Nuovo Hospice pediatrico centro d’eccellenza delle cure palliative infantili a Padova
Corsa alle regionali
Ormai basta una mezza dichiarazione e i piani in vista delle regionali cambiano radicalmente. Partiamo da una delle poche certezze: la data ultima per tornare al voto per la Regione Veneto è il prossimo 23 novembre. Chi saranno i candidati?
Non è dato saperlo. Il centrodestra è, di fatto, imbrigliato su di un tema che sembrava superato ma che ancora tiene banco: il terzo (nel suo caso sarebbe il quarto) mandato per il Presidente Zaia. La Consulta ha bocciato il ricorso della Regione Campania che chiedeva la possibilità di far prevalere la norma regionale rispetto a quella statale per permettere al presidente Vincenzo De Luca di correre ancora come presidente della sua regione. Una sentenza, questa, che ovviamente vale anche per il Veneto e che sembrava aver chiuso definitivamente la questione.
E invece?
Invece da Venezia al Festival delle Regioni i presidenti, in modo trasversale, hanno scritto alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni per chiederle di cambiare la legge nazionale e consentire i terzi mandati. È evidente che se cambiasse la normativa statale di riferimento si supererebbero le contraddizioni che la Consulta ha riscontrato e che l’hanno portato ad emettere una sentenza di bocciatura. Cambiare la legge non è semplice e neppure veloce e alle elezioni manca poco.
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della Bassa Padovana
Commercio di quartiere da salvare. Confesercenti:
“I nostri negozi protagonisti e anima delle città”
Salone Nautico Venezia, oltre trentamila visitatori tra eccellenze artigianali e innovazioni tecnologiche
TRA PAURA E CONTROLLO: LE CITTÀ SI TRASFORMANO
PER FRONTEGGIARE FURTI, RISSE E AGGRESSIONI
Esplosione di violenza fra i giovani: a Monselice paura in piscina comunale, Este fa i conti con i baby vandali, i cittadini chiedono controlli costanti
“Diversamente sole” storie universali di donne per raccontare e svelare la complessità femminile
MONSELICE CAMBIA VOLTO: AL VIA TANTISSIMI PROGETTI INNOVATIVI
Previsti parcheggi, aree verdi e servizi per anziani, studenti e residenti. Decisiva la collaborazione pubblico-privato
GESTIONE CONCESSIONI ENERGETICHE: ALLEANZA STRATEGICA PER IL TERRITORIO
Verso una proposta concreta di rilancio: “L’energia deve tornare a generare valore per le comunità che la producono”
Tra violenza concreta e insicurezza percepita
Nicola Stievano
>direttore@givemotions.it<
A ggressioni, baby-gang, danneggiamenti, furti, molestie, omicidi, rapine, risse, spaccio, truffe, vandalismi, violenze sessuali: ogni giorno le cronache, e di riflesso i social che ormai condizionano il nostro rapporto con la realtà, abbondano di questi vocaboli. Ogni territorio si confronta con un certo grado di insicurezza, reale o percepita che sia.
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Monselice: protesta per i ritardi nei lavori del canile
Ilavori di sistemazione del canile, attesi da oltre un anno, non sono ancora partiti: Lac e Animalisti 2.0 affiggono un cartello davanti alla struttura chiedendo spiegazioni. Il ricovero per animali senza famiglia da anni attende una sistemazione che lo riporti in condizioni dignitose e, dopo anni di promesse, alcuni mesi fa l’amministrazione comunale aveva annunciato che i lavori sarebbero partiti a maggio, ma ad oggi nessun cantiere interessa l’area. “I primi giorni di febbraio ci siamo lasciati con una promessa in alcun modo estorta dai nostri militanti, ma espressa direttamente dalla sindaca Giorgia Bedin, da assessori e tecnici: entro maggio inizieranno i lavori. Promessa fino ad oggi miseramente non mantenuta” chiosano gli ambientalisti. Gli attivisti si interrogano se si sia trattato di una beffa per metterli a tacere per un po’: “Ci verrebbe da pensare di essere stati presi in giro dall’amministrazione, che in realtà non dice come stanno effettivamente le cose e alla quale non interessa il benessere degli animali. Speriamo di sbagliarci e di essere smentiti a breve. Noi la promessa di esserci a maggio l’abbiamo mantenuta, adesso tocca alla sindaca”. La prima cittadina sottolinea come sarebbe stato più opportuno che gli attivisti avessero fatto un passaggio con lei invece di affiggere cartelli: “Non abbiamo preso in giro nessuno. Tutti i passaggi burocratici sono stati fatti, ma la Regione ci ha messo tempo per approvare il progetto, da cui è emersa una variazione causata dai progetti delle amministrazioni precedenti” spiega Bedin “ci sono stati dei problemi, non la mancanza di volontà o sensibilità. Ora dobbiamo acquistare una parte di un terreno, ma contiamo di poter iniziare a breve i lavori per la prima parte di cantiere. A breve avrò un aggiornamento in merito” conclude Bedin.
Giada Zandonà
L’amministrazione precisa
Tra violenza concreta e insicurezza percepita Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
Le informazioni girano veloci, se poi riguardano fatti di cronaca nera ovviamente l’eco si moltiplica, così come le reazioni e le inevitabili prese di posizione polemiche. Guardando alle statistiche la nostra regione fa i conti soprattuto con i reati legati ai furti in abitazione, ai danni al patrimonio, alle truffe. Più contenuti, fortunatamente, i numeri delle rapine e degli omicidi, anche se purtroppo cresce la violenza di genere, in tutti i suoi aspetti, a partire dall’ambito familiare. Ecco dunque che la sicurezza non è solo un fatto pubblico ma anche una questione privata, che investe le nostre famiglie, i rapporti personali. Preoccupa anche il fenomeno del disagio minorile, in tutte le sue accezioni, dalla dispersione scolastica all’emarginazione, dal consumo di droga alla violenza che ha i minori per protagonisti. Ed è breve, perciò, il passo alla microcriminalità che serpeggia nelle città come nei centri minori. Non basta l’attività repressiva, l’intervento a posteriori, perché la parte più faticosa è la prevenzione, la capacità di intercettare le criticità prima che esplodano. Tutto si complica, poi, nelle comunità straniere, nelle quali accanto agli esempi di integrazione convivono situazioni di difficoltà e di emarginazione che possono far scivolare i giovani, in particolare, verso la criminalità. Concludendo con i numeri, se consideriamo il totale dei reati ovviamente sono le città e le provincie più popolose a spiccare, nel segno di un incremento nell’ultimo triennio. Guardando al tasso di delittuosità (nel dettaglio qui sotto) anche in questo caso assistiamo ad un lieve aumento dell’incidenza dei reati. Un fenomeno che ci auguriamo si possa invertire.
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della Bassa Padovana
Rigenerazione urbana. Progetti che spaziano dal recupero storico all’edilizia sociale
Via Marconi, Santarello, Cadorna: il Comune punta su nuove funzioni, verde e spazi
Un progetto articolato che coinvolge aree strategiche della città: dall’ex bar Rosa all’ex ospedale, passando per l’area Rubini e il consorzio agrario. L’obiettivo è dare nuova dignità a porzioni urbane oggi sottoutilizzate, coinvolgendo i privati attraverso varianti urbanistiche e incentivi
Un piano di rigenerazione urbana per l’area di via Marconi, Santarello e Cadorna. L’amministrazione comunale da tempo sta intervenendo per riqualificare i principali accessi alla città, anche attraverso modifiche di destinazione d’uso. Si parte dalla zona attualmente inutilizzata alle spalle del bar Rosa di via Marconi, per la quale il proprietario ha chiesto una variante urbanistica per modificare l’area dalla precedente destinazione commerciale e residenziale, sola destinazione residenziale. Inizialmente, sul terreno di circa 16mila metri quadrati, si prevedeva la realizzazione di un supermercato, ma il progetto ha ora cambiato volto. L’intervento edilizio prevede infatti un ampio parcheggio pubblico affacciato su via Marconi, un’area verde, il recupero delle mura storiche e una zona pedonale con accesso da via Santarello. Il progetto è ancora in fase di definizione, ma punta a restituire dignità e funzionalità a una parte di città bisognosa di progettualità. Il secondo intervento riguarda invece l’area ex Rubini, tra via Marconi e la statale 16: “Abbiamo ricevuto la proposta di un accordo pubblico-privato finalizzato alla realizzazione di una struttura commerciale di 1500 metri quadrati” spiega il vicesindaco Stefano Peraro. “La proposta è al vaglio della giunta e stiamo verificando
le procedure”. L’area è da tempo di interesse del supermercato Despar, oggi situato nel quartiere del Carmine, che serve anche i residenti di Arquà Petrarca e Baone, paesi sprovvisti di una struttura simile. L’intenzione del gruppo è aprire un nuovo punto vendita lungo l’asse dei supermercati di Monselice, identificabile nella direttrice della statale 16. Passi avanti anche per l’area dell’ex ospedale di via Marconi, dopo gli incontri tra l’amministrazione comunale e la Regione del Veneto, proprietaria del complesso: “Stiamo predisponendo un protocollo d’intesa finalizzato alla successiva variante urbanistica per definire la destinazione d’uso delle aree” prosegue
Peraro. “Si tratta di un progetto che abbiamo più volte illustrato e che prevede di trasformare gli spazi imponenti dell’ex nosocomio in una struttura in grado di ospitare un ospedale di comunità, un polo scolastico, un centro servizi per anziani e nuovi spazi residenziali”. Attorno alla zona della stazione delle corriere insistono poi due aree su cui i cittadini chiedono interventi: quella del consorzio agrario e la zona residenziale e commerciale di via Cadorna. “Nell’ultima variante al piano regolatore, all’interno del piano degli interventi, abbiamo introdotto modifiche normative per rendere più appetibile un intervento di
rigenerazione residenziale degli spazi del consorzio agrario, con destinazione anche a usi collettivi. La proposta, tuttavia, deve partire da un privato, trattandosi di una proprietà privata” continua il vicesindaco. “Anche l’area di via Cadorna, che necessita di un intervento di rigenerazione, è di proprietà privata e per questo, nella variante, abbiamo inserito novità normative in grado di incentivare e rendere attrattivo l’intervento”. Il Comune punta quindi a riqualificare le porzioni urbane che necessitano di una sistemazione in sinergia con i privati, tracciando per il vecchio ospedale una visione che includa più spazi dedicati ai cittadini di varie fasce di età.
Miazzi si oppone per salvaguardare il paesaggio e i servizi al quartiere
La proposta di un possibile punto vendita in via Marconi non piace però al consigliere di opposizione Francesco Miazzi che ricorda come il luogo in cui dovrebbe sorgere abbia un rilevante valore paesaggistico: “rientra infatti nel cono visivo del Colle della Rocca e si trova all’interno del perimetro del Parco Colli. Il Piano Ambientale lo classifica infatti come area prevalentemente vegetata, con un limite di edificabilità del 1 0%”. Il progetto prevede la demolizione degli edifici esistenti per realizzare un nuovo fabbricato a destinazione commerciale, con annessi parcheggi, con una superficie di vendita inferiore a 1.500 mq e una superficie coperta
di circa 1.900 mq, con un incremento della superficie coperta di 523 mq, corrispondente a un indice di copertura del 28%: “L’area scoperta pertinente all’edificio, parte integrante del lotto, comprende una porzione classificata come giardino storico o area scoperta di pregio” continua Miazzi “Restano ancora da chiarire le ragioni per cui, nel corso degli anni, il Comune non ha fatto rispettare le disposizioni che prevedevano la demolizione senza ricostruzione di uno dei fabbricati esistenti. Inoltre, questa operazione comporterebbe la perdita di un servizio utile e facilmente accessibile per uno dei quartieri più popolosi, come il Carmine, e per i territo-
ri circostanti – in particolare per la popolazione anziana” continua il consigliere “Negli ultimi anni, supermercati di medie e grandi dimensioni hanno proliferato lungo la cintura urbana, contribuendo all’impoverimento e allo svuotamento del centro storico. Ciò rende ancor meno giustificabile il sacrificio di aree attualmente destinate a verde pubblico”. (g.z.)
Giada Zandonà
Stefano Peraro
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I cittadini chiedono un monitoraggio costante “La paura e l’emotività non vanno banalizzate”
“Più che la presenza di baby gang abbiamo dovuto fronteggiare episodi di vandalismo giovanile. Grazie a due bandi aumentiamo il numero di telecamere puntate sui luoghi sensibili della nostra città”
S indaco Matteo Pajola, sul fronte della sicurezza urbana, un tema particolarmente dibattuto, com’è la situazione a este? Ci sono criticità o aspetti da migliorare?
