La Voce del Popolo - 01/08/2024

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SETTIMANALE DIOCESANO

FONDATO DAL BEATO GIUSEPPE TOVINI NEL 1893 1 AGOSTO 2024

GIORNALE

La bestemmia laica

Il Sindaco di Como, in Consiglio comunale, si è scagliato contro i volontari, organizzati in associazioni e gruppi Caritas che, nella sua città, distribuiscono colazioni, assicurano un po’ di assistenza ai senza tetto, cercano alcuni percorsi di reinserimento di lavoro per i meno fortunati. Motivazione? Aiutano gli stranieri che dovrebbero essere già fuori dal territorio. Semplifico un po’ il pensiero del primo cittadino, ma mi pare di essere in ottima compagnia proprio con lui. Quello che, infatti, colpisce di questa vicenda non sono le posizioni politiche del Sindaco, sempre lecite se nell’arco costituzionale. Colpisce, invece, la pacatezza delle risposte dei volontari, dai preti ai laici, che descrivono e testimoniano un’immagine di città affaticata, bisognosa di relazioni, con la necessità di ricerca di soluzioni per la vita di tutti, indipendentemente dall’essere stranieri o italiani. Come se le parti si invertissero: sentire ideologia sulla bocca di un sindaco è una bestemmia laica, perché è il rappresentante politico più vicino al popolo. Sentire ragionamenti complessi e più convincenti sulla bocca dei volontari indica che, anche senza essere eletti come primi cittadini, si può essere, comunque, primi e più prossimi. Anche del Sindaco e con sua buona pace.

La catena del noi

L’EDITORIALE DI MARCO TRABUCCHI

La cura, rete tra chi dona e chi riceve

In questi mesi, in particolare dopo la crisi del Covid-19, sembra che la parola cura si sia largamente diffusa per esprimere, almeno teoricamente, l’atteggiamento di attenzione di un individuo o di un gruppo verso chi ha bisogno di essere accompagnato nei difficili percorsi della vita. Sappiamo bene, però, quanto la parola attenzione sia ancora drammaticamente rara nella nostra vita. E senza attenzione non vi è cura, perché non vi è la possibilità di “vedere” il bisogno, né di capirne le dinamiche, in modo da rispondere adeguatamente alle richieste

più o meno esplicite di aiuto. È troppo facile sostenere che la polarizzazione sui social ha ucciso la curiosità, il desiderio di leggere il volto dell’altro; ma certamente stiamo perdendo la capacità di attenzione, presupposto per qualsiasi altro atteggiamento di disponibilità. “L’attenzione è la forma più rara e preziosa della generosità” ha scritto la grandissima Simone Weil; un’affermazione forte, perché esclude qualsiasi possibilità di cura astratta, senza la concretezza dell’uso dei sensi, e smaschera atteggiamenti fatui e retorici. Quindi, anche la rete che collega una persona all’altra persona, la catena del noi, entra in crisi se non è caratterizzata dal vedere; una rete solo formale, incapace di osservare, elaborare e intervenire è senza fondamento e senza prospettiva. Ricordo

una frase di Pasolini il quale, per descrivere la caratteristica principale di Madre Teresa di Calcutta, scrisse: “Dove guarda vede”. La Santa ha utilizzato la sua attenzione alla sofferenza per costruire un’opera di carità: Pasolini l’ha capita e con tre parole ha spiegato il senso e il fondamento di un’opera grandiosa. Spesso, purtroppo, la polarizzazione sugli schermi dei cellulari non permette nemmeno di guardarsi attorno; è quindi importante liberare lo sguardo, in particolare quello dei giovani, per permettere loro di guardare, per poi educarlo al vedere. L’attenzione si fonda sui sensi (vista, udito, tatto, olfatto); poi per diventare cura ha bisogno del cuore, cioè della scelta umana di supportare l’altro con atti di cura. Il cuore è l’immagine del nostro cervello che decide di

trasformare i messaggi che ha ricevuto in atti concreti verso il sofferente. Chi scrive queste righe – e colgo l’occasione per ringraziare il Direttore di Voce per il gradito invito di accompagnare mensilmente il lettore sui vari temi della cura – è più esperto di cervello che di cuore, però l’immagine di un cuore che viene stimolato dall’attenzione descrive la condizione di noi esseri umani, aperti a costruire una vita appesa alla rete. Una rete che rompe la solitudine, il silenzio non voluto, l’incapacità stessa di chiedere un supporto e di riceverlo esprimendo un’adeguata gratitudine a chi ci è vicino. Una rete che si ispira all’affermazione: “Forte è chi tratta la fragilità con gentilezza”. La rete e la cura sono attenzione, cuore, cervello, generosità e forza.

Filippo Macchi e Benedetta Pilato sono due tra i tanti atleti che alle Olimpiadi di Parigi inseguono il sogno di ogni sportivo. Sono due giovani, 23 anni lui e 19 lei, con una grande maturità. Filippo, argento nel fioretto maschile, ha dato una lezione ai complottisti che, anche a livello istituzionale, sono sempre in numero considerevole: “Ne ho sentite di ogni: ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna... Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Questa medaglia si merita gioia e felicità e quindi smaltiamo la delusione, che è tanta, e godiamoci ciò che è stato”. Benedetta ha insegnato a tutti che anche un quarto posto è figlio di tanti sacrifici: “Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace, ma queste sono lacrime di gioia, ve lo giuro, è il giorno più bello della mia vita”, così l’azzurra ha commentato la sua gara dove è arrivata quarta per un solo centesimo nella finale dei 100 rana. Entrambi ci hanno aiutato a valorizzare ciò che abbiamo di più importante. Non è facile in un’epoca nella quale tutto deve essere performante. Non siamo macchine. Non siamo infallibili. E avremmo bisogno di condividere le nostre fragilità. Sì racconta che un professore di filosofia prese un barattolo vuoto e incominciò a riempirlo con i sassi. Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì. Allora il professore tirò fuori una scatola di piselli, li versò dentro il barattolo e i piselli si infilarono negli spazi vuoti. Ancora una volta il professore chiese se il barattolo fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì. Allora il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il barattolo e la sabbia riempì ogni spazio vuoto. Il barattolo rappresenta la vita. “I sassi sono la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli, le cose importanti che per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti, come il lavoro, la casa, l’auto. La sabbia e tutto il resto sono le piccole cose. Se mettete dentro il barattolo prima la sabbia, non ci sarà più spazio per i piselli e i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita, se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose importanti. Fissate le priorità, il resto è solo sabbia”. Rimettiamo al centro la vita e le relazioni.

Campioni di umanità

Sordoparlanti

Se l’inclusione passa dallo sport

Società

Fidei

In Italia la popolazione ha un’aspettativa di vita elevata, ma non per tutti sana, in quanto bisognosi di cure palliative. Secondo il Ministero della salute si tratta di 335 persone ogni 100mila abitanti, 500mila all’anno, delle quali solo il 35% ne beneficiano, contro il 70% di altri Paesi europei. Lo Stato ha carenza di personale sanitario (50% in meno per le cure domiciliari) e l’O.M.S. prevede un peggioramento nei prossimi anni. Il sistema sanitario si concentra sulla fase acuta delle malattie: occorrono prevenzione e presa in cura precoce tramite servizi moderni (telemedicina e telemonitoraggio). Il terzo settore fornisce il 66% dei lavoratori domiciliari (medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, operatori socio sanitari), accede a fondi pubblici con obiettivi di attività clinica, governance ed engagement della comunità. L’associazionismo offre sportelli per i cittadini, aziona il supporto psicologico a volte dimenticato dal sistema sanitario. Si affianca al “caregiver”, in attesa di riconoscimento giuridico, supporto economico e psicologico (di questo tema abbiamo parlato su queste pagine in precedenza). L’Università degli Studi di Brescia si è occupata dell’argomento con la tavola rotonda intitolata “Stare al fianco nel finis terrae: cure palliative, volontariato e ritualità” che affrontava il grande enigma di come affrontare il dolore, la malattia e il lutto, evitando la solitudine. Sul tema della morte mancano le “parole” per capire la situazione, prendere decisioni, gestire il percorso di fine vita. Vi è il rischio di atteggiamenti negativi come l’angoscia, fonte di isolamento, e la maggior sofferenza nel riconoscere l’avvicinarsi della fine. Il concetto di “consciousness rising”, cioè l’elevazione della coscienza sul momento del fine vita, favorisce le cure palliative, comportamenti solidaristici e discorsi appropriati”. L’accompagnamento deve essere multidimensionale: la componente spirituale è fondamentale, aprendo alla dimensione di pace interiore. In Italia è attiva la società di cure palliative SICP, grazie alle stesse famiglie con esperienza di lutti, per creare rete. Le “best practices” sono offerte da associazioni come “ANT” (assistenza domiciliare), “Oltrepassando” (dignità al momento del passaggio), “A.m.a. Bergamo” (dialogo di preparazione al lutto), “Casa Roland” (assistenza abitativa alle famiglie vicine al malato), “Vad” (prima a creare l’“hospice” in Italia). Per dare qualità alla vita non si può cambiare il destino, ma si può cambiare il modo per affrontarlo con dialogo, empatia, accompagnamento. La vera cura è il “prendersi cura”.

Sottovoce

Quando i ragazzi pagano il prezzo della guerra

Ponte di Legno

Poesia: per la vita è cura alternativa

OPINIONI

Coldiretti C’è un “Ohio” del Franciacorta

Abbiamo da poco finito di fare il tifo per la Nazionale di calcio ai campionati europei, ed eccoci a fare il tifo per gli atleti, soprattutto bresciani, che partecipano alle Olimpiadi di Parigi. E così si formano le tifoserie, cioè i gruppi di coloro che sostengono l’uno o l’altro dei gareggianti. La storia della parola in questione è veramente singolare, perché si intreccia con quella del tifo, inteso come malattia infettiva causata da batteri e caratterizzata da febbri e torpore, nonché da manifestazioni enteriche o esantematiche. La parola “tifo” è greca, visto che deriva da týphos, che voleva dire “fumo, vapore, offuscamento dei sensi” ed era usata per indicare l’effetto di certe febbri contagiose: quelle, appunto, del tifo. Il passaggio dall’impiego di questo vocabolo medico al senso attuale di manifestazione della passione sportiva, che è quello per cui ne parliamo a proposito delle Olimpiadi, avviene per questa strada: il tifo negli stadi o sulle strade dei ciclisti è come una febbre che si innalza (e poi si abbassa) nelle diverse occasioni o scadenze, come le febbri del malato. Perciò “fare il tifo per qualcuno” significa in origine avere una febbre di esaltazione e passione.

Calcio femminile

Torna il derby bresciano in B

C’è uno scandalo di cui nessuno parla. E coinvolge anche noi italiani. Non riguarda la Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi e nemmeno gli arbitraggi delle gare di scherma o di pugilato. Riguarda la spesa per armamenti. Lo scorso aprile l’Istituto di ricerche per la pace di Stoccolma Sipri ha reso noto che nel 2023 la spesa militare nel mondo ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari. Segnando un aumento del 6,8 percento rispetto all’anno precedente, cioè di 200 miliardi di dollari. Cifra che da sola sfiora il totale di quanto gli Stati più ricchi devolvono ogni anno per l’Aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi poveri (224 miliardi di dollari nel 2023). “Mentre nel mondo c’è tanta gente che soffre per le calamità e la fame, si continua a costruire e vendere armi e a bruciare risorse alimentando guerre grandi e piccole”. È questo lo “scandalo che la comunità internazionale non dovrebbe tollerare”, ha denunciato papa Francesco domenica scorsa all’Angelus. Uno scandalo, ha aggiunto, che “contraddice lo spirito di fratellanza dei Giochi Olimpici appena iniziati” a Parigi. Perché, ha concluso il Papa, “la guerra è una sconfitta!”. Sempre. Scandalo di cui il nostro Paese è complice. Non solo perché la gran parte della spesa militare mondiale è fatta dai paesi della Nato (1.341 miliardi di dollari pari al 55 percento del totale), ma soprattutto perché non accenna a diminuire, anzi si intende aumentarla. Come ha documentato l’Osservatorio sulle spese militari Milex.org, da inizio legislatura il ministero della Difesa ha chiesto e ottenuto il parere, sempre favorevole, dalle Commissioni Difesa del Parlamento per ventisette nuovi programmi militari: un onere finanziario pluriennale di 34,6 miliardi di euro e un impegno finanziario annuale per il 2024 e 2025 compreso tra i 700 e gli 800 milioni. Di questi, quindici sono programmi di riarmo. C’è di tutto: dall’acquisto di 270 nuovi carri armati Panther dalla tedesca Rheinmetall ad altrettanti blindati Flyer per le forze speciali alle 21 batterie missilistiche semoventi a lunga gittata Himars fino ai 900 missili anticarro Spike dall’israeliana Rafael. A cui va aggiunto l’acquisto di 24 nuovi caccia Typhoon (quasi 7,5 miliardi) e di due nuove fregate Fremm Evo (1,9 miliardi) in aggiunta alle dieci previste dal programma originario. Nel frattempo l’Istat ci informa che la povertà assoluta in Italia “ha raggiunto livelli mai toccati in precedenza”: riguarda 5,7 milioni di cittadini, quasi uno su dieci. Ma anche di questo scandalo nessuno parla.

Gran parte della spesa militare è fatta dai Paesi Nato

l’errore per la presenza di una vicina base militare. Da questo errore si aprirà sicuramente un altro fronte nel conflitto inarrestabile. Quando alla sera si doveva rientrare a casa i genitori o gli educatori toglievano il pallone ai ragazzi. È giunto il momento, ed è urgente, di togliere il giocattolo della guerra e le armi in mano a uomini che non riescono a controllare le regole di un gioco che si fa sempre più pericoloso per tutta l’umanità. La guerra è una pazzia ed un’avventura senza ritorno. Bisogna gridarlo a tutti e indicarlo come un gioco non convenzionale che va tolto dai tavoli dei potenti e dalla portata di un’umanità che non sa più controllarsi. Sul tema della morte

Tanti ragazzi a Parigi stanno sognando di vincere l’oro o una medaglia delle Olimpiadi. Dodici ragazzi in Israele, invece, stavano giocando a calcio in un campetto, forse più povero, ma che li lasciava sognare in uno spazio di libertà assicurato dallo sport, mentre dalle colline piovevano missili. I razzi di Hezbollah, ancora una volta, hanno colpito Israele, superando quel confine tenuto in piedi da una diplomazia in affanno. Aumenta la

rabbia e si allarga l’orizzonte di una guerra che sembra destinata a non finire più. Non avevano nessuna colpa quegli undici ragazzi e sicuramente avevano tanto desiderio di sognare come i loro coetanei, mentre gli adulti non giocano più, o forse, irresponsabilmente giocano alla guerra nella quale a farne le spese sono sempre i piccoli e i poveri. Il tavolo da gioco che usano i presunti grandi della Terra non è lo stesso

DI CLAUDIO CAMBEDDA Avvocato
DI GIORGIO BERETTA Analista di Opal
DI GIANENRICO MANZONI

Intervista

Una serie di incidenti in montagna registratisi nelle ultime settimane, che hanno coinvolto escursionisti dalle varie capacità tecniche ed esperienze, hanno indotto il Club Alpino Italiano, anche in considerazione dell’afflusso previsto in agosto sulle montagne, a predisporre un documento sul corretto utilizzo di alcune attrezzature, un’altra tessera di quel composito mosaico con cui il Cai cerca di sensibilizzare la gente sulla necessità di un approccio consapevole alla montagna. Il Club Alpino Italiano, nel suo ultimo documento, si sofferma sul corretto utilizzo delle “catenelle” o “ramponcini”, monito oggi più che mai necessario proprio perché alcuni escursionisti sono scivolati nonostante utilizzassero questo tipo di attrezzature.

Raccomandazioni. “L’Osservatorio Nazionale Incidenti in Montagna –afferma il coordinatore nazionale Alberto Pirovano − raccomanda a chiunque utilizza ‘catenelle’ o ‘ramponcini’ di attenersi scrupolosamente alle limitazioni di impiego indicate dal costruttore del dispositivo, e di prestare attenzione anche negli apparentemente semplici attraversamenti di nevai e accumuli di neve. Questa raccomandazione è espressa nell’interesse dell’incolumità personale dei praticanti e per alleviare lo sforzo degli operatori addetti al soccorso d’emergenza”. La montagna è di tutti ma non sempre nei suoi passaggi è accessibile a tutti. Pare un’affermazione scontata eppure non lo è. “Soprattutto − sono ancora parole di Pirovano − va affrontata con la giusta attrezzatura e con la coscienza che ci si trova in un ambiente che detta le regole,

I mille colori dell’estate pensata dai rifugi delle tre valli

Ce n’è davvero per tutti i gusti nell’estate dei rifugi delle valli bresciane: dai trekking alle ascensioni, dalle scoperte naturalistiche a quelle storiche, dall’arte, alla musica, alla gastronomia tipica locale e tanto altro ancora. Ogni struttura ha le proposte adatte a farsi apprezzare e rispettare con una frequentazione attenta, che lascia nel visitatore, il suono della nostalgia che lo spinge a ritornare. Tra le iniziative più curiose di questa estate 2024 nelle strutture bresciane c’è “Rifugi in rosa”, sperimentata con successo in an-

teprima la scorsa estate sul finire della stagione e tornata in questo 2024 con la partecipazione 11 rifugi, gestiti da donne. L’idea è quella di sensibilizzare la popolazione femminile sul tema della salute, della prevenzione, dei corretti stili di vita, di cui la donna è sempre più protagonista nella società contemporanea. Ma anche quella di attivare circuiti fisici, mentali e psicologici virtuosi, legati al tema della Montagna, affidando alle donne il compito di esserne protagoniste in prima persona e come educatrici nella famiglia. Degli 11 rifugi

partecipanti, 8 sono nel parco dell’Adamello, uno nel Parco dello Stelvio, uno nella Foresta demaniale della Valgrigna e uno nella Riserva naturale delle Valli di S. Antonio. Tra le proposte da segnalare c’è anche “Sapori di Valle Camonica 2024”, promosso dal Consorzio per la tutela del formaggio Silter e dal Consorzio vini di Valle Camonica con il supporto di Assorifugi. Si tratta di un viaggio tra i rifugi camuni per svelare i gusti agroalimentari della Valle, alla riscoperta di gusti antichi, nascosti nella memoria e nel cuore dei valligiani.

Intervista ad Alberto Pirovano, coordinatore dell’Osservatorio

Nazionale Incidenti in Montagna del Cai

LA MONTAGNA non ammette leggerezze

non che le subisce. “Non si impara ad andare in montagna con i tutorial”. È ancora l’esponente del Cai a porre l’accento su questi aspetti. “La montagna – dice – non è un parco giochi e l’approccio deve essere graduale e consapevole”.

Attrezzatura. Quella richiesta è una consapevolezza che deve partire già dalla scelta di scarpe e indu-

menti. “Il fai-da-te − continua − non è tollerato nemmeno per una gita ad anello nel fondovalle o attorno ad un laghetto ai margini del borgo, figuriamoci se vogliamo camminare lungo i sentieri della valle. Per prima cosa, è un suggerimento da seguire, bisogna essere chiari e onesti col negoziante sulle proprie esigenze intenzioni e affidarsi ai suoi consigli perché conosce le caratteristi-

che del territorio e sa consigliare il tipo di scarpa idonea per quei terreni e per quella stagione. Lo stesso vale per i capi tecnici. Al negoziante spetta il dovere di suggerire sempre il meglio e non il prodotto di moda o più costoso.

Tempi di percorrenza. Occorre poi prestare attenzione alla scelta del percorso. “I tempi di percorrenza

indicati dalla segnaletica − ricorda Pirovano − il più delle volte sono elaborati da algoritmi che computano tutta una serie di parametri e di capacità medie di un uomo o una donna, di un bambino, di varie età adulte e condizioni fisiche. “La prima domanda che un escursionista si deve porre, perciò, è: ho mai provato a camminare tre ore? E se trascorso quel tempo non vedo la mia meta? Ma poi: quanto tempo mi ci vuole per scendere? E se tutta la mia sicurezza è riposta nel telefonino, quando questo non ha più campo, che faccio?”.

Leggerezze. Davanti a queste “leggerezze” viene quasi spontaneo domandarsi se l’imprudenza che comporta anche interventi di soccorso non sia da punire con sanzioni amministrative. Per Alberto Pirovano si tratta una soluzione che non porta vantaggi evidenti. “È sempre sulla coscienza e sul senso di responsabilità delle persone − afferma − che bisogna lavorare”. Insomma, l’aspetto sicurezza prevale su tutto ed è questo uno dei compiti fondamentali dell’Osservatorio Nazionale Incidenti in Montagna, un’iniziativa promossa e finanziata dal Club Alpino Italiano con il supporto dei fondi del Ministero del Turismo che raccoglie e analizza i dati degli incidenti in montagna evidenziando correlazioni e nessi di causalità ricorrenti. Composto da un gruppo multidisciplinare di esperti chiamati a studiare le caratteristiche degli incidenti per restituire indicazioni e raccomandazioni di prevenzione, l’Osservatorio, oltre che supportare l’attività di indagine degli organi preposti, opera in collaborazione con diversi enti, forze di polizia, istituti universitari e associazioni pèer di ridurre l’accidentalità, fornendo elementi di conoscenza.

I rifugi del Bresciano, un patrimonio che non è solo strutturale

Sono 45 quelli operativi nelle valli della provincia, meta di un numero sempre maggiore di appassionati

Sono 198 i rifugi alpini della Lombardia, meta ideale per escursioni in giornata e insostituibili punti d’appoggio per tutte le attività legate alla montagna: alpinismo, scialpinismo, trekking, mountain-bike, arrampicata, itinerari a piedi e con ciaspole e ramponcini da neve. Per gli appassionati autentici rappresentano un modo per vivere in modo globale le bellezze naturali della montagna. Per altri sono anche luoghi di vacanza, non solo di passaggio e di sicurezza, in grado di offrire una vasta gamma di proposte escursionistiche, qualità nei servizi e attenzione agli ospiti. Con le sue 198 strutture la Lombardia, si conferma

territorio vocato alla montagna. Tra le strutture lombarde figurano i 45 rifugi presenti nelle valli bresciane, disposti in modo saggio e attento lungo le catene prealpine e su quelle dell’Adamello. Rifugi escursionistici e alpinistici, ai quali si aggiungono più in basso una serie importante di “malghe” ben tenute che si trasformano anche in punto di ristoro (o addirittura in “Bed and Breakfast”, come nel caso della Malga Vaia sopra Bagolino); e bivacchi a quote più elevate (in genere, oltre i 2500 metri), da vivere in modo spartano e con la massima cura della strutture del luogo. Anche quest’anno, pur con un meteo spes-

so inclemente, tutti i rifugi, dai più raggiungibili (Bazena Crocedomini, Mortirolo, Petit Pierre, Premassone, Bait, Medelet) ai più solitari e nelle valli più selvagge (Maria e Franco, ma anche Garibaldi, Gnutti, Tonolini, Prudenzini, Bozzi, Tita Secchi, Città di Lissone, Baita Adamé e altri ancora) hanno riaperto i battenti per ospitare chi vive la passione della montagna, chi la sta scoprendo, chi non ne può più fare a meno. Ogni rifugio bresciano ha la sua storia, legata al luogo, a eroi della Guerra o della Resistenza, a personalità del mondo scientifico, glaciologico, botanico e alpinistico. La direttrice Guglielmo-Adamello è particolarmente ricca di strutture, con vie importanti e ben segnalate: il sentiero 3V dal Guglielmo al Maniva (segnavia bianco-azzurro), il Numero 1 di Renato Floreancig (oggi 601, segnavia bianco-rosso) dell’Alta via

dell’Adamello, da Breno a Edolo, passando per Bazena, Tita Secchi Maria e Franco, Lissone, Gnutti, Baitone, Tonolini, Aviolo, Malga Stain; il sentiero “Don Antonioli” (segnavia bianco-oro) dall’Aprica al Garda, lungo i sentieri della Resistenza. Rifugi e rifugisti sono partenza e terminale dei sentieri che nelle località montane lombarde

in cui viene praticato l’escursionismo coprono oltre 2.600 km di sentieri segnalati e 770 km di percorsi pedonali e ciclabili, con numerosi punti di ristoro e ben 152 bivacchi. Un patrimonio di strutture, donne e uomini, famiglie e animali che donano alla montagna bresciana quel sapore tipico e unico dell’accoglienza di chi va per monti.

DI GIULIO REZZOLA
Turismo DI DAVIDE ALESSI

Onu: “Rispettare il diritto alla protesta”

Non c’è pace per il Venezuela che vive da anni in una sorta di dittatura legalizzata. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk hanno espresso la loro preoccupazione per gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in Venezuela dopo le elezioni presidenziali di domenica in cui Nicolás Maduro, attuale presidente del Paese, è stato dichiarato vincitore (l’opposizione ha denunciato i brogli). “Sono estremamente preoccupato

per le crescenti tensioni in Venezuela, con inquietanti notizie di violenza dopo le elezioni di domenica scorsa”, ha dichiarato Türk, in un comunicato. Si sono verificate manifestazioni in almeno 17 dei 24 Stati del Paese, tra cui Caracas, la capitale. “Centinaia di persone sono state arrestate, compresi i bambini. Sono profondamente preoccupato”, ha insistito Türk. Gli ultimi numeri forniti dalle agenzie internazionali fanno riferimento a 11 morti e ad almeno 750 arresti. L’alto commissario si è

detto “allarmato” per le segnalazioni di un uso sproporzionato della forza da parte delle forze dell’ordine, nonché per la violenza di individui armati che sostengono il Governo, noti come “colectivos”. Türk ha affermato che i responsabili delle violazioni dei diritti umani devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Ha affermato che il Venezuela si trova in una fase critica e ha esortato le autorità a “rispettare il diritto di tutti i venezuelani di riunirsi e protestare pacificamente e di esprimere le

proprie opinioni liberamente e senza paura”. Sulla situazione in Venezuela si è espressa anche la Corte interamericana dei diritti umani (Cidh). “Concedere l’indipendenza al Consiglio nazionale elettorale è una misura fondamentale, per ripristinare la fiducia dei cittadini e della comunità internazionale nelle istituzioni pubbliche del Paese, nonché per garantire il rispetto illimitato delle decisioni legittime e democratiche prese dal popolo venezuelano alle urne”, si legge in una dichiarazione.

Anche il nostro territorio (Valcamonica e Gaver) nei giorni scorsi (nella notte tra domenica e lunedì) è stato colpito dalle piogge e dalle frane. Tre torrenti, che alimentano il fiume Caffaro, sono esondati tra Breno e Bagolino. A Ceto è collassato il Put del Sac. Sono fenomeni che riportano indietro le lancette dell’orologio al luglio 2022 quando un’alluvione mise in ginocchio Niardo. Le precipitazioni massicce in tempi ristretti mettono a dura prova la Provincia.

