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di Padova

Nuovo Hospice pediatrico centro d’eccellenza delle cure palliative infantili a Padova

Corsa alle regionali

Ormai basta una mezza dichiarazione e i piani in vista delle regionali cambiano radicalmente. Partiamo da una delle poche certezze: la data ultima per tornare al voto per la Regione Veneto è il prossimo 23 novembre. Chi saranno i candidati?

Non è dato saperlo. Il centrodestra è, di fatto, imbrigliato su di un tema che sembrava superato ma che ancora tiene banco: il terzo (nel suo caso sarebbe il quarto) mandato per il Presidente Zaia. La Consulta ha bocciato il ricorso della Regione Campania che chiedeva la possibilità di far prevalere la norma regionale rispetto a quella statale per permettere al presidente Vincenzo De Luca di correre ancora come presidente della sua regione. Una sentenza, questa, che ovviamente vale anche per il Veneto e che sembrava aver chiuso definitivamente la questione.

E invece?

Invece da Venezia al Festival delle Regioni i presidenti, in modo trasversale, hanno scritto alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni per chiederle di cambiare la legge nazionale e consentire i terzi mandati. È evidente che se cambiasse la normativa statale di riferimento si supererebbero le contraddizioni che la Consulta ha riscontrato e che l’hanno portato ad emettere una sentenza di bocciatura. Cambiare la legge non è semplice e neppure veloce e alle elezioni manca poco.

Commercio di quartiere da salvare. Confesercenti:

“I nostri negozi protagonisti e anima delle città”

PADOVA, POLEMICHE SULLE ZONE ROSSE:

RISSE E AGGRESSIONI

“Far filò”, 7 compagnie riportano il teatro tra le corti e i campi in 14 appuntamenti

Salone Nautico Venezia, oltre trentamila visitatori tra eccellenze artigianali e innovazioni tecnologiche

TRA PAURA E CONTROLLO:

Sicurezza urbana, esplode il caso Arcella: la città si divide, il quartiere si mobilita. Il sindaco Giordani: “Comunità viva” Il centrodestra: “Ben vengano i controlli”

“Diversamente sole” storie universali di donne per raccontare e svelare la complessità femminile

NUOVO PARCO PRANDINA: 50 MILA MQ RESTITUITI ALLA NATURA E AI CITTADINI

L’ex caserma trasformata in un’ampia area verde Il vice sindaco Micalizzi: “Padova più bella e vivibile”

GESTIONE CONCESSIONI ENERGETICHE: ALLEANZA STRATEGICA PER IL TERRITORIO

Verso una proposta concreta di rilancio: “L’energia deve tornare a generare valore per le comunità che la producono”

Tra violenza concreta e insicurezza percepita

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Aggressioni, baby-gang, danneggiamenti, furti, molestie, omicidi, rapine, risse, spaccio, truffe, vandalismi, violenze sessuali: ogni giorno le cronache, e di riflesso i social che ormai condizionano il nostro rapporto con la realtà, abbondano di questi vocaboli. Ogni territorio si confronta con un certo grado di insicurezza, reale o percepita che sia.

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Famiglie arcobaleno, un passo avanti

Una sentenza destinata a cambiare il panorama dei diritti civili in Italia. La Corte costituzionale, con un pronunciamento depositato a fine maggio, ha dichiarato l’illegittimità del divieto che impediva alla madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita (PMA) effettuata all’estero. Questa decisione rappresenta un traguardo atteso da anni da centinaia di famiglie omogenitoriali, che vivevano finora in una condizione di profonda incertezza giuridica. Grazie a questa svolta, viene finalmente restituita piena dignità a numerosi nuclei familiari, aprendo la strada a un più ampio riconoscimento dei diritti dei bambini nati in queste realtà. La questione di legittimità era stata sollevata dal Tribunale di Lucca. Gli effetti si stanno già manifestando anche in Veneto, con particolare risonanza a Padova, città che è diventata simbolo della battaglia per i diritti delle famiglie omogenitoriali. È proprio da qui che è scoppiato il caso finito in tribunale dopo la circolare del Viminale che invitava le prefetture italiane a cancellare dai registri di nascita il nome della madre intenzionale. Una misura che aveva scatenato forti polemiche e gettato molte famiglie in uno stato di profonda angoscia. “Sono soddisfatto e commosso,” ha dichiarato il sindaco di Padova Sergio Giordani. “Avevo deciso come sindaco e nonno di combattere questa battaglia di civiltà fino infondo a fianco delle mamme, delle piccole e dei piccoli. Oggi vincono i diritti fondamentali. Un passo avanti per l’Italia che abbiamo costruito con tenacia anche da Padova con tante associazioni e cittadini che non hanno mai mollato”.

Ad oggi, nel comune veneto sono stati registrati all’anagrafe 53 bambini nati da coppie omogenitoriali. La sentenza potrebbe ora rappresentare un punto di svolta anche per queste famiglie, garantendo loro una maggiore stabilità e tutela legale.

La sentenza della Corte Costituzionale

Tra violenza concreta e insicurezza percepita Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Le informazioni girano veloci, se poi riguardano fatti di cronaca nera ovviamente l’eco si moltiplica, così come le reazioni e le inevitabili prese di posizione polemiche. Guardando alle statistiche la nostra regione fa i conti soprattuto con i reati legati ai furti in abitazione, ai danni al patrimonio, alle truffe. Più contenuti, fortunatamente, i numeri delle rapine e degli omicidi, anche se purtroppo cresce la violenza di genere, in tutti i suoi aspetti, a partire dall’ambito familiare. Ecco dunque che la sicurezza non è solo un fatto pubblico ma anche una questione privata, che investe le nostre famiglie, i rapporti personali. Preoccupa anche il fenomeno del disagio minorile, in tutte le sue accezioni, dalla dispersione scolastica all’emarginazione, dal consumo di droga alla violenza che ha i minori per protagonisti. Ed è breve, perciò, il passo alla microcriminalità che serpeggia nelle città come nei centri minori. Non basta l’attività repressiva, l’intervento a posteriori, perché la parte più faticosa è la prevenzione, la capacità di intercettare le criticità prima che esplodano. Tutto si complica, poi, nelle comunità straniere, nelle quali accanto agli esempi di integrazione convivono situazioni di difficoltà e di emarginazione che possono far scivolare i giovani, in particolare, verso la criminalità. Concludendo con i numeri, se consideriamo il totale dei reati ovviamente sono le città e le provincie più popolose a spiccare, nel segno di un incremento nell’ultimo triennio. Guardando al tasso di delittuosità (nel dettaglio qui sotto) anche in questo caso assistiamo ad un lieve aumento dell’incidenza dei reati. Un fenomeno che ci auguriamo si possa invertire.

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Il progetto. L’area verde sorgerà lungo le mura nell’ex caserma tra corso Milano e via Orsini

Micalizzi: “Con il parco Prandina continuiamo a rendere Padova più bella, vivibile e moderna”

Il vicesindaco: “Saranno 50 mila metri quadrati restituititi alla natura e ai nostri concittadini”

“S ono veramente orgoglioso del lavoro che, al fianco del sindaco Sergio Giordani, stiamo quotidianamente, svolgendo per rendere Padova una città sempre più moderna, europea, capace di essere accogliente, vivibile e competitiva in termini di attrattività e di qualità urbana. In questi anni abbiamo investito molto, con grande determinazione e lungimiranza, senza mai perdere di vista il benessere di tutti i cittadini. Siamo consapevoli che i tanti cantieri in corso possono produrre alcuni disagi, ma siamo altrettanto convinti che ne varrà decisamente la pena perché Padova, dopo questi interventi, sarà veramente un passo avanti.” Con queste parole, Andrea Micalizzi, vicesindaco di Padova e uomo di fiducia del sindaco Giordani per ciò che concerne le opere pubbliche, introduce la presentazione del progetto dell’ex Caserma Prandina: un nodo che in molti pensavano non si sarebbe mai sciolto visto che le idee differenti e che, invece, con saggezza ha trovato un sua sintesi.

“Un passo storico. Approvato il progetto del Parco alla Prandina ed ecco le prime immagini del parco che sorgerà lungo le mura nell’ex caserma tra corso Milano e via Orsini. Sarà uno spazio bellissimo.” Non nascondo emozione e entusiasmo Andrea Micalizzi nell’illustrare nel dettaglio il progetto.

“Andiamo a realizzare – ha aggiunto il vicesindaco - un grande parco urbano in un’area di oltre 50.000mq che allarga il Centro con un nuovo spazio importante

tra mura del ‘500, natura e servizi culturali sociali e ricreativi. Un’area che i padovani non utilizzano da secoli: prima Monasteri Benedettini, poi caserma. Con questo progetto la Prandina diventa finalmente uno spazio verde pubblico per tutte e tutti.”

“Uno spazio – continua Micalizzi - restituito non solo alle persone ma anche alla natura: la presenza della caserma infatti ha compromesso fortemente l’area che oggi risulta profondamente inquinata e necessita di importanti interventi di bonifica. Nel dettaglio il progetto prevede un parco verde accessibile a tutti, una piazza con fontane lungo corso Milano, piste ciclabili e percorsi pedonali, un Bar, un bistrot e dei servizi, degli spazi espositivi, culturali e civici per incontri e attività di associazioni.

Un parcheggio da 240 posti auto alberato e realizzato con superfici drenanti”. “Ora che abbiamo approvato – aggiunge il vicesindaco di Padova - il progetto attendiamo dalla Regione la convalida dei finanziamenti europei che ci sono stati attribuiti, dopo di che ci sono 30 giorni per redigere il progetto esecutivo che deve andare a bando per i lavori.”

“Quella della Prandina – conclude Andrea Micalizzi – è un’area sottoposta a vincolo. Con la Soprintendenza abbiamo redatto un master plan per dare delle indicazioni vincolanti alla progettazione: un lavoro preparatorio importante, e una buona pratica di collaborazione che ci ha visto spesso confrontarci anche con i funzio-

nari del Ministero dei Beni Culturali. Al tempo stesso per la nostra Amministrazione le indicazioni di Agenda 21, dedicate alla partecipazione dei cittadini e degli attori del territorio nelle scelte di grande

impatto per la Città, sono essenziali e, infatti, abbiamo condotto un percorso di confronto pubblico e popolare che ha compreso, oltre alla popolazione, anche Camera di Commercio, Università, comitati e associazioni. Se non lo avessimo fatto non saremmo mai giunti ad un risultato tanto importante e che oggi entrerà nel vivo con la fase realizzativa dopo le necessarie bonifiche.”

Padova investe sulla vita indipendente:

appartamenti

domotici e percorsi personalizzati

Un futuro più inclusivo prende forma a Padova grazie a un ambizioso progetto sostenuto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 5 – “Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale”. Il Comune ha avviato, in collaborazione con 14 Enti del Terzo Settore e l’Azienda ULSS 6 Euganea, un’iniziativa finalizzata a promuovere la vita indipendente e migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità. Il progetto coinvolge 54 beneficiari, tra cui persone con disabilità intellettive, psichiche, dipendenze e disturbi dello spettro autistico, offrendo

loro l’opportunità di vivere in 12 appartamenti appositamente attrezzati con tecnologie domotiche. Gli enti coinvolti nel progetto sono realtà consolidate del territorio: Cooperativa Sociale Riesco, Fondazione Irpea, Cooperativa Germoglio, Polis Nova, Vite Vere Down Dadi, Il Girasole, Nuova Idea, Il Portico, Eiteam, Fondazione San Gaetano e Diversity Life Onlus. Insieme al Comune e ai servizi Disna, Csm e Serd dell’Ulss 6.

“Risorse, competenze e sensibilità per generare un impatto reale e duraturo – afferma l’assessora al sociale Margherita Colonnello –.

Con questo progetto, accessibile e solidale, vogliamo offrire alloggi che siano anche spazi di partecipazione e inclusione per l’intera comunità. L’obiettivo è l’emancipazione delle persone con disabilità, grazie a una fitta rete di sostegno”. Il valore dell’iniziativa, infatti, va oltre l’assistenza individuale: gli appartamenti si configurano come presidi di comunità, spazi in cui la solidarietà diventa parte del tessuto urbano. Un modello di welfare locale innovativo, integrato e replicabile, che guarda con concretezza a un futuro più equo.

Un dettaglio del progetto del parco e il vicesindaco Andrea Micalizzi

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produrre energia nell'agosto di quest'anno. misti (comuni e famiglie).

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Padova città

Via S. Maria Assunta, 58 | PADOVA | Tel. 049 4609992

Limena

Via del Santo, 54 PADOVA Tel. 049 768792

Camponogara

Piazza G. Marconi, 7 VENEZIA Tel. 041 0986018

Cavarzere Via Pescheria, 19

Tel. 0426 1750002

Chioggia Via San Marco, 1934

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Sicurezza urbana/1. Il provvedimento della Prefettura fa discutere, il sindaco Giordani non condivide la scelta

Arcella nella bufera: sicurezza o propaganda? Padova divisa, alta tensione sulla Zona Rossa

Il centrodestra fa quadrato e difende l’iniziativa.

Ostellari: “Il quartiere non perde valore se c’è più polizia”. Giordani replica e diffonde un video: “Vogliamo raccontare un’Arcella diversa, dove si può vivere bene”

Padova si trova al centro di un inedito braccio di ferro istituzionale tra Prefettura e Amministrazione comunale, con al centro la sperimentazione delle cosiddette “zone ad alto impatto”, note al pubblico come Zone Rosse. Il provvedimento, annunciato al termine del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, prevede un’intensificazione dei controlli da parte delle forze dell’ordine per un periodo di 90 giorni in un’area del quartiere Arcella, una delle più popolose e complesse della città.

