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Treviso

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Ospedale Ca’ Foncello: riconoscimento per l’eccellenza nella cura del tumore renale

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Il conto alla rovescia

Le elezioni regionali si avvicinano, ma non troppo. Se fino a poco fa sembrava ormai assodato che si sarebbe votato il prossimo autunno, a sparigliare le carte, con un colpo a sorpresa di fronte allo stesso Zaia, ci ha pensato il ministro dell’Interno che ha rotto il tabù delle elezioni nella primavera 2026. Al di là del vivace dibattito che ne è scaturito resta un dato di fatto, il conto alla rovescia, più o meno lungo, è iniziato.

Anche se i partiti e le coalizioni non appaino, almeno al momento, particolarmente lanciati nello sprint finale, nonostante manchino pochi mesi e di mezzo ci sia anche l’estate, periodo storicamente molto complicato per fare campagna elettorale.

Il centrodestra è alle prese con il braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia.

Quando scriviamo queste righe non conosciamo ancora l’esito del pronunciamento della Consulta sulla possibilità per i Presidenti, in questo caso Luca Zaia in Veneto e Vincenzo De Luca in Campania, di essere eletti per un ulteriore mandato, ma i pronostici, in questo senso, non consentono loro di sperarci troppo.

segue a pag. 21

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Vola il turismo in Veneto, superati i 73 milioni di presenze, Caner: “siamo la destinazione di riferimento”

DISPERAZIONE ABITATIVA:

Ma a Treviso l’insolvenza sulle rate dei mutui è molto bassa e cresce il numero degli under 35 che scelgono di investire sul mattone

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Sostenibilità, il Veneto fa scuola, Confindustria Veneto Est: “Le imprese green crescono più del doppio”

CON LA CARDIOLOGIA DI TREVISO CITTADELLA DELLA

Intervista al primario Carlo Cernetti, fra tecniche, numeri e prossimi obiettivi del centro di eccellenza dell’Ulss 2

Il ministro dell’Interno ribadisce l’autonomia delle Regioni nella scelta della data, Zaia: “Cosi possiamo anche risparmiare”

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Diritto alla casa, questione sociale

Nicola Stievano

>direttore@givemotions.it<

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elle ore in cui “la Piazza” era ormai pronta per andare in stampa, con l’approfondimento “Dentro la notizia” dedicato all’emergenza abitativa, a Roma si apriva la prima conferenza internazionale sulla casa “All we need is HOME”. Un titolo azzeccato, grazie ai Beatles ovviamente per l’ispirazione, che va subito al cuore del problema: la casa è un diritto, o almeno dovrebbe esserlo, perché senza casa viene meno anche la tenuta sociale, insieme alla dignità delle persone

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Il nuovo codice della strada?

Molti

meno morti e tante patenti sospese

La notizia va presa in punta di piedi, con cautela. Ma la lettura dei numeri è piuttosto chiara e ci racconta che nella Marca trevigiana il nuovo codice della strada (per il momento) sta funzionando. Possiamo partire dal numero di patenti sospese dalla Prefettura dal 14 dicembre – quando è entrato in vigore il decreto Salvini – a fine marzo. Sono la bellezza di 446. E i morti sulle nostre strade nei primi tre mesi dell’anno in corso sono stati meno della metà di quelli che abbiamo contato nello stesso periodo dello scorso anno: erano venti nel 2024, nove nei primi novanta giorni del 2025. Dati che sono emersi in occasione della presentazione del progetto “SOS Guida Sicura”, con cui la Provincia di Treviso ha vinto il bando nazionale “Mobilità Sicura”, promosso dall’Unione Province Italiane e finanziato dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri. Non è possibile affermare con cognizione di causa che sulle strade trevigiane ci sono meno incidenti mortali per merito del nuovo codice della strada oppure perché hanno funzionato anni e anni di investimento sulla prevenzione. O chissà, sono tutte e due le cose insieme. Però, se si guarda alle motivazioni (oltre che al numero così elevato) per cui le patenti sono state sospese, si capisce con chiarezza che le regole più severe stanno punendo senza sconti chi utilizza lo smartphone mentre guida o chi si mette in macchina dopo aver assunto quantità di alcol oltre i limiti consentiti. A proposito di alcol, la dirigente dell’Ufficio scolastico Barbara Sardella nella stessa occasione ha raccontato di notare negli studenti una maggiore consapevolezza. Ragazze e ragazzi non bevono perché hanno paura di perdere la patente. “È fondamentale acquisire la consapevolezza, al di là delle possibili sanzioni, che la distrazione e il mancato rispetto delle regole quando si è al volante possono davvero essere fatali: basta un attimo”, fa sapere il viceprefetto vicario Alessandro Sallusto. Quasi un monito al valore della prevenzione. Al di là di ogni codice.

I numeri danno ragione al decreto Ma la prevenzione è l’arma migliore

della Marca trevigiana

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Diritto alla casa, questione sociale

La conferenza di Roma, alla quale hanno partecipato anche alcuni amministratori delle città venete, è stata l’occasione per fare il punto con rappresentanti di città ed istituzioni europee sulle politiche abitative in Italia e in Europa e su alcuni temi urgenti come l’edilizia residenziale pubblica, le agenzie sociali per l’abitare, la carenza di affitti e l’energia verde e il consumo di suolo. L’intento è scambiare buone pratiche, cercare soluzioni, proporre politiche sulla casa. Nella speranza che qualcosa si muova anche a livello nazionale perché “è ora di mettere il diritto alla casa, la protezione delle famiglie vulnerabili e la transizione energetica in cima all’agenda”. L’incontro internazionale ha cercato di fornire uno strumento utile agli amministratori pubblici, locali e nazionali, che quotidianamente devono confrontarsi con il fenomeno della precarietà abitativa, per interpretare la realtà e selezionare le esperienze positive già esistenti. In questi anni, hanno sottolineato gli esperti, cambiamenti radicali si sono manifestati nella società, nella famiglia e nella condizione economica della popolazione. La domanda di alloggi a prezzi accessibili supera di gran lunga l’offerta, creando una situazione di crisi che colpisce persone di tutte le età e famiglie di tutte le dimensioni, in particolare nei contesti cittadini dove più grave è il deficit di patrimonio pubblico. È uno scenario purtroppo in crescita, aggravato dall’ampliamento delle diseguaglianze economiche e sociali e dall’impoverimento della classe media. Tante persone si vedono negato un diritto, quello all’abitare, che è un diritto essenziale per il pieno riconoscimento della dignità di ogni persona e, in seconda battuta, dei suoi diritti di cittadinanza. L’obiettivo si è ampliato rispetto al passato: occorre rispondere anche all’esigenza di nuove residenze ad affitti calmierati, rivolte a quelle fasce intermedie che non riescono a soddisfare il proprio bisogno sul mercato per ragioni economiche e per assenza di un’offerta adeguata, e che però non rientrano nei requisiti per l’assegnazione di alloggi popolari. Questa categoria comprende una varietà di tipologie come giovani coppie a basso reddito, famiglie monogenitoriali, anziani, studenti, lavoratori fuori sede, immigrati. La conferenza ha approfondito le esperienze delle Agenzie sociali per l’Abitare, uno strumento pubblico già presente a Torino, Milano, Napoli, Firenze e Modena, per calmierare il mercato degli affitti residenziali. Lo scopo è reperire alloggi nel mercato privato tramite accordi con i proprietari, in modo da arrivare ad affitti a canone concordato. Una soluzione ancora poco praticata nelle nostre città.

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La criticità. Aperti da metà 2022, i lavori dovevano durare 620 giorni ma la meta è ancora lontana

Una stazione ferroviaria chiamata desiderio tra cantieri infiniti e intoppi effetto domino

E

ra un caldissimo 13 giugno 2022 quando venne posata simbolicamente la prima pietra di un cantiere che si sarebbe aperto alla fine di quel mese e che prevedeva 620 giorni di lavori al termine dei quali Treviso avrebbe avuto una stazione ferroviaria nuova. Un’opera di riordino funzionale e di riqualificazione dell’intero complesso di piazzale Duca d’Aosta del valore di 9,4 milioni di euro, due dei quali sborsati dalle casse comunali e gli altri da RFI. “Avverto l’impresa. Il direttore dei lavori sarò io, che come un pensionato passerò la mattina presto e la sera perché i tempi dovranno essere rispettati”, dichiarò in quell’occasione il sindaco Mario Conte.

Non solo i 620 giorni sono

consiglio comunale di allora, visto che nel frattempo si è pure votato – chi scende alla stazione di Treviso potrebbe chiedersi se per caso non ha sbagliato treno o se è salito su un viaggio nel tempo che l’ha catapultato indietro su una Treviso appena bombardata. E chi ci arriva per prendere un treno rischia di perderlo. Di certo tornano alla mente le parole che in quella stessa mattina di giugno di tre anni fa pronunciò l’ex vicesindaco (ma ancora oggi assessore alla mobilità) Andrea De Checchi: “Avere una città splendida e avere qualche piccola criticità nella sua principale porta d’ingresso è come avere un bellissimo hotel e non investire nella hall”. Diciamo che la porta d’ingresso di oggi, rispetto ad allora,

finiti da tempo. Ma a quasi tre anni da quella conferenza stampa – c’erano la vicepresidente della Regione del Veneto Elisa De Berti, l’assessore regionale al turismo Federico Caner, il responsabile di ingegneria e investimenti della Direzione Stazioni di RFI Antonello Martino, la giunta e mezza maggioranza del

ha qualche cosa in più che qualche piccola criticità.

Lo sanno bene i pendolari, che dalle prime piogge di marzo in poi non hanno più a disposizione il sottopassaggio principale per raggiungere i binari. Causa acqua alta. Le ultime notizie sugli allagamenti sono che il tunnel resterà chiuso fino

a luglio. Nel frattempo si passa dal sottopassaggio nord con deviazione lungo il binario 1 e fortunatamente da un paio di settimane è stato posizionato un sistema di griglie che consente a chi arriva da San Zeno di evitare di doversi sobbarcare pure il giro per il cavalcavia. “Si tratta di una problematica legata a vecchie tubazioni e vecchie vasche per cui, nell’ambito della riqualificazione completa della struttura, i tecnici hanno

optato per la chiusura e il rifacimento completo con riapertura nell’arco di qualche mese”, fa sapere il sindaco tramite i social. Conte fa anche sapere di essere arrabbiato: “Ho sollecitato RFI e ho ribadito che entro fine anno la stazione deve essere completata. Ho avuto ampie rassicurazioni e so che Rfi sta lavorando per risolvere tutte le problematiche. Patti chiari, amicizia lunga”. Una stazione che lo stesso primo cittadino

definisce “da terzo mondo”. Con tutto il rispetto per il terzo mondo, ovviamente. Perché alla fine la questione sottopasso allagato è solo l’ultima di una lunga serie di intoppi di una storia che sembra ormai senza una fine. Con un intoppo che crea un altro intoppo che crea un altro intoppo e così via. Tanto che per far fronte alla questione sottopasso sono stati rinviati i cantieri sull’area dei taxi e del parcheggio delle biciclette. Un domino, insomma. Politicamente, l’attacco sulle gestione del cantiere arriva dal capogruppo del Partito democratico Stefano Pelloni: “Un cantiere che è un esempio di cattiva gestione, con un’organizzazione poco efficace e una scarsa integrazione con le esigenze del traffico cittadino. Da mesi assistiamo a una situazione caotica che si ripercuote sulla mobilità cittadina, senza che vengano adottate misure adeguate per attenuare i disagi”.