Acqua pazza. Troppa al nord, troppo poca al centro-sud. In tema di acqua e di cambiamento climatico, quanto sta accadendo (e probabilmente accadrà ancora) lungo lo Stivale è cosa già vista che si ripete con maggiore gravità. La scarsità d’acqua al centro-sud e l’improvvisa abbondanza al nord ripropongono lo stesso argomento: come governare le risorse idriche. I numeri più eclatanti li ha fatti circolare L’Anbi (l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue) che in una nota ha indicato le due opposte realtà. Da un lato, in soli due giorni, tra il 21 ed il 22 luglio scorsi, in Italia ci sono stati 54 eventi meteorologici estremi tra grandinate anomale, nubifragi, trombe d’aria e raffiche di vento, che hanno provocato la caduta di alberi e danni alle abitazioni. Le piogge più violente hanno colpito le Marche ed il Friuli. Poco oltre, tutto il contrario con un’immagine iconica: l’invaso di Occhito, un bacino da 250 milioni di metri cubi d’ acqua, posto tra le regioni Molise e Puglia, a servizio dell’agricoltura del Tavoliere (noto come “il granaio d’Italia”) e, al

ACQUA PAZZA Per l’Italia agricola

La scarsità d’acqua al centro-sud si scontra con l’abbondanza al nord con precipitazioni massicce in tempi ristretti che mettono in ginocchio il territorio

contempo, fonte preziosa di risorsa destinata all’uso potabile, immessa nell’Acquedotto Pugliese, in soli 8 giorni ha visto ridursi i propri volumi di oltre 15 milioni di metri cubi. Da lì verso sud è un susseguirsi di bollettini che indicano solo siccità. Con casi che sono già drammatici e che indicano lo scatenarsi del conflitto tra usi agricoli e usi civili dell’acqua. In Sicilia, 6 bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, altri 6 hanno disponibile meno di un milione di metri cubi e 4 meno di due milioni. Tutti i comuni della provincia di Caltanissetta stanno subendo riduzioni nella distribu-

zione idrica, mentre ad Enna l’acqua potabile viene erogata un giorno sì e due no. L’acqua è razionata anche a Palermo. Ma non è solo questione dell’estremo sud della penisola: risalendo il Paese, le situazioni di grande ed estrema siccità si ripetono e si moltiplicano. Fino alla pianura Padana che registra, invece, situazioni diversissime con Piemonte e Lombardia con sovrabbondanza di acque e la Liguria che inizia nuovamente a fare i conti con le proprie risorse. L’indicazione di Anbi è chiara: “Tra tre settimane niente più acqua per l’agricoltura del centro-sud”.

Un Paese spaccato. Ma cosa accade? Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, prova a spiegare: “L’odierna fotografia dell’Italia idrica è quella di un Nord sovrabbondante d’acqua e di un Centro Sud arso dalla siccità, dove sono a rischio asset economici importanti quali l’agricoltura ed il turismo. Va assunta consapevolezza, ad ogni livello, che il clima è cambiato e che necessita un nuovo modello per il territorio, dove resilienza non può che accompagnarsi con manutenzione, infrastrutture e innovazione”. Cambio del clima, dunque, al quale occorre rispondere presto e

bene. Cosa che si cerca di fare, ma che deve essere perseguita con più determinazione. Serve, dice per esempio Confagricoltura, “un nuovo modello di gestione dell’acqua per far fronte al rischio inaridimento di alcune aree con evidenti minacce per l’agricoltura e il turismo”. In attesa di “modelli” servono però anche “ulteriori interventi immediati. Le imprese hanno bisogno di strumenti concreti, finanziari e infrastrutturali, e non possono essere lasciate sole”, dice sempre l’organizzazione agricola. Soldi per investire e per soccorrere. Mentre gli esempi di cosa sta accadendo si susseguono. Così, Coldiretti ha fatto notare l’avvio anticipato della vendemmia per la siccità e Cia-Agricoltori italiani ha rilevato come nel reggiano stia tornando l’olivo. Tornando, perché gli olivi in quelle zone c’erano già qualche centinaio di anni fa, poi il clima cambiò cancellando quella coltivazione che, adesso, con un clima diverso ritrova le condizioni per prosperare.

Il territorio di Bagolino è stato uno dei più colpiti dalle piogge improvvise dei giorni scorsi

La Costituzione riconosce allo straniero il diritto di rifugiarsi

Prosegue l’approfondimento sui principi fondamentali della Carta Costituzionale. Questa settimana parliamo dell’articolo 10

Art. 10 – L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Soffermiamoci sulla seconda parte di quest’articolo, la prima ci ricorda solo che “aderiamo” al diritto internazionale. In questi

ultimi periodi, riemergono episodi diffusi di xenofobia e intolleranza. Lo straniero fa paura e genera diffidenza. La sua diversità – spiega la psicologia – è percepita come un pericolo, un attacco alle certezze e agli equilibri già consolidati. Di qui l’atteggiamento ostile nei suoi confronti. Siamo pieni di pregiudizi, alcuni consci, altri meno. L’ultimo pregiudizio è l’extracomunitario. Se non ruba gli oggetti, ruba il lavoro. Si accontenta di poco è vero, spesso non chiede neanche i contributi. Ma la responsabilità, a ben vedere, non è loro ma di noi italiani: chi è più colpevole, lo sfruttatore? Insomma, l’articolo 10 è devastante: ci fa

capire quanto siamo primitivi nel nostro modo di concepire l’uomo non come figlio del mondo, ma di un confine geografico. L’ultima parte occupa il diritto d’asilo e mai come in questo momento è attenzionato dalla nostra politica. Dopo aver affermato che l’Italia si basa sui pilastri della libertà e della uguaglianza, la Costituzione non può che riconoscere allo straniero il diritto di rifugiarsi nel nostro territorio tutte le volte in cui, nel suo Paese, gli vengano negate le libertà democratiche, quelle stesse libertà che, come si è appena detto, la nostra Costituzione riconosce alle persone. Molti rifugiati, nel tentativo di entrare in Italia per motivi economici – non contemplati quindi dalla Costituzione – fingono di essere oppressi nel proprio Paese. E la scusa più ricorrente è quella dell’omosessualità. È noto,

infatti, che in alcuni Stati – in particolare quelli in via di sviluppo – l’omosessualità è punita con pene assai gravi. In alcuni casi però i giudici si accorgono della bugia e rimandano lo straniero al mittente. L’articolo chiude con la tutela agli extracomunitari con un’ultima importante affermazione: “non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”. Lo spieghiamo meglio. A volte, quando un criminale cerca di sfuggire alla giustizia, si rifugia in un altro Stato. In forza però di accordi internazionali, le autorità del Paese di destinazione possono consegnare il latitante alle forze di polizia dello Stato di origine affinché lo processino. Tale procedura si chiama appunto estradizione. Ciò succede ad esempio nei confronti degli assassini, degli spacciatori, dei narcotrafficanti, dei mafiosi, dei

terroristi e così via. Ebbene, la nostra Costituzione vieta l’estradizione quando il reato è di natura politica. I reati di natura politica infatti sono istituiti per limitare le libertà dell’individuo, ponendosi così in contrasto con i principi enunciati dalla nostra Costituzione e riconosciuti a tutte le persone a prescindere dalla provenienza geografica. Potrebbe accadere che in un Paese dittatoriale sia vietata la libertà di espressione o siano punite le contestazioni contro il Governo. Ebbene, in tali casi l’estradizione non può avere luogo. Inoltre, l’estradizione non può essere concessa se il Paese che la richiede prevede, per il delitto commesso, la pena di morte. Visto che siamo nel bel mezzo di numerose guerre vicine e lontane è bene ricordare come il divieto di estradizione non si applica ai delitti di genocidio.

Roma DI ANDREA ZAGHI

• il testo integrale

• una sinossi o presentazione dell’opera;

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Produrremo una scheda di lettura di valutazione dell’opera - gratuitamente - e se l’esito sarà positivo, fisseremo un appuntamento nella nostra redazione.

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Intervista

DI VITTORIO BERTONI

“I nostri infermieri. Il nostro futuro”. È stato questo lo slogan scelto a Brescia quest’anno in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere, celebrata il 12 maggio per ricordare la data di nascita di Florence Nightingale, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne, la prima a introdurre, in ambito sanitario, il tema della prevenzione del rischio clinico e della sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza, applicando il metodo scientifico ai processi di cura.

“Abbiamo voluto cogliere questa occasione – spiega la presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Brescia, Stefania Pace – per ribadire il senso della nostra professione che consiste nel prendersi cura di chi ha bisogno. Questo significa essere un infermiere nella sua attività quotidiana, in modo capillare, negli ospedali e sul territorio”. Attualmente gli iscritti all’Ordine sono 8.780, le donne rappresentano l’85%. Il primo anno di fondazione gli iscritti ammontavano a 225 (infermieri), 40 (assistenti sanitari), 2 (vigilatrici d’infanzia).

Quali sono i problemi che l’Ordine si trova ad affrontare?

Abbiamo bisogno di richiamare le istituzioni e la politica al tema della carenza infermieristica, perché non è più un problema della nostra professione, ma di tutto il Paese. È un tema che tocca tutti i cittadini perché senza infermieri non c’è futuro, senza infermieri non c’è salute, non c’è assistenza per una popolazione sempre più anziana, fragile e sola.

Quali sono le possibili soluzioni?

È necessario rilanciare politiche di

Fondazione Eulo

120 ore di formazione per saper “Comunicare la scienza”

“Comunicare la scienza” è l’accattivante e invitante tema del Corso di Formazione Permanente promosso dalla Fondazione Eulo (Ente Universitario della Lombardia Orientale) – Tirandi-Università di Brescia e approvato dalla School of Management and Advanced Education (Smae) dell’Università degli Studi di Brescia: da fine ottobre (venerdì 25) a fine marzo, per un totale di 120 ore di lezione che si terranno il venerdì pomeriggio e il sabato mattina. “La nostra Fondazione

affianca e sostiene l’Università degli Studi di Brescia in una serie di attività che vengono esternalizzate per avere un strumento di formazione più agile e mirato – ha affermato Maurizio Tira, già rettore dell’Università degli Studi di Brescia e oggi presidente della Fondazione Unibs– pensando a una formazione globale, universitaria e post laurea, che permetta di approfondire e specializzare alcuni temi oggi più che mai in continua evoluzione”. Il corso proposto a Brescia, aperto a tutti senza alcuna

limitazione territoriale, è stato pensato per aiutare e coinvolgere con una specifica formazione tutte quelle persone che a vario titolo si occupano di comunicazione in ambito scientifico: negli Uffici stampa, nelle Scuole, nella Pubblica Amministrazione, nelle aziende del settore pubblico e privato bisogna avere l’accortezza e la capacità di comunicare fatti, eventi e soluzioni che non devono lasciare adito e dubbio alcuno nella divulgazione di informazioni non verificate e non verificabili. “La

Prendersi cura

di chi ha bisogno

Stefania Pace (Ordine delle professioni infermieristiche): “I giovani che scelgono questa professione possono dare un senso al loro progetto di vita”

valorizzazione della professione sia nei percorsi formativi che in quelli di carriera e contrattuali. Avere dunque coraggio per innovare i modelli assistenziali affinché i cittadini possano sempre beneficiare di questa componente essenziale del nostro sistema sanitario.

Come si può garantire il diritto alla salute?

Attraverso azioni che tutelino le persone e che consentano loro di accedere ai servizi in modo efficace e appropriato. Ed è per questo che gli infermieri costituiscono una componente essenziale del “si-

stema salute” italiano che, senza di loro, sarebbe destinato a morire. Siamo consapevoli dei nodi e delle difficoltà che la professione vive in questo momento, perché abbiamo un numero limitato di infermieri disponibili che possano sostenere la complessità del siste-

recente esperienza della pandemia (Covid-19) – ha continuato Maurizio Tira – ci ha dimostrato quanto una comunicazione non corretta, precisa e tempestiva possa addirittura condizionare i comportamenti di una intera comunità”. Questo corso di formazione avrà quale responsabile scientifico Paolo Vitale e come certificatore dei contenuti Rodolfo Faglia che è direttore dello Smae (School of Management and Advanced Education) che dalla loro hanno voluto sottolineare

ma sanitario, ma che, soprattutto, possano rispondere al meglio ai bisogni dei cittadini. Continuiamo a confrontarci con le istituzioni per identificare strategie a favore della professione stessa, costruendo la formazione dei nostri giovani e garantendo la migliore assistenza infermieristica possibile, per sviluppare un sistema salute moderno a misura di cittadino.

Ci sono dei progetti concreti in atto?

Tra le varie e numerose attività, ricordo l’“Infermiere scolastico”, quello, in divenire, di sensibilizzazione alla professione infermieristica nelle scuole secondarie di secondo grado e quello per la sostenibilità ambientale, insieme alle istituzioni e agli altri ordini professionali. Il percorso tracciato deve proseguire verso l’obiettivo condiviso di rendere la professione infermieristica sempre più autorevole nel contesto sanitario nazionale, per rispondere efficacemente ai bisogni di salute che la popolazione ci richiede”.

Per un giovane quali sono le opportunità e gli sbocchi della professione infermieristica?

Il primo passo è la formazione. A Brescia ogni anno molti giovani scelgono le professioni di servizio alla persona, con particolare attenzione ai percorsi formativi in sanità. I due Atenei propongono da diversi anni il corso di Laurea in Infermieristica per la formazione dei futuri infermieri. Svolgere la professione di infermiere oggi vuol dire essere consapevoli della complessità dei bisogni di salute e del progresso scientifico della medicina. I giovani che scelgono questa professione possono dare un senso al loro progetto di vita.

Il concorso di ammissione al Corso di laurea in infermieristica

Le iscrizioni sono aperte sino al 26 agosto.

Le prove previste si terranno da remoto il 6 e 7 settembre prossimo

Sono aperte fino al 26 agosto le iscrizioni al concorso di ammissione al corso di laurea triennale in Infermieristica della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, attivo presso la Fondazione Poliambulanza – Istituto ospedaliero, che si svolgerà in remoto nei giorni 6 e 7 settembre 2024. L’offerta formativa triennale della Facoltà di Medicina e chirurgia è diffusa in tutta Italia: oltre ai Corsi di laurea attivi nel campus di Roma dell’Ateneo, essi vengono erogati anche nelle sedi parallele di Bolzano, Potenza, Roma (Presidio ospedaliero S. Filippo Neri e Istituto Figlie di S. Camillo), San Martino al Cimino (Vt), Brescia, Torino, Villa D’Agri (Pz) e Moncrivello (Vc) dove è possibile iscriversi e studiare numerose discipline mediche: Infermieristica, Dietistica, Fisioterapia, Igiene dentale, Logopedia, Ortottica e assistenza oftalmologica, Ostetricia, Tecniche di

prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, Tecniche di laboratorio biomedico, Tecniche di radiologia medica, per immagini e radioterapia, Terapia della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva e Terapia occupazionale. “L’Infermiere è una figura centrale nel processo di assistenza e cura – afferma il professor Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e ChirurgiaQuesta figura professionale, infatti, se formata in modo approfondito e specifico, sarà impegnata non solo nei reparti, ma anche nella didattica e nella ricerca. Ed è proprio pensando a questa nuova figura di Infermiere colto, motivato, preparato, che il Corso di laurea in Infermieristica dell’Università Cattolica, sia nelle sedi di Roma che nelle sedi parallele, offre un percorso di formazione innovativo, grazie a partnership con aziende ospedaliere ed enti di ricerca nazionali ed in-

ternazionali e ad un piano di studi che integra saperi scientifici e tecnici con competenze umane e relazionali. Nel nostro “campus del Gemelli” inoltre si effettuerà l’attività pratica e di tirocinio in un Policlinico Universitario fra i migliori del mondo, con un piano di studi completamente rinnovato ed esperienze di apprendimento sempre più all’avanguardia, in un contesto ricco di verde ed impianti sportivi e ricreativi, dove qualità umane, relazionali e professionali si fondono con lo scopo di formare l’Infermiere del futuro”. Per maggiori informazioni si può consultare la pagina del sito Internet istituzionale dedicata ai Corsi di laurea: www. unicatt.it/corsi/professioni-sanitarie/ ammissioni-professioni-sanitarie. html. Il link per effettuare l’iscrizione al concorso di ammissione: www.unicatt.it/corsi/professioni-sanitarie/ammissioni-professioni-sanitarie.html.

STEFANIA PACE

l’importanza di una comunicazione scientifica affidabile e verificabile. “La comunità scientifica ha la responsabilità di una comunicazione che a volte è troppo complessa e non comprensibile e a tutti – ha ribadito Paolo Vitale – e perciò è importante istruire e formare su come comunicare la scienza sia ai professionisti della comunicazione sia ai responsabili scientifici di ogni campo che devono saper dialogare e confrontarsi anche con chi non è esperto”. Lo SMAE, come per altri corsi di formazione

che affiancano gli studi universitari di ogni settore, certifica la bontà e l’interesse dei contenuti di ogni corso di formazione che vuole dare ancora una volta il senso di una istruzione e di una specializzazione che non termina solo con la laurea o con un diploma. Luca Carra, giornalista e direttore “Scienza in rete”, ha infine voluto sottolineare che alle tecniche di comunicazione andrà dedicato e riservato una parte importante di questo corso al fine di trasferire le nuove tecniche di comunicazione

Da San Polo insieme verso Itaca

Una realtà nazionale, vicina alle fragilità mentali, presente anche a Brescia, grazie alla Congrega della Carità Apostolica

In via San Polo 231, in città, esiste uno spazio dedicato alle persone che soffrono di malattie psichiche che vogliono affrontare un percorso di recupero della propria autonomia e autostima. È il “Club Itaca Brescia”, ideato da Progetto Itaca, realtà che esiste a livello nazionale dal 1999, e articolata in 17 sedi – una delle quali, dal 2020, anche a Brescia grazie alla Congrega della Carità Apostolica che ha messo a disposizione i locali – e che promuove programmi di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione rivolti a persone affette da disturbi della salute mentale e alle loro famiglie.

Direttrice. “Il Club – spiega la direttrice, Cecilia Libretti – è sul modello della Clubhouse International, un programma diurno per giovani adulti con disturbi mentali per favorire l’autonomia socio-lavorativa”.

Attivazione. Il progetto è stato attivato a inizio luglio e si sviluppa su

(pubblicazioni cartacee e digitali, social media, podcast, ecc.) che devono essere utilizzate con correttezza sostanziale e formale. E non a caso questo corso è rivolto a un vasto e differenziato pubblico (giornalista scientifico, giornalista divulgatore, addetto ufficio stampa, operatore / guida di musei scientifici, comunicatori e consulenti di vari settori, ecc.) che potrà apprezzare le conoscenze acquisite per una informazione sicura e sempre verificabile.

(Luca Scarpat)

anche a livello nazionale, da donazioni o dalla partecipazione a bandi. Ikea ad esempio ci ha donato parte dei mobili che arredano alcune stanze dell’edificio disposto su una superficie di circa 290 metriquadrati; e anche la Fondazione Alia Falck di Milano ci ha dato un aiuto”.

Iscrizione. L’iscrizione, così come la frequenza, è libera e gratuita. Chi fosse interessato può contattare per un colloquio conoscitivo il numero 3783054949. “Qui ricreiamo uno spazio di socialità contro l’isolamento per far sì che questi pazienti possano riappropriarsi della loro vita; le malattie psichiche possono essere curate e chi ne soffre – sostengono Libretti e Costa – ha diritto a vivere con dignità e a stare meglio”.

Struttura. All’interno della struttura si sta pensando di realizzare anche una Job Station, uno spazio di lavoro a distanza assistito per l’inclusione lavorativa di persone con disagio psichico, in collaborazione con Fondazione Italiana Accenture. Progetto Itaca ha attivato anche altri progetti, come Linea d’ascolto, con un gruppo di volontari formati, che risponde al numero 3662182131, cui possono rivolgersi le persone che cercano informazioni o familiari preoccupati.

Esigenze. “Cerchiamo di capire le loro esigenze, proponiamo percorsi e corsi – afferma Eleonora Co-

Una realtà indipendente che è sostenuta, anche a livello nazionale, da donazioni o dalla partecipazione a bandi

due giorni la settimana – il lunedì e il mercoledì –, dalla mattina attorno alle 9.30 fino a metà pomeriggio; gli utenti vengono chiamati “soci”, quindi persone alla pari di operatori e volontari, in una relazione orizzontale. Per essere soci si devono avere dai 18 ai 45 anni, esser consapevoli di avere un disagio psichico ed essere seguiti da servizi medici. “Invitiamo a portare qui le proprie energie e competenze e mettersi in gioco – prosegue la giovane direttrice, affiancata dalla coordinatrice dei volontari, Eleonora Costa –, per aumentare l’autostima e avviarsi verso l’autonomia abitativa e lavorativa. Organizziamo la giornata insieme – per ora – ai cinque giovani soci, elaborando con loro il foglio delle presenze e il piano di lavoro della giornata, pensando ad esempio a chi dovrà fare la spesa, a chi dovrà cucinare o provvedere ad altre faccende; proponiamo laboratori in cui i soci possono sperimentarsi e anche laboratori ricreativi”.

Iscrizione. L’iscrizione al Club Itaca è gratuita perchè si tratta di una “realtà indipendente che è sostenuta,

Rotex International Convention

Sino a domenica 4, Brescia è palcoscenico, per la prima volta in Italia, della Rotex International Convention. Si tratta della reunion mondiale di “alumni” del programma scambio giovani “Rye”, Rotary Youth Exchange, promosso dal Rotary International. Il programma ha l’obiettivo di promuovere la pace nel mondo permettendo a giovani provenienti da ogni Paese di immergersi in una cultura completamente diversa dalla propria e diventare al tempo stesso ambasciatori della propria nazione. “La Convention – spiega il referente, Alberto Dominighini – la prima del mondo Rotex dopo la pandemia, vuole essere un luogo in cui scambiarsi le best practices del mondo Rotex, oltre che informare i giovani delle ulteriori opportunità che il Rotary può offrire loro e di cui possono beneficiare, creare un network mondiale di giovani e far scoprire loro la cultura italiana”. A Brescia sono giunti un centinaio di “alumni” provenienti da ogni parte del mondo. Di particolare significato la presenza del prossimo presidente internazionale del Rotary, Mario de Camargo, che ha salutato i ragazzi auspicando che diventino portatori nel mondo dei valori del Rotary. (Vittorio Bertoni)

Oltre un milione di euro per il nostro territorio

Fondazione della Comunità

Bresciana: gli esiti dei bandi sociale, cultura, istruzione e patrimonio

sta – . Uno di questi è “Famiglia a Famiglia” che si fonda sul metodo Nami con un programma testato. Serve per sostenere le famiglie nel percorso di accettazione della malattia e nel percorso di consapevolezza. Non solo, offre informazioni sulle recenti ricerche scientifiche, sui servizi del territorio o nozioni su come funzionano i farmaci. La mail è info.itacabrescia@progettoitaca.org”.

Volontari. Il 26 settembre prenderà il via anche il Corso di formazione per volontari, per la durata di dieci settimane, tutti i giovedì dalle 18 alle 20, e si può frequentare anche solo per saperne di più sui disturbi psichici. “Un altro progetto è quello che abbiamo attivato nelle scuole – conclude Cecilia Libretti –, con incontri di due ore negli istituti superiori con esperti e psichiatri per sensibilizzare sul tema della salute mentale, per far sapere quali sono i campanelli d’allarme, i fattori di rischio in certi comportamenti, anche per capire la differenza tra disturbo adolescenziale e vero disturbo mentale”.

Sociale, cultura, istruzione e tutela del patrimonio: sono questi gli ambiti di riferimento dei primi quattro bandi emanati nel 2024 da Fondazione della Comunità Bresciana, guidata da Mario Mistretta, e che ora si concludono a seguito della valutazione operata dalle Commissioni preposte. Sono 95 i progetti finanziati su un totale di 209 presentati – a testimonianza della vivacità delle proposte progettuali da parte degli enti del terzo settore bresciani, che in questi anni si sono sempre di più approcciati alle linee di finanziamento emanate dalla Fondazione – per un totale di erogazioni pari a circa un milione e 50mila euro, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo della comunità in tutte le sue dimensioni. Fondazione della Comunità Bresciana si conferma così nel proprio ruolo di intermediario di moderna filantropia e motore di cambiamento sociale, mettendo a disposizione del territorio un concreto sostegno economico per la realizzazione di progetti in grado di intercettare bisogni e di sostenere soluzioni innovative che guardino al breve e medio periodo, ricercando, soprattutto nella comunità, le risorse umane,

relazionali ed economiche in grado di dare risposte a tali bisogni. I progetti pervenuti sono stati analizzati e selezionati da quattro specifiche Commissioni di valutazione, riunitesi nel corso del mese di luglio e che hanno visto la partecipazione di circa 15 membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione. I progetti coprono una vasta gamma di ambiti, riflettendo l’impegno della Fondazione nel favorire il benessere e la crescita della comunità bresciana nel suo insieme. Gli ambiti di intervento includono il settore sociale, con 40 progetti finanziati per un totale di 500mila euro. Riguardano l’inserimento abitativo o lavorativo, il contrasto al disagio psicologico adolescenziale, il contrasto a violenze e abuso di sostanze, il sollievo a famiglie svantaggiate, progetti estivi destinati ai minori. Sul fronte culturale sono 20 i progetti finanziati per un totale di 150mila euro attinenti i seguenti settori: incentivazione e partecipazione al mondo dell’arte, potenziamento della ricerca e sperimentazione artistica, realizzazione di incontri ed eventi culturali. Nel campo dell’istruzione sono 22 i progetti finanziati per un totale di 200mila euro circa dedicati alle seguenti tematiche: attività di dopo scuola, miglioramento integrazione scolastica, percorsi innovativi per incentivare approfondimento ed eccellenze formative, sostegno per studenti in condizioni svantaggiate. Per quanto riguarda la salvaguardia del patrimonio sono 13 i progetti finanziati per un totale di 200mila euro. Le risorse erogate riguardano tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale.

Brescia DI GUIDO VECCHI
MARIO MISTRETTA, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE DELLA COMUNITÀ BRESCIANA
Progetti DI DANIELA ZORAT
DA SINISTRA, CECILIA LIBRETTI ED ELEONORA COSTA

Intervista

DI GIULIO REZZOLA

Pallavolo, basket 3x3, bowling, padel, bocce, calcio a 5, sci, mountainbike, biliardo e calciobalilla. Sono solo alcune delle oltre 40 discipline che le persone sorde possono praticare. Hanno propri campionati nazionali e internazionali, appuntamenti mondiali come le Deaflympic (nel 2025 a Tokyo), una propria Federazione riconosciuta dal Comitato italiano paralimpico a cui sono affiliate 105 società.

Difficoltà. Una di queste è l’Associazione sportiva “Lodovico Pavoni” Sordoparlanti di Brescia, nata nel 1946, la cui sede è in città in via Castellini presieduta da Angelo Salamina. “I nostri atleti – dice – sono un patrimonio che deve essere conosciuto e valorizzato dalla comunità. Un esempio di inclusione e di integrazione che, oltre alle

Se l’inclusione passa dallo sport

L’Associazione sportiva “Lodovico Pavoni” Sordoparlanti di Brescia conta circa 40 atleti che si sono distinti anche in competizioni internazionali

indiscutibili qualità tecniche e umane, rappresenta un punto di riferimento per chiunque voglia superare e abbattere le barriere della comunicazione”.