Secondo quanto stabilito dalla Prefettura, nella zona individuata sarà possibile allontanare persone con precedenti penali e emettere Daspo urbani nei confronti di soggetti ritenuti molesti, in linea con le disposizioni previste per le aree a rischio sicurezza. Una decisione che ha subito provocato la reazione del sindaco Sergio Giordani, che ha scelto di rivolgersi direttamente ai residenti con una lettera aperta.

“Cari arcellani e care arcellane, sono orgoglioso dei progressi che, con l’aiuto di tutti, abbiamo realizzato nel nostro quartiere”, scrive il primo cittadino. “La mia posizione presso il Prefetto è stata chiara: sono assolutamente favorevole a controlli anche ad

alta intensità, e grato alle forze dell’ordine per il lavoro svolto. Ma sono fortemente contrario e preoccupato per la scelta, che non ho condiviso, di definire tre quarti dell’Arcella come zona rossa.”

Giordani critica duramente il metodo con cui la misura è stata imposta, definendola una decisione calata dall’alto e strumentalizzata a fini politici: “È un provvedimento che rischia di penalizzare l’immagine di un intero quartiere e sembra rispondere più alla propaganda del governo che a reali esigenze di sicurezza. Serve forse solo ad accontentare qualche esponente leghista a Roma”.

La tensione istituzionale arriva in un momento in cui alcuni commercianti della zona avevano espresso la necessità di maggiore presenza delle forze dell’ordine, al punto da dotarsi in autonomia di servizi di vigilanza privata. Tuttavia, secondo il sindaco, la strada intrapresa dalla Prefettura rischia di danneggiare un tessuto sociale che, negli ultimi anni, ha lavorato per un lento ma concreto processo di riqualificazione.

“Non ho litigato con Prefetto e Questore – precisa il sindaco Giordani – C’è un’immagine sbagliata, siamo in buoni rapporti, ci parlo in continuazione.

Io e i miei assessori abbiamo dedicato otto anni all’Arcella, investito 30 milioni di risorse pubbliche perché diventasse un bel quartiere, è una città nella città. Sono molto orgoglioso. Quando al Cosp mi hanno proposto “facciamo la zona alto impatto all’Arcella” mi sono chiesto: “ma perché?” e ho esposto la mia posizione da sindaco”.

Le reazioni non si sono fatte attendere, soprattutto dal fronte centrodestra, che si è schierato a sostegno della Prefettura. Il quartiere – è l’opinione condivisa – necessita da anni di una presenza costante delle forze dell’ordine, anche alla luce di episodi ripetuti di microcriminalità e disagio sociale.

Tra i più espliciti, il Sottosegretario all’Interno Andrea

al

Ostellari, che ha difeso con forza l’iniziativa: “L’Arcella non perde valore se c’è più polizia. L’Arcella perde valore se continuano episodi incredibili”, ha dichiarato. “Da padovano e arcellano, sono contento di sapere che anche le scuole frequentate dai miei figli rientrano nella nuova Zona Rossa. Esprimo la mia piena solidarietà al Prefetto e ai membri del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per gli attacchi ingiustificati del sindaco Giordani, che ancora una volta si dimostra ostaggio del Partito Democratico. Invece di stare dalla parte dei cittadini, sceglie di appoggiarsi alla sinistra più estrema, quella che ha paura della polizia”.

Dopo le polemiche, il sindaco mantiene la promessa fatta

nelle scorse settimane: arriva un video promozionale dedicato al quartiere, con l’obiettivo di valorizzarne l’identità e contrastare la narrazione negativa legata alle recenti misure di sicurezza. Il video è stato diffuso attraverso una campagna informativa sulle emittenti televisive locali. “Vogliamo raccontare un’Arcella diversa – aveva dichiarato il primo cittadino – un quartiere vivo, multiculturale, dove si può vivere bene, frutto di anni di impegno e investimenti pubblici”. Con questa iniziativa, l’amministrazione comunale punta a restituire dignità e fiducia a una parte della città spesso al centro del dibattito politico e mediatico, ma anche protagonista di un lento e concreto processo di riqualificazione urbana.

L’appello del vescovo supera le divisioni “Non solo zona rossa ma officina di convivenza”

T

ra le polemiche che infiammano la politica padovana, tra chi difende e chi contesta la nuova zona rossa all’Arcella, una voce autorevole è rimasta lontana dai riflettori. Il vescovo Claudio Cipolla lo scorso febbraio aveva già espresso perplessità verso l’ordinanza prefettizia, esortando le istituzioni a “essere attente a chi è in difficoltà, e di chi va aiutato”. Parole che più che un giudizio sul-

Stato e il governo abbiano la possibilità di sperimentare tante strade diverse alla ricerca del modo migliore per mantenere la convivenza civile», ha premesso. “E’ vero che la sottolineatura “zona rossa” evidenzia ed espone ma penso che le intenzioni non debbano essere interpretate solo in forma di polemica ma anche come ricerca di strade per la pacifica convivenza”. L’intervento del vescovo smorza il

prefetto Giuseppe Forlenza. A metà giugno è attesa la diffusione di un primo bilancio da parte della prefettura riguardo ai controlli in corso tra le zone di Borgomagno e San Carlo. Nel frattempo, le operazioni proseguiranno coinvolgendo polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale, con interventi programmati nelle aree considerate più critiche, dalle 13 fino all’una di notte. Al termine del

la religiosità degli arcellani, evidenziano il ruolo della Chiesa nel tessuto sociale del quartiere a nord della stazione. Dalle parrocchie ai doposcuola, dalle attività sportive agli oratori estivi, è in questi spazi che la Diocesi svolge un’opera quotidiana di integrazione. In un rione dove vivono comunità diverse, ma dove non mancano reti di prossimità.

linguaggio del conflitto e riporta l’attenzione al tema della coesione. Le sue parole non cancellano il dissenso, ma lo ricompongono dentro una prospettiva più ampia, in cui sicurezza e inclusione non sono opposti da scegliere, ma obiettivi da tenere insieme.

L’intervento del vescovo smorza il linguaggio del conflitto e riporta l’attenzione al tema della coesione. Le sue parole non cancellano il dissenso, ma lo ricompongono dentro una prospettiva più ampia, in cui sicurezza e inclusione non sono opposti da scegliere, ma obiettivi da tenere insieme.

“È anche importante ricordare che l’Arcella è un’officina di sperimentazione sociale, aperta verso il futuro” - ha aggiunto il Vescovo – “Non so quindi dire se questa sottolineatura sarà un modo per evidenziare i problemi del quartiere, oppure se sarà un faro per accompagnarli alle risoluzioni”. Non si sbilancia, ma prende posizione. Se c’è scetticismo nei confronti dell’etichetta, non manca fiducia nei percorsi di convivenza. La sua risposta si chiude con un auspicio. Un invito al confronto, più che alla contrapposizione. “Penso che lo

Il Vescovo di Padova definisce il quartiere come realtà preziosa per la città: “All’Arcella abbiamo anche noi un’alta percentuale di preti e di religiosi in generale, io lo vedo come un quartiere di grande sperimentazione e di apertura verso il futuro, in generale, nella zona nord di Padova si arriva quasi al 30%. - precisa - Non so se questa sottolineatura di zona rossa voglia dire evidenziarne i problemi o accompagnarli alle soluzioni. Sono molto fiducioso sul suo futuro per la possibilità di sperimentazione e di apertura della società”. Intanto la zona rossa resta. Almeno fino a settembre, termine fissato nell’ordinanza firmata dal

trimestre sarà effettuata una valutazione complessiva, sulla base della quale il prefetto Forlenza potrà decidere se prorogare l’iniziativa, estenderla ad altri quartieri o interromperla. Ricordiamo che la misura, prevista da una direttiva del Ministero dell’Interno per rafforzare i controlli nelle aree urbane a maggior rischio, resterà in vigore fino al 15 settembre. Durante questo periodo, le forze dell’ordine – polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani – disporranno di “poteri speciali” per allontanare persone con precedenti penali o comportamenti aggressivi, minacciosi o molesti. Rimane aperta la questione politica: se la cosiddetta “zona rossa” porterà risultati concreti, le polemiche potrebbero rientrare. Al contrario, se si dimostrerà uno strumento inefficace o puramente simbolico, potrebbe aumentare la distanza tra istituzioni, cittadini e territorio.

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Le iniziative. Tra gli appuntamenti più attesi lo Sherwood Festival

Riflettori accesi sui palchi all’aperto teatro, musica e danza sotto le stelle

C on l’arrivo della bella stagione, Padova riporta la cultura al centro della vita cittadina. Si accendono i riflettori sui palchi all’aperto e si rinnova la voglia di teatro, musica e danza sotto le stelle. Una sete collettiva di socialità, emozioni condivise ed esperienze autentiche trova risposta in una proposta culturale ricca e variegata. La città si prepara a vivere un’estate intensa, in cui concerti, rassegne e spettacoli scandiranno le settimane fino all’autunno.

Tornano gli appuntamenti di punta e si moltiplicano gli eventi che coinvolgono piazze, parchi e quartieri, con un’offerta capace di soddisfare pubblici diversi e di ogni età. Tra gli appuntamenti più attesi, l’edizione 2025 dello Sherwood Festival, in programma dall’11 giugno, porta a Padova grandi nomi della scena musicale nazionale: Casino Royale, Serena Brancale, 99 Posse e Marlene Kuntz sono solo alcuni dei protagonisti. Il festival, noto per i prezzi accessibili e l’attenzione alla sostenibilità, continua ad attrarre pubblico da tutto il Nord-Est.

Anche quest’anno GirovagArte, giunto alla sua settima edizione, porta la cultura nei quartieri grazie a un truck itinerante che si trasforma in palcoscenico. Tra i nomi in cartellone: Federico Palmaroli, Giobbe Covatta, Paolo Hendel, I Solisti Veneti, Iacampo e l’Orchestra di Padova e del Veneto. Torna dal 1 luglio Castello Festival tra musica, cabaret e stand up comedy in Piazza Eremitani. Da non perdere i grandi concerti con Paolo Fresu Devil Quartet, Simona Molinari, GeGè Telesforo e l’omaggio ai Beatles di OPV e Green Orchestra.

chisce con una serie di rassegne cinematografiche all’aperto che porteranno nei quartieri e nei luoghi simbolo della città i migliori film della stagione. Un’occasione per vivere il grande schermo sotto le stelle, a due passi da casa, all’insegna della condivisione e della cultura. Da giugno ad agosto, la programmazione si preannuncia densa e di alta qualità, con una selezione di proposte musicali e teatrali che abbraccia i generi più diversi, confermando Padova come una delle capitali culturali dell’estate italiana.

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Non mancano poi gli appuntamenti nei parchi cittadini, che si trasformano in vere e proprie arene culturali. Il Parco della Musica, i Giardini dell’Arena, il Parco Prandina, il Campo dei Girasoli, il Parco degli Alpini, il Parco Milcovich e il Parco Morandi ospiteranno eventi, spettacoli e animazioni per famiglie, rafforzando un legame ormai consolidato con l’estate padovana.

Neanche il cinema va in vacanza: l’estate padovana si arric-

Servizi Cgil vi aiuta a risolvere i vostri problemi

(Padova Centro, Sacra Famiglia, Mandria) via Riello, 4 | 35122 Padova spi.padova1@cgilpadova.it

(Arcella, San Carlo) via Callegari 14/A | 35133 Padova spi.sancarlo@cgilpadova.it

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(Forcellini, Ponte di Brenta, Mortise) via Prosdocimi, 10 | 35128 Padova spi.padova3@cgilpadova.it

Padova accelera sull’inclusione digitale, attivati sei sportelli di supporto nei quartieri

Lega Padova Quartiere 4 (Santa Croce, Bassanello, Voltabarozzo) via Guizza, 101 | 35125 Padova spi.padova4@cgilpadova.it

Lega Padova Quartiere 6 (Chiesanuova, Brusegana, Sacro Cuore) via Edison, 5 | 35136 Padova spi.padova6@cgilpadova.it

Lega Cadoneghe via G. Franco, 2 | 35010 Cadoneghe (PD) spi.cadoneghe@cgilpadova.it

Sono sei i nuovi “Punti Digitale Facile” attivi nei quartieri di Padova, un servizio gratuito pensato per aiutare i cittadini ad accedere in modo semplice e personalizzato ai principali servizi online. L’iniziativa, promossa dal Comune, rappresenta un passo significativo verso l’inclusione digitale, rivolgendosi in particolare a chi ha poca dimestichezza con strumenti informatici o piattaforme digitali. “La transizione digitale deve essere al servizio delle persone: il progetto ha l’obiettivo di accrescere le competenze informatiche di cittadine e cittadini - commenta l’assessora innovazione e transizione digitale Margherita Cera – affinché la tecnologia non si trasformi in un ostacolo alla fruizione dei servizi dalla pubblica amministrazione, ma uno strumento per renderli più efficienti e accessibili Gli sportelli offrono assistenza su prenotazioni sanitarie, SPID, servizi anagrafici online e molto altro, con l’obiettivo di ridurre il divario digitale e rendere la tecnologia accessibile a tutti. A rafforzare il progetto, anche due iniziative complementari di grande impatto. La prima è la creazione di una task force di studenti universitari, realizzata in collaborazione con l’Associazione Alumni e il Career Service dell’Università di Padova: giovani formati per affiancare anziani o persone in difficoltà nell’uso del digitale. La seconda è un percorso formativo rivolto ai medici di medicina generale, sviluppato con la FIMMG (Federazione italiana dei medici di famiglia), dedicato all’uso dei servizi digitali della sanità e alla telemedicina. Con questa rete di sportelli e collaborazioni, Padova conferma il proprio impegno per diventare una vera smart city inclusiva, dove l’innovazione è al servizio delle persone. (s.b.)