Nuovo gestore della sosta e sostituzione di tutti i sensori

La tecnologia al servizio di una città che si è posta l’obiettivo di essere sempre più smart, anche nel settore dei parcheggi. E così gli stalli di Treviso dalla metà del mese di marzo sono entrati nel sistema di smart parking. Progressivamente, fino a raggiungere tremila stalli, le aree di sosta per le auto saranno dotate di nuove tecnologie per le infrastrutture di pagamento e per i sensori di rilevamento del-

la sosta. Le novità per l’utenza consiste principalmente nell’utilizzo di parcometri di ultima generazione, dotati di display a colori e la possibilità di pagamento in ogni modalità (moneta, smart card, bancomat, carta di credito). I sensori di stallo hanno iniziato a essere sostituiti (si è partiti con via Toniolo) con dispositivi che combinano il rilevamento magnetico e radar. Dagli stessi dispositivi il

Comune in futuro avrà la possibilità di agganciarsi con dispositivi per il monitoraggio della qualità dell’aria e per rilevare il livello di inquinamento acustico. Altra novità riguarda invece i parcheggi della Cittadella delle Istituzioni, dove i parcometri saranno sostituiti con un sistema a barriera con casse automatiche, come quello già in uso nel nuovo parcheggio della Cittadella della Salute.

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Sara Salin
Il sindaco Mario Conte in sopralluogo sul sottopasso allagato
Come dovrebbe diventare la nuova stazione di Treviso

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Casa: tra il peso dei rincari e l’incertezza sul mercato le famiglie si muovono con cautela

Per il manager della banca del territorio i trevigiani hanno dimostrato, di fronte alle grandi crisi, di avere resilienza e vitalità: “Si riesce a mantenere gli impegni presi per l’acquisto delle abitazioni, l’insolvenza sulle rate dei mutui è bassa e cresce il numero di giovani che investe nel mattone”

Prima la grande recessione della fine del primo decennio del nuovo secolo. Poi il nuovo scivolone del 2012-2013. Infine la pandemia globale del 2020. “Eppure i dati più recenti raccontano una storia di resilienza e ripartenza in questo territorio. Nel 2023 i consumi delle famiglie hanno superato persino i livelli del 2007, considerato da molti un anno di riferimento pre-crisi”. A spiegarlo è Claudio Alessandrini, direttore generale di CentroMarca Banca, istituto di credito fortemente radicato a livello locale e con sede nel capoluogo. Per capire il “tema casa”, va compreso il peso economico e sociale di quest’area, con un valore complessivo dei consu-

mi che supera i 40 miliardi di euro e da solo rappresenta il 36% del totale regionale. “Una vitalità che ha saputo andare oltre le difficoltà, se pensiamo che nel 2023 i consumi risultano superiori dell’1% rispetto al periodo pre-Covid”. E anche per quest’anno le previsioni indicano una crescita: “Contenuta, ma regolare. Comunque superiore alla media nazionale. Un buon segnale che dimostra una straordinaria capacità di adattamento”.

Focalizzando l’analisi sul credito alle famiglie, dopo dodici anni di crescita nel 2023-2024 si è verificata una battuta d’arresto. “I prestiti – spiega il direttore – hanno mostrato segnali di stabilità, se non una leggera flessione, soprat-

tutto a causa della contrazione dei redditi reali, messi sotto pressione da inflazione e caro-vita. E l’andamento dei tassi di interesse ha reso più oneroso accendere nuovi finanziamenti, soprattutto per l’acquisto della casa. Da un lato c’è più cautela delle famiglie nel fare debito e dall’altro il sistema bancario locale è ancora alle prese con le conseguenze della crisi delle popolari”. Nonostante le difficoltà economiche, c’è un segnale positivo che arriva dal monitoraggio dei crediti. “La percentuale delle insolvenze sulle rate da parte delle famiglie resta molto bassa, dimostrando che, nonostante il peso dei rincari e l’incertezza del mercato del lavoro, le famiglie riescono in larga parte a mantenere gli impegni presi. E questo – sottolinea Alessandrini – è un segnale di equilibrio finanziario che merita attenzione”.

Mutui casa dal cui fronte arriva un segnale incoraggiante. “Cresce il numero di giovani e di giovani

coppie under 35 che scelgono di investire nel mattone. Se nel biennio 2022-2023 i mutui a questa fascia di età rappresentavano il 35% del totale, nel 2024 si è superata quota 40%. Un dato – dichiara il manager di CentroMarca Banca –che racconta il desiderio, ancora

forte, di mettere radici e costruire un futuro stabile, nonostante i costi elevati e le incertezze. E si tratta anche del frutto di alcune politiche di sostegno e di una crescente attenzione del mercato finanziario alle esigenze delle nuove generazioni”.

Sulla politica per la casa il Pd cittadino anticipa la campagna elettorale Zabai: “Va istituito un assessorato che segua l’evoluzione

“Oggi il 60% dei trevigiani ha un reddito annuo inferiore ai ventiseimila euro e il 40% delle famiglie è composto da nuclei singoli. In un contesto come questo è fondamentale ripensare completamente la politica della casa a livello locale”. Lo afferma Marco Zabai, consigliere comunale del Partito democratico, che da quando è entrato a palazzo dei Trecento ha fatto delle politiche abitative il suo cavallo di battaglia. “Non possiamo più ignorare la situazione di chi vive in una fascia grigia. Non abbastanza povero per

accedere alle case popolari, ma nemmeno abbastanza ricco per permettersi un affitto di mercato. A queste persone dobbiamo dare risposte concrete, insieme a chi invece si trova in condizioni di forte fragilità economica”.

Un tema che l’unione comunale del partito ora ha scelto di mettere al centro di quella che ha tutto il sapore di apertura anticipata della campagna elettorale per le prossime amministrative. Stilando l’elenco dei problemi e quello delle proposte. Come l’isti-

del problema”

tuzione dell’assessorato alla casa a tempo pieno, con una figura che segua in modo continuo e competente l’evoluzione del problema abitativo. A questa si affiancherebbe la creazione di un’agenzia sociale comunale per la locazione: per favorire la mediazione tra proprietari e inquilini per canoni agevolati, gestire fondi per la morosità incolpevole e sostenere progettualità innovative come il co-housing, i bandi per le giovani coppie e le coabitazioni collaborative. Viene proposta l’introduzione di agevolazioni per chi affit-

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ta a canone calmierato, oltre alla possibilità di utilizzare di contributi straordinari di urbanizzazione per costruire o riqualificare alloggi sociali. In parallelo andrebbe attivata una vera e propria fondazione di comunità, con l’obiettivo di coinvolgere pubblico e privato nel finanziamento di servizi di walfare abitativo. Infine, il capitolo emergenza: il Pd chiede protocolli anti-sfratto “ben strutturati”, piani freddo “pianificati con largo anticipo”, un maggiore supporto all’housing first e all’offerta di comunità alloggio. (s.s.)

Dal Zilio: “Ater in prima fila per l’emergenza casa” Entro fine anno la città avrà 80 alloggi in più

Entro la fine dell’anno la città avrà a disposizione ottanta alloggi Ater in più. Sono quelli dei cantieri aperti a Monigo, tra via Castagnole e via Feltrina. Due progetti per i quali il presidente dell’ente Mauro Dal Zilio afferma che l’investimento è stato “senza eguali” e che “dimostra il nostro essere in prima fila per l’emergenza casa”. Ma non finisce qui. “Abbiamo appena affidato i lavori per l’abbattimento degli altri edifici fatiscenti e andremo dunque a realizzare altri trentadue alloggi nuovissimi, efficienti dal punto di cista energetico, pronti ad accogliere nuove famiglie. Rispettando i tempi del Pnrr, a fine anno entrambi i cantieri saranno terminati e poi partiremo con l’iter burocratico che poterà, ci auguriamo in estate, ad assegnare tutti gli alloggi”, fa sapere il numero uno dell’ente di via D’Annunzio.

Ma andiamo con ordine. Il primo cantiere riguarda ventiquattro alloggi di edilizia residenziale pubblica che vanno a completare l’area Peep 7.2: un edificio a “doppia L” il cui “gemello” (il primo stralcio) è già stato terminato e i cui alloggi sono già stati assegnati non senza qualche intoppo: i lavori infatti erano iniziati nel 2018, dopodiché la ditta appaltatrice era fallita, i lavori sono stati riassegnati con una nuova gara e la nuova ditta li ha portati a termine la scorsa primavera. Questa seconda tranche costerà cinque milioni di euro, finanziati grazie ai reinvestimenti delle vendite di Ater, a fondi regionali relativi al Piano nazionale di edilizia abitativa e al Piano strategico per le politiche della casa del Veneto, oltre che a fondi del Pnrr nell’ambito del progetto Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare), di cui Ater è soggetto attuatore per conto del Comune di Treviso. Chi beneficerà dell’assegnazione di questi nuovi alloggi avrà a disposizione una casa a totale risparmio energetico, tra fotovoltaico, involucro termico e caldaia di ultima generazione.

notto – grazie alla riserva di posti per la Prefettura sono stati assegnati alloggi a ben tre rappresentanti delle forze dell’ordine. Sicuramente – commenta Bonotto – contribuirà ad aumentare la percezione di sicurezza del quartiere”.

Cantieri in fase ormai avanzata in via Castagnole e via Feltrina, ma questo mese saranno demoliti altri vecchi edifici sempre a Monigo dove entro la fine del 2030 verranno realizzati ulteriori 32 alloggi

Grazie al Pinqua, Treviso riuscirà a demolire 88 case fatiscenti distribuite in sette lotti, che diventeranno 163 nuove case da assegnare tra edilizia sociale ed edilizia residenziale calmierata

“Nel primo edificio a doppia elle di Monigo – fa sapere la vicepresidente di Ater Marina Bo-

Il secondo cantiere, invece, è in via Feltrina: si tratta di trentadue alloggi di nuovissima generazione, i primi di un progetto ampio che coinvolgerà sette lotti con la demolizione di ben ottantotto alloggi oggi fatiscenti e non agibili dal punto di vista igienico. Per arrivare a un totale di 163 nuove case da assegnare tra edilizia sociale e residenziale calmierata. In questa prima fase l’investimento complessivo è di quasi 11 milioni di euro (in parte con fondi Pnrr e in parte con fondi Ater). Un progetto che rientra nell’ambito del Pinqua, che prevede interventi finalizzati a ridurre il disagio abitativo aumentando il patrimonio di edilizia residenziale pubblica, rigenerando così il tessuto socioeconomico dei centri urbani, migliorando l’accessibilità, la funzionalità e la sicurezza di spazi e luoghi degradati, spesso localizzati nelle periferie. E il Comune di Treviso ha in piedi, ap-

punto con Ater in qualità di principale soggetto attuatore, opere per oltre 35 milioni di euro. Le prime trentadue unità abitative, pronte appunto entro la fine di quest’anno, sono suddivise in due edifici a quattro piani con un seminterrato a uso garage, con appartamenti che vanno dai 50 agli 80 metri quadrati: palazzine immerse in un parco verde a uso pubblico, collegato al centro dalla pista ciclabile. Nell’ambito del Pinqua – oltre al rifacimento degli alloggi popolari che risalgono al secondo dopoguerra – è incluso anche il completo rifacimento delle linee di urbanizzazione della zona compresa fra le vie Feltrina, Cisole e La Bassa.