Atleti. Gli atleti bresciani, attualmente una quarantina in totale, non sono nuovi a risultati eccellenti. Alle ultime Olimpiadi per sordi a Caxia do Sul, in Brasile (2022), per esempio, due componenti della squadra di pallavolo maschile, Giovanni Morrone e Riccardo Hoffer, hanno vinto il bronzo mentre Aurora Castelli, Claudia Gennaro

e Ilaria Galbusera l’argento con la nazionale femminile. Mattia Vincenzo Midolo, sordo dalla nascita, si è laureato per la terza volta campione italiano di cross country nella “Deaf mtb cup” tenutasi a Concesio lo scorso aprile ed è in odore di maglia azzurra con l’obiettivo di raggiungere la vetrina olimpica di Tokyo il prossimo anno passando prima dagli Europei e dai Mondiali. I giocatori della squadra di pallacanestro 3x3 si sono messi in evidenza all’inizio di luglio allo Spazio Pampuri di Sanpolino durante il Campionato

italiano Fssi (Federazione Sport Sordi Italia) organizzato dall’associazione Pavoni in collaborazione con il Comune.Questi risultati hanno galvanizzato la società di via Castellini e hanno fatto comprendere, semmai ce ne fosse stato bisogno, quanto sia fondamentale cercare di valorizzare questa “comunità silenziosa” stimolando l’interesse verso lo sport di un numero sempre maggiore di bambine e bambine, ragazzi e ragazze, che possano fungere da ricambio generazionale agli attuali tesserati più avanti in età.

Difficoltà. “La nostra vera difficoltà – precisa Salamina – è quella di convincere gli alunni sordi delle scuole paritarie bresciane e della scuola Audiofonetica, che sono circa una cinquantina, e le loro famiglie, a provare a praticare uno dei nostri sport perché al di là delle capacità fisiche di ognuno, è un momento di grande inclusione e aggregazione sociale che può sfociare in una passione e in un futuro ricco di soddisfazioni”.

Sfida. La grande sfida di Salamina e del suo consiglio direttivo è di proporsi come modello sociale di inclusione attraverso lo sport, con la consapevolezza che la disabilità non preclude il raggiungimento di importanti risultati. Così come, attraverso la collaborazione sempre più costante con l’amministrazione comunale, lo è la sfida ad aumentare quella visibilità necessaria all’interesse di sponsor tecnici o generalisti.

Servizi. “Il Comune – sottolinea la consigliera Beatrice Nardo – è già molto impegnato nel campo dei servizi alla persona ma il so-

stegno a realtà come l’Associazione sportiva Pavoni sordoparlanti non deve mai venire meno. Creare le condizioni per dare ulteriori opportunità di inclusione a questi giovani, in particolare nello sport, può rappresentare una azione in più di progresso sociale”. L’appello del presidente Salamina non vuole cadere nel vuoto. Lo fa con la convinzione che soprattutto i giovani sordi sappiano che c’è una grande opportunità di realizzarsi a livello personale frequentando campi sportivi e palestre che tanto li fanno sognare. Maschi e femmine, al loro fianco, avranno sempre allenatori formati, oltre che nelle regole delle specifiche discipline, in particolare modo ad un linguaggio comprensibile. L’informazione nelle scuole su questa possibilità deve avvenire anche tramite il corpo insegnante che, grazie alla frequentazione quotidiana, può essere in grado di dare una grande mano a coinvolgere i meno restii. E laddove si evidenziasse l’interesse di un numero idoneo di bambini o bambine, di ragazzi o ragazze, verso uno sport non previsto dall’Associazione, “nulla vieta che si possa studiare il modo per introdurlo e per trovare gli allenatori adatti”, dicono in via Castellini.

Risultati. La disabilità, viene ripetuto più volte, non preclude il raggiungimento di importanti risultati prima sociali e poi sportivi. Implementare il numero dei circa 40 atleti oggi in attività sotto l’emblema dell’Associazione (la Leonessa rampante) è sicuramente fattibile. L’importante è comprendere che il dinamismo del consiglio direttivo della “L. Pavoni” è fortemente voluto, fortemente convinto, e per questo determinato a portare sempre più atleti bresciani nelle maggiori competizioni internazionali. I risultati dipenderanno dalla volontà di ciascuno ma i sogni, si è dimostrato, possono diventare realtà e il sentirsi partecipe di un evento dove sono presenti persone provenienti da tutto il mondo può per un momento, o per sempre, far dimenticare quell’isolamento “silenzioso” che tanto risulta condizionante nella quotidianità.

DA SINISTRA, MATTIA VINCENZO MIDOLO, BEATRICE NARDO E ANGELO SALAMINA
LA VITA BUONA

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Impianti per chiese, sale convegno, oratori con sistemi analogici e digitali. Sistemi per conference system.

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Il nuovo Centro prelievi è realtà

È stato inaugurato mercoledì 24 luglio il nuovo Centro prelievi di Castelcovati: si tratta di un utile servizio di medicina territoriale dell’Asst Franciacorta, frutto di una significativa collaborazione con il Comune del paese per avvicinare i servizi ai cittadini, risparmiando soprattutto agli anziani di doversi spostare in altri paesi per un prelievo. Il Centro Prelievi è istituito al primo piano dell’immobile comunale dell’ex Casa Cadei, sede del centro diurno dell’Associazione pensionati e sede

temporanea anche del medico di medicina generale. Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza del Direttore Generale Asst Franciacorta Dr.ssa Alessandra Bruschi, del Direttore Socio Sanitario Dott. Andrea Ghedi, del Sindaco di Castelcovati Fabiana Valli, del Vicesindaco e Assessore a Servizi Sociali Camilla Gritti. Il servizio è operativo ogni mercoledì feriale, dalle 7.30 alle 9.00 ed è a disposizione di tutti coloro che ne necessitano. L’impegnativa del medico, in busta chiusa, dovrà essere

riposta nell’apposita cassetta esterna “prelievi”, applicata in prossimità della porta di ingresso, entro le 8.00 del lunedì antecedente il prelievo. Il ritiro dei referti avverrà online sul fascicolo sanitario elettronico, oppure, previa richiesta, potrà essere consegnato personalmente presso l’ambulatorio prelievi dalle 9 alle 9.30 del mercoledì successivo al prelievo. Già il mercoledì dell’inaugurazione le IFEC, le Infermiere di Famiglia e Comunità hanno effettuato i primi dieci prelievi. (Sergio Arrigotti)

Quando il Grest è più inclusivo

L’estate di San Bernardino dai Salesiani? Don Rossano Gaboardi: “Non un grest per pochi amici, per pochi intimi, ma un grest aperto all’incontro”

Rossano − tra teen (i ragazzi delle medie), junior (3/4/5 elementare) e baby ( prima e seconda primaria).

Un grest inclusivo, creativo, educativo. È il grest di San Bernardino dei Salesiani di Chiari, aperto quest’anno per sette settimane, dal 10 giugno al 26 luglio.

Una tradizione. “Il Grest Samber ha una tradizione che risale alle origini dell’oratorio – racconta don Rossano Gaboardi – con la finalità di intrattenere i bambini e i ragazzi durante l’estate, con delle proposte che hanno anche una nervatura educativa, per farli non solo divertire, ma anche crescere, soprattutto dal punto di vista dei rapporti sociali, per imparare a stare con gli altri e conoscersi meglio”. “Abbiamo avuto 615 iscritti − sottolinea don

Ben 188 sono stati gli animatori, la maggior parte dei quali - evidenzia il don - sono allievi dei licei salesiani di Chiari. Affiancati anche da animatori che vengono da altre realtà compresi quelli che vengono dal grest del GC2000.

Territorio. Quest’anno il grest di Samber ha cercato anche di far conoscere le realtà virtuose del territorio. “Abbiamo chiamato e presentato ai ragazzi – specifica don Rossano – realtà propositive per la socialità e che danno anche testimonianza di generosità e competenza sociale: i Vigili del Fuoco, i volontari della Croce Bianca, la municipalizzata Chiari Servizi, l’Unità

Cinofila, un apicoltore… Alternando ai giochi e ai laboratori incontri che danno anche il senso dell’apertura sociale”.

Prezzi. Quello di Samber intenzionalmente non è un grest per pochi: i prezzi sono quelli convenzionati con il Comune, e sono gli stessi di quelli del GC2000 della parrocchia. “Ma soprattutto – racconta don Rossano – perché ci teniamo che i bambini sappiano essere inclusivi, sappiano stare con gli altri, con tanti altri. Non un grest per pochi amici, per pochi intimi, ma un grest aperto all’incontro con l’altro, anche a chi è diverso da te. È un grest molto vicino al carisma di Don Bosco, fatto di amorevolezza, simpatia, vicinanza”.

Autorevolezza. A proposito di amorevolezza e di misericordia del Signore don Rossano ricorda anche che a San Bernardino l’1 e il 2 agosto vi sarà la Festa del Perdon di Assisi. La chiesa di San Bernardino è infatti una chiesa francescana. Con il Perdon di Assisi vi è la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria per sé o per i propri defunti, che San Francesco ottenne il 2 agosto del 1216 da Papa Onorio II, per “mandare tutti in Paradiso”.

Celebrazioni. Nel programma numerose celebrazioni liturgiche, la disponibilità continua dei sacerdoti per le confessioni, ma anche musica, gastronomia e la tradizionale chiusura con i fuochi d’artificio. Dal 27 luglio al 4 agosto nel chiostro del convento è esposta una mostra d’arte del “Gruppo Artisti Colognesi”.

Palio degli Asini:

ecco la 43ª edizione

L’appuntamento, inserito all’interno della sagra della frazione, è per il 4 agosto. La festa prosegue fino all’11

A Novagli di Montichiari è tutto pronto per il Palio degli Asini giunto alla 43ª edizione e che vedrà sfidarsi, come sempre, le quattro contrade di Sera, Mattina, Campagna e Trivellini. L’appuntamento, inserito all’interno della sagra della frazione, è in programma domenica 4 agosto a partire dalle 18.30 ed è stata anticipato sabato scorso dalla gara dell’Asinello più veloce del mondo, vinta da Attila, il quadrupede dei Trivellini. Il titolo invece di Asinello d’oro è stato assegnato a Luna e Jek, rispettivamente madre e figlia, due asinelli bianchi dell’Asinara mentre secondi sono giunti Campagnoli 7 e Ibiza. La griglia di partenza sarà stabilita dalla corsa dei balle di fieri spin-

ti a mano dai valorosi volontari delle quattro contrade che darà il la alla manifestazione: 10 i giri del circuito da compiere, tra ali di folla sempre prevista in questa occasione, e alla presenza delle autorità comunali e dei sacerdoti della Parrocchia di San Lorenzo a cui spetterà consegnare trofei e coppe ai primi classificati. Nell’albo d’oro in testa c’è Sera con 14 vittorie, ma i Trivellini (vincitori tra l’altro delle ultime tre edizioni) la tallonano a 12 e puntano a conquistare il poker; più indietro Mattina, a 10, e Campagna ultima a 6. Il Palio si è meritato persino un inno, voluto da Orazio Baroni (detto Aldino sacrestà) e creato 1987, che raccoglie, in pochi pensieri, lo spirito battagliero della più popolosa frazione di Montichiari. Non resta dunque che augurare che... vinca il migliore! In caso di pioggia, il palio sarà rimandato a domenica 11 agosto. Sempre domenica sono previste anche due Messe alle 8 e alle 10. Per quanto riguarda la festa, il 3, 4, 9, 10 e 11 agosto funzionano i gonfiabili. Sabato 3, domenica 4, venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 sono aperte le cucine. Ogni sera spazio alle musica con l’orchestra spettacolo.

BASSA
Chiari DI SERGIO ARRIGOTTI
UN’IMMAGINE D’ARCHIVIO
Novagli DI FEDERICO MIGLIORATI

Cambia-menti: percorsi di contronarrazione intergenerazionali

Proseguono le iniziative dell’Associazione Chirone Aps di Manerbio, da sempre attenta alla divulgazione scientifica e non solo. La novità è che l’Aps potrà realizzare il progetto “Cambiamenti: percorsi di contronarrazione intergenerazionali” grazie al finanziamento ottenuto dalla partecipazione al bando “Changemakers for Climate Justice”. L’intento è di coinvolgere i giovani under 30 in un percorso di approfondimento della crisi

climatica che stiamo vivendo, sulle diseguaglianze che aumentano la necessità di attivarsi in prima persona per invertire la tendenza. I giovani, dopo una fase di formazione iniziale, saranno i diretti protagonisti dell’attività di disseminazione sui social, nelle scuole, nei mercati di paese e con gli amministratori locali. Tra i dettagli previsti dal progetto, la realizzazione di un ricettario a distribuzione gratuita nei mercati settimanali della Bassa

Perché imparare a lavorare a maglia o all’uncinetto? Per dare sfogo alla fantasia, per distrarsi dagli impegni quotidiani e ritagliarsi un momento di assoluto relax, con la consapevolezza che lavorare con le mani è un’azione antistress. Poi c’è il detto: “Impara l’arte e mettila da parte”. Arte. Il lavoro a maglia è un’arte

mo non solo di coprirsi, ma di distinguersi con manufatti originali. Il “Tricot” e il “Crochet” sono arrivati sino a noi passando di mano in mano per generazioni, migliorando nella tecnica, nei punti, nella scelta dei filati sempre più preziosi e innovativi nella loro composizione. È un lavoro creativo con il quale si possono disegnare e realizzare con le mani progetti e idee. Quella che era un’attività tradizionale delle nonne è diventata attività formativa per i ragazzi. È con questa con-

bresciana, con ricette sostenibili e informazioni sulla crisi climatica. I ragazzi interessati a candidarsi possono andare sul sito www. chirone.eu o scrivere a info@ chirone.eu entro domenica 8 settembre, alle 12. “Abbiamo molto a cuore questo progetto – ha dichiarato il presidente di Chirone, Fabrizio Bosio –. Grazie al contributo del bando Changemakers for Climate Justicie potremo raggiungere nuovi giovani e giovanissimi, per

renderli protagonisti di un impegno sul territorio che vada oltre il prossimo mese di dicembre”. Il progetto di Chirone si attiverà grazie al bando “Changemakers for Climate Justice: Iniziative di Contronarrativa per la giustizia climatica” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e realizzato da WeWorld, ActionAid, Cesvi ETS, Cima Foundation, Cooperativa Pandora, Indire, Università di Bologna. (Viviana Filippini)

Ricamo, uncinetto e maglia

La scuola R.U.M torna all’oratorio Gaggia. I corsi, rivolti a bambine e bambini, si terranno dal 26 agosto al 6 settembre

sapevolezza che l’oratorio Gaggia di Verolanuova propone, da alcuni anni, con un discreto successo, la scuola R.U.M (ricamo, uncinetto e maglia) organizzata congiuntamente dalle parrocchie di Verolanuova e di Cadignano. Nella versione estiva di quest’anno la R.U.M. è offerta assieme anche a diversi laboratori creativi.

Laboratori. La scuola R.U.M. e Laboratori è aperta a tutte le bambine e i bambini della scuola primaria. È un corso base e si rivolge a prin-

cipianti assoluti. In questa nuova versione estiva, che si affianca alle versioni autunnale e invernali tradizionalmente proposte a Verolanuova e rivolte ai piccoli che desiderano imparare a ricamare e lavorare con l’uncinetto e la maglia, si offrono anche alcune variazioni sul tema, alcune novità che arricchiscono l’offerta con diversi simpatici laboratori di cucina, pittura e creatività. Lo scorso anno i laboratori erano stati di falegnameria, per favorire la partecipazione maschile. Questo simpatico prolunga-

mento di quelle che sono le attività dei grest si svolgerà all’oratorio Gaggia di Verolanuova dal 26 agosto al 6 settembre. I corsi, rivolti ai bambini dai sei anni e che devono iscriversi alla scuola elementare, si terranno tutti i pomeriggi della settimana, dal lunedì al venerdì, dalle 14 alle 18.

Attività. Oltre ad imparare la fantastica arte del cucito insieme alle signore, i pomeriggi saranno pieni di gioia in compagnia di amiche e animatrici pronte ad organizzare laboratori particolari e molti altri giochi spassosi. Ogni giorno, alle 16, è prevista la merenda per tutti e, dalle 16.30 alle 18, vi saranno giochi e divertimento. Il contributo di partecipazione a settimana è fissato a 15 euro e in più, per chi lo vorrà, il 4 settembre verrà proposta una gita a Leolandia (costo 40 euro). Per iscriversi è possibile scaricare l’apposito modulo dal sito internet www.verolannuova.com/oratorio o passando in segreteria. Per informazioni si può telefonare al numero 030/931475.

Numerosi laboratori creativi e un grest dal 26 agosto al 6 settembre accompagnano la proposta

Verolanuova DI SERGIO ARRIGOTTI

VALTROMPIA

Gardone Val Trompia

Con Civitas arriva STAI in Valle

Civitas, con l’Assemblea dei sindaci e la Comunità Montana di Valle Trompia, si è aggiudicata un finanziamento di 170mila euro candidando il progetto “S.T.A.I. in Valle” al Bando Sprint di Regione Lombardia. “Il progetto – ha sottolineato Gianmaria Giraudini, presidente dell’Assemblea dei Sindaci del Piano di Zona – vuole rispondere ai bisogni della comunità potenziando l’offerta di iniziative per famiglie e per gli adolescenti e integrandosi con le opportunità già presenti nei

Comuni della Valle”. Tre sono le iniziative che saranno sviluppate a partire dal mese di ottobre. La prima sarà “STAI” in ascolto, il cui obiettivo sarà quello di sostenere i genitori nel loro compito educativo attraverso percorsi formativi, consulenze educative e attività di supporto. La seconda iniziativa si chiamerà “STAI in famiglia” e prevederà attività laboratoriali, escursioni e visite guidate nei mesi estivi per vivere il territorio della Valle in famiglia. L’ultima iniziativa dal nome “STAI”

in Biblio sarà costituita da corsi e laboratori per preadolescenti e adolescenti in tutte le biblioteche del territorio triumplino. “Siamo orgogliosi di poter realizzare queste iniziative che mettono al centro genitori, famiglie e adolescenti. Il lavoro sinergico delle diverse aree di Civitas, famiglia, giovani e cultura, sarà strategico per realizzare attività condivise con i Comuni e diffuse in tutto il territorio” ha concluso Ilaria Paternoster, presidente di Civitas. (Matteo Collio)

Musica che viene dalle malghe

I “Malghesetti” sono un gruppo, nato nel 2001, apprezzato non solo nel Bresciano, il cui repertorio è quasi totalmente dialettale

Collio

DI GIUSEPPE BELLERI

In occasione della Festa patronale dei Santi Nazaro e Celso, a Collio, oltre ad altri eventi, si è esibito, in due serate, il gruppo musicale folk dei “Malghesetti”. Collio, ridente località dell’Alta Valle Trompia, ad un’altitudine di 850 m con i 2076 abitanti delle frazioni di Collio (che con Memmo e Tizio fanno 1264 abitanti) e San Colombano (812 ab.) e ricca di bei paesaggi e di acque terapeutiche ferrose è, comunque, attrattiva per il turista non solo provinciale per la bellezza delle montagne circostanti, per le quattro chiese (Memmo, La Madonna della Misericordia di Tizio, Ss. Nazaro e Celso, e San Rocco) visibili dal centro di Collio, per il clima fresco e salubre e per la cordialità dei colliensi. Il turista, oltre a percorrere i bei sentieri che circondano “il catino della Valtrompia” (così chiamato perché appena compare una nuvola è subito pioggia) e che portano verso Bovegno, Monte Campione, il Maniva, Cima

Caldoline (purtroppo il sentiero del suo periplo è a tratti pericoloso), “La Corna Blacca” (con vista sulla Vallesabbia) e visitare il Museo Etnografico Giancola, non potrà non assaggiare “I cerchietti di Collio” il dolce tipico, da una ricetta storica inventata cinquant’anni fa dalla Forneria Ronchini, ora ceduta a Miriam della Dolce Pausa di Collio, figlia di Rosa ed Ettore che gestiscono il famoso Ristorante Dosso Alto su al Passo Maniva.

Origine. I “Malghesetti”, il nome è stato scelto in omaggio a tutti i “Malghés” della Valtrompia, depositari di un lavoro ricco di fascino, storia e dolcezza, nascono nel 2001 con Massimo Pintossi (scomparso nel 2013) e Ivan Becchetti, che non fa più parte del gruppo, su spinta di Charlie Cinelli, che dopo averli sentiti li spronò a continuare. I Malghesetti sono ora in cinque: Bruno Podestà (voce e chitarra), Maurizio Felicina (batteria e voce), Stefen Gustinelli (chitarra acustica), Federico Crippa (fisarmonica e voce), Giorgio Gandossi (basso); abitano a San Colombano, Gardone Val Trompia, Carcina e Brescia (Bruno); dal 2009 hanno prodotto una cinquantina di canzoni, raccolte in 3 CD, composte da tutti i componenti; il loro cavallo di battaglia è la canzone “Minatori” donata loro dai Cantori della famiglia Bregoli di Pezzaze; la canzone più apprezzata dal pubblico è “La Marì del söcher”, un omaggio alle staffette partigiane; quella a cui sono legati particolarmente è “Amici di Boo”, dedicata all’Associazione omonima

La canzone più apprezzata dal pubblico è “La Marì del söcher”, un omaggio alle staffette partigiane

di Villa Carcina. Il loro repertorio è quasi totalmente dialettale, con testi legati alla Valle Trompia, ma hanno anche alcune belle canzoni in italiano, come Puntalmana, che scrisse Massimo Pintossi. Il gruppo è famoso non solo nel Bresciano: nel 2009 si è esibito al Teatro Arcimboldi di Milano; la loro canzone “Pinamatta”, testo di Aldo Cibaldi e musica di Dario Pezzati, selezionata da Aie d’Italia, venne inserita come la canzone etnica del nord Italia, in un disco presentato a Copenaghen. Inoltre, da molti anni una loro canzone compare nella compilation annuale “Goi de contala”. Il pubblico, non solo bresciano, potrà applaudire i “Malghesetti” nel concerto che offriranno giovedì 1° agosto dalle ore 20.30 nella Piazza Zanardelli, davanti al Municipio di Collio: si consiglia di portarsi un maglioncino!

Numeri da record per la Lumeteca, polo culturale d’eccellenza

Gli utenti attivi negli ultimi cinque anni superano i 5.700. “Sono dati che parlano da soli e di cui siamo molto orgogliosi”

I dati dei primi sei mesi del 2024 di attività della Lumeteca confermano la scelta positiva di costruire un polo culturale, un hub, in cui la Biblioteca Felice Saleri fa la parte del leone. Un anno e mezzo fa apriva i battenti la struttura situata in Faidana, vicino al parco don Gnocchi; da allora iniziative e presenze sempre più in aumento, tra cui vanno segnalati ben 196 nuovi iscritti da gennaio a giugno 2024 (i dati sono stati raccolti e resi noti in questi giorni). Con questi, gli utenti attivi negli ultimi cinque anni superano i 5700. Una stima delle persone che hanno

frequentato gli ambienti dell’hub è in netto aumento: dai quasi 800 presenti in febbraio si passa ai 1200 circa del mese di giugno, complici sicuramente degli aumenti anche le molte iniziative e proposte del periodo in questione. Sono invece quasi 1400 le persone che hanno scelto, nei primi sei mesi del 2024, la Biblioteca valgobbina almeno per un prestito, in aumento rispetto ai dati registrati nello stesso periodo nell’anno 2023. “Sono dati che parlano da soli e di cui siamo molto orgogliosi. L’aver trasformato la Biblioteca di Lumezzane in un Hub

così attrattivo – ha commentato il sindaco Josehf Facchini – per tutte le età, con tante iniziative che attirano utenti anche da fuori Lumezzane, è l’ennesimo risultato raggiunto. Un centro civico a tutti gli effetti: innovativo, tecnologico, polivalente, multifunzionale e all’avanguardia”. Non crescono

solo le proposte e le persone ma anche ciò che fa della biblioteca una biblioteca: il patrimonio librario. Sono stati 739 i libri per adulti acquistati, 212 quelli per i ragazzi; non sono mancati anche acquisti di giochi per l’hub tecnologico e materiale multimediale. Importante arricchimento alle proposte e agli

spazi le collaborazioni con il gruppo di lettura e dibattito “Lume tra i libri”, circolo di scacchi “Torre & Cavallo” o l’osservatorio astronomico Zani e le collaborazioni con le scuole che hanno portato a conoscere gli spazi della biblioteca alcune classi delle scuole dell’Infanzia e delle Primarie. “Insieme alla LumeTeca, il rinnovo del parco Don Gnocchi (primo parco inclusivo della storia di Lumezzane) e la realizzazione di nuovi parcheggi – ricorda ancora il Primo Cittadino – sono stati interventi che hanno dato nuova vita alla zona. Siamo felici di aver realizzato tutto questo e soprattutto di vedere che anche i cittadini apprezzano, frequentando anche la biblioteca”. Gli spazi della biblioteca saranno aperti anche per il mese di agosto secondo l’orario consueto, fatta eccezione per i sabati in cui invece le porte saranno chiuse.

IL GRUPPO DURANTE UN’ESIBIZIONE
Lumezzane
MAURO TONINELLI

AMMINISTRAZIONE@LAVOCEDELPOPOLO.IT 2 0 2 4

TOUR DELLE PIEVI

RITROVO IN LOCO ALLE 10 (A TREMOSINE ALLE 19). PRESENTAZIONE STORICO-ARTISTICA DELLE PIEVI CON ELEVAZIONE MUSICALE. POSSIBILITÀ DI PRENOTAZIONE DEL PRANZO AL COSTO DI 20 EURO. INFORMAZIONI E ISCRIZIONI: 030 578541 (INTERNO 1)

12 MAGGIO - PISOGNE PIEVE DI SANTA MARIA IN SILVIS

16 GIUGNO - COMELLA PIEVE DI SANTA MARIA ANNUNCIATA MARIA

28 LUGLIO - IDRO PIEVE DI SANTA MARIA AD UNDAS

24 AGOSTO - TREMOSINE PIEVE DI SAN GIOVANNI BATTISTA

15 SETTEMBRE - GUSSAGO PIEVE DI SANTA MARIA VECCHIA SANTA

20 OTTOBRE - BEDIZZOLE PIEVE DI SANTA MARIA DI PONTENOVE MARIA

FONDAZIONE

PROVINCIA DI BRESCIA

EVENTI

Achini:

“Anche noi andiamo a giocarci la nostra Olimpiade”

Csi per il Mondo nasce dalla vocazione educativa del Centro Sportivo Italiano la cui storia, cominciata nel 1944, ha un ruolo centrale nel far crescere i protagonisti del Futuro, educando tramite lo Sport. Csi per il Mondo attiva percorsi sportivi nelle periferie del mondo, coerenti con i temi della solidarietà e della cooperazione internazionale, coinvolgendo giovani e comunità tramite operatori volontari. Il volontariato sportivo internazionale

muove centinaia di giovani e società sportive a donare il proprio impegno, tempo e risorse per vivere un’esperienza formativa dall’alto valore emozionale. In 12 anni di attività sono state attivate più di 70 missioni sportive in 15 paesi diversi. Il “Club Csi per il Mondo” conta attualmente 28 società sportive impegnate nei gemellaggi. “Anche noi andiamo a giocarci la nostra Olimpiade – racconta Massimo Achini, presidente del Csi Milano –. È curioso che durante

VALLECAMONICA

le giornate olimpiche di Parigi noi saremo impegnati in Camerun e Congo per portare lo sport in luoghi inarrivabili. Senza retorica, anche questi ragazzi e ragazze che partono come volontari meritano una medaglia. Questo viaggio segnerà le loro vite e quelle delle persone che incontreranno”. Dopo le esperienze estive, Csi per il Mondo ripartirà nell’autunno 2024. Csi per il Mondo continua a crescere e a seminare speranza nelle periferie del mondo”.

