La Pulce nell'Orecchio - numero 0

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Santa Croce Servizio a pag. 4

come non l'avete mai vista.

Prima riformatorio poi

carcere minorile.

Era così la location scelta dai “Grandi” della Terra.

Periodico di informazione, cultura e costume

Dicembre 2009 - Anno VIII - Numero Zero

Binario morto

La logistica non parte, DB Schenker sì. E sono cento i posti di lavoro persi. Segue a pag. 2

La voce del Somari con la toga Bar Baleta Nostalgia tra un quartino e un quartetto Quattro amici, un’unica passione: la musica. E il gestore del bar più famoso di Alessandria che li assolda per suonare ogni sera. Il Quartetto Baleta raccontato da Sergio Melia, professione: cantante.

Una scoperta sconfortante all’Università di Alessandria: quasi il 40% delle matricole non sanno l’italiano. Al test d’ingresso “cadono” su sinonimi, costruzioni grammaticali e comprensione del testo. Molti i promossi “al pelo”. Rimangono dubbi sulla preparazione scolastica di base.

Segue a pag. 7

Segue a pag. 3

Editoriale Una seconda giovinezza per la Pulce nell'orecchio. Nasce ad Alessandria l'informazione "Slow"

Continua a pag. 3

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SEX IN THE CITY

Capita a tutti, almeno una volta nella vita, di sognare una seconda giovinezza, ricca di tutte le potenzialità intatte della gioventù che ognuno di noi ha ben conosciute, ma al contempo matura di un’esperienza che ci fa sperare di riuscire, questa volta, ad evitare tutti gli errori fatti a suo tempo che hanno impedito a tutti i nostri sogni giovanili di tradursi in realtà. Questo sogno di una seconda opportunità e di una nuova maturità trova oggi, nel giornalismo alessandrino, una piccola realizzazione:

Chat erotiche, boom dei night. Alessandria sempre più “hot”.

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GIOCHI E PASSATEMPI


2 DICEMBRE 2009

ARENA WAYS

INTESA SULLA LOGISTICA

Sfida a Trenitalia. La compagnia ferroviaria privata partirà nel 2010 con servizio navetta Torino - Alessandria - Milano.

ATTUALITA’

Accordo regionale per la valorizzazione dell’hub ferroviario di Alessandria come retroporto di Genova. Serve il Terzo Valico.

Alessandria ha perso il treno Il treno della logistica è in partenza dallo smistamento ferroviario di Alessandria, tutti in carrozza. Non è il primo convoglio di una compagnia ferroviaria privata a far concorrenza alle FS, ma tutto il contrario. L’unica compagnia privata, per ora, presente sul territorio alessandrino sta facendo i bagagli. La DB Schenker, ex Railion, si era insediata in una parte dello smistamento ferroviario del quartiere Cristo, negli uffici e sui binari lasciati liberi dalle Ferrovie di Stato che avevano deciso di “abbandonare” lo scalo merci, non più concorrenziale per i moderni container. Da metà dicembre – dopo mille promesse e mille e uno progetti per l’implementazione della piattaforma logistica ad Alessandria del retroporto di Genova – la consociata italiana della DB Schenker Rail, la maggiore impresa ferroviaria merci europea, traslocherà la maggior parte delle sue attività in Lombardia, portandosi via un centinaio di lavoratori. Alessandria sta dunque perdendo il treno delle merci europee e con esso anche molti posti di lavoro. E non solo. I manovratori e i macchinisti più giovani scapperanno proprio da Alessandria per andare a vivere in altre città più vicine al posto di lavoro che qui non c’è più. Una grossa perdita per un capoluogo che doveva diventare protagonista dello smistamento delle merci sulla linea Rotterdam-Genova e che,

per ora, vede slittare nuovamente l’inizio dei lavori dell’Alta Velocità. La DB Schenker, interpellata, preferisce non esprimersi sull’”ultima manovra” dei treni tedeschi ad Alessandria. Ufficialmente la decisione di abbandonarci (in realtà resterà una quindicina di impiegati nella sede di via Umberto Giordano) è perché RFI e la controllata Cargo non effettueranno più il servizio di manovra, ovvero le operazioni di composizione dei treni, vagone per vagone. Si farà tutto a Torino Orbassano, o altrove. I Tedeschi, fiutato il cambio di strategia e i tagli ai servizi, avevano già cambiato rotta: hanno comprato le Ferrovie Nord lombarde e spostato l’obbiettivo su altre sedi (nel novarese e nel bresciano), dove andranno a lavorare i giovani dipendenti. E ciao ciao Alessandria. Per i sindacati (CGIL Filt) una grave perdita parzialmente tamponata dai prepensionamenti e da qualche cambio di mansione. “In due anni si sono persi un centinaio di posti di lavoro”, dice il segretario provinciale Daniele Coloris. Della grave perdita ne è convinto anche Giancarlo Gabetto della Fondazione Slala (sostenuta dai più importanti Enti del Nord Ovest) che da sei anni prepara il terreno alla logistica che verrà sul territorio della provincia di Alessandria. Slala lavora “all’inglese”, senza clamori e proclami per un servizio trans-modale (ferro-gomma) dal Porto di Genova ad uno scalo da 300 mila metri

quadrati, proprio ad Alessandria. I primi treni, secondo le stime, potrebbero arrivare già nel 2012. sempre che non finisca il mondo o che in politica cambi qualcosa (elezioni comunali). Quando la piattaforma logistica alessandrina sarà a pieno regime l’area e l’indotto potrebbero portare 250-300 nuovi posti di lavoro, sostiene Gabetto. Ma intanto si firmano patti e si cercano i soldi per continuare a sperare di non perdere altri posti di lavoro (Slala si è portata avanti con il lavoro creando colegamenti telematici tra i porti e le dogane interessate al progetto) . Siamo nelle mani dei politici e dei finanziatori. Altrimenti – come dice il pragmatico Gabetto da Genova - “siamo nella bratta”.

Dai sogni per il retroporto di Genova alla “fuga” delle ferrovie tedesche. Persi un centinaio di posti di lavoro.


3 DICEMBRE 2009

E I DOCENTI DOVE SONO?

E SIAMO A +200 ISCRITTI

La diminuzione dovuta all’anzianità e alla pensione e il blocco degli ingressi rischiano di riempire le aule... solo di studenti.

Mentre il Politecnico chiude, le facoltà scientifiche dell’Avogadro registrano un importante incremento degli iscritti, che arrivano a 2.660.

ATTUALITA’

L'Università e i suoi asini Riformare la scuola è la missione di ogni ministro dell’istruzione. 3+2, insegnanti unici, licei sperimentali.... Le provano tutte per cercare di offrire un’istruzione migliore alle generazioni future ed evitare la fuga delle menti più brillanti o che quegli stessi cervelli si rattrappiscano in una scuola che fa più parlare di sé per i video semiseri girati in classe e i prof stressati che per la qualità dell’insegnamento. Ogni scuola riformata ha sempre il denominatore comune della lingua straniera da imparare obbligatoriamente, ora anche alle elementari. Ma c’è chi si è accorto che la lingua da imparare, e alla svelta, non è l’inglese internazionale, il cinese della new economy o l’arabo che fa multicultura. La lingua meno studiata è proprio l’italiano. Vabbè che Dante e tutti i suoi colleghi delle antologie (quelle che gli studenti dovrebbero conoscere) non si sono mai sognati di semplificare l’idioma fatto di costruzioni, preposizioni, eccezioni. E passi pure il concetto che per tirare su un muro o fare un impianto elettrico non è necessario sapere a memoria che nel “Sabato del Villaggio” una ragazza per andare a ballare si metteva violette tra i capelli. Ma alcuni segnali che ci giungono dall’Università sono veri e propri campanelli d’allarme su una lingua che se non è ancora morta non se la passa bene. In alcune Facoltà umanistiche si sono resi conto che gli studenti arrivavano alla tesi impreparati non sulla materia da discutere di fronte ai togati, ma sulla forma italiana. La grammatica. E, ancora più sconcertante, che i laureati di oggi possiedono un “vocabolario” da Tronista di Uomini e Donne (per fare un paragone tristemente familiare ai più). A Scienze Politiche dell’Avogadro (Università del Piemonte Orien-

tale, sede di Alessandria) da anni c’è l’esame di italiano obbligatorio. Si legge un testo di media difficoltà e poi si risponde ad alcune domande sul contenuto, sui significati di alcune parole e su forme grammaticali. Chi non lo passa con un punteggio sufficiente non può sostenere altri esami. E chi è proprio disperato può frequentare un mini corso di italiano. E non sempre sono gli studenti stranieri a dover ripetere più volte la prova. Spesso sono i “nostrani” che non sanno cosa voglia dire xenofobia o sbagliano apostrofi e differenze attivo/passivo (stiamo parlando di verbi, visti i tempi meglio specificare). Una Caporetto linguistica che prosegue nella difficoltà di esprimere un concetto in poche parole, poche ma sempre più dei 160 caratteri di un SMS. Al test di ingresso viene bocciato al primo colpo almeno il 30-40% degli studenti. E molti altri sono promossi con il punteggio minimo. Possiamo quindi affermare che un ragazzo su due non sa (o sa poco) l’italiano. Dal 2006 al 2009 la media di chi fallisce è al di sopra del 43%. La professoressa Graziella Ventimiglia ha l’ingrato compito di preparare e correggere i test di idoneità. E ne legge di tutti i colori. Durante una prova, addirittura, c’è chi si lamentava che la parola xenofobia non fosse italiana. Le matricole straniere (albanesi, romeno, moldavi) non sono più di una decina (prima del 2008 si contavano su una mano) e spesso non ce la fanno al “primo turno”. Gli altri sono somari made in Italy che vengono falciati a colpi di sinonimi e contrari. Chi esce dai licei, soprattutto il classico non ha difficoltà. Ma chi ha frequentato scuole professionali o anche solo un istituto un po’ meno umanistico e più tecnico al test di italiano si trova di fronte ad uno scoglio. Dallo scon-

editoriale rinasce infatti con questo “numero zero” un giornale che ha rappresentato molto nel panorama cittadino ed oggi, forte di nuove idealità e nuovi indirizzi, dispiega nuovamente le proprie vele per navigare consapevolmente nel mare della “vita nostra”, quella vita alessandrina che, giorno dopo giorno, forgia il carattere di una città e dei suoi abitanti. Non è senza idealità o speranze che si apre questa esperienza, che non a caso ha scelto di uscire con cadenza mensile per poter offrire non tanto una cronaca puntuale, che altri già fanno, ma una riflessione più meditata sui fatti, sulle persone, sulle prospettive e, perché no, un

forto della professoressa si intuisce che molti “ciucci” farebbero meglio a non proseguire gli studi per le difficoltà di comprensione dei testi scritti che si portano dietro, a volte dalle elementari. Così si trova la forma “è” del verbo essere senza accento, o qualche “zeta” in meno in razziale. Ma si ignora che voglia dire “linciaggio” o si fatica a trovare sinonimi ad altri vocaboli di uso più o meno comune (ricordiamoci di essere all’Università). Gli errori di sintassi non si contano, come pure le difficoltà a comprendere i concetti chiave di un testo. Liberi di mettere sul banco degli imputati la TV, internet, i cellulari, le cattive maestre, le cattive compagnie, l’esterofilia, i dialetti, tutti possibili rei di creare analfabeti di ritorno. Per non farci mancare nulla ci mettiamo anche la precarietà, la perdita di ideali e la crisi.

