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Al “Ca’ Foncello” apre la “stanza rosa” per accogliere le donne vittime di violenza

Corsa alle regionali

Ormai basta una mezza dichiarazione e i piani in vista delle regionali cambiano radicalmente. Partiamo da una delle poche certezze: la data ultima per tornare al voto per la Regione Veneto è il prossimo 23 novembre. Chi saranno i candidati?

Non è dato saperlo. Il centrodestra è, di fatto, imbrigliato su di un tema che sembrava superato ma che ancora tiene banco: il terzo (nel suo caso sarebbe il quarto) mandato per il Presidente Zaia. La Consulta ha bocciato il ricorso della Regione Campania che chiedeva la possibilità di far prevalere la norma regionale rispetto a quella statale per permettere al presidente Vincenzo De Luca di correre ancora come presidente della sua regione. Una sentenza, questa, che ovviamente vale anche per il Veneto e che sembrava aver chiuso definitivamente la questione.

E invece?

Invece da Venezia al Festival delle Regioni i presidenti, in modo trasversale, hanno scritto alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni per chiederle di cambiare la legge nazionale e consentire i terzi mandati. È evidente che se cambiasse la normativa statale di riferimento si supererebbero le contraddizioni che la Consulta ha riscontrato e che l’hanno portato ad emettere una sentenza di bocciatura. Cambiare la legge non è semplice e neppure veloce e alle elezioni manca poco.

Commercio di quartiere da salvare. Confesercenti:

“I nostri negozi protagonisti e anima delle città”

Treviso

“Far filò”, 7 compagnie riportano il teatro tra le corti e i campi in 14 appuntamenti

Salone Nautico Venezia, oltre trentamila visitatori tra eccellenze artigianali e innovazioni tecnologiche

ALLARME SICUREZZA NELLE CITTÀ: TRA VIOLENZE

TRA PAURA E CONTROLLO: LE CITTÀ SI TRASFORMANO

A Treviso istituita in via sperimentale per 40 giorni la zona rossa nel quadrante della stazione, non senza polemiche politiche e tensioni all’interno della maggioranza di governo della città

CON SILE GARDEN NUOVA VITA PER I GIARDINI DI SANT’ANDREA di

“Diversamente sole” storie universali di donne per raccontare e svelare la complessità femminile

Fino a metà settembre eventi culturali per la rigenerazione urbana del piccolo polmone verde nel cuore della città

GESTIONE CONCESSIONI ENERGETICHE: ALLEANZA STRATEGICA PER IL TERRITORIO

Verso una proposta concreta di rilancio: “L’energia deve tornare a generare valore per le comunità che la producono”

Tra violenza concreta e insicurezza percepita

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

A ggressioni, baby-gang, danneggiamenti, furti, molestie, omicidi, rapine, risse, spaccio, truffe, vandalismi, violenze sessuali: ogni giorno le cronache, e di riflesso i social che ormai condizionano il nostro rapporto con la realtà, abbondano di questi vocaboli. Ogni territorio si confronta con un certo grado di insicurezza, reale o percepita che sia.

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Park Vittoria e le alternative che servirebbero alla città

Che ne sarà del progetto di Park Vittoria? Si farà? Non si farà?

Domande legittime, dopo che a fine maggio era girata voce che l’amministrazione comunale di Treviso avesse deciso di abbandonarlo e di ripescare dal cassetto la soluzione “ampliamento” del Cantarane che fu tanto cara a Giovanni Manildo. All’esultanza degli oppositori dell’interrato multipiano ha però risposto in consiglio comunale – con estrema durezza – l’assessore alla mobilità Andrea De Checchi, accusando il centrosinistra non solo di ricostruire i fatti con “elementi non veritieri” e avendo come unica fonte di notizia quelli che ha definito “i non virgolettati della stampa”, ma di avere anche la responsabilità del ritardo nella risposta al problema parcheggi cittadini. Reo, l’ex governo Manildo, della cancellazione di un progetto (Park Vittoria appunto) “che ad oggi sarebbe già realizzato”. De Checchi sostiene che il progetto rimane in gioco, ma non nega che i tempi di maturazione del parcheggio non siano più coerenti con la necessità di dare una risposta immediata a un problema fondamentale. L’impressione – ci scusi l’assessore se andiamo oltre i virgolettati – è che si stia solo prendendo tempo in attesa dell’agognato pronunciamento della Sovrintendenza. Che se dovesse dare il via libera, benissimo, ma comunque nel frattempo servirebbero soluzioni alternative. Se invece il responso fosse negativo, verrebbero tolte una volta per tutte le castagne dal fuoco al Comune che si ritroverebbe con le mani libere da un project financing da 33 milioni di euro, ma ancora alla casella di partenza: sempre senza parcheggi. La speranza è che da qualche parte ci sia la consapevolezza che la questione Park Vittoria rappresenta, comunque la si voglia leggere, un fallimento complessivo delle politiche trevigiane in questo che è da sempre il tema più scottante, sentito e dibattuto. È vero quel che dice De Checchi (definendola una “genialata”): l’accordo transattivo fatto nel 2017 dal centrosinistra con l’allora società per la realizzazione del Park Vittoria vincolò 2,7 milioni di euro al piano della sosta. “Ma in trent’anni – commenta Nicolò Rocco di Azione, allora in maggioranza – Manildo è stato l’unico a prendere in mano la patata bollente e a cercare una soluzione all’inghippo”. Giusta o sbagliata che fosse. (s.s.)

La risposta della Sovrintendenza si fa attendere

Tra violenza concreta e insicurezza percepita

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Le informazioni girano veloci, se poi riguardano fatti di cronaca nera ovviamente l’eco si moltiplica, così come le reazioni e le inevitabili prese di posizione polemiche. Guardando alle statistiche la nostra regione fa i conti soprattuto con i reati legati ai furti in abitazione, ai danni al patrimonio, alle truffe. Più contenuti, fortunatamente, i numeri delle rapine e degli omicidi, anche se purtroppo cresce la violenza di genere, in tutti i suoi aspetti, a partire dall’ambito familiare. Ecco dunque che la sicurezza non è solo un fatto pubblico ma anche una questione privata, che investe le nostre famiglie, i rapporti personali. Preoccupa anche il fenomeno del disagio minorile, in tutte le sue accezioni, dalla dispersione scolastica all’emarginazione, dal consumo di droga alla violenza che ha i minori per protagonisti. Ed è breve, perciò, il passo alla microcriminalità che serpeggia nelle città come nei centri minori. Non basta l’attività repressiva, l’intervento a posteriori, perché la parte più faticosa è la prevenzione, la capacità di intercettare le criticità prima che esplodano. Tutto si complica, poi, nelle comunità straniere, nelle quali accanto agli esempi di integrazione convivono situazioni di difficoltà e di emarginazione che possono far scivolare i giovani, in particolare, verso la criminalità. Concludendo con i numeri, se consideriamo il totale dei reati ovviamente sono le città e le provincie più popolose a spiccare, nel segno di un incremento nell’ultimo triennio. Guardando al tasso di delittuosità (nel dettaglio qui sotto) anche in questo caso assistiamo ad un lieve aumento dell’incidenza dei reati. Un fenomeno che ci auguriamo si possa invertire.

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L’idea. Due linee a corsia preferenziale, corse ogni cinque minuti, per un totale di 2.800 passeggeri l’ora

Una mini metropolitana di superficie che collega aeroporto, ospedale, centro e stazione ferroviaria

Accordo fra Treviso e Villorba, che hanno richiesto un finanziamento al ministero dei trasporti A gestire il servizio, che potrebbe vedere la luce nel 2030, sarà MOM, con autobus elettrici: una copertura di 28 chilometri di territorio, ma l’incognita resta la necessaria copertura economica del progetto

Si chiama e-BRT, ovvero electric Bus Rapid Transit. È il nuovo progetto approvato dalla giunta Conte per la mobilità sostenibile e fare un passo in avanti nell’evoluzione del trasporto pubblico locale, per la cui realizzazione è stato già chiesto un finanziamento al ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Ma di che cosa si tratta? In sintesi, una sorta di mini metropolitana di superficie, con autobus elettrici ad alta capacità che viaggiano su cor-

sie preferenziali, con priorità ai semafori, con tempi di percorrenza inferiori a quelli di un’automobile privata. Autobus che avranno due linee (la rossa e la verde), per un totale di 28 chilometri di rete: la prima per collegare Villorba a Treviso, raggiungendo la stazione ferroviaria e arrivando alla Cittadella della Salute; la seconda, con capolinea all’aeroporto Canova, attraverserà il centro della città per arrivare alla stazione ferroviaria. Le linee saran-

no interconnesse e servite da tre hub intermodali, con l’obiettivo di integrare l’e-BURT con gli autobus di linea, il treno, la bicicletta e la macchina.

L’operazione – che nasce dalla collaborazione fra Treviso e Villorba e si fonda sull’analisi del trasporto pubblico – vede in prima linea MOM, che gestirà il servizio e ha spiegato che servirà un investimento di 147 milioni di euro, 80 dei quali in opere e 30 di materiale rotabile. Per arrivare, secondo lo studio presentato, a trasportare ogni anno fino a 32 milioni di passeggeri, pari a 1.400 ogni ora per ciascuna direzione e ciascuna linea, considerato che fra una corsa e l’altra il tempo di attesa previsto è di cinque minuti, abbassabile fino a tre nel caso vengano inseriti nel progetto più mezzi e quindi più

MOM, commissione consiliare trasporto

corse.

Quando tutto questo diventerà realtà è ancora presto per poterlo affermare, probabilmente il 2030, ma è necessaria la copertura economica: nel frattempo i due comuni hanno siglato la convenzione, predisposto la candidatura al finanziamento statale e nei prossimi mesi procederanno con la defini-

pubblico ad alta tensione su bus a chiamata, quartieri e mini bus per il centro storico

È stato un faccia a faccia pesante, quello andato in scena a inizio mese nell’ambito della commissione consiliare sul trasporto pubblico. Fra le opposizioni e i vertici di MOM non se le sono mandate a dire, con qualche scintilla fra la consigliera del Partito democratico Antonella Tocchetto (che da tempo immemore a ogni seduta del consiglio comunale solleva criticità sull’azienda del trasporto di Marca) e il presidente Giacomo Colladon, arrivato a chiedere che “quella là” fosse zittita. Tanto che è stato necessario l’intervento dell’assessore De Checchi per riportare la calma. Temi sul tavolo i bus a chiamata, il collegamento con i quartieri e un trasporto pubblico locale

più snello e adeguato nel centro storico. “Ma non abbiamo ricevuto risposte”, commenta Tocchetto, che aveva prima di tutto sollevato la questione della sperimentazione delle linee 7 e 10 a chiamata, con prenotazione sulla app, che a tutti gli effetti si è rivelata un flop. “Basta guardare i dati per capire che metà degli abitanti di Treviso è formata da ultracinquantenni e non tutti hanno dimestichezza con la tecnologia che, correttamente, è un servizio che ci sta ma non per tutti”, sottolinea la consigliera dem, secondo la quale con il servizio a chiamata chi vive a Canizzano, San Zeno, San Paolo e Monigo in questo momento è privo di collegamenti con il centro città, perché non ha

compreso come funziona. MOM ha annunciato che a breve saranno organizzati incontri nei quartieri per spiegare come funziona. “Non si può solo pensare al pareggio di bilancio, vanno tirate fuori idee per un trasporto pubblico accattivante”, continua Tocchetto, che in sede di commissione ha chiesto a MOM la sostituzione degli attuali mezzi con mini autobus per il centro storico: “La risposta è stata che non ci sono soldi”. Come neppure per sperimentare gli autobus a chiamata di sera e di notte (dopo le 20 le corse terminano), richiesta questa avanzata da De Checchi. Prossimo appuntamento il 17 giugno, quando all’ordine del giorno ci sarà il progetto e-BRT.

zione del tracciato e delle soluzioni progettuali. “Si tratta di un significativo salto di qualità nell’offerta del trasporto pubblico che permetterà di migliorare la puntualità e la velocità del servizio, oltre che collegare i quartieri e i comuni limitrofi al centro urbano, a ospedale e aeroporto”, spiega l’assessore alla mobilità Andrea De Checchi. (s.s.)

