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Una lezione di vita

Monastero S. Damiano, Borgo Valsugana - 22 maggio 2014

Con non poca fatica, come si addice ad ogni umano percorso che nasconde un premio finale, arriviamo a destinazione: il monastero di San Damiano a Borgo Valsugana che da sessant’anni ospita le clarisse. Il premio non tarda ad arrivare. Dando solo per un attimo le spalle al monastero, il panorama che si apre davanti a noi ci rapisce. Le incantevoli montagne che si ergono all’orizzonte, così levigate e forti, sembrano proteggere le vallate sottostanti. Le distese di campi coltivati a frutto tutt’intorno riempiono lo spazio di colori e sfumature di ogni varietà. Il convento, in perfetta armonia con l’esuberante natura circostante, sembra chiamare per offrirci un’imperdibile esperienza. Ci sediamo nel silenzio del parlatorio. Siamo un gruppo composto dagli studenti della seconda A Odontotecnici dell’Istituto G. Galilei di Bolzano accompagnati dalla prof.ssa Paola e dal professor don Luciano Mabritto e alcuni volontari dell’Associazione “La Strada-der Weg ONLUS”. La grata robusta del parlatorio esalta anziché nascondere lo sguardo sereno e profondo di suor Letizia che ci accoglie con un sorriso cordiale e un tono di voce delicato, gentile e nello stesso tempo fermo e deciso. Ci inoltriamo con le parole di suor Letizia in concetti profondi di spiritualità e condizione umana preziosi sia per gli adolescenti in ricerca della propria identità, che per gli adulti in verifica del percorso di vita. Suor Letizia spiega che la qualità della nostra natura è sociale e che ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi per una società più giusta, migliore. E come la relazione si declini in modi diversi lo fa capire raccontando il dilemma che le si è presentato al momento della scelta definitiva tra l’operatività nel mondo, che fisicamente mette in contatto con gli altri, o la clausura. La sua decisione si radica nel desiderio di una relazione senza confini e scaturisce dalla convinzione che l’essere appartati favorisce la relazione, quella più ampia perché nella preghiera si sente in comunione con tutto il mondo, in profondità. Ora percepiamo la grata del parlatorio come una metafora della separatezza del monastero dal mondo e, paradossalmente, della sua totale apertura al mondo. Raccontando di sé, suor Letizia introduce i giovani al mistero della vocazione, cioè il diventare ciò che si vuole essere. Ricorda la fatica nel trovare la propria vocazione, i dubbi,

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I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s i momenti di crisi poi risolti in passi di maturazione, la diffi coltà nel fare accettare alla famiglia una scelta così radicale. Invita i giovani a conoscer

si in profondità, ma esiste dolore e fatica sulla strada per la conoscenza del proprio sé e per la propria realizzazione. Solo ascoltando e assecondando la propria natura si può vivere in armonia con se stessi e si trova la pace, la felicità. Offre ancora spunti di rifl essione importanti illustrando la giornata-tipo del monastero, impastata di tre ingredienti fondamentali: preghiera, lavoro, fraternità. I giorni delle clarisse scorrono uguali, in grande semplicità ed essenzialità. Solo così, eliminando le distrazioni inutili, è possibile intraprendere l’avventura faticosa si in profondità, ma esiste dolore e

0 ma importante di trovare la propria interiorità, conoscere la bellezza del proprio mondo interiore e imparare ad accogliersi.

Suor Letizia si congeda con l’augurio di diventare ciascuno, silenziosamente, un’oasi di pace, per diffondere pace anche semplicemente con un sorriso. Il sorriso che nasce dentro di noi è energia, è vita, è lo sguardo di Dio, che è dentro di noi quando lo viviamo. Sentiamo che questa potenza benefi ca inarrestabile deve uscire, deve poter esplodere trasformando la serietà del nostro volto nella forma di un sorriso. Il volto e le parole della clarissa esprimono questo scorrere dell’energia in noi. congeda con l’augurio di diventare ciascuno, silenziosamente, un’oasi di pace, per diffondere pace anche semplicemente con un sorriso. Il sorriso che nasce dentro di noi è energia, è vita, è lo sguardo di Dio, che è dentro di noi quando lo viviamo. Sentiamo che

Alessandro Negri

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