Sono i “nostrani” che non sanno cosa voglia dire xenofobia o sbagliano apostrofi e differenze attivo/ passivo (stiamo parlando di verbi, visti i tempi meglio specificare). Una Caporetto linguistica che prosegue nella difficoltà di esprimere un concetto in poche parole, poche, ma sempre più dei 160 caratteri di un SMS.

I laureati di oggi possiedono un vocabolario paragonabile a quello di un Tronista di Uomini e Donne

segue dalla prima

approfondimento partecipato sui costumi e la cultura di questa nostra città. Per queste ragioni non abbiamo in mente un giornale fatto dalla sola redazione, ma avvertiamo l’esigenza di sollecitare e ricercare quei contributi che, in ogni settore della vita pubblica e privata, si riveleranno preziosi per aiutarci a capire quel che accade intorno a noi. In un momento in cui i media sono quanto mai solleciti nel fornirci le informazioni in tempo reale, incalzanti, puntuali, riteniamo che uno fra i ruoli più importanti che possono essere demandati alla carta stampata sia quello di fare “informazione

slow”, di soffermarsi a riflettere su quanto accaduto e di riuscire a staccarci per un po’ dall’incalzare dei fatti nudi e crudi dandoci così modo di formarci un giudizio più sereno sulle vicende cittadine e, grazie a questo, di sentirci partecipi ed incoraggiarci a dare il nostro contributo alla crescita consapevole della nostra città. Siamo una Comunità – l’iniziale maiuscola non è un refuso – e senza presunzione ma con grande orgoglio il nostro giornale ambisce diventare uno strumento di presa di coscienza di questa Comunità di persone che è Alessandria. Ci faremo un punto d’onore nell’offrire attenzione e rispetto a tutti coloro

che, ricchi dei propri ideali, con la loro azione cercano tenacemente di rendere questa città più matura, più viva, recettiva, tollerante, ricca di beni materiali e di umanità. Anche sul piano grafico abbiamo cercato di dare una veste allegra e funzionale oltre a contenuti più moderni alla nuova “Pulce”, perché riteniamo indispensabile coinvolgere anche i più giovani nel dibattito intorno ai destini di una Comunità che a loro più che ad altri appartiene. Siamo certi che il loro contributo sarà prezioso e aiuterà anche i meno giovani ad avvicinarsi ad un mondo cui guardano di solito con diffidenza spesso ingiustificata.

Il progetto, lo riconosciamo, è ambizioso, ed ai nostri lettori chiediamo proprio per questo una buona dose di indulgenza nel giudicare questo numero zero: la costruzione di uno strumento di informazione condiviso e partecipato sarà un lavoro lungo e faticoso almeno quanto appassionante, e la sola cosa che possiamo loro garantire è che tutti noi ci muoveremo in questa direzione per migliorare ed arricchire mese dopo mese questo Giornale per farne un punto di dibattito imprescindibile nella realtà di Alessandria. Giordano Panaro


4 DICEMBRE 2009

REPORTAGE

ETTORE PETROLINI

“LINEA GORBACIOV”

Tra gli ospiti del Riformatorio di Santa Croce anche il celebre attore comico italiano, “dentro” per aver dato una botta in testa ad un amico.

Dalla piastrelle di cotto al cemento: questa la linea di confine che delimita la zona restaurata da quella abbandonata.

Dietro le sbarre di Santa Croce Chi non conosce il complesso monumentale di Santa Croce, a Bosco Marengo, per i suoi affreschi, le opere del Vasari, la Chiesa, l’accostamento con il Papa piemontese e, più recentemente, per il World Political Forum, fortemente voluto da Mikail Gorbaciov? Ma - e qui le mani alzate saranno sicuramente meno - chi è a conoscenza che prima di essere considerato luogo ideale per incontri politici, Santa Croce fosse un duro riformatorio e, fino agli anni Novanta, addirittura un carcere minorile? Chiedendo un po’ in giro ci viene da rispondere: pochissimi. Durante l’ultima edizione del World Political Forum, tenutasi il 9 e il 10 di ottobre e avente come tema “Twenty years after: the World(s) beyond the Wall” (vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino), mentre Massimo D’Alema, il Cardinal Sodano e Ivan Krastev parlavano del fallimento del Comunismo e del collasso del Capitalismo, due giornalisti hanno superato la cosiddetta (da noi) “linea Gorbaciov” e, senza che nessuno li fermasse, hanno fatto una gita decisamente alter-

nativa all’interno del complesso. L’escursione si è rivelata molto interessante: non solo abbiamo scoperto che gran parte della costruzione è lasciata in rovina, ma che, proprio sotto il “palco” di Gorbaciov si nascondono celle buie, laboratori artigianali in disuso e persino una scuola elementare. Nella nostra seconda visita i gentilissimi Amici di Santa Croce ci hanno spiegato che il primo esproprio fu effettuato nel 1800 da Napoleone, che scioglie gli ordini monastici e riconverte la struttura in un ospizio per veterani di guerra. Nel 1823 tornano i Domenicani, ma la loro permanenza non fu serena a lungo: nel 1854-55 vennero letteralmente sfrattati a causa della legge Siccardi. Dal 1870 al 1883, e questo ci interessa, fu un riformatorio. Durante i primi anni del ‘900, e poi fino al 1973, quando cambiò destinazione diventando un carcere minorile, l’enorme complesso fu abbandonato al proprio destino e, ovviamente, al tempo, che lo ha deteriorato lasciandolo nelle cattive condizioni in cui lo si trova ancora oggi.

LA STORIA IN 16 RIGHE Il piemontese Papa Pio V deliberò la costruzione del convento domenicano di Santa Croce nel suo paese natale con la bolla Praeclarum Quidem Opus del 1° agosto 1566. Il progetto fu predisposto da padre Ignazio Danti, collaborarono Martino Longhi, Giacomo della Porta, Rocco Lurago. La chiesa è una delle primissime realizzate secondo i canoni controriformisti, rappresenta il rinnova-

mento dell’arte secondo gli orientamenti del Concilio di Trento e in essa si riflettono il programma e la personalità del rigoroso e riformatore papa fondatore. Nella chiesa è conservato un importante ciclo d’opere di Giorgio Vasari, il mausoleo marmoreo del Pontefice, il coro ligneo, una delle maggiori opere del genere in Piemonte e, nelle cappelle laterali, tele del Moncalvo e di pittori lombardi.

Un colpo d’occhio che impressiona: due file di celle spoglie, le grate, le scritte dei detenuti sui muri.


5 DICEMBRE 2009

I DUE DELL’ACHILLE LAURO

AMICI DI SANTA CROCE

Nel 1985 due dirottatori della nave, all’epoca minorenni, vennero detenuti qui temporaneamente. Questi i disegni della loro cella.

L’associazione di volontari che dal 2003, gratuitamente, accompagna i visitatori all’interno del complesso di Bosco Marengo.

REPORTAGE Il Riformatorio. Nel 1870 arriva Don Cocchi, fondatore del riformatorio aperto a Chieri nel 1868 e trasferito a Bosco Marengo due anni dopo. Da 45 ragazzi, quelli ospitati a Chieri, si arriva agli oltre 400 accolti all’interno dell’ex convento di Santa Croce, tutti minori di 15 anni, tutti liberati dal carcere correzionale di Torino o soggetti alla legge speciale di pubblica sicurezza. I più piccoli frequentavano esclusivamente la scuola elementare, i più grandi, invece, erano avviati anche all’apprendimento di un lavoro artigianale, grazie alla presenza di laboratori interni alla struttura: c’erano la fonderia di caratteri, la tipografia, la litografia, un pastificio, una falegnameria, e si poteva imparare l’arte degli scultori, dei tornitori, dei sarti, dei calzolai, dei tessitori, degli addetti alla produzione di maglie in lana e in cotone e degli orticoltori. Tutti laboratori che, oggi, sono stati

DUE TIPI DI CELLE: ECCO QUELLE “DI RIGORE”

Sembra il set di un film, in realtà è una delle celle del carcere minorile. Cento metri di corridoio buio, una decina di celle. tutte uguali, tutte così. Quest’ala può essere considerata il “carcere duro” di Santa Croce. Le doppie inferriate alle finetre rendono impossibile l’evasione. Tra un’inferriata e l’altra c’è un’intercapedine in muratura: chi provava a fuggire rimaneva bloccato qui. Sui muri si legge la voglia di libertà.

lasciati all’abbandono. Nell’ottobre del 1872 don Cocchi si dimette dalla direzione del riformatorio e viene sostituito da don Giulio Costantino. Secondo quanto viene raccontato, la situazione del riformatorio non è mai stata di facile gestione, sia a livello finanziario (le autorità governative lesinavano i fondi), sia a livello pedagogico: non era semplice gestire 400 ragazzi, numero che non è mai stato ridotto, e gli educatori scarseggiavano. Si crearono delle tensioni tra il Governo e la direzione del riformatorio, tanto da arrivare alla sua chiusura nel 1883. Vani i tentativi di don Cocchi per “salvare” il suo progetto: chiuse i battenti e i ragazzi furono inviati nelle altre case di correzione esistenti in Italia.

Foto, figurine, ritagli di giornale (erotico) e di fotoromanzi: queste le uniche cose che si potevano appendere ai muri scalcinati delle proprie celle. In più un calendario con, segnati a penna, degli appuntamenti “particolari”: doccia, cambio lenzuola, colloquio e, infine, il processo.