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L’ordinanza. Avviata il 26 maggio, è stata decisa dal prefetto con una durata sperimentale di 40 giorni

Zona rossa da via Dandolo a ponte San Martino Fuori chi è un pericolo per la sicurezza pubblica

Nell’area comprende la stazione ferroviaria e quella delle corriere non è più necessario ricorrere al Daspo urbano Il prefetto Sidoti: “Nessuna limitazione della libertà dei cittadini ma uno strumento operativo per le forze di polizia” Plaude Fratelli d’Italia, che chiede di estendere il provvedimento ad altre aree della città, ma il sindaco dice no a fughe in avanti

D opo mesi di analisi e riflessioni, il prefetto Angelo Sidoti in accordo con il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica dal 26 maggio ha attivato la zona rossa nel quadrante della stazione ferroviaria. Un’ordinanza che durerà per quaranta giorni, al termine dei quali saranno valutati efficacia ed effetti nelle aree interessate. Ovvero piazzale Duca d’Aosta, viale de Gasperi, via Lungo Sile Mattei (dove c’è la stazione delle corriere), riviera Santa Margherita, via Reggimento Italia Libera, il lato di Porta Altinia di via Fratelli Bandiera, comprendendo nell’area largo Porta Altinia, via Roma, via Orioli, via Tomaso da Modena, via Girolamo da Treviso, via Giustinian Recanati, via Pietro di Dante e via Dandolo.

Una sperimentazione in un’area più vasta rispetto a quella ipotizzata all’inizio e decisa di concerto con il Comune, la Questura, i comandi provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, oltre che con le associazioni di categoria dei commercianti e dei servizi. E che vieta a chi è già attenzionato dalle forze dell’ordine per reati gravi contro la persona, contro il patrimonio e per lo spaccio di sostanze stupefacenti di rimanere in quell’area se trovato in atteg-

giamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando così un pericolo concreto per la sicurezza pubblica tale da ostacolare le altre persone alla libera fruibilità della zona. Nella sostanza, non è più necessario ricorrere al Daspo urbano: si può procedere direttamente all’allontanamento dal perimetro che definisce la zona rossa.

Un’area nella quale, come si legge nell’ordinanza del prefetto, “non si determina alcuna limitazione della libertà di movimento nei confronti della generalità dei cittadini ma si fornisce alle forze di polizia uno strumento operativo da utilizzare nei confronti di soggetti già noti per le proprie condotte delittuose nel momento in cui questi si dimostrino pericolosi”.

Una decisione applaudita dal circolo cittadino di Fratelli d’Italia, che invita l’amministrazione comunale “a proseguire su questa strada estendendo il provvedimento anche ad altre aree della città particolarmente colpite da episodi di microcriminalità e degrado urbano” e definisce l’istituzione della zona rossa “una concreta risposta alle tante richieste di sicurezza da parte dei residenti e dei commercianti dell’area che da tempo denunciavano furti, atti

vandalici e comportamenti molesti”. Sottolineando l’urgenza di agire anche fuori dal centro storico. “È fondamentale che lo stesso approccio venga esteso anche a zone come via Collalto, Santa Bona e quartieri limitrofi troppo spesso dimenticati, ma fortemente esposti a episodi di criminalità”, sostiene la coordinatrice del circolo Marina Bonotto. Istanza rimandata però immediatamente al mittente dal sindaco Mario Conte: “Le zone rosse non sono provvedimenti geografici. No a fughe in avanti”, ha dichiarato il primo cittadino, richiamando quanto già affermato dalla questora Alessandra Simone nel giorno dell’annuncio in Prefettura, ossia che su tutto il resto del territorio urbano proseguono i normali controlli.

Dura invece la reazione del Partito democratico. “La zona

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rossa certifica il fallimento della giunta Conte sulla sicurezza”, afferma il capogruppo in consiglio comunale Stefano Pelloni, che aggiunge: “Dopo aver a lungo negato l’esistenza di criticità, ora il sindaco sembra essersi arreso, affidandosi esclusivamente alle decisioni della Prefettura, senza proporre soluzioni concrete e di lungo respiro. Treviso merita un

piano organico e strutturale per garantire ai cittadini la serenità e il diritto di vivere liberamente ogni zona della città, con politiche integrate che prevedano non solo misure repressive ma anche progetti di prevenzione e inclusione sociale”. No quindi ad aree problematiche percepite come zone interdette.

CHE COSA SONO LE ZONE ROSSE

Con una direttiva del 17 dicembre scorso, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiesto ai prefetti di individuare con apposite ordinanze le “zone rosse”, ossia quelle aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne disporre l’allontanamento. È uno strumento ritenuto utile so-

prattutto in contesti caratterizzati da fenomeni di criminalità diffusa e da degrado (stazioni ferroviarie e aree limitrofe, piazze dello spaccio, ma anche aree della movida), che rientra in una strategia più ampia volta a garantire la tutela della sicurezza urbana e la piena fruibilità degli spazi pubblici da parte della cittadinanza.

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scontro aperto

Sulla sicurezza è crisi con i “fratelli”

E la Lega rispolvera le ronde anni Novanta

S ono tornate le ronde. Proprio quelle dileggiate da Aldo Giovanni Giacomo, di ormai antica memoria padana. Un déjà-vu anni Novanta organizzato a inizio mese dalla Lega cittadina e dalla lista del sindaco. Ma guai a chiamarla “ronda”, casomai “passeggiata” nella zona rossa. Non mancava nessuno, da Conte ai consiglieri comunali, dal segretario provinciale leghista e parlamentare Coin all’onorevole Bof, dagli assessori di Ca’ Sugana ai militanti. Tutti in sopralluogo serale per dimostrare che Treviso è sicura e, come ha spiegato sui social l’assessore regionale Federico Caner (anche lui presente), con la volontà “di far sì che ritorni la serenità che da sempre ha contraddistinto la città”, nella convinzione che “la Lega debba tornare a stare nel territorio come ha sempre fatto negli ultimi anni ed è il motivo per cui, forse, abbiamo pagato anche un po’ nei consensi nell’ultimo periodo”.

C’erano tutti, ma non gli alleati a Ca’ Sugana e ai Trecento. La Lega sceglie di non coinvolgere Fratelli d’Italia nella passeggiata proprio nel quadrante della discordia. Quello che un mese dopo l’altro ha portato a tensioni crescenti in una maggioranza comunque quasi dall’inizio disallineata su più di

un fronte. Perché se prima i mal di pancia e le paventate crisi avevano riguardato l’assessorato guidato dalla meloniana Rosanna Vettoretti (commercio), oggi a creare tensioni per nulla celate – tanto da profilare vertici di maggioranza e rimpasti di giunta – è la sicurezza, con Fratelli d’Italia che a più riprese fa capire come la pensa: che Treviso non sia adeguatamente presidiata. Tanto che, se la Lega organizza le pseudo ronde per dimostrare che va tutto bene, il coordinamento provinciale della destra quasi in contemporanea ha messo in piedi un incontro pubblico su “Sicurezza e libertà” con la responsabile nazionale del dipartimento immigrazione del partito Sara Kelany, il senatore Carlo De Luca e l’avvocato Fabio Crea. “Un momento di confronto aperto alla cittadinanza per af-

frontare con serietà e competenza temi che toccano la vita quotidiana delle persone. Anche perché la sicurezza non è uno slogan, ma un diritto che va garantito attraverso politiche responsabili”, ha spiegato la coordinatrice del circolo di Treviso Marina Bonotto. Come dire: il problema esiste, ma vanno messe in campo politiche diverse. L’aria di crisi di maggioranza si respira a pieni polmoni. Conte e il segretario provinciale di Fratelli d’Italia Borghi si sono incontrati, ma con un nulla di fatto. Restano le distanze. Restano i numeri (la Lega può governare anche senza l’alleato). E restano le regionali all’orizzonte. Con una campagna elettorale ormai già nel vivo, che vede i due partiti in aperta competizione. Fratelli coltelli, insomma.

Il Partito democratico: “La maggioranza non esiste più, si torni al voto”

Ronde camuffate da “passeggiate” e meloniani esclusi dall’iniziativa: si alzano i toni anche a Treviso in vista del voto regionale del prossimo autunno

“La maggioranza nei fatti non esiste più, le verifiche sono inutili. Treviso merita stabilità e serietà, non un’amministrazione paralizzata sulle sue stesse proposte. Si torni al voto, non si abbia paura dei cittadini”. Il capogruppo del Partito democratico Stefano Pelloni non le manda a dire a una maggioranza “litigiosa e divisa su tutto”, “guidata solo da veti incrociati, mediazioni estenuanti e rimpasti di giunta”, con tensioni tra Lega e Fratelli d’Italia che vanno avanti da mesi ma che “ora sono venute allo scoperto”. Pelloni non risparmia in particolare il partito di Giorgia Meloni: “Non è accettabile che le zone rosse vengano utilizzate solo per la campagna elettora-

le per le regionali, pensando più alle poltrone che ai problemi dei cittadini”. Ma anche nei confronti della Lega, dal centrosinistra non vengono risparmiate bordate, con tutto il gruppo consiliare che definisce “una sceneggiata elettorale che non risolve nulla” le ronde organizzate dal partito di Mario Conte. Un’iniziativa considerata inutile ai fini della sicurezza reale, che però anche in questo caso evidenzia le fratture interne alla maggioranza, visto in non coinvolgimento di Bertolazzi & C. “Il tema della sicurezza urbana è serio e va affrontato con competenza e visione, ma abbiamo visto solo una sfilata di politici in cerca di visibilità, utile giusto per i titoli sui giornali. Ci

seguano nei quartieri – incalza Pelloni – dove i cittadini sono preoccupati e dove la Lega non si vede ormai da anni”. Gli fa eco Marco Zabai: “Dopo sette anni di governo, questa maggioranza cosa propone? Le ronde. Dopo le panchine tolte (alla stazione delle corriere ndr), ora tornano con nostalgie anni Novanta”. Un tuffo nel passato con quello che viene definito il solito copione: propaganda e passerelle. “La sicurezza si costruisce con investimenti, presenza reale e soluzioni, non con teatrini elettorali. Speriamo si fermino qui con gli spot e inizino finalmente a governare davvero. E se non sono in grado, si facciano da parte”, aggiunge Zabai. (s.s.)