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Scintille di speranza: Fondazione Cassa di Risparmio

Appuntamento alla prossima uscita per continuare a scoprire le storie di idee, progetti e persone che, giorno dopo

brale raro ma molto aggressivo e che colpisce in età pediatrica. “Il nostro lavoro mira a comprendere i meccanismi di resistenza alle cure – spiega Persano – per individuare terapie più mirate, meno invasive e, soprattutto, più efficaci”.

Grazie al finanziamento della Fondazione, il progetto ha potuto progredire,

chiedono perseveranza, ma generano risultati duraturi.

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E mentre le storie raccontate da “Scintille” ci ricordano l’importanza dell’impegno quotidiano, la Fondazione Cariparo prosegue nel suo cammino, confermando che il benessere di una comunità passa anche dalla salute dei suoi bambini.

FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Piazza Duomo, 15 | 35141 Padova Tel. 049-8234800

Dott. Luca Persano

Viabiità. La mappa dei 14 interventi chiave, tutti i cantieri delle prossime settimane

Entro fine estate piattaforma Sir3 al 90% Il Sir1 sospeso nei mesi di luglio e agosto

Corso Milano vedrà la chiusura del traffico in uscita con apposite deviazioni, mentre a Ponte di Brenta, via San Marco sarà completamente chiusa. Sono stati già avviati incontri con i commercianti di Ponte di Brenta e seguiranno quelli con le attività delle altre zone interessate per definire le cantierizzazioni in base alle loro esigenze

P

adova si prepara a un’estate di intenso lavoro per il sistema di trasporto pubblico SMART. Con l’avvicinarsi della scadenza del PNRR, fissata al 30 giugno 2026, l’estate 2025 diventa strategica per la realizzazione di 14 interventi chiave. Tradizionalmente, i mesi estivi offrono condizioni ideali per i lavori pubblici, con scuole chiuse e un calo significativo del traffico, fattori che rendono più agevoli le operazioni stradali e riducono i disagi per cittadini e viabilità. Questa “ultima estate” prima del termine europeo vedrà una concentrazione di cantieri, non solo legati al sistema SMART.

Tra gli interventi più significativi spiccano i lavori sulla linea Sir1, che includeranno il completamento dell’anello ad alta capacità alla stazione, essenziale per il passaggio di tutte le linee del sistema. Verranno inoltre realizzati l’innesto del Sir2 sul Sir1 in Piazza Garibaldi e il rifacimento delle fermate Eremitani e Trieste (che diventerà la nuova fermata De Gasperi) per adeguarle ai mezzi a 4 casse.

Per consentire questi lavori, il servizio del Sir1 sarà sospeso per i mesi di luglio e agosto.

Questo periodo sarà sfruttato anche per interventi di manutenzione straordinaria, con un investimento di 2,8 milioni di euro per il rifacimento delle rotaie e altre opere, fondi provenienti da un finanziamento ministeriale dedicato alle città con linee tranviarie.

Altri tre cantieri riguarderanno via Falloppio, Corso Milano e Ponte di Brenta. In via Falloppio, i lavori comporteranno un maggiore ingombro della carreggiata, rendendo la via a senso unico verso la stazione (eccetto per mezzi di soccorso e autobus), con il traffico privato proveniente dalla stazione deviato su via San Mattia. Corso Milano vedrà la chiusura del traffico in uscita con apposite deviazioni, mentre a Ponte di Brenta, via San Marco sarà completamente chiusa. Sono stati già avviati incontri con i commercianti di Ponte di Brenta e seguiranno quelli con le attività delle altre zone interessate per definire le cantierizzazioni in base alle loro esigenze. La nuova cantierizzazione di via Falloppio permetterà di lavorare più celermente e realizzare le due piattaforme contemporaneamente. I lavori estivi proseguiranno anche in via Giustiniani e via Sografi, con

I cantieri dell’estate

visibili, proseguono le operazioni impiantistiche, come pali e trazione elettrica. Per il Sir3, i lavori impiantistici su infrastrutture e sottostazioni elettriche sono già avviati. Per il Sir2, l’attenzione è rivolta al capolinea di Rubano, dove dall’autunno saranno consegnati i nuovi veicoli. Si stima che circa il 50% delle piattaforme tran-

va pista ciclabile di via Vicenza. Quest’estate, verranno fatti lavori preliminari anche davanti alla caserma Pierobon, inclusa una rotonda temporanea per migliorare il traffico. Il cantiere in Corso Milano sarà più rapido perché non richiede la creazione di basamenti per i cavi elettrici, un vantaggio per la zona e l’azienda. È fondamentale che i

più importante sarà quello della stazione, che prenderà il via dal 9 giugno, e proseguiranno nuove lavorazioni su via Venezia. Questa ultima finestra estiva sarà sfruttata per concentrare la forza lavoro nei cantieri più critici, al fine di rispettare le tempistiche e procedere come previsto.

trampadova.it

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tando con un linguaggio semplice e divertente il valore del cibo fresco, locale e di stagione. Durante la visita, i bambini hanno l’occasione di esplorare il mercato in piena attività, osservando da vicino il lavoro dei grossisti, il movimento delle merci e la grande varietà di prodotti ortofrutticoli disponibili.

alla salute.

Questo progetto è sostenuto con grande convinzione da tutto il Consi glio di Amministrazione del MAAP, sia nella componente pubblica che in quella privata dei grossisti, a dimo strazione di quanto il tema dell’edu cazione alimentare sia sentito come

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Brusegana. Via libera al progetto esecutivo di ristrutturazione

Casa Leonardo inaugura il co-housing, un tetto per l’accoglienza temporanea

I

l Comune di Padova ha approvato il progetto esecutivo per la ristrutturazione di Casa Leonardo, in via dei Colli, che verrà ristrutturata e diventerà un co-housing, cioè una casa di accoglienza temporanea per le famiglie sfrattate che non riescono a trovare subito una nuova abitazione. Casa Leonardo manterrà la destinazione a casa di quartiere, nella parte restante dell’edificio verrà realizzato un complesso di co-housing, con mini-alloggi per l’accoglienza di piccoli nuclei familiari e spazi comuni destinati alla socializzazione.

La nuova struttura avrà posto per 12 ospiti: anziani soli, anziani in coppia senza figli, famiglie mono genitoriali, famiglie in disagio socio-economico, abitativo e a rischio povertà, disabili, persone senza fissa dimora. Il progetto si sviluppa sui due piani dell’edificio: al piano terra verranno realizzati gli spazi comuni; una grande sala dove si potrà stare in compagnia, leggere o guardare la televisione, una cucina, e una lavanderiastireria a servizio di tutti gli alloggi.

Al primo piano verranno realizzati cinque mini-alloggi di dimensioni comprese tra circa 35 63 metri quadrati. due alloggi saranno idonei ad ospitare tre persone gli altri tre invece saranno per nuclei familiari di due. Uno

degli alloggi sarà conforme alla normativa in materia di abbattimento barriere architettoniche sia per le dimensioni sia in per le dotazioni accessorie; piano rialzato e primo piano saranno collegati, oltre che dalla scala interna esistente, da una nuova piattaforma elevatrice che garantirà l’accessibilità di tutti gli alloggi.

Piano rialzato e primo piano saranno collegati, oltre che dalla scala interna esistente, da una nuova piattaforma elevatrice che garantirà l’accessibilità di tutti gli alloggi. L’impiantistica è stata progettata per ottenere elevate prestazioni di efficienza energetica, con un risparmio di energia primaria globale non rinnovabile di circa il 72 per cento.

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L’obiettivo generale del co-housing è promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione sostenendo la rigenerazione fisica, economica e sociale delle comunità sfavorite nelle aree urbane, specie per quelle caratterizzate dalla presenza di fasce di popolazione a forte svantaggio.

Per la ristrutturazione di Casa Leonardo è previsto un investimento complessivo di 791.500 euro finanziato attraverso un programma regionale di fondi europei. La fine lavori è prevista per l’autunno del prossimo anno con l’obiettivo di avere disponibile l’immobile tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027.

In Centro incontri e informazione sulle biciclette, dai fanalini alla sicurezza

Padova è la città italiana dove si va più in bicicletta, e per spiegare ai ciclisti l’importanza di viaggiare in sicurezza sulle due ruote la Consulta 1 Centro in collaborazione con FIAB (la federazione italiana amici della bicicletta) ha programmato una serie di iniziative finanziate con 1500 euro dal bilancio partecipato. Innanzi tutto verranno monitorati i punti di maggior passaggio nelle ore serali e analizzata la quantità di bici sprovviste di luci. Verrà poi realizzato un volantino che spiega perché debbano essere utilizzate luci e catarifrangenti. Infine verranno regalate delle luci sin ciclisti che ne sono sprovvisti presso piccoli presidi organizzati dall’associazione. Uno dei maggiori problemi per i ciclisti sono i furti (almeno 3 al giorno), per cui gli amici della bicicletta consigliano di assicurare il proprio mezzo in sosta con dei robusti lucchetti. Senza contare i mezzi privati, solo la flotta del Comune di Padova è costituita da 1000 biciclette a pedalata assistita, 500 biciclette a pedalata muscolare o altro mezzo, anche a pedalata assistita, e 700 monopattini elettrici. (d.b.)

Casa Leonardo in via dei Colli

città nella città con 40 mila abitanti, una comunità che crea aggregazione”

Alessandro Sanco: “Nel periodo estivo i ragazzi saranno coinvolti in iniziative mirate. E’ forte il senso di appartenenza e sono attive numerose associazioni sportive, culturali e sociali. Attenzione anche alla sicurezza”

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Alessandro Sanco è il presidente della Consulta 4B che comprende i i quartieri Voltabarozzo, Crocefisso, Salboro e Guizza, il territorio più vasto e densamente popolato dopo l’Arcella: quasi 40mila abitanti a sud, lungo l’ansa del Bacchiglione. Un territorio ricco di gruppi e di associazioni che promuovono attività sportive, culturali, sociali. “Abbiamo pensato di coniugare questi tre aspetti con una serie di iniziative mirate ai giovani del territorio e che animeranno parchi, piastre sportive e piazze”, racconta il presidente Sanco. “L’obiettivo è tenere impegnati i ragazzi nel periodo estivo con attività educative e di gruppo negli spazi del quartiere. Anche il nuovo parco dei Salici verrà interessato: si tratta di tre arre a verde strettamente connesse con al centro via dei Salici per complessivi 80mila metri quadrati”. Per quanto riguarda i giovani si è dato il via anche a un progetto di riorganizzazione scolastica.

Devi solo passare da noi per scegliere le niture!

“Sì, alla Guizza la scuola Ricci Curbastro verrà trasferita nella scuola Marsilio, dato che è l’unica scuola che ha spazi utili e dimensionati per contenere tutti gli alunni. L’assessore all’istruzione ha attivato la Provincia per utilizzare la scuola Ricci come sede del Liceo scolastico europeo che fa attività anche al pomeriggio.”.

A Voltabarozzo si procede con la realizzazione della linea del tram.

“Sì, ci saranno ancora dei disa-

gi, però ho visto una risposta molto pronta da parte delle aziende che stanno lavorando e anche l’impiego di molti operai. In questa fase con il ponte chiuso c’è molto traffico in via Giardinetto per cui chiediamo agli automobilisti di moderare la velocità”.

Per quanto riguarda il quartiere Crocefisso ?

La zona di via Crocefisso nell’area di via del Commissario, via PInelli, si è sviluppata molto negli ultimi anni. Lì ci sono due nuove Piastre per le attività sportive dei ragazzi e abbiamo in programma di completare l’area verde attorno all’area dell’asilo con nuovi alberi”.

Poi abbiamo Salboro.

“E’ un’area ancora agricola a vocazione biologico, una bella comunità, molto unita. Non dicono “sono di Padova” ma “sono di Salboro”, grande senso di paese, si co-

noscono tutti, c’è una bella realtà sociale, di comunità. Quest’anno ci sono anche nuove iscrizioni a scuola, per cui la popolazione sta crescendo e non ci sono prospettive di chiusura, che abbiamo sventato negli anni scorsi”.

Come rispondete agli episodi di risse ed aggressioni che si sono verificate recentemente ?

“In un territorio come vasto come quello della nostra Consulta i problemi ci sono, abbiamo una realtà cittadina variegata, in passato ci sono stati episodi spiacevoli di cui sono stati autori ragazzi. C’è attenzione, anche delle forze dell’ordine. Ma non è solo questo: nel nostro territorio ci sono anche undici biblioteche, e cerchiamo di sostenerle tutte quante. Consiglio sempre di guardare nei siti della Consulta per informarsi sulle attività”.

Diego Buonocore

La Guizza condividerà con Albignasego ben 130 mila metri quadrati di verde

Sono iniziati i lavori per la realizzazione del Parco Guizza che si svilupperà tra i comuni di Padova ed Albignasego per ben 1 30mila metri quadrati. “Siamo soddisfatti perchè sono state accolte le modifiche che abbiamo chiesto”, spiega il presidente della Consulta 4B Alessandro Sanco. “Vogliamo che il parco sia attrattivo per giovani che per gli anziani, per questo abbiamo chiesto che oltre alle attrezzature sportive il parco venga dotato di giochi e panchine”. Il nuovo Parco sarà grande 130mila metri quadrati e metterà insieme il Parco Modì di Albignasego di 30mila

metri cui va aggiunta l’area dell’attuale Parco Gozzano e l’area verde limitrofa nel territorio del comune di Padova.