Csi per il mondo in missione

Testimonianza DI LUIGI

Csi per il Mondo è pronto a ripartire. Dopo l’ultima trasferta, che lo scorso inverno ha portato i giovani del progetto di volontariato sportivo internazionale a Pucallpa, nel cuore della foresta amazzonica peruviana, è arrivato il momento di prendere il volo verso altre mete. Csi per il Mondo vuole raggiungere con lo sport i luoghi più sperduti e inarrivabili della Terra per regalare esperienze di vita uniche a ragazze e ragazzi, affinché possano ampliare il loro sguardo oltre la realtà in cui vivono. Lo sport insegna a vincere nella quotidianità, questo uno dei messaggi di cui si fanno portavoce

i giovani volontari dai 20 ai 35 anni in partenza. Inoltre grazie a questo progetto, le società sportive del circuito Csi hanno la possibilità di generare gemellaggi con parrocchie e villaggi dei luoghi di missione, dando vita a progettualità concrete e costruttive. Quest’estate, le missioni organizzate da Csi per il Mondo sono due: una in corso in Repubblica Democratica del Congo, avviata lo scorso 23 luglio, e una seconda in Camerun partita il 31 luglio. La missione in Repubblica Democratica del Congo, capitanata e promos-

Da 135 anni

L’esperienza nella Repubblica Democratica del Congo, capitanata dal CSI Vallecamonica, è frutto di un gemellaggio attivo da anni

sa dal Csi Vallecamonica, è frutto di un gemellaggio già attivo da diversi anni con la diocesi locale e i Padri Saveriani. Quattro volontari sono attualmente operativi a Bukavu –città situata a Est del Congo, nella regione del Kivu – presso il Centro Giovani di Panzi. Davide Franzoni, Daniele Cortesi, Luca Camanini e Roberto Richini, originari della Vallecamonica e di Brescia, accompagnati dal dirigente del CSI Vallecamonica, Tomaso Boticchio, stanno vivendo con grande entusiasmo e presenza i primi giorni di questa esperienza inedita.

Le testimonianze. “Oggi è stato un giorno emozionante – ha comunicato appena dopo aver raggiunto la destinazione Roberto, 25 anni –. Siamo finalmente arrivati a Bukavu, dopo aver attraversato i magnifici paesaggi del Ruanda in pullmino, nonostante i bagagli con tutte le attrezzature necessarie per permetterci di iniziare le attività non siano

ancora con noi. La struttura dei Padri Saveriani, dove siamo ospiti, è un luogo unico, si incontrano culture e persone da tutto il mondo”. Il 31 luglio, invece, è decollata da Malpensa la missione diretta in Camerun, a cui prendono parte la responsabile del progetto Csi per il Mondo Valentina Piazza e il Presidente del Csi Milano Massimo Achini, accompagnati da tre volontari: Francesco Testa, Michele Mezzera e Federico Cavana, provenienti rispettivamente dalle province di Savona, Lecco e Varese. “Partiamo − spiega Francesco, 20 anni − senza aspettative e dunque, credo, con lo spirito giusto. La prospettiva dell’esperienza è un po’ come un traguardo al quale tendere; il pensiero di avere una traiettoria che ti aiuta, perché anche durante i piccoli ostacoli della quotidianità, l’idea di essere un volontario e di partire ti spinge a mettere passione e impegno e dedizione in tutto ciò che fai. Dunque, è un grandissimo onore e privilegio”.

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ALCUNI VOLONTARI BRESCIANI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Monticelli Brusati

Una visita speciale al santuario Madonna della Rosa

Nel tardo pomeriggio di domenica 4 agosto, a Monticelli Brusati, in occasione dell’iniziativa “Franciacorta

Aperta”, che ogni settimana punta i riflettori sulla scoperta delle diverse bellezze del territorio, si terrà una visita guidata speciale al santuario Madonna Della Rosa. Il santuario, risalente al XV-XVI secolo, è situato nel punto più panoramico del colle noto come Monte della Madonna. Secondo la tradizione popolare, il tempio fu edificato nel luogo dove avvenne una miracolosa apparizione della Vergine

Madonna della Ceriola in festa

La comunità, sino al 7 settembre, si prepara a celebrare il centenario dell’incoronazione

La comunità di Montisola si prepara a celebrare il centenario dell’incoronazione della Madonna della Ceriola. Dal 3 agosto al 7 settembre, l’isola del lago d’Iseo sarà teatro di celebrazioni religiose, processioni e manifestazioni culturali che coinvolgeranno tutte le frazioni, offrendo ai fedeli e ai visitatori un’esperienza speciale.

La festa della Madonna della Ceriola ha origini antiche: la statua della Madonna, risalente al XV secolo, è al centro della devozione della comunità di Montisola. L’incoronazione

avvenuta cento anni fa segnò un momento di unità e devozione collettiva. Oggi, questa ricorrenza rappresenta un’occasione per celebrare la fede, rafforzare i legami comunitari e riscoprire le radici spirituali condivise. Le celebrazioni inizieranno sabato 3 agosto con una solenne processione dal santuario alle 18: la statua farà sosta a Cure, Senzano e Peschiera Maraglio, accompagnata dalla banda musicale Fontanella, con ingresso nella parrocchiale di Peschiera Maraglio. Domenica 4, il cardinale Enrico Feroci presiederà la solenne celebrazione alle 18, seguita dal santo rosario perpetuo notturno, un momento di intensa preghiera. Il momento culminante sarà venerdì 30 agosto, giorno del 100° anniversario dell’incoronazione: mons. Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, presiederà una solenne celebrazione alle 18, seguita da un conviviale presso il campo sportivo dell’oratorio. Le celebrazioni termineranno poi il 7 settembre con una messa al santuario e la posa di una lapide commemorativa. Così il parroco, don Andrea Selvatico: “Cento anni dall’incoronazione sono un momento importante di fede e di comunità: già da mesi le varie località si stanno preparando per allestire le case e le vie e per predisporsi spiritualmente, con l’auspicio di rinnovare la fede e l’amore cristiano; per riscoprirci comunità in cammino con Maria dietro al Signore e insieme, come chiesa sinodale”. Per info dettagliate: www. parrocchiedimonteisola.it/ bollettino-parrocchiale.

FRANCIACORTA SEBINO

Maria ad un contadino assetato: la madonna indicò al contadino una fonte d’acqua per dissetarsi e, proprio nel punto dell’apparizione, fiorì un roseto, da cui il santuario prende il nome. Questa iniziativa rappresenta un’occasione unica per immergersi nella spiritualità e nella bellezza del luogo, scoprendo la storia e le leggende che lo circondano aperta a tutti gli appassionati o comunque di coloro che siano desiderosi di scoprire un angolo di storia e religiosità, pur immersi nella natura e nella

tradizione locale. La visita guidata permetterà, infatti, di esplorare non solo l’architettura e l’arte sacra del santuario, ma anche di godere del panorama mozzafiato che si può ammirare dal colle. Il primo turno partirà alle 17 e il secondo alle 18, offrendo così l’opportunità a tutti i partecipanti di addentrarsi in questo luogo così suggestivo. L’ingresso è libero e aperto a tutti, ma per maggiori informazioni è possibile scrivere a info@comune.monticellibrusati.bs.it. (Anna Salvioni)

Parco delle Tre Ville: primo ok

Dalla Fondazione che promuove la vita delle comunità la comunicazione che il progetto di riqualificazione è stato ammesso alla fase due

Palazzolo sull’Oglio

DI MARIO GARZONI

Nei giorni scorsi il sindaco di Palazzolo Gianmarco Cossandi è stato informato dalla Fondazione Cariplo che il progetto per riqualificare il contesto storico–ambientale del Parco delle Tre Ville potrà procedere il suo iter, con l’obiettivo auspicato di ottenere il finanziamento. Il progetto di rigenerazione del Parco delle Tre Ville, un ampio polmone verde posto in pieno centro, intende dare vita a un ampio parco modulare che si compone di tre unità – le Tre Ville, quella che ospita il fondo antico della biblioteca civica, quella dell’Associazione pensionati e la terza sede di alcune associazioni, con i loro giardini pertinenziali, fino al Castello – le quali prevedono tre linee di inter-

vento sul territorio: lo sviluppo di impresa creativa e innovativa, l’inclusione sociale e la cultura.

Fondi. Fondi che l’Amministrazione palazzolese vorrebbe utilizzare per dare appunto nuova vita al Parco urbano, collocato a pochi centinaia di metri da quello fluviale, attraverso un progetto dedicato alla rigenerazione di tutto l’ampio patrimonio verde dell’area, sia con una quota importante di lavori sia con un piano di rilancio del suo utilizzo da parte della comunità. Un progetto che si richiama all’esperienza di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, ossia alla visione della cultura come valore aggregatore e rigeneratore, e intende proporsi come un esempio per altre realtà simili, da cui appunto l’emblematicità del progetto.

Soddisfazione. “È grande la soddisfazione – ha sottolineato il sindaco Cossandi – per questo primo importante risultato che premia la qualità e il valore sovra–territoriale del progetto, con cui si prevede un articolato intervento di riqualificazione del Parco delle Tre Ville: un parco di grande valore storico e paesaggistico per la nostra città, cercando di ridisegnarlo in maniera innovativa pur nel rispetto della tradizione. L’obiettivo è di renderlo ancora più fruibile e destinato a cambiare il volto di una zona centrale della città attraverso la riprogettazione delle aree verdi e l’avvio di nuove attività, oltre alla valorizzazione di quelle già presenti”. Bando. Il bando, infatti, ha offerto l’opportunità di allestire un progetto di rigenerazione urbana che punta a far vivere maggiormente questi spazi, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita e con ricaduta nella sfera sociale, economica e ambientale.

Integrazione. Con questo bando l’Amministrazione palazzolese, da un lato, andrebbe ad integrare quanto avviato con il restauro di Villa Lanfranchi e della Casa del Custode (finanziato con un Bando Pnrr) per la creazione di un hub culturale; dall’altro andrebbe a valorizzare le progettualità di alcune associazioni cittadine che gestiscono alcuni degli spazi del Parco dando un respiro sovra–territoriale, e in più andrebbe a riqualificare il verde urbano e il contesto ambientale.

Stando dentro il sogno

Appuntamento il 23 agosto allo stadio di Cologne in ricordo di Giampaolo Cologne DI ANNA SALVIONI

“Inside the dream”: dentro il sogno. Lo stesso che il colognese Giampaolo Valnegri, classe 1972 e scomparso prematuramente nel maggio 2021, ha portato avanti col suo impegno sportivo, culminato nel ruolo di preparatore portieri del Brescia calcio femminile.

Venerdì 23 agosto, dalle 17.30, allo stadio di Cologne, si terrà la terza edizione di questo evento in suo onore con in campo in amichevole la FC Inter femminile e il Brescia Calcio femminile. È prevista un’estrazione tra i biglietti d’ingresso a 5 euro: al 1°

spetterà una maglia con la foto di Giampaolo, al 2°del Brescia Calcio femminile, al 3°della FC Inter femminile e dal 4° al 7° tre angioletti made “Un sorriso per Matteo ed Ettore”. Il ricavato sarà infatti devoluto a questo gruppo benefico per acquistare costosi kit per insegnare le manovre salvavita ai bambini del reparto cure palliative pediatriche del Civile di Brescia. Oltre ai famigliari di Giampaolo, saranno presenti il sindaco Francesca Boglioni, lo staff del Cologne Calcio, la presidente del Brescia femminile

Clara Gorno, mister Gianpiero Piovani e tantissimi amici, tra cui anche il promotore Alessandro Lecchi che, proprio sulla malattia e sulla forza di Giampaolo, aveva incentrato il capitolo introduttivo della sua tesi di laurea in Scienze filosofiche nel novembre 2021. “Il sogno di Giampaolo era di portare il calcio femminile a Cologne – ha espresso Lecchi – e questo rivive nel suo ricordo, nel rinnovare la vita e nel perseguire i fini belli dell’incontrarsi e del condividere in nome della solidarietà”. Per ulteriori informazioni: 333/8456945.

IL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DEL PARCO DELLE TRE VILLE
Montisola DI ANNA SALVIONI

Quattro giorni per le feste patronali

Mura si appresta a festeggiare il suo Ferragosto dedicato alle feste patronali di Santa Maria Assunta. Nel paese valsabbino, posto ai piedi della Corna di Savallo, fervono i preparativi per quello che è diventato un appuntamento fisso e molto atteso. A organizzare è la parrocchia con il patrocinio del Comune. Per quattro giorni dal 12 al 15, è un susseguirsi di eventi per tutti i gusti e per tutte le età. Il prologo, lunedì alle 20, è all’insegna della devozione con la messa e la processione per le vie del paese con la statua della Madonna. Il giorno

seguente, l’apertura dello stand gastronomico, al coperto, con le specialità del luogo alle 19.30 dà il la alle “danze”. A seguire il classico tombolone, dalle 21.30 è attivo lo stand cocktail che introduce alla parte musicale con il tributo ad Adriano Celentano. La chiusura è affidata alla disco music. Si riprende il 14 alle 14 con il torneo di pallavolo acquatico. Stesso format per la serata con stand gastronomico, stand cocktail, tributo a Lucio Battisti e musica disco. Due messe inaugurano la giornata di Ferragosto, alle 8 e alle 11 in forma solenne. Lo

GARDA VALSABBIA

stand gastronomico apre alle 12.30. Si prosegue alle 16 con la sfilata medioevale di re, regine, paggi, sbandieratori e popolani. I figuranti arriveranno alla Pieve dove avrà luogo l’atteso e singolare appuntamento con la 28ª edizione del Palio degli Asini che vedrà in gara quattro quadrupedi con cavaliere in rappresentanza delle contrade. Alle 19 riapre lo stand gastronomico e si prosegue con la serata danzante e lo spettacolo pirotecnico. L’estrazione della lotteria alle 23.30 manderà in archivio il Ferragosto murense 2024. (v.b.)

Madonnari per Sant’Ercolano

Toscolano Maderno si prepara alla festa con la 10ª edizione della mani festazione “Madonnari per Sant’Er colano”, tradizionale evento nel quale si celebra il santo patrono. Nell’ambito del ricco calendario di iniziative spicca la rievocazione

Appuntamento con la 10ª edizione della manifestazione, tradizionale evento nel quale si celebra il Santo Patrono

no della chiesa di Sant’Andrea Apostolo narrando la vita di Ercolano, le sue gesta, il suo amore per

vire Dio: fu abate in un monastero della città di Brescia ed eletto diciannovesimo vescovo di Brescia nel 522. Le reliquie riposano nella parrocchiale di Maderno. Sant’Ercolano è il patrono della Riviera gardesana.

Le celebrazioni religiose. Domenica 4 agosto alle 20.30 mons. Giancarlo Scalvini presiederà la Messa nella parrocchiale di Maderno prima della processione delle reliquie di Sant’Ercolano alla chiesa monumentale di Maderno. Ogni giorno, da lunedì 5 a sabato 10 agosto, alle 9 verrà celebrata la Messa nella chiesa monumentale. Domenica 11 agosto alle 20.30 la Messa sarà celebrata nella chiesa monumentale con l’affidamento a Sant’Ercolano. Lunedì 12 agosto, alle 10.30, don Giulio Bogna, in occasione del suo 60° di ordinazione, presiederà nella parrocchiale la Messa dopo la benedizione del lago (10.30) e la processione con le reliquie.

Toscolano Maderno DI FEDERICO MIGLIORATI
VITTORIO BORSARI

Riflessione

L’uomo vive nella relazione amorevole e quando si distacca da essa iniziano i problemi. I bisogni principali di ogni essere vivente sono quelli di amare e di essere amati: nel momento in cui ne perde la consapevolezza, si distacca dalla sua essenza primordiale, diventando infelice. Quando egli dà priorità al proprio ego, “crea” tutte quelle condizioni che lo allontanano da sé stesso e da quel Dio, che viene sostituito forzatamente dalla sua presunzione. La volontà di dominio sull’altro si manifesta con arroganza e spietatezza, fino a trasformarsi in odio e poi in violenza. È necessario che l’uomo si allontani dal proprio ego per riuscire a capire che il bisogno di comunicare amore viene espresso, nella misura più efficace, dalla preghiera. Questa è la condizione necessaria affinché l’essere umano trovi i suoi spazi, per uscire dal “caos” che lo rende inconsapevole della sua vera Essenza.

Il cammino. “La preghiera è il cammino dell’uomo verso Dio, affinché possa essere accolto ed ascoltato” (Cogito “ego” sum), soprattutto quando si sente smarrito o immerso nelle proprie sofferenze. La preghiera (insieme alla meditazione) è una delle due componenti necessarie a trovare la pace interiore. Mentre la preghiera rappresenta la presenza interiore di Dio nella sua vita, il significato della meditazione è quello di lasciarsi pervadere dalla forza

Pregare: vivere ringraziando

La preghiera è il cammino dell’uomo verso Dio. Insieme alla meditazione, è una delle due componenti necessarie a trovare la pace interiore

dello Spirito, ascoltandone il flusso, dentro sé. Meditazione e preghiera sono due modalità appartenenti allo stesso linguaggio. Possono essere rappresentate collettivamente o individualmente, ma gli interlocutori (Dio e l’uomo) non cambiano il mezzo che le accomuna, che è sempre il medesimo: il cuore. Ho visto accadere “miracoli” a persone “non credenti” che, di fronte alla manifestazione di tumori (propri o di parenti), hanno iniziato a pregare; già, perché finché il dolore coglie di sorpresa gli altri, si rimane diffidenti, ma se ci tocca da vicino, tutto cambia; di fronte alla nostra impotenza (e alle nostre miserie) il cuore chiede spazio e la cinica razionalità si sgretola come neve al sole. Ma la preghiera è “qualcosa” di più. È la richiesta di pietà di donne e bambini, sotto i cieli ucraini e palestinesi (altri cieli ci vengono nascosti dai media), contro l’intolleranza assurda di chi si dichiara per una “guerra giusta”, anche se indiretta come quella di inviare armi (c’è anche l’Italia!) da parte di Paesi sedicenti cristiani i quali, ogni domenica, ascoltano ipocritamente i Vangeli di pace.

Il ringraziamento. La preghiera è

anche ringraziamento per quello che la vita ci offre ogni giorno: esserci svegliati per iniziare una nuova giornata, fare una passeggiata in un bosco o semplicemente, godere degli affetti delle persone care. La preghiera che prediligo è l’ esperienza intima che parte dal cuore e

si rivolge a Dio, chiedendo ascolto e compassione; essa può sempre essere vissuta in piena solitudine; non importano i dogmi o le formule “a memoria”, ma il nostro colloquio personale, fatto con le nostre parole provenienti dal profondo e che non ci lasciano soli, ma sorretti, nelle

situazioni tristi e di difficoltà. Ecco perché la preghiera rappresenta una comunicazione amorevole “che avvicina”, invece di allontanare, e che dona la forza di andare avanti, per continuare a sperare (giorno per giorno) per noi e per il mondo intero. Pregare vuol dire vivere ringraziando, e usare parole gentili, che rechino conforto, comprensione, soprattutto in questi tempi in cui l’umanità si sta frammentando attraverso la competizione, l’indifferenza e le uccisioni (che le guerre cercano invano di giustificare, senza riuscirci). La preghiera è un atto universale, adatta anche ai non credenti, se si rifanno alla legge dell’amore, della pace e della compassione; nessun biasimo verso i “non credenti”: se anch’essi vogliono un mondo di amore e di pace (contro guerre e altri tipi di atrocità), non è uno scandalo affermare che anch’essi preghino per questi valori, anche se in una forma “diversa”. *Autore del libro “cogito ‘ego’ sum”

Tutta del e per il Signore

Il ricordo di Maria Grazia Gennaro a cura dell’Ordine Francescano Secolare Brescia

Il sei agosto 2004 morì Maria Grazia Gennaro, ministra dell’ordine francescano secolare della fraternità di Brescia, chiesa di San Francesco. Sono passati 20 anni dalla sua morte e la fraternità vuole ricordarla con un numero speciale del mensile e con una messa. Scriviamo queste righe proprio per farla conoscere a chi non l’ha conosciuta o ne ha solo sentito parlare (la biblioteca dell’istituto Arici reca la targhetta con il suo nome), ma anche per fare grata memoria di una persona di grande carisma, che ha vissuto animata dalle più alte virtù cristiane. Grazia Maria Gennaro era nata il 12 maggio 1960. Ha vissuto un’infanzia e una giovinezza serena, aveva un fratello, ha condotto studi regolari fino a quando un evento, intorno ai 26-27 anni, venne ad interrompere

bruscamente sogni e progetti: la diagnosi di un tumore. Fortunatamente le terapie ebbero la meglio e riuscì a laurearsi in lettere e ad intraprendere la carriera di insegnante. L’esperienza e la prova della malattia lasciarono un segno profondo in lei ma non ne fiaccarono lo spirito e ne corroborarono il carattere. Non riuscì a formarsi una famiglia sua e trasferì i suoi affetti, il suo impegno, i suoi talenti nella passione educativa nei confronti dei suoi alunni che viveva come una missione. Quando approdò all’Ordine Francescano Secolare era già donna matura, vicina ai 40 anni. Degli anni fin lì vissuti sono emersi nel tempo pochi particolari, lei era donna discreta e non amava parlare di sé e mettersi in mostra. Nell’OFS

pur essendo discreta si fece apprezzare per la sua delicatezza, finezza d’animo e il suo sorriso aperto e accogliente. Nel 2001 venne eletta Ministra. Aveva attenzione per tutti e per ciascuno, unita ad una grande capacità di ascolto. Donna di grande fede si fece promotrice e animò il Cenacolo di preghiera che, settimanalmente, si ritrovava nella cappella del convento. Riponeva grande fiducia nella preghiera per i bisogni della Fraternità, della Chiesa e del mondo. Nel 2004 venne riconfermata ministro. In quella primavera cominciarono però a presentarsi alcuni problemi di salute al cuore che, dopo i dovuti accertamenti, si rivelarono più seri del previsto. Subì un intervento chirurgico, subentrarono delle complicazioni, la situazio-

ne precipitò e Grazia morì il 6 agosto, giorno della Trasfigurazione di nostro Signore. Pochi mesi prima della morte aveva fatto una consacrazione ‘privata’ a Dio, con un rito durante la Messa. Grazia era tutta del Signore e per il Signore, viveva ogni aspetto della sua vita come dono per Dio e per il bene dei fratelli, pur con tutte le fragilità umane. Una vita vissuta in pienezza, ponendo tutto nelle mani di Dio che è Padre amoroso e sa di cosa abbiamo bisogno, basta affidarsi. Ringraziamo il Signore per il dono che Grazia Maria è stato per la nostra Fraternità (che tanto amava e per la quale si è spesa) e sappiamo fare tesoro della sua testimonianza per vivere da cristiani francescani autentici in questo tempo che il Signore ci dona.

Perdon d’Assisi: il conforto al convento di San Francesco

Da mezzogiorno del 1° agosto e per tutto il 2 agosto (ma anche domenica 4 agosto) è possibile ottenere l’indulgenza

Da mezzogiorno del 1° agosto e per tutto il 2 agosto, (ma anche domenica 4 agosto per concessione del vescovo Tremolada) in occasione della festa di Santa Maria degli Angeli (titolare della piccola chiesa chiamata “Porziuncola” nella piana di Assisi) è possibile ottenere l’Indulgenza plenaria. Ai tempi di S. Francesco, nel XIII secolo, la forma principale di penitenza per il perdono dei peccati era il pellegrinaggio (a Roma, a Santiago di Compostella, a Gerusalemme). Forme onerose, impegnative, non sempre esenti da oboli e pericoli e dunque

necessariamente riservate a pochi. S. Francesco ha l’ardire di chiedere a papa Onorio III un’indulgenza accessibile a tutti. A quanti, pentiti e confessati e assolti avrebbero varcato la soglia della piccola chiesa dedicata alla Vergine Maria, la “Porziuncola”. L’indulgenza ad Assisi si può ricevere ogni giorno ed è esteso alla Chiesa universale nella festa della Vergine invocata come Santa Maria degli Angeli (1 e 2 agosto). L’indulgenza è applicabile una sola volta o a se stessi o ad un defunto, secondo le consuete indicazioni: accostarsi al sacramento della confessione

(anche negli 8 giorni che precedono o seguono la festa); si richiede che sia escluso qualsiasi affetto al peccato; partecipare alla Messa e ricevere la comunione eucaristica; visitare nei giorni 1 o 2 agosto (oppure domenica 4 agosto, per concessione del Vescovo di Brescia) una chiesa francescana o parrocchiale recitando alcune preghiere: il Credo, il Padre Nostro e l’Ave Maria secondo le intenzioni del Papa . Illuminanti le parole di Papa Paolo VI: “Le indulgenze non costituiscono un espediente facile per evitare la necessaria penitenza dei peccati, ma offrono piuttosto un conforto, che i singoli fedeli, umilmente consci della loro debolezza, trovano nel corpo mistico di Cristo, il quale coopera alla loro conversione con la carità, con l’esempio e

la preghiera”. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 14789) si legge: “L’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, in virtù del potere di legare e di sciogliere accordatole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati. Giovedì 1 agosto alle 12 nel convento di San Francesco a Brescia la preghiera dell’Ora Media, alle 18 i vespri, alle 18.30 la Messa solenne e alle 21 la Veglia e l’adorazione eucaristica. Venerdì 2 agosto, festa di Santa Maria degli Angeli, le Messe sono alle 7, alle 9, alle 10 e alle 18.30; le confessioni (1-2 agosto) sono al mattino, dalle 8.30 alle 11.30, e, nel pomeriggio, dalle 16.

CHIESA
Brescia DI LUIGI ZAMELI

Agenda del Vescovo

Domenica 4 agosto

Ore 10.30 - Paspardo - S. Messa.

Martedì 6 agosto

Ore 20 - Bovegno - Apertura delle feste mariane.

Sabato 10 agosto

Ore 18 - Zocco di Erbusco - Santa Messa.