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Con “Sile Garden” i Giardini di Sant’Andrea tornano a essere un luogo centrale da vivere

Il progetto nasce da un bando del Comune per la rigenerazione urbana attraverso la cultura e la valorizzazione del patrimonio naturale Il piccolo polmone verde nel cuore di Treviso diventa protagonista di serate fra musica e cibo

C’è un piccolo polmone verde nel cuore di Treviso, incantevole per la sua bellezza, ma che negli anni è diventato simbolo di degrado e argomento controverso nel dibattito politico. Ma già dall’inizio di giugno è partito un progetto che vuole traghettare i Giardini di Sant’Andrea alla rigenerazione urbana grazie alla cultura e alla valorizzazione del patrimonio naturale cittadino. Si chiama Sile Garden e nasce dalla risposta di nusica.org – in collaborazione con Biblio Art, Food and Drink e con il sostegno economico di CentroMarca Banca – a un bando pubblico lanciato dall’amministrazione comunale: fino a metà settembre (con l’idea di proseguire anche durante le festività natalizie) questo luogo simbolico e centrale nella geografia urbana del capoluogo tornerà a essere protagonista della vita pubblica con un calendario di eventi che vogliono coinvolgere la comunità in modo attivo, creativo e inclusivo.

“Un’iniziativa strategica grazie alla quale, attraverso i contenuti e le realtà culturali della città, viene rinnovato un luogo”. Così l’assessore alla cultura Maria Teresa De Gregorio presenta Sile Garden, contenitore pensato per tutte le generazioni, fra concerti all’aperto ed esperienze gastronomiche selezionate, incontri e momenti di scambio tra artisti e pubblico, oltre a tutto quanto da qui alla fine dell’estate potrà arrivare. Perché il cartellone è ancora in divenire e gli organizzatori lanciano una chiamata alle tante associazioni del territorio affinché si crei un contatto e la possibilità di inserire nel programma altre idee, altri eventi, altri target da raggiungere.

ventare il luogo della cultura, della musica, dell’incontro tra le persone e tra le arti. Un luogo da riscoprire e apprezzare durante le sere d’estate sorseggiando un buon bicchiere”. Seduti sul prato con una coperta fornita all’ingresso, cenando sotto le stelle. E poi serate con il dj set o di giochi a quiz. Dal merco-

ledì alla domenica Biblio si occupa dell’offerta gastronomica grazie a un food truck. Inoltre per tutta la durata dell’iniziativa nusica.org in collaborazione con Arteficiolinea

di Ponzano allestirà una mostra fotografica su Sile Jazz. Il programma è consultabile sul sito silejazz. com/web/sile-garden/

Sara Salin

Jazz il giovedì e blues al venerdì saranno una costante dell’estate ai Giardini di Sant’Andrea, come peraltro è nelle corde di Alessandro Fedrigo, direttore artistico di nusica.org. “Abbiamo immaginato che questo luogo speciale possa di-

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Ordine degli Architetti

Elisa Rizzato

è la nuova presidente

L’Ordine provinciale degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori fino al 2029 sarà guidato da Elisa Rizzato. È la prima volta di una donna alla presidenza del consiglio trevigiano: una tappa storica che arriva nell’ambito di un percorso culturale nella professione, tanto che a livello nazionale sono stati recentemente introdotti nel codice deontologico l’importanza della parità di genere nell’ambito

dell’architettura e l’impegno a combattere ogni forma di discriminazione di genere, promuovendo la diversità come valore aggiunto. “I grandi temi che ci vedranno da subito al lavoro riguardano la professione: valorizzare la figura delle architette e degli architetti, e dare rilievo alla cultura del progetto, in linea anche con il lavoro della Fondazione Architettura. Grande attenzione sarà data alla centralità della figura professionale nel dibattito sociale e culturale, mantenendo sempre un dialogo aperto con le amministrazioni locali, per avviare buone pratiche progettuali anche attraverso lo strumento del concorso”, ha dichiarato Rizzato, architetta e professionista impegnata nel mondo della progettazione e della cultura architettonica, già dal 2021 consigliera dell’Ordine, dal 2022 membro del comitato organizzativo del Premio Architettura Oderzo e parte attiva del comitato pari opportunità. In consiglio siedono Moris Valeri (vicepresidente), Paolo Panetto (segretario), Martina Cafaro (tesoriera), Paola Bandoli, Maria Cristina Scalet, Monica Martini, Michele Tomasella, Francesca Bovo, Lara Paloma, Gaia Gallonetto, Fabrizia Franco, Roberto Mazzobel, Pierpaolo Tonin, Renzo Prete e Pier Giorgio Basso. (s.s.)

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Musica. Un festival nato dal territorio che unisce cultura, economia e comunità

Suoni di Marca 2025 torna sulle Mura con due settimane di concerti gratuiti

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nche quest’anno l’estate a Treviso si accende con Suoni di Marca Festival, uno degli eventi più attesi e amati del panorama musicale veneto. L’appuntamento è sulle splendide Mura Rinascimentali, dall’11 al 26 luglio 2025, per due settimane all’insegna della musica, del gusto, dell’artigianato e della sostenibilità. E, come sempre, l’ingresso sarà gratuito. Il cuore pulsante del festival resta la musica, con una line-up in continua evoluzione, pensata per conquistare pubblici di tutte le età e dai gusti più diversi.

Tra i primi nomi confermati, spiccano: I Patagarri insieme a Groundation (in unica data italiana, l’11 luglio), Enzo Avitabile (12 luglio), Il Mago del Gelato e España Circo Este (13 luglio), Emma Nolde e Joan Thiele (14 luglio), Tre Allegri Ragazzi Morti (17 luglio), Folkstone (19 luglio), Sir Oliver Skardy con il tributo a Pitura Freska (20 luglio), Grupo Compay Segundo (21 luglio), Lamante e Offlaga Disco Pax (23 lu-

glio), Pupo (24 luglio), Cisco & Ex Modena City Ramblers (26 luglio). E molti altri artisti ancora devono essere annunciati.

Come da tradizione, saranno presenti tre palchi: il Main Stage, che ospiterà i concerti dei grandi nomi della scena nazionale e internazionale; due Second Stage, dedicati a progetti emergenti e talenti locali, con un occhio di riguardo per gli artisti della Marca Trevigiana.

Quello di Suoni di Marca è un festival che guarda lontano, ma senza dimenticare le proprie radici. Per questo, anche le aperture del palco principale saranno spesso affidate a realtà musicali del territorio, in un perfetto equilibrio tra valorizzazione locale e respiro internazionale. Ma Suoni di Marca non è solo musica. È un’esperienza a tutto tondo, che ogni sera accompagna i visitatori in un viaggio tra sapori, profumi e creatività.

Torneranno infatti anche nel 2025 il Percorso del Gusto, con una ricca offerta gastronomica che spazia

dalle specialità locali a quelle internazionali, e la Mostra-Mercato, dove scoprire il meglio dell’artigianato e della produzione indipendente. Non mancheranno le luci scenografiche, gli spazi verdi curati, l’info-point con merchandising ufficiale e materiali informativi, per orientarsi tra concerti e sapori. Un altro punto fermo del festival è il suo impegno per l’ambiente.

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Anche quest’anno verranno allestiti gli EcoPunti, dove giovani volontari guideranno il pubblico nella raccolta differenziata. Non è solo una buona pratica: è parte dell’identità del festival, che nel 2022 ha raggiunto un 96% di rifiuti differenziati. Un traguardo che conferma come anche un evento di grandi dimensioni possa essere sostenibile. Dietro a Suoni di

Marca c’è un’intera rete che lavora tutto l’anno: l’organizzazione collabora con istituzioni pubbliche, spazi artistici, associazioni, artigiani, commercianti e tante realtà del territorio. Un lavoro di squadra che ha fatto di questo festival non solo un momento culturale, ma anche uno strumento di rilancio sociale ed economico per la città. Redazione Treviso

Ambiente. Alessia Girardi e Bianca Torresan tra le 20 finaliste del progetto nazionale ideato da Valentina Calzavara

Le storie di due apicoltrici trevigiane premiate nella prima edizione di APInRosa

R accontare i volti e le storie dell’apicoltura femminile in Italia. Questo l’ambizioso obiettivo che si è posta la giornalista e scrittrice Valentina Calzavara – padovana di nascita e trevigiana di adozione – ideando il progetto “APInRosa. Volti e storie dell’apicoltura femminile in Italia”, la cui prima edizione si è chiusa con una cerimonia nella Sala Serpieri di Palazzo della Valle a Roma, sede di Confagricoltura, in occasione dell’ottava Giornata mondiale delle api. Tra le venti apicoltrici le cui storie sono state ritenute interessanti, e quindi raccontate e premiate, ci sono state anche quelle di due trevigiane, Alessia Girardi di Asolo e Bianca Torresan di Spresiano.

“L’idea era quella di esplorare l’apicoltura femminile nel nostro Paese con un approccio partecipativo e divulgativo. È stato un viaggio straordinario, fatto di meravigliosi incontri e di storie significative raccolte

all’interno delle imprese apistiche a conduzione femminile. Poterle documentare e diffondere – racconta Calzavara – contribuirà a creare una maggiore consapevolezza riguardo all’apporto, sempre più rilevante, che le donne stanno dando allo svi-

luppo del settore. Con una particolare propensione di genere allo sviluppo dell’apicoltura come strumento di inclusione sociale e recupero ambientale”. Supportata nella raccolta delle testimonianze dalle colleghe giornaliste Gloria Girardini e

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Silvia Milani, Calzavara ha ricevuto candidature da tutta Italia: alla fine sono state selezionate 20 apicoltrici in rappresentanza delle diverse regioni, oltre che delle province autonome di Trento e Bolzano. Con le loro storie è stato creato un grande mosaico di testimonianze e fotografie, messe in mostra durante l’evento conclusivo. Dalle storie delle apicoltrici di lungo corso a quelle di giovani donne che si sono affacciate da poco a questo mondo. Dalle figlie d’arte a quelle che hanno visto nell’apicoltura una possibilità di rinascita dopo una catastrofe naturale. Tutte accomunate dal considerare l’apicoltura un’opportunità di affermazione personale e professionale, oltre che uno strumento imprescindibile per salvaguardare il territorio e custodirne la biodiversità. Organizzato con il patrocinio del MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) e promosso

dalla Federazione apicoltori italiani, il progetto ha per capofila Apat-Apicoltori in Veneto ed è supportato da Banca della Marca. Alla cerimonia finale hanno preso parte la senatrice Silvia Fregolent, l’onorevole Marina Marchetto Aliprandi, la presidente di Confagricoltura Donna Alessandra Oddi Baglioni e la presidente di Confagricoltura Donna Roma Viviana Broglio. “Abbiamo voluto esserci, in qualità di capofila del progetto, perché crediamo fortemente nel valore della condivisione delle esperienze e delle buone pratiche in apicoltura, facendo conoscere questa dimensione in tutte le sue sfaccettature”, afferma Stefano Dal Colle, secondo il quale APInRosa “racconta l’operato di una generazione di apicoltrici, che anche in Veneto va crescendo, e potrà sicuramente offrire spunti e ispirazione per aumentare la partecipazione femminile in questo settore”. Sara Salin

Weekend e turismo diffuso:

il boom dell’extra-alberghiero

Il presidente Bordignon: “La Marca si è trasformata da turismo d’affari a turismo leisure e può guardare a testa alta le più blasonate mete artistiche europee”