6 DICEMBRE 2009

CULTURA LOCALE Per una volta, un genovese che non solo non dà, ma addirittura chiede: la “Repubblica di Genova” deve riannettere i territori alessandrini, fino a Pozzolo. “L’Oltregioco torni terra della Repubblica di Genova”. Lo chiede Franco Bampi, ingegnere e docente universitario. Una mente matematica abituata all’analisi e ai ragionamenti scientifici, nel 2009 quasi 2010 e in pieno consolidamento dell’Unione Europea riesce ad avanzare una richiesta che per molti può suonare una pazzia. Ma lui insiste e non vuol sentire parlare di provocazione, tant’è che il territorio in provincia di Alessandria al di qua degli Appennini dalle sue parti non viene chiamato “Basso Piemonte” ma “Alta Liguria”. Ho interpellato qualche genovese un po’ meno radicale, ma del termine “Alta Liguria” non v’è traccia né nel lessico famigliare né tantomeno nella toponomastica di riviera. Bampi non molla: “Vogliamo la restituzione delle terre tolteci ingiustamente”. Facciamo un doveroso passo indietro per capire meglio. Franco Bampi oltre a insegnare al “Genuense Athenaeum” materie di fisica e matematica è un fervente sostenitore dell’indipendenza della Liguria, o meglio, della Repubblica di Genova com’era oltre 500 anni fa. Lo dice su basi che ritiene storiche e fondate a tal punto da essere tra i promotori del Movimento per l’Indipendenza della Liguria e di tante altre iniziative a favore della “patria” che si affaccia sul mare. Nel 1202 La Superba Genova, racconta Bampi, acquistò le terre del Marchesato di Gavi estendendo i possedimenti sulla terraferma. Nel loro massimo splendore i Liguri avevano piantato il confine a Pozzolo Formigaro, comprendendo la ricca Novi e tutte le montagne e colline oltre il passo dei Giovi. Fu Liguria fino al 1859 quando il mandrogno Urbano Rattazzi, primo ministro del Regno d’Italia, decise di prendersi il dipartimento novese (già florido all’epoca) togliendolo a Genova ed assegnandolo alla sua Alessandria. Ufficialmente fu un riordino delle circoscrizioni elettorali. Franco Bampi se l’è però legata al dito e dai suoi numerosi siti internet parla della “questione alessandrina” come una ferita ancora aperta. D’altronde molti paesi dell’alessandrino portano la specifica “ligure”, decisa spontaneamente per evitare doppioni sulle mappe. “Segno che infondo si sentono ancora liguri”, sostiene il Bossi di piazza Caricamento, “a tal punto che Gavi non ha altri nomi

URBANO RATTAZZI

REPUBBLICA DI GENOVA

Uomo politico e primo Ministro del Regno d’Italia ai tempi di Cavour. Originario di Alessandria, la sua statua è in Piazza della Libertà.

Una delle quattro Repubbliche Marinare, insieme a Pisa, Amalfi e Venezia, aveva esteso i suoi confini anche nell’Oltregioco.

Richiesta choc: ridateci la Liguria ...alessandrina perché si considerano talmente liguri che non c’è bisogno di dirlo”. Sarà, ma in ogni caso sembrano pretese territoriali ormai prescritte dalla memoria. “I diritti dei popoli sono imprescrittibili”, obietta il baffuto irredentista di Zena, tirando in ballo Israele che ritornò nella Terra Promessa dopo 400 anni. Non ci allarghiamo, torniamo tra Piemonte e Liguria. “Le terre dell’Oltregioco ci furono tolte ingiustamente - seppur con un espediente legalizzato - da un Regno che aveva annesso la Liguria senza un regolare plebiscito. La nostra Regione venne annessa al Regno dei Savoia con il Congresso di Vienna”. Come dire, mica volevano, i Genovesi di allora, fare l’Italia unita e tutto il resto, a tal punto che nessuna città ligure venne medagliata al valore per il Risorgimento (i Re diedero 29 medaglie alle città). Ma se il cuore rivuole i comuni alessandrini-liguri la testa dice che forse forse è meglio che stiano dove sono: “La provincia di Alessandria è meglio amministrata di quella di Genova e in questo momento non so se sarebbe utile”, sentenzia, anche se “un Gavi ligure potrebbe fregiarsi di essere tra i pochi vini DOC della regione, invece di confondersi tra i tanti della provincia di Alessandria”. Questione di marketing territoriale, dunque. “Anche. Siamo nel XXIsimo secolo...”.In attesa di poter realizzare i suoi sogni di gloria genovese o, al limite, di creare una marcoregione “imbattibile” tra Piemonte, Liguria e Lombardia (“no al Limonte, però”), così potente che “persino la Svizzera vorrà

Insegna matematica e fisica presso l’Università di Genova. Fervente sostenitore dell’indipendenza della Liguria. Vuole riannettere il Basso Piemonte (da lui chiamato Alta Liguria) alla sua regione d’origine.

unirsi a noi” Bampi si impegna a tenere alto l’orgoglio tradizionale portando l’insegnamento della “lingua” genovese nelle scuole. Intanto cerca qualche collega politico (per quattro anni Bampi è stato consigliere comunale a Genova) interessato alle sue idee e sensibile alla causa che possa condividere le sue battaglie.

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7 DICEMBRE 2009

GIANNI COSCIA

DA BAR A BOUTIQUE

Avvocato, ma musicista jazz a tempo pieno. Virtuoso della fisarmonica, è l’unico del gruppo ad aver continuato la carriera.

Un locale frequentato esclusivamente da uomini, si è trasformato negli anni in una libreria e, ora, in una boutique.

CULTURA LOCALE

Eravamo quattro amici ...e un bar (il Baleta) CULTURA LOCALE

“Il bar Baleta sai cos’è... E’ un grande celebre caffè. Degli amici qui tu puoi trovar, ma di studi non puoi parlar...”. Scommetto che chi se la ricorda la sta già canticchiando: questa è la sigla del bar Baleta, che veniva intonata ogni sera dalla band che oggi definiremmo resident: il Quartetto Baleta. Gianni Coscia accompagnava con la sua fisarmonica la voce di Pierino Bagliani, dei fratelli Nossardi (Duccio e Pippo) e di Sergio Melia. Proprio quest’ultimo ci racconta di questi quattro anni indimenticabili. Il Quartetto nasce nel 1950; Duccio Nossardi scriveva le canzoni e si occupava degli arrangiamenti con l’aiuto di Gianni Coscia. “Io, che ero l’unico ad avere la patente, li passavo a prendere e li portavo al bar, ogni sera” ci dice Sergio. “E lì ci conoscevamo tutti per nome, ma a dire il vero era proprio Alessandria a essere diversa: un grande quartiere dove tutti sapevano tutto l’uno dell’altro”. E il Baleta era il centro d’incontro per eccellenza degli alessandrini doc. Aveva aperto nel ‘29, in piena Grande Crisi, ha chiuso quasi 20 anni fa, nel 1991, ed è sempre stato a gestione famigliare, passando di padre in figlio. L’ultimo proprietario è stato Gino Gemme, detto Gino Baleta, appunto. Per chi ci ha passato intere mattinate (saltando la scuola) o vere e proprie giornate (comprese le ore buie) queste sono ovvietà, ma non per chi non c’è mai stato (e mi riferisco soprattutto alle donne, a cui l’ingresso era rigorosamente vietato) o per chi non è arrivato in tempo per vedere nemmeno l’insegna. Era un piccolo bar con una grande sala, dove si giocava a carte, una saletta con i flipper e la famosissima sala biliardi, che dava sul vicolo. Oltre che al Baleta, il Quartetto si esibiva, il sabato pomeriggio, anche al Musical, nota sala da ballo di Gigino Capra in via Gramsci. Lì cantavano non solo con l’accompagnamento di Coscia, ma con una vera e propria orchestra. Nel 1954 finisce tutto. Colpa del lavoro, che nessuno poteva lasciare per continuare a cantare. L’ultima volta che hanno “preso il la” insieme è stato in occasione del matrimonio di Sergio. “Un bellissimo ricordo” afferma la moglie Franca, che ricorda anche che “il Quartetto Baleta ha vinto il microfono d’argento, consegnato dal noto presentatore Rai Nunzio Filogamo al Teatro Marini. Si era innamorato di loro dopo averli sentiti al bar”.

Gianni, Duccio, Pippo e Sergio. Un quartetto storico legato al locale alessandrino “maschile “ per eccellenza.


8 DICEMBRE 2009

NATALE

CARO BABBO NATALE

IL RADUNO TORTONESE

Lo sapevate che Poste Italiane da dieci anni risponde a tutte le letterine indirizzate a Santa Claus?

Anche quest’anno più di cento Babbi Natale si sono radunati per beneficenza e solidarietà.

Purtroppo, il rischio che il Natale sia una condanna è piuttosto concreto. Ed è una cosa tristissima, considerato il senso primario, originale di questo evento che non dovrebbe essere un’ubriacatura collettiva da mandare in tilt le genti, semmai un momento di riflessione, da vivere nella collettività, certo, ma con intimità di spirito.

Così Natale diventa una condanna Alzi la mano chi vorrebbe che Natale fosse già passato, che si sia perlomeno a Santo Stefano se non proprio a San Silvestro o magari all’Epifania, che tutte le feste si porta via e, dunque, ci consente di tornare a vivere la nostra vita scandita da ritmi che non siano quelli del: “devo fare i regali” “devo portare i regali” “deve venire mio cugino a portare i regali” “devo andare a cena coi colleghi” “devo andare a cena con gli amici” “devo cucinare” “devo andare a cena con quelli della palestra” “devo andare alla cena benefica” “devo andare alla cena malefica”... Immaginando molte mani alzate, interrompo l’elenco per non tediare chi è già frustrato di suo pensando al pranzo dalla suocera, alla messa di mezzanotte, ai figli da accontentare, al costume da Babbo Natale da indossare facendo pure la voce da Babbo Natale, che chissà com’è.

questo evento che non dovrebbe essere un’ubriacatura collettiva da mandare in tilt le genti, semmai un momento di riflessione, da vivere nella collettività, certo, ma con intimità di spirito. Eppure, ogni anno è peggio. E’ successo qualche settimana fa. Sto portando al cimitero i canonici fiori (che tra qualche anno pagherò quanto i tartufi), transito da Astuti e vengo abbagliato dalle luminarie natalizie. Consulto il calendario mentale e confermo a me stesso che siamo a fine ottobre. Che è il tempo dei crisantemi. Al limite delle zucche di Halloween e della minestra di ceci, non certo del panettone, dei presepi e delle lucine intermittenti. Invece, non si era ancora a novembre e già il mondo del commercio ci avvertiva che il 25 dicembre sarebbe stato Natale. E che è bene prepararsi per tempo.