Domenica 11 agosto

Ore 10 - Tignale del Garda - Santa Messa dal santuario di Montecastello in diretta su Tv2000.

Ordinario diocesano Nomine

L’Ordinario diocesano annuncia i seguenti provvedimenti:

La nomina a vicario delle zone

pastorali 18ª dell’Alta Val Sabbia e 19ª della Bassa Val Sabbia del reverendo presbitero

Bernardo Chiodaroli

La nomina a vicario delle zone

pastorali 10ª della Bassa Centrale ovest e 11ª della Bassa Centrale del reverendo presbitero

Federico Pellegrini

La nomina a membri del CdA della casa di riposo Andrea Fiorini

Onlus di Molinetto dei signori

Alessandro Castrezzati e Ilaria

Confortini

La nomina a membri del CdA della Fondazione San Francesco di Sales dei signori: Paolo Adami, Maria Grazia Ardissone, Claudio Baroni, Gabriele Bazzoli, Nicola Rocchi

La nomina a tesoriere della

signora Claudia Morandi e a revisore dei conti del signor Marco Gregorini della medesima fondazione.

Sabato 10

Transito di S. Chiara

Sabato 10 agosto, vigilia della festa di Santa Chiara d’Assisi, è in programma alle 20.30 il transito di Santa Chiara (in ricordo della sua morte) presso la chiesa del monastero delle suore

Clarisse Cappuccine di via Arimanno 17 a Brescia . Negli ultimi giorni della sua vita, Chiara volle essere assistita da sacerdoti e frati che le ripetessero la Passione del Signore e parole sante che ravvivassero in lei l’amore per il Signore. Un desiderio di ricerca di Dio che è la conclusione naturale di una vita dedicata a Cristo.

Torneo degli oratori

A settembre arriva il 1° torneo degli oratori (Beach volley 4×4 misto) promosso in collaborazione con il CSI. Si svolgerà al Regesta Beach Village di Cellatica venerdì 6 settembre dalle ore 18. La quota di iscrizione per ciascuna squadra è pari a 30 euro. Il ricavato verrà devoluto a favore delle opere dei Missionari Servi dei Poveri. Il numero massimo di squadre è 24. I partecipanti dovranno avere un’età compresa tra i 14 e i 20 anni (previsto un fuoriquota se don o guida dell’oratorio).

Alleanze educative territoriali

Più di 3,2 milioni di euro per sostenere i percorsi di crescita dei ragazzi e favorire alleanze educative territoriali. Con il bando “Porte Aperte” Fondazioni Cariplo e Vismara con le 16 Fondazioni di comunità hanno selezionato 50 progetti per gli oratori. Sono stati selezionati 50 progetti nell’ambito del Bando Porte Aperte con l’obiettivo di potenziare e migliorare l’offerta educativa e di socialità rivolta a preadolescenti, adolescenti e giovani, valorizzando gli oratori come luoghi di aggregazione comunitaria e promuovendo sinergie territoriali. In considerazione della quantità e della qualità delle proposte pervenute – 163 progetti per una richiesta di contributo di quasi 10 milioni di euro – la dotazione iniziale del bando, pari a 2 milioni e 250mila euro stanziati complessivamente dagli enti promotori, è stata incrementata e i contributi complessivamente deliberati hanno quindi raggiunto i 3 milioni e 238.600 euro (2 milioni e 44.600 euro messi a disposizione da Fondazione Cariplo, 444mila euro da Fondazione Peppino Vismara e 750mila euro dalle Fondazioni di Comunità). Complessivamente nelle prossime settimane sui territori della Lombardia e delle province di Novara e del VerbanoCusio-Ossola partiranno 50 nuovi progetti: 4 di questi sono a Brescia. I progetti selezionati coinvolgono 269 organizzazioni con una ricaduta su 271 oratori. Al termine delle attività previste, la cui durata sarà compresa tra 24 e 36 mesi, si stima di coinvolgere oltre 59mila tra minori e giovani (sino a 25 anni) e 15mila adulti (ani-

Più di 3,2 milioni di euro per sostenere i percorsi di crescita dei ragazzi. Con il bando “Porte Aperte” Fondazioni Cariplo e Vismara con le 16 Fondazioni di comunità hanno selezionato 50 progetti per gli oratori

UN’ATTIVITÀ DELL’ORATORIO

matori, educatori, volontari). “La risposta che abbiamo ricevuto mette in evidenza che la rete degli oratori è viva, ha bisogno di aiuto, per poter offrire a bambini, adolescenti e giovani occasioni positive di socialità. I ragazzi cercano punti di riferimento, nei luoghi e nelle persone. C’è molto da fare, in questo ambito, perciò stiamo immaginando altre edizioni del bando e altre modalità di

sostegno alla crescita educativa dei ragazzi, a supporto di chi si prende cura di loro. Le famiglie, le nostre comunità hanno a cuore il benessere dei ragazzi, che passa anche per opportunità come queste” ha detto Giovanni Azzone, Presidente di Fon-

dazione Cariplo. “La Fondazione della Comunità Bresciana – afferma il presidente Mario Mistretta – è impegnata da anni in progetti di contrasto alla povertà educativa dei minori, progetti che colgono la grande solitudine e il grande disorientamento educativo della famiglia nella fase più delicata della vita dei ragazzi ovvero nell’età evolutiva, si cerca di lavorare sul rafforzamento delle maggiori agenzie educative e, in quest’ottica, la Fondazione da me presieduta ha partecipato al cofinanziamento del Bando Porte Aperte dedicato agli oratori. Tale bando lavora proprio per rafforzare quei legami che innescano il senso ed il ruolo educativo che deve avere la ‘comunità’ nel suo insieme, infatti da sempre si cerca di promuovere sinergie tra tutti gli enti del territorio per ampliare le competenze e l’impatto dell’operato di ogni ente coinvolto nel percorso. Sui molti progetti sostenuti da questa misura quattro sono bresciani e si affiancano al lavoro e al sostegno costante operato direttamente dalla nostra Fondazione di Comunità attraverso appunto linee di finanziamento annuale tramite bandi e progetti speciali”.

Quattro progetti. Nella provincia di Brescia, il Bando “Porte Aperte” darà vita a quattro progetti orientati a trasformare gli oratori in spazi innovativi e vitali per il coinvolgimento dei giovani. Queste iniziative si concentreranno sul miglioramento delle opportunità educative e sociali per i preadolescenti e adolescenti della zona. “Il contributo della Fondazio-

ne Cariplo − spiega Valeria Negrini, Vice Presidente Fondazione Cariplo – è cruciale nel garantire che questi spazi diventino veri e propri motori di cambiamento sociale e educativo. I progetti mirano a creare ambienti stimolanti e accoglienti che facilitino la crescita personale dei giovani e promuovano una partecipazione attiva e consapevole nella comunità. L’obiettivo è rafforzare il legame tra i giovani e il territorio, creando occasioni di incontro e di apprendimento significative”. Per Martino Troncatti, membro della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo, “Il Bando ‘Porte Aperte’ nella provincia di Brescia, rappresenta una straordinaria opportunità per rivitalizzare i nostri oratori. Grazie al sostegno della Fondazione Cariplo siamo in grado di trasformare questi spazi in centri vitali di apprendimento e socializzazione per i nostri giovani. Questo progetto non solo arricchisce l’offerta educativa, ma rappresenta un passo significativo verso un futuro in cui ogni giovane ha accesso a opportunità di crescita e sviluppo significative”. Tra i progetti selezionati, la parrocchia dei Salesiani a Brescia riceve 50mila euro per “Cortili attivi. Spazi di partecipazione giovanile e attivazione comunitaria”. Sempre in città, la parrocchia della Conversione di San Paolo ottiene 50mila euro per il progetto “Tutto il sole che c’è”. In provincia, 57.500 euro vanno all’oratorio San Michele di Travagliato per “Vivi l’oratorio” e 50.900 euro alla parrocchia di Villa Carcina per “In cortile”.

Full immersion: immersione totale nella grazia donata da Gesù

Presentato l’anno oratoriano. Sabato 21 settembre un momento di progettazione per educatori di preadolescenti e adolescenti

Se chiedere a una persona adulta cosa si aspetta, cosa immagina in vista del Giubileo può generare risposte inattese, tanto più l’avvicinamento all’evento giubilare può essere difficile da far intuire ad un bambino, un ragazzo o un giovane, che probabilmente non ne hanno mai sentito parlare. E se per un adulto che vive l’appartenenza ecclesiale alcune parole chiave come pellegrinaggio, conversione, Porta Santa possono affiorare alla memoria ed essere accostate al Giubileo, per i giovani il momento più vicino che può apparire significativo è probabilmente la Veglia di Tor Vergata del 2000, con Giovanni

Paolo II. Sono passati 25 anni da quel grande evento e l’itinerario oratoriano 2024/25 – presentato giovedì 25 luglio a Casa Foresti – intende ricucire la memoria del Giubileo, offrire spunti e occasioni per poterne accompagnare l’avvicinamento con i più giovani e – al tempo stesso – offrirne una chiave di lettura orientata dalla lettera pastorale del vescovo Pierantonio, dedicata al Battesimo. Il Giubileo quindi, sarà occasione per mettersi in cammino, alla scoperta della grazia che il Signore costantemente ci offre e che ci rende capaci – nonostante tutto – di speranza. Accogliendo le parole del Vangelo di

Giovanni che racconta la lavanda dei piedi, ci siamo immaginati come Pietro, che di fronte al gesto straordinario di Gesù, chiede che siano lavati “non solo i piedi, ma anche le mani e il capo” (Gv 13,9). Pietro chiede una sorta di “full immersion”, da qui il titolo dell’anno, un’immersione totale nella grazia donata da Gesù. Due saranno quindi le direttrici di azione dell’anno oratoriano: in primo luogo si entrerà nel vivo con la proposta “I passi della fede”, che rivede alcune tappe dell’iniziazione cristiana e offre materiale e slancio alla pastorale pre e post battesimale. In questo senso vivremo una prima parte dell’anno pastorale dedicata alla progettazione e una seconda parte dedicata alla formazione, in particolare per le equipe battesimali e per i catechisti del Passo 1. In secondo luogo la consueta scansione degli appuntamenti dell’anno suddivisi per fasce d’età, avrà come

punto culminante gli appuntamenti giubilari, da vivere possibilmente con il Pellegrinaggio a Roma: i ragazzi saranno a Roma dal 14 al 16 marzo; per gli adolescenti la proposta sarà quella di vivere il Giubileo a loro dedicato nel fine settimana dal 25 al 27 aprile, nella forma di una “mini GMG”; per i giovani invece l’occasione giubilare si vivrà nella settimana dal 28 luglio al 3 agosto. L’inizio dell’anno vivrà un mo-

mento di progettazione per educatori di preadolescenti e adolescenti, dal titolo “Educatori 3D”, fissato per la mattina di sabato 21 settembre a Casa Foresti. Il calendario degli appuntamenti, insieme al manifesto dell’anno e a tutte le informazioni essenziali sono già disponibili sul sito dell’Ufficio per gli Oratori, i Giovani e le Vocazione, per agevolare la programmazione a livello locale.

Brescia DI GABRIELE BAZZOLI
Milano DI CARLO TAGLIETTI

Testimonianze

DI

Nei mesi scorsi, con il rientro a Brescia di don Antonio Zatti, ha avuto termine, dopo quasi 60 anni, la collaborazione missionaria tra Brescia la Chiesa dell’Uruguay. Dodici sono stati i sacerdoti che dal 1968 al 2024 si sono occupati dell’annuncio del Vangelo nel Paese sudamericano.

“Sacerdoti – afferma Anselmo Palini – che per via degli studi su don Pierluigi Murgioni ben conoscere la missione dei bresciani nella Chiesa uruguaiana – che si sono fatti interpreti di un modello di Chiesa capace contare più che sulle strutture e il rapporto con il potere, sulla propria capacità di testimoniare il Vangelo. Le parole e le testimonianza, raccolte in queste pagine, di alcuni dei sacerdoti che negli anni sono partiti da Brescia alla volta del Paese sudamericano, confermano quello che don Roberto Ferranti, direttore dell’Ufficio per le Missioni, scrive in queste pagine: la volontà di una Chiesa come quella bresciana “di essere una diocesi aperta al mondo e alla missione ad gentes” in contesti e situazioni diversi dal passato che chiedono nuovi modi di intendere l’azione missionaria. Quello che deve rimanere fissa è la consapevolezza, che i 12 bresciani che hanno vissuto l’esperienza di fidei donum in Uruguay, hanno maturato negli anni del loro servizio, che “la fede si rafforza donandola”.

Don Saverio Mori (1968-1988).

“Pierluigi Murgioni, mio compagno di studi si era trasferito nel Seminario per l’America Latina da poco istituito a Verona. Avendo coltivato il sogno giovanile di entrare in qualche congregazione missionaria, decisi di seguirlo. Qui incontrammo un vescovo uruguaiano che raccontava dei bisogni della Chiesa del suo Paese. Tra questi c’era anche quello dei presbiteri, perché non esisteva in quegli anni un seminario. Quel vescovo presiedette la nostra ordinazione diaconale. A impartirmi quella sacerdotale, il 3 luglio del 1966, fu, invece, Paolo VI che mi ordinò sacerdote insieme a don Murgioni e a un’altra settantina di giovani

Intervista DI SEBASTIANO LAURITANO

Il direttore dell’Ufficio per le Missioni

La missione oggi? Essere cristiani appassionati della fede per donarla

“La missione, infatti, rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola! La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione e sostegno nell’impegno per la missione universale”. Trovo queste parole, contenute nel nr.2 dell’enciclica Redemptoris Missio di san Giovanni Paolo II, le più adatte a commentare il valore dell’attività missionaria della Chiesa. Le trovo adatte anche a commentare questa stagione particolare della conclusione della

nostra presenza, dopo 60 anni, in Uruguay: potremmo farci conquistare da un po’ di amarezza constatando che i nostri fidei donum diminuiscono e che concludiamo un percorso in questa terra in America Latina; tuttavia preferirei che ci concentrassimo sull’altra faccia della medaglia, su quello che in questi anni abbiamo donato e ricevuto da questa Chiesa, un dono che ha aiutato anche noi ad alimentare la nostra Fede. Tante volte si è ridotta la missione a quello che si è realizzato in altre parti del mondo donando persone o risorse;

mi sto accorgendo sempre più invece che l’animazione missionaria nelle nostre chiese è uno strumento che ci permette di tenere viva la nostra fede. La tensione della voglia di raccontare e condividere la nostra Fede è un entusiasmo che ci tiene cristiani vivi. Non si tratta solo di fare qualcosa per altri ma si tratta di “essere” cristiani appassionati della propria Fede al punto di volerla donare. Credo allora che dobbiamo essere grati alla chiesa dell’Uruguay perché in questi anni di storia missionaria ci hanno aiutato ad essere credenti, ci

È sempre nuova la missione incarnata

Con il rientro di don Antonio Zatti, si è conclusa, la collaborazione missionaria tra Brescia e l’Uruguay. Il racconto di quattro sacerdoti

provenienti da diversi seminari che, come quello di Verona, si occupavano della formazione di giovani da inviare in missione. Dopo un paio d’anni trascorsi come curato nella parrocchia di Santo Stefano in città, la scelta, anche questa condivisa con don Murgioni, di partire per l’Uruguay”. Così don Saverio Mori, apripista, insieme proprio a don Murgioni, del rapporto tra la Chiesa bresciana e quella dell’Uruguay ricorda le ragioni che lo portarono a partire per il Paese sudamericano, alle prese con il giro di vite dittatoriale imposto dal presidente Pacheco Areco. Ben presto i due sacerdoti cominciarono a imbattersi nei rigori dei militari. Se la vicenda di don Murgioni è nota (ed è raccontata in questa pagina) non così conosciuta è la sorte che toccò anche a don

Vicinanza, la parola chiave

La testimonianza di mons. Collazzi, Vescovo emerito della diocesi di Mercedes

Nelle scorse settimane mons. Carlos Maria Collazzi (nella foto), vescovo emerito della diocesi di Mercedes in Uruguay, è passato da Brescia. L’abbiamo incontrato per ascoltare il racconto dell’esperienza dei sacerdoti bresciani in Uruguay. C’è un legame forte della Chiesa bresciana con l’Uruguay, un legame che è partito ancora durante il Concilio Vaticano II, quando mons. Roberto Caceres, vescovo della diocesi di Melo, incontrò mons. Luigi Mostabilini e gli chiese aiuto: l’invio di sacerdoti fidei donum per un servizio in terra uruguaiana. “Ringrazio il Signore ha affermato mons, Collazzi

Mori. Nel 1972 conobbe l’esperienza della carcerazione, insieme al sacerdote spagnolo con cui condivideva l’impegno nella parrocchia di San Giuseppe Lavoratore nella periferia di Melo. “Per tre giorni – racconta – rimasi incappucciato e senza cibo, sperimentando la tortura fisica e psicologica, compresa una falsa fucilazione”. Perché? “Perché – risponde il sacerdote – il regime dei militari vedeva nell’annuncio del Vangelo una pesante critica alla loro presenza che costringeva il popolo a vivere situazioni di profonda ingiustizia. L’annuncio della Parola di Dio rappresentava una critica indiretta, una denuncia delle condizioni di ingiustizia in cui era costretta a vivere la popolazione”. Don Saverio Mori, nonostante la detenzione e le minacce, non si è fatto intimorire,

di tutto il dono che ci ha fatto con la presenza missionaria, perché questa presenza parla della centralità della missione della Chiesa, che è evangelizzare tutti i popoli. Quella tra Brescia e l’Uruguay è stata una collaborazione importante, arricchente per tutti... Brescia, con i 12 i sacerdoti fidei donum donati, ha fatto tanto per la nosta Chiesa, ma, come confermano i anche i suoi protagonisti, ha tratto da questa esperienza un grande arricchimento, anche se i primi fidei donum arrivati, don Saverio Mori e don Pierluigi Murgioni, hanno dovuto ben presto fare i

hanno aiutato a tenere vivo il desiderio della testimonianza attraverso l’invio di missionari. Con il rientro di don Tonino Zatti chiudiamo questa avventura missionaria ma non vogliamo chiudere il desiderio di essere una diocesi aperta al mondo e alla missione ad gentes. Abbiamo altri fronti aperti, altre Chiese bisognose della nostra presenza, nuove vocazioni soprattutto di giovani e laici desiderosi di partire; continuiamo a tenere la missione tra le nostre priorità, sarà il primo modo per rafforzare anche la nostra fede. (Roberto Ferranti)

non è mai venuto meno al suo essere sacerdote a servizio del Vangelo e della gente. “Ogni volta che ho avuto modo di tornare in Uruguay anche dopo la fine del mio servizio – racconta – ho incontrato persone che hanno manifestato gratitudine e riconoscenza per la testimonianza che abbiamo dato. Nel corso della mia seconda esperienza in Uruguay, quella vissuta a servizio della cattedrale ho avuto la gioia di accogliere papa Giovanni Paolo II in viaggio apostolico”.

Don Francesco Zanotti (19781992). “L’esperienza della carcerazione di don Pierluigi Murgioni a cui mi legavano l’età e il percorso di formazione in seminario e la conoscenza del Sud America grazie a una sorella suora che era missionaria in

conti con una nazione nella quale si avvicinava alla dittatura. Sono stati tempi difficili anche per i sacerdoti bresciani. Per loro, per tutti noi. Frequentavo il Noviziato Salesiano e ricordo tutte quelle esperienze che erano comuni nell’America Latina con la dottrina chiamata della sicurezza nazionale. Era una situazione difficile, segnata dalla mancanza della libertà. Non è una cosa buona da ricordare”. Oggi, Eccellenza, qual è la situazione? Abbiamo molta ricchezza: ogni uruguaiano ha cinque mucche e i terreni sono fertili. Però i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre

Argentina – afferma don Francesco Zanotti – mi portarono nel 1978 alla scelta di partire per l’Uruguay, per dimostrare la vicinanza della Chiesa bresciana a un popolo che doveva fare quotidianamente i conti con i rigori della dittatura”. Il sacerdote, originario di Sale Marasino, raggiunse così quelle comunità in cui, dieci anni prima, era iniziata l’esperienza dei fidei donum bresciani in Uruguay. “Al mio arrivo – ricorda – fui destinato nella parrocchia di San Giuseppe Artigiano, nella periferia di Melo, in cui operava, come parroco, don Saverio Mori e dove era presente anche don Renato Soregaroli”. Oltre al servizio pastorale ebbe così modo di sperimentare anche una bella fraternità sacerdotale. Quella che don Zanotti incontra è una realtà ancora molto condizionata dalla dittatura militare, con una popolazione sicuramente non di tradizione cristiana, per via della laicità dello stato proclamata per legge nel 1928. “Incontrai – continua nel suo ricordo – anche una Chiesa che, a dispetto di tutto questo, aveva scelto di stare con la gente, che non aveva nessun legame e nessuna compromissione con il potere. Questo era un aspetto che la gente sapeva cogliere e apprezzare. Non a caso, conoscevano un successo sempre maggiore le piccole comunità di base che andavano crescendo nelle parrocchie e che si incontravano nelle case della gente. Qui si cercava di vivere un cristianesimo non tanto legato alle opere, alle strutture ma alla capacità di tradurre il Vangelo nel quotidiano”. Ai fidei donum giunti da Brescia le comunità chiedevano, accanto all’annuncio della Parola, una vicinanza che non fosse solo spirituale ma anche umana. “Avevano bisogno – sono ancora parole di Francesco Zanotti – di qualcuno che fosse loro vicino, che vivesse la solidarietà e la condivisione, che fosse capace di un incontro e di un dialogo sincero con i singoli, con le famiglie, con i gruppi che man mano andavano creandosi”. Chiedevano, sottolinea il sacerdote, quella che oggi papa Francesco chiama Chiesa in uscita,una Chiesa che non stava ad aspettare la gente sulla soglia del tempio, ma disponi-

DA SINISTRA A DESTRA, DON FLAVIO SALERI, DON SAVERIO MORI, DON FRANCESCO ZANOTTI E DON SANTO BACHERASSI

bile, invece, ad andare a incontrarla dove viveva: nelle periferie, nei barrios, nelle campagne. “Un invito – sottolinea – a cui non ci siamo mai sottratti”. La presenza di un regime che, come insegnano le vicende di don Murgioni e di don Mori, dedicava un’“attenzione particolare” ai sacerdoti bresciani non è mai stata un limite alla loro missione tra la gente. “Abbiamo imparato – conclude don Zanotti – a fare i conti con questa realtà affidando al Vangelo e ai documenti del magistero la denuncia e la critica di situazioni contrarie alla dignità della persona. Erano il Vangelo e la Bibbia che parlavano per noi”.

Don Flavio Saleri (1982-1992). Il 1982 fu un anno particolarmente importante per la dimensione missionaria della Chiesa bresciana. Otto furono infatti i sacerdoti che ricevettero il mandato missionario. Tra loro don Flavio Saleri, don Cesare Polvara e don Angiolino Cobelli che partirono per l’Uruguay. “Con don Cobelli – ricorda don Flavio Saleri – fui assegnato alla diocesi di Mercedes perché il Vescovo del tempo aveva chiesto a mons. Morstabilini alcuni sacerdoti. Al nostro arrivo fummo accolti all’aeroporto dai Vescovi di Mercedes e di Melo che con la loro presenza volevano testimoniare la gratitudine della Chiesa uruguaiana per la Diocesi di Brescia. Gli stessi sentimenti furono espressi anche dalle comunità a cui eravamo stati destinati. La gente era veramente grata a Brescia e ai suoi sacerdoti”. Rispetto ai fidei donum bresciani che l’avevano preceduto nel servizio al Paese sudamericano, don Flavio Saleri si trovò a operare in un contesto che ormai sentiva sempre meno le restrizioni della dittatura. “A poche settimane dal nostro arrivo – ricorda – , la prima domenica di novembre, l’Uruguay visse le prime elezioni parzialmente libere dal tempo della salita al potere dei militari. L’aria stava cambiando e la dittatura stava esaurendo il suo ciclo”. Anche l’azione pastorale beneficiò di questa prima apertura democratica. “Ci rendevamo conto – afferma al proposito don Saleri - di poter operare in condizioni più rilassate, più distese rispetto a

Don Bacherassi: “Nel lasciarsi mettere in crisi il senso dell’esperienza missionaria”

quelle sperimentate dai fidei donum che erano arrivati prima di noi. Mi dedicai così alla pastorale giovanile nella parrocchia del Carmelo, con don Juan Carlos che era un sacerdote uruguaiano che aveva la mia età. Avviammo anche la pastorale per gli adolescenti allora inesistente. Ebbi anche modo di sperimentare la fraternità sacerdotale, l’importanza della relazione e dell’incontro con le persone in un contesto povero di strutture”. Il sacerdote ricorda, però, come la realtà uruguaiana gli impose di dimenticare molti dei “paradigmi” pastorali bresciani. “L’assenza di strutture – ricorda – obbligava a una impostazione nuova. Quella giovanile non poteva essere una pastorale della convocazione. Era necessario andare a incontrare i giovani dove vivevano. Lo stesso valeva anche per l’incontro con gli adulti e con le famiglie in una realtà che, seppure particolarmente secolarizzata, dimostrava di apprezzare questo tipo di presenza. Abbiamo, così, avuto la prova concreta, in quegli anni, che Dio veramente raggiunge tutti, anche se con cammini e modalità diverse e non secondo schemi precostituiti”. A tanti anni di distanza don Flavio Saleri considera questo il più grande fra i tanti doni che l’esperienza da fidei donum gli ha regalato. “Col tempo – conclude – ho capito che questa è la più importante tra le tante opportunità date a chi vive l’esperienza della missio ad gentes. Ci è stato dato modo di metterci in ascolto, di incontrare persone e realtà nuove che di tutto avevano bisogno tranne che di progetti e convinzioni precostituiti. Tutto questo ci ha permesso di essere parte di un cammino condiviso e di grande apertura”.