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uella di Treviso è una provincia a forte vocazione turistica e il turismo, all’apice di un percorso di consolidamento durato oltre vent’anni, è diventato una realtà economica importante che apporta alla Marca una nuova dimensione. Ad affermarlo è lo studio realizzato da EBiCom, ente bilaterale presieduto da Adriano Bordignon e costituito da Confcommercio Unione provinciale Treviso assieme alle organizzazioni sindacali locali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UiltueS. Il report dell’ente – che analizza il decennio 2013-2023 –fotografa l’offerta ricettiva, la disponibilità di posti letto, i flussi turistici, la loro provenienza e le loro preferenze, oltre a quelle che si ipotizzano siano le tendenze future. Con le Olimpiadi MilanoCortina che, si prevede, genereranno un impatto positivo su tutta la provincia, specialmente su Conegliano e i comuni limitrofi. Partiamo dai numeri. Dal 2013 al 2023 sono stati registrati 9 milioni di arrivi, pari a 20 milioni di presenze turistiche. Che non tengono conto dei giornalieri, di coloro cioè che arrivano senza prenotare una struttura ricettiva. Sono ventidue i comuni trevigiani che nel 2023 hanno ricevuto più di diecimila visitatori, pari al 79,5 per cento degli arrivi. Sei di questi sono comuni cosiddetti “top”, che con oltre 40mila visitatori raccolgono da soli quasi il 50 per cento degli arrivi. Sono ovviamente il capoluogo Treviso, poi Mogliano Veneto, Preganziol, Conegliano, Castelfranco Veneto e Villorba. Tre sono invece gli assi in cui ci sono le maggiori concentrazioni: quella centrale, che taglia il territorio da sud a nord ed è percorso da tratti stradali ferroviari che da Venezia portano da una parte verso Cortina e dall’altra verso Udine e Trieste; l’anello del Prosecco, patrimonio Unesco; e la strada dell’arte che passa nei comuni della Pedemontana per arrivare fino ai confini con la provincia di Vicenza. Un territorio unico nel suo genere, capace di alternare l’attrattività ambientale e paesaggistica con quella sportiva, enogastronomica, culturale e artistica. Senza dover aggiungere che spiagge, montagne e una città di

risonanza mondiale come Venezia sono alle porte.

Nei dieci anni esaminati l’offerta ricettiva della Marca è aumentata del +118,3 per cento. Si è passati da 1.127 a 2.457 strutture, la grande maggioranza delle quali è a carattere extra-alberghiero. Un dato questo che offre una connotazione chiara della tipologia di turismo: gli alberghi in dieci anni sono diminuiti quasi del cinque per cento, perdendo il 6 per cento dei posti letto. Nel 2023 il 93,7 per cento dell’offerta è rappresentata da strutture extra-alberghiere (1.804 strutture) con una dimensione media di 5,1 posti letto.

Chi sceglie la provincia di Treviso da turista lo fa per una permanenza media di 2,1 notti. Un territorio formato weekend, “mordi e fuggi”, con picchi più elevati su Asolo e su tutta la strada dell’arte. Turisti i cui numeri erano aumentati del 31,3 per cento fino al 2019, trainati soprattutto dal flusso straniero. Il crollo pesantissimo (-68,4 per cento) causato dalla pandemia nel 2020 è stato riscattato negli anni successivi, arrivando a un +200,2 per cento, con un totale di 955.102 arrivi nel 2023 (il 30 per cento in più dell’anno precedente).

Ma quanti sono gli stranieri che visitano la Marca? Oltre la metà dei turisti in arrivo. Nell’ordine: tedeschi, austriaci, statunitensi, francesi, polacchi e spagnoli. Fino a prima del Covid c’era una fortissima presenza cinese, calata dell’80,4 per cento. Stranieri che preferiscono alloggiare in hotel

(68,2 per cento), nonostante l’offerta sia numericamente inferiore. Alberghi che, va detto, sono ancora la struttura più scelta anche dagli italiani (70,4 per cento).

“Siamo in un momento storico di snodo per lo sviluppo e ci lasciamo alle spalle un decennio fondamentale che ha trasformato le promesse in realtà, in dato, in ricchezza e in risorsa. Il fenomeno trasformativo più importante – afferma il presidente Adriano Bordignon – è quello dell’extra-alberghiero, che genera numeri e posti letto e che cattura nuovi segmenti di visitatori e turisti. Un fenomeno che ha inciso sul cambiamento della vocazione e che influisce su molte riconversioni dell’immobiliare e degli affitti. In questi decenni il turismo della provincia si è trasformato da turismo d’affari in turismo leisure e il nostro territorio può guardare a testa alta le più blasonate mete artistiche europee, con un brand trainante cresciuto in autonomia costruendo valore aggiunto e qualità attorno alle proprie grandi risorse”. (s.s.)

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direzione artistica di Maurilio Dorigo e alla collaborazione delle attività sulla spiaggia che, insieme al Comune, portano avanti con entusiasmo questo progetto.

Un altro evento musicale signi cativo sarà il “Festival Organistico di CavallinoTreporti”, articolato in otto concerti che avranno come protagonista lo storico or-

Parco Turistico e Assocamping, oltre alla collaborazione di varie associazioni. Il cuore pulsante della manifestazione saranno le regate in programma di domenica. La novità è che la regata si svolgerà sul canale Pordelio da Ca’ Ballarin alla terrazza panoramica di Cavallino, su un tracciato nuovo e più impegnativo, completamente visibile dalla pista ciclopedonale a sbalzo sulla laguna.

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CAVALLINO-TREPORTI, UN LUOGO DA SCOPRIRE E DA VIVERE

Giornalismo. Nona edizione del prestigioso riconoscimento creato da Antonio Barzaghi

Il Parise premia la carriera di Lucia Goracci voce caparbia e fedele delle guerre di oggi

L

a nona edizione del “Premio Parise per il Reportage” – che da quest’anno è definito “di Antonio Barzaghi” per tributare la memoria di colui che lo ha ideato e che è morto lo scorso dicembre – il

7 giugno ha portato al Teatro Del Monaco di Treviso Lucia Goracci, alla quale ha consegnato il premio alla carriera.

“Negli ultimi anni, finalmente, la presenza di voci femminili nell’informazione dai territori di conflitto si è fatta molto numerosa. Ma fra tutte le inviate – afferma la motivazione della giuria, presieduta dalla rettrice di Ca’ Foscari Tiziana Lippiello con la presenza di Toni Capuozzo, Gianni Barbacetto e Laura Credidio – Lucia Goracci è stata quella che più di ogni altra e altro ha saputo raccontare a lungo e con caparbia e affettuosa fedeltà un Oriente che per lei va da Kabul a Istanbul. Non è stata un’inviata mordi e fuggi e ha sempre saputo mettere

al primo posto non la propria presenza sul luogo, ma le storie delle persone protagoniste delle vicende belliche, politiche, sociali e umane che ha scelto di raccontare. Unendo alla capacità di trasmettere a chi guarda e ascolta emozioni, un linguaggio giornalistico sobrio, con analisi e letture del mondo coraggiose e autorevoli”. Il Parise – portato avanti oggi da Maria Rosaria Nevola, moglie di Barzaghi e con lui da sempre organizzatrice dell’iniziativa culturale – per la sezione giovani reporter ha premiato Raffaele Manco e Marco Della Monica, autori del reportage “Invisibili”, andato in onda il 4 febbraio scorso nell’ambito del programma “Il fattore umano” di Raffaella Pusceddu e Luigi Montebello, trasmesso da Rai 3 con la regia di Leonardo Patané. Il reportage dei due cronisti è anche un podcast originale di Rai Radio 1. La sezione umanistica – dedi-

cata alle imprese italiane più attente al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente – ha visto premiata la società cooperativa sociale “La Paranza” del Rione Sanità di Napoli, dove un gruppo di giovani ha deciso di restare, di prendersi cura di un patrimonio abbandonato, di aprire le Catacombe di San Gennaro non solo ai visitatori, ma anche a una nuova idea di futuro, dando vita in pochi anni a un modello cooperativo efficiente e sostenibile, rimettendo al

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centro le persone. Per la sezione dedicata agli studenti di Ca’ Foscari, la giuria ha voluto premiare Chiara Da Ros e il suo reportage “Parise 2.0: Il reportage nell’era dell’immediatezza”, operazione distopica grazie alla quale l’autrice intervista lo scrittore e giornalista sulla morte del reportage o, meglio, sulla sua metamorfosi, con le immagini che si sostituiscono alla scrittura e con il veloce che si sostituisce al profondo.

Sara Salin

Premio Comisso Selezionati i finalisti dell’edizione 2025

La giuria tecnica del Premio Comisso, presieduta da Pierluigi Panza, ha scelto le terze finaliste dell’edizione 2025 della 44esima edizione. Il 6 giugno scorso a Villa Guidini di Zero Branco ha deciso che per la sezione narrativa, su 144 opere, arriveranno alla finale del prossimo 4 ottobre, in programma al Teatro Comunale di Treviso, “Bambino” di Marco Balzano (Einaudi), “Il tempo degli imprevisti” di Helena Janeczek (Guanda) e “La gloria” di Aurelio Picca ( Baldini + Castoldi), mentre per la sezione narrativa restano in gara, su 42 opere, “Roberto Longhi. Il mito del più grande storico dell’arte del Novecento” di Tommaso Tovaglieri (Il Saggiatore), “Uccidere un fascista” di Giuseppe Culicchia (Mondadori) e “Prendersi tutto. Io, Aristotele Onassis” di Anna Folli (Neri Pozza). Proclamata anche l’opera vincitrice della settima edizione del Premio Comisso under 35 – Rotary Club Treviso: fra le venti opere selezionate ha prevalso “La coscienza delle piante” di Nikolai Prestia (Marsilio). Le due terne finaliste passano ora nelle mani della Grande Giuria, composta da settanta lettori, che in seduta pubblica voteranno i vincitori delle due sezioni. Il Premio, nato nel 1979, è promosso dall’Associazione Amici di Comisso, presieduta da Ennio Bianco. È sostenuto dalla Regione del Veneto, dal Comune di Treviso, dalla Camera di Commercio, da Confindustria Veneto Est, dalla Fondazione CentroMarca Banca. (s.s.)