Purtroppo, il rischio che il Natale sia una condanna è piuttosto concreto. Ed è una cosa tristissima, considerato il senso primario, originale di

Prepararsi per tempo significa arrivare a Natale che del Natale non si può proprio più. Gesù Cristo, che quel dì festeggia il compleanno, ca-

pirà e saprà perdonare (se non lo fa lui...). Comunque, ad Astuti sono stati i primi – alla mia vista, almeno - solo di poche ore. Perché nel giro di pochi giorni, gli altri centri commerciali si sono adeguati, riempiendo scaffali di luci, panettoni, nastri colorati, alberelli di plastica verde, palline, re magi in miniatura. E, soprattutto, caldeggiando acquisti, a un mese e mezzo dall’arrivo della tredicesima che, come si sa, è qualcosa di importante (talvolta indispensabile) per procedere agli acquisti. Probabilmente le riflessioni che mi concedo io, che non faccio il pubblicitario, non mi occupo di marketing e non saprei vendere una coperta in Siberia, sono totalmente contrastanti con chi fa il pubblicitario, si occupa di marketing e le coperte le vende pure all’equatore. Forse gli esperti ritengono giusto ampliare lo spazio temporale, secondo un ragionamento che potrebbe suonare così: più tempo per comprare, più si compra, più si spende, più gira-

no soldi, più qualcuno guadagna. E’ un ragionamento calzante per certi versi ma che non tiene conto di un paio di cose: il vero senso del Natale (che è pur sempre una festività religiosa, non ancora soppressa neanche dalla Corte europea) e quanto danno fa l’assuefazione. Se uno ti manda delle mail tutti i giorni, tu per un po’ lo consideri magari anche con attenzione, ma – a meno che quell’altro non sia George Clooney o perlomeno un suo sosia - dopo due-tre mesi tendi a ignorare quei messaggi alla sola lettura del mittente. E’ l’assuefazione. Che ti porta a non prestare alcuna attenzione, nel mare magnum delle mail che il tipo ti invia, anche a un’eventuale comunicazione fondamentale. Se del Natale si parla da fine ottobre, più o meno capita la stessa cosa. Si arriva al 25 dicembre, dopo avere avuto la mente bersagliata da messaggi, spot, informazioni, dopo avere partecipato (quasi sempre da sconfitti e insoddisfatti) alla corsa agli acquisti, dopo avere indugiato nelle cene... si arriva al 25 dicembre

considerando ‘quel’ giorno un giorno come gli altri. Poi bisognerebbe dire del commercio. Guardiamoci attorno, rimanendo nell’Alessandrino: non si fatica a capire che, soprattutto in questo periodo natalizio, i centri commerciali si stanno facendo una battaglia ferocissima, con l’arrivo di ‘Panorama’ che ha certamente condizionato il settore. E i piccoli? E le botteghe del centro, del famoso ‘centro commerciale naturale’? Forse potrebbero campare meglio se pensassero che loro sono il Chievo e il Siena, impossibilitati sulla lunga distanza a competere con Inter, Milan e Juventus, ma che possono togliersi grandi soddisfazioni se sanno specializzarsi e difendere le proprie peculiarità. Compreso il “senso dell’umano” che ti fa considerare San Valentino quand’è San Valentino, Pasqua quand’è Pasqua e non Natale, giorno di ‘un’ nato, quand’è il due novembre, giorno di tutti i morti.

Gennaro Valotto


9 DICEMBRE 2009

UNA TOILETTE SPAZIALE

ITALIANI NELLO SPAZIO

Studiati nei minimi dettagli anche gli interni e gli arredi: dal bagno (nella foto) alla sala living.

Maurizio Cheli, Umberto Guidoni, Franco Malerba, Paolo Nespoli e Roberto Vittori: i “nostri” astronauti.

SCIENZA

Un weekend sulla Luna

Incredibile ma vero. Trascorrere una settimana di relax sul suolo lunare, vedere la Terra dalla finestra della propria stanza, giocare a golf sotto miliardi di stelle. Pronti a partire? Destinazione: Luna. Finalmente è stato progettato il primo hotel nello spazio a pensione completa!

Il progetto di due studenti alessandrini per la Nasa

Una vacanza sulla Luna al posto della classica settimana bianca? Nel 2030, forse, potremo prenotarla. Non ci credete? E invece è così: ce lo dice uno studio multidisciplinare condotto dagli studenti dell’ASP (l’Alta Scuola Politecnica) e presentato il 12 dicembre a Torino, presso il Lingotto. Nel team di progetto sono presenti anche due studenti ad Lisòndria: Valentina Sumini e Umberto Melia, architetto lei, ingegnere biomedico lui, entrambi laureati quest’anno al Politecnico di Torino. Quest’idea, a tratti folle, di costruire un albergo sulla Luna è piaciuta talmente tanto ai reponsabili dell’ASP che, ad Agosto, hanno mandato i magnifici cinque niente popo’ di meno che alla Nasa, dove i ragazzi hanno potuto studiare dal vivo e da vicino i macchinari e le tecniche che, fino ad allora, cono-

scevano solo in teoria. Migliorato e aggiustato il progetto, dunque, siamo pronti a partire. L’albergo è stato studiato nei minimi dettagli: disegnati anche gli interni (bagno compreso) e i mobili. “Le missioni spaziali si sono sempre concentrate su interessi scientifici e/o commerciali” - ci spiegano gli studenti - Questo studio ha provato ad allargare il punto di vista “classico”, sviluppando un concetto di programma spaziale che vede nell’uomo il vero “centro” della missione spaziale stessa”. Questo progetto sconvolge gli obiettivi tipici delle missione: in questo caso, infatti, il goal (per dirla all’inglese) da raggiungere è il comfort e la soddisfazione dei clienti - strano a dirsi - che decideranno di alloggiare proprio sul suolo lunare. A loro è dedicato lo studio del Moon Spa-

ce Hotel. L’Alta Scuola Politecnica non è nuova a progetti innovativi e decisamente originali; nata nel 2004 da un progetto congiunto del Politecnico di Milano e del Politecnico di Torino come una scuola per giovani talenti italiani e stranieri che desiderano sviluppare le loro capacità nei campi dell’ingegneria, dell’architettura e del design, ogni anno seleziona circa 150 studenti (90 dalla sede di Milano e 60 da quella di Torino) tra quelli iscritti al primo anno della Laurea Specialistica dei due Politecnici. Sei sono i corsi, esclusivamente in inglese, lingua ufficiale adottata anche per comunicazioni interne ed esterne, tenuti ogni due anni dall’ASP. E, alla fine di ogni ciclo, “sforna” dei veri e propri geni. Pronti a partire? Destinazione: Luna.


10 DICEMBRE 2009

CRONACA LOCALE

SERRAVALLE SCRIVIA

PROCESSO ETERNIT

Fino a dieci anni fa nota solo per il casello autostradale e per il sito archeologico di Libarna. Oggi: meta di shopping selvaggio.

E’ in corso a Torino il più grande processo per inquinamento ambientale. L’amianto continua comunque a mietere vittime.

Bonifica Solvay: missione impossibile?

Il polo chimico che ha inquinato un intero paese

Dopo l’ultimo “botto” avvenuto poche settimane fa alla Solvay Solexis, parliamo del polo chimico che, nel bene e nel male, ha segnato la vita e in non pochi casi, anche il fine vita... presunto, nel corso degli oltre cento anni di attività. Il motivo, arcinoto, l’uso disinvolto, nel corso di buona parte del secolo scorso, di prodotti tossici al fine di produrre altre sostanze tossicihe utilizzate nei modi più disparati, dall’agricoltura all’industria. Ma, come succede spesso nel nostro Paese, la polvere si mette sotto il tappeto. Fu così che le scorie di lavorazione finirono per essere sotterrate nel sottosuolo di Spinetta Marengo. Risultato? Lo stesso destino delle molte scorie inquinanti di cui il nostro ex Bel Paese è disseminato grazie a persone di pochi scrupoli. Ovviamente non pare che questo sia il caso della Solvay Solexis in quanto la stessa si è trovata il cerino acceso tra le dita avendo eredidato tutto quanto dall’Azienda precedente, la Ausimont. Anche se, a dirla tutta, riesce difficile immaginare che la Solvay si sia fatta “gabbare” da Ausimont, come l’ultima dei “pivelli”, senza una adeguata contropartita, che so, un consistente sconto sul prezzo d’acquisto o qualcosa di simile! Fantasie? Chissà, il tempo è galantuomo, vedremo! A prescindere da tutto ciò rimane il fatto incontrovertibile di un danno enorme provocato alle falde idriche su cui sorge l’Azienda, e non solo. Danno causato proprio da quei milioni di metri cubi di scorie sotterrate sotto l’Azienda e su cui si sono successivamente realizzati i nuovi impianti. Infatti, una cosa appare ormai incontestabilmente appurata, ossia, i terreni su cui sorgono parte degli impianti della Solvay Solexis, Arkema e Cofatech ora, Ausimont in passato, e prima ancora Montedison e Montecatini, sono talmente impregnati di ogni tipo di schifezza prodotta dall’industria chimica nel corso di un centinaio d’anni, da far apparire semplicemente velleitaria l’idea dell’Amag di “lavare” l’acqua del sottosuolo per renderla nuovamente potabile, forse, fra 30-50-100 anni. Impossibile ogni previsione. Insomma, un tempo talmente lungo che nessuno sarà in grado, nei prossimi decenni, di dare una risposta su tempi che non esagero affatto nel definire biblici. Malgrado ciò, si vorrebbe proseguire adottando quel progetto dalle finalità quanto meno dubbie. Se si insiste nel procedere in quel senso l’unica cosa certa che riporteremo a bilancio in futuro, sarà una spesa folle di denaro pubblico senza aver concluso assolutamente nulla. E qui sorgono due scuole di pensiero. Una parla di bonifica, ossia, la totale asportazione del terreno intriso da ogni genere di ‘monnezza chimica depositata