L’area diventerà parco grazie alla perequazione che il Comune ha concordato con alcuni privati che hanno edificato una serie di abitazioni lungo via Confortini.

L’area verde vede la presenza di un bar all’accesso di via Modigliani. Grazie agli oltre 21 milioni di fondi europei che ricadranno sull’ambito territoriale di Padova, il Comune potrà investire 2,7 milioni di finanziamento per la riqualificazione del verde e la realizzazione del Par-

co, per un progetto di complessivi 3 milioni dove i restanti saranno cofinanziati dal Comune. I lavori si protrarranno per circa due anni. “L’area verde del parco Modì è dove i due comuni di Padova e Albignasego sono contigui”, ha commentato il sindaco di Albignasego Filippo Giacinti. “Ringrazio l’amministrazione comunale padovana per la volontà di fare sinergia su questo progetto. Il parco Modì è frequentato anche da molti padovani che vivono sul confine e il dialogo tra amministrazioni è importante per offrire un servizio all’altezza”. (d.b.)

Alessandro Sanco, presidente della Consulta 4B

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va ha partecipato con cinque gelaterie, tra

noscimento importante per la qualità, la creatività e la capacità di innovazione del

ci, la proposta di Gelateria Gianni parla chiaro: “Il gelato può essere buono, sano, bello”. La qualità degli ingredienti, la cura in ogni fase del processo e l’attenzione al cliente raccontano un’idea autentica di artigianalità. Gelateria Gianni è più di una gelateria: è un laboratorio del gusto, una scelta di vita e una garanzia di eccellenza da oltre 20 anni. Scoprite il piacere di un

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L’intervista.

Blow Up, un Circolo che unisce la città, una sagra che prende forma al Portello

In via Coletti 2 a Padova, nel cuore del Portello, c’è un parco che non è un semplice parco. Si chiama Circolo Blow Up: uno spazio di aggregazione, cultura e di scambio intergenerazionale. Qui studenti e residenti anziani si incontrano, collaborano e – soprattutto – si conoscono, ribaltando la narrativa della conflittualità tra generazioni, mostrando un rapporto nuovo, in grado di migliorare sensibilmente la qualità di vita del quartiere. Ne parliamo con Virginia Libero, per anni rappresentante della comunità studentesca padovana, ora giovanissima presidente del Circolo Blow Up.

Virginia, come e quando nasce il progetto?

L’obiettivo audace con cui abbiamo deciso di iniziare questo progetto era quello di creare uno spazio di aggregazione intergenerazionale ed accessibile, nel contesto di un quartiere in continua trasformazione, caratterizzato dalla presenza di residenti anziani, spesso soli, e di numerosi studenti universitari. In tanti hanno provato a narrare per anni il Portello come un quartiere di conflittualità tra generazioni: noi vogliamo dimostrare, con la quotidianità, che invece può essere un esempio di convivenza, accoglienza e solidarietà. Così, il 29 ottobre 2022, frutto di una collaborazione tra Auser Padova, SPI-CGIL, UDU Padova, Rete degli Studenti Medi, CGIL e il Comune di Padova. La struttura, un tempo sede delle docce popolari di quartiere, è stata intitolata a Maria Zonta, storica partigiana del Portello scomparsa nel 2001. Come funziona oggi il Circolo Blow Up e quali attività offre?

concreta e sostenibile. Il nostro palinsesto è cucito su misura del Portello, ma il tutto è tenuto insieme un filo rosso fatto di antifascismo, solidarietà e partecipazione: senza persone che si mettono a disposizione credendo in certi valori non si va lontano.

Anche i prezzi sono popolari? Certo, lo svago e la socialità devono essere a portata di tutti!

Scherzi a parte, qual è il valore sociale di uno spazio come questo?

È enorme. La società in cui siamo immersi ci isola e divide, spazi come il Circolo Blow Up sono fondamentali per la coesione so-

Siamo aperti tutti i giorni dalle 9:30 del mattino alle 20:00, in caso di eventi si prosegue fino a mezzanotte. Il programma è ricchissimo: organizziamo concerti (più intimi d’inverno, grandi rassegne estive nel nostro giardino), cineforum, dibattiti, corsi e laboratori. Ci adattiamo alle esigenze del quartiere proponendo servizi ed attività per tutti: dallo sportello pensioni a quello per i rider, dai corsi di uncinetto a quelli di pittura, panificazione e rammendo. Un’altra iniziativa che amiamo sono gli swap party, mercatini di vestiti usati gratuiti, per rendere il riuso una scelta

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ciale: sono luoghi di incontro dove diverse generazioni e categorie sociali possono interagire, condividere esperienze e costruire legami. Senza fare retorica: costruire realtà sociali, senso di comunità, in un periodo storico come questo è una forma di resistenza. Ogni volta che la signora Claudina scende ad aiutarci nel giardinaggio, o che il signor Francesco, dirimpettaio ultra 90enne, ci saluta con la sua frase di rito: “Buongiorno, finché siamo verticali è sempre un buongiorno!”, sentiamo di aver fatto dei passi avanti in questa direzione. E le istituzioni? Che ruolo hanno in un progetto del genere?

Le istituzioni hanno un ruolo centrale: la rigenerazione urbana e sociale dei quartieri nasce dalla collaborazione tra istituzioni e società civile. Investire in spazi di aggregazione significa promuovere la partecipazione attiva dei cittadini, migliorare la qualità della vita e favorire l’inclusione sociale. Poi si può stimolare lo sviluppo culturale ed economico del territorio. Lo si vede già dai risultati ottenuti anche dalla nostra realtà, che in soli due anni e mezzo di attività è riuscita a coinvolgere centinaia di volontari rendendoli nuovamente soggetti attivi.

Eventi in arrivo?

Sicuramente la Sagra del Portello: l’evento popolare ed intergenerazionale per eccellenza. Dal 19 al 22 Giugno la piazza del Portello si animerà con conferenze, musica e mostre. Ci sarà un servizio di ristorazione interamente gestito da volontarie e volontari che abitano il quartiere e moltissimi stand di associazioni. Noi non vediamo l’ora! Enrico Caccin

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Sagra del Portello 2024 con la comica Chiara Pagliaccia
Virgina Libero

Turismo. Gli arrivi internazionali crescono del +9,9%, le presenze del +9,7%

Padova oltre le mura: l’Europa tiene, Cina e Usa trainano i flussi oltreoceano

Tezzon (Federalberghi): “Il turismo non deve fermarsi a Padova, ma diventare un’occasione di crescita sostenibile per l’intera provincia”

Il 2024 segna un deciso rilancio del turismo straniero a Padova, che conferma la propria attrattività nel panorama culturale veneto. Gli arrivi internazionali crescono del +9,9%, le presenze del +9,7%, a fronte di un Veneto che supera i 21 milioni di arrivi e 73 milioni di presenze (dati Osservatorio Regionale Federato Veneto – STL Padova).

L’Europa resta il bacino principale – Germania e Francia crescono rispettivamente del +4,8% e +5,4% – ma sono Cina e Stati Uniti a trainare i flussi extraeuropei. In particolare, il mercato cinese raddoppia con +105% degli arrivi e 42.431 presenze, con una netta preferenza per le strutture 4 stelle (quasi 34.000 presenze), segno di un target medio-alto, attento alla

qualità. Decisivo il collegamento aereo diretto Shanghai–Venezia, operativo da settembre 2023. Gli Stati Uniti consolidano la loro presenza con +27,2% e oltre 81.000 pernottamenti.

Tra i mercati in crescita anche Belgio (+12,3%) e Romania (+6,7%). Flettono Irlanda, Danimarca, Russia e Corea del Sud. Il turismo italiano cresce in modo più moderato (+4,3% arrivi, +3,4% presenze), trainato da Lombardia (+5,3%) e Campania (+7,1%).

Anche Padova riflette la tendenza regionale all’accorciamento dei soggiorni, in particolare da parte dei visitatori italiani. Gli stranieri invece mantengono una permanenza media stabile di circa 2 notti, coerente con l’identità della

città come tappa d’arte, benessere e spiritualità all’interno di itinerari regionali più ampi.

“Questi numeri – afferma Andrea Tezzon, vicepresidente Federalberghi Padova – ci dicono che Padova è sempre più attrattiva a livello internazionale. Ma ora la

vera sfida è trasformare questo slancio in un’opportunità per tutto il territorio provinciale. Serve una strategia integrata, capace di mettere in rete città d’arte, borghi, natura ed enogastronomia. Il turismo non deve fermarsi a Padova, ma diventare un’occasione

di crescita sostenibile per l’intera provincia.”

Tra le azioni proposte: itinerari tematici, promozione congiunta con tour operator, potenziamento della mobilità turistica, pacchetti esperienziali e il coinvolgimento attivo degli operatori locali.

“Padova deve essere la porta d’accesso a un universo culturale e paesaggistico ancora troppo poco noto – aggiunge Davide Moro, presidente OGD Terme e Colli Euganei -. Ora serve una regia ambiziosa per rendere tutto il territorio riconoscibile, competitivo e accogliente a livello internazionale. Di fronte a questo momento di slancio, appare evidente l’urgenza e la necessità di estendere i benefici di questo flusso turistico anche alla provincia padovana, ricca di patrimonio naturalistico, artistico e culturale, ma ancora poco conosciuta al grande pubblico internazionale”.

Vincenzo

Cittadinanza per discendenza, la nuova legge mette un freno alle richieste che intasano gli uffici anagrafe

Arriva la legge che cambia le regole per il riconoscimento della cittadinanza per discendenza, basta con gli automatismi che hanno intasato gli uffici anagrafe. Anche nel padovano negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria esplosione di richieste di cittadinanza italiana per discendenza da parte di cittadini sudamericani, in particolare argentini e brasiliani. Intere agenzie, con base all’estero, si sono specializzate nell’accompagnare discendenti di italiani – anche molto lontani – attraverso un percorso che spesso portava all’ot-

tenimento del passaporto italiano. Questo sistema, che si basava su una interpretazione ampia dello ius sanguinis, ha portato a conseguenze significative per molti comuni italiani, tra cui Padova. Sono state numerose le difficoltà degli uffici anagrafe dei comuni padovani, soprattutto quelli più piccoli con ridotto personale, nel trovarsi a ricostruire legami di parentela per discendenti che, spesso, non esistevano negli archivi.” Solo nella città di Padova si contano circa 800 richieste annue di cittadinanza per discendenza. Molti di questi

procedimenti si basano su legami genealogici deboli, talvolta risalenti all’Unità d’Italia, senza alcun legame attuale o concreto con il nostro Paese. Questo ha provocato un sovraccarico amministrativo per gli uffici comunali, ma anche la necessità di rivolgersi ai tribunali per ottenere riconoscimenti giudiziali, con conseguente intasamento del sistema, e l’introduzione di misure dissuasive, come le tariffe per le ricerche d’archivio.

La Camera dei Deputati di recente ha approvato in via definitiva il decreto cittadinanza, che introdu-

ce modifiche significative alla normativa sulla cittadinanza italiana, in particolare per quanto riguarda gli oriundi e i minori stranieri apolidi. Il decreto limita la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per discendenza (ius sanguinis) ai soli individui che possono dimostrare un legame diretto con un genitore o un nonno italiano. Questo significa che gli oriundi di terza o quarta generazione non potranno più acquisire automaticamente la cittadinanza basandosi su avi lontani. “Con questo nuovo approccio l’Italia intende riequilibrare il rap-

porto tra diritto e appartenenza, ponendo fine a pratiche speculative e restituendo valore al concetto di cittadinanza come partecipazione consapevole a una comunità viva. Questa legge segna un cambio di paradigma importante. La cittadinanza non può più essere un diritto ereditato passivamente da persone che spesso non parlano italiano, non conoscono la nostra cultura e non hanno alcun legame con l’Italia. Deve tornare a essere ciò che è: un vincolo giuridico ma anche affettivo, culturale e civico. (v.g.)

Gottardo

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La rassegna estiva. L’edizione 2025 tra Piazza Eremitani e teatro giardino di Palazzo Zuckermann

Castello Festival: 22 spettacoli e due location

Il primo luglio apertura è affidata a Simona Molinari, cantautrice pop-jazz vincitrice per due volte della Targa Tenco. Il 2 luglio saliranno sul palco

Massimo Carlotto e Andrea Pennacchi con lo spettacolo dedicato ai trent’anni di Alligatore

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ndici edizioni, due location, ventidue spettacoli: sono questi i numeri del Castello Festival 2025, la tradizionale rassegna culturale dell’estate padovana. Tutto è ormai pronto per la prima parte dell’edizione 2025, che si svolgerà in Piazza Eremitani e partirà il primo luglio per concludersi il primo agosto. La seconda parte della rassegna è invece prevista nel Teatro Giardino di Palazzo Zuckermann a partire dal 28 agosto, e ci accompagnerà fino a quasi il termine dell’estate, con l’ultimo appuntamento previsto per il 14 settembre.

Il programma già annunciato della prima tranche include performance musicali capaci di rappresentare diversi generi, spettacoli di danza, appuntamenti con la comicità, letture, approfondimenti storici. L’evento di apertura è affidato a Simona Molinari, cantautrice pop-jazz vincitrice per due volte della Targa Tenco, che accompagnerà gli spettatori in un viaggio nella sua musica, capace di raccontare con estrema intensità temi diversi, dall’amore all’impegno.