Este è una città dove si vive bene, direi sicura. È chiaro che, come in ogni centro di medie dimensioni, non manca qualche criticità e qualche situazione da monitorare. Questo viene fatto quotidianamente. Il nostro consigliere delegato alla sicurezza Stefano Agujari Stoppa collabora anche con le forze dell’ordine e abbiamo la fortuna di avere sia la stazione che la compagnia dei carabinieri, con i quali c’è una grande collaborazione che garantire il monitoraggio della nostra città. La microcriminalità è una piaga che non si riesce a portare a zero, purtroppo. Quindi il cittadino che la subisce è emotivamente scosso
ha bisogno di sentire la vicinanza delle istituzioni. Non va mai banalizzata la paura e l’emotività delle persone, perché nessuna città è priva di di elementi negativi e di criticità. Quindi non va mai abbassata la guardia e l’attenzione va tenuta alta, anche se la nostra è una città mediamente sicura. Ovviamente si può sempre migliorare.
Avete riscontrato anche a Este il fenomeno delle baby gang?
Più che di baby gang parlerei di alcuni episodi di vandalismo, da parte di minorenni, specie un paio d’anni fa. Nel nostro centro storico la presenza giovanile è forte, per fortuna, ma talvolta diventa un po’ ingombrante. Per la maggior parte i nostri giovani sono persone di grande educazione e rispetto, poi l’eccezione negativa purtroppo c’è sempre.
A proposito dell’eccezione,
cosa si può fare per quei giovani che si trovano in contesti più di marginalità o di difficoltà?
Oltre che fare attenzione alla sicurezza lavoriamo anche a diversi progetti, soprattutto educativi, rivolti ai giovani. Ad esempio “Ci sto? Affare fatica!” che parte a breve, grazie al quale i ragazzi, anche a fronte di un piccolo ritorno economico, sono impegnati in lavori manuali in un contesto di sicurezza, con il supporto di un tutor. Questa iniziativa permette sia di stare all’aria aperta sia di recuperare un po’ di manualità, ma anche di capire il significato e del lavoro e i valore della cosa pubblica. Tutto questo dà un valore aggiunto civico, molto importante. Sono piccole iniziative, fondamentali proprio per perché anche in giovane età, venga trasmesso il rispetto per la cosa pubblica. Este ha ottenuto un finanziamento per la videosorveglianza. In cosa consistono gli interventi messi in atto?
I finanziamenti sono due: uno uno della regione Veneto e uno del ministero dell’Interno, a cui
abbiamo aggiunto delle risorse comunali. In questo modo installeremo nel territorio di Este 14 nuovi apparecchi dotate di telecamere tradizionali e targa system, in tutto saranno circa 30 nuovi occhi puntati sulle zone più delicate delle città, scelti con l’indicazione delle forze dell’ordine. Entro questo mese pertanto la nostra città arriverà ad essere controllata da
oltre 160 dispositivi. Cinque nuove telecamere saranno poi attivate in luoghi sensibili per prevenire l’abbandono dei rifiuti, un fenomeno che va combattuto. Tutte le telecamere saranno gestite dalla centrale operativa della polizia locale e le forze dell’ordine su richiesta potranno avere i filmati per eventuali indagini”. Nicola Stievano
Controllo di vicinato su tutto il territorio e 200 telecamere accese all’ombra della Rocca
Videosorveglianza e controllo di vicinato: sono questi i due assi nella manica a disposizione delle autorità di Monselice sul fronte della sicurezza urbana, sia per le attività di prevenzione di episodi di micro criminalità o vandalismo, ma anche di spaccio e furti sia in appartamento che ai danni delle auto in sosta.
La città della Rocca può contare su oltre duecento punti di videosorveglianza,
dislocati nei luoghi più sensibili, come le piazze e i parchi, le zone di maggiore aggregazione serale ma anche quelle nei pressi di edifici pubblici, così come le principali vie di accesso, alcuni parcheggi e altri luoghi individuati dai responsabili della sicurezza e dell’ordine pubblico.
“Il sistema di videosorveglianza funziona - conferma il sindaco Giorgia Bedin - ed è stato utile in diverse occasioni. Permette
anche di individuare i responsabili di atti di vandalismo oppure di gesti che possono turbare l’ordine pubblico, come della “testa di cinghiale”, giusto per citare un episodio che ha fatto molto discutere in città. Le telecamere pertanto svolgono una efficace funzione deterrente e si confermano uno strumento utile alle forze dell’ordine nelle indagini su particolari episodi. Abbiamo già ottenuto un finanziamento
per installare altri dispositivi sul nostro territorio, penso ad esempio al parcheggio della stazione, dove si sono verificati atti di vandalismo”.
L’altro fronte di azione è quello del controllo di vicinato, presente a Monselice ormai da diversi anni, con buoni risultati. I 9 gruppi presenti garantiscono una copertura pressoché totale del territorio comunale, dai quartieri centrali alle frazioni. (n.s.)
Dopo le risse fra giovani cresce la paura “Ma Monselice non è città da zona rossa”
L’ultima in ordine di tempo è la clamorosa aggressione ai danni del gestore della piscina comunale di Monselice da parte di un gruppo di giovani, tra cui Mohammed Amine Amagour, meglio noto come Baby Touché, trapper 21enne già noto per simili episodi. Ma la violenza giovanile si è già presentata qualche mese fa, quando scoppiò rissa con il coltello fra quattordicenni davanti all’istituto superiore Kennedy, sventata dal provvidenziale intervento del vice preside. Due giorni dopo un ragazzo di 17 anni venne circondato e malmenato da un gruppo di giovani, il classico “branco”. Ma ad impensierire sono anche i furti e gli atti di vandalismo ai danni delle auto, nella zona della stazione in particolare.
Su questi fronti a Monselice è costante la presenza e la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine, impegnate anche nelle attività di contrasto nell’ambito dello spaccio della droga. In centro storico ma anche nelle zone periferiche più “sensibili” i controlli sono pressoché quotidiani e ora, con l’arrivo dell’estate, saranno intensificati anche nelle ore serali e notturne, proprio per prevenire risse, aggressioni, atti di vandalismo e di disturbo.
“L’attenzione è costante - conferma il sindaco Giorgia Bedin. Mon-
selice è certo una città da “zona rossa” ma di fronte ad alcune situazioni spiacevoli non bisogna certo abbassare la guarda. Per i cittadini è importante sentirsi sicuri a casa propria e su questo fronte l’impegno è massimo. Ritengo che Monselice sia una città “normale”, dove si può girare tranquillamente. Può capitare di incrociare qualche persona con fare sospetto o si possono verificare degli episodi di micro criminalità, ma la presenza e il controllo costante delle forze dell’ordine porta risultati concreti. Ovviamente carabinieri e agenti non possono arrivare dappertutto, per questo le segnalazioni dei cittadini sono importanti”.
Sul fronte baby gang anche a Monselice non sono mancate segnalazioni e denunce, come fare per intercettare i giovani che si muovono un po’ ai margini e sconfinano nell’illegalità? “Ci sono meno problemi rispetto al passato - continua il sindaco - ma non è facile intercettare
questi ragazzi, proprio perché tendono a sfuggire al controllo. L’educazione è competenza della famiglia e la scuola cerca di fare il possibile, con i mezzi che ha disposizione. Noi offriamo collaborazione e supporto, in particolare per gli incontri con le forze dell’ordine, l’informazione sull’abuso di alcol e droghe, solo per fare degli esempi. Ma dobbiamo avvicinare a questi percorsi proprio i soggetti che invece tendono a sfuggire e a non farsi coinvolgere, eppure le opportunità per costruire qualcosa di positivo non mancano”. La città della Rocca ospita anche una folta comunità extracomunitaria, in particolare di cittadini marocchini, e ultimamente la situazione è tranquilla. “C’è qualche gruppetto attenzionato - conclude Bedin - grazie alla collaborazione con le forze dell’ordine, proprio nell’ottica della prevenzione e della necessità di rendere sicura la nostra Monselice”.
Nicola Stievano
Il gestore della piscina comunale dopo l’aggressione: “Voglio garantire un ambiente sicuro e sereno”
I recenti episodi di violenza giovanile hanno sollevato timori e preoccupazioni. Giorgia Bedin: “Abbiamo numerose iniziative per i giovani ma la difficoltà sta nell’intercettarli, collaboriamo con le famiglie e le scuole”
Marco Canova, gestore della piscina comunale di Monselice, teatro della recente esplosione di violenza giovanile nella quale è stato coinvolto, non nasconde la sua amarezza: “Sto facendo solo il mio lavoro, cercando di garantire un ambiente sicuro e piacevole per le famiglie. Ho chiesto in più occasioni alle autorità un servizio di sorveglianza adeguato, perché purtroppo questa situazione non è un caso isolato”. Nei giorni successivi il questore di Padova ha emesso il Daspo nei confronti del trapper Baby Touche e di altri cinque giovani coinvolti che prevede il divieto per tre anni di accedere a locali pubblici, aree urbane e manifestazioni sportive nella provincia di Padova, oltre al foglio di via obbligatorio da Monselice per quattro anni. Sulla questio-
ne sicurezza Canova è molto chiaro:
“Io non posso discriminare nessuno, ma chiedo rispetto per le regole: niente alcol portato da fuori, divieto di fumare nell’area verde, niente pallonate verso gli altri clienti, niente rifiuti per terra. Chi non rispetta queste regole viene richiamato, e se si continua, si interviene chiamando le forze dell’ordine”. nL’episodio ha suscitato anche reazioni negative da parte di alcuni, che hanno criticato Canova per aver reso pubblica la vicenda: “Non posso tacere su ciò che è successo. È importante far capire che anche in una piscina pubblica possono verificarsi episodi gravi e che si deve intervenire con fermezza”. Il gestore denuncia una situazione più ampia, che coinvolge il disagio giovanile e la mancanza di rispetto verso le regole e le perso-
ne: “Io insegno educazione fisica e vedo questi atteggiamenti anche a scuola. C’è troppo permissivismo, i genitori minacciano denunce se si fanno richiami severi e questo alimenta comportamenti arroganti e violenti”. Conclude con una speranza: “Confido che episodi del genere non si ripetano. Qui vogliamo solo che le famiglie possano godersi un ambiente sicuro e sereno”. A questo proposito il Comune ha lavorato insieme al gestore per definire un protocollo d’intervento rapido. “Abbiamo concordato con delle misure per riuscire a intervenire in maniera tempestiva - ricorda il sindaco Giorgia Bedin - nel caso si verificassero situazioni critiche. Il protocollo si è dimostrato efficace: siamo riusciti ad allontanare rapidamente le persone coinvolte”.
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La scuola dell’infanzia “Maria Caramore”
di Costa Calcinara si salva: accordo trovato
È
SCARICA L’APP RADIO VENETO2 4 Ascolta su www.veneto24.it Istruzione. Grazie all’intesa tra
ufficiale: la scuola dell’infanzia paritaria “Maria Caramore” di Costa Calcinara non chiuderà. I bambini continueranno a giocare nel grande giardino della scuola, a mangiare insieme nella sala da pranzo con cucina interna, a dormire nella spaziosa sala del riposo, a imparare in un contesto educativo curato e familiare. Le suore della Congregazione delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore hanno trovato un accordo con una cooperativa educativa di Monselice, che a partire da settembre subentrerà nella gestione dell’istituto. Un’intesa raggiunta nel rispetto della storia e dello spirito della scuola, che permetterà la continuità del progetto educativo e del gruppo classe, garantendo un punto di riferimento fondamentale per le famiglie del quartiere e non solo. La notizia arriva dopo sei mesi di incertezza e preoccupazione, iniziati alla fine di ottobre con la comunicazione ufficiale della chiusura dell’asilo al termine dell’anno scolastico. La motivazione, spiegata dalle religiose, era legata all’età avanzata delle suore e alla difficoltà di reperire nuovo personale. Da allora, si sono attivate tutte le forze in campo: genitori, insegnanti, parroco, consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, amministrazione, educatori, cooperative e realtà scolastiche private del territorio. La scuola, fondata nel 1965 grazie alla donazione dei coniugi Caramore-Schiesari, rappresenta per Costa Calcinara molto più di un edificio scolastico: è un presidio educativo, sociale e culturale, che ha accolto generazioni di bambini. I genitori, determinati a salvarla, avevano incentivato nuove iscrizioni per l’anno 2025/2026, ottenendo il supporto dell’intera comunità. “Sono contenta del risultato che abbiamo raggiunto” spiega la sindaca Giorgia Bedin “ringrazio tutti i consiglieri, che si sono da subito interessati alla questione, e i genitori che si sono prodigati. Il mio grazie va anche alla cooperativa e alle sorelle della Misericordia, perché sono state in grado, nell’interesse della comunità, di trovare un accordo fra loro”. Un accordo destinato a durare negli anni, con l’obiettivo di rafforzare e rilanciare il servizio: “Dall’inizio, gli incontri sono stati molto proficui. Si è capito fin da su-
bito che c’era, da entrambe le parti, la volontà di garantire la continuità del servizio scolastico. Ci siamo sentiti spesso, sia con le mamme che con la cooperativa. Ho cercato di fare da intermediaria per quanto mi compete: ovviamente non entro nelle questioni economiche, ma per quello che ho potuto ho sempre fatto sentire la pressione, sempre in senso positivo, dell’amministrazione, rispetto alla necessità di trovare una soluzione. Tutti gli attori in gioco hanno fatto la propria parte al meglio per portare a casa il risultato finale” conclude Bedin.