“Sono orgogliosa, perché durante questo mandato abbiamo investito tantissimo e non solo per le grandi nuove costruzioni, ma anche in quello che non si vede, come i riatti, che lo scorso anno sono stati più di duecento. Per i prossimi anni sono stati messi a bilancio altri due milioni di euro”, fa sapere la vicepresidente di Ater Treviso. “Siamo primi in Italia per interventi e quello che stiamo facendo oggi resterà nella storia della città”, le fa eco il consigliere Oscar Borsato. (s.s.)

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Il Parco della Filandetta – Wine and Art Farm

Mobilità urbana. In arrivo ventotto mezzi (25 elettrici e 3 a metano) per risparmiare 931 tonnellate di CO2 l’anno

Addio ai vecchi autobus che inquinano MOM presenta la nuova flotta green cittadina

L a città verde d’Europa 2025 arriva finalmente a dotarsi di una flotta urbana di autobus ecologici. MOM ha infatti annunciato un rinnovo del valore di 15,6 milioni di euro per l’acquisto di 28 mezzi: 21 elettrici finanziati con fondi Pnrr e che sono già in consegna, tre a metano finanziati all’80 per cento dalla Regione (per un totale di 1,2 milioni di euro) che arriveranno entro l’anno, più altri quattro bus elettrici da dieci metri finanziati con fondi POR-FERS 2021-2027 per un totale di 2,3 milioni di euro. Uno svecchiamento del parco mezzi dell’azienda di mobilità di Marca che porterà a risparmiare ogni anno 931 tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Per consentire agli autobus green di circolare nei percorsi urbani è stata annunciata anche la realizzazione di una nuova stazione di ricarica con trenta postazioni nel deposito di via Castellana. Addio quindi ai vecchi autobus. I primi quattro mezzi elettrici sono già pronti a entrare in

servizio e trenta conducenti sono alle prese con i corsi specifici di formazione su stile di guida e ottimizzazione del consumo. Un rinnovo che consente di abbassare notevolmente l’età del parco mezzi di Treviso, passando dagli attuali tredici anni agli otto (la media nazionale è di 9,5 anni).

Ma porterà anche entro il 2025 ad avere il totale degli autobus di linea alimentati con energia alternativa: metà elettrici e metà a metano.

Sotto l’aspetto della sostenibilità, la lista dei vantaggi non si ferma alla riduzione delle emissioni di CO2 che deriva dalla dismissione di 21 autobus ormai obsoleti

ancora in circolazione. Ogni e-bus garantisce infatti l’abbattimento di 450 chilogrammi l’anno di polveri sottili rispetto a un autobus diesel. E contribuisce a limitare l’inquinamento acustico della città. Dal punto di vista del comfort e dell’accessibilità, i nuovi autobus sono dotati di pianali ribassati per facilitare l’ingresso di persone con disabilità e hanno un’ampia area riservata a carrozzine e passeggini. Ancora: videosorveglianza a bordo, panic button, geolocalizzazione, assistenza alla guida, conteggio automatico dei passeggeri, sistema di validazione del biglietto contactless.

Treviso dice addio al comandante della Polizia locale Andrea Gallo

Per l’assessore alla mobilità Andrea De Checchi si tratta di “un ulteriore salto di qualità per il trasporto pubblico di Treviso in un’ottica di rivoluzione del servizio, con un impatto ambientale vicino allo zero”. L’obiettivo rimane incentivare sempre di più la cittadinanza a scegliere l’autobus come alternativa all’auto privata negli spostamenti in città.

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Lutto in città per la morte di Andrea Gallo, comandante della Polizia locale. Aveva cinquantaquattro anni e da tempo aveva un tumore che stava provando a sconfiggere. La sera del 13 marzo il suo cuore si è fermato per sempre. Originario del Veneto Orientale, Gallo aveva assunto il comando di via Castello d’Amore nel 2019, dopo aver guidato la Polizia locale di San Michele al Tagliamento. “Andrea è stato un uomo e un professionista esemplare: corretto, sensibile, di grande cuore, un amico. Una persona attenta, competente, sempre pronta a innovare. Ha sempre amato il suo lavoro, i ragazzi e le ragazze del comando di Polizia locale, che ha guidato con dedizione e spirito di servizio”, è il ricordo tracciato dal sindaco Mario Conte, che ha voluto sottolineare il coraggio e la forza d’animo di Gallo: “Ci ha dato un grande insegnamento e i suoi valori continueranno a essere vivi nelle persone che hanno lavorato con lui e hanno avuto modo di apprezzarne le qualità”. Cordoglio unanime è arrivato da tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, oltre che dalle massime istituzioni del territorio. “La sua preziosa visione sull’importanza della sinergia fra istituzioni, della formazione, della prevenzione costante sulla sicurezza stradale e la necessità del rinnovamento tecnologico, non solo mirato alla repressione, ma al monitoraggio e alla vigilanza urbana ne hanno caratterizzato la figura”, ha dichiarato il presidente della Provincia Stefano Marcon. L’ultimo saluto al comandante, con il picchetto d’onore, è stato dato nella chiesa parrocchiale di Ceggia.

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Dentro l’eccellenza. Carlo Cernetti, primario della cardiologia di Treviso, racconta

“Quattromila infarti l’anno e 250 impianti di valvole La popolazione invecchia, serve più prevenzione”

Per le cardiopatie strutturali e lo shock cardiogeno il centro del capoluogo della Marca è riferimento anche dell’Ulss 1 Dolomiti, arrivando a contare un bacino di utenza di un milione e 200mila abitanti Le emodinamiche di Castelfranco Veneto e Conegliano sono centri spoke che trattano l’infarto h24

L a prima domanda che ci si pone quando si entra nella nuova Cittadella della salute e si inizia a cercare dove sono i locali dedicati alla cardiologia è se tutto lo spazio che è stato pensato serve davvero. Ma è sufficiente ascoltare per una manciata di secondi il “capitano” di questa moderna astronave sanitaria per capire che perfino il numero delle aree caffetteria ha il suo perché. La cardiologia di Treviso è l’hub non solo di tutta l’Ulss 2 Marca trevigiana, ma è il centro di eccellenza di riferimento per le cardiopatie strutturali e per lo shock cardiogeno anche dell’Ulss 1 Dolomiti. Per un totale di un milione e 200mila abitanti a fare da bacino di utenza. “Che non è una passeggiata”, è il commento del primario Carlo Cernetti. Non è tutto. La cardiologia di Treviso –per essere più precisi, l’emodina-

mica di Treviso – è hub h24 per il trattamento dell’infarto e di tutte le urgenze cardiologiche. Nel territorio della Marca anche le emodinamiche di Castelfranco Veneto e Conegliano (che sono centri spoke, ossia costituiscono la rete di servizi che supporta l’alta complessità dell’hub) trattano l’infarto h24. A meno che non si trovino di fronte a casi molto complicati che, a quel punto, fanno rotta sulla Cittadella. Grazie alla rete regionale dell’infarto, alcuni casi che esordiscono già come gravi al momento dell’arrivo dell’ambulanza vengono direttamente indirizzati a Treviso.

Dottor Cernetti, quanti infarti vengono trattati ogni anno?

“I numeri sono molto alti. Prima di tutto va spiegato che si dividono, giornalisticamente parlando, in super infarti definiti STEMI (ST-Elevation Myocardical Infarction, che

indica un infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST, ndr) che vanno trattati nel più breve tempo possibile, ovvero tra una e sei ore e questo avviene in tutti e tre i centri della Marca. E in NSTEMI (Non-ST-Elevation Myocardical Infarction, che si verifica quando il flusso sanguigno del cuore è ridotto ma non interrotto, ndr), che possono essere trattati entro ventiquattro/settantadue ore dal loro esordio, anche questi sia a Treviso, che a Castelfranco Veneto e Conegliano. Sempre con la postilla che qualora entrambe le patologie presentassero caratteristiche di particolare instabilità si ha la centralizzazione su Treviso. Venendo ai numeri, Treviso tratta circa 200 STEMI all’anno, Castelfranco tra i 150 e i 160, Conegliano 140, a cui vanno aggiunti circa 3.500 NSTEMI in totale fra i tre centri. In sintesi, in tutta la rete dell’Ulss circa 500 super infarti e 3.500 infarti con un tempo di trattamento un po’ più allungato”.

Quindi se le chiedo come sta il cuore dei trevigiani la risposta è che ci sono 4mila infarti ogni anno…

“Questa è la parte più grave. Poi ci sono tutte le altre patologie. Aggiungo che, mentre i super infarti sono abbastanza stabili, è chiaro che la rete creata con la collaborazione con Regione e 118 e di conseguenza un filtro più efficace ha fatto sì che venga intercettato un numero sempre maggiore di super infarti e di infarti minori”.

Tutte persone che morivano prima dell’arrivo dei soccorsi?

“Morivano in casa, non si arrivava nemmeno”.

È immaginabile che numeri così

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elevati, oltre che al filtro efficace della rete dell’infarto, siano collegabili anche al progressivo invecchiamento della popolazione.

“L’inesorabile e drammatico invecchiamento della popolazione porta con sé un aumento dell’incidenza delle patologie cardiovascolari. Negli anni Ottanta la vita media della popolazione era sotto i 65 anni, mentre oggi la quota di ultra 65enni è molto elevata”. Come potrà influire lo sviluppo degli ospedali di comunità e il potenziamento della rete territoriale sul lavoro della cardiologia ospedaliera? Ci sarà un aumento del carico o l’attività di prevenzione lo ridurrà?

“Più si riesce a fare prevenzione e meno casi arrivano in ospedale. Più la prevenzione fallisce e più persone arrivano in ospedale. Quindi i pilastri, che sono stile di vita e controllo dei fattori di rischio e che sono diventati quasi noiosi da elencare, sono fondamentali. Per assurdo, se tutta la popolazione fosse a

target avremmo meno del 60 per cento degli eventi che ho appena descritto. Ma la verità è che meno del 30-40 per cento di chi ha i fattori di rischio riesce a controllarli tutti a target”.

Fino a qui abbiamo parlato di infarto. Ma ci sono altre patologie importanti trattate con tecniche innovative nell’hub di Treviso?

