Adolescenti della Marca:
3 su 4 bevono alcol, il 24% usa psicofarmaci senza ricetta medica
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Emergenza abitativa, aumentano le necessità, ma sullo stanziamento dei fondi il dibattito si accende
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Partiamo da due certezze assolute, per il momento, forse le uniche che abbiamo: la prima è che Luca Zaia non sarà ricandidato alla presidenza della Regione, la seconda è che le elezioni si terranno nell’autunno del 2025.
Per ottenere entrambe queste certezze, però, c’è voluto un po’ di tempo per una sostanziale “inconciliabilità” tra le norme nazionali e quelle regionali. Per le “regole” che si è data la Regione Veneto, infatti, il limite di mandati entra in scena da quando è stata recepita la legge nazionale e non da quando è stata emessa; allo stesso modo per gli uffici regionali le elezioni si possono tenere, soltanto, nella finestra primaverile escludendo, quindi, il voto autunnale.
A fare chiarezza ci ha dovuto pensare il Consiglio di Stato che ha detto una cosa molto semplice: la Legge Nazionale “vale” di più di qualsiasi dispositivo emanato dalle singole regioni. Ed eccoci qui: Zaia sulle schede che gli elettori veneti troveranno nei seggi, probabilmente ma non è stato ancora deciso, il 16 novembre non comparirà, almeno non come candidato presidente.
E qui si aprono i giochi. I rapporti tra i due principali partner di governo, Lega e Fratelli d’Italia, sono ai minimi storici.
Quattro quesiti sul lavoro e uno sulla cittadinanza: l’8 e il 9 giugno alle urne, si vota per i referendum
A Treviso sonde televigilate sui punti critici e pronto a essere varato un Protocollo Allagamenti, ma Legambiente mette sotto accusa la “cementificazione selvaggia”
La sfida delle rinnovabili, le comunità energetiche si mettono in rete e offrono opportunità e tagli in bolletta
Ultimo memorabile tributo della città e della politica al leghista, morto il 24 aprile all’età di 95 anni
Nel centrodestra è più aperto che mai il confronto sulla leadership Il centrosinistra è alla ricerca di un nome che metta tutti d’accordo
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Veneto fragile e contraddittorio
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
Nelle ultime settimane il maltempo ha lasciato una scia di danni e anche di lutto, in Veneto: prima il vicentino, con la tragica morte di padre e figlio, due settimane dopo il veneziano, con allagamenti e disagi localizzati anche in altri territori. Ormai è lo scenario ricorrente ad ogni precipitazione intensa, ad ogni pioggia abbondante. Quel che fino a pochi anni fa era straordinario ormai è un evento sempre più frequente e diffuso.
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Il problema è che con queste quantità d’acqua non c’è rete di scolo che tenga e il rischio di allagamenti ed esondazioni aumenta soprattutto nelle zone più a rischio. Per il Veneto significa ben il 55% del territorio, tanto che nella nostra regione sono 260 i comuni in situazione di pericolosità idraulica, da moderata a molto elevata. Se invece diamo uno sguardo al territorio saltano subito all’occhio le aree più in pericolo: lungo i fiumi Bacchiglione, Brenta e Adige in particolare, ma anche ai piedi dei rilievi o nelle zone in cui manca una rete di scolo efficiente. L’Ispra, inoltre, ha calcolato il numero di veneti che vivono in aree ad elevato rischio di alluvione: sono ben 568 mila, di cui più di un terzo ciascuno per le province di Venezia e Padova. Fin qui la fotografia, ma è giusto ricordare anche cosa è stato fatto in Veneto negli ultimi 15 anni, a partire dalle disastrose alluvioni del 2010: oltre 2,2 miliardi di euro sono stati investiti in 345 opere per la sicurezza idraulica, compresi dieci grandi bacini di laminazione, che hanno aumentato la capacità di invaso di oltre 21 milioni di metri cubi. Altri 13 sono in costruzione, per ulteriori 89 milioni di metri cubi. Senza contare poi le centinaia di cantieri aperti dai Consorzi di Bonifica e dai singoli comuni per proteggere ulteriori porzioni di territorio. Eppure il Veneto resta una regione fragile, perché il consumo di suolo degli ultimi decenni, il più vorace d’Italia, ha indebolito il territorio e accresciuto il rischio, perché alcuni interventi sono arrivati tardi o non sono ancora finanziati. Si potrebbe fare di più, ma non basta scavare canali o bacini, non basta rinforzare gli argini. Va superata anche la contraddizione che ha portato ad un progressivo indebolimento di un territorio già a rischio.
Il rischio alluvione in Veneto
Salin
desso che Giancarlo Gentilini è andato avanti, c’è da chiedersi quale eredità lascia a questa città e alla comunità. Dopo i giorni del cordoglio che hanno seguito la sua morte e mettendo da parte (come condivisibilmente suggerito dal capogruppo dem in consiglio comunale) “sia la canonizzazione che la demonizzazione”, è oggettivamente inconfutabile che Gentilini abbia segnato in modo indelebile la storia di Treviso. Ma in parte anche del resto d’Italia, con quel suo personalissimo interpretare il ruolo di sindaco fra la gente e con la gente che dal 1994 in poi ha costretto tutti gli altri, lo volessero o meno, a uscire dalle roccaforti dei municipi e girare fra mercati e cantieri. Ne sa qualcosa Giovanni Manildo, che ha pagato con il secondo mandato (anche, ma non solo) per aver voluto marcare il distacco o per non aver saputo essere abbastanza sindaco, in quel particolare significato che ormai dopo vent’anni era entrato nel comune sentimento dei trevigiani, di quelli che lo amavano come di quelli che non lo avevano mai votato. Gentilini ha creato un nuovo modo di amministrare la città, ma nel farlo – e anche questo è un fatto storico, altrettanto oggettivo e inconfutabile – ha alimentato una polarizzazione estrema. Ha dato vita a divisioni sociali nette, oggi non ancora superate. Il suo linguaggio eccessivo, le decisioni controverse che hanno fatto scalpore, i gesti sopra le righe immortalati in centinaia di foto contribuirono, fuori da Treviso, ad avere di Treviso l’immagine di una città intollerante, gestita con pistola e stella al motto di “ordine e disciplina”, bandendo fino all’ultimo in odore di “bolscevismo”. Soprattutto chi quegli anni li ha vissuti al di là della barricata del Gentilini-pensiero sa molto bene che Treviso non era solo questo. Treviso era solidale, ma nessuno se ne accorgeva. Treviso era quella cultura che per anni non fu più gradita, perché critica. Come Paolini, che fece calare dall’alto del Comunale la panchina e che in quello stesso Comunale ci tornò solo quando a Ca’ Sugana cambiò il vento e fiorirono i festival. Si è chiusa un’epoca? No, l’epoca si era già chiusa nel 2013. Ma le divisioni profonde restano e adesso è arrivato il tempo di sanarle, prendendone coscienza e tralasciando, da parte dei suoi eredi politici, la tentazione di vivere la città nel mito di SuperG. Sara
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Gli interventi. L’assessore ai lavori pubblici Sandro Zampese spiega cosa è stato fatto per far fronte alle emergenze
Un “Protocollo Allagamenti” che farà scattare immediatamente l’unità di crisi, formata da Prefettura, Protezione civile, Vigili del fuoco, Ulss 2 e Polizia locale. Messo a punto dall’assessorato ai lavori pubblici del Comune di Treviso, guidato da Sandro Zampese, è quasi pronto per essere ufficializzato. Ma non si tratta dell’unica azione che Ca’ Sugana ha predisposto per far fronte alle emergenze idrogeologiche in città. A fronte degli effetti imprevedibili e sempre più frequenti causati dal cambiamento climatico e alla luce di quanto avvenuto lo scorso settembre, l’amministrazione ha scelto di agire su più fronti.
“Abbiamo prima di tutto mappato i punti critici e iniziato a lavorare con una programmazione scadenzata in base alle risorse”, spiega Zampese. Si è iniziato con la Ghirada, la zona che l’ultimo evento ha messo più in difficoltà. La realizzazione del bacino di laminazione di San Lazzaro (circa 5mila metri quadrati) ha salvato più volte l’area dalle inondazioni:
“Anche quella notte ha funzionato benissimo, era riempito per metà. Ma la quantità d’acqua è stata concentrata e le caditoie esplodevano. La soluzione? Cambiare un po’ alla volta i diametri delle fognature, ma già una buona pulizia può bastare, oltre a tenere sotto controllo i ricettori finali del Sile”. Laminazione anche per un’altra zona a rischio, via Celsi a Santa Bona. Tre mesi fa sono stati fatti interventi anche a San Bartolomeo (dove passa il Botteniga e dove si sta monitorando se
è sufficiente quanto fatto) e in via degli Stretti, nell’area che perimetra le scuole Manzoni, a Sant’Antonino, dove c’era una problema annoso: “Bastava una pioggia consistente e andava sott’acqua. Abbiamo portato la fognatura bianca nuova verso Sile, dando soluzione anche alla situazione simile di via Paleocapa”. Nel frattempo è stato rifatto il sottopasso di via Sarpi, realizzato più di 25 anni fa e da sempre con problemi di impermeabilizzazione.
Ma, a proposito di sottopassi e bacino di laminazione, il Comune di Treviso in questi mesi li ha dotati di un sistema di sonde monitorate da remoto h24 da una ditta specializzata di Nove (Vicenza). Il livello dell’acqua oggi è quindi valutato e televigilato costantemente. L’obiettivo è riuscire a allargare il sistema a tutte le zone a rischio della città.
Nel Piano degli interventi è stato inoltre inserito il regolamento
di pulizia idraulica, atto a prevenire gli allagamenti nelle aree di campagna: tutti i proprietari sono tenuti a mantenere puliti i fossati e, se necessario, scavarli per dare maggiore scorrevolezza al corso dell’acqua. A breve, poi, è previsto un incontro con il Consorzio Acque Risorgive per la manutenzione del Fuin, importante giugulare di raccolta degli affluenti poi convogliati nel Sile. Con il Consorzio Piave, invece, c’è in programma la realizzazione di due bacini di laminazione nella zona Selvatico.
