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Barattoli, flaconi e bombolette con residui di sostanze pericolose devono essere conferiti al Centro di Raccolta o negli appositi contenitori per i rifiuti pericolosi. Contenitori di sostanze pericolose

Barattoli, flaconi e bombolette con residui di sostanze pericolose devono essere conferiti al Centro di Raccolta o negli appositi contenitori per i rifiuti pericolosi. Contenitori di sostanze pericolose
Ètornata libera l’aquila reale che lo scorso 26 febbraio era stata soccorsa in un giardino di San Nazario di Valbrenta. Scesa per predare pollame, non era più riuscita ad alzarsi in volo. Era talmente bisognosa di cure, da lasciarsi prendere senza timore da Luigi Campana, proprietario del giardino e da lasciarsi perfino accarezzare. «Era molto debilitata -spiega Alberto Fagan, massimo esperto di rapaci e gestore del Centro Recupero Rapaci di Fimon (che è un punto di riferimento nazionale, Ndr) al quale era stata consegnata dagli agenti della Polizia Provinciale di Vicenza -, e che se ne è preso cura per due mesi. Pesava solo 3,6 kg e aveva un leggero gonfiore sul gomito dell’ala destra, tanto da ipotizzare un trauma da urto. Per curarla al meglio, mi sono consultato con il professor Mauro Delogu dell’Università di Bologna, specializzato in Scienze Mediche Veterinarie. È’ stata riscontrata un’anemia importante, dovuta, a detta del prof. Delogu, a saturnismo, cioè intossicazione da ingestione di piombo, che può essersi accumulato negli anni a seguito di ingestione di selvaggina». Lentamente, grazie alle cure, si è rinforzata. «Come Regione Veneto – ha detto il presidente del Consiglio Regionale Veneto Roberto Ciambetti, presente alla liberazione, con il presidente della Provincia Andrea Nardin- finanziamo i Centri di Recupero Rapaci, come quello di Fagan e abbiamo visto il risultato dell’esperienza e della professionalità con un’aquila che è tornata a volare sopra le nostre montagne. L’aquila, maschio adulto di circa vent’anni, è stata liberata in località Tortima, tra Marostica e Lusiana-Conco è uscita dalla gabbia, si è fermata a scrutare l’orizzonte, quasi a riprendere confidenza con una montagna da cui per due mesi era rimasta lontana. «L’area di Rubbio – ha detto Fagan - è territorio di caccia, dove non avrà difficoltà a trovare prede di cui nutrirsi. L’area di San Nazario, dove con tutta probabilità aveva nidificato, potrebbe in sua assenza essere stata occupata da un altro esemplare». Il tempo di lasciarsi ammirare e poi è partita, ad ali spiegate, elegante dominatrice dei cieli vicentini. (m.d.v.)
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
Il problema è che con queste quantità d’acqua non c’è rete di scolo che tenga e il rischio di allagamenti ed esondazioni aumenta soprattutto nelle zone più a rischio. Per il Veneto significa ben il 55% del territorio, tanto che nella nostra regione sono 260 i comuni in situazione di pericolosità idraulica, da moderata a molto elevata. Se invece diamo uno sguardo al territorio saltano subito all’occhio le aree più in pericolo: lungo i fiumi Bacchiglione, Brenta e Adige in particolare, ma anche ai piedi dei rilievi o nelle zone in cui manca una rete di scolo efficiente. L’Ispra, inoltre, ha calcolato il numero di veneti che vivono in aree ad elevato rischio di alluvione: sono ben 568 mila, di cui più di un terzo ciascuno per le province di Venezia e Padova. Fin qui la fotografia, ma è giusto ricordare anche cosa è stato fatto in Veneto negli ultimi 15 anni, a partire dalle disastrose alluvioni del 2010: oltre 2,2 miliardi di euro sono stati investiti in 345 opere per la sicurezza idraulica, compresi dieci grandi bacini di laminazione, che hanno aumentato la capacità di invaso di oltre 21 milioni di metri cubi. Altri 13 sono in costruzione, per ulteriori 89 milioni di metri cubi. Senza contare poi le centinaia di cantieri aperti dai Consorzi di Bonifica e dai singoli comuni per proteggere ulteriori porzioni di territorio. Eppure il Veneto resta una regione fragile, perché il consumo di suolo degli ultimi decenni, il più vorace d’Italia, ha indebolito il territorio e accresciuto il rischio, perché alcuni interventi sono arrivati tardi o non sono ancora finanziati. Si potrebbe fare di più, ma non basta scavare canali o bacini, non basta rinforzare gli argini. Va superata anche la contraddizione che ha portato ad un progressivo indebolimento di un territorio già a rischio.