“Dagli anni Duemila la cardiologia si occupa del trattamento di patologie che prima erano di stretta pertinenza della cardiochirurgia. La più importante riguarda la stenosi aortica, che è una patologia molto importante nei pazienti anziani con più di 75 anni e che oggi trattiamo con l’impianto della valvola per via percutanea, il cui acronimo è TAVI”.

Una tecnica nella quale la cardiologia interventistica di Treviso è riconosciuta da Agenas come centro di eccellenza in Italia.

“Siamo tra i primi dieci centri italiani, a pari merito con Padova, per la TAVI per volumi e per esiti con

Completato il trasferimento dal Ca’ Foncello con gli ultimi fondamentali tasselli mancanti

250 interventi l’anno, grazie a una strettissima collaborazione con la nostra cardiochirurgia, diretta da Giuseppe Minniti. Ma Treviso si è anche confermata per il terzo anno consecutivo tra i primi sette centri per la più bassa mortalità nazionale nel trattamento del super infarto”.

Un tempo esisteva quasi esclusivamente la terapia medica, poi è stata sostituita dalla cardiologia interventistica. Nel frattempo la terapia medica ha fatto passi in avanti in tutti i campi. Anche in quello cardiologico?

“Fino alla fine degli anni Novanta un infartuato lo mettevi a letto con

la flebo e la morfina e la mortalità era al 30 per cento. Poi è arrivato il farmaco che scioglieva il coagulo nel cuore e poi ancora l’angioplastica. Oggi la terapia medica è diventata sempre più potente e molte cardiopatie ischemiche grazie allo sviluppo dei farmaci vengono trattate solo con le pastiglie, perché il tasso di mortalità è uguale e perché l’intervento deve arrivare nel momento in cui la terapia medica ha espresso il massimo e con l’interventistica vai ad aggiungere qualcosa”.

Al di là dell’efficienza anche organizzativa che il trasferimento nella Cittadella vi sta consenten-

Il 24 febbraio la Cittadella della salute ha iniziato ad accogliere fra le sue nuove mura il polo cardiologico. La prima a essere traslocata dal Ca’ Foncello è stata l’emodinamica (ci sono due sale di emodinamica e una di elettrofisiologia ed elettrostimolazione). Il primo marzo è stata la volta dei reparti di degenza, della terapia intensiva cardiochirurgica e dell’unità coronarica. L’8

do, quali sono i prossimi obiettivi che vi prefiggete?

“Ce ne sono due. Il primo, che è condiviso con tutti i reparti ospedalieri, è il miglioramento con la medicina territoriale e gli ospedali del territorio per trasferire più competenze possibili e migliore sempre più la prevenzione e ridurre i numeri di cui abbiamo parlato”.

Il secondo?

“È qualcosa che non è ancora ben compreso ma che arriverà come ciclone e si chiama intelligenza artificiale”.

Nello specifico quale ruolo avrà?

“Potremo avere per esempio dei programmi che in modo autonomo

marzo l’operazione è stata conclusa con la messa in funzione del centro cardiologico, dove vengono effettuate tutte le consulenze cardiologiche strumentali sia ospedaliere, con i suoi 1.200 posti letto, che del territorio dell’Ulss 2. Erano gli ultimi tasselli mancanti di un lungo passaggio dal vecchio ospedale al nuovo monoblocco, il cui taglio del nastro era stato fatto il 29 dicembre 2022.

possono andare a controllare tutti i tuoi parametri vitali o di laboratorio, mandandoti degli alert, organizzati la visita dal cardiologo se tu debordi del tuo colesterolo LDL.

Che significa maggiore prevenzione e una riduzione degli eventi acuti, oltre che della spesa sanitaria e sociale”.

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Giovani, sociale, volontariato

Il concorso. Undici scuole e 850 bambini coinvolti nel progetto nato nel 2013 su un’idea di “Ascoltare per costruire”

Crescita, inclusione e sicurezza stradale sono i temi della nuova edizione di “Ama il tuo quartiere”

Tutti i progetti saranno premiati il 15 maggio e verranno esposti nel foyer della Provincia dal 28 al 30 I lavori ritenuti fattibili dalla commissione vedranno la sottoscrizione di un contratto con il sindaco che si impegnerà alla loro realizzazione

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er rafforzare il legame dei più piccoli con il territorio e farli riflettere e intervenire sui grandi temi della propria città anche quest’anno il Comune ha indetto il concorso “Ama il tuo quartiere”, che vedrà il coinvolgimento di 850 bambini e di undici scuole. Arrivata alla dodicesima edizione, l’iniziativa – nata nel 2013 su idea dell’associazione APS “Ascoltare per costruire” in collaborazione con l’amministrazione comunale – quest’anno chiede di esprimersi sulla crescita, sull’inclusione e sulla sicurezza stradale e di realizzare progetti legati alla vita del proprio quartiere. Vi lavoreranno, fra scuole primarie e dell’infanzia, gli alunni di Rubinato, Appiani, Barbisan, san Paolo, Collodi, Valeri, Vittorino da Feltre, Toniolo, Carducci, Bindoni e don Milani. L’obiettivo è far uscire delle idee che non solo siano capaci di stimolare la coscienza civica e critica dei bambini, ma che possano arrivare a contaminare gli adulti, che avranno poi il compito di realizzarle. Tutti i lavori saranno premiati alla palestra Pascale

il 15 maggio e quelli ritenuti fattibili vedranno la sottoscrizione di un contratto con il sindaco che si impegnerà a realizzarli. Inoltre i progetti saranno esposti dal 28 al 30 maggio nel foyer della Provincia, al Sant’Artemio. Provincia che, assieme alla Regione, supporta il concorso, riconosciuto da Unicef come parte del percorso che ha reso Treviso “Città amica dei bambini e degli adolescenti”.

“Da adulti siamo spesso talmente presi dalla frenesia dei ritmi quotidiani che dimentichiamo

come vedere il mondo con gli occhi dei bambini ci permetta di coglierne il valore autentico”, spiega Francesco Mattia Mari, presidente dell’associazione “Ascoltare per costruire”. Un concorso che per il primo cittadino, Mario Conte, costituisce “un’occasione straordinaria per ascoltare i più piccoli e migliorare la città grazie al loro contributo”. Del resto non va mai dimenticato che il futuro di una città si dovrebbe costruire grazie alle idee e ai sogni delle nuove generazioni.

Aido entra nelle scuole per parlare sull’importanza della donazione

Sono già oltre 3.500 le ragazze e i ragazzi delle scuole del capoluogo e della provincia coinvolti da inizio anno nel progetto promosso dall’Aido assieme all’Ulss 2 Marca Trevigiana per capire il valore del dono degli organi, dei tessuti e delle cellule. Un percorso nelle classi che i volontari dell’associazione, le persone trapiantate e i medici dell’azienda sanitaria stanno compiendo per sensibilizzare i più giovani sull’importanza di questa scelta che garantisce una risposta a chi ha la necessità di sottoporsi a un trapianto.187 le classi finora “visitate”: 19 quinte della scuola primaria, 55 terza della scuola secondaria di primo grado e 113 quarte e quinte della scuola secondaria di secondo grado. Gli interventi continueranno fino alla fine dell’anno scolastico, mentre nel prossimo saranno coinvolte in

modo capillare le scuole del Montebellunese e della Sinistra Piave.

“La formula che stiamo mettendo in atto con l’Ulss 2 era già stata sperimentata con successo nelle scuole della Castellana in collaborazione con lo IOV ed è particolarmente apprezzata da studenti e insegnanti”, spiega il presidente provinciale di Aido Angelino Tronchin, che spiega come l’ingresso in aula preveda diversi momenti di approfondimento e riflessione. “Oggi – aggiunge Tronchin – è più che mai importante aprirsi alla comunità, creando consapevolezza e sensibilità verso la donazione. Essere presenti sul territorio, coinvolgendo in primo luogo le giovani generazioni, è fondamentale perché contribuisce a portare la riflessione anche all’interno delle famiglie”.

Elena Cappelletto guida il nuovo direttivo di Avis Treviso

È un ritorno, quello di Elena Cappelletto alla guida della sezione Avis del capoluogo. La 41enne trevigiana è stata eletta presidente dell’associazione per il quadriennio 2025-2028. Sarà affiancata da Irene Buffon (vicepresidente), da Graziana Fuser (segretaria) e Roberto Volpato (tesoriere). In consiglio siedono Luigino Bilibio, Simone Binotto, Silvia Girardi, Oriana Nascimben, Diana Racovita. Giorgio Toniolo e Antonella Torresan. La sezione – che il prossimo anno celebrerà i vento anni di attività – è capofila in Italia nella donazione di

sangue. Un compito sempre importante, quello a cui viene chiamato chi deve dirigere Avis del capoluogo della Marca, con i suoi 1.600 soci donatori. L’obiettivo però non cambia nonostante gli anni passino: coinvolgere sempre di più la cittadinanza affinché il territorio provinciale possa essere autosufficiente nella disponibilità di sangue e di emoderivati. “L’invecchiamento della popolazione e le crescenti necessità mettono a rischio il poter continuare a garantire il fabbisogno nei prossimi anni”, afferma Cappelletto.

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Per la prima volta il gesso della Testa di Teseo viene esposto alla Gypsotheca di Possagno

Fulcro della rassegna

è il Teseo sul Minotauro capolavoro giovanile dell’artista trevigiano realizzato nel 1783

L’occasione è l’ingresso nella collezione della Gypsotheca di Possagno di un’opera in comodato gratuito proveniente da una collezione privata: è la Testa di Teseo in gesso, mai esposta prima al pubblico. Ecco allora che fino al 21 giugno è stata allestita la mostra-dossier “Canova e la nascita della scultura moderna”, il cui fulcro è il Teseo sul Minotauro, capolavoro giovanile dell’artista trevigiano, realizzato a Roma nel 1783. Un’opera che riveste un’importanza capitale nella storia dell’arte e della scultura, perché segna il passaggio dagli ideali barocchi ai principi estetici neoclassici. Il periodo romano di Canova iniziò nel 1779: aveva 22 anni e venne incoraggiato alla professione da Girolamo Zulian, ambasciatore veneto a Roma, che gli donò un blocco di marmo, lasciandogli piena libertà di scelta sul soggetto da raffigurare. E Canova – che all’inizio aveva pensato a un’ambientazione dinamica, con la lotta di Teseo con il Minotauro – finì per raffigurare il momento di quiete dell’eroe dopo la vittoria, in netta opposizione alla tradizione del Barocco, che prediligeva scene appunto di azione. Nella versione canoviana, Teseo è seduto sul Minotauro in atto di trionfo. Tiene in mano la clava con cui ha abbattuto il nemico, mentre il Minotauro è proteso esangue in una posa innaturale. Una scultura che suscitò fin da subito grandissima ammirazione, tanto che nel 1787 venne acquistata dal conte viennese Joseph Johann Gran von Fries, che si fece ritrarre con la scultura sullo sfondo da Angelika Kauffmann. Alla sua morte l’opera canoviana passò in Inghilterra tra le raccolte del marchese di Londonderry e infine venne venduta al Victoria and Albert Museum di Londra, dove è conservata.

servare dal vivo il gesso della Testa di Teseo, posizionato nell’ala Lazzari del museo, messo a confronto con il primo modellino realizzato da Canova per studiare la scultura e la sua versione finale. Una sezione è allestita nella casa natale dello scultore, dove trovano posto incisioni (come l’acquaforte Teseo sul Minotauro di Raffaello Morghen su invenzione dello stesso Canova e disegno di Salesa Bonaventura), documentazioni e pubblicazioni storiche. Orari di apertura: dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 18, sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 19.