Dal

1968 al 2024

Quasi sessant’anni di dono missionario

Sono 12 i sacerdoti bresciani che dal 1968 al 2024 hanno vissuto l’esperienza di fidei donum in Uruguay. A fare da apripista nel 1968 furono don Pierluigi Murgioni (espulso nel 1977) e don Saverio Mori (rientrato nel 1988) che, dopo la formazione nel Seminario per l’America Latina di Verona e l’ordinazione sacerdotale ricevuta nel 1966 a Roma dalle mani di Paolo VI, partirono per la diocesi di Melo nella parte ovest del Paese. L’Uruguay , dagli inizi degli

Don Santo Bacherassi (1992-2019). Quella che don Santo Bacherassi ha scritto in Uruguay, dove è rimasto dal gennaio 1993 al 2019 salvo una breve parentesi in Bolivia, è l’ultima pagina della storia del rapporto tra Brescia e il Paese sudamericano. Dopo il suo rientro nel Paese sudamericano, era rimasto solo don Antonio Zatti, che a sua volta è tornato da pochi mesi in Diocesi. Molte delle esperienze vissute dal sacerdote originario di Castenedolo sono simili a quelle dei fidei donum che l’hanno preceduto in Uruguay. Nel suo racconto, però, ci sono alcuni tratti di novità. “Solo quando ho imparato l’importanza del lasciarsi mettere in crisi, accettando sfide nuove – afferma – ha scoperto realmente la profondità della scelta missionaria”. Appena arrivato a Melo il Vescovo gli chiede un impegno anche nel mondo della comunicazione: avrebbe dovuto tenere una rubrica religiosa in due radio locali marcatamente anticlericali, laiciste. “Erano pochi minuti, ma con quelle trasmissioni il Vescovo mi invitata ad affrontare una situazione da cui sarebbe più semplice chiamarsi fuori per dare la testimonianza di un Dio che parla, che è presente e che lascia i suoi segni anche in situazioni apparentemente difficili”. Anche di fronte alla sofferenza. “Un giorno – continua ancora nel suo ricordo – venni invitato per una preghiera al cospetto di un bambino annegato. Mi presentai con la stola e l’aspersorio per la preghiera e la benedizione. Dopo qualche minuto di silenzio, una donna mi chiese di poter dire a sua volta una preghiera. Senza dire parole che non fossero altro che brevi citazioni bibliche, strinse in un abbraccio i genitori del piccolo, i cui volti, anche se per poco riacquistarono un po’ di serenità”. Era una pastora e con il suo abbraccio ha insegnato a don Santo che la relazione, la vicinanza, la condivisione possono essere la più efficace delle preghiere. “Ancora oggi – ricorda – quel gesto continua a insegnarmi che per essere sacerdote credibile devo incontrare e ascoltare le persone, perché lo Spirito Santo è presente in ciascuna di loro”.

anni Sessanta stava vivendo un progressivo deterioramento della situazione sociale ed economica che andava traducendosi in un notevole aumento della conflittualità politica. Il presidente, Jorge Pacheco Areco, aveva messo in atto un progressivo aumento delle misure repressive e di restringimento delle libertà politiche, che proprio nel 1968 culminò con la dichiarazione dello stato di emergenza. Anche i primi due fidei donum conobbero gli effetti del restringimento della libertà.

Don

più poveri. Io adesso abito in un paese dove le fabbriche sono tutte chiuse. Lei nella sua diocesi ha visto operare da vicino don Flavio Saleri e don Angiolino Cobelli. Che cosa hanno lasciato? Qual è stata l’impronta bresciana nella Chiesa uruguaiana? Ho incontrato sacerdoti appassionati, attivi nella formazione. Flavio ha dato inizio alla pastorale degli adolescenti e dei pre adolescenti. Don Angiolino Cobelli aveva una grande personalità: ha svolto il suo servizio lavoro con un’attenzione particolare ai poveri, soprattutto agli abitanti delle zone rurali. Un’attenzione che si manifestava

non soltanto nell’andare a celebrare la Messa, ma anche in un rapporto di vicinanza con la gente. Stare in mezzo alla gente e camminare con la gente: è questo il messaggio fondamentale della Chiesa. Durante la visita di Benedetto XVI, gli chiesi un consiglio e lui mi rispose che “la parola vicinanza è la caratteristica della nuova evangelizzazione”. Oggi non possiamo tacere le difficoltà che ci sono nella partecipazione alla vita della fede. La secolarizzazione che è arrivata anche in Uruguay, paese che storicamente è anche molto laicista...

Abbiamo una storia laicista, ma la gente ha nel cuore un senso religioso, non la partecipazione in chiesa. Però, per esempio, il battesimo lo chiedono. Quando c’è qualcosa, sanno che il parroco è vicino e sanno che possono bussare alle porte delle parrocchie per trovare delle risposte.

Da Vescovo emerito continua il suo apostolato ed è parroco in due parrocchie di circa 20mila abitanti. Dove trova l’entusiasmo?

Ringrazio ogni giorno Dio per la vita che mi ha dato e tutto ciò che mi ha fatto conoscere. Sono stato quattro volte Presidente della Conferenza

L’elenco delle presenze bresciane continua con don Claudio Delpero (1972 -1974), don Renato Soregaroli (1973-1984), don Francesco Zanotti (1978-1992), don Angiolino Cobelli (1982-1992), don Cesare Polvara (1982-1991), don Flavio Saleri (1982-1992), don Angelo Piardi (1985-1996), don Santo Bacherassi (1992-2019), don Giancarlo Scalvini (1995-1999) e don Antonio Zatti che partito nel 1992 è stato l’ultimo fidei donum a lasciare il Paese nei primi mesi del 2024.

Murgioni e la scelta per i poveri

Il Concilio Vaticano II e la Conferenza di Medellin, la teologia della liberazione e le comunità di base, la scelta dei poveri e la denuncia delle ingiustizie strutturali, la testimonianza evangelica e la persecuzione: tutto questo troviamo nella vicenda del bresciano don Pierluigi Murgioni, uno dei dodici fidei donum che hanno fatto la storia del rapporto missionario tra Brescia e l’Uruguay iniziata nel 1968 e conclusa nei mesi scorsi con il rientro di don Antonio Zatti. Ordinato sacerdote nel 1966 da Paolo VI a Roma, dopo un anno di servizio pastorale a Villaputzu, in Sardegna, la terra d’origine della sua famiglia, don Murgioni si recò per un anno in Spagna, a Madrid, sia per imparare la lingua, sia per frequentare dei corsi di preparazione in vista della missione in Uruguay, Paese cui era stato destinato. Agli inizi di settembre del 1968 arriva in Uruguay, assieme a don Saverio Mori, proprio mentre i vescovi latinoamericani nella loro Conferenza di Medellin facevano la scelta dei poveri: Nel Paese siudamericano don Murgioni inizia a svolgere il proprio servizio nella diocesi di Melo, poi a Treinta y Tres, la seconda città della diocesi. Con l’attività di evangelizzazione e promozione umana si pone presto in contrasto con la politica totalitaria e dittatoriale del governo. Dopo che diversi suoi collaboratori pastorali vengono fermati o arrestati, l’8 maggio 1972 anche don Pierluigi viene arrestato a Treinta y Tres,

episcopale, ma la cosa fondamentale che ho respirato è la vicinanza con la gente. Ho presentato la rinuncia a Papa Francesco quando avevo 75 anni e a a 77 ho iniziato un nuovo percorso.

La vocazione è una: essere prete. Devo fermarmi per aspettare cosa?

Cosa può trasmettere l’esperienza della Chiesa uruguaiana?

La mia diocesi,che è stata creata da Giovanni XXIII nel 1960, è cresciuta anche grazie all’impegno dei che laici non sono soltanto un braccio della gerarchia, sono l’identità della Chiesa. La loro responsabilità è data dal battesimo.

con l’accusa di far parte del movimento rivoluzionario dei Tupamaros, accusa che non verrà mai provata. Arrestato e sottoposto a inaudite torture, viene rinchiuso in carcere per oltre cinque anni per la sola colpa di avere proposto con la parola e con l’esempio il messaggio evangelico di pace e di giustizia. Nei lunghi anni trascorsi in carcere don Pierluigi diventa un riferimento per gli altri detenuti che ne ammirano la coerenza, la forza nel resistere ai soprusi e la dignità. Dopo la terribile esperienza della prigionia, don Murgioni torna in Italia ancora più convinto che quella del Vangelo e della nonviolenza fosse l’unica strada da percorrere. A Brescia don Murgioni riprende il proprio servizio, prima a San Faustino, poi a Ghedi e infine a Gaino e Cecina. Negli ultimi mesi di vita si dedica alla traduzione in italiano del Diario di Oscar Romero: pubblicato dall’editrice La Meridiana di Bari,con la prefazione di mons. Luigi Bettazzi, la postfazione di padre Turoldo.

La corresponsabilità dei laici è alla base del percorso della Diocesi verso le unità pastorali. Su cosa deve reggersi queste realtà per consentire un cammino condiviso?

Prima di tutto dobbiamo sperimentare che siamo il popolo di Dio che pellegrina in questi posti. Il popolo di Dio ha una centralità: la parola di Dio. Ascoltare il Signore, vivere il Signore e raccogliere il consiglio della Madonna che ci ha detto: “Fate quello che Dio vi indica”. Nel terzo Millennio Giovanni Paolo II parlava di comunione e partecipazione. La comunione si fa a partire dalle piccole comunità.

Ricordo DI ANSELMO PALINI
DON PIERLUIGI MURGIONI CON I GENITORI

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà

(GV 6, 27)

Un pane frutto della bontà

Il Vangelo della domenica

Le folle cercano Gesù, irrequiete dopo aver ricevuto pane a sazietà. Prima lo vogliono prendere per farlo re; hanno inteso che lui è Il profeta che viene. Ma l’attesa distorta che nutrono fa tornare Gesù nel ritiro del monte. La ricerca tuttavia prosegue, probabilmente il mattino seguente; le folle lo trovano al di là del mare e gli chiedono “Rabbi, quando sei venuto qua?” (v. 25). Ora lo riconoscono come un maestro, un titolo un po’ meno “impegnativo” de il profeta che viene nel mondo, forse un po’ confuse sulla sua identità, e pongono una domanda che sembra irrilevante ai fini della loro ricerca: quando/da quanto sei venuto qua? Domanda che, nell’ironia dell’evangelista Giovanni, lascia trasparire un tema profondo, che percorre come un filo rosso tutto il suo racconto: da dove viene Gesù, qual è la sua origine, la sua identità?

Il dialogo che segue è un susseguirsi di fraintendimenti e “precisazioni” (“in verità, in verità vi dico”); un’occasione per Gesù di portare i suoi interlocutori alla profondità del Dono ricevuto, per dischiudere il senso di quel pane moltiplicato. Sembra che la ricerca di Gesù chieda dapprima una purificazione: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”(v. 28). Le parole del Maestro pongono le folle di fronte alla verità dei bisogni che le hanno spinte a cercarlo; un esercizio di realtà, che il credente è chiamato a ripetere con loro. E tuttavia Gesù non “chiude” il dialogo sul giudizio; sembra non volerli lasciare in balia di quelle motivazioni “terrene”. Alza piuttosto la posta in gioco, rilancia la ricerca, suscitando il desiderio di una profondità maggiore, dichiaran-

PAROLA E VITA

XVIII DOMENICA

DEL TEMPO ORDINARIO

(Giovanni 6, 24-35)

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gesù rispose loro: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Allora gli dissero: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? (...)”.

Erbusco Sere d’estate davanti all’Eucaristia

La preghiera e il bisogno di silenzio, di distaccarsi dalle cose del mondo, sono, oggi come nel passato, desideri del nostro cuore. Nella calura estiva sembra, però, che questi desideri non siano ascoltati; ci attraggono di più le attività ricreative estive. È più accattivante il fresco dell’aria condizionata, delle case o dei centri commerciali, che mettersi in disparte e ascoltare il cuore. La Pieve di Erbusco, nelle serate di mercoledì, dal 31 luglio al 28 di agosto, sarà il luogo dove, dalle

do l’esistenza di un cibo capace di comunicare la Vita di Dio, di farci partecipi di una vita più forte della morte. Gesù suggerisce che quello è il cibo vero, che nutre la dignità più profonda dell’uomo, la nostra identità di figli di Dio; in un certo senso ci mette fame di quel cibo, ci invita ad ascoltare quella fame “universale”, che scava nell’interiorità di ogni esistenza. Come già aveva fatto con la donna samaritana al pozzo, Gesù riporta le folle e noi ai desideri profondi che ci abitano. Il Figlio dell’uomo, dice, è questo cibo “desiderato”, per il quale darsi da fare, al quale aprire il cuore attraverso la scelta di credere in Lui e nella forza di Vita che porta con sé. Così compie il passaggio successivo: la presenza di Gesù, disceso dal Cielo come pane, chiede l’adesione della nostra fede; questa è l’opera che Dio desidera per noi e che, in verità, Egli stesso compie in noi.

Nuova purificazione. Gesù introduce allora una nuova purificazione, esortando i suoi interlocutori a non illudersi di potersi “guadagnare” il pane da sé o, detto altrimenti, di fare delle pratiche religiose una “garanzia” per piacere a Dio, per entrare nella Sua vita. Il pane vero non è frutto dello sforzo di nessuno neppure, spiega Gesù in una sorta di esegesi delle Scritture, delle opere più grandiose del profeta Mosè; è infatti un pane gratuito, frutto della bontà del Padre che dona il proprio Figlio perché il mondo abbia la vita in abbondanza: “Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (v. 35).

ore 21 alle 22, sarà possibile stare con Gesù Eucaristia. In ogni singola serata sarà proposto un Salmo diverso su cui riflettere, meditare e pregare. Ci sarà anche la possibilità di accostarsi al Sacramento della riconciliazione. Per cinque mercoledì estivi la Pieve di Erbusco sarà la fonte dove, in intimità con il Santissimo, l’anima potrà trovare sollievo, frescura e nuova linfa in grado di fornirci nuovo slancio per l’annuncio del Vangelo ai fratelli. (Franco Mingotti)

La liturgia della settimana

Lunedì 5 agosto Madonna della Neve Ger 28,1-17; Sal 118; Mt 14,13-21

Martedì 6 agosto

Trasfigurazione del Signore Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,16-19; Mc 9,2-10

Mercoledì 7 agosto San Gaetano Ger 31,1-7; Ger 31,10-13; Mt 15,21-28

Giovedì 8 agosto San Domenico Ger 31,31-34; Sal 50; Mt 16,13-23

Venerdì 9 agosto

Santa Teresa Benedetta della Croce Os 2,16.17.21-22; Sal 44; Mt 25,1-13

Sabato 10 agosto San Lorenzo 2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26

Domenica 11 agosto, XIX T.O. Santa Chiara 1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51

La Bibbia racconta DI ALICE BIANCHI

Le cinque stupide. Cose da non fare

[Mt 25] Se fossi una damigella di un corteo nuziale, dove saresti la notte prima delle nozze? Probabilmente a casa tua. Ma nelle parabole di Gesù è tutto strano: qui dieci giovani donne si ritrovano in notturna ad attendere lo sposo. Forse sono loro stesse a doversi sposare: dieci fidanzate pronte a condividere il talamo; oppure sono ancelle di quella sposa che per la tradizione cristiana è la Chiesa. Su una cosa non c’è dubbio: queste donne sono metafora dei/delle cristiani/e che vegliano insieme il ritorno del Signore. Tanti teologi antichi hanno scorto infatti nelle azioni delle dieci vergini ciò che accade a ogni battezzato/a: dapprima esse “escono incontro allo sposo”, come ogni cristiano esce dal fonte battesimale alla nuova vita, poi vivono nell’attesa del Cristo, e infine si addormentano nella morte, mentre la lampada della loro resurrezione rimane accesa fino alla Sua venuta. Di queste

dieci vergini, però, cinque sono intelligenti e cinque stupide. E la domanda sorge spontanea per ogni cristiano: “io sono stupida o intelligente?”. Si può verificare: queste “stolte” sono il prototipo di tutto ciò che non bisogna fare. 1) Restare senza olio. Alle stupide, infatti, la lampada si spegne presto, e quando a notte fonda qualcuno grida “Ecco lo sposo!”, loro si accorgono che senza le compagne resteranno al buio. Cosa rappresenti l’olio, però, resta un bel mistero. Il vescovo Giovanni Crisostomo (IV sec.) ipotizza per esempio che l’olio sia la carità, “acquistabile” soltanto frequentando i poveri e i bisognosi, che sarebbero i bottegai. Le vergini sagge hanno già frequentato questi venditori e ne hanno tratto una scorta, mentre le stolte hanno avuto contatti con loro solo il tanto che basta ad accendere le lampade, e ora scoprono che non è sufficiente. 2) Pensarsi sole. Quando si rendono conto che il loro olio sta finendo,

le sciocche si rivolgono in preda al panico alle altre: “Dateci un po’ del vostro olio”. Una richiesta stupida: così resteranno tutte e dieci al buio a metà strada! Se invece avessero chiesto di poter camminare alla luce delle altre, forse la storia sarebbe andata diversamente. Non basta far parte di una comunità, bisogna anche saper pensare “come una comunità”. 3) Disperare dello sposo. Quando le sagge capiscono che le stolte stanno ragionando solo per sé stesse, le indirizzano dai bottegai: “Se volete avere dell’olio vostro, andate a comprarne”. Di notte?! Eppure, quelle vanno davvero… Forse bastava che si fermassero ad attendere al buio, fidandosi dello sposo, anziché voler riparare ai propri errori da sole. Esse si illudono di avere ancora 5 minuti, e che lo sposo non stia venendo davvero, e che potranno cavarsela “comprando” quel che manca. A queste ancelle autarchiche lo sposo non potrà che dire: “Non vi conosco”.

DI BRESCIA
Ogni domenica alle 11.40 su Radio Voce

Dalle Torbiere a Sirmione, dalle Piramidi di Zone a Bienno senza dimenticare ovviamente la città. Dall’ottobre del 2021 sono state quasi 30 le “Camminate culturali” promosse dall’Unione sportiva delle Acli (Us Acli), che ha deciso di proporre, una volta al mese da ottobre a giugno, dei momenti di ritrovo in cui si uniscono tante azioni virtuose: dalla bella abitudine di camminare al desiderio di scoperta e di conoscenza delle bellezze artistiche, storiche archeologiche e ambientali, ma anche

le più o meno piccole curiosità e aneddoti legati ai luoghi visitati. Le “Camminate culturali”, infatti, sono delle vere e proprie visite guidate a passo lento e inclusivo, insieme ad una guida turistica riconosciuta che è anche archeologa. Tutti gli itinerari sono ideati in modo tale da poter percorrere sempre alcuni chilometri a piedi (che variano dai 4 ai 10 circa) a seconda delle possibilità offerte dai luoghi visitati. I gruppi sono di varie dimensioni, calibrati a seconda dei vincoli oggettivi presenti sul territorio

LA SVOLTA ROSA

ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI

e anche in base alla possibilità di una corretta gestione del gruppo. La partecipazione, quindi, oscilla tra le 25 e le 40 persone. Ad ottobre ci sarà una nuova stagione, anche se le mete provinciali più note sono state già esplorate: tuttavia, vista la ricchezza di luoghi anche poco conosciuti delle nostre zone, è possibile che arrivino suggerimenti inediti che permetteranno di predisporre un calendario che vada oltre l’ultima data, fissata per il prossimo dicembre. (Emilio Loda, presidente Us Acli)

Con l’elezione alla presidenza provinciale di Stefania Romano, le Acli hanno compiuto un altro passo verso una parità che deve essere concreta e non affidata solo a qualche suggestiva affermazione di principio

Le Acli Bresciane hanno eletto Stefania Romano come loro presidente: la prima volta, per tale ruolo, di una donna, la quale, tra l’altro, nel suo curriculum, può vantare un profondo e costante impegno verso le tematiche di genere. L’elezione, frutto di uno scambio continuo di conoscenze e sensibilità tra lei e l’associazione, ha già portato i primi frutti: una maggioranza di presenza femminile nel Consiglio provinciale e un aumento delle Presidenti di circolo e delle esponenti della Presidenza provinciale. Tutto ciò, ovviamente, è in piena sintonia con i regolamenti attinenti i rinnovi degli organi elettivi delle Acli, che prevedono una rappresentanza di genere almeno del 40%. Un obiettivo raggiunto, quindi, che richiama il dibattito sulle quote rosa (solo in

Italia indicate da un colore: altrove si usa la più consona denominazione di quote di genere) e il dibattito sulla loro necessità.

Posizioni. Varie le posizioni a riguardo: c’è chi sente fastidio quando si parla di femminismo (ultimamente, tuttavia, la parola ritenuta più urticante è: patriarcato), o chi ritiene che le quote di genere penalizzino la meritocrazia e che riducano le donne ad una sorta di “specie protetta”. Poi c’è chi, come noi, pensa che siano ancora necessarie, poiché da ogni rapporto statistico emerge come le donne, pur ottenendo risultati migliori ad ogni grado di istruzione, siano ancora a livelli scandalosamente bassi in tutti i ruoli apicali.

Legge. Questo nonostante il fatto che, con la legge Golfo Mosca del 2011, l’Italia abbia compiuto impor-

tanti passi avanti in tema di rappresentanza femminile nei Consigli di amministrazione. La legge ha infatti stabilito che almeno un terzo dei posti nei CdA delle società pubbliche e quotate (e nel suo rinnovo il 40%) sia riservato al genere meno rappresentato, ovvero le donne. L’obiettivo ultimo delle quote è quello di creare un mondo in cui non ci sia più bisogno delle quote stesse: un mondo per ora utopico poiché in quello reale, purtroppo, abbiamo ancora bisogno di obblighi, e non solo per la rappresentanza femminile! È quindi chiaro che la legge Golfo Mosca vada letta anche in chiave pedagogica, al pari di quella contro il fumo.

Efficacia. La sua efficacia, del resto, è dimostrata dai dati: in Italia la presenza femminile negli organi di amministrazione delle società quotate, a fine 2022, ha raggiunto

il 43% ma le donne sono ancora, in maggioranza, consigliere indipendenti (73%) e raramente ricoprono il ruolo di Ad o di Presidente dell’organo amministrativo (in 17 e 32 casi, rispettivamente).

Attacchi. E gli attacchi al protagonismo femminile sono all’ordine del giorno: risale solo ai primi di luglio il tentativo di modifica dello statuto della Cassa Depositi e Prestiti per abbassare la quota di genere, tentativo contro cui è insorta, sostenuta da un’ampia mobilitazione, anche la firmataria delle legge del 2011, Lella Golfo: “[…] che il rinnovo di un CdA cruciale per l’economia italiana sia rimandato da mesi perché non si trova l’accordo sulle candidature femminili è una circostanza a dir poco imbarazzante, che lede l’immagine del Paese tutto”, ha dichiarato, facendo appello al governo e

a tutti i partiti della maggioranza affinché trovassero un accordo su profili di donne competenti e preparate che, anche per quella posizione alla Cassa Depositi e Prestiti, sono tantissime e preparatissime. Il governo, quindi, si è trovato costretto a mantenere invariata la quota di donne in quel CdA. Attenzione. È solo un aneddoto ma emblematico del perché sia importate continuare a mantenere l’attenzione sul tema. Come per le quote, anche per il Coordinamento Donne, il maggiore e definitivo successo sarebbe quello di rilevarne il proprio superamento. Se a livello globale si stima che serviranno 134 anni per colmare il gender gap – 169 per l’emancipazione politica (in aumento di 7 anni rispetto alle rilevazioni del 2023), ci adopereremo in questo mandato ad accompagnare l’associazione verso il successo.

Riflessioni DI COORD. DONNE ACLI PROVINCIALI

Teatro

Bonaiuti in San Cristo

La rivista “Missione Oggi” continua la stagione estiva con lo spettacolo teatrale inedito di Giuseppe Marchetti

“Domande senza risposta / Intervista immaginaria a don Ernesto Buonaiuti” sulla vita del più importante esponente del modernismo condannato nel 1907 da Pio X. L’appuntamento è per mercoledì 7 agosto alle 21 presso il Complesso di San Cristo in via Piamarta 9 a Brescia. Il testo è ispirato a “La sagra della primavera” di Igor Stravinskij, “The Unanswered Question” di Charles Ives e “Eretico o santo…” di Giordano Bruno Guerri.

Eventi

Prevendita per “LaXGiornate”

In attesa della presentazione ufficiale del programma dell’edizione 2024 (che il direttore artistico Daniele Alberti ha annunciato per fine agosto, ndr) ha preso il via la prevendita dei biglietti per gli eventi della 19ª edizione del festival “LeXGiornate” della Fondazione Soldano, che si terrà a Brescia dal 19 al 28 settembre. Sul sito www.fondazionesoldano.com è già possibile acquistare i biglietti per i concerti, le conferenze e gli incontri del Festival che, come da tradizione, porterà in città esponenti di primo piano del panorama artistico e culturale nazionale e internazionale. Nando dalla Chiesa, Guido Tonelli, Vito Mancuso, Umberto Galimberti, Alessandro D’Avenia, Beppe Severgnini, Carlo Fava, Gloria Campaner, Gianrico Carofiglio, Mario Tozzi, Lorenzo Baglioni, Paolo Fresu, Uri Caine, Telmo Pievani, Banda Osiris, Nogravity, Maria Pilar Pérez Aspa Fava e Mauro Negri e il Marco Tiraboschi trio feat sono i nomi giù presenti nel cartellone de “LeXGiornate” 2024 che avrà come filo conduttore il tema “Verso nuovi futuri”.

Poesia: per la vita è cura alternativa

Andrea Bulferetti da 15 anni è instancabile animatore della rassegna “Pontedilegnopoesia”, proposta per un mondo meno gridato

Intervista

Va in scena dal 2 agosto prossimo la 15ª edizione di “Pontedilegnopoesia”, coraggiosa vetrina di idee e pensieri utili per assicurare al nostro vissuto quotidiano qualche buona ragione per apprezzarlo e alla cultura, che quelle idee e quei pensieri li sorregge, diritto di cittadinanza. Sino a domenica 4 agosto, sulle strade di Ponte di Legno la poesia correrà libera e felice, segno inequivocabile della sua esistenza, che se ben accettata può davvero cambiare il mondo. Infatti, qui e possibilmente anche altrove, poesia è… sognare, tradurre le emozioni in parole pensate, rendere omaggio alla grande bellezza. Impresa affascinante, ma anche ardua, soprattutto in agosto.

Temerari. Ci sono, però, temerari che da quindici anni si ostinano a mettere la poesia tra gli eventi destinati a rendere amica la loro montagna. Andrea Bulferetti, che in quel di Ponte di Legno, magnifico paese dell’Alta Valle Camonica, con le montagne che lo circondano e onorano è tra questi, non ha dubbi: “Nel bel mezzo del cammin di

UNA DELLE PASSATE EDIZIONI DI “PONTEDILEGNOPOESIA”

propria vita, tra gli affanni e le immancabili pietre d’inciampo − dice convinto − l’idea che la poesia possa diventare medicina alternativa stuzzica la fantasia e porta a pensare che un Comune normale possa trasformarsi all’improvviso, in sede ideale della poesia e quindi, concretamente, il paese della poesia. Nel nostro piccolo, noi questa ide-

a l’abbiamo concretizzata. E la fila degli amici convinti della bontà della scelta non smette di allungarsi”.