Il rischio alluvione in Veneto
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< Redazione >redazione@givemotions.it<
S
iccità, eventi estremi e l’innalzamento del mare non risparmiano nemmeno Bassano e il Vicentino. Abbiamo intervistato il Presidente di Coldiretti Vicenza, Pietro Guderzo
La fotografia di Coldiretti Vicenza: il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre
Quali sono gli effetti più evidenti del cambiamento climatico riscontrati negli ultimi anni?
“Siccità e maltempo negli ultimi anni hanno devastato le produzioni agricole, con cali a doppia cifra per alcune produzioni simbolo della dieta mediterranea, dal grano (-20%) all’olio d’oliva (-32%). La siccità ha pesato anche sulla produzione di vino, in calo del 13% rispetto alla media produttiva degli ultimi anni. In diminuzione anche la produzione di riso e nocciole. Ai flagelli del clima si aggiungono gli effetti delle epidemie che hanno colpito le stalle italiane, dalla peste suina africana alla lingua blu,
fino all’aviaria, senza contare l’invasione, ad oggi incontrollata, del granchio blu. Ammontano a nove miliardi di euro i danni causati nel 2024 dai cambiamenti climatici e dalle epidemie all’agricoltura italiana, con un impatto sui redditi delle imprese, già in difficoltà a causa dei problemi determinati dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero e dagli elevati costi di produzione”.
Avete registrato un aumento degli eventi estremi come siccità prolungate, grandinate, alluvioni o ondate di calore? Come stanno incidendo sulle coltivazioni locali?
“Gli eventi estremi sono ormai diventati ordinari. Ed i numeri lo rappresentano chiaramente: il 2024 ha visto ben 3773 tra nubifragi, grandinate, tornado e tempeste di vento, con un aumento del 9% rispetto al 2023. Ma se si considera il 2014, nel giro di un decennio gli eventi estremi sono praticamente quadruplicati. Un’anomalia confermata dal dato sulle temperature che, secondo Isac Cnr, hanno visto il 2024 in Italia come il più caldo di sempre, con 1,35 gradi in più
rispetto alla media storica. Le coltivazioni non possono che soffrire questa situazione, che vede alternarsi periodi di siccità, per lo più quando l’acqua sarebbe preziosa per lo sviluppo delle piante, ad altri in cui le precipitazioni abbondano
creta per l’agricoltura? Se sì, con quali conseguenze?
“Con l’innalzamento dei livelli del mare l’acqua salata penetra nell’entroterra e brucia le coltivazioni nei campi, costringendo all’abbandono le attività agricole
provocando l’asfissia delle colture e rendendo impossibile qualsiasi operazione in campo”.
L’innalzamento del livello del mare e la salinizzazione del suolo rappresentano una minaccia con-
già sotto pressione per i cambiamenti climatici, tra siccità, incendi e maltempo. Uno scenario più che preoccupante per l’economia agricola di buona parte d’Italia compresa la valle del Po, dove si
La siccità non può più essere considerata un’emergenza occasionale: è ormai un problema strutturale che richiede interventi sistemici e soluzioni durature. I cambiamenti climatici stanno intensificando i fenomeni estremi, alternando precipitazioni torrenziali a lunghi periodi di aridità prolungata. In questo contesto nasce BeadRoots, un progetto innovativo ideato da Angela Bonato, 33 anni bassanese. La sua proposta si fonda su una tecnologia di riten-
zione idrica naturale che utilizza idrogel, polimeri superassorbenti derivati dalle alghe. Queste “spugne molecolari” sono in grado di assorbire grandi quantità d’acqua e di rilasciarla gradualmente alle radici delle piante quando necessario. Il risultato è una drastica riduzione dell’evaporazione superficiale e un uso più efficiente delle risorse idriche, con effetti positivi sulla salute delle coltivazioni. Gli idrogel vengono applicati al momento del trapianto e, biodegra-
dandosi naturalmente nel suolo, non solo trattengono l’acqua, ma contribuiscono anche a migliorare la fertilità del terreno. “ E’ possibile ridurre il consumo d’acqua fino al 50%, - spiega Bonato - garantire la produttività anche in condizioni di siccità e diminuire sensibilmente l’impiego di fertilizzanti”. I test condotti mostrano che le piante trattate con idrogel crescono in modo più rigoglioso rispetto a quelle irrigate solo con acqua. Questo è dovuto anche al fatto che
il materiale, totalmente naturale, favorisce la proliferazione di batteri benefici, che arricchiscono il suolo e lo rendono più vivo e fertile. “Il nostro obiettivo - conclude Bonato - è realizzare il primo impianto produttivo e un laboratorio in Veneto, nella provincia di Vicenza. Stiamo riscontrando un interesse crescente da parte degli agricoltori, che sono sempre più consapevoli dell’urgenza climatica e aperti a soluzioni innovative come la nostra”. (s.b.)
concentra il 35% della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, oltre ad allevamenti da latte e produzione di formaggi. La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni agricoli”.