Il 2 luglio è la volta di un appuntamento particolarmente atteso, quello con Massimo Carlotto e Andrea Pennacchi, che portano sul palco di Piazza Eremitani uno

spettacolo dedicato ai 30 anni di Alligatore, personaggio concepito dallo scrittore padovano. Una serata-evento che mescola parole, musica e atmosfere blues. Da non perdere nemmeno l’evento del 3 luglio, con protagonista l’Orchestra di Padova e del Veneto & Green Orchestra, impegnate nella prima assoluta di Beatles Today, con i brani rivisitati dei Fab 4 di Liverpool. Il 5 luglio arriva anche la danza, con lo spettacolo Tango para una ciudad. Omaggio ad Astor Piazzolla a cura di Hugo Aisemberg & Novitango, mentre l’11 luglio è la volta della stand-up comedy con Alice Mangione e il suo spettacolo Cruda e Nuda.

Da segnare in agenda l’appuntamento del 16 luglio col Paolo Fresu Devil Quartet, con un intreccio di linguaggi che porta il jazz verso nuovi, creativi territori. Musica e parodia si mescolano nello spetta-

Contaminazioni a Palazzo Zuckermann con gli studenti dei licei artistici padovani

Una mostra all’insegna dell’incontro è quella inaugurata di recente a Palazzo Zuckermann: “Contaminazioni d’Arte. Disegni e ricami dalle opere del Museo Bottacin” è un’esposizione nata dall’incontro e dalla contaminazione, appunto, fra diverse forme d’arte, capaci di mescolarsi ispirandosi a vicenda, ma anche fra attori di diverse epoche e background. Protagonisti della mostra sono infatti gli studenti e le studentesse dei licei artistici “Amedeo Modigliani” e “Pietro Selvatico” di Padova insieme all’associazione “Padova Ricama l’arte” uniti da un intento preciso: fornire una reinterpretazione personale di quanto

esposto al Museo Bottaccin, l’istituto museale che prende il nome dal suo fondatore, quel Nicola Bottacin che, nel 1865, donò a Padova la propria collezione artistica e numismatica.

Il percorso che ha portato alla mostra, visitabile fino al prossimo 29 agosto, è partito da un lavoro preliminare di osservazione, studio e analisi effettuato dagli studenti e dalle studentesse direttamente nel Museo. A questa prima fase è seguita la realizzazione di opere d’arte originali, frutto di un lavoro di reinterpretazione attento e personale. Ma non finisce qui: di ispirazione in ispirazione, le tavole pittoriche così create sono state il punto di partenza per il

colo degli Oblivion, in programma il 17 luglio. Si cambia registro il 18 luglio, con la prima assoluta de La geografia dei suoni, che vede protagonisti Paolo Mieli, i Solisti Veneti e Giuliano Carella, impegnati in un viaggio nell’immaginario settecentesco. La musica e la voce di Gegè Telesforo saranno protagonisti della serata del 19 luglio, con lo spettacolo Big Mama Legacy, mentre ad illuminare il palco il 22 luglio sarà il talento poliedrico di Maurizio Merluzzo, che presenterà lo spettacolo …e se facessi un tour?. Marco e Pippo Trio Comico & Maurizio Camardi faranno ridere di gusto il pubblico con il loro Concerto Umorismo: il giro del mondo in 80 minuti. La prima parte del festival terminerà in bellezza con il Gala Lirico Sonfonico (Da Ravel a Morricone) dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Francesca Tessarollo

lavoro di esperte ricamatrici, che hanno a loro volta fornito una propria reinterpretazione e rielaborazione delle opere con ago e filo. Il frutto del lavoro dei licei e dell’associazione sono ora visibili all’interno del percorso espositivo del Museo Bottacin: una prova lampante di quanto il linguaggio artistico non conosca confini e sia, al contrario, terreno di scambio e confronto. (f.t.)

Massimo Carlotto e Andrea Pennacchi (foto Fabio Di Lisa)

Calcio. L’allenatore del Padova, Matteo Andreoletti,

si racconta dopo la promozione in B

L’uomo che ha dato sostanza ai sogni “Abbiamo fatto qualcosa di straordinario”

Al termine della stagione che ha portato i biancoscudati in Serie B ecco sogni, egreti e progetti futuri del tecnico lombardo.

Matteo Andreoletti ha trasformato i sogni in realtà a Padova. L’allenatore lombardo, infatti, ha riportato i biancoscudati in Serie B, sei anni dopo l’ultima volta: “Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, è stato speciale. Siamo figli del lavoro, abbiamo fatto dell’umiltà la nostra forza. Direi che il traguardo è meritato per quello che abbiamo fatto”.

Correva l’anno 2015 quando Andreoletti fece una scelta di vita: abbandonare il calcio giocato per dedicarsi alla panchina. Una leggenda parla di una promessa fatta alla mamma: “Vediamo dove sarò tra 10 anni e tireremo le somme”. E il 25 aprile del 2025 il mister ha raggiunto il traguardo della Serie B: “Ho capito che mi sentivo più vicino al mestiere dell’allenatore. Quando ho condiviso questa scelta con i miei familiari c’era pó di scetticismo; ma loro mi hanno sempre lasciato molto libero nelle mie decisioni. Questa sembrava essere una scommessa, ma ero convinto che mi sarei tolto le mie soddisfazioni”.

Alcune esperienze tra Inveruno, Sanremese, Pro Sesto e Benevento, prima dell’approdo a Padova: “Spero di essere cambiato poco dal punto di vista dell’entusiasmo e della passione. L’aspetto dell’amare il mio lavoro è quello che più mi piace e che cerco di trasmettere ai miei ragazzi. É stato un percorso fatto di tante panchine, ho imparato tanto e sono

maturato dal punto di vista del metodo e della proposta. Spero, però, di essere rimasto lo stesso dal punto di vista umano”.

Quella di Benevento è stata l’esperienza più scottante: “Senza quell’esonero non sarei arrivato a vincere. Mi ha aiutato a mettermi in discussione e poi a fare un percorso importante di crescita. È un momento complesso, ma che deve essere visto come una opportunità per migliorarsi”.

Nell’estate del 2024 nasce la possibilità di sbarcare a Padova; Andreoletti e il Ds Mirabelli trovano subito il giusto feeling dopo le prime chiacchierate e l’affare si concretizza. Così è iniziata un’avventura fatta di impegno e sacrificio: “Il mio è un lavoro totalizzante. Ho vissuto poco una città bellissima. Mi concedevo di correre ogni tanto sotto i portici, ma sono riuscito a godermi poco il resto. Ma io vivo così la mia professione”.

La stagione ha visto una prima parte impeccabile, con le prime 25 gare da imbattuti: “Il girone d’andata è stato irripetibile, un qualcosa di straordinario”. Durante il ritorno sono state tre le partite simbolo della stagione secondo l’allenatore: “A Vicenza abbiamo pareggiato con Spagnoli all’ultimo minuto. È stata un’emozione indescrivibile. Sembrava tutto perso, ma i miei ragazzi hanno creduto in quello che facevano costruendo un’azione palla a terra in un momento deli-

catissimo. A Caravaggio abbiamo perso la vetta, ma lì abbiamo fatto un salto di qualità, acquisendo ancor più consapevolezza. Siamo stati eccezionali a fare gruppo. A Trieste ci siamo ripresi il primo posto: vincere quella partita era determinante. Abbiamo saputo soffrire. Poi al fischio finale è arrivata la notizia della sconfitta del Vicenza che ci ha fatto esultare doppiamente”.

Ma quali sono i segreti del tecnico? “Io credo nel lavoro, è la miglior strategia per vincere. Poi ho anche qualche scaramanzia: dopo qualche minuto della gara chiedo una bottiglietta d’acqua e parto sempre seduto in panchi-

na. La chiave, però, rimane quella dell’impegno settimanale: questo porta risultati sicuri”.

Andreoletti, durante l’annata, ha creato un legame speciale con il suo gruppo; quale è stata la ricetta vincente? “La figura del sergente è quella che mi riesce meglio. Sono molto esigente. Ho lavorato tanto, poi, sulle relazioni umane: sono soddisfatto di essere riuscito a far sentire tutti coinvolti. Devo ringraziare i miei giocatori perché ho trovato dei ragazzi ineguagliabili sul piano della disponibilità”.

E il futuro? “Io punto al massimo. Padova è ambiziosa, c’è la volontà di crescere e di lavorare

insieme. Bisogna, però, anche avere l’umiltà di fare un passo per volta. Credo sia sbagliato pensare a qualcosa di più che non sia la salvezza. Va per prima cosa consolidata la categoria. Nel futuro c’è la possibilità di ambire a qualcosa di superiore. Il salto in Serie B è un qualcosa di nuovo per me. Credo che le più grandi differenze siano a livello strutturale e fisico. Dal punto di vista tecnico ci sarà meno margine di errore”.

Il Padova, dunque, ha raggiunto il suo obiettivo, ma quello che rimane per mister Andreoletti è il percorso: “Gli abbracci con i ragazzi dell’ultima sera mi rimangono dentro. Ho percepito da parte loro la massima stima. Questa è la più grande gratificazione”.

Il cerchio si è chiuso, con gli inizi con l’Atalanta come giocatore, con la promessa dei 10 anni alla mamma, culminata con il traguardo della Serie B: “Manterrò sempre lo stesso entusiasmo. Il sogno è la Serie A, ma devo ancora lavorare tanto. Arrivarci, un giorno, con la squadra della mia città sarebbe il massimo, il coronamento della mia carriera”. Andreoletti, intanto, è pronto alla nuova avventura nella città del Santo: “C’è la volontà di proseguire, mi sono trovato benissimo qui. Dovremo crescere tutti, ci sono le potenzialità per farlo. Il momento più delicato, adesso, è quello di doversi separare da alcuni giocatori che ci hanno dato il cuore”. Umiltà, passione e idee: questo è Matteo Andreoletti, l’uomo che ha dato sostanza ai sogni di Padova.

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Stefano Parpajola
Matteo Andreoletti foto @Davide Boggian

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Corsa alle regionali

Ciononostante il tema non viene archiviato anche perché più di qualche esponente, anche di Fratelli d’Italia, lascia la porta aperta a una discussione sul tema.

Ma fino a quando non si chiarirà se il presidente uscente Zaia potrà o meno ricandidarsi tutto rimane bloccato. Nelle scorse settimane si sarebbe dovuto tenere un vertice nazionale a Roma tra i leader dei partiti del centrodestra proprio per parlare delle regioni al voto. L’incontro è stato annullato per impegni istituzionali e, al momento, non è stata comunicata nessuna nuova data.

Il segretario della Lega in Veneto, Alberto Stefani, forse il più probabile candidato presidente, ha commentato con un laconico “si decida presto” l’ipotesi di un ulte-

riore mandato per Zaia. Una battuta, rilasciata ai cronisti, considerata come un po’ fredda forse non tanto nei confronti del presidente uscente quanto sulla possibilità che, effettivamente, ci possa essere il tempo e la convinzione a Roma di cambiare la legge per consentire la ricandidatura del Governatore Veneto.

Dal canto suo Fratelli d’Italia non sta certo a guardare e porterà al tavolo della coalizione il nome del senatore veneziano, vicinissimo a Giorgia Meloni, Raffaele Speranzon: sembra essere questo il nome forte di FDI per contendere alla Lega la presidenza del Veneto. Da non sottovalutare la carta Forza Italia: nel tavolo nazionale, che dovrà occuparsi anche di Puglia, Campania, Toscana e Marche, Tajani chiederà una presidenza anche per gli azzurri. Se la scelta dovesse cadere sul Veneto è pronto a scattare il segretario regionale Flavio Tosi che, nel frat-

tempo, non risparmia bordate alla gestione Zaia della Regione.

Sul fronte centrosinistra a guidare una coalizione molto ampia sembra sia stato scelto Giovanni Manildo, avvocato e già sindaco di Treviso. Un moderato che nel 2013 riuscì nell’impresa di battere lo sceriffo Giancarlo Gentilini. Il nome, nel momento in cui scriviamo, non è ancora stato ufficialmente lanciato, ma tutto lascia intendere che non ci dovrebbero essere sorprese. Al fianco di Manildo potrebbero schierarsi anche Italia Viva e Azione che, formalmente, non partecipano al tavolo regionale del centrosinistra ma che hanno sempre mantenuto un canale di comunicazione con il segretario regionale Pd, Andrea Martella al quale avrebbero espresso ampie aperture visto le qualità del candidato presidente scelto.

Il caso. Amministratori, rappresentanti delle categorie e società servizi idrici uniti

Energia dal territorio per il territorio: alleanza strategica per restituire valore alle comunità

Sono stati oltre 120 i partecipanti, tra amministratori, rappresentanti dei territori e delle categorie, oltre che delle società che gestiscono i servizi idrici in Veneto, alla conferenza online dello scorso 3 giugno sulla gestione dell’energia. L’iniziativa, promossa da AGSM AIM, Ascopiave, ANCI Veneto e BIM Comunità del Piave, per presentare una proposta concreta di rilancio dei territori attraverso una nuova gestione delle concessioni per impianti idroelettrici, gas e distribuzione elettrica pone al centro dell’iniziativa, un principio chiaro: l’energia deve tornare a generare valore per le comunità che la producono.

Ad aprire i lavori Federico Testa, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona e Presidente di AGSM AIM, che ha sottolineato la natura unitaria e trasversale dell’iniziativa.