Giada Zandonà
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Nuovi parcheggi a pagamento nel centro storico
Una nuova filosofia per i parcheggi di Monselice: nel cuore del centro storico saranno solo a pagamento, allontanandosi si troverà il disco orario e poi i posteggi gratuiti. A partire dal prossimo mese, infatti, ben 38 posteggi gratuiti a strisce bianche nei dintorni di piazza Mazzini e piazza San Marco diventeranno a pagamento. Si tratta dei 4 posti in via Tortorini e dei 4 in via Cesare Battisti, di 9 stalli gratuiti in piazza Ossicella, di 8 posti in via Cavallotti e di 13 posteggi in largo Carpando. La scelta è stata fatta dall’amministrazione con l’obiettivo di favorire un maggiore ricambio per chi lascia l’auto in centro, dato che troppo spesso i posteggi gratuiti venivano occupati a lungo dalla stessa automobile. La decisione è stata ben accolta dai negozianti, che auspicano venga posta fine alla cattiva abitudine di parcheggiare nelle strisce bianche del centro per tutta la giornata, cambiando il disco orario ogni ora. “Questi accorgimenti sono fatti nella direzione di favorire la rotazione, cioè la turnazione dei posti. C’è il posteggio di Campo della Fiera completamente gratuito che configura infatti come il parcheggio più grande nelle immediate vicinanze del centro. Chi invece vuole l’auto direttamente nel centro storico potrà posteggiarla, ma a pagamento nelle apposite strisce” sottolinea la sindaca Giorgia Bedin. La proposta è stata illustrata ai rappresentanti e alla presidente di Ascom, che si sono detti favorevoli: “Tra le novità concordate con loro, stiamo elaborando anche il bando per l’assegnazione delle licenze di noleggio auto con conducente, dato che non abbiamo licenze di taxi, che vengono invece assegnate dalla Regione” spiega l’assessore Stefano Peraro “Ci auguriamo possa essere un’ulteriore occasione d’impresa per il nostro territorio, ma anche una possibilità per favorire la mobilità dei cittadini, ad esempio verso l’ospedale”. (g.z.)
Sport. I Martini campioni di arti marziali da tre generazioni, dal nonno alla giovane nipote
Noemi Martini, vincere è tradizione di famiglia
Il combattimento è ufficialmente diventato un vizio di famiglia. Con la recentissima vittoria al campionato italiano di Kick Jitsu di Noemi Martini, la vocazione per le arti marziali raggiunge le tre generazioni. Tutto ha preso il via dal nonno Loris Masiero, monselicense doc, ora 70enne, che ben 40 anni fa ha iniziato ad allenarsi nella disciplina del Judo. Da subito è nata una vera e propria passione. Quasi un culto per tutti gli sport di combattimento che con la complicità di importanti pellicole americane, ha iniziato a fare breccia anche nel cuore di tanti italiani. Loris non ha mai mollato la presa e appena possibile ha portato in palestra anche le sue due figlie Sabrina e Michela. Anche per loro lo sport è diventato parte integrante della vita quotidiana e Sabrina, mamma di Noemi, è anche riuscita a vincere diverse competizioni tra cui il campionato italiano di Kick Boxing nel 2013 all’età di 21 anni. Una lunga storia di allenamenti, sfide e sacrifici che si tramanda ormai dal nonno fino alla nipote Noemi con la sua vittoria di sabato scorso a Jesolo dove è riuscita a conquistare il titolo nazionale nella categoria degli under 37 kg. Un successo personale merito senz’altro dell’inclinazione famigliare, ma anche del suo gruppo di allenamento, lo Tsunami Team di Monselice e del suo Maestro Federica Toffanin che riesce ad allenare e motivare tantissimi giovani come Noemi. Ma la storia non finisce qui perché
la piccola di casa ha già in programma altre competizioni e la sua determinazione, ora più che mai, cresce di giorno in giorno. Senza contare che altri nipoti crescono e appena possibile potrebbero iniziare la loro strada nel mondo degli sport di combattimento come da tradizione di famiglia. “Vedere prima le mie figlie e ora anche mia nipote allenarsi e combattere con passione è una soddisfazione enorme - ha raccontato nonno Loris - i sacrifici e l’impegno che richiedono gli sport di combattimento sono una scuola di vita ancora prima che una semplice ses-
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sione di attività fisica. Credo che le mie figlie prima e ora la mia nipotina, abbiano imparato tantissimo in questi anni”. “Vincere la mia prima medaglia è stato super emozionante - ha spiegato Noemi - allenarsi a volte è faticoso e impegnativo. Ci sono momenti in cui magari sei stanca e preferiresti riposare o fare altro. Ma sapere di appartenere ad un team di combattimento ti dà la giusta carica per impegnarti sempre di più. Vorrei ringraziare Federica perché è grazie soprattutto a lei se sono riuscita a raggiungere questo bellissimo sogno”.
Porte aperte all’archivio comunale
L’archivio comunale apre le porte, e lo fa con un progetto ambizioso che coniuga conservazione, valorizzazione e apertura alla cittadinanza. L’obiettivo è duplice: adeguare il servizio agli standard regionali e renderlo un luogo vivo, accessibile, capace di raccontare la memoria amministrativa e culturale della città. L’archivio ha sede in via Brunelli, è già accessibile su richiesta, ma ora il Comune punta a renderlo più fruibile e organizzato attraverso una coprogettazione con gli enti del terzo settore. “Il nostro obiettivo” spiega l’assessora alla cultura Luigia Businarolo “è garantire non solo la conservazione e il riordino, ma anche l’apertura al pubblico per almeno 12 ore settimanali, come raccomanda la Regione. Significa valorizzare un patrimonio documentale che cresce con l’attività dell’ente e che ha bisogno di competenze professionali per essere gestito nel modo corretto”. Un impegno di coprogettazione per costruire un’idea insieme: “Non si tratta solo di affidarlo a un’associazione, ma di una costruzione condivisa: chiediamo sì a chi parteciperà al bando di aiutarci a garantire determinati servizi, ma anche di portare idee, iniziative, proposte culturali che rendano l’archivio un luogo vivo, visitabile, comunicabile”. (g.z.)
Messaggio pubbliredazionale
Noemi Martini
L’intervista. Il fotografo è stato scelto per l’ edizione di Veneto Creators
Giacomo Romito, dalle Dolomiti all’Islanda per immortalare il mondo
I mpulsivo e appassionato,
Giacomo Romito ha scelto di raccontare il mondo attraverso l’obiettivo della sua fotocamera.
Originario di Este, da alcuni anni viaggia con la macchina fotografica sempre al collo, per catturare attimi di bellezza spontanea e regalare emozioni a chi osserva le foto dei suoi paesaggi mozzafiato.
Un talento che non è passato inosservato: da quest’anno il suo nome spicca tra i Veneto Creators scelti dalla Regione Veneto per valorizzare le eccellenze del territorio.
Giacomo, quando ha scoperto la passione per la fotografia?
“Dentro di me c’è sempre stata, ma ho acquistato la prima fotocamera solo quando ho iniziato a lavorare in un negozio che le vendeva. Adesso non posso più farne a meno...è sempre con me, ovunque vada. Posso dire che la fotografia sia diventata il mio stile di vita”.
Quali sono i suoi soggetti preferiti?
“Amo moltissimo fotografare la montagna, in particolare le Dolo-
miti. Sono ambienti che frequento moltissimo, ci torno almeno due volte al mese. In generale, mi occupo soprattutto di fotografia paesaggistica: amo profondamente la natura e gli animali”.
Una passione che l’ha fatta viaggiare molto..
“Sì, negli ultimi tre anni sono stato in diversi posti. Mi affascinano soprattutto i paesaggi nordici... ho la galleria piena di scatti di aurore boreali, slitte, cani e paesaggi glaciali”.
Una foto a cui è particolarmente affezionato?
“La mia foto del cuore è stata scattata in occasione dell’eruzione di un vulcano durante uno dei miei viaggi in Islanda. Ricordo ancora la sensazione di stare a tu per tu con il mare di lava che si estendeva davanti ai miei occhi. È stato semplicemente incredibile, un’esperienza che non dimenticherò mai”.
Un sogno fotografico che ancora non ha realizzato?
“Può sembrare fuori luogo, ma il
mio sogno è quello di addentrarmi in una foresta e fotografare i gorilla. A questo proposito sto programmando il viaggio della vita... ma sono scaramantico, quindi non dirò nulla!”
C’è un elemento imprescindibile che non può mancare nei suoi
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scatti?
“Direi quella luce magica e particolare che si crea solamente all’alba e al tramonto, che rende speciale anche i momenti più semplici come bere un caffè o fare una passeggiata”.
E il suo stile di fotografare, come
lo definirebbe?
“Molti fotografi si preoccupano di seguire alla lettera i parametri, ricercando la luce o l’esposizione perfetta. Io mi definisco più spontaneo: mi piace scattare le foto al momento e cogliere l’attimo immediato senza pensare troppo. Poi magari torno dal viaggio e mi accorgo che la foto è venuta male, ma va bene così...il mio modo di fare fotografia è impulsivo ma reale. Ed è proprio questo il mio obbiettivo: trasmettere emozioni vere come la gioia, l’adrenalina, il rumore della pioggia”.
Quest’anno è tra i selezionati per la seconda edizione del progetto Veneto Creators. Come vive questo riconoscimento?
“Sono davvero onorato e felice di prendere parte a questa bellissima iniziativa che celebra le bellezze della regione. Mi piacerebbe molto poter dare il mio contributo parlando delle nostre montagne: dai Colli Euganei alle Dolomiti, c’è davvero tantissimo da raccontare!”