La rassegna. La dodicesima edizione sarà diretta da Federico Pupo di Asolo Musica Veneto Musica

I giovedì sera in musica con “Musei d’estate”

Ogni concerto dedicato a un’associazione

Fino al 7 agosto appuntamento settimanale all’auditorium di Santa Caterina, con il coinvolgimento dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, di Oficina Musicum Venetiae, di Ensamble. L’arsenale e di Nusica.org con la partecipazione di protagonisti d’eccezione come Danilo Rossi e Marco Pierobon

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i è aperta il 12 giugno scorso nell’auditorium di Santa Caterina la rassegna concertistica “Musei d’estate”, giunta alla dodicesima edizione e diretta da Federico Pupo. Nove appuntamenti, sempre al giovedì alle 21, fino al 7 agosto. Ognuno dedicato a una delle associazioni di volontariato del territorio, con l’obiettivo di far emergere come la cultura sia attenta alla solidarietà e di far conoscere le varie realtà ai partecipanti di questa che una delle molte iniziative che compone il cartellone dell’estate trevigiana. Ma c’è una seconda dedica, alla memoria di Giancarlo Gentilini. “Fu il primo a intuire il potenziale di una manifestazione che unisce arte, bellezza e partecipazione cittadina. Gentilini – afferma il sindaco Mario Conte – aveva una sensibilità autentica verso la valorizzazione dei nostri luoghi più suggestivi e prestigiosi e dedicare a lui questa edizione è un gesto di grande riconoscenza verso l’amore che nutriva per la città”. Promossa dal Comune con la direzione dei Musei Civici e realizzata da Asolo Musica Veneto Musica, “Musei d’estate” vede il coinvolgimento dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, di Oficina Musicum Venetiae, di Ensamble L’arsenale e di Nusica.org. Il 19

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giugno l’appuntamento è con il jazz proposto dallo String Duets of Love, formato da Federico Zaltron al violino e Duved Dunayevsky alla chitarra: “Lo swing americano tra le due guerre” è il titolo della serata, che sarà dedicata all’Aido. Il 26 giugno a esibirsi sarà il quartetto formato da Francesco Socal a clarinetto, sax e voce, Roberto Durante alla tastiera e alla fisarmonica, Pietro Pontini a violino e viola ed Enrico Milani al violoncello: proporranno “Minimal Klezmer”, dedicando la serata a Telefono Rosa. Terza serata, giovedì 3 luglio, a favore della Lilt Giocare in Corsia: i Solisti dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta dialogheranno con la viola di Danilo Rossi (leggendaria prima viola del Teatro alla Scala) su musiche di Mozart e Brahms. Il 10 luglio serata per Avis con “Mantice tra le epoche”, con il quartetto di fisarmoniche Florence Acco Quartet. Ancora l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta il 17 luglio (dedicato agli Angeli della notte), in dialogo con l’oboe di Francesco Di Rosa dell’Orchestra nazionale di Santa Cecilia. Il 24 luglio un singolare concerto per promuovere Anlaids: è “Scatole Cinesi”, con il Duo Simposio formato dall’arpa di Alessia Luise e il vibrafono di Saverio Tasca. La tromba

eccezionale di Marco Pierobon il 31 luglio si esibirà con i Solisti nella serata per Telefono Amico, mentre il gran finale del 7 agosto vedrà un omaggio a Regina Resnik – la cantante americana scomparsa nel 2013, indiscussa regina dei palcoscenici internazionali e di casa al Comunale di Treviso in qualità di insegnante – con le soprano Anna Maisuradze e Sofiia Matviienko dell’Accademia di Osimo. Evento dedicato all’Associazione Parkinsoniani.

Il biglietto d’ingresso costa 10 euro (5 euro per chi ha meno di 25 anni e per i soci di Asolo Musica), con la possibilità di acquistare il biglietto salta coda su www.boxol. it/asolomusica

Sara Salin

Dagli studi canoviani spunta frate Giuseppe Sartori, fratellastro dimenticato del celebre scultore di Possagno

Antonio Canova aveva un fratellastro. Anzi, un altro fratellastro. Perché finora le biografie ufficiali del celebre artista di Possagno hanno sempre raccontato delle sorellastre Elisabetta e Maria e del fratellastro più noto, l’abate Giovanni Battista Sartori. Ma i recentissimi studi documentali e archivistici condotti recentemente dallo storico Federico Piscopo in occasione delle celebrazioni per i 250 anni della nascita proprio dell’abate Sartori Canova, patrocinate dal Comune di Pieve del Grappa, hanno portato alla luce una nuova figura familiare finora rimasta ignorata: Giuseppe, detto Iseppo, nato a Crespano il 3 settembre 1763, primo figlio del secondo matrimonio di Angela Zar-

do, vedova dello scalpellino Pietro Canova. Da sempre era stato ritenuto morto poco dopo la nascita o al massimo in età infantile. E invece grazie agli alberi genealogici conservati a Possagno nella casa dello scultore e da una corrispondenza custodita all’Archivio di Stato di Padova emerge la figura di un frate: Giuseppe Sartori, terziario francescano del convento di San Francesco Grande a Padova. È lo stesso Canova a scrivere

di lui al Conte Degli Oddi, mettendo in luce (“ardeva di voglia di poter portare il capuccio più che divenire sovrano”) la vocazione adulta del fratellastro, che vestì l’abito nel febbraio 1795. Morendo però solo due anni dopo, a 33 anni, il 10 febbraio 1797. Una scoperta, quella di Piscopo, che lo stesso studioso definisce essere stata “come incontrare un uomo vero in mezzo ai ritratti sbiaditi della memoria, ricordandoci che anche le storie piccole e silenziose possono avere una grande forza evocativa”. Una scoperta che restituisce completezza alla storia della famiglia Canova e che offre nuovi spunti di approfondimento a tutti gli appassionati della storia dell’arte. (s.s.)

Federico Pupo, direttore artistico della rassegna

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Calcio Serie D. Non è bastata la rincorsa nel finale: il titolo va alla Dolomiti Bellunesi

Treviso, niente Serie C: una grande delusione al Tenni

La lunga rincorsa del Treviso alla Serie C è finita nel modo più amaro: all’ultimo atto è svanito il sogno e a fare il salto nel professionismo sono stati i rivali dei rosa di Belluno

Il Treviso non ce l’ha fatta. È sfumato il grande sogno di tornare in un professionismo che manca dal lontano 2013 da queste parti. Non sono bastate le ingenti spese del mercato estivo e poi di gennaio, con una squadra costruita fin dagli albori per vincere. Non è bastato puntare prima su un giovane allenatore emergente come Fabrizio Cacciatore e poi sull’esperto, collezionista di campionati vinti, Carmine Parlato. Non è stata abbastanza neanche la forza della cornice di un Tenni che ha riposto presente, non facendo mai mancare il proprio supporto con numeri da altre categorie. Non è servito puntare neanche su una certezza come bomber Aliu, re dei gol e dei titoli in Serie D. Ma allora cosa è andato storto? Di fronte ai trevigia-

ni si è posta come prima antagonista la splendida realtà della Dolomiti Bellunesi. I rosa, forti di un progetto ambizioso, hanno dato filo da torcere ai biancocelesti con un duello all’ultimo sangue che si è protratto fino all’ultima giornata. In quell’occasione, con il trionfo per 4-1 sul Brian Lignano, il titolo è planato dalle parti delle montagne dolomitiche scatenando una grande, e meritata, festa. Si perché Treviso non è stato abbastanza e ha perso un campionato che per lunghi tratti della stagione sembrava poter essere in pieno controllo.

Lungo il Sile a fine dicembre si festeggiava il titolo di campioni d’inverno. La squadra macinava punti, aveva concretizzato il sorpasso sui rivali e aveva il destino nelle proprie mani. Poi qualcosa nel rap-

porto tra il gruppo e mister Cacciatore si è rotto. E così la crisi di un inverno nero è costata la vetta e la panchina del giovane allenatore. Puntare su Carmine Parlato, una certezza della Serie D, sembrava la miglior scelta possibile. Il tecnico napoletano, infatti, di campionati ne ha vinti 5. Il suo approccio nella piazza, però, non è stato dei migliori, complici le difficoltà nell’eliminare le scorie del precedente periodo di profondo rosso. Poi la quadra è stata trovata e la rincor-

La stagione si è chiusa con il tracollo in finale play-off

L’epilogo della stagione del Treviso è segnato dall’amarezza. L’ultima partita stagionale, quella della finale playoff del girone C di Serie D, ha visto andare in scena il trionfo dell’Adriese, che ha espugnato lo stadio Tenni con un secco 1-3, condannando la formazione di mister Carmine Parlato all’ennesima delusione casalinga di una stagione che ha il sapore di incompiuto. Dopo il secondo posto in classifica nella regular season e il passaggio sofferto in semifinale contro il Mestre (pareggio ma qualificazione per miglior piazzamento), la formazione biancoceleste sognava di regalare una gioia ai tifosi, nonostante il fatto che anche con

una vittoria finale le possibilità del in Serie C sarebbero state risicate. Invece, a gioire è stata l’Adriese, squadra quadrata e cinica, trascinata da un ispiratissimo Ejesi – autore di una doppietta – e dall’exploit di Patdji Tsila. A peggiorare il bilancio anche l’espulsione di Beltrame, che ha lasciato i suoi in dieci nel finale. Il dato che segna un campanello d’allarme è quello dello scarso rendimento interno: il Treviso ha faticato per tutta la stagione a fare del Tenni un campo ostico. Durante il campionato, infatti, i biancoazzurri si sono piazzati solamente al quinto posto nella classifica dei risultati casalinghi. L’epilogo dell’ultima tra le mura

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sa ai rosa è partita. Un lungo testa a testa ha visto le due big sfidarsi a distanza su tutti i campi della categoria, fino ad arrivare al bollente appuntamento dello scontro diretto della terzultima giornata. Nella battaglia, giocata sotto il diluvio dello stadio Zugni Tauro di Feltre, i biancocelesti non sono riusciti, però, ad andare oltre al pareggio. Un risultato che sapeva di condanna. C’è stata anche una punta di illusione nel finale. Il 2-2 dei rivali contro il Calvi Noale ha

amiche è sfociato in una contestazione. Diversi tifosi hanno abbandonato gli spalti ben prima del fischio finale, intonando cori di protesta (“Andate a lavorare”) rivolti a squadra e società. Una frattura che andrà ricucita in un’estate che sarà bollente dalle parti del fiume Sile. Si apre, infatti, una stagione di profonda riflessione in casa Treviso. Il progetto Serie C non è affondato,

portato il duello fino all’ultimo atto. Il Treviso attendeva al Tenni l’Este, mentre la Dolomiti ospitava il Brian Lignano. Nulla di fatto, con i primi bloccati dal pari e i secondi vincitori senza affanni e campioni del girone. Amarezza e delusione per un obiettivo sfumato. Ora si ripartirà. Un’estate di riflessione a Treviso, con la voglia di ricaricare le pile per continuare a inseguire il sogno del ritorno nel professionismo.

Stefano Parpajola

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il commento alle notizie del giorno dalle 17:00 con

ma servirà ben più di qualche ritocco per colmare il gap con le migliori. Una rifondazione sarà inevitabile per provare di nuovo a sognare il professionismo. (s.p.)

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Corsa alle regionali

Ciononostante il tema non viene archiviato anche perché più di qualche esponente, anche di Fratelli d’Italia, lascia la porta aperta a una discussione sul tema.

Ma fino a quando non si chiarirà se il presidente uscente Zaia potrà o meno ricandidarsi tutto rimane bloccato. Nelle scorse settimane si sarebbe dovuto tenere un vertice nazionale a Roma tra i leader dei partiti del centrodestra proprio per parlare delle regioni al voto. L’incontro è stato annullato per impegni istituzionali e, al momento, non è stata comunicata nessuna nuova data.

Il segretario della Lega in Veneto, Alberto Stefani, forse il più probabile candidato presidente, ha commentato con un laconico “si decida presto” l’ipotesi di un ulte-

riore mandato per Zaia. Una battuta, rilasciata ai cronisti, considerata come un po’ fredda forse non tanto nei confronti del presidente uscente quanto sulla possibilità che, effettivamente, ci possa essere il tempo e la convinzione a Roma di cambiare la legge per consentire la ricandidatura del Governatore Veneto.

