Bollettino intragna estate 2017

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La “credenziale”

abbiamo sentito solo un po’ di rumore in lontananza e alla mattina eravamo già pronti per ripartire. Siamo finalmente arrivati nel pomeriggio a Santiago di Compostella, dopo 30 giorni di cammino e 800 chilometri percorsi. L’arrivo a Santiago è stato qualcosa di emozionante, con tutti i chilomentri che avevamo nelle gambe: prima di entrare in città abbiamo cercato di scorgere dall’alto, come i pellegrini del Medioevo, le guglie della cattedrale dal monte «Gozo», il monte della gioia. Poi siamo entrati in chiesa per l’abbraccio al Santo (che qui viene chiamato «el Señor Santiago») che si trova in alto, dietro all’altare e in seguito il controllo della credenziale e la consegna del «diploma» rilasciato dal capitolo dei canonici della cattedrale. Il giorno dopo la Messa chiamata «del pellegrino»: alle ore 10 ci siamo radunati assieme ad altri marciatori, anche quelli che erano appena giunti in città, alcuni ancora con il sacco in spalla, il bastone in mano e… sudati, per una celebrazione suggestiva con alla fine l’accensione del famoso «Botafumeiro»: un enorme turibolo attaccato al soffitto e messo in movimento da diversi uomini che sprigionava una nuvola di incenso profumato e che – soprattutto una volta – purificava l’aria dal

lezzo dei pellegrini. Il nostro cammino non era però finito a Santiago: come i «veri» pellegrini medioevali volevamo dirigerci verso Finisterre, la «fine della terra», sulla estrema punta nord-ovest, dove anticamente si concludeva il cammino e si prendeva la conchiglia come «prova» del pellegrinaggio fatto. C’era però «un piccolo problema»: c’erano ancora 80 chilometri da Santiago a Finisterre. Sergio ed io volevamo andarci anche per «buttare via le scarpe»: un altro antico rito tra i molti che si compiono sul cammino. Abbiamo trovato altre due persone che volevano recarsi fino «alla fine della terra» e così, in quattro, abbiamo preso… un taxi: e avanti, a tutta velocità, verso la punta estrema dove abbiamo effettivamente bruciato le scarpe assieme a quelle di altri pellegrini. Dopo due giorni di permanenza a Santiago abbiamo organizzato il nostro ritorno: si poteva scegliere bus o treno. Abbiamo scelto il bus per andare a riprendere l’auto rimasta nel garage in Francia. In totale abbiamo fatto 24 giorni di cammino e 4 giorni di trasferte. Non abbiamo mai pensato di mollare o di pensare «chi me l’ha fatto fare»: tutto sta nella testa e nella volontà. Dopo metà cammino sarebbe stato un peccato rinunciare e allora ti sentivi più forte nelle gambe e nella testa. Poi, certo, c’è chi sceglie di farlo a tappe perché non ha molto tempo. Addiritura ci sono persone che partono dalla Svizzera e «spalmano» il cammino su più anni rientrando ogni volta e ricominciando poi l’anno successivo esattamente da dove l’avevano inter31


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