Giulia Turato
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Il riconoscimento. Coinvolte istituzioni, scuole, associazioni e mondo produttivo
Colli Euganei, la Riserva Mab Unesco della Biosfera entra nel vivo
Dalla Consulta Giovani al Comitato Scientifico, la Riserva si struttura per cogliere le sfide del territorio e ospitare eventi internazionali
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Aquasi un anno dal riconoscimento Unesco, la Riserva della Biosfera dei Colli Euganei entra nel vivo della sua organizzazione. A breve sarà infatti definita la governance dell’ente, con la formazione dei principali organismi decisionali. Una struttura necessaria per affrontare le sfide del territorio e cogliere le opportunità offerte dal network internazionale delle Riserve Mab. Il riconoscimento ufficiale è arrivato lo scorso luglio, quando l’Unesco ha inserito i Colli Euganei tra le 759 Riserve della Biosfera presenti nel mondo, di cui 21 in Italia. Un traguardo che premia non solo il valore naturalistico e culturale dell’area, ma anche l’impegno nella tutela ambientale e nella promozione di uno sviluppo sostenibile radicato nelle comunità locali. Sebbene il Parco Colli abbia promosso e sostenuto la candidatura, la Riserva è un’entità autonoma, distinta dal Parco, con ruoli e funzioni proprie. A inizio maggio si è tenuta la prima riunione operativa dell’Assemblea Consultiva, che avrà il compito di indirizzare e monitorare le attività della Riserva. Ne fanno parte i sindaci e i firmatari della lettera di sostegno alla candidatura Unesco, sottoscritta due anni fa da una rete
ampia di realtà locali: associazioni agricole, Regione, Provincia, istituti scolastici, musei, operatori turistici e culturali. Durante l’incontro, ospitato nella sede del Parco Colli a Este, il presidente Alessandro Frizzarin ha illustrato le prossime tappe. Il cuore decisionale della Riserva sarà il Comitato di Gestione, composto da 25 membri in rappresentanza delle diverse categorie del territorio: cinque delegati comunali, esponenti di Regione e Provincia, Gal Patavino, Consorzio Pro Loco, Ogd Terme e Colli, Bioce, Consorzio di bonifica, Fondazione Cariparo, Camera di Commercio, scuole, associazioni ambientaliste e musei. A seguire, tra luglio e ottobre, verranno istituiti anche il Comitato Scientifico, la Consulta dei Giovani, la Cabina di Regia e
i Tavoli Tematici di Lavoro. Il debutto ufficiale della Riserva sarebbe potuto coincidere con l’organizzazione del Mab Youth Forum, evento internazionale di rilievo per il quale però è mancato il tempo tecnico per formalizzare la candidatura. Ma Frizzarin guarda già avanti: “Lavoreremo per ospitare in futuro il forum delle Riserve italiane, in sinergia con la Riserva del Delta del Po. Sarebbe un bellissimo momento per celebrare l’avvio operativo della nostra Riserva”. Nel frattempo, il primo anno è servito per affrontare due temi chiave individuati anche dall’Unesco: il rinnovo delle autorizzazioni per le cave e l’avvio di una riflessione seria sulla presenza dei cementifici nel territorio euganeo.
Giada Zandonà
Schiavonia si rinnova: conclusi i cantieri e nuovi progetti in arrivo per la comunità
La frazione di Schiavonia continua a rinnovarsi: sono stati presentati i cantieri conclusi e le nuove progettualità in corso. Tra gli interventi, è stata completata la valorizzazione dell’area verde di via Don Pietro Benvenuti, con l’installazione di un lampione, il rifacimento della segnaletica dei campetti esistenti, l’innalzamento di una rete di recinzione e la predisposizione di una piccola fontanella. Durante l’incontro, l’amministrazione ha fatto il punto sui lavori in corso, in collaborazione con Ater, negli spazi delle ex scuole elementari di Schiavonia, dove tra circa un anno saranno disponibili dieci nuovi alloggi destinati alle giovani coppie, grazie a un investimento di 2 milioni e 670 mila euro. Altri due progetti a medio-lungo termine sono
stati illustrati per rispondere alle esigenze della comunità. Il primo è uno studio di prefattibilità per completare l’ultimo tratto di pista ciclabile che collegherà Schiavonia a Sant’Elena: un percorso ancora alle fasi iniziali, per il quale sarà necessario reperire e intercettare fondi che ne consentano la realiz-
zazione. Il secondo riguarda l’acquisizione, nell’ambito di una convenzione urbanistica, di un terreno vicino alla chiesa, dove si vorrebbe realizzare un locale adibito a palestra e sala polivalente, destinato ad attività ludico-ricreative e di promozione sociale. “Sono molto contenta delle attività progressivamente realizzate in questi anni tramite il bilancio partecipato” sottolinea l’assessora alle politiche partecipative Erika Bertazzo “si tratta di piccoli interventi che hanno però un valore molto importante per le frazioni e i quartieri. Stiamo infatti dando risposte concrete, con impegno e determinazione, a istanze pervenute dalla comunità su temi che in passato non sono stati presi sufficientemente in considerazione”. (g.z.)
Erika Bertazzo
Animali. Dal tritone crestato allo sciacallo dorato: nuove scoperte grazie al lavoro di biologi e volontari
Specie rare nei Colli Euganei: tre decenni di osservazioni svelano un patrimonio
L a pazienza, la costanza e la curiosità di tre studiosi hanno regalato una serie di avvistamenti di animali rari che hanno scelto i Colli Euganei come rifugio temporaneo o nuova casa. Aquile, bianconi e grifoni che solcano il cielo, lupi in transito tra i boschi, tritoni crestati tra le acque e perfino uno sciacallo dorato. Il faunista veneto Aldo Tonelli, già scopritore della prima nidificazione del falco pellegrino a Rocca Pendice, la biologa Elena Rizzo ed Elisabetta Borsato, presidente di Sos Anfibi Padova-Colli Euganei, hanno deciso di raccontare per la prima volta il resoconto di 30 anni di studio e appostamenti sul campo che hanno restituito immagini e dati preziosi su specie mai documentate prima in zona o ritenute scomparse. Il capitolo più significativo si apre nel 2021, con l’avvio del progetto regionale, coordinato da Roberto Guglielmi della Lipu di Vittorio Veneto, di monitoraggio della nidificazione del biancone, grande rapace migratore incluso nella lista rossa. “Nel 2022 abbiamo avvistato 9 individui assieme, che nel corso degli ultimi tre anni sono saliti a oltre 33 esemplari contemporaneamente” spiegano gli esperti. Il gruppo ha identificato nei Colli l’unico roost estivo conosciuto in Europa per questa specie, cioè il sito in cui i rapaci si radunano per trascorrere la notte. Un risultato senza precedenti e attraverso il lavoro della ricercatrice Beatrice Zambolin è stato messo a punto un metodo innovativo per riconoscere i singoli esemplari e attribuire loro un’età, metodologia che finora mancava. E poi di nuovo lo sguardo si è alzato verso il cielo dove è riapparso nel 2024 anche un grifone, già osservato solo due volte più di vent’anni fa e anche un’aquila minore, che non nidifica in Italia, e che ha trascorso due mesi estivi nella zona, stazionamento estivo mai documentato in Italia. Assieme a loro poi è comparsa anche l’aquila reale. “Uno degli avvistamenti più importanti è stato quello di una coppia di corvi imperiali che ha nidificato per la prima volta nel Padovano” raccontano “altrettanto raro l’equi-
librio riscontrato in un’area dove convivono lo scoiattolo rosso, specie endemica, e lo scoiattolo grigio, invasivo, in una coesistenza quasi mai documentata”. In un laghetto realizzato da Sos Anfibi Padova-Colli Euganei è stato invece individuato il tritone crestato, anfibio rarissimo e considerato scomparso dalla zona. Con le fototrappole notturne, a febbraio di quest’anno è stato documentato per la prima volta lo sciacallo dorato assieme a numerosi passaggi del lupo, testimoniati da riprese e segnalazioni sempre più frequenti. Il materia-
le raccolto è stato inviato a enti di ricerca, ma l’auspicio è quello di raccogliere tutto in una pubblicazione: “Questi studi per noi sono un dovere civico: vogliamo informare, far conoscere cosa c’è
di prezioso attorno a noi e promuovere una percezione positiva della natura, per incentivare la tutela e la conoscenza” concludono Tonelli, Rizzo e Borsato.
Giada
Zandonà
Bonus residenzialità: incentivi fino a 1.000 euro
Per rendere ancora più appetibile abitare a Este, l’amministrazione comunale conferma anche per quest’anno il “Bonus residenzialità”, destinato ai cittadini che trasferiscono la residenza in città per motivi occupazionali. Il contributo, che varia a seconda della composizione del nucleo familiare, ha un valore di 500, 750 o 1000 euro ed è spendibile attraverso voucher da 50 euro negli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa. Per richiedere il bonus, i nuovi
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cittadini dovranno essere residenti a Este al momento della presentazione della domanda, con residenza registrata entro i 12 mesi antecedenti al 31 dicembre 2025 o al 31 dicembre 2026. Tra i requisiti è previsto che la sede di lavoro si trovi a Este o in uno dei Comuni confinanti o di “seconda corona”. Il contratto di lavoro, inoltre, dovrà essere iniziato non oltre 36 mesi prima della data di presentazione della domanda. I nuovi residenti dovranno occupare in modo legittimo l’immobile adibito a residenza, con titolo di proprietà, usufrutto o locazione. Non saranno considerate le domande presentate da residenti in immobili di edilizia residenziale pubblica, in quanto già destinatari di agevolazioni abitative. Tutta la documentazione è disponibile nel sito del Comune. “Il bonus si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione, che comprende anche altre agevolazioni, con l’intento di rendere Este una città sempre più attrattiva e accogliente, a misura di famiglia” sottolinea l’assessora Erika Bertazzo “vogliamo valorizzare chi investe nel nostro territorio e dai nuovi residenti abbiamo sempre riscontri molto positivi e anche stupore per un’iniziativa originale e poco diffusa, che ci contraddistingue”. (g.z.)
La critica. L’opposizione contesta l’inserimento del giardino dell’hotel Beatrice nel piano delle alienazioni
Scontro in consiglio sull’area del capitello: “Non svendete la storia di Este”
L ’area verde adiacente all’hotel Beatrice, che ospita un capitello mariano, è stata inserita nel piano delle alienazioni. La consigliera di opposizione Roberta Gallana esprime forte preoccupazione per il destino del sito: “È un luogo caro agli estensi e non deve essere venduto”. Nel consiglio comunale delle scorse settimane, l’appezzamento di circa 1800 metri quadrati è stato inserito nell’elenco dei beni disponibili per la vendita con il voto favorevole della maggioranza, del consigliere di opposizione Paolo Rosin, con l’astensione della consigliera Lucia Mulato e il voto contrario di Gallana. “La mia più ferma condanna va a questa operazione. L’area, da ben sessant’anni, è adibita a giardino dell’albergo Beatrice ed è arricchita dalla presenza di un capitello votivo dedicato alla Madonna Immacolata. Rappresenta un luogo sacro e di profonda devozione per numerosi cittadini di Este” sottolinea la consigliera “Così si sta aprendo la strada alla sua potenziale vendita. Il consigliere Stefano Stoppa, in con-
siglio comunale, si è arrampicato sugli specchi parlando solo di affitto. Allora perché è stata deliberata anche la possibile vendita? Questa decisione è incomprensibile e irrispettosa del valore sacro e affettivo che quest’area riveste per la comunità”. Secondo Gallana, l’operazione risponderebbe agli interessi dei privati: “Obbedisce unicamente a logiche speculative, favorendo eventuali operatori immobiliari a discapito del bene comune e della storia del territorio”. Per la consigliera, la vendita dell’area comporterebbe una commistione con la proprietà privata dell’albergo e del parco, che negli anni sono diventati un tutt’uno: “I proprietari si troverebbero a confinare con un privato anziché con il Comune, una situazione che potrebbe generare ulteriori criticità nella gestione e fruizione del parco stesso”. Il consigliere Stoppa, invece, spiega di aver semplicemente regolarizzato una situazione: “Il provvedimento recepisce un bene che non era stato inserito nel piano degli immobili. Non lo abbiamo fatto
in vista di una futura alienazione, ma per la sua patrimonializzazione, cioè per attribuirgli un valore”. Stoppa precisa che l’affitto dell’area da parte degli attuali utilizzatori scadrà nel 2026: “In quella data rinnoveremo il contratto di affitto e questo dimostrerà che quanto insinuato da Gallana non è vero. Si tratta di un bene che doveva essere inserito nel patrimonio del Comune, e la valorizzazione può avvenire sia tramite l’alienazione che con l’affitto attualmente in essere” conclude Stoppa.
Giada Zandonà
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Tre milioni di euro per trasformare la città con oltre 50 nuovi cantieri entro il 2026
Il piano triennale delle opere pubbliche viene aggiornato con una variazione di bilancio per uno straordinario stanziamento di ulteriori 3 milioni di euro tra contributi ottenuti e avanzi. Nel triennio 24-26 sono stati aperti e saranno chiusi oltre 50 cantieri, per un valore economico complessivo di decine di milioni di euro. Oltre allo sviluppo economico, la città sarà toccata da un cambiamento anche estetico e funzionale che potrà migliorare la qualità della vita dei cittadini. “Si tratta di un momento epocale” dichiara il sindaco Matteo Pajola “è in corso un piano ambizioso di investimenti in infrastrutture, servizi, ambiente, scuola, sport e inclusione sociale che mettono in atto un momento positivo di cambiamento”. Per l’amministrazione era necessario trovare risorse aggiuntive per non interrompere la fase di sviluppo iniziata nel 2022, che troverà una conclusione nel 2026, almeno per i lavori finanziati con Pnrr. “Doveroso è ricordare alcune tra le opere più rilevanti in corso quest’anno: il rifacimento dell’ex palazzetto dello sport, il restauro di palazzo Contarini, l’ampliamento dell’asilo nido per ulteriori 30 posti, la realizzazione dei nuovi spogliatoi per la piscina comunale” continua il sindaco “la costruzione del terzo tempo del rugby, il re-lamping del PalEste e dello stadio comunale, la riqualificazione degli alloggi Erp, il parco tra via Olmo e via Salute, la riqualificazione delle vie alberate Fiume e Battisti e le linee di intervento sul sociale per la disabilità e gli anziani non autosufficienti. Un grazie sentito va ai consiglieri e a tutti gli amministratori, che stanno sostenendo questo periodo di intenso e complesso lavoro: col reperimento delle risorse aggiuntive di oltre 3 milioni di euro si fornisce benzina a lavori in corso d’opera per oltre 21 milioni e 500 mila euro”. (g.z.)