e sedimentata in quel sito nel corso degli anni. L’altra parla invece di messa in sicurezza. Consisterebbe invece, secondo quanto ci è stato spiegato dagli addetti ai lavori, di asportare il terreno laddove non insistono impianti produttivi ma solo edifici dismessi o semplice sedime non più utilizzato. “L’omessa bonifica - ha spiegato il Sindaco Piercarlo Fabbio in un incontro con gli esponenti siindacali di Solvay Solexis - è stato un percorso incredibile avviato dalla precedente Azienda, in quanto lo si era già avviato negli anni 2000/2001, da parte appunto, della vecchia Ausimont. Poi si sono interrotti nel 2006 perché è cambiata la legge modificando tutti i criteri per fare i piani di caratterizzazione. Nel 2006 infatti, la legge Ronchi si trasforma in Codice per l’Ambiente, cambiano gli allegati e cambiano i documenti richiesti per cui, tutto quello che si era già preparato prima (si era già arrivati quasi all’analisi del rischio aggiunge Fabbio) viene buttato via e ripreso da capo.” Il percorso, nell’ordine, ora è: “Piano di caratterizzazione, analisi del rischio, progetto operativo di bonifica, messa in sicurezza operativa. Se non si mette in atto la prima condizione non si potranno attivare quelle successive” Per messa in sicurezza cosa si intende? “Per bonifica - spiegò Fabbio - si intende una intera area mentre qui, dove esistono stabilimenti, non si potrà intervenire” Da qui la cosiddetta messa in sicurezza. L’area complessiva è di 70 ettari dove, nel corso del tempo, consentiti dalla legge, sono stati stoccati dei residui di produzione dell’azienda chimica, sia solidi che liquidi. La conseguenza è che ora, quei residui, che da un carotaggio emergono nelle stratificazioni riconoscibili per la loro straordinaria policromia e nella loro drammatica realtà, ne costituiscono ormai il sottosuolo. Sottosuolo su cui sono stati costruiti gli ultimi stabilimenti, ad esempio il reparto algofrene, dove si è verificata la perdita che ha provocato l’incidente in seguito al quale è emerso l’avvelenamento da cromo esavalente delle falde idriche sottostanti. Un vero e proprio dramma ambientale troppo spesso ignorato o minimizzato, ma che ora presenta il conto. Insomma, si vorrebbe poter vivere senza l’incubo di essere avvelenati da quello che mangiamo, respiriamo o beviamo. E’ chiedere troppo?

Piero Archenti

L'Outlet paga i conti di Serravalle Scrivia Serravalle Scrivia è il comune al di sopra dei 5.000 abitanti in provincia di Alessandria ad avere la minor pressione fiscale. Grazie allo shopping. Quando si digita “serravalle scrivia” su Google la prima voce che esce non è il sito del comune, bensì quello dell’Outlet Mc Arthur Glen in zona Praga. Ed è proprio il parco commerciale – che compie dieci anni di attività – a portare un sacco di soldi nelle casse comunali tanto da finanziare opere pubbliche, ristrutturazioni e sconti sulle imposte che devono versare i cittadini. Ma a che prezzo. È sorta una città (commerciale) dal nulla, un paesaggio è stato completamente stravolto e l’area congestionata dal traffico automobilistico, con pullman che arrivano perfino dall’estero per acquistare le griffe d’alta moda a prezzi un po’ più accessibili. Serravalle, un piccolo comune altamente popolato e con il più alto tasso di stranieri residenti (e almeno altrettanti “non ufficiali”) con qualche inevitabile problema di criminalità connesso a taccheggi, furti e comunità di immigrati poco integrate (negli anni passati sono accaduti anche gravi fatti di sangue), tant’è che esiste un Assessore dedicato proprio alla sicurezza. La prima pietra del parco commerciale, Outlet per gli amici, è stata posata nel settembre 1999 e da allora si è esteso senza sosta con la creazione di centri commerciali, parcheggi e strade che portano tutte nel regno dello shopping. E il Comune ci guadagna. Nel 2008 solo di ICI tutto il complesso di negozi e supermercati ha versato oltre 400 mila euro nella cassaforte del Municipio, praticamente un terzo delle entrate. Grazie a questi nuovi “abitanti” Ser-

In dieci anni il parco ha portato nelle casse comunali oltre 20 milioni di euro.

ravalle ha potuto accendere nuovi mutui e finanziare opere pubbliche. Il progressivo aumento delle entrate ha garantito l’ammortamento dei nuovi mutui, sia per la quota capitale, sia per quella di interessi. Serravalle si trova ad avere edifici pubblici civili e sportivi ristrutturati, vie rimesse a nuovo, fognature appena fatte. Investimenti per oltre 5 milioni di euro fatti come se niente fosse, roba che neppure Alessandria. La generosità dei negozi monomarca non si limita alle tasse comunali. Per gli oneri di urbanizzazione e gli accordi presi con il comune sono stati pagati 21.368.239 euro (compreso il raddoppio dell’ex 35 bis dei Giovi) invece di “soli” 4 milioni e 700 mila euro. Le entrate provenienti dal parco commerciale hanno permesso di contenere la pressione tributaria comunale che risulta tra le più basse tra i comuni piemontesi soggetti al patto di stabilità (oltre 5.000) abitanti, e più bassa della provincia.



12 DICEMBRE 2009

IL BORSINO DELLA PULCE

CASO GRASSANO

VIABILITA’

Protagonista di vicende politicogiudiziarie. Si è dimesso dalla carica di Presidente del Consiglio Comunale.

Deviazioni, rotonde chiuse, lavori in corso e strettoie assurde. Alessandria è un grande cantiere a cielo aperto.

Come gli eventi di dicembre h Un “Borsino” che fotografa Alessandria Percepire una città che cresce o, al contrario che invecchia inesorabilmente e si appresta con un po’ di malinconia ad abdicare ad un ruolo di primo piano, è opera che va al di là delle possibilità di percezione soggettiva: ognuno di noi ha un suo particolare punto di vista sulla realtà che ne condiziona e in qualche modo distorce la visione. Eppure crediamo sia importante poter capire in che direzione sta andando la città in cui viviamo, ai cui destini siamo intimamente legati, alle cui fortune è ancorata la nostra speranza di una vita migliore. Per questo abbiamo deciso di inaugurare il “Borsino”, un sistema di valutazione di qualcosa non meno importante dei rendimenti di azioni ed obbligazioni, che cerchi di fotografare mese dopo mese il “valore” di una città che si evolve e ci aiuti a capire se stiamo andando nella direzione giusta, se c’è margine per interventi correttivi, se occorre una riflessione serena su cosa fare per rendere più accogliente, più ricca, più bella Alessandria. Sarebbe presuntuoso e sciocco pensare che la redazione di qualunque giornale, e a maggior ragione una sparuta come la nostra, sia capace da sola di cogliere i mille fattori positivi e negativi che determinano il destino di una città, e proprio per questo abbiamo pensato ad uno spazio aperto al contributo dei lettori che, con le loro segnalazioni, possono aiutarci a percepire i problemi, ma anche le piacevoli novità che caratterizzano ogni singolo periodo di vita della comunità cittadina di Alessandria e della sua Provincia. Per questo ci proponiamo di offrirvi alla lettura questo “Borsino” con la consapevolezza che somiglia molto ad un gioco, ma anche che il risultato finale di questo gioco è una cosa tremendamente seria, che può determinare il futuro nostro e quello dei nostri figli. Partecipate insieme a noi a questo gioco, segnalateci eventuali disaccordi sulla valutazione dei fatti fornita in queste pagine ma, soprattutto, rendeteci partecipi di quanto è a vostra conoscenza che, nel bene e nel male, può entrare a pieno titolo in questo “Borsino delle sorti alessandrine”. Solo a titolo di curiosità segnaliamo che, a titolo beneaugurante, abbiamo scelto come “valore” di partenza quello dell’anno di nascita di Alessandria, 1168, nella speranza di veder aumentare mese do po mese, con costanza, il “valore” della città di Alessandria.

+40

La città si fa bella

+15

Expo ad Alessandria

Alessandria valeva

-20

Tasse mensa più care

1.168

+40 Migliorie Amag e Comune stanno aggiustando e apportando migliorie. Inaugurata la uova fontana “tricolore” in piazza della Libertà.

al 30.11.09

-20 Tasse mensa Mense scolastiche sempre più care. Aristor nella bufera: i conti non tornano. E capita che siano i bambini a pagare le conseguenze.

+15 Expo 2015 Alessandria vuole proporsi come polo turistico per l’Expo vinto da Milano (nella foto Diana Bracco, presidente Expo 2015 spa).

-45 Sgarbi show Show dai toni forti del noto critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha inveito alle telecamere di Striscia la Notizia contro il Sindaco per l’ab-

battimento del Ponte Cittadella e l’”obbrobrio” del futuro Meier. Il tg satirico ha mandato tutto in onda. Terza “apparizione” TV negativa per la città, dopo il caso del canile lager di Quattordio e l’incursione delle Iene di Italia Uno presso lo stabilimento della Solvay Solexis a seguito dell’indagine della magistratura sull’inquinamento.


13 DICEMBRE 2009

DROGA MARKET

REGIONALI 2010

Decine di arresti per spaccio di droga negli ultimi mesi. Ad Alessandria si consuma cocaina a buon mercato.

In corsa per il governo di Palazzo Lascaris, sede della Regione, Mercedes Bresso (PD) e Roberto Cota (PDL).

IL BORSINO DELLA PULCE

anno variato il valore della città +70

+45

Sondaggio

Natale

-45 Sgarbi

-55 Suicidio in

show

carcere

-80

Commercio in crisi

Oggi vale

1.138 - 2,56%

+45 Natale Per animare il periodo natalizio la città si è vestita di luci: 15 alberi di Natale, presepi, trenini, mercatini. E show di Capodanno con Laudadio.

-80 Commercio Bilancio di fine anno negativo per i commercianti del centro. Troppi i negozi chiusi o sfitti. Ai politici viene chiesto più impegno.

+70 Sondaggio 6,5 è il voto complessivo che i concittadini hanno dato all’operato della Giunta retta da Piercarlo Fabbio, in questi due anni e mezzo.

Agli alessandrini piace il recupero della Cittadella e della Caserma Valfré. Preoccupano la viabilità e la sicurezza, nonostante le 100 telecamere. Bocciato l’abbattimento del ponte Cittadella e le opportunità di lavoro offerte in città, soprattutto per i giovani. Il sondaggio è stato commissionato a Renato Mannheimer.

-55 Ciro Ruffo Terzo suicidio in un anno nel carcere di San Michele. Ad essere stato trovato impiccato Ciro Ruffo, pentito camorrista.


14 DICEMBRE 2009

ATTUALITA’

VIRGINIA MARINI

MADDALENA SISTO

Attrice teatrale italianaa cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Alessandrina, a lei è dedicato un corso nei pressi del centro.

Accostato a quello del padre, il suo nome è stato dato alla passeggiata lungo il Tanaro. Artista eclettica, si firma Mad.