“Non va dimenticato – ricorda l’assessore – che siamo il primo comune italiano a essersi dotato nel 2007 di uno studio idraulico che dà prescrizioni corrette alle edificazioni, così da mantenere all’interno della proprietà l’acqua piovana senza aggravare ulteriormente sulle condotte pubbliche. Finora sono stati invasati centomila metri cubi”.
Sara Salin
miriade di boccaporti, dighe e paratoie Immersa in fiumi e canali, Treviso vive sull’acqua
Il Comune ha mappato le aree soggette ad allagamento e in questi mesi ha avviato operazioni mirate Interventi a Santa Bona, San Bartolomeo, via degli Stretti
In programma ci sono la manutenzione del Fuin in collaborazione con Acque Risorgive e la realizzazione di due bacini di laminazione, assieme al Consorzio Piave, nell’area Selvatico per salvare le zone di campagna
C’è un aspetto che spesso passa in secondo piano. Treviso è città d’acqua, immersa in fiumi e canali. Una condizione naturale che ha comportato fin dalle origini uno storico approccio professionale della vita della città. Che è una vita che scorre assieme alle sue acque. “Ogni mattina – racconta Zampese – la miriade di boccaporti, dighe e paratoie di Treviso viene regolamentata. Ci sono cinquanta pa-
ratoie le cui griglie vengono pulite tutte le settimane”. Il capoluogo della Marca conta 55 chilometri di canali cittadini, dai Buranelli al Botteniga, e altrettanti di fossati. Tutti da manutentare periodicamente con costanza. Aggiungiamoci pure 25mila caditoie, che vengono pulite al ritmo di ottomila l’anno. “Nel 2023 dopo vent’anni abbiamo scavato il Cagnan. Un lavoro di concerto con il Genio
civile e i pescatori. Sono stati tolti e trasportati nel Sile tutti i pesci per creare delle secche e, a tratti, il canale è stato ripulito, aumentandone la portata. Il nuovo obiettivo? Riuscire, assieme ai comuni rivieraschi, fare la stessa cosa con il Sile”. Un’operazione che non viene effettuata dagli anni Sessanta e che consentirebbe di tutelare la ricchezza della biodiversità del fiume e del suo habitat. (s.s.)
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Il caso. Passo indietro del sindaco sui debiti lasciati per le mostre di Goldin, ma nuove accuse all’ex maggioranza
“C
hiedo scusa a Manildo”.
A due mesi dalle accuse veementi lanciate nei confronti delle opposizioni nel consiglio comunale di fine febbraio, il sindaco Mario Conte ha fatto un passo indietro. Mezzo, a dirla tutta.
Ma ricapitoliamo. Nel dibattito ai Trecento subito dopo l’annuncio del ritorno di una grande mostra firmata Marco Goldin, il Partito democratico aveva chiesto lumi sul perché l’amministrazione di centrodestra avesse atteso così tanti anni prima di riorganizzare un evento con il curatore trevigiano. Conte, dito puntato verso gli scranni dell’opposizione, aveva dichiarato: “Ascoltatemi bene. A differenza del passato, noi i contratti li firmiamo a copertura finanziaria garantita. Perché non vorrei che succedesse come è successo a me, che divento sindaco e devo continuare a pagare i debiti delle mostre precedenti o delle candidature a Capitale della Cultura dell’amministrazione precedente”. Lo abbiamo raccontato, nel numero di marzo, che l’ex sindaco Giovanni Manildo, sentendosi chiamato in causa, il giorno dopo ha preso ed è andato a trovare Conte, scoprendo di non aver lasciato debiti per le mostre e di non aver firmato contratti senza copertura finanziaria.
Nel frattempo da una parte i dem presentano un’interrogazione, dall’altra Franco Rosi (Treviso Civica) fa un accesso agli atti. E nel consiglio comunale del 29 aprile si è finalmente giocato a carte scoperte e toni ancora una volta altissimi, con Rosi che ha accusato il sindaco di aver raccontato frottole e il sindaco che gli ha dato del fenomeno.
Cultura. Consulenza per la quale, a quanto emerge adesso, non era stato stipulato alcun accordo scritto con l’allora amministrazione comunale. E, quando a Ca’ Sugana arriva il nuovo sindaco, Infinte Area prende carta e penna e rivendica la remunerazione della consulenza. Da qui le scuse e le accuse: “Mi scuso con Manildo. Le mostre di Goldin sono state pagate. Ho detto, e ho sbagliato, che i nostri dirigenti firmano contratti senza copertura. Non è vero. Ma voi non fate i contratti e questo è peggio”.
Sara Salin
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Fiere di San Luca La Lega vota Cimini e silura Acampora proposto da FdI
Che dentro il centrodestra di governo della città non siano tutte rose e fiori e che le rose abbiano più di qualche spina lo si è visto palesemente nell’ultima seduta del consiglio comunale, chiamato a sostituire la dimissionaria Jennifer Gola (Fratelli d’Italia) nella commissione per le fiere di San Luca. Il nome proposto dai meloniani, Davide Acampora, ha
“Devo fare una puntualizzazione, perché su qualcosa giustamente la mia dichiarazione poteva essere fraintesa. Manildo – ha affermato Mario Conte – non ha lasciato debiti relativamente alle mostre di Goldin”. Un debito però c’era. Una consulenza non pagata (15mila euro) con la società Infinite Area che aveva redatto il dossier della candidatura a Capitale della
ricevuto appena cinque voti. Ossia solo quelli del suo gruppo. Il resto della maggioranza (Lega e Lista Conte) ha votato e infine eletto un meloniano diverso da quello indicato, Alberto Cimini. “È l’ennesima conferma delle profonde spaccature che attraversano la maggioranza di centrodestra. Siamo ormai ben oltre le semplici divergenze: siamo di fronte a una guerra per bande”, commenta il capogruppo del Partito democratico Stefano Pelloni, che sottolinea come non si tratti di un episodio isolato. Contrasti sulla sicurezza, sui negozi etnici, tensioni fra assessori dello stesso partito. “E adesso franchi tiratori, veti incrociati e giochi di potere che paralizzano l’azione amministrativa e che raccontano come a Ca’ Sugana non ci sia più una direzione politica chiara, con la Lega che cerca di riaffermare la propria supremazia, Fratelli d’Italia che prova a guadagnare spazio e intanto Treviso resta ostaggio delle beghe di partito, con uno spettacolo continuo di faide interne e sgambetti tra alleati”. (s.s.)
Lavori in corso. Un investimento da 16,8 milioni di euro per collegare 13mila abitanti al depuratore cittadino
T
utti i cantieri aperti in città da Alto Trevigiano Servizi per la realizzazione della rete fognaria verranno completati e chiusi entro la fine di quest’anno. La notizia è stata data nel corso di una conferenza stampa a Ca’ Sugana per fare il punto su uno dei più ambiziosi e imponenti progetti territoriali e ambientali che Treviso abbia mai visto. Dai quartieri al centro storico, non c’è pezzo di capoluogo della Marca che non sia stato coinvolto. Un investimento che alla fine ammonterà a 16,8 milioni di euro per portare alla realizzazione di 15 chilometri di rete idrica e fognaria, collegando all’impianto di depurazione di Sant’Antonino la bellezza di 13mila abitanti. Con aree della città che per la prima volta nella loro storia hanno o avranno il servizio di fognatura. E altre che vedono o vedranno a breve rinnovata la rete idrica, con l’obiettivo di limitare le perdite e di salvaguardare una risorsa preziosa qual è l’acqua. Sono in tutto quattordici i can-
tieri. Lo stato dell’arte – presentato dal presidente Fabio Vettori e dal direttore generale Pierpaolo Florian assieme al sindaco Mario Conte, al vicesindaco e assessore all’ambiente Alessandro Manera e all’assessore ai lavori pubblici Sandro Zampese – si è focalizzato innanzitutto sulla Città Giardino, quadrante nordovest del centro storico dove si sta posando ex novo la rete fognaria in un contesto urbano definito delicato, oltre che densamente abitato. Una zona quindi che finora non ha mai avuto la fognatura. In contemporanea, Ats sta anche rinnovando la rete dell’acquedotto.
Nella stessa zona, in viale Cesare Battisti (dove i nuovi alberi sono già stati piantati e dove entro fine maggio si procederà con la riasfaltatura e la segnatura dei parcheggi) i lavori sono i medesimi: completamento dell’estensione della fognatura e modernizzazione delle condotte idriche.
Stessa tipologia di lavori su entrambi i fronti (allacciamento alla fognatura e acqua potabile gestita in modo più efficiente) in Fonderia, nel quartiere di San Liberale e a Ponte Ottavi, sulla cui ultimazione – con conseguente riapertura –l’assessore Zampese ha confermato i tempi del cronoprogramma, ovvero entro fine mese sarà varato
Il polo logistico di Ats è stato ingrandito grazie alla realizzazione a Montebelluna di un polo operativo costato 1,3 milioni di euro. Si tratta di un edificio a due piani a uso autorimessa, spogliatoi, servizi e infermeria, oltre a pensiline coperte per i parcheggi e nuovi piazzali esterni per il deposito materiali. Il tutto in un’area complessiva di circa settemila metri quadrati. La struttura è predisposta anche per sviluppi futuri, grazie a una zona soppalcata destinata ad accogliere ulteriori spogliatoi o ambienti funzionali. La struttura è dotata di un impianto fotovoltaico sul tetto e di sei postazioni di ricarica per auto elettriche, nella logica della filosofia sostenibile portata avanti in questi anni da Alto Trevigiano Servizi.
l’impalcato, con termine dei lavori nel mese di agosto.