Roberta Gallana
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Con il nuovo Stadio, Este rilancia frendo a giovani, atleti e famiglie un sivo e pronto ad accogliere nuove
jola – è un’occasione di crescita e divertimento. Este si conferma città viva, dove la cultura unisce e valorizza il patrimonio.»
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«Vogliamo una cultura che incontra le persone nei luoghi quotidiani – aggiunge l’Assessore Luigia Businarolo –. Este d’Estate è un teatro diffuso, aperto a tutti, dove arte, musica, cinema e parole diventano esperienza collettiva.»
pittoriche in sedi come l’ex Pescheria Vecchia e la Chiesetta dell’Annunziata.
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Tra gli eventi più attesi, l’Este Music Festival dal 20 al 28 luglio all’An teatro del Castello Carrarese, con artisti come Mika, Anastacia, Venditti, Fabri Fibra, The Kolors, Coma_ Cose e Goran Bregovi , Pucci.
Grande spazio alla letteratura con “Parole d’Autore”, sette incontri nel Chiostro di San Francesco con ospiti come
Il teatro coinvolgerà centro e quartieri con spettacoli per tutte le età, grazie anche alla collaborazione con il Teatro Veneto Città di Este. Tra gli appuntamenti più attesi, lo spettacolo itinerante “Sotto le stelle di Giotto” (2 agosto). Completano il programma visite guidate, aperture straordinarie di luoghi storici e gli imperdibili appuntamenti di settembre: l’VIII Festa dello Sport con “Este nel Cuore”, ormai tappa ssa per cittadini e associazioni; e la Festa Europea, simbolo di amicizia e scambio internazionale. Este d’Estate 2025 è un invito aperto a vivere insieme la città, tra arte, musica e bellezza.
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Scintille di speranza: Fondazione Cassa di Risparmio
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brale raro ma molto aggressivo e che colpisce in età pediatrica. “Il nostro lavoro mira a comprendere i meccanismi di resistenza alle cure – spiega Persano – per individuare terapie più mirate, meno invasive e, soprattutto, più efficaci”.
Grazie al finanziamento della Fondazione, il progetto ha potuto progredire,
chiedono perseveranza, ma generano risultati duraturi.
Appuntamento alla prossima uscita per continuare a scoprire le storie di idee, progetti e persone che, giorno dopo
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E mentre le storie raccontate da “Scintille” ci ricordano l’importanza dell’impegno quotidiano, la Fondazione Cariparo prosegue nel suo cammino, confermando che il benessere di una comunità passa anche dalla salute dei suoi bambini.
FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Piazza Duomo, 15 | 35141 Padova Tel. 049-8234800
Dott. Luca Persano
Turismo. Gli arrivi internazionali crescono del +9,9%, le presenze del +9,7%
Padova oltre le mura: l’Europa tiene, Cina e Usa trainano i flussi oltreoceano
Tezzon (Federalberghi): “Il turismo non deve fermarsi a Padova, ma diventare un’occasione di crescita sostenibile per l’intera provincia”
Il 2024 segna un deciso rilancio del turismo straniero a Padova, che conferma la propria attrattività nel panorama culturale veneto. Gli arrivi internazionali crescono del +9,9%, le presenze del +9,7%, a fronte di un Veneto che supera i 21 milioni di arrivi e 73 milioni di presenze (dati Osservatorio Regionale Federato Veneto – STL Padova).
L’Europa resta il bacino principale – Germania e Francia crescono rispettivamente del +4,8% e +5,4% – ma sono Cina e Stati Uniti a trainare i flussi extraeuropei. In particolare, il mercato cinese raddoppia con +105% degli arrivi e 42.431 presenze, con una netta preferenza per le strutture 4 stelle (quasi 34.000 presenze), segno di un target medio-alto, attento alla
qualità. Decisivo il collegamento aereo diretto Shanghai–Venezia, operativo da settembre 2023. Gli Stati Uniti consolidano la loro presenza con +27,2% e oltre 81.000 pernottamenti.
Tra i mercati in crescita anche Belgio (+12,3%) e Romania (+6,7%). Flettono Irlanda, Danimarca, Russia e Corea del Sud. Il turismo italiano cresce in modo più moderato (+4,3% arrivi, +3,4% presenze), trainato da Lombardia (+5,3%) e Campania (+7,1%).
Anche Padova riflette la tendenza regionale all’accorciamento dei soggiorni, in particolare da parte dei visitatori italiani. Gli stranieri invece mantengono una permanenza media stabile di circa 2 notti, coerente con l’identità della
città come tappa d’arte, benessere e spiritualità all’interno di itinerari regionali più ampi.
“Questi numeri – afferma Andrea Tezzon, vicepresidente Federalberghi Padova – ci dicono che Padova è sempre più attrattiva a livello internazionale. Ma ora la
vera sfida è trasformare questo slancio in un’opportunità per tutto il territorio provinciale. Serve una strategia integrata, capace di mettere in rete città d’arte, borghi, natura ed enogastronomia. Il turismo non deve fermarsi a Padova, ma diventare un’occasione
di crescita sostenibile per l’intera provincia.”
Tra le azioni proposte: itinerari tematici, promozione congiunta con tour operator, potenziamento della mobilità turistica, pacchetti esperienziali e il coinvolgimento attivo degli operatori locali.
“Padova deve essere la porta d’accesso a un universo culturale e paesaggistico ancora troppo poco noto – aggiunge Davide Moro, presidente OGD Terme e Colli Euganei -. Ora serve una regia ambiziosa per rendere tutto il territorio riconoscibile, competitivo e accogliente a livello internazionale. Di fronte a questo momento di slancio, appare evidente l’urgenza e la necessità di estendere i benefici di questo flusso turistico anche alla provincia padovana, ricca di patrimonio naturalistico, artistico e culturale, ma ancora poco conosciuta al grande pubblico internazionale”.
Vincenzo Gottardo
Cittadinanza per discendenza, la nuova legge mette un freno alle richieste che intasano gli uffici anagrafe
Arriva la legge che cambia le regole per il riconoscimento della cittadinanza per discendenza, basta con gli automatismi che hanno intasato gli uffici anagrafe. Anche nel padovano negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria esplosione di richieste di cittadinanza italiana per discendenza da parte di cittadini sudamericani, in particolare argentini e brasiliani. Intere agenzie, con base all’estero, si sono specializzate nell’accompagnare discendenti di italiani – anche molto lontani – attraverso un percorso che spesso portava all’ot-
tenimento del passaporto italiano. Questo sistema, che si basava su una interpretazione ampia dello ius sanguinis, ha portato a conseguenze significative per molti comuni italiani, tra cui Padova. Sono state numerose le difficoltà degli uffici anagrafe dei comuni padovani, soprattutto quelli più piccoli con ridotto personale, nel trovarsi a ricostruire legami di parentela per discendenti che, spesso, non esistevano negli archivi.” Solo nella città di Padova si contano circa 800 richieste annue di cittadinanza per discendenza. Molti di questi
procedimenti si basano su legami genealogici deboli, talvolta risalenti all’Unità d’Italia, senza alcun legame attuale o concreto con il nostro Paese. Questo ha provocato un sovraccarico amministrativo per gli uffici comunali, ma anche la necessità di rivolgersi ai tribunali per ottenere riconoscimenti giudiziali, con conseguente intasamento del sistema, e l’introduzione di misure dissuasive, come le tariffe per le ricerche d’archivio.
La Camera dei Deputati di recente ha approvato in via definitiva il decreto cittadinanza, che introdu-
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ce modifiche significative alla normativa sulla cittadinanza italiana, in particolare per quanto riguarda gli oriundi e i minori stranieri apolidi. Il decreto limita la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per discendenza (ius sanguinis) ai soli individui che possono dimostrare un legame diretto con un genitore o un nonno italiano. Questo significa che gli oriundi di terza o quarta generazione non potranno più acquisire automaticamente la cittadinanza basandosi su avi lontani. “Con questo nuovo approccio l’Italia intende riequilibrare il rap-
porto tra diritto e appartenenza, ponendo fine a pratiche speculative e restituendo valore al concetto di cittadinanza come partecipazione consapevole a una comunità viva. Questa legge segna un cambio di paradigma importante. La cittadinanza non può più essere un diritto ereditato passivamente da persone che spesso non parlano italiano, non conoscono la nostra cultura e non hanno alcun legame con l’Italia. Deve tornare a essere ciò che è: un vincolo giuridico ma anche affettivo, culturale e civico. (v.g.)
il commento alle notizie del giorno dalle 17:00 con
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TEATRO GOLDONI – VENEZIA
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Corsa alle regionali
Ciononostante il tema non viene archiviato anche perché più di qualche esponente, anche di Fratelli d’Italia, lascia la porta aperta a una discussione sul tema.
Ma fino a quando non si chiarirà se il presidente uscente Zaia potrà o meno ricandidarsi tutto rimane bloccato. Nelle scorse settimane si sarebbe dovuto tenere un vertice nazionale a Roma tra i leader dei partiti del centrodestra proprio per parlare delle regioni al voto. L’incontro è stato annullato per impegni istituzionali e, al momento, non è stata comunicata nessuna nuova data.
Il segretario della Lega in Veneto, Alberto Stefani, forse il più probabile candidato presidente, ha commentato con un laconico “si decida presto” l’ipotesi di un ulte-
riore mandato per Zaia. Una battuta, rilasciata ai cronisti, considerata come un po’ fredda forse non tanto nei confronti del presidente uscente quanto sulla possibilità che, effettivamente, ci possa essere il tempo e la convinzione a Roma di cambiare la legge per consentire la ricandidatura del Governatore Veneto.
Dal canto suo Fratelli d’Italia non sta certo a guardare e porterà al tavolo della coalizione il nome del senatore veneziano, vicinissimo a Giorgia Meloni, Raffaele Speranzon: sembra essere questo il nome forte di FDI per contendere alla Lega la presidenza del Veneto. Da non sottovalutare la carta Forza Italia: nel tavolo nazionale, che dovrà occuparsi anche di Puglia, Campania, Toscana e Marche, Tajani chiederà una presidenza anche per gli azzurri. Se la scelta dovesse cadere sul Veneto è pronto a scattare il segretario regionale Flavio Tosi che, nel frat-
tempo, non risparmia bordate alla gestione Zaia della Regione.
Sul fronte centrosinistra a guidare una coalizione molto ampia sembra sia stato scelto Giovanni Manildo, avvocato e già sindaco di Treviso. Un moderato che nel 2013 riuscì nell’impresa di battere lo sceriffo Giancarlo Gentilini. Il nome, nel momento in cui scriviamo, non è ancora stato ufficialmente lanciato, ma tutto lascia intendere che non ci dovrebbero essere sorprese. Al fianco di Manildo potrebbero schierarsi anche Italia Viva e Azione che, formalmente, non partecipano al tavolo regionale del centrosinistra ma che hanno sempre mantenuto un canale di comunicazione con il segretario regionale Pd, Andrea Martella al quale avrebbero espresso ampie aperture visto le qualità del candidato presidente scelto.
Il caso. Amministratori, rappresentanti delle categorie e società servizi idrici uniti
Energia dal territorio per il territorio: alleanza strategica per restituire valore alle comunità
Sono stati oltre 120 i partecipanti, tra amministratori, rappresentanti dei territori e delle categorie, oltre che delle società che gestiscono i servizi idrici in Veneto, alla conferenza online dello scorso 3 giugno sulla gestione dell’energia. L’iniziativa, promossa da AGSM AIM, Ascopiave, ANCI Veneto e BIM Comunità del Piave, per presentare una proposta concreta di rilancio dei territori attraverso una nuova gestione delle concessioni per impianti idroelettrici, gas e distribuzione elettrica pone al centro dell’iniziativa, un principio chiaro: l’energia deve tornare a generare valore per le comunità che la producono.
