandona‐ . Qui hanno bisogno di leader, è nostro compito scovarli e formarli. Mi fa paura vedere che qui non ci sono giovani im‐ pegna . Ma ho tanta speranza.

e della Conferenza missionaria

Dumy: è vero, ma sono convinto che la strada imboccata è quella giusta. S amo dando speranza, seminando. Risposte raccolte da Mauro Clerici, presidente della

della Svizzera italiana (tesƟ ripresi da “Insieme in cammino” nr. 4,2018, Bolleƫno informaƟvo della Conferenza missionaria e Missio).

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Sant’Ugo di Grenoble

- 1 aprile

Ci sono almeno 16 san o bea che por‐ tano il nome Ugo. I due più importan vissero a poca distanza di tempo e di luogo l’uno dall’altro e la loro vita pre‐ senta anche altri aspe comuni. Si tra a di S. Ugo abate di Cluny, vissuto dal 1024 al 1109, e S. Ugo vescovo di Grenoble, vissuto dal 1053 al 1132. En‐ trambi abbrac‐ ciarono molto per tempo, pur tra qualche contrasto, la vita religiosa e il sacerdozio e vennero loro affidate gravi responsabilità: ad appena 20 anni Ugo di Cluny fu ordinato sacerdote, poco dopo divenne priore maggiore e a 25 anni successe all’abate Odilone: sa‐ rebbe rimasto abate per 60 anni; Ugo di Grenoble, dopo aver studiato a Valence e a Reims, dove fu alla scuola di Incmaro e S. Bruno, ad appena 27 anni viene no‐ minato da Gregorio VII vescovo di Gre‐ noble e tale rimase per 52 anni nono‐ stante le sue proteste e i suoi reitera tenta vi di ri rarsi.

Ugo di Cluny fu uno dei principali artefici dell’espansione della riforma cluniacen‐ se ai monasteri di mezza Europa. E nei monasteri cluniacensi si faceva sul serio, come poteva tes moniare il rigoroso S. Pier Damiani, che visitò Cluny nel 1063: “Che dobbiamo dire della severità dell’ascesi, della disciplina della Regola, del rispe o per il monastero e il silenzio? Durante il tempo dello studio, del lavoro e della “lec o divina” nessuno osa andare in giro per i corridoi o parlare, se non in caso di neces‐ sità… Il servizio di Dio riempie talmente la giornata che, oltre ai lavori necessari per i fratelli, rimane solo una mezz’ora per una semplice conversazione e i col‐ loqui necessari. Essi parlano solo di ra‐ do. Durante il silenzio no urno e, nei luoghi regolari (cucina, sacres a, dormi‐ torio, refe orio e chiostro), anche di giorno si parla solo a segni, i quali sono scel con tanta severità che in essi non trova posto la leggerezza”.

Entrambi furono pron ed efficaci colla‐ boratori dei papi, sopra u o Gregorio VII, Urbano II, Pasquale II e Innocenzo II che appoggiarono nella lo a per la rifor‐ ma e contro la simonia e la corruzione del clero. Entrambi erano i primi a dare tes monianza personale di rinnovamen‐ to e di impegno interiore. Entrambi fu‐ rono propugnatori della vita monas ca:

Da parte sua, S. Ugo di Grenoble fu uno degli artefici della fondazione della Grande Certosa: fu lui infa ad accoglie‐ re il suo ex‐maestro S. Bruno e a me e‐ re a sua disposizione la montagna di Certosa, presso Grenoble, sulla quale egli, percuotendo la roccia con bastone, come un novello Mosè, fece scaturire una sorgente d’acqua. 17


S. Giuseppe lavoratore - 1 maggio Pio XII, is tuendo nel 1955 la festa di S. Giuseppe ar giano, intese offrire al lavo‐ ratore cris ano un modello e un pro‐ te ore. “Ogni lavoro ‐ aveva de o già nel radiomessaggio natalizio del 1942 ‐ possiede una dignità inalienabile, e in pari tempo un in mo legame col perfe‐ zionamento della persona: nobile dignità e preroga va, cui in verun modo non avviliscono la fa ca e il peso che sono da sop‐ portarsi come effe o del peccato originale, in obbedienza e sommis‐ sione alla volontà di Dio”. Cristo stesso ha voluto essere lavorato‐ re manuale, trascorren‐ do gran parte della vita nella bo ega di Giusep‐ pe, il santo delle mani callose, il carpen ere di Nazaret. Pochi anni prima che S. Giuseppe aprisse la sua bo ega, Cicerone scri‐ veva: ”… Hanno basso mes ere tu gli ar giani, perché in un’officina non vi può essere alcunché di decoroso”. Il filosofo Aristotele era stato più categorico, do‐ mandandosi nel primo libro della PoliƟca: “Si debbono annoverare tra i ci adini anche gli operai meccanici?”. La risposta è stata data dall’esempio di Cristo, che ha voluto condividere la con‐ dizione operaia accanto a Giuseppe, e ci è venuta dalla presa di coscienza dello stesso movimento operaio, che in questo