Ci sono alcune zone strategiche della città sulle quali i vertici di Ats si sono soffermati. Una di queste è il Ponte della Gobba, dove la rete di fognatura è stata posata grazie
all’utilizzo dell’alta tecnologia, il microtunnelling, che ha consentito di evitare lo scavo a cielo aperto, limitando così l’impatto a livello di traffico oltre ambientale. Le altre sono le zone di via Castagnole –dove è stato realizzato un intervento anche al servizio di residenze pubbliche in fase di costruzione da parte di Ater Treviso, con l’obiettivo di migliorare l’igiene urbana e la qualità abitativa – e di via Zermanese, area soggetta all’espansione residenziale, per la quale si è provveduto grazie alle nuova rete fognaria a una gestione corretta delle acque reflue.
Uno sguardo infine agli altri cantieri. In viale Felissent manca solo l’asfaltatura finale, come pure nelle vie Amalfi, Celsi, Lazzari e Tessari. Lavori iniziati da poco in Strada la Bassa: saranno completati per dicembre. Mentre in Vicolo San Bartolomeo il cantiere verrà chiuso a settembre. Lavori ancora in corso con chiusura a fine anno per le vie Monte Cengio, Pasubio e Redipuglia.
Sara Salin
Il cantiere. La forte pioggia dopo Pasqua ha allagato anche il sottopasso bypass
Il cantiere della stazione ferroviaria continua da una parte a far penare la cittadinanza e dall’altra a far discutere la politica. La lista dei disagi è presto detta. Subito dopo Pasqua la prima forte pioggia che è scesa sulla città ha causato l’allagamento anche del bypass in sostituzione dell’inagibile sottopasso che collega con San Zeno. “Avevamo chiesto maggiore attenzione nella comunicazione ai pendolari e ai residenti, usando i totem luminosi del Comune all’ingresso della stazione, la app o il sito istituzionale. Nulla di tutto ciò è stato predisposto”, fa sapere il Partito democratico in una nota, nella quale chiede che l’amministrazione si attivi nei confronti delle persone che dormono nel sottopasso bypass. Persone che a oggi si sono spostate a dormire direttamente a ridosso del binario 1. Altra questione: il metropark. Spesso è inutilizzabile, tra giorni in cui i biglietti di ingresso si incastrano, non escono e costringono i viaggiatori a cercare soluzioni alternative, e giorni in cui (a parcheggio semideserto) i biglietti non escono perché, si legge nel display, “i posti sono esauriti”. Ancora: le persone cieche faticano non poco a orientarsi fra le continue deviazioni che
cambiano a mano a mano che il cantiere avanza. Carlotta Bazza (Pd) in consiglio comunale ha chiesto che venga predisposto un buono taxi proprio per far fronte a questo disagio. Da parte sua il sindaco a Palazzo dei Trecento, di fronte alle sollecitazioni delle opposizioni, ha affermato: “Non è che ci nascondiamo, ma non è un appalto del Comune”. Conte rivendi-
ca di aver “scritto, sollecitato, diffidato e fatto tutto quello che era in nostro potere nei confronti di Rfi ancora prima del problema del sottopasso, perché i lavori a rilento erano sotto gli occhi di tutti”. Sostenendo che il risultato ottenuto – aver fatto raddoppiare le imprese – “non è da poco”.
Sara Salin
Riceviamo e pubblichiamo la lettera arrivata alla nostra redazione a seguito dell’articolo del mese di aprile intitolato “Una stazione ferroviaria chiamata desiderio tra cantieri infiniti e intoppi effetto domino”
Gentile giornalista, ho letto il suo articolo in merito alla stazione ferroviaria di Treviso.
Sono un residente da pochi anni a Treviso e utilizzo il trasporto pubblico il più possibile, per convinzione.
A prescindere dai mezzi pubblici vergognosi e costosi che ci sono a Treviso, trovo il cantiere della stazione simile alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano (non per la qualità, ma per i tempi).
Forse è giunta l’ora di avere un Napoleone davanti a chi sta prolungando i lavori e guadagnando da anni in modo “italianesco” economicamente. Nel 1800 Napoleone aveva installato una ghigliottina in piazza per dire basta a tutto questo sistema, che non è altro che un furto basato su commissioni nascoste dietro ogni ponteggio montato, smontato, rimontato e rismontato, spostato e rimontato a qualche metro più in là.
Mi auguro che Lei possa fare un lavoro eticamente elevato per distinguersi dalla massa che raccoglie e fa parlare gli altri, senza svelare la verità che cercano di nascondere. Cordialità. (g. t.)
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Lo scorso anno la Rete delle Biblioteche Trevigiane ha registrato oltre 67mila interscambi, 140mila consultazioni digitali e 2.700 e-book scaricati dal catalogo unificato
Nei primi tre mesi dell’anno in corso c’è stato già un dieci per cento in più nella richiesta di titoli
L a Marca è una provincia che legge. Ad affermarlo sono i dati rilevati dall’ufficio cultura dell’ente del Sant’Artemio, che gestisce i servizi della Rete delle Biblioteche Trevigiane: nel 2024 sono stati registrati oltre 67mila interprestiti. E la tendenza per ora racconta che la lettura è in aumento, considerato che nel primo trimestre dell’anno in corso gli interprestiti sono già stati 19.500, ossia un dieci per cento in più rispetto alla media di 17mila degli anni precedenti.
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Al dato del 2024 vanno aggiunte le 140mila consultazioni digitali e i 2.700 e-book scaricati. Un servizio, quello offerto dalla Rete, completamente gratuito. È la Provincia di Treviso infatti a coprire le spese, movimentando i libri richiesti fra le novantadue biblioteche, gestendo il trasporto e trovando soluzioni mirate alla
razionalizzazione dei passaggi. Basta esplorare il catalogo unificato e scegliere. Dati che il presidente Stefano Marcon definisce doppiamente positivi: da un lato il buon indice di lettura, dall’altro “quello di un sistema bibliotecario provinciale in salute”. E precisa: “Sebbene l’ambito culturale rientri nelle
funzioni regionali delegate, post riforma Delrio, la nostra Provincia, nell’ambito delle sue competenze e con i mezzi a disposizione, prosegue nell’impegno per garantire gratuitamente la fruibilità dei servizi e, al contempo, venire incontro alla comunità offrendo un servizio capillare sul territorio”.
“Accomodati in poltrona, ti portiamo al mare!”. È il claim della campagna con cui Mom sta promuovendo Jesolo Express, il viaggio diretto senza alcuna fermata intermedia che dalla stazione ferroviaria di Treviso porta fino a Piazza Drago. Un servizio che si aggiunge alle linee tradizionali per il mare e che è stato già attivato in occasione dei ponti di Pasqua, del 25 aprile e del primo maggio, ma che adesso entra davvero nel vivo con l’apertura della stagione balneare. Insomma,
niente lunghe code stressanti in auto per trascorrere una giornata al mare, ma un posto su prenotazione in un autobus. “Da sempre – spiegano i vertici di Mom – è la scelta ideale per i giovani trevigiani che desiderano raggiungere il litorale in sicurezza, ma Jesolo Express è pensato per conquistare anche una clientela più adulta alla ricerca di comfort, rapidità, affidabilità e con un occhio attento alla sostenibilità ambientale”. Per garantire un viaggio più rapido, la linea sfrutta percorsi al-
ternativi in caso in traffico intenso. Cinquantotto posti a sedere, area dedicata ai passeggini, alle carrozzine e ai bagagli, ambiente climatizzato e sanificato tramite fotocatalisi, accessi USB per la ricarica dei dispositivi elettronici. La prenotazione va effettuata online entro il giorno precedente a quello della partenza, fissata per le 9 da Treviso (arrivo fissato per le 9.45) e alle 16.30 da Piazza Drago per il rientro, fissato per le 17.15. Costo del viaggio, andata e ritorno, 12,80 euro.
Arriva da Arcade il nuovo presidente dell’Avis provinciale di Treviso. Si chiama Paolo Zanatta e fino al giorno in cui l’assemblea lo ha eletto era il tesoriere dell’associazione di cui fa parte dal 1989, quando scelse di diventare donatore iscrivendosi alla sezione di Spresiano, che lo ha visto presidente per ben diciassette anni. Zanatta, che raccoglie il testimone da Stefano Pontello, guiderà per i prossimi quattro anni la compagine di oltre 31mila volontarie e volontari che nella Marca garantiscono ogni anni circa 45mila donazioni. “Sono onorato per questo incarico e pronto a svolgerlo con senso di responsabilità, impegnandomi insieme a tutto il gruppo di lavoro a proseguire in modo costruttivo sulla strada tracciata, dando priorità alle azioni
per accrescere le opportunità del dono, stimolando la sanità pubblica nel trovare soluzioni concrete per favorire la donazione, nonostante il momento complicato a causa della carenza di personale medico e infermieristico”, ha dichiarato il neopresidente, che avrà al suo fianco la vicepresidente vicaria Graziana Fuser, il vicepresidente Massimo Zabotti, il segretario Walter Tonon e il tesoriere Antonio Della Rosa. Il consiglio direttivo è invece composto da Nello Baro, Giampaolo Dal Colle, Michela Daniel, Pietro De Nardi, Stefano Fantinato, Michele Favaro, Silvano Marchesan, Mario Minato, Andrea Nardo, Alessio Pontello, Stefano Pontello, Maria Luisa Prete, Gabriella Rivaletto, Samantha Simion, Luca Tomasi, Maurizio Trevisan.
zano a Abano Terme, passando per Vigodarzere e “Conosciamo bene il territorio e le sue peculiarità urbanistiche. Questo ci permette di essere presenti, fare sopralluoghi rapidi
“Non ci sono compartimenti stagni tra chi progetta, sente di essere più rapidi, precisi e vicini ai nostri clienti. Le famiglie lo sentono: si percepisce che c’è una guida, una direzione coerente, un’attenzione Non è un “PER ristrutturare.
sizione semplice, ma potente. Dice cosa facciamo e per chi lo facciamo. È diventato un tratto distintivo,
“Chi aff ronta
strutturazione di una casa ha bisogno prima di tutto di informazioni. Il nuovo sito, insieme ai social, sarà uno spazio per parlare di bonus fiscali, tendenze, investimenti sostenibili. Sarà un modo per stare vicino alle persone, anche prima che decidano di rivolgersi a noi.” E mentre il cantiere si muove e lo showroom si anima, c’è una certezza che accompagna ogni progetto: la convinzione che la casa, per essere davvero bella, deve prima di tutto somigliare a chi la abita.