Ad aprire i lavori Federico Testa, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona e Presidente di AGSM AIM, che ha sottolineato la natura unitaria e trasversale dell’iniziativa.
“Le nostre riflessioni non nascono da logiche di parte, ma da un’esigenza comune che riguarda tutto il Veneto – da Verona a Vicenza, dall’Alto Trevigiano a Belluno – e che mette al centro il territorio. Da qui il titolo ‘Energia: dal territorio per il territorio’. Non è un’azione contro qualcuno, ma per qualcosa: per le persone, le imprese e le comunità locali.” Il Presidente Testa ha evidenziato come le attuali con-
cessioni per la distribuzione di gas, energia elettrica e impianti idroelettrici non restituiscano adeguato valore ai territori:
“La ricchezza generata da questi asset prende altre strade. Non resta qui, dove potrebbe invece contribuire ad abbassare le tariffe per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, o a sostenere servizi fondamentali come la sanità e l’assistenza agli anziani.” Nel suo intervento, Testa ha lanciato una chiamata all’azione concreta:
“Gli spazi giuridici e tecnici per agire esistono: dalla Conferenza Stato-Regioni chiamata a esprimersi sulle proroghe ventennali delle concessioni, recentemente criticate dall’Autorità Garante per la Concorrenza, alla necessità di una maggiore partecipazione dei territori nella partita delle concessioni idroelettriche.” Proprio la Conferenza è stata l’occasione per avviare un percorso condiviso e partecipato. Al tavolo sono stati invitati gli assessori regionali competenti, le amministrazioni comunali, le imprese dei servizi pubblici locali, le Associazioni Datoriali dell’industria, degli Artigiani, dei Commercianti, delle Cooperative e tutti i soggetti economici interessati dal caro energia.”
I lavori sono proseguiti con l’intervento del presidente di ANCI Veneto, il sindaco Mario Conte, che
ha voluto rimarcare l’importanza dell’iniziativa dal punto di vista delle amministrazioni locali: “Ringrazio il Dottor Testa per l’opportunità di aprire una riflessione territoriale su un tema, quello energetico, che negli ultimi tempi ha colpito duramente i bilanci comunali, mettendo a rischio la tenuta dei servizi essenziali per le nostre comunità.”
Conte ha ribadito lo spirito costruttivo e non conflittuale dell’iniziativa: “Non è un’azione contro qualcuno, ma a favore delle nostre comunità, che rappresentiamo e serviamo ogni giorno. Chiediamo non contributi straordinari dal Governo, ma un minimo di autonomia nella gestione del patrimonio naturale del nostro territorio.”
Anche secondo Conte, una maggiore responsabilità e capacità di gestione locale delle concessioni e delle risorse energetiche potrebbe tradursi in vantaggi concreti per cittadini, imprese e associazioni: “Questa autonomia consentirebbe un maggiore efficientamento dei servizi e un beneficio economico sulle tariffe per famiglie, aziende, partite IVA. Chiediamo solo di essere ascoltati.” Nel suo intervento ha lanciato un monito sulla sostenibilità finanziaria futura dei Comuni: “Oggi tutti i 560 Comuni veneti hanno i conti in ordine. Ma l’aumento incontrollato dei
costi energetici rischia di compromettere questa virtuosità, non per incapacità amministrativa, ma per fattori esterni fuori dal nostro controllo.” Ha concluso sottolineando il valore del confronto e della condivisione:“Questo tavolo di lavoro rappresenta un’occasione unica: le opportunità superano le preoccupazioni. Serve energia, sì, ma anche energia positiva, che possa sostenere davvero il sistema veneto.” Per approfondire i contenuti dell’iniziativa, è possibile rivedere la conferenza stampa, comprese le domande dei giornalisti, sul sito uf-
ficiale: www.energiaperilterritorio. it.
Sul sito sono inoltre disponibili: il manifesto dell’iniziativa, già sottoscritto dagli enti promotori AGSM AIM, Ascopiave, ANCI Veneto e BIM Comunità del Piave; la possibilità di chiedere ulteriori informazioni, aderire e sostenere il progetto; materiali in costante aggiornamento di approfondimento utili a cittadini, imprese e amministratori locali. Perché l’energia non è solo una questione tecnica: è una scelta di comunità, di visione e di responsabilità condivisa.
Federico Testa durante la conferenza sulla gestione dell’energia
Economia. L’analisi di Flavio Zanonato, direttore generale di Confesercenti Veneto Centrale
“Vogliamo tutelare il commercio di quartiere, attività con una spiccata valenza sociale”
F lavio Zanonato, direttore generale di Confesercenti Veneto Centrale, ospite di “Buongiorno Veneto”, dai microfoni di Veneto24 ha messo in evidenza le necessità del commercio nella nostra regione, in un momento particolarmente delicato. “E’ un frangente assai importante per Confesercentispiega Zanonato - di confronto e dialettica in occasione della fase congressuale in cui gli imprenditori sono chiamati a scegliere i propri rappresentanti di categoria. La prima grande questione sulla quale siamo impegnati è la volontà di tutelare il commercio diffuso, il commercio di quartiere. Non basta concepire l’attività commerciale come se si trattasse soltanto di un’attività economica. È un’attività che ha una fortissima valenza sociale. Pensiamo ai negozi di vicinato, l’alimentari, il bar dell’edicola, la tabaccheria, il negozio di frutta e verdura del negozio di merceria. E l’elenco potrebbe continuare: que-
sta vivacità, che dura dalla mattina alla sera, consente ai cittadini di circolare tranquillamente, di avere dei servizi immediatamente a disposizione. Consente ai più deboli, ad esempio gli anziani e le donne con bambini piccoli, di trovare immediatamente un prodotto di cui hanno bisogno e contemporaneamente di muoversi in un ambiente sicuro”.
L’altra grande questione riguarda l’aspetto economico, la crisi che ha investito il settore e portato a numerose chiusure. Come affrontarla e risolverla? “La prima causa è stata l’arrivo di grandi sistemi di vendita, - aggiunge Zanonato - i centri commerciali sono attrattivi, anche perché dotati di parcheggi efficienti e maggiori comodità. Su questo fronte dobbiamo ottenere dei risultati dalle amministrazioni locali. Poi c’è l’e-commerce che si sta portando via una fetta di commercio importante. E anche qui abbiamo l’esigenza di fornire ai
nostri associati la capacità di utilizzarlo questo strumento perché non si può certo eliminare, sarebbe illusorio. Non da ultimo il costo degli affitti, che spesso uccide il commercio. Praticamente un negozio lavora a metà del tempo per pagare l’affitto, poi deve pagare tutto il resto nel negli altri quindici giorni del mese”. Qui entra il gioco anche il rapporto con le istituzioni e la necessità di concertare e pianificare interventi e iniziative che salvaguardino le attività commerciali come presidio sociale nei quartieri. “Ci sono già dei tavoli di concertazione, di concertazione in ogni provincia e nei centri più importanti. Si discute di mobilità, di qualità della vita nei quartieri, perché le attività commerciali vanno inserite nelle politiche sociali della città. Pensiamo ad un anziano che non si muove più in automobile e non trova i negozi sotto casa: deve appoggiarsi ai figli per qualsiasi necessità, ma
se questo non è possibile rischia di finire in casa di riposo e il costo sociale è enormemente più alto. Poi c’è la questione della mobilitò, dei parcheggi, della qualità del verde delle nostre città. E ovviamente riuscire a rendere più moderati gli affitti è una partita molto importante. Purtroppo ci sono proprietari di immobili che preferiscono tenere chiuso piuttosto che affittare un prezzo congruo”. Una volta completata la fase congressuale
Confesercenti si dedicherà al nuovo programma di lavoro che coinvolge tutte le categorie. “Intanto vogliamo sottoporre questa riflessione a tutti. - conclude ZanonatoIl commercio non è solo un’attività strettamente economica, è un’attività con una forte valenza sociale e ricordo che dal commercio è nata la società moderna come la conosciamo oggi. Abbiamo perciò un grande patrimonio da tutelare e difendere per il bene di tutti”.
Convento (Cescot): “La formazione indispensabile per le nostre imprese, dai distretti del commercio impulso
Flavio Convento è presidente di Cescot, l’ente di formazione di Confesercenti Veneto Centrale che si occupa della formazione, una necessità sempre più sentita dagli imprenditori commerciali. “Le nostre imprese hanno bisogno di formazione perché si trovano a combattere con grandi player molto strutturati, - sottolinea Convento i quali oltretutto beneficiano di agevolazioni fiscali molto elevate, soprattutto quelle internazionali. E su questo noi combattiamo da anni per dare la possibilità ai piccoli commercianti di affrontare questa sfida. Il
alle iniziative”
fatto che un ente di formazione come Cescot collabori insieme con Confesercenti aiuta a far crescere gli imprenditori, a unirli, così da avere la possibilità di dialogare con le amministrazioni per riuscire a risolvere alcuni problemi legati alle attività commerciali. Il nostro lavoro, l’esercizio di vicinato, contribuisce a garantire città vive e sicure”.
L’attuale congiuntura continua ad essere sfavorevole per l’economia in genere e in particolare per il commercio, i cui operatori reagiscono rafforzando il legame con il territorio. Per esempio con i distretti del com-
mercio, ormai diffusi in tutto il Veneto. “Da molti anni stiamo lavorando con la Regione - aggiunge il presidente di Cescot - e i distretti del commercio sono parte fondamentale delle città, servono per far crescere il territorio. Sono un importante investimento che permette sinergie con le istituzioni per creare eventi e iniziative che possano dare vita alle città. Confesercenti ci crede da molti anni, ci sta lavorando. Rappresentiamo più di qualche distretto a livello regionale e abbiamo riscontrato che i risultati ci sono, si crea una sinergia tra attività commerciali e
amministrazioni locali”.
Tra le iniziative Convento ricorda il progetto messo a punto da Confesercenti per Padova, “Il cammino sotto i portici”, che unisce una trentina di attività commerciali. “Padova è la seconda città italiana per lunghezza dei portici, circa 25 chilometri: è un patrimonio da valorizzare e da promuovere come veicolo per il commercio. Il progetto è già partito, stiamo organizzando degli eventi sotto i portici, tra cultura, arte e commercio, sul nostro sito ci sono tutte le informazioni utili”. (n.s.)
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Flavio Zanonato e Flavio Convento
L’esposizione. Brugnaro: “Una sfida aperta nel 2019 e che deve proseguire anche senza di me”
Salone Nautico di Venezia: sesta edizione tra storia, innovazione e sostenibilità
C on un rombo che ha fatto vibrare i cuori e colorato il cielo di Venezia, le Frecce Tricolori hanno aperto la sesta edizione del Salone Nautico, trasformando ancora una volta l’Arsenale in un palcoscenico di eccellenza per la nautica italiana e internazionale. La cerimonia inaugurale si è svolta in una cornice suggestiva, dove tradizione e futuro si sono incontrati, testimoniando il valore strategico di questa manifestazione per l’intero comparto marittimo.
Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza del sindaco Luigi Brugnaro, assieme al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, Matteo Zoppas, presidente di ICE, l’Istituto per il Commercio Estero, l’Ammiraglio Enrico Credendino e il Presidente del Senato Ignazio La Russa, la cui partecipazione ha conferito ulteriore rilievo all’evento. A rendere ancora più spettacolare l’apertura è stato l’ammaraggio degli incursori della Marina Militare nella Darsena.
“È una scommessa iniziata nel
2019 e oggi siamo qui, alla sesta edizione. È la dimostrazione che quando si crede in un progetto e si lavora in squadra, i risultati arrivano. Questo è il mio ultimo Salone da sindaco ma la manifestazione deve continuare, è finanziata anche per le prossime due”, ha dichiarato il sindaco Brugnaro. “Il nostro sguardo è già rivolto al futuro: la settima edizione si terrà dal 27 al 31 maggio 2026, con la promessa di un evento più ricco e internazionale, già finanziato per le prossime due edizioni”, ha aggiunto il sindaco.