L’esposizione – curata da Elena Catra, membro del comitato scientifico della Gypsotheca – ha quindi come vera curiosità da os-

Tre spettacoli del festival Mythos all’interno del museo canoviano

La Gypsotheca di Possagno è da quest’anno partner di Mythos, il festival di teatro classico organizzato dall’associazione Tema Cultura di Treviso, diretto da Giovanna Cordova. Con l’obiettivo di creare modelli di relazione culturale nel territorio, “Eroi, eroine, martiri e sante” saranno raccontate in otto eventi

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da aprile a settembre, snodandosi tra i capolavori del museo canoviano e quello di Santa Caterina (con la mostra di cui raccontiamo alla pagina che segue, ndr). Il 13 aprile (primo turno ore 19.30, secondo turno ore 21) è in programma “Amore sacro e amor profano”, spettacolo itinerante all’interno del museo con il soprano Anna Manzato e al pianoforte il maestro Riccardo Massolin. Il 27 giugno nel giardino di Casa Canova alle 20.30 “Achille e gli altri. Rapsodia di eroi”, spettacolo con testo e regia di Cordova. Il 27 settembre alle 20.30 nell’ala Lazzari della Gypsotheca “Dall’eroe del mito a Napoleone” con la compagnia Tema Academy.

La mostra. Fino al 13 luglio un percorso narrativo unico e originale di oltre cento opere, molte delle quali inedite

La Maddalena e il suo amore sublime

A Santa Caterina, dai dipinti al cinema fino all’AI

Curata da Fabrizio Malachin e dai Musei Civici l’esposizione segna la prosecuzione del progetto di conoscenza e divulgazione del patrimonio cittadino Il tema scelto è accattivante: una figura la cui storia è stata raccontata e rappresentata in ogni forma d’arte E per la prima volta un ente pubblico propone anche il ricorso all’utilizzo dell’intelligenza artificiale

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C’è un Guercino che era scomparso da due secoli e che, dopo il restauro effettuato a seguito del ritrovamento, finalmente può essere ammirato. Una raffinatezza di capolavoro che non è l’unica opera inedita (se ne trovano ben trentuno, che regalano al tutto un elevato valore scientifico) esposta al museo di Santa Caterina fino al 13 luglio nell’ambito della mostra “La Maddalena e la croce. Amore sublime”, inaugurata il 5 aprile e curata dal direttore dei Musei Civici di Treviso Fabrizio Malachin.

Un percorso narrativo di 115 opere che spaziano in tutte le forme dell’arte, partendo dal Trecento fiorentino e arrivando fino all’Ottocento e al contemporaneo ma anche all’oggi più estremo, con l’intelligenza artificiale. Già, perché la nuova stagione espositiva targata Musei Civici trevigiani ha scelto di dare spazio – per la prima volta in una rassegna organizzata da un ente pubblico – a una Maddalena realizzata proprio grazie all’AI. Dimostrando come il tema scelto dal curatore e proposto ai visitatori abbia coinvolto e continui a coinvolgere una moltitudine di artisti. E consenta di andare oltre la semplice rassegna.

La Maddalena con le sue emozioni, le sue cadute, le sue paure, la sua solitudine, le sue ansie, il suo insegnarci l’amore infinito. La Maddalena che ci educa alle emozioni, a come riconoscerle, gestirle, dominarle, comunicarle. “Del resto – spiega Malachin – questa mostra è nata in un momento sto-

rico particolare. Di fronte ai tanti fatti che stavano accadendo sotto i nostri occhi, ci siamo chiesti cosa potesse fare la cultura. La risposta è stata questa: la cultura può creare valore e valori”. E allora partendo dalla fonte delle fonti, ossia la Bibbia, la storia della Maddalena viene raccontata in tredici sezioni, che vanno dalla crocifissione alla redenzione, fino all’emblema della femminilità, in una nudità che non è peccato e non contiene malizia. Un numero consistente delle opere proviene dai depositi dei Musei Civici, confermando la volontà dell’assessorato alla Cultura di valorizzare il proprio patrimonio artistico in un cammino iniziato ormai anni fa con l’esposizione dedicata a Canova. “Un’operazione virtuosa”, la definisce l’assessora Maria Teresa De Gregorio. Ma sono

Il ritorno del Guercino

Il raffinato Guercino che può essere ammirato a Santa Caterina rappresenta un importante ritrovamento. Eseguita nel 1 639, l’opera era data per scomparsa da quasi due secoli. Restaurata nel 2023, è stata individuata da Martina Ingendaay come parte (prima della dispersione) della collezione dei marchesi Gerini, casato fiorentino di antica nobiltà vicina alla corte dei Medici, dove si trovava assieme al suo pendant, San Pietro penitente oggi esposto alla National Gallery di Edimburgo. Due opere concepite assieme. La situazione non florida della famiglia portò alla cessione della loro prestigiosa collezione. La Maddalena venne tradotta in incisione da Lorenzo Lorenzi e Francesco Vanni (anche questa è presente alla mostra). Proprio grazie all’incisione è possibile conoscere la forma originale del dipinto, che oggi si presenta rifilato nei quattro lati.

ben 47 i prestatori di questa mostra, privati e pubblici, nazionali ed europei. C’è il Museo tedesco di Freising che presta per la prima volta all’Italia opere tedesche dal XIV al XVIII secolo. Ci sono opere prestate dalla Gypsotheca di Possagno, dalla Pinacoteca Martini di Oderzo, dal Museo Diocesano di Treviso e da molte chiese della Marca.

Chi arriva a Santa Caterina trova dipinti, pale d’altare, sculture, miniature, oreficerie, tessuti. E sicuramente a stupire i visitatori sarà il trovare declinata la figura della Maddalena anche nel cinema e nella musica. Un personaggio, quello di Maria Maddalena, che ha sollecitato il cinema di tutte le epoche: dal 1912 a oggi sono 89 i film a lei dedicati o nei quali ha un ruolo da protagonista. Come dimenticare Monica Bellucci nella Passione di Cristo di Mel Gibson o Juliette Binoche in Mary di Abel Ferrara o ancora Maria Grazia Cucinotta nella Maria Maddalena di Raffaele Mertes? “Il cinema – spiega Malachin – entra per la prima volta da protagonista in una mostra dedicata alla Maddalena e lo fa giustamente. Il cinema è l’arte per eccellenza del Novecento e attraverso Maddalena possiamo raccontare anche la storia del cinema”. Non solo. Il visitatore sarà accompagnato in sala da “I don’t know how to love him” e dalle canzoni tratte da “Jesus Christ Superstar”, ma anche da “Maria Maddalena” di Antonello Venditti del 1976.

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La Statua maddalena

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Carmine Parlato: la storia del re della Serie D

Ottimo calciatore prima, si consacra come allenatore poi, vincendo il campionato con Rovigo, Pordenone, Padova, Rieti e Trento. Oggi è a Treviso per tentare di riportare i biancazzurri nel professionismo.

Cresciuto nei quartieri di Napoli, tra le strade di Secondigliano, Carmine Parlato ha iniziato la sua carriera calcistica giocando a pallone tra i vicoli, stando attento a non rompere le vetrine dei negozi e a non farsi male. Un inizio semplice e genuino, forse, purtroppo, d’altri tempi. Da lì è nata una carriera che lo ha visto protagonista prima come calciatore e poi come allenatore.

A soli 17 anni arriva l’esordio tra i grandi con il Campobasso in una partita non banale: lo scenario è quello della Coppa Italia e l’avversario è il Milan. Con il pallone tra i piedi, Parlato girovaga in tutta Italia, dalla Serie C alla Serie B, dove vive un’esperienza memorabile con la maglia del Padova: “I ricordi più belli sono il debutto tra i big, il primo gol in B a Udine e l’epica Padova-Barletta finita 4-3. Ho avuto anche l’onore di essere il capitano a Viterbo nella squadra allenata da Carolina Morace, la prima donna a guidare una formazione maschile in ambito professionistico”.

Da giocatore, Parlato si è distinto come difensore, come libero e come terzino. Già in quegli anni sono emersi lo spirito e la leadership che lo avrebbero poi accompagnato in panchina: “In campo ho sempre cercato di essere un punto di riferimento per i miei compagni, di guidarli”, racconta. E così il tecnico napoletano, a fine carriera, decide di cambiare vita partendo pro-

prio da uno dei suoi ultimi club, il Rovigo: “In quella fase volevo entrare in campo, non è stato facile abituarsi. In ogni caso quello che ho vissuto mi ha aiutato nelle dinamiche di campo, però ci sono molte differenze. In panchina devi avere una visione collettiva. Bisogna ascoltare le necessità dei giocatori, ma poi pensare al gruppo nel suo insieme”. E nel Polesine arriva il primo dei 5 campionati di Serie D che Parlato vincerà in carriera: un esordio da predestinato. A questo traguardo, infatti, si aggiungeranno i trionfi con Pordenone, Padova, Rieti e Trento: “In Friuli fu l’anno dei record con la promozione e lo Scudetto Serie D. Fu particolare perché di fatto ero stato esonerato dopo aver vinto il campionato, ma con le Final ancora da giocare. Questo ci ha dato uno stimolo in più”.

Dopodiché arriva il romantico ritorno a Padova, dove era stato protagonista come giocatore: “La pressione era forte, bisognava tornare in C dopo il fallimento societario. Ho cercato di coinvolgere il popolo padovano, che vive di calcio e ha un legame profondo con la squadra. C’erano 1500 tifosi ad Asiago alla prima amichevole. Dissi ai ragazzi che non potevano immaginare cosa avrebbero trovato in questa piazza. Essendo “figlio di Padova” non è stato facile per me, sentivo una forte responsabilità”. Ma mister Parlato ha, di nuovo, centrato l’obiettivo.

Un altro trionfo è stato quello di Rieti: “La squadra era molto forte, bisognava solo unire bene i pezzi. Era un ambiente che bisognava scaldare per riempire lo stadio. Ci siamo riusciti. Alla fine ci fu una grande festa in tutta la città”.

L’ultima creazione del mister napoletano è quella di Trento: “In quell’annata dovevamo allestire una squadra nuova in poco tempo. Abbiamo lavorato tanto e abbiamo guidato questa macchina. Il presidente era un tifoso e aveva il sogno di portare a termine la Curva Mair. Ma per farlo serviva la promozione. Gli ho promesso che ce l’avremmo

fatta e così è stato”.

Ma qual è il titolo più importante? “Impossibile rispondere.