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Il presidente Luciano Greco sottolinea: “Siamo stati pionieri nell’installazione di un grande impianto fotovoltaico su tetto. Oggi manteniamo questo impegno nell’innovazione sostenendo lo sviluppo della prima Comunità Energetica Rinnovabile della Zona Industria-
sfera di circa 520 ton di CO2 ogni anno. La produzione di energia sarà condivisa tra i membri della Comunità Energetica, che includerà aziende, enti pubblici e, in futuro, anche cittadini. Le imprese insediate nella zona industriale di Padova potranno fare richiesta per accedere alla CER, usufruendo di incentivi statali. Con questa iniziativa, Padova si candida a diventare un modello na-
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di un cassone metallico con sponda idraulica. L’autonomia è di oltre 200 km e il tempo di ricarica medio è di circa 4 ore. Attualmente gli altri 11 furgoni di Cityporto sono alimentati a metano, il combustibile più ecologico disponibile sul mercato perché, fino a poco tempo fa, i mezzi elettrici sul mercato non soddisfacevano del tutto le esigenze del servizio. Cityporto oggi e ettua più di 70mila consegne all’anno, e trasporta giornalmente anche merci deperibili, per 5 supermarket nella ZTL di Padova Ma soprattutto Cityporto ha evitato l’emissione di migliaia di tonnellate di CO2 e centinaia di chilogrammi di Polveri Sottili, contribuendo a rendere più sana e vivibile la città.
Il concorso. Il bando 2025 chiude il 30 giugno, in palio un montepremi da quattromila euro
Nato nel 2015 per onorare l’opera del maestro soggettista e sceneggiatore trevigiano, morto a Roma nel 2013, il concorso è riservato ai giovani under 35 che vogliono intraprendere un percorso professionale e artistico nel grande schermo
La data della premiazione delle opere vincitrici è già stata fissata: il pomeriggio del 29 novembre al Museo di Santa Caterina
C’è tempo fino al 30 giugno per partecipare all’undicesima edizione del Concorso Luciano Vincenzoni per soggetti e musiche per film, riservato a giovani under 35 interessati a intraprendere un percorso professionale e artistico nel mondo del cinema.
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Istituito nel 2015 dall’assessorato alla cultura del Comune di Treviso per onorare l’opera del maestro soggettista e sceneggiatore – nato a Treviso il 7 marzo 1926 e morto a Roma il 22 settembre 2013 – e per mantenere viva la memoria di un trevigiano illustre che, con le sue opere, ha segnato la storia del cinema italiano, il concorso (patrocinato da Veneto Film Commission, sostenuto dal Comune e promosso dall’omonima associazione presieduta da Luciano Franchin) ha l’obiettivo di far emergere e valorizzare nuovi talenti.
Sono due le sezioni previste dal bando, che mette in palio un montepremi complessivo di 4mila euro: i soggetti e la musica. Per la prima è necessario presentare un soggetto a tema libero attinente a ogni genere cinematografico, mentre per la seconda chi concorre deve preparare un commento musicale a una sequenza del film
“Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino.
La partecipazione è gratuita (il bando e tutte le regole tecniche per la presentazione delle opere si trovano sul sito del premio) e ogni concorrente, inteso come singolo o come gruppo di due autori, può presentare un massimo di due opere: soggetti originali e inediti in lingua italiana e musiche composte espressamente per il Vincenzoni. Sono esclusi dalla partecipazione i vincitori delle due sezioni dell’edizione 2024. Una giuria di professionisti del cinema e di esponenti del mondo dell’arte, della cultura e della critica cinematografica decreterà i vincitori, che saranno premiati nel pomeriggio di sabato 29 novembre al Museo di
Santa Caterina. E in occasione dei dieci anni dalla nascita dell’Associazione Luciano Vincenzoni proprio in questi giorni ha visto la luce una pubblicazione che raccoglie le attività promosse: dal concorso nazionale con i suoi protagonisti (presidenti e componenti delle giurie, premi speciali, articoli di stampa, le locandine e i manifesti creati da Renato Casaro) alle iniziative in streaming ai tempi del Covid, dalle tavole rotonde sui grandi temi del cinema di oggi come il rapporto con l’intelligenza artificiale alla collaborazione con gli istituti superiori della città, con le associazioni e le istituzioni culturali, compresa la Mostra del Cinema di Venezia.
I segreti del Belcanto svelati da Sherman Lowe nei Pomeriggi musicali dell’Accademia Treviso Musica
Sarà lo statunitense Sherman Lowe il protagonista del secondo appuntamento dei “Pomeriggi musicali dell’Accademia”, in programma il 7 giugno alle 1 8 a Palazzo Giacomelli. Dopo la conversazione che si è tenuta il 3 maggio scorso fra la professoressa Daniela Rado, direttrice dell’Associazione Accademia Treviso Musica, e il maestro trevigiano di indiscussa fama internazionale Andrea Marcon, l’iniziativa – che gode del patrocinio del Comune di Treviso e di Confindustria Veneto Est – proporrà al pubblico un’introduzione ai segreti del Belcanto. Lowe, originario del North Carolina, ha studiato in Europa (in particolare in Italia) e negli Stati Uniti, esibendosi nei più prestigiosi teatri di entrambi i continenti. Studioso della tecnica vo-
cale, oggi vive e insegna nella Marca. In occasione del pomeriggio di Palazzo Giacomelli sarà affiancato dalla soprano greca Maritina Tampakopoulos e dalla pianista trevigiana Daniela Cenedese. La prenotazione è obbligatoria.
L’Associazione Accademia Trevi-
so Musica ha la propria sede a Villorba: è nata nel 2010 per desiderio di un gruppo di appassionati e musicisti accumunati dalla convinzione che la musica e le arti in genere rappresentino il biglietto da visita di una società, elemento connotativo e coesivo di un popolo. Fin dalla sua costituzione organizza e gestisce una vasta gamma di corsi di strumento e corali rivolti a giovanissimi, giovani e adulti. Ospita docenti di fama internazionale per numerose masterclass e organizza il Concorso Nazionale “Incontriamoci fra le note” rivolto a giovani e giovanissimi e giunto alla decima edizione. Come ultimo traguardo, l’Associazione è divenuta Centro di accreditamento delle certificazioni musicali internazionali del prestigioso Trinity College di Londra.
Dario Sottovia è il simbolo del calcio dilettantistico: 300 gol in carriera, un titolo vinto con il Conegliano e una passione inesauribile per il gol. A 35 anni corre ancora come un ragazzino, grazie a sacrifici, allenamento costante e la voglia di continuare a scrivere la sua storia
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ario Sottovia è un maestro di un’arte che nel calcio conta e non poco: il gol. Il bomber del Conegliano si ispira a Trezeguet e Higuain, è un rapace dell’area di rigore, implacabile sotto porta. La cultura del lavoro è al centro del suo mondo: sacrifici e professionalità lo hanno portato a scrivere la storia del calcio dilettantistico: “Lavoro e testa. Ogni palla, anche in allenamento, è come se fosse quella decisiva”. Il 2025 è stato l’anno del tanto atteso 300esimo gol, realizzato nella sua nuova avventura a Conegliano. Una lunga carriera quella del bomber, condita da tante piazze in cui ha lasciato il segno: Sacile, Trento, Este, Marano, fino a Mestre e Treviso, solo per citarne alcune.
capitolo indimenticabile, con l’emozione di giocare al Tenni e con una città intera che credeva nella promozione dall’Eccellenza alla Serie D. “Treviso è una piazza unica. Ci seguivano tante persone. Fu un titolo dal significato speciale. Ricordo un gol su rigore decisivo a Motta di Livenza. È un’annata che non dimenticherò mai”. Tante altre perle hanno costellato la carriera di Sottovia: “In Serie C segnai una delle mie reti più belle: uno scavetto da fuori area contro la Triestina. Il migliore in assoluto?
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Proprio a Mestre, Sottovia ha vissuto il suo unico anno da professionista, con una cavalcata incredibile culminata nella vittoria del campionato. “Quell’anno è stato irripetibile. Il gruppo era unito, c’era una passione travolgente. Ci veniva ogni giocata. Abbiamo vinto e così ho avuto l’occasione di giocarmi la Serie C. Non dimenticherò mai il mio primo gol allo Stadio Atleti Azzurri d’Italia contro l’Albinoleffe. Treviso, invece, è stata una piazza che ha segnato un altro
Una rovesciata con la maglia del Trento contro la seconda in classifica. Poi abbiamo vinto il campionato”. Oggi, a 35 anni, il centravanti sta vivendo a Conegliano una seconda giovinezza, in una squadra che crede in lui e che gli ha dato la possibilità di giocare di nuovo per vincere. “Conegliano è una piazza che ha voglia di crescere. C’è tutto quello che serve per iniziare un buon cammino. Ho sempre amato le sfide e questa è stata la scelta giusta. Volevamo vincere il campionato e ci siamo riusciti”.