giorno celebra la festa del lavoro e le conquiste in campo sociale, sindacale ed economico. “Dal punto di vista cris ano, ‐ si legge nel manuale dell’aclista ‐ il mo‐ vimento operaio non è che una forma del moto generale di elevazione dell’u‐ manità, un aspe o speciale di quel feno‐ meno generale di ascesa adombrato nel‐ la parabola dei talen ”. Per so olineare la nobiltà del lavoro la Chiesa propone alla nostra meditazione S. Giusep‐ pe ar giano. La festa odierna sos tuisce quella del Patroci‐ nio di S. Giuseppe sulla Chiesa universale, prescri a nel 1847 da Pio IX. Pio XII e Giovanni XXIII (papa Roncalli introdusse il nome di S. Giuseppe nel Canone della Messa) resero omaggio a que‐ sto esemplare maestro di vita cris ana, all’uomo laborioso, onesto, fedele alla parola di Dio, obbediente, virtù che il Vangelo sinte zza con due pa‐ role: “uomo giusto”. “I proletari e gli operai ‐ scriveva Leone XIII, il papa della Rerum novarum ‐ hanno come diri o speciale a ricorrere a S. Giuseppe e a proporsi la sua imitazione. Giuseppe in‐ fa , di s rpe regale, unito in matrimo‐ nio con la più grande e la più santa delle donne, considerato come il padre del Figlio di Dio, passa ciò nonostante la sua vita a lavorare e chiede al suo lavoro di ar giano tu o ciò che è necessario al mantenimento della famiglia”. 18


SS. Marcellino e Pietro martiri - 2 Infinite volte nella storia si è avuta la conferma del de o: “L’uomo propone e Dio dispone”, intendendo dire che spes‐ so Dio “dispone” il contrario di Ciò che l’uomo ha “proposto”. E questo è avve‐ nuto nel caso dei Ss. Marcellino e Pietro. Quasi presago della sua missione di tra‐ mandare la memoria di innumerevoli mar ri, S. Damaso, come riferisce egli stesso, raccolse ancor fanciullo la narrazione del carnefice dei Ss. Mar ri Marcellino e Pietro. Il “percursor” riferì che egli aveva disposto la decapita‐ zione dei due nel bel mezzo di un bosco, proprio perché ne pe‐ risse ogni ricordo: i due dove ero anzi liberare con le loro stesse mani da rovi e sterpaglie la piccola superficie che dove‐ va imbeversi del loro sangue.

tore ne facesse trasportare i res a Co‐ stan nopoli. Né bastò, poiché essendo stata la loro tomba violata dai Go , papa Virgilio la fece restaurare e introdusse i nomi dei Ss. Marcellino e Pietro nello stesso Canone romano dalla Messa, assi‐ curandone così il ricordo e la devozione da parte dei fedeli. Là dove la moderna via Labicana incrocia via Merulana (la via che porta da S. Giovanni in Laterano a S. Maria Maggiore) sorge dal 1751 la basilica dei Ss. Marcellino e Pietro, edi‐ ficata su una base che sembra risalire alla se‐ conda metà del secolo IV e in cui si trova forse la dimora di uno dei due san tolari. La vicenda terrena del presbitero Marcellino e dell’esorci‐ sta Pietro venne ulterior‐ mente arricchita di elemen più o meno leggendari da una Passione del sec. VI.

Gli ul mi tre versi, dei nove di cui è co‐ s tuito il carme 23 di papa Damaso, in‐ formano che le “san ssime membra” dei mar ri rimasero occultate per qual‐ che tempo in una “candida gro a”, fin‐ ché, spinta dalla devozione, Lucilla, una pia matrona, diede loro una più degna collocazione. Il mar rio era avvenuto al terzo miglio dell’an ca via Labicana, l’o‐ dierna Casilina, dov’è sita a ualmente Torpigna arra. Costan no vi edificò una basilica, presso la quale venne conserva‐ ta, in un mausoleo purpureo, la salma di sua madre S. Elena, prima che l’impera‐

Essa narra che Pietro e Marcellino ven‐ nero rinchiusi in una prigione so o la sorveglianza di un certo Artemio, la cui figlia Paolina era posseduta dal demo‐ nio. Pietro, esorcista, assicurò ad Arte‐ mio che, se lui e sua moglie Candida si fossero conver , Paolina sarebbe im‐ mediatamente guarita. Dopo qualche perplessità, la famiglia si conver e di lì a poco fu pure chiamata a tes moniare Cristo col mar rio: al 12° miglio della via Aurelia Artemio venne decapitato e Can‐ dida e Paolina vennero soffocate so o un cumulo di pietre. 19


Clara De Oliveira Romeiro figlia di Pedro José Abegao Romeiro e di Roberta Maura n. de Oliveira Nata: 22 ‐ 12 ‐ 2010 Ba ezzata: 09 ‐ 03 ‐ 2019 a Tegna da Don Czeslaw Sutor Padrino: Wesley Pereira Brito Madrina: Vanessa Singy