Per me sono come 5 gemelli, li amo tutti allo stesso modo”.

Parlando dei suoi successi, Parlato non nasconde la sua soddisfazione, ma sottolinea che “Il calcio è un’altalena e il risultato finale dipende da tanti fattori.

Cosa mi è mancato per un salto definitivo tra i professionisti?

Nel calcio serve la fiducia di chi ti ha scelto e anche la fortuna. Io la Serie C l’ho fatta, ma c’è bisogno di avere continuità e tempo.

Ma non sempre va cosi”.

Oggi nel presente dell’allenatore c’è il Treviso, dopo la

chiamata sulla panchina biancazzurra arrivata a febbraio: “L’obiettivo è chiaro, afferma. Ci proveremo. Il mio obiettivo è continuare a vincere”. Mister Parlato è un uomo d’altri tempi e di altri ideali: “Oggi le società lavorano poco sulla tecnica. Quando avrò finito mi occuperò di questo. Se ci sarà bisogno mi metterò in mezzo alla strada a fare i fondamentali con qualche bambino, perché no. Un sogno? Portare a termine l’impegno che ho preso quest’anno...” Carmine Parlato, il mago della Serie D. Oggi è sbarcato a Treviso ed è più affamato che mai.

Stefano Parpajola

Mister Carmine Parlato

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Il conto alla rovescia

Se Zaia non sarà della partita, come appare molto probabile, gli scenari nella nostra regione muteranno in modo estremamente significativo perché il buon Luca in questi quindici anni, oltre ad essere alla guida di una delle più importanti regioni italiane, si è, nella sostanza e ancora di più nel percepito, immedesimato con il suo territorio e viceversa.

In buona sostanza il volto, il modo di pensare e quello di sentirsi parte del Veneto in questi anni è stato Luca Zaia come ha dimostrato la percentuale record con la quale

è stato rieletto nel 2020: un 77% che indica come al di là dell’orientamento politico e persino del giudizio amministrativi i Veneti, in modo trasversale, si sono riconosciuti nel Presidente.

Questo cambio epocale ovviamente si incrocia con l’incremento esponenziale del consenso politico di Fratelli d’Italia che, non a caso, chiede per uno dei suoi la presidenza del Veneto. E qui volano gli stracci: per la Lega il Veneto rappresenta la linea del Piave che non può essere valicata e ancora meno sfondata a forza. Le armi sono affilate e le prossime settimane ci diranno chi la spunterà. Sul versante opposto il centrosinistra dallo scorso luglio

ha definito il perimetro della propria coalizione, anche questo caso una bella novità visto che nelle tornate precedenti il campo non era poi così largo – questa volta va, per semplificare, da Italia Viva al Movimento 5Stelle – e soprattutto non era stato definito con così tanto anticipo. Basterà per essere maggiormente competitivi rispetto allo striminzito 15,7% incassato cinque anni fa da Arturo Lorenzoni? Difficile dirlo. Molto dipenderà dal candidato Presidente che saranno in grado di mettere in campo e che, ancora, non si vede all’orizzonte proprio come accade nel centrodestra anche se per ragioni diametralmente opposte.

Il caso. Zaia coglie subito la palla al balzo e sottolinea anche il risparmio economico

Elezioni a primavera 2026, arriva l’assist di Piantedosi: “Le Regioni hanno autonomia”

Elezioni regionali, si riaffaccia l’ipotesi di elezioni nella primavera 2026, anziché alla scadenza autunnale di quest’anno come ormai sembrava ormai assodato. A sparigliare le carte è stato nientemeno che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, da Venezia, con Zaia a fianco. “Le Regioni hanno

tiva regionale preveda una “finestra” per le elezioni in primavera. “Adesso è necessario verificare se questa norma regionale sia in linea con la legislazione nazionale”, ha aggiunto Piantedosi, specificando che, nel caso di divergenze, sarà la normativa nazionale a prevalere. In ogni caso, la possibilità di tenere

piena autonomia sulla data delle elezioni”, ha dichiarato il ministro confermando che la normativa regionale può stabilire il periodo del voto, anche se è necessario un allineamento con la legislazione nazionale. Ma na anche sottolineato che tutte le Regioni godono di piena autonomia nella determinazione della data delle proprie elezioni. E infatti lo stesso Zaia aveva recentemente messo in evidenza come la norma-

elezioni primaverili rimane un’opzione valida, purché vi sia un allineamento tra le disposizioni regionali e quelle nazionali.

Dal canto suo Zaia ha ribadito che sarebbe preferibile svolgere le prossime elezioni regionali nella primavera del 2026 anziché in autunno. Secondo il governatore veneto la scelta della primavera comporterebbe un notevole risparmio economico, considerato le elezioni

per gli altri enti locali, come il Comune di Venezia, sono già in calendario per maggio 2026.

“La primavera sarebbe la soluzione migliore, visto che consentirebbe di risparmiare molti milioni di euro”, ha sottolineato il presidente del Veneto, evidenziando la differenza tra la legge regionale del Veneto, che prevede una sola convo-

cazione elettorale primaverile, e la prassi consolidata che indica l’autunno come termine naturale per il voto, coincidente con la scadenza quinquennale.

Zaia ha aggiunto che l’amministrazione sta attualmente compiendo le verifiche giuridiche necessarie per chiarire quale sia la normativa prevalente e determinare la data

definitiva delle elezioni. “Fino a tre mesi prima, possiamo ancora decidere. Se la convocazione sarà autunnale, il termine ultimo per il voto è tra il 25 e il 23 novembre”, ha concluso il presidente. Considerazioni che ora potrebbero fare breccia e rafforzare il “partito” che vuole andare al voto non prima del 2026.

Il caso. Il Pd insorge, Camani: “Basta giocare con la democrazia”
Sulla data del voto è già battaglia politica, Martella attacca: “Il Veneto non è vostro”

“Le elezioni regionali si tengono ogni cinque anni. Punto. Non lo dice il PD, lo dice la legge”, afferma il senatore Andrea Martella. Il segretario regionale del Partito Democratico critica duramente Piantedosi e Zaia, accusandoli di voler piegare le regole per posticipare il voto. “È clamoroso che si voglia riaprire una discussione che dovrebbe essere chiusa da tempo. E subito Zaia coglie la palla al balzo per rilanciare l’idea di uno slittamento delle elezioni al prossimo anno, con il solito ‘approfondimento giuridico’ utile solo a guadagnare altri mesi di potere”.

Il riferimento è alla proposta, già avanzata in passato, di posticipare il voto oltre la scadenza naturale della legislatura, sulla base di un’interpretazione normativa controversa. Una strategia che per il Partito Democratico avrebbe il solo scopo di

prolungare artificialmente il mandato della giunta uscente.

Martella respinge con forza anche il richiamo alla consuetudine del voto in primavera. “Nel 2020 si votò in autunno solo per l’emergenza Covid, un fatto eccezionale. Oggi non c’è alcuna emergenza, né sanitaria né giuridica, che giustifichi uno slittamento. Solo l’ostinazione di una classe dirigente che, dopo trent’anni di governo ininterrotto, non vuole lasciare il potere. Ma prorogare artificialmente una legislatura di sette-otto mesi, senza alcuna base normativa, è uno schiaffo alla democrazia”.

Il senatore dem sottolinea come la vera priorità dovrebbe essere un cambio di guida per affrontare i problemi concreti della Regione. “Zaia pensa solo a restare in carica qualche mese in più, mentre il Veneto affronta emergenze gravi: la crisi della

sanità pubblica, il caro vita, la fuga dei giovani, i dazi che minacciano le imprese, l’emergenza abitativa. Serve un nuovo governo regionale, con una visione nuova, energie nuove e una classe dirigente all’altezza delle sfide del presente. Il Veneto non è una proprietà privata”.

Per Vanessa Camani, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, “sarebbe illegittimo se Zaia, sulla base di una presunta autonomia decisionale, e senza alcuna buona ragione, non dovesse sciogliere il Consiglio regionale nei tempi previsti dalla legge. Basta giocare con la democrazia”.

“Qui si gioca con i diritti dei cittadini”, aggiunge il consigliere regionale Arturo Lorenzoni: “Il centrodestra spinge per un rinvio delle consultazioni per provare a sistemare i conflitti interni, sempre più evidenti”.

Il governatore Luca Zaia e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

Il Veneto supera i 73 milioni di presenze

“I l 2024 segna un altro anno di crescita, consolidando il primato della nostra regione nel panorama turistico italiano con un incremento del 3,3 per cento negli arrivi e del 2,2 per cento nelle presenze, che superano i 73 milioni. Di fatto, siamo la destinazione di riferimento per i viaggiatori internazionali, con un aumento significativo della quota straniera. Ma siamo anche una regione che cresce e innova per offrire un’esperienza capace di soddisfare sia il mercato consolidato sia la domanda di viaggiatori più sensibili al mondo legato alla sostenibilità”.

Così l’assessore al Turismo della Regione del Veneto, Federico Caner, ha presentato i numeri della statistica regionale, legati al comparto turistico dello scorso anno, che certificano la piena ripresa e il superamento dell’attrattività pre-pandemica, con numeri superiori a quelli del 2019 in tutte le principali tipologie di destinazione.

Le diverse aree turistiche del Veneto registrano un aumento di arrivi, con numeri in

Venturini: “Un tavolo regionale per la sicurezza degli operatori sanitari”

“È una buona notizia l’organizzazione del Tavolo regionale permanente per la prevenzione e la protezione dagli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, un passo fondamentale per garantire maggiore sicurezza ai professionisti della sanità.” – così Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, annuncia la decisione della Regione Veneto di istituire questo organismo, che sarà composto da rappresentanti delle aziende sanitarie, delle associazioni di categoria e delle istituzioni regionali, con il compito di monitorare il fenomeno delle aggressioni e proporre soluzioni concrete. Tra le sue funzioni principali vi è anche la redazione del Piano regionale per la prevenzione degli atti di violenza.

Il Piano definirà interventi concreti per ridurre i rischi nelle strutture sanitarie, mi-

gliorare la gestione degli episodi di violenza, rafforzare la formazione del personale e promuovere una cultura di prevenzione e accoglienza nei contesti ospedalieri.

Venturini ha inoltre evidenziato l’importanza di intervenire sulle criticità nei Pronto Soccorso, proponendo l’introduzione di procedure specifiche per la gestione di pazienti in stato di alterazione, spesso coinvolti in episodi di violenza. “Serve un sistema strutturato di valutazione delle condizioni psichiche dei pazienti, al pari della classificazione delle emergenze cliniche, per proteggere sia gli operatori che i cittadini” – sottolinea Venturini.

Con questa iniziativa, la Regione Veneto conferma il proprio impegno nella tutela degli operatori sanitari, mettendo in atto misure concrete per affrontare un problema sempre più urgente.

crescita per mare, città d’arte, lago e montagna. L’interesse internazionale è in continua espansione, con un incremento del 5,9 per cento negli arrivi di turisti stranieri e del 4 per cento nelle loro presenze. Al contrario, il turismo italiano segna un lieve calo (-1,5 per cento negli arrivi, -1,8 per cento nelle presenze).