Dopo tanti anni di carriera
Dario corre ancora come un ragazzino: il segreto? Una vita lontana dai riflettori e dalla movida. In più tanti sacrifici: “Non mi piacciono le discote-
che, il sabato sto a casa e vado a letto presto. Il riposo è fondamentale. Mi alleno anche in estate, corro, non mi fermo mai. Adesso mi sento benissimo, finché il fisico regge continuerò a divertirmi e a giocare per portare a casa titoli. Sono sempre stato un giocatore che gioca d’istinto, seguendo le sensazioni. Se arriva mezza palla in area, ci sono.” Detto, fatto, quest’anno Sottovia ha toccato quota 28. Eppure, dietro al suo successo, c’è anche la consapevolezza di un cammino non sempre facile, di una carriera che, nonostante i numeri impressionanti, non gli ha regalato la possibilità di calcare i palcoscenici più prestigiosi. “A 20 anni ho fatto 35 gol in Promozione, a 24 anni ne ho segnati 20 in Serie D. È strano non aver avuto una chance tra i professionisti, escluso quell’anno a Mestre. Mi sono mancate le opportunità e forse anche un po’ di fortuna. Forse ho pagato anche il fatto di essere uno schietto, che dice le cose in faccia e che pretende il massimo da tutti. Magari ad alcuni questo aspetto del mio carattere non è piaciuto”.
Il futuro del grande bomber del dilettantismo non è ancora scritto. Con la stessa determinazione che lo ha accompagnato finora, l’attaccan-
te guarda avanti e si pone un nuovo obiettivo: “Mi piacerebbe tornare in Serie D, ma solo se c’è il progetto giusto. Voglio vincere più campionati possibili, ho sempre la stessa fame dell’inizio”. Un viaggio lungo e affascinante quello di Dario Sottovia, un professionista del gol che ha segnato un’epoca nel calcio dilettantistico. Un ragazzo umile e alla mano, che
dimostra come nel calcio, oltre al talento, contano anche aspetti come la mentalità, l’impegno e la continua voglia di migliorarsi. I 300 gol in carriera non sono un caso. Oggi, la punta del Conegliano, però, non ha alcuna intenzione di fermarsi ed è deciso a continuare a scrivere nuove pagine di questa meravigliosa storia. Stefano Parpajola
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Ormai non si contano più le interviste al vetriolo che i leader dei due partiti si scambiamo, ma soprattutto non si placano le voci di “transumanze” di consiglieri leghisti, preoccupati per la propria riconferma a fronte del calo dei consensi del proprio partito, verso Fratelli d’Italia. Nel frattempo anche l’attività amministrativa, tanto in regione quanto nei territori, subisce i contraccolpi di questo contrasto: le Commissioni Consiglieri si stanno riducendo a campi di battaglia e persino nell’indicazione dei presidenti dei Consorzi di Bonifica l’eco di quanto sta accaden-
do in campo politico si fa sentire.
Alberto Stefani, segretario regionale della Lega, presidente e assessori di peso ai Fratelli con bonus di candidati sindaci delle Città Capoluogo prossime al voto? Può essere uno schema, ma proprio dai Meloniani è giunta una secca smentita: chiedono la presidenza. Per la Lega perdere la guida del Veneto potrebbe voler dire la fine di una lunga, lunghissima storia, per Fratelli d’Italia non poter annoverare, nel momento di massima forza, neppure la presidenza di un regione del nord appare inaccettabile.
Andranno divisi e useranno le elezioni come una sorta di primarie? Anche in questo caso tutto può accadere, ma
sembra un’ipotesi estremamente remota: troppo delicati gli equilibri anche di carattere nazionale per potersi permettere un approccio di questo tipo. E in tutto questo cosa accade al centrosinistra? Il tavolo degli alleati continua a incontrarsi e a parlarsi. Di nomi ne sono usciti molti, ma di ufficiali ancora nulla. Chissà che adesso, fissata la data delle elezioni, ci sia un’accelerazione. Tutta da decifrare la posizione di Azione: il partito di Calenda non ha ancora deciso come comportarsi. Sembra vogliano attendere di comprendere se vi sarà veramente una spaccatura tra Lega e Fratelli d’Italia per poi costruire un’alleanza con gli stessi leghisti e magari Forza Italia. Staremo a vedere.
Verso le elezioni. A pochi mesi dal voto centrodestra e centrosinistra sono tutt’altro che pronti
Il Conclave per eleggere Papa Leone XIV è stato decisamente veloce nonostante il numero record di cardinali da mettere d’accordo. Niente a che vedere con quello che sta accadendo dentro i partiti e le coalizioni per la scelta del candidato presidente della Regione Veneto. Il prossimo autunno, così ha chiarito il Consiglio di Stato, si andrà alle urne, ma al momento tanto il centrodestra quanto il centrosinistra sembrano tutt’altro che pronti.
CASA CENTRODESTRA, BRACCIO DI FERRO PER LA LEADERSHIP
Partiamo dal centrodestra che, numeri alle mano, parte ovviamente da favorito. L’impossibilità per Luca Zaia, il presidente più amato d’Italia, di ricandidarsi ha aperto una voragine. Non tanto, o quantomeno non soltanto, perché non ci siano candidati alla sua altezza, quanto per la sintesi che il suo nome è in grado di produrre. In buona sostanza: senza Zaia, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia rivendicano tutti la presidenza.
In qualche dichiarazione maggiormente aspra qualcuno arriva persino a dire che l’alleanza di centrodestra non sarebbe scontata e che i partiti che la compongono potrebbero addirittura arrivare a correre l’uno contro l’altro. Questo però appare uno scenario improbabile: troppi gli equilibri, compresi quelli di Go-
verno, che impongono agli alleati di stare tutti insieme.
Estremamente rappresentative del clima che si sta vivendo in casa centrodestra le parole di un big come il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Alberto Villanova: “La decisione del Consiglio di Stato sgombra definitivamente il campo dai dubbi. Per noi, comunque, il punto è mai stato il quando, ma il come. I Veneti si attendono e sperano di essere governati da un presidente che dia continuità al buon governo di Luca Zaia, lui per noi sarà sempre il Doge. Grazie alla compattezza ritrovata con il lavoro di Alberto Stefani, schiereremo tra le nostre fila gli amministratori più capaci e radicati sul territorio. Siamo pronti, prontissimi quindi, per la prossima campagna elettorale e per difendere la nostra linea del Piave”. Dove per “linea del Piave” la Lega intende proprio il mantenere la presidenza del Veneto. Il numero uno di Fratelli d’Italia in Veneto, il Senatore Luca De Carlo però non ci sta: “l’indiscrezione secondo cui il Veneto sarebbe stato assegnato alla Lega è priva di fondamento. Una bugia. Probabilmente con una strategia alla base: più ripeti e diffondi una cosa falsa e più matura il convincimento che sia vera. Ma non è così. Siamo il partito maggioritario non solo a livello nazionale, ma anche a livello veneto e quindi avremo un ruolo importante
nella scelta e nell’individuazione del migliore candidato presidente della Regione”. Staremo a vedere se i tavoli romani dirimeranno la questione e se il futuro del Veneto, alla fine, si deciderà nella Capitale sopendo che, pronto a scattare, c’è anche Forza Italia con il suo leader regionale, Flavio Tosi pronto a candidarsi.
ALLA RICERCA DI UN CANDIDATO
Nel centrosinistra continuano gli incontri del tavolo di coalizione, ma di nomi del candidato, nel momento in cui scriviamo, ancora non se ne vedono. O meglio: se ne vedono molti, ma sono tutti frutto di indiscrezioni, rumor o supposizioni. Nello spe-
cifico sono stati passati in rassegna, senza successo, la scienziata Antonella Viola, l’ex sindaco di Vicenza, Achille Variati, l’attuale capogruppo PD, Vanessa Camani, la consigliera regionale PD vicentina, Chiara Luisetto. E la lista potrebbe continuare. Fatto sta che al momento il nome che tenga insieme i partiti che fanno parte della coalizione e le diverse anime all’interno degli stessi, ancora non si vede. Chiaro in questo senso il pensiero del segretario regionale del Pd, il senatore Andrea Martella: “Il lavoro del centrosinistra veneto prosegue in modo unitario, con il massimo della condivisione tra tutte le forze della coalizione. E non solo perché l’unità è un valore assoluto tanto per il
PD quanto per la coalizione, ma anche come precisa scelta politica. Nessuno strappo, nessuna polemica, a differenza di quello che vediamo succedere tutti i giorni in casa del centrodestra: il nostro è un confronto serio, rispettoso e concentrato sull’obiettivo comune. E cioè costruire un’alternativa credibile e vincente al governo della destra, dopo trent’anni di potere ininterrotto. Stiamo riflettendo insieme su diversi profili e su persone di qualità, in grado di interpretare con autorevolezza la sfida che stiamo costruendo. Una sfida che non è una spartizione tra partiti come invece vediamo nel centrodestra. È una sfida sulle idee, sui progetti, sui problemi da risolvere”. Staremo a vedere.
Il dibattito. Acceso confronto fra maggioranza e opposizione sulla manovra di intervento
L ’emergenza abitativa in Veneto, alla quale abbiamo dedicato il nostro approfondimento tematico il mese scorso, irrompe in consiglio regionale con tutte le sue contraddizioni e criticità e infiamma il dibattito politico. In occasione dell’esame del disegno di legge “Ordinamentale 2024, che contiene una serie di semplificazioni delle norme su trasporti, navigazione, edilizia residenziale pubblica, ambiente, difesa del suolo, la discussione si è concentrata in particolare sull’emergenza abitativa, per la quale i consiglieri di minoranza hanno chiesto una maggiore attenzione e risorse. Anna Maria Bigon, del Partito Democratico, ha seguito i lavori della seconda commissione che aveva messo a punto il provvedimento e osserva: “Sono emerse alcune implicazioni che non sono solo di natura sem-
plificativa che richiederebbero un maggiore coinvolgimento della commissione consiliare competente, il cui parere è fondamentale. Non può bastare una relazione annuale. Abbiamo un patrimonio di edilizia residenziale pubblica ormai vetusto, che va recuperato. Bisogna assolutamente intervenire sulla parte non utilizzata, da ricostruire in base a criteri socialmente utili e sostenibili, attraverso piani di rigenerazione urbana, con particolare attenzione alle fasce più fragili della popolazione”. In consiglio Renzo Masolo, di Europa Verde, mette l’accento sulla alienazione del patrimonio erp per recuperare altri alloggi: “Significa svilire, svendere un patrimonio necessario per far fronte alle necessità abitative delle fasce più fragili della popolazione. Serve una riforma dell’edilizia residenziale pubblica”.