Quote rosa sulle strade Appello della Consulta delle Elette agli Amministratori Comunali: dedicate più vie e piazze alle donne.

In Piemonte, tolte Sante e Regine, le vie con nome di donna sono solo il 2%.

Meno mimose, più vie Vie e piazze maschiliste. Altro che “quote rosa” in Parlamento o nei consigli di amministrazione delle società: a risentire dell’ingiustizia maschile sul gentil sesso è principalmente la toponomastica. Vie, piazze, spalti, vicoli: per la stragrande maggioranza sono intitolate a uomini della storia o della cultura. Per le “vie rosa” solo un misero 2%, eccezion fatta per le generiche via delle Orfanelle o luoghi pubblici intitolati a sante o appartenenti alla Famiglia Savoia. La Consulta delle Elette del Piemonte ha inviato un appello a tutti i 1.206 Comuni del Piemonte affinché, nel momento della scelta sull’intitolazione delle vie, “le figu-

PER LA TUA PUBBLICITÀ, GLI ANNUNCI, LE SEGNALAZIONI RIVOLGITI A: La Pulce nell’Orecchio Piazzetta Monserrato, 6 15121 Alessandria Tel./fax 0131 481374 info@lapulcenellorecchio.it

re femminili significative vengano adeguatamente ricordate”. Le elette si sono messe a dividere le vie ed hanno avuto conferma del sospetto fin troppo netta: da una indagine condotta della Consulta delle Elette del Piemonte sulla toponomastica delle otto città capoluogo di provincia, risulta infatti che le vie intitolate alle donne sono in media soltanto il 2% del totale. E molte di queste sono dedicate a madonne, sante o a donne di Casa Savoia. “Sono tante le donne che hanno fatto grandi cose nel nostro Paese: scrittrici, sindacaliste, ricercatrici di fama mondiale, artiste. Tutte però diventate ‘invisibili’, almeno

per quanto riguarda la toponomastica delle nostre città”. Con queste parole la presidente della Consulta delle Elette, Mariangela Cotto, ha annunciato l’iniziativa in cui sono coinvolti direttamente i Comuni del Piemonte. Si è subito schierato dalla loro parte l’assessore alla cultura Gianni Oliva: “Le figure femminili che meriterebbero un riconoscimento per meriti acquisiti per la propria attività, e non solo per l’appartenenza a famiglie nobili ed illustri, sono davvero molte donne che con il loro impegno, ed a volte il loro sacrificio, hanno contribuito alla crescita del nostro Paese ed a quello di tante piccole realtà territoriali. Quindi questa iniziativa mi pare ottima”.



16 DICEMBRE 2009

GIOVANI E WEB

Alessandria è bellissima. Il calendario di Blog Al

FESTE UNIVERSITARIE

DISOBBEDIENTI SUL WEB

Ogni mercoledì sera gli universitari alessandrini di ogni facoltà si ritrovano presso il noto discobar in zona Orti.

www.alessandriainmovimento.info è il portale di riferimento di varie associazioni, reti sociali e gruppi di Disobbedienti. News, incontri, corsi.

Maela Libellula, Giulia Limberti, Giulia Lazzarin e Alida Ciotti sono le protagoniste del primo calendario di BlogAl, sito gestito da sei alessandrini dedicato ad eventi, comunicazioni e pensieri in libertà. Le fanciulle sono state immortalate in alcuni angoli di Alessandria. Il calendario è scaricabile “free” da www.forumalessandria.it.

La rotonda e Facebook Anche Facebook contro la chiusura della rotonda del Galilei. “Riapriamo la rotonda del Liceo Galilei”. Lo chiedono in 1.500 su una pagina di Facebook che raccoglie una sorta di petizione virtuale per cercare di convincere l’amministrazione comunale di Alessandria a riportare “all’origine” la rotatoria di fronte alla scuola superiore, utile snodo viario per chi arriva dal Ponte Tiziano. “Questo sta a significare che i cittadini di Alessandria e non solo loro non amano il nuovo piano viario di quella zona “, dicono i promotori dell’iniziativa. Il discreto successo riscontrato dal gruppo è confermato anche da un recente sondaggio commissionato a Renato Mannheimer: traffico e vie congestionate sono un “cruccio” per gli automobilisti mandrogni. La rotonda resterà chiusa, ma ne verrà costruita un’altra – con la speranza di migliarare il flusso automobilistico – di fronte al Palazzetto dello Sport. Intanto anonimi “disobbedienti” hanno liberato il passaggio di fronte alla scuola creando un varco in Spalto Borgoglio.

Consiglio Comunale alessandrino on line Da settembre 2005 è possibile assistere al consiglio comunale di Alessandria... comodamente dalla propria scrivania o dal divano di casa. È infatti attivo il servizio streaming sul sito web (www. comune.alessandria.it): cliccando il link “Consiglio Comunale Live”, solo nei momenti in cui la seduta è in corso, si possono vedere i lavori dell’aula. Alcune telecamere poste all’interno della sala ripropongono in tempo reale discussioni, litigi, interpellanze, votazioni del “parlamento” di Alessandria, dando modo ai cittadini di farsi un’idea di prima mano sul funzionamento del Consiglio.

BAND ALESSANDRINE

Rifle Shot Suonano insieme da ormai dieci anni ma sarebbe difficile immaginarlo visto che i Rifle Shot, alfieri del rock alessandrino, sono una band giovane caratterizzata dalla comune passione perle più pure sonorità americane alle quali, tuttavia, non è estranea l’esperienza musicale più recente. Nati nel 1999 dalla passione di due coppie di fratelli: Alessandra (chitarra ritmica) e Marco “Taz” Tasinato (batteria) e Matteo (tastiere) e Simone “Mr. Slide” Piacenza (chitarra solista), la band ha visto avvidendarsi Matteo che ha lasciato il posto a Fabio “Juda” Prinzis alla voce e Stefano “Dr.Spad” Malandrino al basso.

www.myspace.com/rifleshot

L’arrivo dei due nuovi elementi provoca una svolta, la band intraprende una nuova strada abbandonando le cover ed iniziando a comporre brani inediti, facendo l’occhiolino al rock, più o meno hard, americano ma con testi rigorosamente in italiano. Grazie ad una delle nuove canzoni, la band conosce l’etichetta indie ML FREE YOUR MUSIC di Andrea Lepori con cui nasce una collaborazione che si traduce, nel Maggio 2007, nell’ incisione di 2 brani inediti inseriti nella loro prima demo omonima. L’idea di completare il promo cd, arricchendolo di altri brani inediti, nasce dall’apprezzamento dimostrato e dai suggerimenti di Ignazio Morviducci, produttore del Le Vibrazioni e fonico tra gli altri di Mina, Piero Pelù ed Elio e le Storie Tese. La band vive in quel periodo un’esperienza “fondante”: decide di registrare interamente il

lavoro nella sala A delle storiche Officine Meccaniche, il prestigioso studio di registrazione milanese di Mauro Pagani, tra Luglio e Agosto 2007. Tra Ottobre e Novembre dello stesso anno il cd viene mixato da Andrea Lepori ed Ignazio Morviducci e masterizzato dal Mastering Engineer Leon Zervos presso Sterling Sound a New York. Nasce “Credo” primo EP ufficiale. Il passo successivo è quello di far conoscere al pubblico la band e le sue canzoni, il mini-tour promozionale li porta a suonare in vari locali di Piemonte e Lombardia, ad un concerto in apertura ai Vanilla Sky in Alessandria, una esibizione in favore di Emergency alla Baita di Pasturana (locale che nel tempo è diventato la “seconda casa” della band) e ad una diretta su Rosso Alice, dagli studi di Jungle Sound a Milano. Il 7 Settembre 2008 organizzano a

Frascaro (quartier generale) ciò che loro stessi hanno denominato il “primo grande Rifle Show”, un grande concerto in cui tiravano un po’ le somme del loro primo anno di lavoro insieme. Il successivo lungo stop della band, intervallato da qualche esibizione nei locali della zona e da una data insieme agli amici Upperclass Bastards, è dettato dalla necessità di rivedere il proprio lavoro, riscrivere i primi brani e prepararne altri nuovi alla luce dell’esperienza e dell’affinità acquisita sul palco come in sala prove e successivamente all’ingresso nella formazione di Matteo Menegazzo alle tastiere. Il nuovo elemento ha portato un deciso cambiamento al sound della band, sempre rispettoso del più classico e carico rock di tradizione americana ed italiana (vedi il rispettoso tributo ai Timoria presente

in ogni loro live) ma molto più ricco e moderno negli arrangiamenti. Promettono a breve un ritorno sulla scena, per far provare al pubblico, sulla propria pelle, il nuovo repertorio e chissà, forse un nuovo disco… Oggi sentirli dal vivo è certamente un’esperienza difficile da dimenticare perché riescono ad unire alla passione una maturità che traspare dai loro suoni, e sono pronti per il salto di qualità definitivo che molti preconizzano e noi auspichiamo. Una band da tener d’occhio e – non appena saranno pronti i nuovi brani e quindi decise le nuove date - da non perdere per gli appassionati.


17 DICEMBRE 2009

GIANLUCA D’AQUINO

DANILO ARONA

Il suo ultimo romanzo noir “Requiescat in pace” è stato presentato, oltre che ad Alessandria, anche a Roma.

“Il mio vizio è una stanza chiusa” è un’antologia ispirata alla grande tradizione del thrilling cinematografico degli anni Settanta.