Dal canto suo Fratelli d’Italia non sta certo a guardare e porterà al tavolo della coalizione il nome del senatore veneziano, vicinissimo a Giorgia Meloni, Raffaele Speranzon: sembra essere questo il nome forte di FDI per contendere alla Lega la presidenza del Veneto. Da non sottovalutare la carta Forza Italia: nel tavolo nazionale, che dovrà occuparsi anche di Puglia, Campania, Toscana e Marche, Tajani chiederà una presidenza anche per gli azzurri. Se la scelta dovesse cadere sul Veneto è pronto a scattare il segretario regionale Flavio Tosi che, nel frat-

tempo, non risparmia bordate alla gestione Zaia della Regione.

Sul fronte centrosinistra a guidare una coalizione molto ampia sembra sia stato scelto Giovanni Manildo, avvocato e già sindaco di Treviso. Un moderato che nel 2013 riuscì nell’impresa di battere lo sceriffo Giancarlo Gentilini. Il nome, nel momento in cui scriviamo, non è ancora stato ufficialmente lanciato, ma tutto lascia intendere che non ci dovrebbero essere sorprese. Al fianco di Manildo potrebbero schierarsi anche Italia Viva e Azione che, formalmente, non partecipano al tavolo regionale del centrosinistra ma che hanno sempre mantenuto un canale di comunicazione con il segretario regionale Pd, Andrea Martella al quale avrebbero espresso ampie aperture visto le qualità del candidato presidente scelto.

Il caso. Amministratori, rappresentanti delle categorie e società servizi idrici uniti

Energia dal territorio per il territorio: alleanza strategica per restituire valore alle comunità

Sono stati oltre 120 i partecipanti, tra amministratori, rappresentanti dei territori e delle categorie, oltre che delle società che gestiscono i servizi idrici in Veneto, alla conferenza online dello scorso 3 giugno sulla gestione dell’energia. L’iniziativa, promossa da AGSM AIM, Ascopiave, ANCI Veneto e BIM Comunità del Piave, per presentare una proposta concreta di rilancio dei territori attraverso una nuova gestione delle concessioni per impianti idroelettrici, gas e distribuzione elettrica pone al centro dell’iniziativa, un principio chiaro: l’energia deve tornare a generare valore per le comunità che la producono.

Ad aprire i lavori Federico Testa, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona e Presidente di AGSM AIM, che ha sottolineato la natura unitaria e trasversale dell’iniziativa.

“Le nostre riflessioni non nascono da logiche di parte, ma da un’esigenza comune che riguarda tutto il Veneto – da Verona a Vicenza, dall’Alto Trevigiano a Belluno – e che mette al centro il territorio. Da qui il titolo ‘Energia: dal territorio per il territorio’. Non è un’azione contro qualcuno, ma per qualcosa: per le persone, le imprese e le comunità locali.” Il Presidente Testa ha evidenziato come le attuali con-

cessioni per la distribuzione di gas, energia elettrica e impianti idroelettrici non restituiscano adeguato valore ai territori:

“La ricchezza generata da questi asset prende altre strade. Non resta qui, dove potrebbe invece contribuire ad abbassare le tariffe per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, o a sostenere servizi fondamentali come la sanità e l’assistenza agli anziani.” Nel suo intervento, Testa ha lanciato una chiamata all’azione concreta:

“Gli spazi giuridici e tecnici per agire esistono: dalla Conferenza Stato-Regioni chiamata a esprimersi sulle proroghe ventennali delle concessioni, recentemente criticate dall’Autorità Garante per la Concorrenza, alla necessità di una maggiore partecipazione dei territori nella partita delle concessioni idroelettriche.” Proprio la Conferenza è stata l’occasione per avviare un percorso condiviso e partecipato. Al tavolo sono stati invitati gli assessori regionali competenti, le amministrazioni comunali, le imprese dei servizi pubblici locali, le Associazioni Datoriali dell’industria, degli Artigiani, dei Commercianti, delle Cooperative e tutti i soggetti economici interessati dal caro energia.”

I lavori sono proseguiti con l’intervento del presidente di ANCI Veneto, il sindaco Mario Conte, che

ha voluto rimarcare l’importanza dell’iniziativa dal punto di vista delle amministrazioni locali: “Ringrazio il Dottor Testa per l’opportunità di aprire una riflessione territoriale su un tema, quello energetico, che negli ultimi tempi ha colpito duramente i bilanci comunali, mettendo a rischio la tenuta dei servizi essenziali per le nostre comunità.”

Conte ha ribadito lo spirito costruttivo e non conflittuale dell’iniziativa: “Non è un’azione contro qualcuno, ma a favore delle nostre comunità, che rappresentiamo e serviamo ogni giorno. Chiediamo non contributi straordinari dal Governo, ma un minimo di autonomia nella gestione del patrimonio naturale del nostro territorio.”

Anche secondo Conte, una maggiore responsabilità e capacità di gestione locale delle concessioni e delle risorse energetiche potrebbe tradursi in vantaggi concreti per cittadini, imprese e associazioni: “Questa autonomia consentirebbe un maggiore efficientamento dei servizi e un beneficio economico sulle tariffe per famiglie, aziende, partite IVA. Chiediamo solo di essere ascoltati.” Nel suo intervento ha lanciato un monito sulla sostenibilità finanziaria futura dei Comuni: “Oggi tutti i 560 Comuni veneti hanno i conti in ordine. Ma l’aumento incontrollato dei

costi energetici rischia di compromettere questa virtuosità, non per incapacità amministrativa, ma per fattori esterni fuori dal nostro controllo.” Ha concluso sottolineando il valore del confronto e della condivisione:“Questo tavolo di lavoro rappresenta un’occasione unica: le opportunità superano le preoccupazioni. Serve energia, sì, ma anche energia positiva, che possa sostenere davvero il sistema veneto.” Per approfondire i contenuti dell’iniziativa, è possibile rivedere la conferenza stampa, comprese le domande dei giornalisti, sul sito uf-

ficiale: www.energiaperilterritorio. it.

Sul sito sono inoltre disponibili: il manifesto dell’iniziativa, già sottoscritto dagli enti promotori AGSM AIM, Ascopiave, ANCI Veneto e BIM Comunità del Piave; la possibilità di chiedere ulteriori informazioni, aderire e sostenere il progetto; materiali in costante aggiornamento di approfondimento utili a cittadini, imprese e amministratori locali. Perché l’energia non è solo una questione tecnica: è una scelta di comunità, di visione e di responsabilità condivisa.

Federico Testa durante la conferenza sulla gestione dell’energia

Economia. L’analisi di Flavio Zanonato, direttore generale di Confesercenti Veneto

Centrale

“Vogliamo tutelare il commercio di quartiere, attività con una spiccata valenza sociale”

F lavio Zanonato, direttore generale di Confesercenti Veneto Centrale, ospite di “Buongiorno Veneto”, dai microfoni di Veneto24 ha messo in evidenza le necessità del commercio nella nostra regione, in un momento particolarmente delicato. “E’ un frangente assai importante per Confesercentispiega Zanonato - di confronto e dialettica in occasione della fase congressuale in cui gli imprenditori sono chiamati a scegliere i propri rappresentanti di categoria. La prima grande questione sulla quale siamo impegnati è la volontà di tutelare il commercio diffuso, il commercio di quartiere. Non basta concepire l’attività commerciale come se si trattasse soltanto di un’attività economica. È un’attività che ha una fortissima valenza sociale. Pensiamo ai negozi di vicinato, l’alimentari, il bar dell’edicola, la tabaccheria, il negozio di frutta e verdura del negozio di merceria. E l’elenco potrebbe continuare: que-

sta vivacità, che dura dalla mattina alla sera, consente ai cittadini di circolare tranquillamente, di avere dei servizi immediatamente a disposizione. Consente ai più deboli, ad esempio gli anziani e le donne con bambini piccoli, di trovare immediatamente un prodotto di cui hanno bisogno e contemporaneamente di muoversi in un ambiente sicuro”.

L’altra grande questione riguarda l’aspetto economico, la crisi che ha investito il settore e portato a numerose chiusure. Come affrontarla e risolverla? “La prima causa è stata l’arrivo di grandi sistemi di vendita, - aggiunge Zanonato - i centri commerciali sono attrattivi, anche perché dotati di parcheggi efficienti e maggiori comodità. Su questo fronte dobbiamo ottenere dei risultati dalle amministrazioni locali. Poi c’è l’e-commerce che si sta portando via una fetta di commercio importante. E anche qui abbiamo l’esigenza di fornire ai

nostri associati la capacità di utilizzarlo questo strumento perché non si può certo eliminare, sarebbe illusorio. Non da ultimo il costo degli affitti, che spesso uccide il commercio. Praticamente un negozio lavora a metà del tempo per pagare l’affitto, poi deve pagare tutto il resto nel negli altri quindici giorni del mese”. Qui entra il gioco anche il rapporto con le istituzioni e la necessità di concertare e pianificare interventi e iniziative che salvaguardino le attività commerciali come presidio sociale nei quartieri. “Ci sono già dei tavoli di concertazione, di concertazione in ogni provincia e nei centri più importanti. Si discute di mobilità, di qualità della vita nei quartieri, perché le attività commerciali vanno inserite nelle politiche sociali della città. Pensiamo ad un anziano che non si muove più in automobile e non trova i negozi sotto casa: deve appoggiarsi ai figli per qualsiasi necessità, ma

se questo non è possibile rischia di finire in casa di riposo e il costo sociale è enormemente più alto. Poi c’è la questione della mobilitò, dei parcheggi, della qualità del verde delle nostre città. E ovviamente riuscire a rendere più moderati gli affitti è una partita molto importante. Purtroppo ci sono proprietari di immobili che preferiscono tenere chiuso piuttosto che affittare un prezzo congruo”. Una volta completata la fase congressuale

Confesercenti si dedicherà al nuovo programma di lavoro che coinvolge tutte le categorie. “Intanto vogliamo sottoporre questa riflessione a tutti. - conclude ZanonatoIl commercio non è solo un’attività strettamente economica, è un’attività con una forte valenza sociale e ricordo che dal commercio è nata la società moderna come la conosciamo oggi. Abbiamo perciò un grande patrimonio da tutelare e difendere per il bene di tutti”.

Convento (Cescot): “La formazione indispensabile per le nostre imprese, dai distretti del commercio

Flavio Convento è presidente di Cescot, l’ente di formazione di Confesercenti Veneto Centrale che si occupa della formazione, una necessità sempre più sentita dagli imprenditori commerciali. “Le nostre imprese hanno bisogno di formazione perché si trovano a combattere con grandi player molto strutturati, - sottolinea Convento i quali oltretutto beneficiano di agevolazioni fiscali molto elevate, soprattutto quelle internazionali. E su questo noi combattiamo da anni per dare la possibilità ai piccoli commercianti di affrontare questa sfida. Il

impulso alle iniziative”

fatto che un ente di formazione come Cescot collabori insieme con Confesercenti aiuta a far crescere gli imprenditori, a unirli, così da avere la possibilità di dialogare con le amministrazioni per riuscire a risolvere alcuni problemi legati alle attività commerciali. Il nostro lavoro, l’esercizio di vicinato, contribuisce a garantire città vive e sicure”.

L’attuale congiuntura continua ad essere sfavorevole per l’economia in genere e in particolare per il commercio, i cui operatori reagiscono rafforzando il legame con il territorio. Per esempio con i distretti del com-

mercio, ormai diffusi in tutto il Veneto. “Da molti anni stiamo lavorando con la Regione - aggiunge il presidente di Cescot - e i distretti del commercio sono parte fondamentale delle città, servono per far crescere il territorio. Sono un importante investimento che permette sinergie con le istituzioni per creare eventi e iniziative che possano dare vita alle città. Confesercenti ci crede da molti anni, ci sta lavorando. Rappresentiamo più di qualche distretto a livello regionale e abbiamo riscontrato che i risultati ci sono, si crea una sinergia tra attività commerciali e

amministrazioni locali”.