I lettori ci scrivono dopo il nostro approfondimento
La capogruppo Pd Vanessa Camani è drastica: “Questo provvedimento, che tocca una serie di diverse materie, vede tra i nodi cruciali il fronte delle politiche abitative. Con risposte che, in assenza di efficaci modifiche normative, sono destinate a non risolvere l’attuale e dilagante situazione emergenziale. Stanno aumentando i bisogni, ma le risorse rimangono invariate. Addirittura, il patrimonio abitativo
pubblico si riduce, con richieste quasi quotidiane di alienazione da parte delle Ater. I casi di emergenza abitativa stanno infatti aumentando ovunque, soprattutto a causa dei tagli dei sostegni voluti dal governo, sia per quanto riguarda il Fondo affitti che quello per le morosità incolpevoli.
Una riduzione che ha un impatto rilevantissimo, non solo per gli indigenti ma, a macchia d’olio, per la fascia media con un solo lavoratore. Non basta aumentare il numero di alloggi per emergenze abitative, togliendoli a quelli destinati all’edilizia popolare. Si cambi strategia, - conclude Camani - creando invece un fondo straordinario al quale i Comuni possono attingere nei casi di emergenza”.
Elena Ostanel, di Veneto che Vogliamo, aggiunge: “Sulla casa
“Rispetto della legalità, recupero dell’esistente e spazio al libero mercato per attrarre gli investitori”
Dopo aver letto la nostra inchiesta “Dentro la notizia” dedicata all’emergenza abitativa un lettore ci scrive per offrire un contributo interessante al dibattito su un tema molto sentito e sempre attuale. Ecco la sua lettera
Gentile direttore, ho letto con vivo interesse l’approfondimento riguardante il diritto alla casa e la carenza di immobili in affitto in alcuni comuni della Marca. Vorrei offrirLe un breve spunto dal punto di vista di chi, come me, sarebbe disposto a investire nel mercato immobiliare locale, anziché destinare capitali alla finanza internazionale.
Pur avendo condotto analisi accurate e individuato scenari economicamente sosteni-
bili, ho sempre rinunciato a procedere per un motivo preciso: l’incertezza normativa. L’impossibilità di tutelare il proprietario di fronte a inquilini morosi, spese condominiali inevase o danni non risarciti rappresenta un rischio inaccettabile per chi investe con serietà.
Non credo di essere un caso isolato: molti potenziali investitori si tengono alla larga da un sistema che, nel tentativo di tutelare i più fragili, finisce per scoraggiare chi potrebbe
contribuire ad aumentare l’offerta abitativa. Ritengo che una misura chiave potrebbe essere rendere certo e rapido il ripristino del diritto in caso di inadempienza contrattuale. In parallelo, sarebbe auspicabile incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, magari prevedendo sgravi fiscali o agevolazioni per gli affittuari che accettano contratti legati alla ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile. Questo approccio potrebbe dare nuova vita a interi quartieri
non è possibile che manchi, in discussione generale, l’assessore regionale competente. Serve una riforma seria, organica, dell’edilizia residenziale pubblica. Circa novemila veneti sono in attesa della casa e manca una strategia dell’Esecutivo regionale per mettere mano agli immobili vetusti. Non serve, non paga, l’alienazione di alloggi per ristrutturarne altri. Proponiamo che una percentuale di alloggi erp venga riservata agli under 35”. Andrea Zanoni, di Europa Verde, chiede piani che consentano una valutazione complessiva della situazione abitativa, provincia per provincia, comune per comune. Arturo Lorenzoni vede la necessità di uno strumento diverso e invita a “lavorare e investire su progettualità specifiche per valorizzare il patrimonio”.
senza ulteriore consumo di suolo. Infine, credo sia opportuno riflettere su quanto l’edilizia pubblica, pur animata da buone intenzioni, abbia spesso prodotto quartieri degradati e poco vivibili. Lasciare spazio al libero mercato, purché regolato con equilibrio, potrebbe rivelarsi molto più efficace nel garantire un’offerta abitativa variegata e dignitosa.
Cordialmente, AB
La consultazione. Si vota l’8 e il 9 giugno, per la validità è necessario raggiungere il quorum
L ’appuntamento con le urne è per l’8 e il 9 giugno: i cittadini saranno chiamati ad esprimersi su cinque quesiti referendari, quattro dedicati al mondo del lavoro e uno ai tempi per il riconoscimento della cittadinanza. Come sempre in Italia si tratta di referendum abrogativi, quindi si vota sì per cancellare e cambiare delle leggi in vigore mentre con il no rimane tutto come è. La validità è legata alla partecipazione degli elettori perché la consultazione sarà valida solo se verrà raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Nei comuni con più di 15 mila abitanti nei quali si è votato per le amministrative il 25 e 26 maggio il referendum potrebbe coincidere anche con l’eventuale ballottaggio. Sarà decisivo anzitutto il dato per l’affluenza e nelle ultime settimane si moltiplicano gli appelli e le prese di posizione. I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle ore 15.
Il cuore del referendum 2025 bat-
te su due fronti: il lavoro e la cittadinanza. I primi quattro quesiti, infatti, si concentrano su aspetti critici del mondo del lavoro, quali licenziamenti, contratti a termine e responsabilità negli appalti. Il quinto quesito, invece, affronta la questione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri.
Il primo quesito, in particolare, propone l’abrogazione delle regole introdotte dal Jobs Act nel 2015, che disciplinano i licenziamenti illegittimi, chiedendo se si vuole tornare a una maggiore possibilità di reintegro del lavoratore. Attualmente nelle aziende con più di 15 dipendenti è previsto un indennizzo economico tra le 6 e le 36 mensilità di stipendio. Se la norma attuale venisse abrogata sarebbe di nuovo possibile il reintegro della persona nel posto di lavoro, oltre al risarcimento economico. Il secondo quesito riguarda l’abolizione del tetto massimo all’indennità per i lavoratori delle piccole imprese licenziati senza giusta causa, permettendo
al giudice di decidere l’indennità senza limiti imposti. Con questa riforma non ci sarebbe più il limite delle sei mensilità e l’indennità andrebbe stabilita da un giudice sulla base di una serie di criteri sulla gravità della violazione ma anche la situazione familiare e la posizione economica dell’azienda.
Il terzo quesito mira a eliminare le norme che limitano la durata e le proroghe dei contratti a termine, e le motivazioni necessarie all’assunzione, chiedendo se si vuole obbligare le aziende a motivare sempre l’uso del contratto a termine. Oggi questi contratti possono essere stipulati fino a 12 mesi senza che un datore di lavoro debba indicare un motivo specifico. Il quarto quesito riguarda la sicurezza sul lavoro, chiedendo se si vuole reintrodurre la responsabilità anche per il committente in caso di infortuni causati da rischi specifici dell’appaltatore. Il quinto quesito, infine, affronta la questione dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri, chiedendo
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se si vuole ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza necessario, anche se già adesso sono necessari ben più dei dieci anni previsti. Votando sì si cancella la legge el 1992 con cui si è alzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia per poter presentare la domanda di cittadinanza. Non vengono modificati invece gli altri requisiti per ottenere la cittadinanza italiana, come conoscere l’italiano, avere un reddito stabile e non avere commesso reati.
Naturalmente le posizioni dei partiti differenziate. I partiti di governo, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega sono per l’astensione, Noi Moderati invece invita comunque gli elettori ad andare alle urne e a
votare no. Mobilitati per cinque sì invece il Partito Democratico insieme alle altre forze di sinistra. Il Movimento 5 Stelle distingue e invita a votare sì per quattro quesiti sul lavoro mentre lascia libertà di scelta sul tema della cittadinanza. Sul fronte sindacale la Cgil, tra i principali promotori dei referendum, in particolare quelli relativi al lavoro, invita perciò ad andare alle urne e a votare 5 sì, ponendo un forte accento sulla necessità di rafforzare la tutela dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro. Posizione opposta, infine, quella della Cisl che boccia i quattro quesiti sul lavoro ritenendo che potrebbero avere effetti dannosi proprio sui lavoratori. L’ultima parola ora tocca agli elettori.
S
ul fronte delle energie rinnovabili il Veneto è sempre stato all’avanguardia, fin dai tempi dei primi impianti fotovoltaici sui tetti di abitazioni e aziende. Ora la nostra regione fa un balzo in avanti anche nella partita delle Comunità energetiche rinnovabili che si stanno via costituendo, nonostante le difficoltà e la burocrazia che accompagna le soluzioni innovative. Infatti in Veneto ci sono già 73 Cer, il 10 per cento del totale nazionale, con una capacità produttiva di 12,75 Megawatt di elettricità dal sole e benefici per chi ne fa parte. Ma cosa sono le comunità energetiche? Sono organizzazioni formate da soggetti privati, aziende e enti pubblici che si mettono insieme per condividere l’energia prodotta da impianti di energia rinnovabile. Oltre ai vantaggi sotto il profilo ambientale e di ottimizzazione della rete le comunità energetiche consentono di ricevere un incentivo dallo stato che poi viene suddiviso tra i partecipanti.
Attualmente in Veneto esistono diverse iniziative locali, ma molte di esse hanno difficoltà a entrare in contatto con cittadini e imprese interessati a partecipare. Allo stesso modo, chi vorrebbe aderire a una Cer spesso non dispone di un canale semplice ed efficace per individuare quella più adatta alle proprie esigenze. Inoltre, le informazioni sulle comunità energetiche sono spesso sparse su più fonti e non sempre coerenti tra loro. Non da ultimo, la costituzione di comunità energetiche necessita di competenze tecniche che rendono la fase di avvio assai complessa e impegnativa da portare a termine.
Ed è stata proprio la frammentazione delle informazioni e la mancanza di un canale centralizzato ad ostacolare la diffusione e l’aggregazione di queste iniziative.