Ruben De Oliveira Romeiro figlio di Pedro José Abegao Romeiro e di Roberta Maura n. de Oliveira Nato: 28 ‐ 01 ‐ 2016 Ba ezzata: 09 ‐ 03 ‐ 2019 a Tegna da Don Czeslaw Sutor Padrino: Bruno José Cruz Silva Madrina: Joana Guerreiro Conduto 20


✠ V M

Z ✩ 03 – 02 – 1935 ✝ 08 – 01 – 2019

✠ M M

T

L ✩ 13 – 08 – 1919 ✝ 23 – 01 – 2019

✠ T E

C ✩ 22 – 10 – 1927 ✝ 27 – 01 – 2019 21


✠ V E

M ✩ 27 – 12 – 1926 ✝ 12 – 02 – 2019

✠ T M

C ✩ 10 – 08 – 1938 ✝ 27 – 02 – 2019

✠ C

C

M ✩ 05 – 04 – 1946 ✝ 13 – 03 – 2019 22


7 13 14 18 19

20

APRILE Domenica Verscio SAN FRANCESCO DI PAOLA Sabato “Cammino della Speranza” - per giovani DOMENICA DELLE PALME Giovedì Santo: Celebrazione della Cena del Signore Verscio ore 20.00. Venerdì Santo: Celebrazione della Passione e Morte del Signore Cavigliano ore 15.00 Tegna ore 18.00 Verscio ore 20.00 VIA CRUCIS Sabato Santo CONFESSIONI Cavigliano ore 08.30 - 09.30 Verscio ore 09.30 - 10.30 Tegna ore 10.30 - 11.30 Verscio ore 21.00 VEGLIA PASQUALE

21 Domenica

28 Domenica

26 Domenica 30 Giovedì

PASQUA DEL SIGNORE Cavigliano 09.00 Santa Messa Tegna 10.00 Santa Messa Verscio 11.00 Santa Messa Cavigliano SAN VINCENZO FERRER processione e incanto dei doni MAGGIO Cavigliano ore 10.00 Prima Comunione ASCENSIONE DEL SIGNORE GIUGNO

9 Domenica 16 Domenica 20 Giovedì 29 Sabato

PENTECOSTE Verscio SANT’ANTONIO DI PADOVA Santa Messa di fine dell’anno Scolastico CORPUS DOMINI SANTI PIETRO E POLO 23


Fabio Gilà - Tegna Marilena Frosio - Verscio Delio e Beatrice - Ponto Valentino Gloria Regina Balli - Cavigliano Elena Vanoni - Aurigeno Beatrice Guidicelli, Donata e Maria Tozzi (In ricordo di Don Agostino Robertini nel 30° anniversario della morte) Vittorio Michele Rizzoli - Cavigliano Giampiero Veltri - Verscio F. Garbani Nerini - Cavigliano Tina Concetta Tarsi - Verscio Poncini Carlo - Verscio Magda e Anna Cossi - Monteggio Cristian e Noemi Lutz - Verscio Athos Gibolli - Verscio Fausto De Giorgi - Verscio Franco Simona - Verscio Giancarlo Zurini - Tegna Carla Zurini - Tegna Vanda Sacchet - Tegna M. Paganetti - Verscio Carmele Balli - Tegna Milda Ambrogini - Loco Fam. Delorenzi - Tegna Stefano e Marianne Hefti - Verscio Sonia Gianini - Mosogno Federico Monotti - Locarno Marco Fioroni - Tegna N. N. - Tegna J. e Ivonne Monaco - Verscio Mirta Genasci - Gudo Marisa e Claudio Rondalli - Verscio Adelia Bernasconi e figlie - Lugano

Antonio e Elisabeth Monaco - Verscio Edoardo Conceprio - Tegna Mario De Rossa - Muralto Carmen Bezzola - Verscio Marco Mariotta - Verscio Clemente Martino Milani - Tegna Ottavio Sartori - Mosogno A. e J. Salmina - Verscio Giovanni Titocci - Tegna Corinna Carasacchi - Verscio Roberto e Fausta Rusconi - Cavigliano Alba Monotti - Verscio Rachele Kaghi - Cavigliano Rosalie Pirotta - Neuchatel G. M. T. Cavadini-Dillena - Cavigliano Gabriele A. Losa - Verscio Ivo e Ivonne Manano - Verscio Luciano Leoni - Verscio Lina Hefti - Verscio Virginia Belotti - Verscio Fabio Gilà - Tegna Carlo e E. Monti - Pregassona Vittorio Rizzoli - Cavigliano Silvano e Donella Rusconi - Cavigliano Sandro e Graziella Dellamora - Loco Dr Osvaldo e Anita Muff - Luzern Renzo Senior Zurini - Tegna Ester Carletti - Cavigliano OFFERTE VARIE Battesimo di Elisa Leoni Battesimo di Clara e Ruben De Oliveira Romeiro Funerale di Elda Cavalli Funerale di Clara Montrezza

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