Il Salone, ospitato in uno spazio espositivo di 55.000 metri quadrati su bacino acqueo, ha accolto oltre 270 espositori e circa 300 imbarcazioni, offrendo a ben 30 mila visitatori una panoramica ampia e articolata sulla nautica contemporanea, tra eccellenze artigianali e innovazioni tecnologiche, con particolare attenzione alle propulsioni sostenibili. Il prestigioso riconoscimento della gestione sostenibile, conferito per il sesto
anno consecutivo da TÜV Italia, ha ulteriormente consolidato il posizionamento del Salone come evento di riferimento nel panorama europeo.
Fabrizio D’Oria, direttore operativo di Vela Spa, ha evidenziato come la sostenibilità rappresenti un pilastro del progetto fin dal principio: “Anche quest’anno abbiamo confermato il nostro impegno. Venezia è candidata a diventare capitale mondiale della sostenibilità, e il Salone è una delle sue punte di diamante”.
Durante la cerimonia, La Russa ha voluto rendere omaggio a Vene-
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zia come “ città dell’acqua per eccellenza” e ha sottolineato il valore culturale ed economico del legame tra la città e il mare. L’Arsenale, cuore storico dell’industria navale veneziana, è tornato a pulsare grazie a questa manifestazione, come ricordato da Brugnaro: “Ogni anno investiamo oltre 2,4 milioni di euro nel Salone. È fondamentale che chiunque guiderà Comune e Regione in futuro continui a sostenere questo progetto”.
Il governatore Zaia ha rimarcato come non si tratti di un settore elitario ma grazie alle varie professionalità impiegate, l’economia
del mare e della nautica abbia un impatto notevole sull’intero territorio, mentre Zoppas ha ribadito come la cantieristica italiana rappresenti un’eccellenza del Made in Italy da valorizzare e promuovere all’estero. Anche la Marina Militare ha avuto un ruolo di primo piano, con la presenza delle navi Alpino, Viareggio e del sommergibile Todaro, ormeggiate in Riva Sette Martiri. L’Ammiraglio Dattola ha ricordato che proprio all’interno dell’Arsenale ha sede l’Istituto di Studi Militari Marittimi, polo culturale e formativo delle forze armate.
Oltre alla mostra espositiva, il Salone ha proposto un ricco programma di oltre cinquanta eventi tra convegni e incontri, ospitati in luoghi simbolici come la Torre di Porta Nuova. Tra le iniziative di punta anche la “Wood Village”, dedicata alla cantieristica tradizionale veneziana, e competizioni sportive come la storica Pavia-Venezia e la silenziosa E-Regatta.
Riccardo Musacco
Il dialogo. Francesca Chiesa esplora la condizione femminile in un libro sorprendente e attualissimo
“Diversamente sole”, storie universali per raccontare la complessità delle donne
Dopo aver girato mezzo mondo ha trovato il suo approdo nell’isola greca di Syros. “Non avrei scritto nulla se non avessi vissuto la mia vita altrove, se non avessi dovuto lasciare l’Isola Verde, il Bazar di Teheran e Tripoli”
F
rancesca Chiesa ha girato mezzo mondo prima di trovare il suo approdo nell’isola greca di Syros. Padovana, Chiesa ha appena pubblicato “Diversamente sole” (Edizioni Open, 14 euro), raccolta di racconti intensa e struggente. Una testimonianza preziosa della condizione femminile, una lettura attualissima e che riesce ad essere universale. Ne ho approfittato per fare con lei una chiacchierata sul suo nuovo libro (e non solo). Francesca, tu scrivi che la solitudine femminile è “una qualcosa che non si racconta mai abbastanza”. Da dove nasce la tua urgenza di darle voce?
Ho sempre guardato alla solitudine come a un privilegio. Da bambina sono cresciuta nella villetta liberty del mio bisnonno: lui, una nonna, tre prozii e una zia pronti ai miei desideri, le lavoranti della fabbrica annessa in adorazione della bambina sorridente e grassoccia che ero, un parco e una biblioteca a mia disposizione. Parecchio triste ma molto dolce e molto privilegiata. Nella vita adulta, poi, la solitudine ha cambiato aspetto ed è diventata un miraggio. Fino al momento in cui sono venuta a vivere qui sull’isola ed è scoppiata l’epidemia del Covid. Ovvero fino al momento in cui ho compreso che la karantina/quarantena, per me gioia solitaria, nel resto del mondo si chiamava segregazione
e angosciosa solitudine. La constatazione di quanto io fossi diversamente e felicemente sola mi ha colpito come una frustata e da allora ho cominciato a ragionare di solitudine e poi a raccontare. Per ora di donne, per ora di mondi altri, ma non siamo che all’inizio.
Alcune storie sono ispirate a vicende reali. Qual è stato il processo di scrittura nel tradurre queste storie in letteratura senza tradirne la verità?
La mia è stata una generazione fortunata. Quando io ero giovane poteva accadere che un grande poeta come Andrea Zanzotto, ricevendo una raccolta di mie poesiole e raccontini, mi abbia fissato un appuntamento per analizzare con me i testi che gli avevo sottoposto e raccomandarmi di scegliere una sola forma di espressione tra prosa e poesia. Il consiglio del poeta si è rivelato nel corso degli anni un blocco che sembrava insuperabile. Fino al momento in cui proprio la necessità di raccontare Tawergha mi ha fatto trovare la mia voce, che è fatta di prosa e di poesia. La realtà è ciò che si racconta.
Nel tuo libro le donne non sono mai solo vittime. Sono anche complici, carnefici, spettatrici passive. Quanto è stato difficile mantenere questo equilibrio narrativo?
Direi che questo è l’aspetto più autobiografico di questo mio lavoro. Io, noi, tutte cresciamo e vivia-
mo portandoci dentro un imperativo categorico. Nasconditi. Non farti capire. Sorridi. Dimentica. Perdona. Perché potremmo essere pericolose, forse: ricordate o immaginate com’era la vita all’interno di un harem, di quanta ferocia erano fatti quei sorrisi. Le leonesse ammazzano, le donne addomesticate no, ci sono altri modi e non è sempre necessario impugnare un pugnale, a volte basta una penna. Un uomo affronta il rivale a duello, qualsiasi genere di rivale e qualsiasi genere di duello, uccide o muore e non se ne parla più; le donne hanno più fantasia.
Hai vissuto a lungo in Nord Africa, in Asia e tutt’ora risiedi per la maggior parte dell’anno in Grecia. Quanto ha influito la tua esperienza nella tua scrittura?
Le donne nei luoghi che racconto sono la mia vita, per interposta persona. Nessuna mi impersona ma in ognuna di esse si è rispecchiato un bagliore del caleidoscopio che io sono. Voi siete. Loro sono. Non avrei scritto nulla se non avessi vissuto la mia vita altrove, se non avessi dovuto lasciare l’Isola Verde, il Bazar di Teheran e Tripoli. O forse avrei scritto della mia famiglia, ma c’era poco di bello da raccontare.
Il titolo Diversamente sole è molto evocativo. Cosa significa per te questa espressione?
Per rispondere, basta sapere che il titolo della prossima raccolta di racconti cui sto lavorando è “Una uniforme solitudine” e ha come attrici donne occidentali, donne di potere e post-femministe integrate. Ho visitato i mondi delle donne diversamente sole in un’epoca in
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cui non erano ancora stati toccati e uniformati dalla globalizzazione. Pertanto ognuno dei Paesi di cui narro appare come una realtà a sé stante che fa da sfondo a una specifica forma di solitudine femminile la quale a sua volta la rispecchia.
Com’è l’Italia vista da fuori? Che dire? È un’altra cosa, è un Paese che fatico a riconoscere. Credo sia un processo inevitabile quando alla lontananza si aggiunge il passare degli anni, e che per me ha avuto inizio nel momento in cui sono tornata a vivere per qualche anno in Italia dopo i primi undici anni di estero. Venivo dall’Eritrea, dove al massimo c’erano i cellulari militari e mi sono trovata circondata da Motorola e simili. Man mano che subentrano i cambiamenti inevitabili nella storia di un Paese, i residenti hanno il tempo di digerirli lentamente, i saltuari come me devono inghiottire tutto in un boccone. E si sa, a volte “va di traverso”. A volte, invece, ci si
abitua. Ricordo, ad esempio, che l’usanza dell’aperitivo mi ha dato molto fastidio nei suoi primi anni, tornando in Italia con il desiderio di passeggiate tranquille e silenziose per le Piazze. Alla fine l’anno scorso, trovato un bar di riferimento, sono ingrassata di cinque chili in un mese di aperitivi giornalieri, anzi serali.
Giacomo Brunoro
• Chi è Giacomo Brunoro
Classe ’76, padovano, si occupa di comunicazione, editoria e di eventi ad alto impatto culturale. È direttore editoriale di LA CASE Books, presidente di Sugarpulp e consigliere della Veneto Film Commission. Up the irons!
La scrittrice Francesca Chiesa
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Vent’anni di IOV, Padova celebra l’eccellenza oncologica veneta
Venti anni di impegno nella lotta contro il cancro, vent’anni in cui la ricerca e l’assistenza si sono intrecciate per costruire un modello d’eccellenza sanitaria. L’Istituto Oncologico Veneto (IOV) ha celebrato oggi il proprio ventesimo anniversario con una cerimonia ufficiale a Padova, alla presenza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, della direttrice generale Giuseppina Bonavina e di numerosi rappresentanti istituzionali. Nel suo intervento, il governatore ha evidenziato come i numeri dello IOV siano la dimostrazione concreta dell’alto livello raggiunto: oltre 7 mila pazienti curati ogni anno, 6.800 interventi chirurgici, 58 mila sedute di chemioterapia e 50 mila trattamenti radioterapici. Ha sottolineato che l’istituto rappresenta una delle eccellenze sanitarie regionali, capace di coniugare innovazione scientifica, attenzione alla persona e risposte efficaci ai bisogni dei malati oncologici.
Zaia ha ricordato che lo IOV è nato come progetto delle Ulss, ma si è trasformato nel tempo in un punto di riferimento nazionale, grazie al riconoscimento come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e all’adozione di protocolli e percorsi assistenziali (PDTA) tra i più avanzati a livello italiano.
Ha poi ricostruito le tappe principali dello sviluppo dell’istituto: dall’apertura della sede al Busonera nel 2006, all’attivazione dei laboratori nella Torre della Ricerca nel 2015, fino alle sedi di Castelfranco Veneto (2017) e di Schiavonia per la Radioterapia (2018). Secondo Zaia, si tratta di un percorso di successi continui che ha permesso di estendere la presenza dell’Istituto sul territorio e di rafforzarne la struttura organizzativa.
Il presidente ha voluto ringraziare pubblicamente tutto il personale dello IOV per aver contribuito alla crescita di una realtà diventata un pilastro della rete sanitaria regionale. Ha inoltre ribadito che, nel campo della sanità, è fondamentale non abbassare mai la guardia e non accontentarsi dei risultati già ottenuti, ma continuare ad alzare l’asticella.
Ha fatto riferimento ai più recenti progressi della medicina oncologica, come i farmaci monoclonali personalizzati sulla base del profilo genetico dei pazienti, e all’introduzione dell’intelligenza artificiale nell’interpretazione delle immagini diagnostiche, in particolare nelle nuove mammografie. Secondo Zaia, tutto questo dimostra che l’impegno per una sanità più precisa e accessibile deve proseguire, con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno.
Redazione Salute
Una vita nuova a 96 anni grazie alla dialisi
Una paziente di 96 anni, in trattamento dialitico da quindici anni, si trova in buona salute e testimonia l’efficacia dell’uso di un rene artificiale. Questo dispositivo, indispensabile per filtrare il sangue e restituirlo purificato al circolo, non solo contribuisce a prolungare l’esistenza, ma garantisce anche un’elevata qualità della vita. La donna è sotto le cure dei professionisti dell’Unità Operativa Semplice (UOS) di Emodialisi presso l’Ospedale Sant’Antonio, guidata dal dottor Giuseppe Scaparrotta. Attualmente, l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Nefrologia ha in carico 93 pazienti anziani e grandi anziani affetti da malattia renale cronica, per i quali gestisce la terapia conservativa a lungo termine. L’attività si svolge su tre sedi: presso l’Ospedale Sant’Antonio, che dispone di 28 posti letto per l’assistenza intensiva in tutte le tipologie di trattamento emodialitico; al Giustinianeo, con 12 posti letto per l’assistenza media; e al complesso socio-sanitario dell’Ospedale ai Colli, con 6 posti letto destinati ai trattamenti di emodialisi intermittente, alle visite nefrologiche e alle terapie educazionali. Nel corso dello scorso anno, la UOS ha registrato un totale di 40.500 prestazioni, di cui 26.500 sono state dedicate a trattamenti dialitici. Nel 2024 sono stati eseguiti oltre 1500 trattamenti in terapia intensiva e in totale più di 3300 trattamenti su pazienti acuti, di cui 1750 in emodialisi, soprattutto in situazioni complesse come il supporto a cuore e fegato artificiali. Cresce anche la dialisi peritoneale a distanza, grazie al controllo remoto, che migliora l’assistenza da casa. Il reparto conta sette ambulatori specialistici, con quasi 3700 visite nell’ultimo anno, in particolare per trapianti di rene, controlli post-operatori e valutazioni di donatori viventi. Importante anche l’attività ospedaliera: 831 ricoveri, di cui 77 in day hospital, e 65 biopsie renali per diagnosi approfondite.