Per superare queste criticità sia a livello informativo che organizzativo la Regione Veneto ha lanciato VenetoVerdeEnergia.it, un
portale pensato per dare impulso alle Comunità Energetiche Rinnovabili e agevolare la transizione verso un modello energetico più sostenibile. L’intenzione è quella di colmare il divario tra chi desidera partecipare a queste realtà e le stesse comunità, rendendo più semplice l’accesso a informazioni chiare e coordinate.
“Le comunità energetiche,spiegano gli esperti - rappresentano un modello innovativo che vede la collaborazione tra cittadini, imprese ed enti pubblici per condividere l’energia prodotta da impianti rinnovabili. Questo approccio, oltre a offrire evidenti benefici ambientali, consente di ottenere incentivi statali, contribuendo al miglioramento della rete elettrica e alla riduzione dei costi per i partecipanti. L’obiettivo è chiaro: creare un ecosistema in cui ogni cittadino possa sentirsi parte attiva di un futuro energetico sostenibile, contribuendo in modo diretto alla crescita e al consolidamento delle comunità
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energetiche sul territorio veneto”.
La consultazione del portale è semplice: basta inserire il proprio indirizzo per sapere quali sono le Cer attive in zona e avere i riferimenti per contattarle direttamente. Inoltre le comunità energetiche che si iscrivono al portale possono ampliare la propria rete di produttori e consumatori, favorendo così la crescita del modello di condivisione dell’energia rinnovabile. Questo strumento
non solo favorisce il dialogo e lo scambio tra le diverse realtà, ma rappresenta anche un incentivo per le stesse comunità energetiche che possono farsi conoscere e trovare sia nuovi produttori che consumatori. In queste settimane la Regione sta organizzando anche una serie di incontri pubblici per spiegare appunto cosa sono le Cer e quali potenzialità di risparmio offrono anche per i piccoli consumatori.
La statistica. I dati del censimento permanente della popolazione
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In tutto il Veneto nascite in costante calo, sono il 30% in meno rispetto a 25 anni fa
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L’intervista. Emanuele Apostolidis, autore del fumetto che è diventato una serie di successo tra i giovanissimi
I n un panorama editoriale sempre più affollato, trovare fumetti capaci di intrattenere i più giovani senza rinunciare a qualità narrativa, contenuti educativi e un pizzico di profondità emotiva è diventata una vera e propria impresa. Ma “Paleo Stories: Estinzione” (BeccoGiallo Editore, 2025), terzo volume della serie a scritta da Emanuele Apostolidis, ci riesce con naturalezza sorprendente. La saga dei Paleo Hunters è un mix ben calibrato di avventura, fantascienza, amicizia e paleontologia, pensato per lettori tra i 8 e gli 12 anni ma capace di conquistare anche i genitori più esigenti. Con il terzo volume la storia entra in una fase più complessa e avvincente, mentre cresce l’interesse intorno a un franchise che non si limita alle pagine disegnate: Apostolidis sta infatti portando Paleo Stories in tour nelle scuole e nei festival, coinvolgendo centinaia di bambini in laboratori, letture e attività educative.
Abbiamo incontrato Emanuele per farci raccontare la genesi del progetto, i segreti dietro la scrittura per bambini e le nuove sfide che aspettano i suoi giurassici protagonisti.
Emanuele, come nasce “Paleo Stories”? Qual è stata la scintilla iniziale che ti ha portato a raccontare storie a fumetti per bambini sulla paleontologia?
L’idea di Paleo Stories nasce assieme alla paleontologa Elena Ghezzo. Elena voleva trovare un modo per divulgare il suo lavoro ancora molto sconosciuto e che spesso si confonde con un’altra figura professionale come quella dell’archeologo. Un altro degli obiettivi principali di Elena era far conoscere questo lavoro anche ad un pubblico femminile e far capire che non è un lavoro solo maschile. Elena mi invitò a visitare la grotta di Veja a Verona, luogo in cui stava svolgendo uno scavo. Andai alla grotta con moglie, figlia e disegnatrice al seguito. Fui subito folgorato dall’esperienza tanto che, una volta tornato a casa, il primo volume di Paleo stories si scrisse quasi da solo. Ci misi dentro tutta quella meraviglia che Elena era riuscita a farmi apprezzare,
dal guano di pipistrelli fino ai resti fossili del Museo di Paleontologia. Nel primo volume l’ingresso dei protagonisti in grotta ricalca quasi fedelmente quell’esperienza (tolto ovviamente l’incontro ravvicinato con lo Smilodonte).
Come si scrive una storia per bambini dagli 8 ai 12 anni senza mai cadere nella banalizzazione o negli stereotipi?
Non è mai facile scrivere una storia per bambini perché per farlo bisogna tornare ad esserlo. Ad esempio per scrivere Paleo Stories ho dovuto ricordare quello che da bambino mi piaceva del mondo della preistoria come i nomi dei dinosauri o le abitudini alimentari di molti di loro. E poi amavo le storie di avventura e di esplorazione come i Goonies. Ecco Paleo Stories nasce come un incrocio tra i Goonies e Jurassic park.
Estinzione è il terzo volume di quello che ormai sta diventando a tutti gli effetti un franchise: hai mai pensato di lavorare anche a una serie tv o a un film di Paleo Stories? Nel caso, a chi lo faresti dirigere?
Il successo di Paleo Stories ci ha sorpreso tutti. È stato ed è veramente bello continuare ad incrociare bambini (e tantissime bambine) che sanno quasi a memoria i primi due volumi. Una serie tv animata sarebbe veramente un sogno che si realizza e sia i personaggi che la storia si presterebbe benissimo ad una rappresentazione grafica di quel genere! Visti i film che ti ho citato prima dovrebbe per forza di cose dirigerla Steven Spielberg :))
Quali sono le sfide principali nel creare personaggi e trame che sappiano divertire, educare e stimolare la fantasia dei più piccoli?
Creare personaggi è forse la parte più difficile, perché influenzano di conseguenza poi tutta la storia. I personaggi, infatti, devono avere caratteristiche tutte diverse tra loro in modo che poi diventino utili all’occorrenza.Tali caratteristiche devono poi essere facilmente riconoscibili e utili anche l’immedesimazione del lettore che si deve ritrovare in uno o in tutti i personaggi della storia.
In Paleo Stories Gei è appassionata di paleontologia, Nara ha la passione per la tecnologia, Phil ama i videogiochi e le serie TV, mentre Mila è ribelle, modaiola e giornalista. Tutte queste caratteristiche hanno una funzione ben precisa nell’arco della storia e ce l’avranno anche nell’evoluzione e la crescita del personaggio. Ovviamente poi bisogna tradurre la descrizione in disegno e Michela Peloso (la disegnatrice dei primi due volumi) è stata molto brava a creare personaggi riconoscibili e simpatici. Come altrettanto brava è stata Blu Pieraccioli nel creare i nuovi “cattivi” del terzo volume adattandosi allo stile dei primi volumi.
Chi ha figli sa che i bambini adorano i dinosauri: dopo 3 volumi di Paleo Stories hai capito il perchè? E, soprattutto, come riesci a conciliare il dato scientifico con l’invenzione narrativa?
La scienza è estremamente affascinante e ogni volume di Paleo Stories nasce da una curiosità scientifica che Elena mi ha raccontato. Il secondo volume nasce dal racconto di Elena sulla leggenda degli unicorni e dei ciclopi, il terzo nasce dalla scoperta che gli squali piccoli vivono in delle specie di nursery. Queste curiosità scientifiche sono il cuore del progetto PAleo Stories perché non è solo un fumetto di avventura, ma soprattutto di divulgazione in cui le nozioni scientifiche sono metodo anche di risoluzione delle problematiche o veicolo di inclusione sociale. In tutti e tre i volumi sono presenti gli inserti che approfondiscono sia il lavoro del paleontologo che le nozioni scientifiche trattate nella storia. Nei primi volumi abbiamo inserito anche un elenco di musei da visitare e in coda al volume c’è ogni volta un’intervista ad un paleontologo diverso (dai paleobotanici fino ai paleo artisti). Insomma Paleo Stories è un libro a fumetti avventuroso, ma con un carattere estremamente scientifico e divulgativo che lo differenzia da altre serie per ragazzi presenti in commercio.
Il terzo volume segna un nuovo passo nella saga: puoi raccon-
tarci in che direzione si sta evolvendo la storia e quali novità ci aspettano?
“Estinzione” chiude una prima parte della saga, in cui si scopre un po’ di più il mistero della madre della protagonista. Con l’editore abbiamo già ipotizzato una seconda trilogia di volumi che tratterà tematiche diverse. Il primo volume era ambientato in grotta, il secondo tra i ghiacci e il terzo in mare. Il quarto volume di sicuro sarà ambientato in cielo, vista anche la scoperta che una parte dei dinosauri si è evoluta nei nostri uccelli.
Hai introdotto nuovi personaggi o tematiche nel terzo volume?
Qual è stato il feedback dei lettori più giovani?
Il terzo volume parla principalmente dell’importanza degli oceani e delle balene come grandi equilibratori della vita sulla Terra.
Tocca anche la tematica dell’amicizia e della fedeltà.
Sei uno sceneggiatore molto prolifico: stai lavorando su qualche altro progetto?
Mi sto divertendo molto a scrivere serie per ragazzi, in Estate sempre per Becco Giallo ne esce una nuova del titolo: Archeo Tales. E’ una serie che ricalca un po’ la struttura di Paleo stories solo con al centro il mondo dell’archeologia al posto della paleontologia. La storia ha un’ambientazione più fantasy ed è infatti ambientata in un mondo dove
è vietato studiare il passato e i ragazzi-protagonisti del volume dovranno riuscire a risvegliare i miti per far riscoprire il passato. Ma non ti racconto ulteriori dettagli perché altrimenti rischio di spoilerare troppo, ti lascio la curiosità per la prossima intervista. Giacomo Brunoro
• Chi è Giacomo Brunoro Classe ’76, padovano, si occupa di comunicazione, editoria e di eventi ad alto impatto culturale. È direttore editoriale di LA CASE Books, presidente di Sugarpulp e consigliere della Veneto Film Commission. Up the irons!