Imprenditore. Andrea Bulferetti, che le ottanta primavere le saluterà a gennaio del prossimo anno, non è il classico sognatore di mondi inesplorati e strambi. È, invece, un solido imprenditore che del turi-

Mostra DI MARIO GARZONI

CULTURA venturelli@lavocedelpopolo.it

smo ha fatto arte e mestiere senza però mai sottrarsi al dovere di mettere talenti e risorse a disposizione della comunità, della sua gente, di quel “bene comune” che per essere davvero tale chiede continuamente disponibilità e partecipazione. Così, a cavallo degli anni Novanta del secolo scorso, di Ponte di Legno, suo paese natale, è stato sindaco, secondo i testimoni di quel tempo “sindaco di tutti, che alla gente ha offerto la possibilità di essere protagonista del proprio futuro”. E se Ponte di Legno è quello che oggi si intende per paese turistico, “capace di offrire ospitalità e svago d’estate e d’inverno - dicono i residenti storici - parte del merito è di chi in tempi lontani, ma non così lontani da favorire dimenticanze, ha disegnato percorsi su cui far transitare sogni e belle intenzioni. Tempi. “Tempi diversi − continua Andrea Bulferetti −, però, importanti. Col poco che avevamo a disposizione, infatti, abbiamo creato le basi su cui quel nuovo avanzante potesse affermarsi, diventare offerta turistica competitiva, demanio sciabile all’altezza delle richieste, ospitalità ad alto livello, offerta culturale gradita…”. E adesso? “Adesso, sempre convinto che vale la pena spendere un soldo a favore del bene comune, non smetto di sognare; e sognando metto tra le righe la poesia, che sarà anche, come qualcuno va dicendo, un di più, ma di quelli senza i quali saremmo davvero poca cosa”. Però, dico io, di certo non sarà la poesia a cambiare il corso della storia, a renderlo meno guerrafondaio e cinico, magari più intriso di pace e di solidarietà…, di voglia di camminare insieme, felici di quello che il cielo mette a disposizione. “Quindici anni fa − spiega − lo pensavo anch’io. Poi, passo dopo passo, mi sono ac-

La poesia resta arte e tecnica di esprimere in versi idee, emozioni, fantasie e tutti i sentimenti possibili

corto che le parole, se bene messe in fila, ben declamate e spiegate, cioè fatte diventare poesia, possono fare la differenza. Franco Loi, primo poeta a sposare l’idea di Pontedilegnopoesia, mi disse allora di osare, perché solo osando mettere poesia al posto delle grida scomposte e scellerate sarebbe stato possibile costruire un futuro degno d’essere vissuto e condiviso. La poesia, che è e resta arte e tecnica di esprimere in versi idee, emozioni, fantasie e tutti i sentimenti possibili, sebbene assuma significati diversi, è parte dell’esistenza di ciascuno. La poesia, insomma, quale massima capacità di dialogo, tempo e spazio in cui il poeta, chiunque esso sia, esprime i propri sentimenti e il proprio sentire riuscendo a farsi intendere dai suoi simili”.

Il Buon Samaritano: l’atteso ritorno del Romanino nella sua Breno

Una proposta culturale frutto della collaborazione tra Fondazione Tassara, Mita, Museo Camus e Comune

“Romanino e il Buon samaritano a Breno” è il titolo della mostra allestita dal 2 agosto nel centro camuno tra gli spazi del Museo Camuno e la chiesa di Sant’Antonio sino al 13 ottobre per “riconsegnare idealmente” alla comunità l’opera acquisita dalla Fondazione Tassara di Breno,affiancandola ad altre opere dello stesso artista. L’esposizione rappresenta anche un eccellente esempio di collaborazione culturale con l’ente locale e con il Museo Camus. Nel noto itinerario della “Via del Romanino” tra Lago

d’Iseo e Valcamonica, Breno rappresenta un centro focale per la maggiore concentrazione di opere ad affresco e su tela del maestro bresciano e, contemporaneamente, offre l’opportunità di visionare diversi dipinti di Callisto Piazza, l’altro protagonista in terra camuna del Rinascimento, il quale nel corso della sua attività bresciana ha trovato nella Bassa Valle non poche commesse, anche di un certo prestigio. L’esposizione del dipinto raffigurante il “Buon samaritano”, opera da tempo

inserita nel catalogo di Romanino, è l’occasione per indirizzare il visitatore a ripercorrere, seppure in modo non cronologico, l’attività dei due maestri a Breno tra le opere, ancora presenti, nella chiesa di sant’Antonio abate e quelle ora esposte al museo civico, ma provenienti dallo stesso edificio; tale circostanza è da stimolo per proporre una sintetica riflessione su alcuni temi religiosi, valori cristiani e civili che sottostanno all’ideazione e alla committenza delle opere. In una sorta di dialogo e di confronto ideale con la tela del“Buon samaritano”, la mostra propone, oltre alla visita agli affreschi di Romanino e alla grande pala di Callisto Piazza conservati nella chiesa di S. Antonio, altre opere presenti nel Museo Camuno di via Garibaldi:

tre dipinti su tela di Romanino, la “Deposizione” di Callisto Piazza, il “San Paolo” di Alberto Piazza e una “Testa di donna” di Lattanzio Gambara, genero e collaboratore di Romanino. La mostra, realizzata in collaborazione con il Comune di Breno e il Centro culturale Mita è aperta al pubblico con ingresso gratuito. Per le scuole, dal mese di settembre, sarà messo a disposizione un servizio gratuito di visita didattica. Sarà possibile accedere alla mostra con gruppi organizzati anche con aperture straordinarie senza aggravio economico per i visitatori. “Romanino e il Buon samaritano a Breno” è visitabile dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12, il venerdì dalle 15 alle 18, il sabato e la domenica dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.

Andrea Bulferetti. Impreditore del settore turistico e animatore della vita culturale di Ponte di Legno

Fotografia

“Natura in equilibrio” per Iseo Immagine

Il Gruppo Iseo Immagine ha organizzato il 10° Concorso Fotografico “Franco Bettini” e Memorial “Angelo Danesi”. L’edizione di quest’anno coincide con la celebrazione dei 40 anni dall’istituzione della Riserva Naturale, e più che mai gli organizzatori invitano i fotografi, nonché gli abitanti locali e i visitatori, a partecipare attivamente al concorso, creando così un senso di appartenenza e di responsabilità condivisa verso la conservazione del nostro ambiente naturale. Il tema di quest’edizione è “Natura in equilibrio” e nasce dalla convinzione che l’equilibrio tra l’uomo e la natura sia essenziale per il benessere del pianeta e delle generazioni future e dal voler utilizzare le immagini come un mezzo per ispirare riflessioni, dialogo e azione positiva verso la protezione e la conservazione del nostro patrimonio naturalistico. In particolar modo per la Riserva, che per mantenere il suo equilibrio richiede una gestione attiva da parte dell’uomo. Sarà possibile inviare le fotografie entro le 14 di lunedì 28 ottobre. I partecipanti avranno la possibilità di presentare un massimo di quattro fotografie in formato digitale all’e-mail info@torbiere.it.

“Mauro Reggio: Architettura d’avanguardia” e “Paolo Delle Monache. Diario tra memoria e oblio”

Mostra DI LUCA BRESSANINI

Due mostre al Vittoriale, per un interessante percorso tra pittura e scultura, che si snoda tra gli ambienti interni e il giardino del parco. Si comincia con “Mauro Reggio. Architettura d’avanguardia”, che espone quindici opere ad olio su tela del pittore romano, celebre per la sua rappresentazione del paesaggio urbano di cui mette in evidenza prospettive e architetture, sdoganandole dalla presenza umana. Allestita negli spazi del Mas, la nave museo del Vittoriale, l’esposizione propone una visione unica della casa, con opere che descrivono i luoghi simbolo della residenza del Vate.

Monumenti. Reggio dipinge monumenti provenienti da epoche diverse, poi trasformati grazie all’uso del colore, avvalendosi degli studi moderni che uniscono fotografia,

Pittura e scultura al Vittoriale

Due interessanti proposte espositive allestite tre gli spazi interni e il giardino della dimora dannunziana di Gardone Riviera

pittura e nuove tecnologie. Il risultato finale sono soggetti dalle atmosfere uniche che trasformano la realtà in metafisica. Una scelta che tocca tutto ciò che rappresenta, siano essi edifici del passato o del presente, palazzi barocchi o tangenziali moderne. Il percorso comprende anche alcuni dipinti dedicati a Roma, città natale dell’artista, tema di molti dei suoi capolavori. L’arte di Reggio ci interroga sulla nostra percezione ed evoca silenti messaggi che possiamo percepire solo con lo sguardo e con il cuore, in una dimensione sospesa tra geometria e sogno.

Bronzo. In contemporanea, per gli appassionati della scultura, nel parco è visibile la mostra “Paolo Delle Monache. Diario tra memoria e oblio”, cinque grandi opere in bronzo, due delle quali spiegano il tema della rassegna: un diario composto da una pagina quadrata di bronzo traforato, di tre metri per tre, in cu-

Una personale dell’artista Bruno Zoppetti, maestro attivo da 40 anni, noto per la sua abilità nel coniugare genere figurativo e informale. L’indagine di Zoppetti attinge a una cultura che affonda le proprie radici nel territorio, individuando volta per volta il proprio linguaggio nello stile figurativo o nella gestualità del colore per stabilire un dialogo tra il proprio tempo e il passato. Una mostra allestita in due splendidi luoghi, nei quali le opere di Zoppetti si inseriscono senza timore, tra splendore e poesia. “Corrispondenze”, fino al 4 agosto, Mirad’Or, Lungolago a Pisogne, apertura venerdì dalle 18 alle 22, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 22; Chiesa di Santa Maria della Neve, via della Pace, 2 sempre a Pisogne, tutti i giorni dalle 10 alle 18. A Desenzano del Garda è allestita una rassegna dedicata a Andy Warhol attraverso un percorso espositivo che espone 70 tra i principali lavori dell’artista. In mostra opere quali Marilyn

i le parole sono architetture che si susseguono mute e un totem di tre volti verticali, uno che guarda indietro, uno avanti, immagine del tempo passato, presente e futuro, a rievocare la memoria e l’oblio. I lavori di Paolo delle Monache richiamano con nostalgia attimi di vita, sensazioni familiari, accompagnando i visitatori in un viaggio attraverso i luoghi dei ricordi dell’artista: ogni scultura rappresenta infatti qualcosa di personale, esperienze trascorse in città lontane che si fondono in un’unica essenza; frammenti che lo spettatore è chiamato a riempire con l’immaginazione, in cui l’uomo è sempre al centro, in veste di protagonista.

Orari. “Mauro Reggio. Architettura d’avanguardia” e “Paolo Delle Monache. Diario tra memoria e oblio” saranno visibili fino al 15 ottobre, tutti i giorni dalle 9 alle 20. Info specifiche sui biglietti su www. vittoriale.it.

Zoppetti e Warhol tra Sebino e Garda

Monroe, Campbell’s Soup, Flowers, Electric Chair, Mao, Ladies and Gentlemen, Interview, Hans Christian Andersen e molto altro ancora. Come sottolinea il curatore Matteo Vanzan, “il percorso si compone non solo delle opere d’arte, ma anche di alcuni video, documentari e da alcuni film d’epoca, testimonianze che raccontano la figura di Andy Warhol come maestro capace di generare un microcosmo”; la sua pittura ha segnato una svolta per la rivoluzione del pensiero della società di massa a partire dal secondo dopoguerra; un genio indiscusso che diede avvio ad un movimento culturale che avvicinò l’arte ai ceti popolari, rendendola più accessibile al grande pubblico. La mostra “Andy Warhol. The Age of Freedom”, allestita al Castello di Desenzano, via Castello, 63 a Desenzano del Garda è visitabile sino al 22 settembre (apertura da martedì a domenica dalle 10 alle 18.30, festivi inclusi).

Nelson Mandela. L’uomo, lo statista...

Intelligente ma non troppo

Emilio Isgrò Morcelliana euro 25,00

Romanzo senza umani

Paolo Di Paolo

Feltrinelli euro 17,00

Gelo

Thomas Bernhard Adelphi euro 20,00

Pagine molto documentate sulla vita e sull’impegno umano e politico di Nelson Mandela per la pace, la giustizia e i diritti umani nel Sud Africa, segnato dalla piaga dell’Apartheid. Una pagina di storia del cammino di liberazione dell’Africa e un omaggio al centenario della nascita di Mandela. La sua vita (Mvezo, 18.7.1918 - Johannesburg, 5.12.2013) è raccontata dall’infanzia alla presa di coscienza politica. Mandela, durante il suo lungo percorso contro la segregazione razziale dell’Apartheid, è trattenuto in carcere per oltre vent’anni. Appena libero, il grande statista africano traccia un percorso nuovo, la “terza via”, alternativa all’ideologia comunista e a quella dell’opposizione razziale a oltranza, bianca o nera che sia. Auspica un Sudafrica d’esempio per gli altri Paesi del Continente.

Il libro presenta duecento aforismi di Emilio Isgrò, padre della “cancellatura”, una forma d’arte concettuale e di poesia nata nel 1964, che si contraddistingue per l’inconfondibile stile: di visione, di pensiero, di vita. In occasione dei sessant’anni di cancellature, opere originali dell’artista – a partire dalla copertina – trovano in queste pagine il proprio contrappunto letterario e nuova forma attraverso gli aforismi. Sapidi e ironici, essi toccano lo statuto dell’arte e dell’artista nel mondo contemporaneo, il rapporto con le parole e le immagini, con l’invenzione, la cancellatura e la vita, con il pubblico e la società, con l’amore, con Dio, con la verità. Emilio Isgrò, artista ma anche poeta, drammaturgo e regista, è uno dei nomi dell’arte più conosciuti a livello internazionale. Ha pubblicato per i maggiori editori italiani.

Un uomo cammina lungo le rive di un grande lago tedesco. È partito all’improvviso, dopo avere provocato una serie di “incidenti emotivi”, come lui stesso li definisce. È ripiombato nella vita di persone che non vedeva da tempo. Ha risposto a email rimaste lì per quindici anni, facendo domande fuori luogo. Ha provato a riannodare fili spezzati. Mauro Barbi, storico di professione, cerca di aggiustare i ricordi degli altri – le persone che ama e ha amato –proponendo la sua versione dei fatti. Cerca di costruire una “memoria condivisa” che lo riguarda. Ma che impresa è? Forse c’entra una Piccola era glaciale privata, un processo di raffreddamento che ha spopolato la sua esistenza.

(Segnalato e disponibile alla Biblioteca Diocesana “Luciano Monari”)

Uno studente in medicina viene incaricato dal suo docente di un compito oltremodo delicato e al tempo stesso “assolutamente segreto”. Diretto verso un’isolata regione di montagna deve infatti riferire dettagliatamente al suo professore il degenerare psichico del fratello Strauch, un ex pittore che conduce una vita errabonda. Dopo aver bruciato tutti i suoi quadri, Strauch è infatti preda dell’ipocondria e di deliri d’ispirazione filosofica e Weng (questo il nome del paese) con i suoi bizzarri abitanti sembra proprio il “posto giusto” dove cercarlo. Dalla moglie dell’oste orribilmente ripugnante allo scuoiatore che è anche becchino, dal distillatore di grappa al gendarme che non ha potuto studiare perché il padre temeva che “sarebbe rincretinito”. (Recensione di Luca Bianchetti per conto della Libreria Ferrata)

LA MOSTRA DEDICATA A REGGIO
Danilo Campanella Paoline euro 18,00

Musica

L’Orchestra del Mare al Grande per la “Casa dello Spirito e delle Arti”

La Stagione autunnale della Fondazione del Teatro Grande si arricchisce di un appuntamento musicale dalla duplice valenza, artistica e benefica, organizzato in collaborazione con il Comune di Brescia e con il Festival della Pace. Protagonista sarà l’“Orchestra del mare”, una compagine di musicisti del territorio bresciano riuniti in questa occasione per suonare gli strumenti che verranno messi appositamente a disposizione per il concerto di sabato 30 novembre, alle 20, nella Sala Grande del Teatro.

I musicisti selezionati utilizzeranno, infatti, strumenti realizzati nella liuteria del carcere di Opera, con il legno delle barche con cui i migranti hanno attraversato il Mediterraneo. Con questo appuntamento, la Fondazione del Teatro Grande, il Comune di Brescia e il Festival della Pace intendono infatti sostenere l’attività della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti che – fondata nel 2012 da Arnoldo Mosca Mondadori e Marisa Baldoni – rivolge la propria attività verso progetti che tentano di offrire

opportunità di riscatto e sostegno a persone detenute e in stato di grande fragilità attraverso la formazione e il lavoro. Il concerto intende, inoltre, porre l’attenzione sul dramma dei migranti che, fuggendo da guerre, cambiamento climatico, carestie o anche solo in cerca di un futuro diverso, sfidano la morte nel Mediterraneo. Quello di sabato 30 novembre sarà quindi un appuntamento benefico: il ricavato della serata sarà destinato al progetto “Metamorfosi” della Fondazione Casa dello Spirito e delle

Arti che finanzia i laboratori di liuteria nelle carceri di Opera, Secondigliano, e Monza. Si propone di creare una vera e propria rete di valori, mettendo in comunicazione fra loro persone in stato detentivo, professionisti e artisti, istituzioni pubbliche e private. L’obiettivo è quello di offrire modelli nuovi e incoraggianti, soprattutto per le nuove generazioni, modelli che mettano la dignità dell’uomo al centro, che privilegino la memoria invece della tendenza a dimenticare, la speranza piuttosto che la sfiducia.

“Sciamano” nel segno di Staino

Presentata l’edizione 2024 del Festival organizzato dal Centro culturale teatro camuno, manifestazione clou dell’estate in Valle

Festival DI LINDA BRESSANELLI

Il festival “Dallo Sciamano allo Showman”, che ormai da 22 anni riempie di proposte l’estate camuna, si presenta in questo 2024 con un’edizione ancor più ricca, poiché trova al suo interno anche le date legate al Premio Sergio Staino – Pitoon. Il Centro culturale teatro camuno, promotore del Festival, ha infatti deciso di dedicare all’artista toscano tanto legato alla Valle Camonica, la prima edizione del Premio Nazionale, aperto a illustratori, vignettisti e cartoonist tra i 18 e i 40 anni.

Premio. Non mancheranno gli eventi ad esso collegati, come ha spiegato Nini Giacomelli, direttore artistico del Festival, affiancata da Bibi Bertelli del Cctc: “Quest’anno il Festival Sciamano, che dal 2 agosto sino a fine ottobre animerà, come da tradizione, la Valle Camonica (con alcune tappe a Roma) si arricchisce dion una parte dedicata a Sergio Staino. Un omaggio per uno

straordinario artista, un vero amico della Valle dei Segni, oltre che del Festival, di cui è stato una colonna portante. Dobbiamo molto alla sua generosità”.

Generi. La programmazione scelta attraversa tutti i generi artistici, dalla musica, al teatro, fino al cantautorato. Paolo Hendel presenterà il suo monologo “Niente panico, biografia semiseria di Sergio Staino” per la regia di Gioele Dix la sera del 23 agosto al pattinaggio di Borno. Il 30 agosto, la Pieve di San Siro ospiterà Joan Isaac, cantautore e poeta catalano, per il concerto “50 anni di canzoni”. Gli spettacoli legati al premio culmineranno con l’evento del 27 settembre, che vedrà a Darfo Mauro Pagani e il suo Crêuza de Mä, a 40 anni di distanza dalla pubblicazione dell’omonimo album. Il giorno seguente al Teatro delle Ali di Breno verranno proclamati i vincitori del Premio e andrà in scena il Michele Staino & Arms Ensemble per dare voce al “Concerto per matita e orchestra – Strisce di Sergio Staino”.

Cartellone. E il cartellone dello “Sciamano”? Gli spettacoli, che come sempre attraversano tutti i generi con la presenza di artisti di acclarata fama accanto a giovani promesse, faranno tappa in diversi paesi della Valle: il primo appuntamento è in programma venerdì 2 agosto, a Paspardo, con Federico Sirianni che presenta “Faber, Cohen e io”. Domenica 11 agosto, al laghetto di Malonno, sarà la volta della camuna Sara Bronzini, protagonista di un omaggio a Sergio Bardotti, accom-

pagnata da un’orchestra di musicisti giovani. Martedì 13 agosto, ci si sposterà a Pisogne, con Leti Dafne interprete de “L’altra metà”, un mix di rap e lirica. Agosto si chiuderà a Gianico con il chitarrista Massimo Germini, il critico musicale Fausto Pellegrini e la loro selezione dal re-

Fotografia DI MARIO GARZONI

Il via ufficiale il 2 agosto a Paspardo con lo spettacolo “Faber, Cohen e io” di Federico Siani

pertorio di Roberto Vecchioni. Settembre porterà a Berzo Demo Ginevra Di Marco al fianco di Franco Arminio per “È stato un tempo il mondo”, a Edolo Paola Turci e Gino Castaldo per “Il tempo dei Giganti 1979-1981”, i tre anni magici della musica italiana. Ad ottobre è attesa a Darfo la storica Orchestra Sinfonica di Sanremo e il cantautore Peppe Voltarelli in un omaggio a Domenico Modugno. Un concerto di beneficenza di Antonella Ruggiero a sostegno del progetto “Io Amo l’Etiopia” vedrà, infine, lo Sciamano sbarcare a Roma.

“De Terra Glaciali” al Museo dell’energia elettrica di Cedegolo

La mostra, visitabile sino al 1° settembre, è dedicata alla metamorfosi in atto nel paesaggio artico

Sino al 1° settembre è possibile visitare negli spazi del Museo dell’energia elettrica di Valle Camoni -

ca a Cedegolo la mostra personale dell’artista Roberto Ghezzi “De Terra Glaciali” curata da Alice Vange-

listi in collaborazione con Associazione Falía, che si occupa di creare un ponte tra l’arte contemporanea e il territorio, con tutti i significati di cui si fa portatore. La mostra è dedicata alla metamorfosi in atto del paesaggio artico. Nel luglio del 2023, Ghezzi ha intrapreso un viaggio verso le Isole Svalbard, le terre abitate più a nord del pianeta, dove presso il Spitsbergen Artists Center a Longyearbyen, con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura a Oslo e in collaborazione con Fabiana Corami del Cnr Isp e il videomaker Leonardo Mizar, ha dato vita al progetto “The Polar Stream” cercando di catturare il lamento silenzioso dei ghiacciai in fusione. Quest’opera prosegue la ricerca iniziata con “The Greenland Project “presso la Red House di Tasiilaq, in Groenlandia, nel 2022, dove l’artista ha utilizzato l’antica tecnica

della cianotipia, cono carte fotosensibilizzate per catturare il rapido mutamento del ghiaccio. Come suggerisce Alice Vangelisti, curatrice della mostra: “Ghezzi cerca di restituire il drammatico fenomeno della fusione dei ghiacciai creando istantanee del cambiamento che si fanno testimoni dello stato di salute del tesoro bianco dell’Artico”. Le opere esposte sono atti di meditazione visiva che celebrano la sacralità del mondo naturale. Ospitando questo progetto, il Musil prosegue nella sperimentazione di linguaggi artistici su un tema, quello della fusione dei ghiacciai, vicinissimo al museo anche da un punto di vista geografico data la prossimità dell’Adamello. Nel 2022 il museo ha ospitato l’installazione “Ablazione sonora” di Neunau basata proprio sulla registrazione dell’attività fusoria del ghiacciaio dell’Adamello. Oggi

lo stesso tema viene affrontato con diversi codici estetici a partire da un luogo, il Polo, lontano e, per molti versi, mitico ma in verità reale e vicinissimo. Una sensibilità che è alla base della collaborazione, confermata anche per questo 2024, tra Musil e Acque Bresciane, il gestore unico del Servizio idrico integrato della Provincia di Brescia. Acque Bresciane è infatti da anni impegnata nel campo della sostenibilità tramite progetti ad hoc oltre che nello svolgimento del proprio servizio. “Ogni goccia conta è il motto che contraddistingue la nostra mission e operatività – commenta il responsabile Sostenibilità e innovazione di Ab, Francesco Esposto –. Ecco perché ogni anno rinnoviamo la collaborazione con il museo, sostenendo attività anche di carattere artistico sul tema dell’acqua e dell’ambiente”.

LA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE

Microeditoria

DI CLAUDIA MORANDINI

“Non è mai troppo tardi per essere quel che avresti voluto essere”. La 22ª edizione della Rassegna della Microeditoria, vetrina indiscussa di piccoli editori indipendenti, partendo dalla massima di George Eliot, pseudonimo della scrittrice Anne Mary Evans, traccia la strada di un evento che vede al centro l’importanza della parola come strumento di conoscenza.

Manzi. Dall’8 al 10 novembre porte aperte in Villa Mazzotti per questo appuntamento dedicato ad Alberto Manzi, scrittore, poeta ed educatore dell’Italia post liberazione. A lui si deve l’alfabetizzazione di un milione e quattrocentomila italiani attraverso una trasmissione televisiva dal titolo “Non è mai troppo tardi”. L’illustre maestro sarà ricor-

Iniziativa Un campo estivo al Museo Archeologico

Quest’anno, nel mese di settembre, torna a Gavardo il camp estivo del Mavs, con la nuova edizione “Archeo Experience – Una settimana da archeologo. Edizione speciale per piccoli esploratori”. Il camp è, infatti, riservato ai bambini e alle bambine dai 5 agli 8 anni ed è promosso dai Servizi Educativi del Museo archeologico della Valle Sabbia, in collaborazione con la cooperativa didattica “La Melagrana”. Ricca e variegata è la proposta didattica, messa a punto

dagli organizzatori, caratterizzata da percorsi storici tematici, laboratori esperienziali, giochi, il tutto concepito per conoscere al meglio e in modo divertente e coinvolgente il mestiere dell’archeologo. Il campo estivo si terrà dal 2 al 6 settembre, con inizio ogni mattina alle 8.30 e termine alle 16.30. Le attività, si svolgeranno presso la sede museale di Gavardo e l’area archeologica del Lucone di Polpenazze. Per partecipare al camp, con un costo di 155 euro

A Chiari “Non è mai troppo tardi”

Presentata l’edizione 2024 della Rassegna della Microeditoria, promossa, tra novità e conferme, dall’associazione “L’impronta”

dato attraverso la partecipazione di Sonia e Giulia, rispettivamente moglie e figlia del giornalista Alex Corlazzoli, oltre a due pedagogisti docenti dell’Università Cattolica ed Elena Sibilla, storica dirigente scolastica..

Molti gli ospiti illustri: Piero Dorfles, Daniel Lumera, Alessandro Milan, Francesco Permunian, Stefano Mancuso,Vittorio Sun Qun, Damiano Tommasi per citarne alcuni. La lista, ovviamente, è ancora aperta e in via di definizione.

Esperienze. “Dopo alcuni anni da capitali del Libro e della Cultura, adesso torniamo sui binari, ma rinnovati da queste esperienze estremamente arricchenti” ha affermato Daniela Mena, direttrice artistica della rassegna, ringraziando, nel

corso della conferenza stampa, tutti coloro che in questi anni hanno accompagnato e aiutato a crescere la rassegna. Adriano Monti Buzzetti, presidente del Centro per il libro e la lettura ha ricordato come “la Microeditoria si riconferma un’occasione privilegiata per dare risalto a quella bibliodiversità che, nel programma degli oltre 5mila operatori nazionali del settore, rappresenta un tratto qualificante e una cifra distintiva della filiera italiana del libro”.