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Il servizio. Un polo d’eccellenza per l’assistenza integrata ai bambini affetti da patologie complesse, tra cure e dignità
Il nuovo Hospice Pediatrico sarà il cuore pulsante delle cure palliative infantili in Italia
Un progetto all’avanguardia, nato in Veneto ma destinato a fare scuola in tutta Italia. È il nuovo Hospice Pediatrico dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, la cui realizzazione rappresenta un ulteriore passo avanti in un cammino iniziato più di vent’anni fa. Padova è stata infatti la prima città italiana a dotarsi di una rete specialistica per le cure palliative e la terapia del dolore dedicata esclusivamente all’età pediatrica. Oggi quella visione diventa un centro integrato, innovativo e a misura di bambino.
La struttura attuale, coordinata dalla professoressa Franca Benini, segue ogni giorno oltre 350 piccoli pazienti affetti da patologie gravi e complesse. L’assistenza è capillare e si sviluppa su tre livelli: ospedaliero, domiciliare e residenziale. Ogni anno, il team effettua circa 15.000 reperibilità telefoniche, gestisce oltre 3.000 pazienti in terapia del dolore e accoglie 300 ricoveri annui. Un’attività che va ben oltre la clinica e che si fonda su un approccio globale alla persona, alla famiglia, al contesto.
Il nuovo Hospice Pediatrico sarà un polo di eccellenza di 3.000 metri quadrati, con un’area verde esterna di 730 metri. Avrà otto stanze singole di degenza, quattro dedicate al “respite care” (accoglienza temporanea del bambino per dare sollievo alla famiglia), un ambulatorio per la somministrazione delle terapie, una cucina e un salotto polivalente per attività ludiche e relazionali. Ci sa-
ranno anche una palestra per la riabilitazione e uno spazio spirituale, pensato come luogo di raccoglimento, conforto e supporto psicologico. Ogni ambiente sarà curato per accogliere e non solo per curare, offrendo protezione, normalità e dignità anche nei momenti più delicati della vita.
A conferma dell’impatto straordinario di questo modello, parlano i dati: nei
Il MUSME compie dieci anni, un viaggio tra storia,
Dieci anni fa, il 5 maggio 2015, apriva le porte a Padova il MUSME, Museo di Storia della Medicina, situato nell’antico Ospedale di San Francesco Grande, considerato la culla della clinica medica moderna. Un luogo che ha saputo raccontare al mondo il ruolo centrale del Veneto nella storia della scienza medica, unendo passato e futuro in un percorso culturale di grande rilievo.
A celebrare questo importante anniversario è il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che sottolinea come il MUSME rappresenti “una straordinaria avventura culturale e scientifica, capace di coniugare tradizione, innovazione e divulgazione”. Le mura storiche dell’ospedale, dove già dal Cinquecento i maestri dello
bambini seguiti dalla rete pediatrica padovana, il numero medio di giornate in terapia intensiva si è ridotto da 19 a 5, mentre la frequenza scolastica è stata mantenuta nel 73% dei casi. Il 64% delle madri ha potuto riprendere il lavoro e l’85% dei decessi è avvenuto nel luogo scelto dalla famiglia, rispettando le volontà e le sensibilità individuali.
Il progetto è stato finanziato dallo Stato e dalla Regione Veneto con un investimento di 10 milioni di euro. A questi si aggiunge la generosità di soggetti privati: la Fondazione “La Miglior Vita Possibile” ha donato il progetto esecutivo, mentre la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha stanziato 1,1 milioni di euro per arredi e attrezzature sanitarie. Il cronoprogramma prevede la conclusione della progettazione a luglio 2025, la validazione entro settembre e l’avvio della gara d’appalto per i lavori entro ottobre. Non si tratta solo di costruire una struttura, ma di offrire una casa della cura dove ogni bambino venga accolto con la stessa attenzione, delicatezza e dedizione che si riserva ai propri figli. Il nuovo Hospice Pediatrico sarà la sintesi di un impegno corale tra istituzioni, professionisti, fondazioni e comunità. Un presidio simbolo di una sanità che guarda avanti, che mette davvero al centro la vita e che difende, con forza e dolcezza, il diritto di ogni bambino alla miglior vita possibile.
Paola Bigon
innovazione e futuro della medicina nel cuore di Padova
Studium Patavinum introducevano l’osservazione diretta del malato come metodo didattico, sono testimoni di una rivoluzione che ha cambiato per sempre il volto della medicina europea.
“Nel MUSME – afferma Zaia – si respira la grandezza della Scuola Medica Patavina, con figure illustri come Giovanni Battista Da Monte e Andrea Vesalio, che hanno segnato pagine fondamentali della scienza. Questo passato diventa memoria vivente e motore di ricerca, conoscenza e innovazione”. Il museo si distingue infatti per il suo approccio interattivo e immersivo, rivolto soprattutto ai giovani: migliaia di studenti provenienti da tutta Italia ogni anno imparano a conoscere il corpo umano, la storia della medicina e le sue
Sangue e plasma, arriva la telemedicina
Ogni anno in Italia servono circa 2,5 milioni di unità di sangue intero e oltre 860.000 chili di plasma, risorse salvavita che, ad oggi, non esistono in forma artificiale. Solo la generosità dei donatori rende possibile curare migliaia di pazienti. Ma come incentivare nuove donazioni in un contesto di vite sempre più frenetiche e tempi sempre più stretti? L’Ulss 6 Euganea ha deciso di rispondere a questa sfida con un’iniziativa all’avanguardia: una piattaforma di telemedicina dedicata alla donazione del sangue e del plasma, che consente ai cittadini di effettuare da remoto la prima visita anamnestica necessaria per diventare donatori. Niente più spostamenti, file o giornate perse: tutto si svol-
nuove frontiere, grazie all’uso di tecnologie avanzate e a una narrazione coinvolgente.
Un successo che si riflette anche nella gestione virtuosa del museo, frutto di una collaborazione pubblico-privato tra Regione, Comune di Padova, Università, Azienda Ospedaliera e ULSS 6, riuniti nella Fondazione MUSME, che ha affidato la direzione a una realtà manageriale privata garantendo così sostenibilità ed efficienza.
Padova si conferma così capitale europea della scienza e della medicina, con il MUSME che ne è ambasciatore d’eccellenza. Il museo, a dieci anni dalla sua nascita, continua a essere un ponte tra storia e futuro, un orgoglio per tutto il Veneto
ge online, in pochi minuti, con un medico trasfusionista. In appena tre mesi – da febbraio a maggio – il nuovo servizio ha già portato a 672 televisite, segno di un interesse crescente e di una risposta concreta da parte dei cittadini. E i primi risultati sono incoraggianti: le donazioni sono in aumento, grazie a una maggiore accessibilità e a percorsi più snelli. Il progetto è stato al centro dell’evento formativo in corso al MUSME di Padova, dal titolo “Digital transformation e nuove sfide della medicina trasfusionale: l’esperienza dell’azienda Ulss 6 con uno sguardo all’Europa”. Un momento di confronto tra istituzioni sanitarie, specialisti del settore e rappresentanti delle associazioni di volonta-
riato, volto ad analizzare il futuro della sanità digitale nel campo della medicina trasfusionale. Sul tavolo, oltre ai dati incoraggianti dell’Ulss 6, anche il tema cruciale dell’integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale, l’importanza della rete di volontari e gli investimenti in tecnologia per garantire non solo la raccolta, ma anche la corretta conservazione e distribuzione del sangue. Tra i protagonisti della giornata, i vertici dell’Ulss 6: Paolo Fortuna, direttore generale, Aldo Mariotto, direttore sanitario, Alessandro Lanti, responsabile della UOC Medicina Trasfusionale, e Vincenzo De Angelis, direttore del Centro Nazionale Sangue.
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Con il mese di giugno inizia l’estate e con lei il caldo, le giornate di sole e la voglia di frutta e verdura fresche e dissetanti, per alleviare il calore e idratare l’intero organismo. Una combinazione di alimenti leggeri ma allo stesso tempo con un elevato apporto nutritivo.
GAZPACHO DI POMODORO
Una zuppa fredda e senza cottura a base di pomodoro, verdure e pane raffermo. Originaria dell’Andalusia rappresenta uno dei piatti freddi estivi per eccellenza della gastronomia spagnola.
Ingredienti: : 1 Kg di pomodori ben maturi; 1 cetriolo; 1 peperone verde; 50 ml di olio extravergine di oliva;30 ml di aceto di vino bianco; 1 spicchio di aglio; 150 g di pane raffermo; Sale e pepe
Preparazione: Ammorbidire la mollica del pane in una ciotola con acqua per circa dieci minuti. Quando si sarà ammorbidita mettere da parte il contenuto. Tagliare a metà i pomodori, togliendo i semi; sbucciare e tagliare il cetriolo a rondelle ed infine e tagliare a listarelle il peperone eliminando l’interno dai semi. Pelare e tritare l’aglio. Inserire le verdure nel mixer, aggiungendo la mollica strizzata, l’olio e l’aceto, fino ad ottenere una salsa cremosa. Versare e setacciare il composto per eliminare eventuali pezzettini di bucce o semini. Se necessario aggiungere sale e pepe. Il gazpacho è pronto essere messo in frigo per un paio d’ore. Nel frattempo, in una teglia versare l’olio e dorare nel forno a 200° per circa cinque minuti i crostini di pane realizzati con la crosta del pane messo da parte.
POLPETTE DI MELANZANE
Un piatto versatile che può essere servito come antipasto, come contorno o un goloso secondo di verdure vegetariano. Facili e veloci da preparare. Per una versione light è possibile cucinare le polpette in forno.
Ingredienti: : 4 melanzane; 1 uovo; pane raffermo qb; sale; pepe; parmigiano grattugiato; spezie a piacere; pangrattato; olio di semi di arachide per friggere
Preparazione: Lavare accuratamente le melanzane. Cucinare e tagliare a cubetti le melanzane, tagliate a cubetti, in una casseruola con pochissima acqua. Quando saranno cotte, lasciarle raffreddare completamente. Aggiungete alla polpa di melanzane, l’uovo, il sale, il pepe, il parmigiano e il pane raffermo bagnato e strizzato. A scelta è possibile aggiungere alcune spezie come timo o basilico. Amalgamare il tutto con un cucchiaio. Preparate le polpette di melanzane, passandole prima nell’uovo e poi nel pan grattato. Friggere le polpette in abbondante olio per friggere.
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PLUMCAKE ALLE ALBICOCCHE
Un delizioso dolce da forno semplice, saporito e leggero, ideale per cominciare la giornata con una nota golosa. Ingredienti: 180 g di farina; 3 uova; 200 g di albicocche; 180 g di zucchero integrale di canna; 180 g di burro morbido; 1/2 bustina di lievito per dolci; 1 cucchiaino di estratto di vaniglia; 30 g di mandorle a lamelle; 1 pizzico di sale
Preparazione: Unire in una ciotola il burro insieme allo zucchero e montare il tutto fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso. Aggiungere le uova, il sale e l’estratto di vaniglia, e incorporare la farina e il lievito setacciati. Unire all’impasto le albicocche tagliate a fettine, tenendone da parte alcune. Mescolare delicatamente con una spatola e versare il composto all’interno di uno stampo da cake da 25 x 11 cm. Aggiungere le mandorle a lamelle e cuocere nel forno già caldo a 180° per circa 50-60 minuti.
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Rubrica a cura di Sara Busato
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