Le località termali registrano un lieve rallentamento, con una diminuzione degli arrivi complessivi dello 0,1 per cento, dovuta a una flessione della domanda italiana (-1,1 per cento), non completamente compensata dall’aumento della clientela straniera (+2,9 per cento).

Tra i mercati esteri, la Germania si conferma il principale bacino turistico per il Veneto, con un incremento del 2,3 per cento negli arrivi e del 2 per cento nelle presenze, raggiungendo numeri mai così elevati. In ripresa anche il turismo cinese, che sebbene sia ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici, continua a registrare segnali positivi

“L’impegno della Regione continua a esse-

re orientato alla valorizzazione del territorio e alla promozione di un turismo sostenibile e di qualità, grazie anche al grande lavoro degli operatori del settore – prosegue Caner -. Le strutture alberghiere si confermano stabili, mentre il settore extralberghiero registra un incremento del 3,8 per cento delle presenze grazie anche all’importante lavoro di coordinamento che ci ha permesso di tracciare e regolarizzare le strutture già presenti”.

“Quello che emerge è un Veneto che non è solo mare e città d’arte, ma una regione capace di offrire esperienze autentiche in ogni stagione. La crescita delle Colline del Prosecco e dei Colli Euganei dimostra che i turisti cercano sempre più un contatto diretto con la natura, la cultura e le eccellenze enogastronomiche locali – conclude l’assessore -. Questi risultati sono il frutto di una strategia regionale che mette al centro la valorizzazione del territorio e la promozione di un turismo sostenibile e di qualità, capace di generare valore per cittadini e imprese”. (r.r.)

Eventi sportivi, contributi per associazioni e società

Ammontano a 300 mila euro i contributi per l’organizzazione e realizzazione di eventi sportivi previsti dal piano annuale per lo sport 2025 messo a punto dalla regione per sostenere la pratica sportiva in Veneto. Il bando è aperto alle associazioni e società sportive venete regolarmente iscritte al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche del Dipartimento nazionale per lo sport. Ogni società o associazione sportiva può presentare una sola domanda per un unico evento da realizzare nel 2025, il contributo coprirà fino al 70 per cento delle spese ritenute ammissibili.

“Siamo in linea con la precedente programmazione regionale in ambito sportivo, - spiega l’assessore regionale allo sport Cristiano Corazzari - un lavoro che sta dando i suoi frutti in termini di sostegno

al movimento sportivo e di attrattività per i grandi eventi dello sport, primo tra tutti l’appuntamento con i Giochi di Milano-Cortina 2026. La convinzione è che lo sport sia uno strumento privilegiato per trasmettere uno stile di vita sano oltre a validi principi educativi capaci di formare i buoni cittadini del domani. Quest’anno lo stanziamento complessivo regionale per il mondo sportivo è di 17,5 milioni di euro, di cui 930 mila per la pratica sportiva e la parte rimanente verrà spesa per l’impiantistica sportiva”.

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L’evento.

Confindustria Veneto Est ha proposto 59 incontri, patto con i sindaci

Sostenibilità, il Veneto fa ancora scuola: le imprese green crescono più del doppio

I

n un’epoca di cambiamenti climatici e incertezze economiche, la sostenibilità non è più un optional, ma una necessità. E il Veneto, con le sue 470 società benefit, si conferma un modello virtuoso. I dati presentati da Confindustria Veneto Est alla settimana della sostenibilità sono inequivocabili: nel triennio 2021-2023, queste aziende hanno registrato un aumento medio del fatturato del 26%, contro il 15,4% delle imprese tradizionali.

Il Move Hotel di Mogliano Veneto ha ospitato 59 incontri dedicati alle sfide e alle opportunità della transizione sostenibile per imprese, territori e comunità. L’evento ha messo al centro tematiche cruciali come ambiente, governance, sociale ed energia, con l’obiettivo di tracciare strategie concrete per un futuro più sostenibile. Giunto alla sua quarta edizione, è stato un’importante occasione di riflessione e confronto sulle sfide globali legate a clima, tecnologia ed energia,

coinvolgendo istituzioni, aziende e cittadini in un ampio dibattito sui temi ambientali e sociali.

“La sostenibilità è una leva di crescita”, ha ricordato Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est. “Un’opportunità per innovare, essere più efficienti e resilienti”. Parole che trovano conferma nei numeri: le Società Benefit non solo crescono di più, ma sono anche più produttive, redistribuiscono più valore ai dipendenti e sono più propense all’innovazione e all’internazionalizzazione.

Tuttavia, il percorso verso una transizione sostenibile è ancora in salita, soprattutto per le piccole e medie imprese, spina dorsale dell’economia locale. Il nostro è un approccio pragmatico alla sostenibilità quale opportunità di innovazione, efficienza e resilienza. Una forza trasformativa che se anche nel breve può comportare costi o investimenti aggiuntivi per le imprese, ha la capacità di ridisegnare modelli di business e set-

tori produttivi per creare il valore di domani. Va approcciata senza ideologismi ma con uno sguardo saggio di lungo termine. La sfida è coniugare competitività e sostenibilità, nei modi e tempi giusti, con semplificazione normativa, adeguati stimoli agli investimenti, alleanze di filiera”.

“Servono semplificazioni normative, incentivi fiscali e maggiori facilitazioni al credito”, ha sottolineato Carlo Cici, Partner, Head of Sustainability The European House - Ambrosetti. “Dobbiamo trovare un equilibrio tra regolamentazioni e incentivi, per evitare che il costo della transizione ricada sui soggetti più vulnerabili. Solo in Europa rischiano di passare dagli attuali 50 miliardi a più di un trilione l’anno a fine secolo. Siamo oltre il km 22 della maratona per la transizione e abbiamo già ottenuto risultati significativi, ma ora ci attendono nuove sfide e il contesto odierno sempre più richiede alle aziende lucidità, visione e chiarezza

di idee per stabilire non tanto la direzione da prendere, quanto la velocità e l’approccio da dare alla transizione”.

La transizione verso un’economia sostenibile è irreversibile”, ha ribadito Lara Ponti, Vice Presidente di Confindustria per la Transizione Ambientale e gli Obiettivi ESG. “Dobbiamo costruire un futuro solido, equo e duraturo per le generazioni future”.

E’ stato è stato tracciato anche il percorso per la realizzazione della “Città Sostenibile”, con la firma del Patto per la qualità dell’aria e il miglioramento de-

gli ecosistemi urbani. I sindaci di Milano, Giuseppe Sala, Torino, Stefano Lo Russo e Treviso, Mario Conte, hanno discusso delle azioni comuni e delle sfide urgenti per migliorare l’ambiente urbano e contrastare l’inquinamento, in linea con l’appello del Patto dei Sindaci per una Pianura Padana che respiri.

I quattro Comuni capoluogo, Padova, Treviso, Venezia e Rovigo, hanno presentato le loro iniziative di sostenibilità, con interventi di esponenti istituzionali locali, come gli assessori all’ambiente dei vari Comuni.

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risultato in termini di allungamento stagionale, come testimoniato dai dati sulle presenze turistiche in crescita nei mesi primaverili e nella coda autunnale.

L’allungamento stagionale offre una maggiore opportunità lavorativa per la comunità che prenotazione. Sono già stati ssati anche numerosi laboratori con molte classi delle scuole del litorale. Dal 23 maggio entrerà in vigore l’orario estivo, con apertura tutti i giorni tranne il lunedì, con orario dalle 10.30 alle 18. Dal museo è possibile partire in bicicletta per percorrere la

CAVALLINO-TREPORTI, UN LUOGO DA SCOPRIRE E DA VIVERE

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Reati tributari, tra false dichiarazioni, fatture inesistenti e imposte non pagate

Il decreto legislativo 10 marzo 2000 n.74, dal significativo titolo “Nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto”, si occupa di tutti i principali reati tributari. Su tale provvedimento vi sono stati vari interventi successivi, ad esempio sulle soglie di punibilità, sulle attenuanti, sulla prescrizione: anche per ragioni di spazio, ci occupiamo solo delle norme attualmente in vigore, relative a reati conseguenti a dichiarazioni dei redditi (od omissioni) rinviando al prossimo articolo la trattazione degli altri reati.

Seguiamo l’esposizione del succitato decreto legislativo: ARTICOLO 2-“dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”. Il reato si realizza quando si presenta una dichiarazione utilizzando documentazione falsa, non basta la mera detenzione. La pena é da quattro ad otto anni. Se l’ammontare degli elementi fittizi é inferiore a euro centomila la pena è da un anno e sei mesi a sei anni. ARTICOLO 3: “Dichiarazione fraudolenta mediante altri raggiri”. Tale reato sussiste quando si ricorre a documentazione fraudolenta diversa da quella di cui all’articolo 2, per tentare di sottrarsi in tutto o in parte al pagamento delle imposte. La pena é da tre a otto anni, debbono però sussistere congiuntamente i seguenti presupposti: a) l’imposta evasa é superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte , a 30.000 euro;

b) l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti alla tassazione deve essere superiore al 5% indicato nella dichiarazione o, comunque, deve essere superiore a 1.500.000 euro ovvero l’ammontare complessivo degli elementi attivi deve essere superiore al 5% dell’importo dell’imposta medesima o comunque a 30.000 euro.

ARTICOLO 4) “Fuori dei casi previsti dagli articoli 2 e 3 é punito con la reclusione da due a quattro anni e sei mesi chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi inesistenti, quando congiuntamente: 1) l’imposta evasa é superiore con riferimento a taluna delle singole imposte a euro centomila ; 2) l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi inesistenti, é superiore al dieci per cento dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione o, comunque, é superiore a euro due milioni”.

ARTICOLO 5) Omessa dichiarazione. 1 ) “E’ punito con la reclusione da due a cinque anni chiunque al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni relative a dette imposte, quando l’imposta

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evasa é superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte ad euro cinquantamila. 1) bis . E’ punito con la reclusione da due a cinque anni chiunque non presenta, essendovi obbligato, la dichiarazione di sostituto d’imposta, quando l’ammontare delle ritenute non versate é superiore e euro cinquantamila. Ai fini della disposizione prevista dai commi 1 e 1bis non si considera omessa la dichiarazione presentata entro novanta giorni dalla scadenza del termine o non sottoscritta o non redatta su uno stampato conforme al modello prescritto”.

Per tutti questi reati é prevista una causa di non punibilità qualora i debiti tributari siano integralmente estinti a seguito di ravvedimento operoso o della presentazione della dichiarazione omessa entro il termine di presentazione dell’imposta relativa al periodo successivo solo però se non vi sia stata da parte dell’autorità competente anche un solo inizio di attività ispettiva. Diversamente tale eventuale integrale pagamento comporta la riduzione della pena fino alla metà. I reati in questione si considerano consumati alla data di presentazione della dichiarazione relativa alle imposte o, in caso di omissione alla scadenza del termine prorogato. Oltre alle interruzioni delle prescrizioni d’ordine generale, ne é aggiunta una specifica e cioè la notifica dal verbale di constatazione o d’accertamento.