“Le nostre riflessioni non nascono da logiche di parte, ma da un’esigenza comune che riguarda tutto il Veneto – da Verona a Vicenza, dall’Alto Trevigiano a Belluno – e che mette al centro il territorio. Da qui il titolo ‘Energia: dal territorio per il territorio’. Non è un’azione contro qualcuno, ma per qualcosa: per le persone, le imprese e le comunità locali.” Il Presidente Testa ha evidenziato come le attuali con-

cessioni per la distribuzione di gas, energia elettrica e impianti idroelettrici non restituiscano adeguato valore ai territori:

“La ricchezza generata da questi asset prende altre strade. Non resta qui, dove potrebbe invece contribuire ad abbassare le tariffe per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, o a sostenere servizi fondamentali come la sanità e l’assistenza agli anziani.” Nel suo intervento, Testa ha lanciato una chiamata all’azione concreta:

“Gli spazi giuridici e tecnici per agire esistono: dalla Conferenza Stato-Regioni chiamata a esprimersi sulle proroghe ventennali delle concessioni, recentemente criticate dall’Autorità Garante per la Concorrenza, alla necessità di una maggiore partecipazione dei territori nella partita delle concessioni idroelettriche.” Proprio la Conferenza è stata l’occasione per avviare un percorso condiviso e partecipato. Al tavolo sono stati invitati gli assessori regionali competenti, le amministrazioni comunali, le imprese dei servizi pubblici locali, le Associazioni Datoriali dell’industria, degli Artigiani, dei Commercianti, delle Cooperative e tutti i soggetti economici interessati dal caro energia.”

I lavori sono proseguiti con l’intervento del presidente di ANCI Veneto, il sindaco Mario Conte, che

ha voluto rimarcare l’importanza dell’iniziativa dal punto di vista delle amministrazioni locali: “Ringrazio il Dottor Testa per l’opportunità di aprire una riflessione territoriale su un tema, quello energetico, che negli ultimi tempi ha colpito duramente i bilanci comunali, mettendo a rischio la tenuta dei servizi essenziali per le nostre comunità.”

Conte ha ribadito lo spirito costruttivo e non conflittuale dell’iniziativa: “Non è un’azione contro qualcuno, ma a favore delle nostre comunità, che rappresentiamo e serviamo ogni giorno. Chiediamo non contributi straordinari dal Governo, ma un minimo di autonomia nella gestione del patrimonio naturale del nostro territorio.”

Anche secondo Conte, una maggiore responsabilità e capacità di gestione locale delle concessioni e delle risorse energetiche potrebbe tradursi in vantaggi concreti per cittadini, imprese e associazioni: “Questa autonomia consentirebbe un maggiore efficientamento dei servizi e un beneficio economico sulle tariffe per famiglie, aziende, partite IVA. Chiediamo solo di essere ascoltati.” Nel suo intervento ha lanciato un monito sulla sostenibilità finanziaria futura dei Comuni: “Oggi tutti i 560 Comuni veneti hanno i conti in ordine. Ma l’aumento incontrollato dei

costi energetici rischia di compromettere questa virtuosità, non per incapacità amministrativa, ma per fattori esterni fuori dal nostro controllo.” Ha concluso sottolineando il valore del confronto e della condivisione:“Questo tavolo di lavoro rappresenta un’occasione unica: le opportunità superano le preoccupazioni. Serve energia, sì, ma anche energia positiva, che possa sostenere davvero il sistema veneto.” Per approfondire i contenuti dell’iniziativa, è possibile rivedere la conferenza stampa, comprese le domande dei giornalisti, sul sito uf-

ficiale: www.energiaperilterritorio. it.

Sul sito sono inoltre disponibili: il manifesto dell’iniziativa, già sottoscritto dagli enti promotori AGSM AIM, Ascopiave, ANCI Veneto e BIM Comunità del Piave; la possibilità di chiedere ulteriori informazioni, aderire e sostenere il progetto; materiali in costante aggiornamento di approfondimento utili a cittadini, imprese e amministratori locali. Perché l’energia non è solo una questione tecnica: è una scelta di comunità, di visione e di responsabilità condivisa.

Federico Testa durante la conferenza sulla gestione dell’energia

Economia. L’analisi di Flavio Zanonato, direttore generale di Confesercenti Veneto Centrale

“Vogliamo tutelare il commercio di quartiere, attività con una spiccata valenza sociale”

F lavio Zanonato, direttore generale di Confesercenti Veneto Centrale, ospite di “Buongiorno Veneto”, dai microfoni di Veneto24 ha messo in evidenza le necessità del commercio nella nostra regione, in un momento particolarmente delicato. “E’ un frangente assai importante per Confesercentispiega Zanonato - di confronto e dialettica in occasione della fase congressuale in cui gli imprenditori sono chiamati a scegliere i propri rappresentanti di categoria. La prima grande questione sulla quale siamo impegnati è la volontà di tutelare il commercio diffuso, il commercio di quartiere. Non basta concepire l’attività commerciale come se si trattasse soltanto di un’attività economica. È un’attività che ha una fortissima valenza sociale. Pensiamo ai negozi di vicinato, l’alimentari, il bar dell’edicola, la tabaccheria, il negozio di frutta e verdura del negozio di merceria. E l’elenco potrebbe continuare: que-

sta vivacità, che dura dalla mattina alla sera, consente ai cittadini di circolare tranquillamente, di avere dei servizi immediatamente a disposizione. Consente ai più deboli, ad esempio gli anziani e le donne con bambini piccoli, di trovare immediatamente un prodotto di cui hanno bisogno e contemporaneamente di muoversi in un ambiente sicuro”.

L’altra grande questione riguarda l’aspetto economico, la crisi che ha investito il settore e portato a numerose chiusure. Come affrontarla e risolverla? “La prima causa è stata l’arrivo di grandi sistemi di vendita, - aggiunge Zanonato - i centri commerciali sono attrattivi, anche perché dotati di parcheggi efficienti e maggiori comodità. Su questo fronte dobbiamo ottenere dei risultati dalle amministrazioni locali. Poi c’è l’e-commerce che si sta portando via una fetta di commercio importante. E anche qui abbiamo l’esigenza di fornire ai

nostri associati la capacità di utilizzarlo questo strumento perché non si può certo eliminare, sarebbe illusorio. Non da ultimo il costo degli affitti, che spesso uccide il commercio. Praticamente un negozio lavora a metà del tempo per pagare l’affitto, poi deve pagare tutto il resto nel negli altri quindici giorni del mese”.

Qui entra il gioco anche il rapporto con le istituzioni e la necessità di concertare e pianificare interventi e iniziative che salvaguardino le attività commerciali come presidio sociale nei quartieri. “Ci sono già dei tavoli di concertazione, di concertazione in ogni provincia e nei centri più importanti. Si discute di mobilità, di qualità della vita nei quartieri, perché le attività commerciali vanno inserite nelle politiche sociali della città. Pensiamo ad un anziano che non si muove più in automobile e non trova i negozi sotto casa: deve appoggiarsi ai figli per qualsiasi necessità, ma

se questo non è possibile rischia di finire in casa di riposo e il costo sociale è enormemente più alto. Poi c’è la questione della mobilitò, dei parcheggi, della qualità del verde delle nostre città. E ovviamente riuscire a rendere più moderati gli affitti è una partita molto importante. Purtroppo ci sono proprietari di immobili che preferiscono tenere chiuso piuttosto che affittare un prezzo congruo”. Una volta completata la fase congressuale

Confesercenti si dedicherà al nuovo programma di lavoro che coinvolge tutte le categorie. “Intanto vogliamo sottoporre questa riflessione a tutti. - conclude ZanonatoIl commercio non è solo un’attività strettamente economica, è un’attività con una forte valenza sociale e ricordo che dal commercio è nata la società moderna come la conosciamo oggi. Abbiamo perciò un grande patrimonio da tutelare e difendere per il bene di tutti”.

Convento (Cescot): “La formazione indispensabile per le nostre imprese, dai distretti del commercio impulso alle iniziative”

Flavio Convento è presidente di Cescot, l’ente di formazione di Confesercenti Veneto Centrale che si occupa della formazione, una necessità sempre più sentita dagli imprenditori commerciali. “Le nostre imprese hanno bisogno di formazione perché si trovano a combattere con grandi player molto strutturati, - sottolinea Convento i quali oltretutto beneficiano di agevolazioni fiscali molto elevate, soprattutto quelle internazionali. E su questo noi combattiamo da anni per dare la possibilità ai piccoli commercianti di affrontare questa sfida. Il

fatto che un ente di formazione come Cescot collabori insieme con Confesercenti aiuta a far crescere gli imprenditori, a unirli, così da avere la possibilità di dialogare con le amministrazioni per riuscire a risolvere alcuni problemi legati alle attività commerciali. Il nostro lavoro, l’esercizio di vicinato, contribuisce a garantire città vive e sicure”.

L’attuale congiuntura continua ad essere sfavorevole per l’economia in genere e in particolare per il commercio, i cui operatori reagiscono rafforzando il legame con il territorio. Per esempio con i distretti del com-

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mercio, ormai diffusi in tutto il Veneto. “Da molti anni stiamo lavorando con la Regione - aggiunge il presidente di Cescot - e i distretti del commercio sono parte fondamentale delle città, servono per far crescere il territorio. Sono un importante investimento che permette sinergie con le istituzioni per creare eventi e iniziative che possano dare vita alle città. Confesercenti ci crede da molti anni, ci sta lavorando. Rappresentiamo più di qualche distretto a livello regionale e abbiamo riscontrato che i risultati ci sono, si crea una sinergia tra attività commerciali e

amministrazioni locali”.

Tra le iniziative Convento ricorda il progetto messo a punto da Confesercenti per Padova, “Il cammino sotto i portici”, che unisce una trentina di attività commerciali. “Padova è la seconda città italiana per lunghezza dei portici, circa 25 chilometri: è un patrimonio da valorizzare e da promuovere come veicolo per il commercio. Il progetto è già partito, stiamo organizzando degli eventi sotto i portici, tra cultura, arte e commercio, sul nostro sito ci sono tutte le informazioni utili”. (n.s.)

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Flavio Zanonato e Flavio Convento

Spettacolo. Una rassegna itinerante composta da 14 appuntamenti, due per ciascuna provincia

Sette compagnie venete riportano il teatro tra le corti e i campi

R

itrovare le radici del teatro popolare attraversando il paesaggio agricolo veneto con la forza della narrazione. È questo lo spirito di Far Filò. Storie della terra e del cielo, il nuovo progetto teatrale che porterà, tra luglio e dicembre 2025, spettacoli itineranti nelle sette province del Veneto. Corti rurali, aziende agricole, parchi e chiostri si trasformeranno in palcoscenici d’eccezione, accogliendo una rassegna che intreccia il passato della civiltà contadina con le sfide contemporanee legate alla sostenibilità, alla biodiversità e al cambiamento climatico. La rassegna nasce nell’ambito del progetto speciale “Coltivare Teatro”, promosso dal Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, in collaborazione con Arteven, Coldiretti Veneto e il sostegno della Regione del Veneto.

“Il teatro nasce dalla terra. Con Far Filò. Storie della terra e del cielo vogliamo tornare alle radici popolari del teatro. Questo progetto dà spazio alle compagnie profes-

sioniste del Veneto e ha il valore culturale di riscoprire le radici rurali del teatro – dichiara Giampiero Beltotto, presidente della Fondazione Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale -. I più sentiti ringraziamenti vanno a Coldiretti Veneto perché ci ha creduto fin da subito e ad Arteven Circuito Multidisciplinare Regionale grazie alla cui collaborazione con questo progetto itinerante raggiungeremo tutte le province della regione. È nella lingua del Ruzante che troviamo le radici rurali del teatro pavano e veneto. Con questo spirito di riscoperta abbiamo selezionato le migliori 7 proposte artistiche tra le 30 candidate. Saranno 14 appuntamenti, due per ogni provincia. Riempiremo il Veneto di buona terra e buona linfa”.

“FarFilò. Storie della terra e del cielo non è solo un progetto teatrale, ma un’occasione per far rivivere una tradizione antica in chiave contemporanea, unendo memoria e innovazione per coltivare il senso di appartenenza e custodire la bel-

lezza del nostro patrimonio rurale, elemento fondante della cultura e dell’identità venete” sottolinea l’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari.

“Il fare filò animava il nostro territorio e la gente bei campi nel passato, oggi quel bel racconto agricolo si trasforma in questa progettualità, in un network importante per tutti coloro che operano ai fini organizzativi che sarà arricchente per tutti coloro che ne usufruiranno – afferma Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Veneto -. Tutti abbiamo bisogno di riscoprire il valore della socialità e

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tà, oltre che tenere accese le nostre comunità, soprattutto quelle più piccole. Per questo ci mettiamo a disposizione con le nostre aziende che conoscono già il termine della “multifunzionalità” e con questo progetto teatrale si apriranno anche a un nuovo modo di fare accoglienza. Come mondo agricolo abbiamo bisogno della vicinanza della cittadinanza per raccontare l’agricoltura di oggi, fatta di sfide economiche, ma anche sociali e sindacali”. “Nella tradizione veneta fare filò aveva il significato di trasmettere oralmente tradizioni e

saperi collocandosi tra le preziose espressioni della cultura immateriale della nostra regione. Le tradizioni sono parte di una memoria personale e collettiva che non devono andare perdute ma continuamente rinnovate e trasmesse all’interno della comunità. È questo l’obiettivo dell’articolato progetto che ci vede promotori - dichiara Massimo Zuin, presidente di Arteven Circuito Multidisciplinare Regionale – assieme al Teatro Stabile del Veneto e Coldiretti Veneto. Ora il testimone passa alle sette compagnie teatrali selezionate che, tra luglio e dicembre, porteranno le loro proposte artistiche anche in luoghi non convenzionali, apportando nuova linfa e nuovi spunti alla narrazione orale”.

Con due spettacoli per provincia e un totale di 14 appuntamenti, Far Filò si configura come un’esperienza teatrale diffusa, capace di unire le persone attraverso storie, paesaggi e valori condivisi. Un viaggio nella memoria, ma con lo sguardo rivolto al domani.