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Un drastico calo dei ricoveri pediatrici in Veneto. Cos’è successo? La risposta risiede in una campagna di immunizzazione senza precedenti contro il virus respiratorio sinciziale (VRS), che ha portato a risultati sorprendenti. Presentati a Padova, dati mostrano un significativo miglioramento nella gestione delle infezioni respiratorie nei bambini, grazie all’uso dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab. L’assessore alla Sanità e al sociale, Manuela Lanzarin, ha illustrato i risultati della campagna durante un evento tenutosi il 28 aprile presso l’Azienda Ospedale Università di Padova. “Abbiamo assistito a una riduzione del 74% dei ricoveri e dell’83% dell’occupazione delle terapie intensive neonatali”, ha dichiarato Lanzarin. Questi numeri rappresentano un traguardo straordinario per la sanità pubblica veneta, che ha visto ricoveri passare da 1.003 nella stagione 2023/2024 a soli 260 nella stagione 2024/2025. La chiave di questo successo è stata la somministrazione del Nirsevimab, un anticorpo monoclonale disponibile in Veneto da novembre 2024. Questo trattamento ha immunizzato l’83,5% dei nati tra novembre 2024 e marzo 2025, e il 70,5% dei nati da gennaio a ottobre 2024. Grazie a questa strategia, le giornate di degenza sono diminuite del 78% rispetto al triennio 2021-2024. Il successo della campagna è stato possibile anche grazie a un’ef-
ficace comunicazione e collaborazione tra famiglie, pediatri e professionisti sanitari. “Un ringraziamento doveroso va a tutti i professionisti che hanno collaborato al raggiungimento di questo importantissimo risultato”, ha sottolineato Lanzarin. La campagna ha raggiunto capillarmente tutti gli interessati, dimostrando l’importanza di un approccio integrato nella sanità pubblica. Nella Pediatria dell’Azienda Ospedale Università di Padova, gli accessi al Pronto soccorso per bronchite nei bambini sotto un anno sono scesi da 123 a dicembre 2023 a soli 10 a dicembre 2024. I ricoveri pediatrici per bronchite acuta da VRS sono passati da 73 nel 2023-2024 a 9 nel 2024-2025. Questi dati evidenziano l’efficacia della prevenzione, soprattutto considerando che per la bronchiolite causata dal VRS non esiste una terapia specifica, se non l’ossigeno in ospedale. La prevenzione si conferma l’unico strumento efficace contro il VRS, un’infezione che, se contratta nei primi mesi di vita, può contribuire allo sviluppo dell’asma. Ogni anno, tra novembre e aprile, si registravano in Veneto oltre 90 ricoveri, soprattutto nei lattanti sotto i sei mesi. Grazie alla campagna di immunizzazione, questi numeri sono drasticamente diminuiti, migliorando la qualità della vita dei bambini e riducendo il carico sulle strutture sanitarie. Anna Bergantin
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Cadute in casa: dieci video dell’Ulss 2 per la sicurezza degli anziani
Le cadute domestiche sono tra le principali cause di infortunio tra gli over 65. Solo nel 2024, il 19% degli anziani trevigiani ha dichiarato di essere caduto almeno una volta: circa 40.000 persone. Una su cinque ha riportato fratture, una su tre ha avuto bisogno di cure mediche. Lo evidenzia il sistema di sorveglianza “Passi d’Argento” dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, che monitora i dati relativi alla salute degli over 65 sul territorio.
Per prevenire questi incidenti, l’Ulss 2 e l’Ulss 1 Dolomiti hanno realizzato una serie di dieci video-pillole educative, ora disponibili sulla WebTV dell’Ulss 2 (https://webtv.aulss2.veneto.it/video/elenco/categoria/0/tag/8). Ogni video fornisce indicazioni pratiche e semplici da seguire, pensate per aumentare la sicurezza in casa e ridurre i rischi di caduta.I temi spaziano dal corretto modo di alzarsi dal letto o da una sedia, alla rimozione di tappeti o ostacoli, fino all’organizzazione sicura degli ambienti domestici, in particolare bagno e cucina. I contenuti sono rivolti non solo agli anziani, ma anche ai loro familiari e caregiver.
L’iniziativa fa parte del Piano di Prevenzione Regionale e Aziendale, inserita nel programma “7 PASSI”, che coinvolge i 94 Comuni del territorio dell’Ulss 2. L’obiettivo è sostenere l’invecchiamento attivo e l’autonomia degli over 65, riducendo gli infortuni in ambito domestico. I video sono stati realizzati con la supervisione di personale sanitario qualificato e rappresentano uno strumento gratuito, concreto e accessibile per promuovere la cultura della prevenzione. Per facilitarne la diffusione, i video possono essere visualizzati anche da smartphone e tablet, consentendo così un accesso semplice e immediato da parte degli utenti, ovunque si trovino. La campagna informativa sarà inoltre promossa anche tramite i medici di medicina generale, le farmacie e i servizi sociali comunali.
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Direttore Sanitario: Dott. Stefano Puggina
Disagio. Il 75% dei minorenni beve alcol, il 24% assume psicofarmaci senza ricetta: dati preoccupanti
In occasione della Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti, lo IOV-IRCCS rilancia l’impegno a favore di una cultura della donazione consapevole. Un gesto di altruismo che, negli ultimi tre anni, si è tradotto in numeri concreti: 24 donazioni di tessuto vascolare da vivente, 13 donazioni di organi utilizzati su 28 potenziali donatori valutati, 348 donazioni di tessuti oculari, 22 donazioni multitessuto, tra cui 16 di cute.
Ma il dato più rilevante arriva dalla sede IOV di Castelfranco Veneto, dove ad aprile sono stati effettuati due prelievi di organi da donatori a cuore fermo (DCD, Donor after Cardiac Death). È la prima volta che una struttura ospedaliera “spoke” in Veneto riesce a portare a termine con successo questa delicata procedura. Il risultato è frutto di una sinergia tra lo IOV, l’Azienda Ulss 2 Marca Trevigiana, l’Azienda Ospedale-Università di Padova (AOPD), l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e il Centro Regionale Trapianti del Veneto.
“Donare significa offrire una nuova possibilità di vita – commenta Maria Giuseppina Bonavina, direttore generale dello IOV –. È un atto di solidarietà e consapevolezza che trasforma il dolore in speranza. I numeri ci dicono che la strada è quella giusta: continueremo a lavorare per diffondere informazioni corrette, affinché ogni cittadino possa fare una scelta consapevole”.
Nel 2024 la percentuale di opposizione alla donazione dei tessuti oculari è stata del 30,1%, un dato che conferma la disponibilità delle famiglie, chiamate a decidere in un momento di grande fragilità emotiva. Le richieste vengono infatti formulate dai sanitari del Coordinamento Ospedaliero Trapianti subito dopo il decesso.
A Castelfranco, il coordinamento è affidato alla dottoressa Claudia Pietropaoli, che segue le donazioni dei pazienti de-
ceduti all’ospedale San Giacomo Apostolo. “Monitoriamo i casi di celebrolesione acuta e gestiamo anche le donazioni di vene safene da vivente. La formazione del personale sanitario è continua, perché la qualità dell’intervento è decisiva. Insieme ad Aido, portiamo avanti attività di sensibilizzazione soprattutto nelle scuole”.
In occasione della Giornata nazionale, IOV e AIDO Treviso hanno organizzato un punto informativo nel centro di Castelfranco. Presente anche la professoressa Patrizia Maschi, referente provinciale Aido per le scuole. Un’iniziativa rivolta soprattutto ai giovani, per seminare consapevolezza e responsabilità civile.
Paola Bigon
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Il Veneto in prima linea contro gli attacchi informatici
La Regione del Veneto si afferma come punto di riferimento nazionale nella difesa del settore sanitario dalle crescenti minacce informatiche. È quanto emerso oggi durante il convegno “La minaccia cibernetica al settore sanitario - strategie e strumenti per la sicurezza digitale”, tenutosi all’Auditorium Padiglione Rama di Mestre, con la partecipazione di figure istituzionali e tecniche di primo piano come Bruno Frattasi, Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, e l’Assessore regionale all’Agenda Digitale, Francesco Calzavara. Cuore pulsante di questa strategia è il CERT Regionale (Computer Emergency Response Team), istituito nel 2023 e sostenuto da un investimento complessivo di 26 milioni di euro, di cui 16 a carico della Regione e 10 provenienti da fondi statali e dal PNRR. Il progetto coinvolge 13 aziende sanitarie e società in-house con l’obiettivo ambizioso di formare oltre 70mila dipendenti pubblici, rendendo le strutture sanitarie del Veneto più resilienti agli attacchi informatici. «Non bastano le macchine, non bastano le idee. Servono le persone», ha sottolineato Calzavara nel suo intervento, richiamando la centralità delle competenze umane nella difesa dei dati sensibili, in particolare quelli legati alla salute. Oltre al CERT, la Regione sta investendo su altri due fronti: il Polo Strategico Regionale (PSR) per la migrazione sicura al cloud degli enti pubblici (oltre 10 milioni di euro) e la rete quantistica per la cybersicurezza, sviluppata in collaborazione con CAV S.p.A. e l’Università di Padova, che posiziona il Veneto tra i protagonisti europei nel campo della crittografia quantistica, in linea con il programma EuroQC. «La cybersicurezza – ha concluso Calzavara – non è più un affare solo per tecnici. È una responsabilità collettiva che deve unire pubblico, privato e istituzioni per garantire protezione e fiducia nei servizi digitali. Il diritto alla salute passa anche dalla tutela del dato.»
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Limena
produrre energia nell'agosto di quest'anno. misti (comuni e famiglie).
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