Tra le iniziative Convento ricorda il progetto messo a punto da Confesercenti per Padova, “Il cammino sotto i portici”, che unisce una trentina di attività commerciali. “Padova è la seconda città italiana per lunghezza dei portici, circa 25 chilometri: è un patrimonio da valorizzare e da promuovere come veicolo per il commercio. Il progetto è già partito, stiamo organizzando degli eventi sotto i portici, tra cultura, arte e commercio, sul nostro sito ci sono tutte le informazioni utili”. (n.s.)

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Flavio Zanonato e Flavio Convento

Spettacolo. Una rassegna itinerante composta da 14 appuntamenti, due per ciascuna provincia

Sette compagnie venete riportano il teatro tra le corti e i campi

R

itrovare le radici del teatro popolare attraversando il paesaggio agricolo veneto con la forza della narrazione. È questo lo spirito di Far Filò. Storie della terra e del cielo, il nuovo progetto teatrale che porterà, tra luglio e dicembre 2025, spettacoli itineranti nelle sette province del Veneto. Corti rurali, aziende agricole, parchi e chiostri si trasformeranno in palcoscenici d’eccezione, accogliendo una rassegna che intreccia il passato della civiltà contadina con le sfide contemporanee legate alla sostenibilità, alla biodiversità e al cambiamento climatico. La rassegna nasce nell’ambito del progetto speciale “Coltivare Teatro”, promosso dal Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, in collaborazione con Arteven, Coldiretti Veneto e il sostegno della Regione del Veneto.

“Il teatro nasce dalla terra. Con Far Filò. Storie della terra e del cielo vogliamo tornare alle radici popolari del teatro. Questo progetto dà spazio alle compagnie profes-

sioniste del Veneto e ha il valore culturale di riscoprire le radici rurali del teatro – dichiara Giampiero Beltotto, presidente della Fondazione Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale -. I più sentiti ringraziamenti vanno a Coldiretti Veneto perché ci ha creduto fin da subito e ad Arteven Circuito Multidisciplinare Regionale grazie alla cui collaborazione con questo progetto itinerante raggiungeremo tutte le province della regione. È nella lingua del Ruzante che troviamo le radici rurali del teatro pavano e veneto. Con questo spirito di riscoperta abbiamo selezionato le migliori 7 proposte artistiche tra le 30 candidate. Saranno 14 appuntamenti, due per ogni provincia. Riempiremo il Veneto di buona terra e buona linfa”.

“FarFilò. Storie della terra e del cielo non è solo un progetto teatrale, ma un’occasione per far rivivere una tradizione antica in chiave contemporanea, unendo memoria e innovazione per coltivare il senso di appartenenza e custodire la bel-

lezza del nostro patrimonio rurale, elemento fondante della cultura e dell’identità venete” sottolinea l’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari.

“Il fare filò animava il nostro territorio e la gente bei campi nel passato, oggi quel bel racconto agricolo si trasforma in questa progettualità, in un network importante per tutti coloro che operano ai fini organizzativi che sarà arricchente per tutti coloro che ne usufruiranno – afferma Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Veneto -. Tutti abbiamo bisogno di riscoprire il valore della socialità e

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tà, oltre che tenere accese le nostre comunità, soprattutto quelle più piccole. Per questo ci mettiamo a disposizione con le nostre aziende che conoscono già il termine della “multifunzionalità” e con questo progetto teatrale si apriranno anche a un nuovo modo di fare accoglienza. Come mondo agricolo abbiamo bisogno della vicinanza della cittadinanza per raccontare l’agricoltura di oggi, fatta di sfide economiche, ma anche sociali e sindacali”. “Nella tradizione veneta fare filò aveva il significato di trasmettere oralmente tradizioni e

saperi collocandosi tra le preziose espressioni della cultura immateriale della nostra regione. Le tradizioni sono parte di una memoria personale e collettiva che non devono andare perdute ma continuamente rinnovate e trasmesse all’interno della comunità. È questo l’obiettivo dell’articolato progetto che ci vede promotori - dichiara Massimo Zuin, presidente di Arteven Circuito Multidisciplinare Regionale – assieme al Teatro Stabile del Veneto e Coldiretti Veneto. Ora il testimone passa alle sette compagnie teatrali selezionate che, tra luglio e dicembre, porteranno le loro proposte artistiche anche in luoghi non convenzionali, apportando nuova linfa e nuovi spunti alla narrazione orale”.

Con due spettacoli per provincia e un totale di 14 appuntamenti, Far Filò si configura come un’esperienza teatrale diffusa, capace di unire le persone attraverso storie, paesaggi e valori condivisi. Un viaggio nella memoria, ma con lo sguardo rivolto al domani.

Il dialogo. Francesca Chiesa esplora la condizione femminile in un libro sorprendente e attualissimo

“Diversamente sole”, storie universali per raccontare la complessità delle donne

Dopo aver girato mezzo mondo ha trovato il suo approdo nell’isola greca di Syros. “Non avrei scritto nulla se non avessi vissuto la mia vita altrove, se non avessi dovuto lasciare l’Isola Verde, il Bazar di Teheran e Tripoli”

F

rancesca Chiesa ha girato mezzo mondo prima di trovare il suo approdo nell’isola greca di Syros. Padovana, Chiesa ha appena pubblicato “Diversamente sole” (Edizioni Open, 14 euro), raccolta di racconti intensa e struggente. Una testimonianza preziosa della condizione femminile, una lettura attualissima e che riesce ad essere universale. Ne ho approfittato per fare con lei una chiacchierata sul suo nuovo libro (e non solo). Francesca, tu scrivi che la solitudine femminile è “una qualcosa che non si racconta mai abbastanza”. Da dove nasce la tua urgenza di darle voce?

Ho sempre guardato alla solitudine come a un privilegio. Da bambina sono cresciuta nella villetta liberty del mio bisnonno: lui, una nonna, tre prozii e una zia pronti ai miei desideri, le lavoranti della fabbrica annessa in adorazione della bambina sorridente e grassoccia che ero, un parco e una biblioteca a mia disposizione. Parecchio triste ma molto dolce e molto privilegiata. Nella vita adulta, poi, la solitudine ha cambiato aspetto ed è diventata un miraggio. Fino al momento in cui sono venuta a vivere qui sull’isola ed è scoppiata l’epidemia del Covid. Ovvero fino al momento in cui ho compreso che la karantina/quarantena, per me gioia solitaria, nel resto del mondo si chiamava segregazione

e angosciosa solitudine. La constatazione di quanto io fossi diversamente e felicemente sola mi ha colpito come una frustata e da allora ho cominciato a ragionare di solitudine e poi a raccontare. Per ora di donne, per ora di mondi altri, ma non siamo che all’inizio. Alcune storie sono ispirate a vicende reali. Qual è stato il processo di scrittura nel tradurre queste storie in letteratura senza tradirne la verità?

La mia è stata una generazione fortunata. Quando io ero giovane poteva accadere che un grande poeta come Andrea Zanzotto, ricevendo una raccolta di mie poesiole e raccontini, mi abbia fissato un appuntamento per analizzare con me i testi che gli avevo sottoposto e raccomandarmi di scegliere una sola forma di espressione tra prosa e poesia. Il consiglio del poeta si è rivelato nel corso degli anni un blocco che sembrava insuperabile.

Fino al momento in cui proprio la necessità di raccontare Tawergha mi ha fatto trovare la mia voce, che è fatta di prosa e di poesia. La realtà è ciò che si racconta.

Nel tuo libro le donne non sono mai solo vittime. Sono anche complici, carnefici, spettatrici passive. Quanto è stato difficile mantenere questo equilibrio narrativo?

Direi che questo è l’aspetto più autobiografico di questo mio lavoro. Io, noi, tutte cresciamo e vivia-

mo portandoci dentro un imperativo categorico. Nasconditi. Non farti capire. Sorridi. Dimentica. Perdona. Perché potremmo essere pericolose, forse: ricordate o immaginate com’era la vita all’interno di un harem, di quanta ferocia erano fatti quei sorrisi. Le leonesse ammazzano, le donne addomesticate no, ci sono altri modi e non è sempre necessario impugnare un pugnale, a volte basta una penna. Un uomo affronta il rivale a duello, qualsiasi genere di rivale e qualsiasi genere di duello, uccide o muore e non se ne parla più; le donne hanno più fantasia.

Hai vissuto a lungo in Nord Africa, in Asia e tutt’ora risiedi per la maggior parte dell’anno in Grecia. Quanto ha influito la tua esperienza nella tua scrittura?

Le donne nei luoghi che racconto sono la mia vita, per interposta persona. Nessuna mi impersona ma in ognuna di esse si è rispecchiato un bagliore del caleidoscopio che io sono. Voi siete. Loro sono. Non avrei scritto nulla se non avessi vissuto la mia vita altrove, se non avessi dovuto lasciare l’Isola Verde, il Bazar di Teheran e Tripoli. O forse avrei scritto della mia famiglia, ma c’era poco di bello da raccontare.

Il titolo Diversamente sole è molto evocativo. Cosa significa per te questa espressione?

Per rispondere, basta sapere che il titolo della prossima raccolta di racconti cui sto lavorando è “Una uniforme solitudine” e ha come attrici donne occidentali, donne di potere e post-femministe integrate. Ho visitato i mondi delle donne diversamente sole in un’epoca in

cui non erano ancora stati toccati e uniformati dalla globalizzazione. Pertanto ognuno dei Paesi di cui narro appare come una realtà a sé stante che fa da sfondo a una specifica forma di solitudine femminile la quale a sua volta la rispecchia.

Com’è l’Italia vista da fuori?

Che dire? È un’altra cosa, è un Paese che fatico a riconoscere. Credo sia un processo inevitabile quando alla lontananza si aggiunge il passare degli anni, e che per me ha avuto inizio nel momento in cui sono tornata a vivere per qualche anno in Italia dopo i primi undici anni di estero. Venivo dall’Eritrea, dove al massimo c’erano i cellulari militari e mi sono trovata circondata da Motorola e simili. Man mano che subentrano i cambiamenti inevitabili nella storia di un Paese, i residenti hanno il tempo di digerirli lentamente, i saltuari come me devono inghiottire tutto in un boccone. E si sa, a volte “va di traverso”. A volte, invece, ci si

abitua. Ricordo, ad esempio, che l’usanza dell’aperitivo mi ha dato molto fastidio nei suoi primi anni, tornando in Italia con il desiderio di passeggiate tranquille e silenziose per le Piazze. Alla fine l’anno scorso, trovato un bar di riferimento, sono ingrassata di cinque chili in un mese di aperitivi giornalieri, anzi serali.

Giacomo Brunoro

• Chi è Giacomo Brunoro

Classe ’76, padovano, si occupa di comunicazione, editoria e di eventi ad alto impatto culturale. È direttore editoriale di LA CASE Books, presidente di Sugarpulp e consigliere della Veneto Film Commission. Up the irons!