TREND

Il nostro Salotto "buono Un palco, un presentatore (molto in gamba) , 6-7 ospiti e un pubblico di fedelissimi: questo è il Salotto del Mandrogno, appuntamento mensile ormai fisso in cui poter parlare davvero di tutto. Si ride, si discute, si ragiona, si riflette... E a volte si mangia anche! Non ha inventato nulla Il Salotto del Mandrogno, però offre sempre spunti interessanti, divertendo ma, soprattutto, facendo conoscere sempre qualcosa di nuovo che riguarda Alessandria. Nessuna invenzione perché la formula del talk show è ampiamente collaudata (Maurizio Costanzo docet). Piace, comunque. Il pubblico del circolo Casetta (quello in via San Giovanni Bosco), dove ogni mese si svolge lo spettacolo condotto dal giornalista Massimo Brusasco, apprezza e affolla costantemente la sala. Sa di ascoltare buona musica, non solo grazie a Franco Rangone e Gianni Naclerio, collaudata colonna sonora del Salotto; sa di divertirsi, tra gag, battute, personaggi curiosi; sa di apprendere qualcosa di nuovo, con i protagonisti della cronaca; sa anche di poter colloquiare con amministratori locali, che trovano nel Salotto un’occasione per parlare, anche in modo informale, di problemi, progetti e... speranze della città. In una sessantina di puntate (questa del 2009/2010 è l’ottava edizione), sono passati anche alcuni “grandi nomi”, da Claudio Lauretta a Diego Parassole, da Daniele Ceva ad Al Rangone. Ma, soprattutto, il ‘Salotto’ è stato frequentato (anche) dalla gente comune che ha qualcosa da dire e lo vuole comunicare, in un clima di “leggerezza” dove trovano spazio anche le cose serie. L’ingresso è sempre gratuito e, spesso, la piccola sala del Circolo è talmente gremita da non poterci quasi entrare. Inutile dire che i posti a sedere sono tutti occupati (a volte anche “tenuti” per i ritardatari), ma - chissà poi perché - il Salotto non si è mai mosso dalla sua sede storica. Probabilmente riuscirebbe a riempire una sala grande il doppio e, se avesse più visibilità e più seguito, addirittura un teatro (come il Maurizio Costanzo Show, appunto). Tutto nacque nell’autunno del 2002. Ogni mese una puntata e ogni volta sul palco salgono 6-7 ospiti. Si tratta di politici, cantanti, scrittori, attori, miss, aspiranti artisti, protagonisti di fatti di cronaca, giornalisti, comici, ... E forse è proprio questo mix di personaggi a creare l’atmosfera tipica: tutto si gioca sul filo dell’ironia, se non proprio della dissacrazione, fatte salve le volte in cui entra in gioco la cro-

naca nera. Abbiamo chiesto al presentatore quali sono stati i dieci personaggi che hanno segnato, in un modo o nell’altro, il Salotto. Il primo nome è quello di Massimo Poggio, attore che ha fatto arrivare ad Alessandria le ragazze del fans club fin dalla Germania; il già citato Claudio Lauretta, imitatore straordinario, ormai amico da tempo del Salotto; Gino Gemme, il popolare gestore di Baleta che ha fatto rivivere la grande epopea del celebre bar del vicolo, con tutti i suoi personaggi principali; Eva Orlowsky, la pornostar che, as orpresa, è stata simpatica e ha consentito di proporre una serata carica di ironia; Al Rangone: ogni tanto s’abbatte sul Salotto ed è come un uragano, tra canzoni, aneddoti e imitazioni; Carlo Leva, che in quanto ad aneddoti (sul cinema, ma non solo) è secondo a pochi; Gene Guglielmi, cantautore beat e uno dei più illuminati musicisti tra i tanti che hanno impreziosito il Salotto; Gianni Bianchi, perché coraggiosamente ha partecipato al talk show quando, da presidente dell’Alessandria, le cose andavano molto molto male (ed era inviso ai tifosi); Vittorio Gatti, avvocato, per come ha trattato e come è riuscito a interessare il pubblico sul noto caso Erica e Omar; padre Giulio Manera, il francescano invitato dopo l’incidente in cui, nel 2003, persero la vita Nicoletta, Maura, Andrea e Pier Paolo. “E’ stata una serata commovente, ma anche di speranza” - ricorda Brusasco, che aggiunge: “dopo quasi 60 puntate, 8 anni... è passata un sacco di gente. Non si possono dimenticare i musicisti, ma anche tutti quelli che fanno volontariato e che ci hanno portato testimonianze importanti. Inoltre, il Salotto, oltre a essere un’occasione di divertimento e allegria è un modo per fare conoscere cose della città, che spesso rimangono ignorate o cadono, prestisssimo, nel dimenticatoio”.


18 DICEMBRE 2009

MODA

FAGIOLI DI SOIA

WASABI

Hanno sapore simile ai fagioli. Contengono livelli piuttosto alti di vari composti con provata attività anticancro, come gli isoflavoni

Pasta verde piccantissima. Il suo sapore particolare lo rende un ingrediente unico che non ha eguali in Occidente

Anche ad Alessandria è Giappo mania In linea con le tendenze europee e nazionali, anche qui da noi - in Italia e in Alessandria - è scoppiata la mania per il cibo giapponese. Sushi, hosomaki e sashimi in testa alle classifiche del gusto del cliente medio alessandrino, che sempre più spesso sceglie di mettere le gambe sotto ad un basso tavolo nipponico, piuttosto che ad una bella tovaglia a quadri bianchi e rossi. In pochi mesi abbiamo assistito ad un vero e proprio boom dei ristoranti giapponesi: primo fra tutti il Zen No Hashi, meglio conosciuto come il “ristorante del ponte” (anche se il ponte – di fatto – non c’è più), seguito a ruota dall’apertura di un sushi bar (in via San Giacomo della Vittoria) e di un altro ristorante giapponese (in via Marengo) con albergo annesso. In principio, però, fu il ristorante di via Dante, primo baluardo orientale nella patria dei rabatòn, che ha poi duplicato la sua presenza (i titolari sono gli stessi) con una succursale, molto più grande, vicino al fiume Tanaro, proprio dove una volta finiva il ponte Cittadella. Da loro è partito tutto, fino ad arrivare alle più recenti aperture, tra cui anche quella del ristorante I Mo di via Guasco. Una mania passeggera? Una moda che diventerà demodè (scusate il gioco di parole) a breve? Oppure un nuovo gusto che si è affacciato nella già abbondante gamma di quelli italiani e che, ahimè o per fortuna, ci resterà per molto tempo? Ai posteri... Come disse il buon Manzoni. Per adesso l’entusiasmo per questa cucina così diversa e, a tratti, così strana, è ancora alle stelle e, forse, non è esclusivamente la novità. In giro per la città la preferenza per il giapponese si fa sentire: Ylenia, 24 anni, studentessa, conferma: “è una cucina leggera, dal gusto fine e delicato e non appesantisce anche se mangi un po’ più del solito, soprattutto a pranzo”. Fa molto anche l’ambiente, come ci dice Graziella, 48 anni, che afferma: “è piacevole mangiare in un posto così ordinato e pulito, dalla precisione rigorosa; originali i piatti, colorato e allegro il menu. E c’è più cortesia nel servizio rispetto alla maggior parte dei ristoranti di Alessandria”. Non solo i giovani sono assidui fruitori della salsa di soia e del Wasabi: tra la clientela – sempre numerosissima (nel weekend è praticamente impossibile sperare che ci sia un tavolo libero senza prenotazione anticipata di almeno 12 ore) – si annoverano anche quaranta e cinquantenni, di solito i più diffidenti e sospettosi davanti ad una lista di nomi sconosciuti. Sono tanti gli ingredienti e i piatti davanti

Sushi, hosomaki e sashimi in testa alle classifiche del gusto del cliente alessandrino

ai quali ci verrebbe da chiamare il cameriere e chiedere “cos’è?”. Oltre al sushi e al sashimi, la cui differenza mi è nota solo da poco (e la condivido con voi: il sushi sono quelle polpettine di riso guarnite con pesce crudo, il sashimi è solamente pesce “sfilettato”, per dirlo all’italiana), il menu è ricco di piatti: si passa dai classici hosomaki (rotolini di riso con alga all’esterno) e uramaki (con alga all’interno) ai fagioli di soia (da cui viene prodotto il tofu). Il riso è ovviamente la base di quasi tutti i piatti. Per un occidentale è difficile, però, percepire il vero gusto della cucina giapponese, costituito dall’estetica oltre che dal sapore: la cura per le ceramiche e per la presentazione dei piatti è findamentale. In Giappone si valorizzano con l’eleganza e con la raffinatezza anche pochi semplici ingredienti. Una cucina che sembra semplice, ma che in realtà ha delle regole ferree per quanto riguarda la disposizione e il taglio degli ingredienti, soprattutto del pesce. Persino i colori dei cibi devono sempre essere in armonia fra loro.

Wasabi, aonori e miso:

i nuovi ingredienti entrati nel nostro lessico

Tanti i ristoranti, pochi i giapponesi Un paradosso che sembra più una provocazione, ma è solamente la realtà: dalle statistiche rese note dal Comune di Alessandria veniamo a conoscenza del fatto che i residenti di nazionalità giapponese nella nostra città sono otto. Sì, avete capito bene: otto. Per l’esattezza 6 donne e 2 uomini. E, secondo voi, sono tutti ristoratori? Se c’è un sotteso nesso tra il tramonto dei ristoranti cinesi e l’escalation di quelli giapponesi... Potrebbe essere semplicemente l’accresciuta furbizia dei cinesi. Vista la tendenza all’aumento di consumo di pesce crudo, non hanno fatto altro che mettere da parte il nazionalismo, la bandiera rossa con le cinque stelle, il riso alla

cantonese, il pollo al limone e pensare al business. La loro furiosa voglia di arricchirsi gli fa fare di tutto. E, quindi, vai con l’apertura di ristoranti con insegna, dicitura e menu giapponese, ma con gestione all Made in China. Si sa: i cinesi copiano tutto. E copiare il sushi e il sashimi non è poi così difficile, in fondo: basta un buon manuale di cucina. Su 8.123 cittadini extracomunitari (che in maggioranza sono marocchini), i residenti cinesi legalmente registrati in Alessandria sono 464, contro i già citati 8 giapponesi e gli altrettanti otto coreani (ma si parla solo di Corea del Sud).



20 DICEMBRE 2009

SESSO

FIERE DEL SESSO

LUCCIOLE E ROTONDE

Proliferano in giro per l’Italia fiere e manifestazioni dedicate agli adulti. Fiere con stand a luci rosse, spettacoli hot e gadget.

Nonostante le ordinanze comunali, le lucciole non “mollano” la strada. E approdano anche a lato delle rotonde.