In che modo le tecnologie digitali possono supportare la gestione e il monitoraggio degli effetti del cambiamento climatico in agricoltura?
“L’agricoltura oggi ha a disposizione tecnologie avanzate come sensori, Gps, droni e software di analisi per ottimizzare le operazioni agricole. Appare fondamentale gestire gli effetti del cambiamento climatico l’analisi dei dati, la previsione dei fenomeni climatici e l’ottimizzazione delle risorse. L’agricoltura di precisione, con l’uso di droni e sensori, l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione delle informazioni permettono di adattarsi meglio alle sfide climatiche, ottimizzando le pratiche agricole e riducendo l’impatto ambientale”.
Sara Busato
Sociale. Prevenzione e orientamento sanitario nei quartieri grazie alla Croce Rossa e al Comune
B
assano porta la prevenzione nei quartieri. Dal 28 aprile 2025 parte “Quartieri in salute”, un’iniziativa promossa dal Comune in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, comitato di Bassano del Grappa. Il progetto prevede che i volontari, già attivi ogni giorno nell’ambulatorio di piazza Terraglio, si rechino periodicamente nei diversi quartieri della città con mezzi e strumenti per offrire servizi di prevenzione e orientamento sanitario.
L’iniziativa, nata da un con-
fronto tra il sindaco Nicola Finco e il presidente della Cri bassanese Francesco Zen, intende avvicinare l’assistenza sanitaria ai cittadini, con particolare attenzione agli anziani e a chi ha difficoltà negli spostamenti. «Vogliamo portare questo servizio direttamente nei luoghi dove le persone vivono – spiega il sindaco –. Se sarà apprezzato e utilizzato, pensiamo di ampliarlo nei prossimi anni». Gli appuntamenti si svolgeranno tra aprile e dicembre 2025, in diverse sedi dislocate sul ter-
ritorio, secondo un calendario che toccherà tutte le principali zone della città. Le attività saranno disponibili dalle 9 alle 12, con accesso libero. Tra i quartieri coinvolti: Firenze, San Bassiano, Borgo Zucco, Merlo, Santa Croce, Centro Storico, Valrovina, Rubbio, Sant’Eusebio, Campese, Rondò Brenta, San Michele, XXV Aprile, San Fortunato, San Lazzaro, Angarano e Marchesane. Il progetto si inserisce in una strategia più ampia dell’amministrazione comunale volta a raf-
Al via il progetto di valorizzazione per migliorare la sicurezza e la vivibilità del centro storico
E’ iniziato l’atteso progetto di riqualificazione della parte terminale di piazza Terraglio e di vicolo Terraglio, un intervento che promette di trasformare una delle zone più panoramiche e suggestive del centro storico di Treviso.
L’area, finora adibita a parcheggio, sarà presto trasformata in una piazza pedonale, restituendo così valore al belvedere esistente che si affaccia sul ponte degli Alpini, e migliorando la sicurezza dell’affaccio sul muro medievale.
Il progetto riguarda anche il vicino vicolo Terraglio, un percorso storico che collega piazza Terra-
Un’indagine della Cisl conferma che negli ultimi 10 anni il potere d’acquisto dei vicentini è diminuito mediamente del 7%.
Nel Vicentino in 10 anni i prezzi al consumo sono aumentati in media del 21,8%, a fronte di un aumento medio degli stipendi del 15,1%, considerando sia quelli da lavoro dipendente sia quelli dei
lavoratori autonomi. Ciò fa sì che il potere d’acquisto (considerando fisso lo stesso paniere, cioè lo stesso tipo di beni e servizi) sia diminuito del 7%.
È questo l’esito sconfortante di una ricerca dell’ufficio studi della Cisl di Vicenza che ha messo a confronto l’andamento dell’indice dei prezzi e dei redditi nell’ul-
glio al ponte, dove sono previsti interventi di manutenzione, tra cui il rifacimento della pavimentazione e la sistemazione dell’illuminazione pubblica.