Messaggio. Promotrice storica della manifestazione e suo cuore pulsante è l’associazione “L’impronta”, “nata non solo per organizzare l’evento – ha sottolineato Paolo Festa, presidente in carica –, ma anche per lasciare un messaggio culturale che vada al di là dei libri scritti o degli editori”. Tanto spazio a dieci

a partecipante, comprensivo anche della quota assicurativa, è necessario prenotare tramite il link del modulo di iscrizione sul sito web del MAVS entro e non oltre il 20 agosto prossimo. Per ulteriori informazioni è sempre possibile telefonare al numero 0365.371474 (dal martedì al venerdì, dalle 9 alle 13, il giovedì anche dalle 14 alle 17 e la domenica dalle 14.30 alle 18.30), oppure inviare una e-mail a ll’indirizzo info@ museoarcheologicogavardo.it.

artiste donne, “chiamate alle arti”, gioco di parole che rimanda alla battaglia che, unite, affronteranno per la pace. E lo faranno alla loro maniera, con un forte messaggio veicolato attraverso le loro opere visibili grazie ad una mostra realizzata in collaborazione con Aab, Associazione artisti bresciani, presieduta dal giornalista Massimo Tedeschi, che verrà inaugurata sabato 9 novembre. I fondi raccolti saranno destinati all’Associazione Palmed che sta fornendo ambulatori nella Striscia di Gaza.

Conferme. Le conferme di questa

La manifestazione si terrà dall’8 al 10 novembre negli spazi di Villa Mazzotti. Tanti gli appuntamenti collaterali edizione passano per la Gara di lettura sullo stile di “Per un pugno di libri”; il Concorso Microeditoria di qualità; le ricchissime proposte per i bambini con giochi, letture, filosofia e laboratori; la Mappa Letteraria, lo strumento che aiuta a collegare gli autori, le trame e i luoghi della narrativa localizzandoli geograficamente; il concorso “7 Parole Per Un Racconto”, Torneo Letterario ideato dallo scrittore Claudio Calzana e che registra ogni anno una partecipazione sempre più folta (nel 2023 102 partecipanti per 371 racconti); il laboratorio di scrittura per le imprese; il Fuori Microeditoria nel quale orbitano tutta una serie di iniziative collaterali come le visite guidate alla città di Chiari, i gruppi di lettura, le attività in centro storico e tanto altro ancora.

Brescia palco a cielo aperto per “La Strada Festival” 2024

Dal 27 agosto al 15 settembre la 17ª edizione della manifestazione organizzata dal Circuito Claps

“La Strada Festival” tornerà a trasformare le vie e le piazze del centro stori-

co e il suggestivo parco Castelli in un palcoscenico a cielo aperto. Dal 27

agosto al 15 settembre, il fascino del circo contemporaneo e del teatro urbano abbracciano e animano gli spazi pubblici della città con artisti provenienti oltre che dall’Italia, da Francia, Spagna e Germania. Circuito Claps, che nel 2008 ha creato l’iniziativa, propone anche per la XVII edizione una vasta gamma di generi per donare al pubblico momenti di sorpresa, stupore ed emozione attraverso esibizioni che spaziano dall’inaspettato al mozzafiato, dal poetico allo sperimentale, ma anche momenti laboratoriali per avvicinarsi alle discipline circensi. “L’accurata selezione – spiega la direttrice artistica, Luisa Cuttini – mette in luce le nuove tendenze del panorama artistico, rendendo il festival un evento imperdibile che incanta e coinvolge”. Ad aprire il festival, con repliche fino al 1° settembre, la compagnia Circo Zoè con “Deserenance”,

uno spettacolo per un pubblico di tutte le età. Musica dal vivo, canto e racconti si alternano a numeri incredibili di acrobatica ed equilibrismo: lo sguardo, dal basso della pista, si alza fino alla punta dell’altissimo palo cinese, per poi trovarsi spiazzato in altri incredibili momenti mozzafiato in cui gli artisti sembrano sbucare da ogni angolo del tendone. Il 12 e 13 si esibiscono gli Eléctrico 28 in “The Frame”, una performance che nasce in collaborazione con il pubblico, in cui gli artisti traducono tutto quello che avviene davanti ai propri occhi in parole e frasi. Tutto diventa un infinito spettacolo che trova equilibrio nella banalità del quotidiano. Il 14 e il 15 torna la compagnia Los Galindos che propone il pluripremiato “Mdr –Morto dal ridere”. Tre clown, legati da un’amicizia profonda e difficile, si trovano invischiati in una faccenda molto

più grande di loro. Per un crimine improbabile, un processo sospetto e una punizione assurda, i protagonisti danno vita a uno show ai limiti del paradosso. Il pubblico, sorpreso, si abbandonerà alla fantasia di uno spettacolo eccentrico e non resterà altro che morire dalle risate. Dal 13 al 15, il Teatro Necessario propone “La dinamica del controvento”, con un pianoforte che accompagna giovani e grandi spettatori su una sorta di tappeto magico che si alza a mezz’aria. Tra le attività collaterali che da sempre contraddistinguono “La Strada Festival”, segnaliamo i laboratori e workshop proposti da Centopercento Lab. “Dall’8 all’11 – conclude la responsabile, Silvia Caviggia – aspettiamo grandi e piccini con lezioni e laboratori che permettono di sperimentare le discipline del circo”. Informazioni e programma sul sito www.claps.lombrdia.it.

Circo DI VITTORIO BERTONI
LA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE

VENERDÌ 23 AGOSTO

Il settimanale organizza il viaggio in pullman al costo di 30 euro per partecipare al Meeting di Rimini.

L’esperto risponde 730 e reddito da fabbricati

D: Nel 2023 ho avuto solo redditi da fabbricati. Posso presentare il modello 730 senza indicare un sostituto d’imposta? Come devo procedere per il versamento delle imposte?

R: Sì, può presentare il modello 730. A partire dal modello 730/2024 relativo al periodo d’imposta 2023, i contribuenti senza partita IVA che possiedono esclusivamente redditi da fabbricati possono adempiere agli obblighi dichiarativi presentando il modello 730, anche senza indicare un sostituto d’imposta. Per il versamento delle imposte dovute, dovrà utilizzare il modello F24. Il pagamento dovrà essere effettuato entro le scadenze previste dalla normativa fiscale vigente. In questo modo, si semplifica il processo di dichiarazione e pagamento delle imposte per i contribuenti che non hanno redditi da lavoro dipendente o assimilati. Per qualsiasi domanda o per assistenza nella compilazione della dichiarazione, non esiti a contattare Caf Acli telefonicamente al numero 0302409884 o via email all’indirizzo caf@aclibresciane.it.

ECONOMIA venturelli@lavocedelpopolo.it

Turismo

Lombardia Style per valorizzare le eccellenze

La provincia di Brescia è sempre più attrattiva dal punto di vista turistico. Lo confermano i dati del 2023 che la indicano, complice anche il ruolo rivestito dal capoluogo di Capitale della cultura, come seconda meta turistica lombarda dietro solo a Milano. E i dati dei primi mesi del 2024 sono ancora più confortanti con un aumento delle presenze dell’11,1%. L’Assessore regionale al turismo, Barbara Mazzali, ha commentato con soddisfazione questi dati presentando nella sede della Camera di Commercio a istituzioni e operatori turistici provinciali “Lombardia Style”, la nuova campagna di promozione del turismo lombardo, dedicata alla valorizzazione delle eccellenze territoriali e alla creazione di un network di operatori che possano contribuire alla sua crescita. “La Provincia di Brescia – ha spiegato l’assessore Mazzali – offre tutto quello che un turista può desiderare: monti, valli, laghi e borghi. A seconda del tipo di turismo che arriva nella nostra regione, della sua qualità, dei suoi bisogni, delle sue esigenze e del suo portafoglio dobbiamo programmare una offerta che sia il più corrispondente possibile ai suoi desiderato”.

C’è un“Ohio” del Franciacorta

Anche il Franciacorta ha un suo Ohio. Così come in occasione delle presidenziali americane il voto espresso nello Stato Centro-occidentale degli Usa viene considerato anticipatore di quello che sarà l’esito finale della competizione elettorale, allo stesso modo gli studi meticolosi sulla qualità delle uve e l’andamento della vendemmia nella cantina Faccoli di Coccaglio sono elementi a cui guardano con interesse le aziende del territorio e la stessa Coldiretti Brescia in avvio della stagione della raccolta delle uve e della produzione 2024.

Esempio. Per le particolari condizioni geomorfoligiche dei suoi vigneti, sulle pendici del Monte Orfano che funge anche da barriera naturale ai fenomeni meteorologici estremi, la cantina di Coccaglio è la prima fra quelle del Franciacorta, ad avviare al vendemmia. Per questo motivo Coldiretti Brescia, nei giorni scorsi, ha scelto la cantina Faccoli per la conferenza stampa in previsione dell’avvio della vendemmia 2024.

Valutazione. L’incontro è stato anche un’occasione utile per una valutazione anche degli aspetti economici di uno dei comparti trainanti dell’agricoltura bresciana com’è quello del vino: mercato stabile o in leggero aumento rispetto al 2022 – hanno sottolineato nei loro interventi Laura Facchetti, presidente di Coldiretti Brescia e Simone Frusca responsabile provinciale del settore vitivinicolo – volumi di vendita

Vendemmia in Franciacorta da Coccaglio la previsione: si parte dopo il 16 agosto tra qualità e passione. Laura Facchetti: “Situazione positiva per tutta la filiera ma servono meno burocrazia, norme adeguate per uso agrofarmaci ed etichette”

del prezzo medio della bottiglia con un +5% rispetto al 2022 e +12% dal 2019. Il mercato interno è in leggera flessione rispetto al 2022, rappresenta circa l’80/85% del venduto, export circa 15/20%. Export in crescita rispetto al 2022, incremento di oltre il 20% rispetto al 2019. Infine prezzi delle uve in lieve aumento.

Numeri. Brescia, è stato ricordato ancora, conta quasi 7000 ettari di vigneto con un valore di produzione che si attesta a oltre 500 milioni per una produzione che per oltre il 95% è destinata a bottiglie di qualità con denominazione Doc, Docg e Igt. Si tratta un settore trainante anche per il valore della filiera, dalla produzione alla trasformazione fino alla vendita anche attraverso il canale della vendita agevolata tramite i consorzi. Un settore, ha sottolineato ancora Laura Facchetti, che chiede azioni importanti, da mettere in campo insieme alle istituzioni e alla politica, per una valorizzare ancora più efficace del comparto.

Il settore edile bresciano

La 35ª edizione dell’analisi economico-finanziaria relativa agli anni 2018-2022 redatta da Ance Brescia

Il settore edile bresciano è dinamico e in evoluzione. Lo testimonia la 35ª edizione dell’analisi economico-finanziaria relativa agli anni 2018-2022 redatta da Ance Brescia in collaborazione con l’Ordine dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili e la Camera di Commercio. Dallo studio emerge una progressiva crescita in termini di volumi dei principali parametri reddituali e della struttura patrimoniale. “Dopo la parentesi pandemica – afferma il vicepresidente Ance, Fabio Rizzinelli – il settore è stato favorito dalle politiche di incentivazione fiscale per la riqualificazione del patrimonio

edilizio, che ne hanno stimolato una crescita progressiva. Un contesto che ha portato benefici sia sul fronte della natalità imprenditoriale (+ 1%) sia su quello dell’occupazione (+ 18,6%)”. L’analisi si è basata sui dati contabili di 13.705 società di capitali rilevando che una delle trasformazioni più evidenti riscontrate nell’ultimo decennio riguarda l’aspetto organizzativo delle imprese, con una crescita del 13,6% delle società di capitali nel quinquennio esaminato, per effetto di una maggiore crescita delle realtà operanti nel comparto della costruzione di edifici. Rispetto al 2018 le società di capitali

in aumento del 12% circa rispetto al periodo prepandemico e + 28% in termini di fatturato. Aumento anche

Richieste. “È necessario agire in modo tempestivo sul fronte delle richieste al nuovo Parlamento e alla nuova Commissione europea – ha concluso la presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti – abbiamo già parlato della riduzione della complessità amministrativa, ma dobbiamo anche insistere perché venga adottata una politica sanitaria pragmatica e basata sulla scienza per quanto concerne per esempio la realistica riduzione degli agrofarmaci e l’assurdità dell’utilizzo di eti-

sono raddoppiate e rappresentano a fine 2023 il 21,4% delle imprese contro il 12,5%. “Il periodo preso in esame – dichiara il presidente dell’Ordine, Severino Gritti – è di particolare significato perché comprende tanto il disastro dello stop pandemico quanto l’ebbrezza derivante dalle misure di rilancio successive, passando per gli effetti di iperinflazione da aumento delle materie prime causata dalle vicende di guerra. Leggere i numeri vuol dire comprendere cosa è successo nei bilanci delle imprese a seguito di questi fenomeni”. L’edilizia si riconferma un settore strategico, che genera un effetto moltiplicativo. “Il settore delle costruzioni, con quasi 18mila imprese e oltre 44mila addetti, – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Roberto Saccone – rimane determinante per le politiche di sviluppo della nostra economia e, in questa pro-

chette con diciture negative che non permettano di capire che un consumo moderato di vino è salutare mentre è dannoso l’abuso di alcol”. Fotografia. A scattare una fotografia chiara e definita che interessa tante aziende della zona, che in queste settimane seguono con “cura filiale” la maturazione delle uve, è stata Francesca Faccoli enologa e titolare della cantina Faccoli a Coccaglio che attraverso una dimostrazione sul campo di “campionatura dell’uva” (con l’utilizzo di un refrattometro con cui ha valutato il grado zuccherino dell’acino e il punto di maturazione dell’uva, ndr) ha fatto una previsione per l’inizio della vendemmia e sulla qualità della produzione. “Quella 2024 sarà una buona annata – ha affermato la giovane enologa – le prove svolte in campo, hanno evidenziato che è ancora prematuro parlare di vendemmia, non inizieremo prima del 16 agosto, sperando che il tempo non faccia brutti scherzi. Vista la a qualità dell’uva ci aspettiamo una buona annata”. Interventi. Dell’influsso di fenomeni temporaleschi di forte intensità ed eccesso di precipitazioni primaverili e ad inizio estate sulla qualità dell’uva che hanno causato problemi fitosanitari come la peronospora, ha parlato Simone Frusca, che ha sottolineato come i viticoltori bresciani siano, però, riusciti a contenere il patogeno sotto la soglia di guardia, senza creare danno alla produttività, a scapito però di un aumento dei costi di produzione”.

spettiva, un peso crescente va acquisendo l’innovazione tecnologica. Strumenti quali la realtà virtuale e aumentata, l’intelligenza artificiale e l’analisi predittiva stanno già affermandosi come modalità che consentono alle imprese edili miglioramenti in termini di efficienza e innovazione nei processi produttivi”. Anche quest’anno l’analisi presenta una sezione dedicata alla sostenibilità, argomento di grande attualità e di rilevanza strategica per l’intero comparto. Una sostenibilità che è da intendere sui tre livelli economico, ambientale e sociale, per intraprendere un percorso di trasformazione integrale. L’Ance è impegnata per promuovere, anche attraverso formazione e risorse informative, tecnologie verdi e procedure innovative per mostrare alle imprese che la sostenibilità va vista come opportunità e non come obbligo imposto dal legislatore.

Ance DI VITTORIO BERTONI
Coldiretti
DA SINISTRA SIMONE FRUSCA,, LAURA FACCHETTI E FRANCESCA FACCOLI

Olimpiadi Andreoli d’argento

Con un monumentale 13.833 nell’esercizio a corpo libero, quello decisivo per la medaglia, la bresciana Angela Andreoli, a soli 18 anni e nella sua prima Olimpiade, ha lasciato tutti a bocca aperta. Insieme alle eccezionali prestazioni di Alice D’Amato, Manila Esposito, Giorgia Villa ed Elisa Iorio, che a Brescia sono cresciute sotto la guida del ct Casella nella sua Brixia Gym, è arrivato un argento storico per l’Italia: la medaglia nella ginnastica artistica a squadre mancava dal 1928.

SPORT garatti@lavocedelpopolo.it

Basket

La Germani riparte da Varese

Quella in corso è un'estate di saluti. E non solo per quanto riguarda l'allenatore, visto che il roster della Germani per la prossima stagione è stato rivoluzionato. Se in panchina a coach Magro è subentrato Poeta, in campo non ci saranno più alcuni dei protagonisti dello scorso campionato, come Petrucelli, Gabriel, Christon, Akele e Cobbins. Brescia testerà la sua nuova versione a partire dalla prima amichevole in programma il 28 agosto, al Palaiseo di Pisogne, con l'Uraniua Milano. Sarà, infatti, l'occasione per vedere per la prima volta con la maglia bresciana alcuni dei nuovi arrivati: la guardia statunitense Chris Dowe da Tortona, l'ala statunitense Demetre Rivers, l'ala italiana ma con cittadinanza ivoriana Joseph Mobio da Trapani, l'ala italiana Giancarlo Ferrero da Trieste e la super ala senegalese Maurice Ndour. Dopo gli impegni della pre-season, il campionato partirà ufficialmente il 29 settembre dal PalaLeonessa per la gara con Varese. Poi subito due trasferte, prima a Scafati e poi per il big match con l'Olimpia Milano.

Torna il derby bresciano in B

Brescia Calcio Femminile e la neo-promossa Lumezzane Calcio affronteranno il prossimo campionato cadetto

Calcio femminile

DI ELISA GARATTI

Torneranno a essere due, nella stagione prossima al via, le squadre bresciane impegnate nel campionato di Serie B. Con il Brescia Calcio Femminile della presidente Clara Gorno, ormai di casa nel campionato cadetto, ci sarà anche la neopromossa Lumezzane del presidente Andrea Caracciolo. Due storie diverse, ma entrambe fortemente ancorate alle radici bresciane, alla gente e ai valori di questo territorio.

Brescia Calcio Femminile. La stagione delle Leonesse è iniziata mercoledì 24 luglio con il primo raduno ufficiale al Rigamonti di Buffalora. Tra new entry e conferme in maglia biancoblu, a calcare per la prima volta in via ufficiale il terreno di gioco sono stati, soprattutto, il mister Giovanni Valenti e il vice Michele Cavalli. Le idee sono sembrate subito chiare, a conferma di

quanto già annunciato nella conferenza stampa di presentazione, dove il primo allenatore non aveva nascosto l’obiettivo di voler fare bene per far sì che “questa stagione possa rimanere nei ricordi – aveva affermato –. Punteremo a essere una squadra in cui prevale il possesso. Ho percepito dalle giocatrici curiosità e meticolosità”. Ragazze che, tra frutti del mercato (tra cui il ritorno di Gaia Farina) e promozioni dalla primavera, saranno ancora guidate dalla capitana Veronique Brayda. Il primo appuntamento ufficiale per testare le gambe è in programma venerdì 23 agosto quando ci sarà l’amichevole con l’Inter dell’ex mister Piovani.

Lumezzane Calcio. “Speriamo che sia una stagione entusiasmante come quella dello scorso anno. Il nostro obiettivo è entrare in punta di piedi, ma con l’ambizione di arrivare nella metà alta della classifica”. Parafrasando le parole del IL DS

direttore sportivo Diego Rossi si comprende bene come, nonostante la squadra sia alla sua prima esperienza in Serie B, gli obiettivi vanno oltre alla salvezza. E il mercato lo dimostra, con innesti importanti e di esperienza (tra cui l’ex Brescia, Laura Ghisi). Primo appuntamento ufficiale per le rossoblù sarà, invece, l’amichevole in trasferta con il Chievo Verona, in programma il 10 agosto alle 18.30.

Serie B. In questa nuova Serie B che porterà a tre promozioni, non ci sarà solo il derby tutto bresciano tra

Brescia Calcio Femminile e Lumezzane Calcio, ma anche quelli lombardi con l’Orobica Bergamo (ripescata in B, dopo essersi posizionata seconda alle spalle del Lumezzane) e Pavia. “Dal punto di vista dell’investimento delle energie, sono contenta di fare dei derby perchè organizzare trasferte lontane è sempre più complicato e dispendioso – ha affermato la mister del Lumezzane, Nicoletta Mazza –. Chiaro che l’Orobica è sempre uno squalo che ci insegue e il Brescia è un’incognita con una storia che parla chiaro. Saremo noi a dover lottare e vincere”.

ROSSI E MISTER MAZZA DEL LUMEZZANE
Associazione nazionale San Paolo Italia Via Galileo Galilei, 71
Brescia
Associazione Promozione Sociale - Ente Terzo Settore
LE LEONESSE DI BRESCIA

Daspo: finalmente

Egr. direttore, il Consiglio Comunale di Brescia ha modificato il Regolamento di Polizia Urbana introducendo anche a Brescia il Daspo Urbano, strumento giuridico che permetterà alla Polizia Locale di emettere provvedimenti di allontanamento da certi luoghi a carico di chi assuma comportamenti molesti o illegali che possano disturbare il pubblico decoro o addirittura nuocere alla vivibilità degli spazi pubblici da parte dei cittadini onesti. Il Coordinatore Provinciale di Fratelli d’Italia Diego Zarneri osserva: “Brescia era rimasta l’ultima città, tanto governata dalla destra così come dalla sinistra, a non essersi ancora dotata della possibilità di adottare un simile provvedimento, risultato assai utile ovunque per contrastare il degrado e l’illegalità negli spazi urbani. Ora anche Brescia ha finalmente colmato questo vuoto, colpevolmente lasciato tale dall’Amministrazione Del Bono in passato e per oltre un anno dalla nuova Giunta Castelletti. Grazie alla costante, convincente, compatta e puntuale azione politica del Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia in Loggia, tanto nel Palazzo così come tra la gente, la Sindaca Castelletti non ha potuto far altro che prendere atto della necessità di approvare questo provvedimento. Essa è così stata costretta a forzare la mano contro i suoi alleati contrari al Daspo Urbano ed ammiccanti verso quelle persone abituate a vivere nell’illegalità, spesso per ragioni che nulla hanno a che fare con il disagio sociale. La Sindaca ha così dovuto accettare il voto favorevole di Fratelli d’Italia e di tutta l’opposizione unita in Loggia, dando però risalto alle contraddizioni ed alle spaccature che attraversano l’eterogenea coalizione che la sostiene”. Gli fa eco il Capogruppo in Loggia Mattia Margaroli: “Devo ringrazia-

re i colleghi per l’impegno profuso da oltre un anno da parte di tutto il mio gruppo consiliare. Carlo Andreoli in primis, che ha esercitato una costante pressione sulla maggioranza e che, anche tramite la sua azione politica in Commissione Sicurezza e tra la gente, ha tenuto il fiato sul collo della Sindaca e dell’Assessore alla Sicurezza Muchetti. Sempre puntuale è poi stato l’operato dentro e fuori l’aula consiliare messo in campo anche dagli altri consiglieri Nini Ferrari, Giovanni Posio e Mariachiara Fornasari. Essi sono stati molto preziosi nella predisposizione degli emendamenti al testo del regolamento approvato ieri grazie alla loro ormai conclamata esperienza politica e preparazione giuridica”. Chiude con una chiosa il Coordinatore Provinciale del partito Diego Zarneri: “Fratelli d’Italia ha dimostrato di essere la forza trainante dell’opposizione in Loggia, dove non esiste alcun leader dell’opposizione ma piuttosto un partito che fa da traino a tutta l’opposizione, pur molto qualificata in tutte le anime che la compongono, unite dagli stessi principi valoriali. Non a caso in città i voti delle recenti elezioni europee si sono moltiplicati per Fratelli d’Italia rispetto alle elezioni amministrative di solo un anno prima. Il marchio del buon Governo di Giorgia Meloni si fa dunque sentire anche a Brescia e sta scaldando i motori per proporsi quale forza credibile e principale per il Governo della nostra amata città fra 4 anni”.

Federazione Provinciale e Gruppo Consiliare in Loggia Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni

Daspo: a cosa serve?

Egr. direttore, il Consiglio comunale di Brescia ha approvato ieri notte l’introduzione del Daspo urbano. Con il nostro netto e convinto voto contrario. Non ri-

usciamo ancora oggi a comprendere quale sia il calcolo politico, il vantaggio amministrativo, la finalità pratica che sottende l’approvazione di questo provvedimento. Ad una destra che semina irresponsabilmente allarme sociale, generando la percezione di una città insicura, si risponde con un provvedimento che offre una risposta illusoria, muscolare e repressiva, che finisce per dare ragione alla propaganda della destra. Se, come crediamo, questa è una città sicura a cosa serve il Daspo? Abbiamo provato, senza successo, a contrastare questa deriva securitaria e ci siamo sempre opposti a provvedimenti che non fanno altro che spostare i problemi senza risolverli. L’estensione abnorme degli spazi individuati, la tipologia dei soggetti “daspabili”, l’impossibilità di un controllo effettivo nelle 48 ore di applicazione renderà del tutto inefficace, inapplicabile e inutile il provvedimento. Così come la presa in carico da parte dei servizi sociali di soggetti che hanno sempre rifiutato di aderire a progetti di aiuto appare poco più che una buona intenzione. Un provvedimento che allontana ed esclude, anzichè includere, che andrà a colpire soggetti già ai margini della società e le categorie maggiormente disagiate. Non a caso la perimetrazione include zone popolari come via Milano e le aree adiacenti a via Trivellini (dove opera uno dei dormitori) e non comprende il “salotto buono” di piazzale Arnaldo. Alle nostre obiezioni, così come ai molti dubbi e mal di pancia da parte di una grossa fetta della maggioranza, si è risposto che l’adozione del Daspo sia la risposta ad una precisa richiesta da parte della Prefettura. Non a caso la delibera stessa cita il Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica del 3.11.2023. Abbiamo attivato i nostri Parlamentari perchè interroghino il ministro

Le immagini

Piantedosi in merito a quella che reputiamo una possibile indebita ingerenza nella vita amministrativa della città da parte della Signora Prefetta, se non una inopportuna pressione arrivata dal governo stesso. Crediamo che il nostro voto contrario abbia ben rappresentato le nostre elettrici ed elettori, particolarmente delusi dall’adozione di questo provvedimento. Continueremo a chiedere la modifica del regolamento di polizia urbana nella direzione prevista dalle linee di mandato, disattese nelle modifiche approvate oggi. Mentre la destra, che ha votato a favore, festeggia l’approvazione del suo provvedimento bandiera, la maggioranza si spacca. E le responsabilità di tale situazione sono chiare. Noi abbiamo agito con linearità, coerenza e trasparenza. Non abbiamo e non avremo timore di opporci quando viene messa in discussione la natura inclusiva e solidale della nostra città. Mattia Datteri, Segretario cittadino Sinistra italiana Brescia, e Luca Trentini, Segretario provinciale Sinistra italiana Brescia

Cari lettori, il Daspo è stato caricato di troppe aspettative. Può fungere da deterrente, ma non penso sia la soluzione. Serve soprattutto a “tranquillizzare” i cittadini. Per fortuna il Daspo Urbano prevede anche un’attenzione sociale, ma vedremo come sarà applicato. Se guardo ai senza fissa dimora, non posso non notare che rischiamo solo di spostare il problema su altri territori. C’è un problema di carenza di accoglienza in una città capoluogo che non attira, ovviamente, solo i turisti. Dobbiamo essere bravi ad accogliere e ad aiutare anche chi fa fatica.

Luciano Zanardini

Centro diocesano delle comunicazioni sociali

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