L’avvocato Luigi Migliorini, del Foro di Rovigo, firma la nostra rubrica di approfondimento di temi che ruotano attorno alla giustizia, al diritto e all’applicazione delle leggi. L’avvocato Migliorni è pubblicista e scrittore, ha pubblicato quattro libri.

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Da lunedì 9 a venerdì 13 giugno 2025

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LTreviso, l’Urologia del Ca’ Foncello eccellenza nel trattamento del tumore del rene

’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso si conferma tra i migliori centri italiani per la cura del tumore del rene. L’Unità Operativa di Urologia ha ricevuto il prestigioso Bollino Arancione, riconoscimento attribuito dalla Società Italiana di Urologia (SIU) ai centri di eccellenza nella diagnosi e nel trattamento della neoplasia renale. Un traguardo che premia la competenza e l’approccio multidisciplinare dell’équipe guidata dal dottor Mangano.

L’iniziativa “Bollino Arancione” ha l’obiettivo di individuare le strutture sanitarie italiane in grado di offrire cure all’avanguardia, integrando prevenzione, diagnosi precoce e trattamenti innovativi. Il riconoscimento si basa su rigorosi criteri di valutazione, che comprendono i percorsi diagnostico-terapeutici e i servizi dedicati ai pazienti. Un board multidisciplinare, composto da urologi, radiologi, anatomopatologi e oncologi, ha certificato la qualità delle cure offerte dall’ospedale trevigiano sulla base delle più recenti evidenze scientifiche e Linee Guida Internazionali.

Secondo i dati del Piano Nazionale Esiti, solo il 7% delle strutture ospedaliere italiane può vantare un’esperienza consolidata nella cura dei tumori del rene, con oltre 100 casi trattati nel 2023. L’Unità Operativa di Urologia di Ca’ Foncello rientra tra queste eccellenze, con circa 150 diagnosi annue di neoplasia renale nell’Ulss 2. Il trattamento chirurgico si avvale del robot da Vinci, una tecnologia mini-invasiva che consente nella maggior parte dei casi di rimuovere la massa tumorale preservando il rene. Nei casi più complessi, che coinvolgono masse voluminose con

estensione extrarenale, l’approccio chirurgico viene studiato in collaborazione con le équipe di Chirurgia e Cardiochirurgia.

Per i pazienti non candidabili alla chirurgia tradizionale, l’ospedale offre un’alternativa innovativa: la crioablazione. Questa procedura mini-invasiva, eseguita in collaborazione con il team di Radiologia, prevede l’inserimento di un ago all’interno del tumore, che viene distrutto attraverso il congelamento, garantendo un trattamento efficace con un impatto minimo sul paziente.

“Questo riconoscimento testimonia l’esperienza, l’impegno e la capacità della nostra equipe di fornire ai pazienti le migliori soluzioni per la diagnosi e il trattamento del tumore del rene, garantendo la minor invasività possibile”, ha dichiarato il dottor Mangano, primario dell’Urologia di Ca’ Foncello.

Grande soddisfazione anche da parte del direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi: “Alla vigilia della Giornata Mondiale del Rene, questo ulteriore riconoscimento rappresenta un motivo di orgoglio per l’intero ospedale. Mi complimento con il dottor Mangano e con tutta la sua squadra per la professionalità e la dedizione dimostrate, che rendono Ca’ Foncello un punto di riferimento a livello regionale e nazionale in ambito urologico”.

Un premio che ribadisce il ruolo di Treviso come polo d’eccellenza nella lotta contro il tumore del rene, garantendo ai pazienti trattamenti sempre più efficaci e innovativi.

Al via il progetto “SOS Guida Sicura”

Nel 2024 la Marca Trevigiana ha registrato 66 vittime della strada. Un dato allarmante, sebbene il primo trimestre del 2025 segni un netto calo: 9 decessi contro i 20 dello stesso periodo del 2024, pari a un -55%. A rilevarlo è il Centro di Monitoraggio Incidenti della Provincia di Treviso, che analizza l’andamento della sinistrosità e i fattori di rischio.

Per contrastare questa piaga, la Provincia lancia il progetto “SOS Guida Sicura”, realizzato grazie al bando nazionale “Mobilità Sicura” dell’Unione Province Italiane. L’iniziativa coinvolge UPI Veneto, Ulss2, Prefettura, Federazione Motociclistica e Ufficio Scolastico Provinciale, con l’obiettivo di educare alla sicurezza stradale.

Nel 2025 verranno organizzate 40 lezioni nelle scuole superiori, un nuovo Drive Camp con crash test e simulazioni, il potenziamento del portale di monitoraggio e una campagna a fumetti sui rischi della guida in stato alterato.

“È fondamentale continuare a fare prevenzione e sensibilizzare tutti, dai neopatentati agli adulti – afferma Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso –. Per questo, con ‘SOS Guida Sicura’ investiamo in formazione e consapevolezza, perché la sicurezza stradale riguarda ciascuno di noi”.

“La sicurezza stradale è una priorità di salute pubblica e la nostra Azienda Sanitaria - dichiara il direttore generale dell’Ulss 2 Marca trevigiana, Francesco Benazzi - è impegnata nella prevenzione degli incidenti e nella sensibilizzazione della popolazione sui rischi legati alla guida.” Il direttore dell’Ulss2, Francesco Benazzi, ribadisce anche la necessità di prevenzione: “Il consumo di alcol e sostanze psicoattive alla guida, oltre all’uso del cellulare e alle condizioni legate all’avanzamento dell’età anagrafica, rimangono un problema rilevante”.

L’obiettivo è chiaro: ridurre il numero di incidenti e rendere le strade più sicure per tutti.

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Porte aperte. Innovazioni nei percorsi di cura nel centro provinciale e la sua rete di supporto

Disturbi Alimentari: oltre 700 persone seguite, incluso un bambino di 9 anni

In occasione della XIV Giornata del “Fiocchetto Lilla”, dedicata alla sensibilizzazione sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), il Centro Provinciale per i Disturbi Alimentari (CPD) dell’Ulss 2 ha aperto le sue porte alla cittadinanza, per la prima volta, offrendo un’opportunità di conoscenza e confronto con i professionisti del settore.

Questi disturbi, che includono principalmente Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Binge Eating Disorder, rappresentano patologie psichiatriche complesse che coinvolgono sia aspetti emotivi dolorosi che gravi conseguenze fisiche, legate alla malnutrizione. I disturbi alimentari colpiscono principalmente adolescenti e giovani adulti, ma recentemente si osserva anche un incremento dei casi tra gli adulti, un fenomeno che preoccupa gli esperti.

Francesca Fontana, responsabile dell’Unità Operativa Semplice (UOS) DNA e referente del CPD, ha sottolineato l’importanza dell’evento: “In un momento storico in cui i dati nazionali registrano quasi 4 milioni di casi di disturbi alimentari in Italia, il 90% dei quali riguardano donne, e il 40% colpisce persone tra i 12 e i 17 anni, è fondamentale offrire ai cittadini l’opportunità di conoscere da vicino i servizi specializzati e i percorsi terapeutico-riabilitativi.” Durante l’Open Day, è stato possibile incontrare l’équipe multiprofessionale del CPD, che ha fornito informazioni dettagliate sui percorsi di cura e sulle modalità di accesso al servizio. L’iniziativa ha avuto anche lo scopo di sensibilizzare gli educatori e i genitori, affinché possano intercettare precocemente i segnali di disagio e favorire l’invio tempestivo alle strutture specializzate. Come ha sottolineato il Direttore Generale Francesco Benazzi: “Vogliamo rafforzare il dialogo con famiglie, scuole e altre realtà, poiché solo attraverso una rete di collaborazione solida possiamo affrontare efficacemente questa emergenza sanitaria e sociale.”

I dati del CPD: un servizio sempre più richiesto Nel 2024, il CPD ha preso in carico oltre 700 utenti, offrendo circa 17.500 prestazioni terapeutiche e riabilitative. Sono stati avviati 219 nuovi percorsi di cura, di cui 89 per minorenni, con un dato allarmante: il più giovane paziente è un bambino di soli 9 anni. Questa triste realtà

evidenzia come i disturbi alimentari possano manifestarsi già in età precoce, creando danni irreversibili se non trattati tempestivamente. Oltre ai trattamenti ambulatoriali, il CPD ha garantito 55 percorsi semiresidenziali presso il Centro Diurno e 13 percorsi residenziali presso il GAP Futuro Insieme. Non sono mancati anche casi di gravità estrema, con circa 70 pazienti ricoverati in ospedale per sintomi fisici severi legati alla malnutrizione e alla presenza di altri disturbi psichiatrici, come depressione e autolesionismo.

Attivo dal 2005, il CPD dell’Ulss 2 fa parte di una rete regionale che include strutture specializzate nella diagnosi e cura dei disturbi alimentari. Questa rete interdipartimentale coinvolge diversi servizi, tra cui il Dipartimento di Salute Mentale, la Neuropsichiatria Infantile, le Malattie Endocrine, la Psicologia Ospedaliera e il privato sociale “Insieme si Può”. Il CPD lavora a stretto contatto con la medicina di base, i pediatri di libera scelta e altre realtà sanitarie, assicurando un approccio integrato che favorisce l’accesso a cure tempestive e appropriate.

Un aspetto cruciale è la collaborazione con l’associazione di familiari “L’Abbraccio”, che partecipa attivamente alle attività del Centro Diurno e svolge attività di sensibilizzazione nelle scuole, contribuendo a diffondere la conoscenza sui disturbi alimentari e sull’importanza di intervenire precocemente.

Dal 2020, l’accesso agli ambulatori specialistici è stato semplificato tramite un numero telefonico unico, che facilita il contatto sia da parte dei pazienti che dei familiari o specialisti. Tra le novità introdotte grazie al rinnovo del fondo nazionale per il contrasto ai DNA, vi sono nuovi percorsi di cura, come il trattamento ambulatoriale intensivo che prevede attività specifiche, tra cui “la cena assistita ambulatoriale”, gruppi corporei, mindfulness, arte-terapia e supporto alla frequenza scolastica.

Il CPD ha potuto così ampliare la propria offerta terapeutica, garantendo un supporto più mirato e personalizzato, fondamentale per i pazienti, soprattutto quelli in fase pre-adolescenziale, e per le famiglie, che sono coinvolte attivamente nel processo di cura.

Il Centro Provinciale per i Disturbi Alimentari continua a essere una ri-

sorsa fondamentale per la comunità trevigiana, grazie a un approccio multidisciplinare che si adatta alle esigenze di ogni paziente. L’Open Day ha rappresentato un’occasione unica per avvicinare la cittadinanza a questi servizi, offrendo una visione più chiara su come affrontare e prevenire i disturbi alimentari. Tuttavia, è fondamentale che tutti, dalle scuole alle famiglie, siano consapevoli dell’importanza di una diagnosi precoce e di un intervento tempestivo, per garantire un recupero duraturo e la protezione della salute mentale e fisica delle persone. Redazione Salute

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