Ragazze in vendita Aumentano le web cam girl alessandrine. Basta un pc... E anche le più timide si trasformano (e ci guadagnano). Più richieste, più ragazze, più clienti, più soldi per i siti “hot”. “Sono una ragazza che da diverso tempo è una “webcam girl”. Inutile dire che lavori seri in giro ce ne sono pochi. Avendo i miei studi in corso, affitto da pagare, ho provato”. È la confessione di una giovane che in rete ha deciso di “vendersi” a distanza, in uno dei tanti siti internet che mettono in collegamento via webcam ragazze disinibite e voyeur di tutte le età che chattano, guardano, chiedono e si divertono. Pagando il servizio di flirt virtuale collettivo. Un nuovo modo di far soldi in modo veloce, da casa, che sta prendendo piede anche tra le alessandrine un po’ più smaliziate. “All’inizio ero spaventata, paura che si sapesse, paura che fosse illegale, e tutti Navigando per il Web scopriamo che non sono i dubbi del mondo”. La giovane inizia ad incontrare uomisolo le giovani alessandrine a proporsi per “servini, ammicca da una telecamera sul suo pc di casa mentre zi” a pagamento e per spogliarelli a distanza. Tra decine di persone la osservano e le chiedono in diretta di muoversi, spogliarsi. “A due anni di distanza faccio questo i vari siti di annunci troviamo anche una decina lavoro dedicando tre ore al giorno e arrivo a 1.300 euro di uomini dai 25 anni in su pronti a tenere comal mese”. Così “Caldalolita” di Acqui Terme, prosperopagnia – per una sera o per una notte – a donne sa, 1,65 di altezza dice di avere 27 anni e la foto del suo annoiate o solo in cerca di emozioni diverse. profilo (una bocca carnosa) dà già l’idea di cosa le piace Sono gli accompagnatori mandrogni: Ajiax ci fare nell’intimità: “Conduco una vita tranquilla, mi piace viaggiare e conoscere persone interessanti”. Ma tant’è, confida: “Non mi faccio né legare né frustare quando accende la webcam si trasforma: “Mi piace stimolare solo perché ho una vita al di fuori di questo, e in cam...”. Ma non ci sono solo i siti specializzati ad attirare non posso avere segni visibili addosso”. le giovani alessandrine. Ogni community in rete, da MySpace a Badoo, Facebook et similia possono fare al caso loro. Un ragazzo in cerca di amicizia si è visto “abbordare” da una giovane con pochi pudori: “Se mi ricarichi la carta Postepay di 10 euro ti spedisco le mie foto nuda”. Truffa o spudorata verità di ragazze abituate a mostrarsi più del dovuto, per qualche soldo facile?

NON SOLO DONNE

Comodo, discreto, caldo: è il Motel Da sempre meta di incontri più o meno clandestini, il Motel ritorna nell’elenco dei luoghi privilegiati, anche tra i più giovani, per fare sesso. Soprattutto nelle stagioni più fredde, durante le quali la “camporella” è sentitamente sconsigliabile (causa rigidità delle temperature) la comodità dei motel è notevole. Discrezione e soddisfazione del cliente sono le basi su cui poggia la mission di queste strutture: le coppiette non devono praticamente mai scendere dall’automobile, se non davanti alla porta dell’alcova, sempre più confortevole e dotata di optional, a volte decisamente particolari. A parte doccia, vasca da bagno (per due) e specchi sul soffitto, sopra al letto, alcuni motel si sono anche ingegnati proponendo vere e proprie stanze a tema. Si passa dalla foresta ad ambientazioni esotiche, fino ad un viaggio indietro nel tempo (Antica Roma) o sulla luna, tutto creato per solleticare le fantasie più strane, staccare la spina dalla quotidianità e spezzare la routine.

Il successo senza tempo della stanza a ore è confermato dall’apertura di nuovi hotel notturni in luoghi sempre strategici: o vicino al casello dell’autostrada o fuori dai centri abitati più grandi. Anche in Alessandria la varietà non manca.

Boom dei Night Club

Sempre di più i locali per soli uomini (e uomini soli). Tanti anche i giovani in cerca di compagnia (a caro prezzo). E in un paese, Frascaro, l’apertura di un locale osé sta creando scompiglio... Ad Alessandria il divertimento maschile è sempre più... notturno. Negli ultimi anni sono sorti nuovi night club che si vanno ad affiancare agli storici locali dove si possono incontrare da vicino splendide ragazze poco vestite. In periferia, in luoghi discreti e poco appariscenti si notano insegne luminose e giovani – solitamente bionde e straniere – che entrano ed escono per la pausa sigaretta. Dentro si può bere, scambiare due chiacchiere, guardare spettacolini sexy e tutto quello che si fa in un night club. Solitamente ci sono salette private dove pochi intimi possono assistere a balletti e spogliarelli. 60 euro per 10 minuti di balletto dove, alla fine, lei rimane completamente nuda. E i clienti, solitamente, rimangono seduti a debita distanza. Però, ci dice un giovane frequentatore, per qualche bigliettone in più può scapparci una toccatina. Se sei poi generoso e lasci laute mance puoi anche sperare di portarle fuori per un altro drink e proseguire la serata altrove. Russe, ucraine, romene. Le ballerine che si strusciano attorno ai pali o fanno le carine strizzate in vestiti scollatissimi di giorno le vedi girare per le vie del centro, magari a fare shopping tenendo per mano i figli piccoli. Appena cala la notte sembra che siano attrezzate con un vero e proprio servizio taxi. Un pullmino fa il giro della città per prenderle a domicilio verso i luoghi di intrattenimento. Night club sorti come funghi ed evidentemente frequentati, anche se le frequentazioni in quei posti sono sempre discrete, specie se il maschietto ha la fede al dito o è impegnato con qualche femmina locale. Il trend del “cliente tipo” negli ultimi anni sta cambiando. Non solo gente di mezza età in cerca di emozioni, ma anche giovani alle prime armi che, evidentemente con una discreta disponibilità di soli, preferiscono la compagnia facile al rifiuto delle amiche nel pub. Un ragazzo poco più che ventenne ci confida di aver speso duecento euro tra consumazioni al tavolo con due “sventolone” del Nord prima di convincerne una a tenergli compagnia anche fuori dal locale. Una sera in discoteca e poi, dice senza possibilità di essere smentito, la conoscenza più approfondita degli usi e dei costumi siberiani. In un tranquillo paesino alle porte di Alessandria, Frascaro, l’apertura di un night club ha creato non poco scompiglio. In una frazione, accanto ad un ristorante e di fronte ad una chiesetta da una porta fumé entrano ed escono ragazze ammiccanti ad invitare chi passa da quelle parti ad una partitina a strip poker o alla serata “a tema”. Qualche nottambulo padre di famiglia o pensionato arzillo, “beccato” mentre varcava la soglia del divertimento notturno si è giustificato dicendo di aver sbagliato: voleva entrare al ristorante accanto. Lo scandalo imperdonabile è avere aperto di fronte ad una chiesa. Apriti cielo. Paradiso ed Inferno separati da un parcheggio.


21 DICEMBRE 2009

GIOCA CON NOI!

PASSATEMPO

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1. Sobborgo di Alessandria 12. Il Delon del film “Borsalino” 13. Windows Mobile 14. La prima donna 15. Rivendita di prodotti caseari 17. Le iniziali del comico Albanese 18. Il genere musicale di Roy Paci e Giuliano Plama 20. E’ sulle targhe degli automobilisti di Nizza Monferrato 21. Attrezzo agricolo a “pettine” 23. Sigla... petrolifera 24. Piedistalli o composti chimici 26. Lo è chi usa un servizio 27. Piano Educativo Individuale 28. Lo fondò Antonio Gramsci 29. Decima parte di un kilo 30. Amore a New York 31. Dio dei venti 32. Quartiere di Alessandria 33. Il nome del regista Burton 34. Alieno del cinema 35. “Abita” a Palazzo Rosso 38. Facino, capitano di ventura di Casale Monferrato 41. Terni per l’ACI 43. Mezza cosa 44. Niente in Francia 45. Giuseppe Versaldi 46. Località in provincia di Pordenone famosa per la base militare statunitense.

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Le definizioni in grassetto sono a “tema” sulla provincia di Alessandria

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VERTICALI 1. Località nel Monferrato con un famoso castello 2. Albero secolare alessandrino caro a Napoleone 3. Ufficio Turistico in via Gagliaudo (sigla) 5. Il figlio di Anchise 6. Uccellino... di internet 7. Dolce tipico di Mombaruzzo 8. La scala imbattibile nel poker 9. Elettrovolt 10. Militari anti sofisticazioni 11. Leoni marini 16. Un sindacato (sigla) 17. Non è basso 19. La capitale dell’Ucraina 22. Lo sono Comune e Provincia 25. Scrisse “Fontamara” 27. Paese in provincia di Novara 30. Tomi 32. Numero... palindromo 33. Porto pugliese (sigla) 35. Arnoldo, attore italiano 36. Si spendono in Giappone 37. La compagna di John Lennon 39. Le iniziali del “Prete Rosso” 40. Esempio in breve 42. Vecchioni, professore e cantante (iniziali).

trova le differenze

Le soluzioni del Cruciverva e del Crucipuzzle saranno pubblicate nel prossimo numero. Per Trova le differenze... Gira pagina!

CRUCIPUZZLE MANDROGNO

La foto 2 ha 10 differenze rispetto alla foto 1. Trovale!

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CITTADELLA TANARO RETROPORTO TRUNERA BORSALINO FORUM RONDÒ EUROPA BORMIDA RIVERA MARENGO BALETA POLLO ECO FIUMI GHILINI ROMA ORTI MARE BACIO LONGHI

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Cercate le parole contenute nello schema (in orizzontale, verticale, da destra a sinistra e da sinistra a destra, dall’alto in basso, dal basso in alto ). Le lettere rimanenti formeranno la “chiave”. CHIAVE: (10, 3): Pontefice caro alla Città


22 DICEMBRE 2009

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LA PULCE NELL’ORECCHIO Periodico registrato al Tribunale di Alessandria al n°631 del Registro Stampa il 13 novembre 2009

Direttore Responsabile Giordano Panaro Condirettore Paolo Allegrina Redazione Franca Ferraro Valentina Frezzato Collaboratori Piero Archenti Gennaro Valotto piazzetta Monserrato 6 15121 Alessandria info@lapulcenellorecchio.it Tel e fax 0131.481374 Editore Na.Va.Le Soc. Cooperativa di servizi p.iva 02233310065 Presidente Onorario Bruno Ferraro piazzetta Monserrato 6 15121 Alessandria Tel e fax 0131.481374

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SARNUB srl Industrie tipografiche Cavaglià (BI) La Pulce nell’Orecchio è stampata su carta riciclabile.


23 DICEMBRE 2009

MIELE Apicoltura di Castelletto d’Erro (Alessandria) produce e vende al dettaglio e all’ingrosso miele di ottima qualità raccolto prevalentemente sulle colline dell’Alto Monferrato. In modo naturale senza l’utilizzo di trattamenti chimici e lontano da fonti d’inquinamento. Sono disponibili miele d’acacia, millefiori, bosco, castagno, tiglio, lavanda e altri mieli stagionali. Consegna anche a domicilio.

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