La scrittrice Francesca Chiesa

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32 trapianti da donatore al Ca’ Foncello: bilancio

positivo e formazione specialistica

Èun bilancio estremamente positivo quello tracciato per il 2024 dal Centro Trapianti di Cellule Staminali Ematopoietiche e Terapie Cellulari dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Un punto di eccellenza regionale, l’unico accreditato al trapianto allogenico nelle province di Treviso e Belluno, che ha registrato negli ultimi 18 mesi ben 32 trapianti da donatore (allogenici) e 50 trapianti autologhi, ovvero con cellule staminali prelevate dallo stesso paziente. Attualmente, il Centro ha in carico oltre 50 pazienti già sottoposti a trapianto in strutture diverse, segno di un ruolo sempre più centrale nella presa in carico a lungo termine.

Affidato all’Unità Operativa Complessa di Ematologia, il Centro rappresenta un presidio fondamentale per il trattamento di patologie oncoematologiche gravi come le leucemie acute, ma anche di malattie non tumorali quali le aplasie midollari. In questi casi, il trapianto di cellule staminali emopoietiche (CSE) da donatore — familiare o iscritto al Registro Internazionale — è la terapia di elezione.

Ma la complessità del percorso terapeutico, che coinvolge numerose specialità mediche e può presentare criticità in ogni fase, rende necessaria una formazione continua e specifica per tutti i professionisti coin-

volti. Per questo, l’Ulss 2 ha promosso un corso formativo interamente dedicato alla gestione del trapianto da donatore. L’iniziativa, intitolata “Il Trapianto di Cellule Staminali Ematopoietiche da Donatore”, si è svolta nella sala convegni del Ca’ Foncello e si è articolata in tre giornate, ciascuna dedicata a diversi aspetti della pratica clinica.

Coordinato dalla dottoressa Marta Stanzani, responsabile del team trapiantologico, il corso ha affrontato in modo sistematico tutte le fasi dell’iter terapeutico: dall’individuazione dell’indicazione al trapianto, fino alla gestione delle complicanze, sia precoci che tardive. Particolare attenzione è stata riservata al tema del donatore, figura chiave nel successo della procedura. La selezione del soggetto idoneo — che si tratti di un parente o di un donatore da registro — richiede infatti conoscenze avanzate in ambito immunologico, ematologico e gestionale.

Grazie all’attività del Centro e alla collaborazione multidisciplinare promossa dalla formazione, l’Ulss 2 rafforza il proprio impegno nella cura di pazienti altamente fragili, garantendo loro non solo l’accesso a terapie salvavita, ma anche un percorso clinico integrato e aggiornato ai più alti standard di qualità.

Anna Bergantin

Torna “RiDatti una Mossa al Parco”: oltre 700 ore di sport gratuito in 15 Comuni della Marca

È online il calendario completo dell’edizione 2025 di “RiDatti una Mossa al Parco”, il progetto estivo promosso dall’Ulss 2 Marca Trevigiana che anche quest’anno invita la cittadinanza a praticare attività fisica gratuita nei parchi pubblici. L’iniziativa, giunta all’undicesima edizione, prenderà ufficialmente il via lunedì 16 giugno e coinvolgerà ben 15 Comuni del territorio: Breda di Piave, Cappella Maggiore, Casale sul Sile, Casier, Istrana, Morgano, Orsago, Ponzano Veneto, Preganziol, Riese Pio X, Roncade, San Biagio di Callalta, Treviso, Vittorio Veneto e Zero Branco.

Oltre 700 le ore di attività in programma, organizzate all’aperto e a disposizione gratuitamente grazie all’impegno di 74 associazioni sportive locali. L’intero progetto è coordinato dal Servizio Promozione della Salute dell’Unità Operativa Prevenzione e Controllo Malattie Croniche dell’Ulss 2, in sinergia con le Amministrazioni comunali, le realtà sportive del territorio e gli enti di promozione AICS e ASI. L’iniziativa si inserisce inoltre nella più ampia rete “Lasciamo il segno – La Rete Trevigiana per l’Attività Fisica”, da anni attiva nella promozione di stili di vita sani e attivi.

Il calendario completo con sedi, orari e discipline è consultabile alla pagina dedicata del sito Ulss: www.aulss2.veneto. it/ridatti-una-mossa. Qui è possibile pianificare la propria estate scegliendo tra ben 69 attività diverse a basso impatto cardiovascolare, pensate per essere accessibili e inclusive, indipendentemente da età o condizione fisica.

L’offerta spazia da discipline più dolci, come pilates, yoga, meditazione e ginnastica posturale, ad attività dinamiche come camminata metabolica, nordic walking, danza, arti marziali, acquagym, scherma e molto altro ancora. Un’ampia proposta pensata per coniugare salute, socialità e valorizzazione degli spazi verdi urbani, restituendo ai parchi pubblici una funzione attiva e rigenerante per tutta la comunità. “RiDatti una Mossa al Parco” si conferma così un’opportunità concreta per adottare stili di vita più sani, contrastare la sedentarietà e prendersi cura del proprio benessere in modo semplice, naturale e a portata di tutti. L’unico requisito per partecipare è il versamento di una quota simbolica di 10 euro, una tantum, per la copertura assicurativa obbligatoria. La tessera è valida per tutta la durata del progetto e consente di accedere liberamente a tutte le attività proposte nei Comuni aderenti.

Per rimanere aggiornati, sono attivi anche i canali social ufficiali della rete “Lasciamo il Segno”, che accompagneranno l’estate sportiva della Marca con aggiornamenti, curiosità e testimonianze.

Redazione Salute

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Il servizio. Inaugurato al Pronto Soccorso del San Giacomo di Castelfranco Veneto un nuovo spazio sicuro

Una “Stanza Rosa” per accogliere donne e minori vittime di violenza

Un luogo protetto e accogliente, pensato per donne e bambini che fuggono dalla violenza. È la nuova “Stanza Rosa” all’interno del Pronto Soccorso dell’ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto, realizzata dall’Ulss 2 grazie al sostegno di aziende, enti e cittadini del territorio. Uno spazio dedicato, riservato e sicuro, che rappresenta un nuovo tassello nella rete di protezione attivata dall’Azienda sanitaria per offrire assistenza concreta a chi è vittima di maltrattamenti.

Frutto di una sinergia tra pubblico e privato, la Stanza Rosa è stata possibile grazie al contributo di CentroMarca Banca Credito Cooperativo di Treviso e Venezia, Garbujo rappresentanze, Gallo Pubblicità, Monica Borsato designer e Claudia Vedelago. Un esempio virtuoso di comunità solidale che ha creduto nel progetto, mettendo a disposizione risorse e competenze per creare un ambiente sicuro, riservato e accogliente. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti il direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi, la direttrice del presidio ospedaliero Paola Anello, il primario del Pronto Soccorso Carmelo Madia e la referente aziendale per il percorso di tutela

delle vittime di violenza Catia Morellato, medico del Pronto Soccorso di Montebelluna. Presenti anche la vicesindaca di Castelfranco, Marica Galante, e numerosi rappresentanti di enti e associazioni del territorio. Con questa nuova apertura, l’Ulss 2 rinnova e rafforza il proprio impegno contro la violenza di genere e domestica, proseguendo un cammino avviato nel 2017 con l’introduzione del protocollo “Codice Rosa”. Si tratta di un percorso strutturato all’interno dei Pronto Soccorso che consente un’accoglienza dedicata, dalla fase di triage fino alle dimissioni, attraverso una presa in carico integrata e multidisciplinare. Il sistema coinvolge Centri Antiviolenza, Forze dell’Ordine, Comuni, Consultori familiari e vari reparti ospedalieri.

Dal 2017 al 22 maggio 2025, sono state intercettate e seguite 4.973 donne, di cui 220 solo nei primi mesi di quest’anno. Le vittime hanno per lo più un’età compresa tra i 25 e i 54 anni, ma non mancano casi anche tra over 75. Le forme di violenza rilevate sono fisiche, psicologiche, sessuali ed economiche. In molti casi sono coinvolti anche i figli minori.

La Stanza Rosa di Castelfranco si affianca a quelle già attive a Montebel-

luna, Conegliano e Treviso. Altri spazi analoghi sono in fase di progettazione nei Pronto Soccorso di Oderzo, Vittorio Veneto e Treviso, a testimonianza della volontà di estendere la rete di protezione su tutto il territorio provinciale.

“Questa stanza rappresenta un luogo sicuro in cui le donne possono ricevere cure adeguate, essere ascoltate e, se necessario, passare la notte in un ambiente protetto e dignitoso – ha commentato il direttore generale Francesco Benazzi –. È un ulteriore passo avanti nella nostra battaglia quotidiana contro la violenza. Una sfida che riguarda tutta la comunità: ciascuno di noi deve sentirsi parte di questo impegno collettivo per un futuro libero dalla violenza”.

Benazzi ha voluto ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno contribuito al progetto, sottolineando come solo grazie alla collaborazione e alla sensibilità della rete territoriale sia possibile dare un aiuto concreto alle vittime. “Iniziative come questa – ha concluso – possono davvero fare la differenza per tante donne che oggi vivono situazioni di paura e disagio”.

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Adolescenti tra stress, abuso e solitudine: l’allarme dell’indagine condotta da Ulss 2

Dormono poco, si sentono stanchi, bevono troppo e spesso ricorrono a sostanze per evadere o affrontare l’ansia. È il ritratto preoccupante degli adolescenti emerso dall’indagine condotta dall’Osservatorio dell’ Ulss 2, che ha coinvolto 3.685 studenti della provincia di Treviso. I risultati, presentati in un incontro con autorità scolastiche e forze dell’ordine, tracciano una mappa allarmante delle fragilità che segnano la generazione più giovane. La salute psico-fisica degli adolescenti appare fortemente compromessa: solo il 4% dorme almeno nove ore per notte, mentre oltre il 40% lamenta difficoltà ad addormentarsi. Il 27% dichiara di aver bisogno di supporti per dormire e il 24% non si sente mai riposato al mattino. Tra le ragazze, una su tre non raggiunge nemmeno sei ore di sonno. Il 30% degli studenti percepisce alti livelli di stress scolastico e il 13% dei maschi – contro il 26% delle femmine – afferma di non praticare alcuna attività fisica. Ne conseguono dati allarmanti anche sul piano fisico: il 21% dei ragazzi e il 13% delle ragazze è in sovrappeso o obeso. Il fumo si conferma una delle abitudini più diffuse: oltre la metà delle ragazze e il 45% dei ragazzi ha già provato a fumare. L’età media del primo contatto con il tabacco si aggira sui 14 anni. L’alcol, però, è ancora più radicato: quasi uno studente su due si è già ubriacato almeno una volta nella vita, con un 10% che ha superato le dieci esperienze di ubriacatura. Il 24% dei ragazzi e il 18% delle ragazze ha ammesso comportamenti a rischio post-sbornia, tra cui vandalismo, guida in stato di ebbrezza e rapporti sessuali non protetti. Non mancano dati inquietanti anche sul fronte delle droghe: quasi il 5% dei ragazzi e il 3,4% delle ragazze ha sperimentato sostanze illegali diverse dalla cannabis. Ancora più diffuso l’abuso di farmaci psicoattivi senza prescrizione, usati per “sballarsi” dal 24% degli intervistati; il fenomeno è particolarmente preoccupante tra le ragazze, con un 14% che ne fa uso regolare. A rendere il quadro ancora più fosco, il dato relativo alla violenza fisica: uno studente su due ha partecipato almeno una volta a una rissa. (r.s.)

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