Il

dialogo. Francesca Chiesa esplora la condizione femminile in un libro sorprendente e attualissimo

“Diversamente sole”, storie universali per raccontare la complessità delle donne

Dopo aver girato mezzo mondo ha trovato il suo approdo nell’isola greca di Syros. “Non avrei scritto nulla se non avessi vissuto la mia vita altrove, se non avessi dovuto lasciare l’Isola Verde, il Bazar di Teheran e Tripoli”

F rancesca Chiesa ha girato mezzo mondo prima di trovare il suo approdo nell’isola greca di Syros. Padovana, Chiesa ha appena pubblicato “Diversamente sole” (Edizioni Open, 14 euro), raccolta di racconti intensa e struggente. Una testimonianza preziosa della condizione femminile, una lettura attualissima e che riesce ad essere universale. Ne ho approfittato per fare con lei una chiacchierata sul suo nuovo libro (e non solo). Francesca, tu scrivi che la solitudine femminile è “una qualcosa che non si racconta mai abbastanza”. Da dove nasce la tua urgenza di darle voce?

Ho sempre guardato alla solitudine come a un privilegio. Da bambina sono cresciuta nella villetta liberty del mio bisnonno: lui, una nonna, tre prozii e una zia pronti ai miei desideri, le lavoranti della fabbrica annessa in adorazione della bambina sorridente e grassoccia che ero, un parco e una biblioteca a mia disposizione. Parecchio triste ma molto dolce e molto privilegiata. Nella vita adulta, poi, la solitudine ha cambiato aspetto ed è diventata un miraggio. Fino al momento in cui sono venuta a vivere qui sull’isola ed è scoppiata l’epidemia del Covid. Ovvero fino al momento in cui ho compreso che la karantina/quarantena, per me gioia solitaria, nel resto del mondo si chiamava segregazione

e angosciosa solitudine. La constatazione di quanto io fossi diversamente e felicemente sola mi ha colpito come una frustata e da allora ho cominciato a ragionare di solitudine e poi a raccontare. Per ora di donne, per ora di mondi altri, ma non siamo che all’inizio.

Alcune storie sono ispirate a vicende reali. Qual è stato il processo di scrittura nel tradurre queste storie in letteratura senza tradirne la verità?

La mia è stata una generazione fortunata. Quando io ero giovane poteva accadere che un grande poeta come Andrea Zanzotto, ricevendo una raccolta di mie poesiole e raccontini, mi abbia fissato un appuntamento per analizzare con me i testi che gli avevo sottoposto e raccomandarmi di scegliere una sola forma di espressione tra prosa e poesia. Il consiglio del poeta si è rivelato nel corso degli anni un blocco che sembrava insuperabile. Fino al momento in cui proprio la necessità di raccontare Tawergha mi ha fatto trovare la mia voce, che è fatta di prosa e di poesia. La realtà è ciò che si racconta.

Nel tuo libro le donne non sono mai solo vittime. Sono anche complici, carnefici, spettatrici passive. Quanto è stato difficile mantenere questo equilibrio narrativo?

Direi che questo è l’aspetto più autobiografico di questo mio lavoro. Io, noi, tutte cresciamo e vivia-

mo portandoci dentro un imperativo categorico. Nasconditi. Non farti capire. Sorridi. Dimentica. Perdona. Perché potremmo essere pericolose, forse: ricordate o immaginate com’era la vita all’interno di un harem, di quanta ferocia erano fatti quei sorrisi. Le leonesse ammazzano, le donne addomesticate no, ci sono altri modi e non è sempre necessario impugnare un pugnale, a volte basta una penna. Un uomo affronta il rivale a duello, qualsiasi genere di rivale e qualsiasi genere di duello, uccide o muore e non se ne parla più; le donne hanno più fantasia.

Hai vissuto a lungo in Nord Africa, in Asia e tutt’ora risiedi per la maggior parte dell’anno in Grecia. Quanto ha influito la tua esperienza nella tua scrittura?

Le donne nei luoghi che racconto sono la mia vita, per interposta persona. Nessuna mi impersona ma in ognuna di esse si è rispecchiato un bagliore del caleidoscopio che io sono. Voi siete. Loro sono. Non avrei scritto nulla se non avessi vissuto la mia vita altrove, se non avessi dovuto lasciare l’Isola Verde, il Bazar di Teheran e Tripoli. O forse avrei scritto della mia famiglia, ma c’era poco di bello da raccontare.

Il titolo Diversamente sole è molto evocativo. Cosa significa per te questa espressione?

Per rispondere, basta sapere che il titolo della prossima raccolta di racconti cui sto lavorando è “Una uniforme solitudine” e ha come attrici donne occidentali, donne di potere e post-femministe integrate. Ho visitato i mondi delle donne diversamente sole in un’epoca in

cui non erano ancora stati toccati e uniformati dalla globalizzazione. Pertanto ognuno dei Paesi di cui narro appare come una realtà a sé stante che fa da sfondo a una specifica forma di solitudine femminile la quale a sua volta la rispecchia. Com’è l’Italia vista da fuori?

Che dire? È un’altra cosa, è un Paese che fatico a riconoscere. Credo sia un processo inevitabile quando alla lontananza si aggiunge il passare degli anni, e che per me ha avuto inizio nel momento in cui sono tornata a vivere per qualche anno in Italia dopo i primi undici anni di estero. Venivo dall’Eritrea, dove al massimo c’erano i cellulari militari e mi sono trovata circondata da Motorola e simili. Man mano che subentrano i cambiamenti inevitabili nella storia di un Paese, i residenti hanno il tempo di digerirli lentamente, i saltuari come me devono inghiottire tutto in un boccone. E si sa, a volte “va di traverso”. A volte, invece, ci si

abitua. Ricordo, ad esempio, che l’usanza dell’aperitivo mi ha dato molto fastidio nei suoi primi anni, tornando in Italia con il desiderio di passeggiate tranquille e silenziose per le Piazze. Alla fine l’anno scorso, trovato un bar di riferimento, sono ingrassata di cinque chili in un mese di aperitivi giornalieri, anzi serali.

Giacomo Brunoro

• Chi è Giacomo Brunoro

Classe ’76, padovano, si occupa di comunicazione, editoria e di eventi ad alto impatto culturale. È direttore editoriale di LA CASE Books, presidente di Sugarpulp e consigliere della Veneto Film Commission. Up the irons!

La scrittrice Francesca Chiesa

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Vent’anni di IOV, Padova celebra l’eccellenza oncologica veneta

Venti anni di impegno nella lotta contro il cancro, vent’anni in cui la ricerca e l’assistenza si sono intrecciate per costruire un modello d’eccellenza sanitaria. L’Istituto Oncologico Veneto (IOV) ha celebrato oggi il proprio ventesimo anniversario con una cerimonia ufficiale a Padova, alla presenza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, della direttrice generale Giuseppina Bonavina e di numerosi rappresentanti istituzionali. Nel suo intervento, il governatore ha evidenziato come i numeri dello IOV siano la dimostrazione concreta dell’alto livello raggiunto: oltre 7 mila pazienti curati ogni anno, 6.800 interventi chirurgici, 58 mila sedute di chemioterapia e 50 mila trattamenti radioterapici. Ha sottolineato che l’istituto rappresenta una delle eccellenze sanitarie regionali, capace di coniugare innovazione scientifica, attenzione alla persona e risposte efficaci ai bisogni dei malati oncologici.

Zaia ha ricordato che lo IOV è nato come progetto delle Ulss, ma si è trasformato nel tempo in un punto di riferimento nazionale, grazie al riconoscimento come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e all’adozione di protocolli e percorsi assistenziali (PDTA) tra i più avanzati a livello italiano.

Ha poi ricostruito le tappe principali dello sviluppo dell’istituto: dall’apertura della sede al Busonera nel 2006, all’attivazione dei laboratori nella Torre della Ricerca nel 2015, fino alle sedi di Castelfranco Veneto (2017) e di Schiavonia per la Radioterapia (2018). Secondo Zaia, si tratta di un percorso di successi continui che ha permesso di estendere la presenza dell’Istituto sul territorio e di rafforzarne la struttura organizzativa.

Il presidente ha voluto ringraziare pubblicamente tutto il personale dello IOV per aver contribuito alla crescita di una realtà diventata un pilastro della rete sanitaria regionale. Ha inoltre ribadito che, nel campo della sanità, è fondamentale non abbassare mai la guardia e non accontentarsi dei risultati già ottenuti, ma continuare ad alzare l’asticella.

Ha fatto riferimento ai più recenti progressi della medicina oncologica, come i farmaci monoclonali personalizzati sulla base del profilo genetico dei pazienti, e all’introduzione dell’intelligenza artificiale nell’interpretazione delle immagini diagnostiche, in particolare nelle nuove mammografie. Secondo Zaia, tutto questo dimostra che l’impegno per una sanità più precisa e accessibile deve proseguire, con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno.

Redazione Salute

Una paziente di 96 anni, in trattamento dialitico da quindici anni, si trova in buona salute e testimonia l’efficacia dell’uso di un rene artificiale. Questo dispositivo, indispensabile per filtrare il sangue e restituirlo purificato al circolo, non solo contribuisce a prolungare l’esistenza, ma garantisce anche un’elevata qualità della vita. La donna è sotto le cure dei professionisti dell’Unità Operativa Semplice (UOS) di Emodialisi presso l’Ospedale Sant’Antonio, guidata dal dottor Giuseppe Scaparrotta. Attualmente, l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Nefrologia ha in carico 93 pazienti anziani e grandi anziani affetti da malattia renale cronica, per i quali gestisce la terapia conservativa a lungo termine. L’attività si svolge su tre sedi: presso l’Ospedale Sant’Antonio, che dispone di 28 posti letto per l’assistenza intensiva in tutte le tipologie di trattamento emodialitico; al Giustinianeo, con 12 posti letto per l’assistenza media; e al complesso socio-sanitario dell’Ospedale ai Colli, con 6 posti letto destinati ai trattamenti di emodialisi intermittente, alle visite nefrologiche e alle terapie educazionali. Nel corso dello scorso anno, la UOS ha registrato un totale di 40.500 prestazioni, di cui 26.500 sono state dedicate a trattamenti dialitici. Nel 2024 sono stati eseguiti oltre 1500 trattamenti in terapia intensiva e in totale più di 3300 trattamenti su pazienti acuti, di cui 1750 in emodialisi, soprattutto in situazioni complesse come il supporto a cuore e fegato artificiali. Cresce anche la dialisi peritoneale a distanza, grazie al controllo remoto, che migliora l’assistenza da casa. Il reparto conta sette ambulatori specialistici, con quasi 3700 visite nell’ultimo anno, in particolare per trapianti di rene, controlli post-operatori e valutazioni di donatori viventi. Importante anche l’attività ospedaliera: 831 ricoveri, di cui 77 in day hospital, e 65 biopsie renali per diagnosi approfondite.

Una vita nuova a 96 anni grazie alla dialisi

Il servizio. Un polo d’eccellenza per l’assistenza integrata ai bambini affetti da patologie complesse, tra cure e dignità

Il nuovo Hospice Pediatrico sarà il cuore pulsante delle cure palliative infantili in Italia

Un progetto all’avanguardia, nato in Veneto ma destinato a fare scuola in tutta Italia. È il nuovo Hospice Pediatrico dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, la cui realizzazione rappresenta un ulteriore passo avanti in un cammino iniziato più di vent’anni fa. Padova è stata infatti la prima città italiana a dotarsi di una rete specialistica per le cure palliative e la terapia del dolore dedicata esclusivamente all’età pediatrica. Oggi quella visione diventa un centro integrato, innovativo e a misura di bambino.

La struttura attuale, coordinata dalla professoressa Franca Benini, segue ogni giorno oltre 350 piccoli pazienti affetti da patologie gravi e complesse. L’assistenza è capillare e si sviluppa su tre livelli: ospedaliero, domiciliare e residenziale. Ogni anno, il team effettua circa 15.000 reperibilità telefoniche, gestisce oltre 3.000 pazienti in terapia del dolore e accoglie 300 ricoveri annui. Un’attività che va ben oltre la clinica e che si fonda su un approccio globale alla persona, alla famiglia, al contesto.

Il nuovo Hospice Pediatrico sarà un polo di eccellenza di 3.000 metri quadrati, con un’area verde esterna di 730 metri. Avrà otto stanze singole di degenza, quattro dedicate al “respite care” (accoglienza temporanea del bambino per dare sollievo alla famiglia), un ambulatorio per la somministrazione delle terapie, una cucina e

un salotto polivalente per attività ludiche e relazionali. Ci saranno anche una palestra per la riabilitazione e uno spazio spirituale, pensato come luogo di raccoglimento, conforto e supporto psicologico. Ogni ambiente sarà curato per accogliere e non solo per curare, offrendo protezione, normalità e dignità anche nei momenti più delicati della vita.

A conferma dell’impatto straordinario di questo modello, parlano i dati: nei bambini seguiti dalla rete pediatrica padovana, il numero medio di giornate in terapia intensiva si è ridotto da 19 a 5, mentre la frequenza scolastica è stata mantenuta nel 73% dei casi. Il 64% delle madri ha potuto riprendere il lavoro e l’85% dei decessi è avvenuto nel luogo scelto dalla famiglia, rispettando le volontà e le sensibilità individuali. Il progetto è stato finanziato dallo Stato e dalla Regione Veneto con un investimento di 10 milioni di euro. A questi si aggiunge la

generosità di soggetti privati: la Fondazione “La Miglior Vita Possibile” ha donato il progetto esecutivo, mentre la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha stanziato 1,1 milioni di euro per arredi e attrezzature sanitarie. Il cronoprogramma prevede la conclusione della progettazione a luglio 2025, la validazione entro settembre e l’avvio della gara d’appalto per i lavori entro ottobre. Non si tratta solo di costruire una struttura, ma di offrire una casa della cura dove ogni bambino venga accolto con la stessa attenzione, delicatezza e dedizione che si riserva ai propri figli. Il nuovo Hospice Pediatrico sarà la sintesi di un impegno corale tra istituzioni, professionisti, fondazioni e comunità. Un presidio simbolo di una sanità che guarda avanti, che mette davvero al centro la vita e che difende, con forza e dolcezza, il diritto di ogni bambino alla miglior vita possibile.

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Il MUSME compie dieci anni, un viaggio tra storia, innovazione e futuro della medicina nel cuore di Padova

Dieci anni fa, il 5 maggio 2015, apriva le porte a Padova il MUSME, Museo di Storia della Medicina, situato nell’antico Ospedale di San Francesco Grande, considerato la culla della clinica medica moderna. Un luogo che ha saputo raccontare al mondo il ruolo centrale del Veneto nella storia della scienza medica, unendo passato e futuro in un percorso culturale di grande rilievo. A celebrare questo importante anniversario è il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che sottolinea come il MUSME rappresenti “una straordinaria avventura culturale e scientifica, capace di coniugare tradizione, innovazione e divulgazione”. Le mura storiche dell’ospedale, dove già dal Cinquecento i maestri dello Studium Patavinum introducevano l’osservazione diretta del malato come metodo didattico, sono testimoni di una rivoluzione che ha cambiato per sempre il volto della medicina europea. “Nel MUSME – afferma Zaia – si respira la grandezza della Scuola Medica Patavina, con figure illustri come Giovanni Battista Da Monte e Andrea Vesalio, che hanno segnato pagine fondamentali della scienza. Questo passato diventa memoria vivente e motore di ricerca, conoscenza e innovazione”. Il museo si distingue infatti per il suo approccio interattivo e immersivo, rivolto soprattutto ai giovani: migliaia di studenti provenienti da tutta Italia ogni anno imparano a conoscere il corpo umano, la storia della medicina e le sue nuove frontiere, grazie all’uso di tecnologie avanzate e a una narrazione coinvolgente. Un successo che si riflette anche nella gestione virtuosa del museo, frutto di una collaborazione pubblico-privato tra Regione, Comune di Padova, Università, Azienda Ospedaliera e ULSS 6, riuniti nella Fondazione MUSME, che ha affidato la direzione a una realtà manageriale privata garantendo così sostenibilità ed efficienza. Padova si conferma così capitale europea della scienza e della medicina, con il MUSME che ne è ambasciatore d’eccellenza. Il museo, a dieci anni dalla sua nascita, continua a essere un ponte tra storia e futuro, un orgoglio per tutto il Veneto.

Oncologia. Tecnica non chirurgica allo IOV per superare il blocco tra stomaco e intestino

Una nuova tecnica mini-invasiva migliora la vita dei pazienti con tumori allo stomaco

All’Istituto Oncologico Veneto (IOV) è arrivata una nuova tecnica medica che migliora in modo significativo la qualità della vita dei pazienti oncologici con gravi problemi di stomaco causati dai tumori. Si chiama gastroenterostomia EUS-guidata ed è un trattamento mini-invasivo che permette di superare l’ostruzione gastrica – una condizione in cui il cibo non riesce più a passare normalmente dallo stomaco all’intestino a causa di un blocco.

Questa nuova procedura viene eseguita tramite un’endoscopia, cioè senza operazioni chirurgiche tradizionali, ed è già stata sperimentata con successo su centinaia di pazienti in tutto il mondo. Secondo recenti studi, funziona meglio della chirurgia, comporta meno rischi, tempi di ricovero più brevi e una ripresa più rapida.

“La cosiddetta ‘ostruzione dello stomaco’ – spiega il dottor Alberto Fantin, responsabile della Gastroenterologia dello IOV – è una delle conseguenze più frequenti e fastidiose nei pazienti con tumori avanzati del pancreas o di altri organi vicini. Provoca nausea, vomito, senso di pienezza, perdita di peso e rende impossibile alimentarsi normalmente. Nei casi più gravi può impedire di continuare le terapie oncologiche. Per questo è fondamentale intervenire in modo efficace e sicuro.”

Fino a poco tempo fa, l’unica soluzione era un’operazione chirurgica per creare un passaggio alternativo tra stomaco e intestino. Una tecnica efficace ma inva-

siva e con rischi, soprattutto per chi è già debilitato dalla malattia. Oggi, grazie alla gastroenterostomia EUS-guidata, è possibile ottenere lo stesso risultato senza bisturi.

“È una tecnica che ha già dato ottimi risultati, con un successo superiore al 90% – continua il dottor Fantin –. I pazienti possono tornare ad alimentarsi più velocemente, restano meno giorni in ospedale e hanno meno complicazioni rispetto alla chirurgia classica.”

La decisione di adottare questa innovazione è stata fortemente sostenuta dalla direzione dello IOV. “Abbiamo scelto di offrire questo intervento perché crediamo nel valore delle tecnologie che migliora-

no concretamente la cura delle persone – afferma la Direttrice Generale, Maria Giuseppina Bonavina –. È una procedura che riduce la sofferenza e consente una ripresa più rapida. A vent’anni dalla nascita dell’Istituto, il nostro obiettivo resta lo stesso: mettere sempre al centro il paziente, con cure moderne e umane.”

L’Istituto Oncologico Veneto è oggi uno dei pochi centri in Italia a offrire questa procedura. Un’opportunità importante per i pazienti colpiti da tumori che rendono difficile o impossibile alimentarsi in modo normale. Con questa nuova tecnica, molti di loro potranno tornare a nutrirsi per bocca, affrontare meglio le terapie e vivere con maggiore dignità e sollievo.

Camposampiero, studenti a lezione di primo soccorso: il progetto “Un cuore in mano” forma i cittadini di domani

Allo IOV di Padova introdotto un intervento endoscopico innovativo per affrontare l’ostruzione gastrica causata da tumori: meno complicazioni, ricoveri più brevi e maggiore efficacia

Diffondere tra i più giovani la cultura del primo soccorso e la consapevolezza dell’intervento tempestivo in caso di emergenza: è questo l’obiettivo di “Un cuore in mano”, il progetto promosso in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Parini di Camposampiero, che ha coinvolto gli studenti del secondo anno della scuola secondaria di primo grado. Nel corso dell’anno scolastico, medici, infermieri e autisti del Pronto Soccorso di Camposampiero hanno guidato i ragazzi in un percorso teorico-pratico sulle principali manovre salvavita. Gli studenti hanno potuto apprendere come eseguire un massaggio cardiaco su manichino e come utilizzare un defibrillatore automatico, vivendo un’esperienza formativa di grande impatto.

“La giornata conclusiva del progetto si è svolta ieri – racconta la dottoressa Marica Perlati – e ha rappresentato un momento di forte condivisione. Abbiamo mostrato agli studenti i mezzi di soccorso e i presidi presenti a bordo delle ambulanze, trasmettendo non solo nozioni tecniche ma anche il senso profondo del

lavoro in team, che è alla base dell’intervento in emergenza. Ringrazio il dirigente scolastico, gli insegnanti che ci hanno affiancato, i rappresentanti del Comune per la loro presenza e, soprattutto, i colleghi – infermieri, autisti e medici – che hanno reso possibile questa iniziativa”.

A rappresentare l’equipe del Pronto Soccorso camposampierese durante le attività con gli studenti erano presenti gli autisti Michele Volpato e Simone Carraro;

i medici Marica Perlati, Giorgia Betteto e Mario D’Agata; gli infermieri Jessica Rizzato, Salvatore La Rocca, Marlene Volpato, Valentina Massarotto, Giada Volpato, Massimo Beltrame e Silvia Marconati. L’iniziativa, accolta con entusiasmo dagli studenti, si è dimostrata un efficace esempio di come la collaborazione tra istituzioni scolastiche e sanitarie possa contribuire a costruire una cittadinanza più consapevole e responsabile.

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essere veloci, flessibili e pronti a innovare con coerenza, senza perdere mai di vista i nostri valori fondanti: qualità, affidabilità, responsabilità sociale».

Non a caso Eurodet ha scelto di sostenere lo sport, affiancandosi come partner a una delle realtà più rappresentative del territorio: Pallavolo Padova. Una collaborazione che va ché riflette una comunanza di valori: spirito di squadra, dedizione, rispetto, formazione «Crediamo in uno sport capace di generare benessere, inclusione

la quotidianità: nella qualità dei prodotti, nel dialogo costante con i clienti, nella passione di chi ogni giorno lavora per dare risposte concrete, intelligenti, durature. Un’azienda

«Essere partner significa mettersi al servizio con competenza

Per noi fare impresa vuol dire creare valore, non solo economico ma anche sociale. E guardare al novazione più importante è quella che mette

Salute mentale a scuola. Il Parlamento sollecita il decreto per il sostegno psicologico

L’onorevole Rachele Scarpa: «Trasformare in realtà il progetto Chiedimi come sto»

Sangue e plasma, arriva la

telemedicina

Un passo avanti per la salute mentale nelle scuole: il Parlamento sollecita il decreto attuativo per avviare il supporto psicologico. La deputata Rachele Scarpa chiede interventi urgenti per garantire benessere a studenti e docenti

Arriva dal Parlamento un segnale importante per il futuro della salute mentale nelle scuole italiane. Con il parere favorevole all’ordine del giorno presentato dall’onorevole Rachele Scarpa, responsabile nazionale Giovani e Salute del Partito Democratico, si sollecita l’adozione del decreto attuativo indispensabile per avviare il servizio di sostegno psicologico negli istituti scolastici. Una misura attesa da anni, che punta a tutelare il benessere di studenti, docenti e dell’intera comunità educativa. «Accolgo con soddisfazione questo passaggio parlamentare – ha dichiarato Scarpa –ma ora è il momento di passare dalle parole ai fatti. Il decreto ministeriale va approvato al più presto, altrimenti tutto resta fermo sulla carta». L’iniziativa si inserisce nel quadro della proposta di legge Chiedimi come sto, di cui la deputata è prima firmataria. Il testo mira a rendere stabile e accessibile il supporto psicologico a scuola, con interventi di prevenzione e assistenza rivolti non solo agli studenti, ma anche agli insegnanti. Secondo Scarpa, la salute mentale dei giovani è una delle grandi sfide del presente. «Oggi – spiega – l’accesso al supporto psicologico è ancora ostacolato da barriere culturali e da limiti economici. Molte famiglie non possono permettersi percorsi di assistenza, e il disagio rimane nascosto, con conseguenze che possono essere gravi. Servono strumenti pubblici, universali, presenti nei luoghi di vita quotidiana dei ragazzi». Nonostante sia già stato previsto un finanziamento di 10 milioni di euro per l’avvio del servizio nel 2025, a cui seguiranno 18,5 milioni annui dal 2026, senza il decreto attuativo le risorse non possono essere utilizzate. «Serve un’azione rapida ed efficace – ribadisce la deputata – per dare il via a una sperimentazione reale, che diventi presto una misura strutturale e permanente. Non possiamo più permetterci ritardi». La proposta Chiedimi come sto ha un orizzonte ampio: non si limita a curare il disagio, ma vuole promuovere una cultura della prevenzione e del benessere, coinvolgendo l’intera comunità educante. «Anche i docenti – conclude Scarpa – si trovano spesso a fronteggiare si-

tuazioni complesse senza strumenti adeguati. Garantire loro un supporto psicologico significa rafforzare la scuola come luogo sicuro, accogliente e capace di ascoltare».

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Ogni anno in Italia servono circa 2,5 milioni di unità di sangue intero e oltre 860.000 chili di plasma, risorse salvavita che, ad oggi, non esistono in forma artificiale. Solo la generosità dei donatori rende possibile curare migliaia di pazienti. Ma come incentivare nuove donazioni in un contesto di vite sempre più frenetiche e tempi sempre più stretti? L’Ulss 6 Euganea ha deciso di rispondere a questa sfida con un’iniziativa all’avanguardia: una piattaforma di telemedicina dedicata alla donazione del sangue e del plasma, che consente ai cittadini di effettuare da remoto la prima visita anamnestica necessaria per diventare donatori. Niente più spostamenti, file o giornate perse: tutto si svolge online, in pochi minuti, con un medico trasfusionista. In appena tre mesi – da febbraio a maggio – il nuovo servizio ha già portato a 672 televisite, segno di un interesse crescente e di una risposta concreta da parte dei cittadini. E i primi risultati sono incoraggianti: le donazioni sono in aumento, grazie a una maggiore accessibilità e a percorsi più snelli. Il progetto è stato al centro dell’evento formativo in corso al MUSME di Padova, dal titolo “Digital transformation e nuove sfide della medicina trasfusionale: l’esperienza dell’azienda Ulss 6 con uno sguardo all’Europa”. Un momento di confronto tra istituzioni sanitarie, specialisti del settore e rappresentanti delle associazioni di volontariato, volto ad analizzare il futuro della sanità digitale nel campo della medicina trasfusionale. Sul tavolo, oltre ai dati incoraggianti dell’Ulss 6, anche il tema cruciale dell’integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale, l’importanza della rete di volontari e gli investimenti in tecnologia per garantire non solo la raccolta, ma anche la corretta conservazione e distribuzione del sangue. Tra i protagonisti della giornata, i vertici dell’Ulss 6: Paolo Fortuna, direttore generale, Aldo Mariotto, direttore sanitario, Alessandro Lanti, responsabile della UOC Medicina Trasfusionale, e Vincenzo De Angelis, direttore del Centro Nazionale Sangue.

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Paola Bigon

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TEATRO GOLDONI – VENEZIA

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