L’assessore ai lavori pubblici Andrea Viero ha sottolineato l’importanza dell’intervento: “Si tratta di un luogo di grande attrattività, particolarmente visitato
forzare la rete dei servizi sul territorio, soprattutto per le fasce più fragili. La prevenzione, infatti, non passa solo per gli ospeda-
li ma si costruisce anche con la presenza costante e capillare di operatori e volontari nei luoghi di vita quotidiana. “Ringrazio la Croce Rossa per la disponibilità e l’impegno – aggiunge Finco –. È importante che i cittadini colgano questa opportunità”. Nel corso delle giornate sarà possibile ricevere informazioni sanitarie, effettuare controlli di base e confrontarsi con personale qualificato, in un clima di fiducia e prossimità.
Paola Bigon
dai turisti. Grazie a questo progetto, che prevede l’inserimento di sedute e uno spazio verde, sarà possibile vivere questa zona con maggiore agio, sicurezza e anche un netto miglioramento estetico.”
Durante questa fase iniziale dei lavori, in programma per domani, 9 maggio 2025, dalle 7.30 alle 24, e fino al termine delle operazioni,
saranno attuate alcune limitazioni: è previsto il divieto di fermata nel tratto di parcheggio in piazza Terraglio, di fronte al belvedere, e la chiusura dell’accesso pedonale al vicolo Terraglio da piazza Terraglio, per consentire le operazioni di valutazione del rischio bellico residuo e altre misure di sicurezza.(r.b.)
timo decennio scoprendo che, a parte il periodo dal 2015 al 2020, con l’indice generale dei prezzi sostanzialmente fermo a poco più di 100 punti, negli ultimi quattro anni quest’ultimo ha continuato a crescere, fino a schizzare nel gennaio di quest’anno a 121,8 punti. Andando a guardare i singoli settori di spesa, se per i servi-
zi sanitari e le spese per la salute in genere, così come per mobili e articoli per la casa, l’aumento pareggia mediamente quello degli stipendi al 15%, si sale al +21,8%, con punte del +31% per i prodotti alimentari, del 29,6% per i trasporti e addirittura +44,8% per gli affitti. Identica percentuale di aumento per le bollette di casa,
che hanno subìto, dallo scoppio della guerra in Ucraina, rincari crescenti. Anche il tempo libero per molti ha richiesto un drastico ridimensionamento: i servizi ricettivi e la ristorazione sono aumentati del 19,6% e spettacoli, eventi culturali e attività ricreative in genere costano circa il 9% in più. (m.d.v.)
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C ambio al vertice della Polizia Locale del Bassanese: Giovanni Favaretto ha annunciato le proprie dimissioni, che avranno decorrenza ufficiale dal 15 maggio. La decisione, formalizzata con una lettera protocollata a fine aprile e accompagnata da una comunicazione, arriva con un anticipo di otto mesi rispetto alla naturale scadenza del suo contratto, prevista per il 31 dicembre 2025. Nel suo messaggio di congedo, Favaretto – in servizio a Bassano dal giugno 2021 – ha espresso la volontà di “tornare a casa”, facendo riferimento a un contesto lavorativo diventato via via più complesso e a una situazione “non certo delle più semplici”. Un commiato sobrio ma significativo, che lascia intendere le
ultima uscita pubblica risale alla cerimonia del 25 aprile per l’80° anniversario della Liberazione, quando ha ordinato gli “Onori al Gonfalone della Città di Bassano del Grappa!”: un gesto che, oggi, assume il valore di un saluto solenne alla comunità.
A commentare la notizia ai microfoni di radio Veneto24 è il Sindaco di Bassano del Grappa, Nicola Finco, che spiega il quadro normativo e organizzativo in cui si inserisce la decisione del comandante. “Le motivazioni andrebbero chieste a lui – premette Finco – io non posso parlare al
difficoltà vissute negli ultimi anni all’interno del Comando di via Vittorelli. Le sue parole lasciano anche trasparire l’auspicio che l’impegno profuso non venga disperso: “Spero – ha scritto – che il lavoro svolto in questi quattro anni non venga vanificato”. Favaretto era stato il primo comandante operativo esclusivamente sotto l’egida dell’Unione Montana del Bassanese, ente sovracomunale nato proprio nel 2021. La sua uscita di scena rappresenta quindi la fine di una breve ma intensa stagione amministrativa per la Polizia Locale del territorio, caratterizzata da un inedito modello gestionale e da numerose sfide operative. La sua
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suo posto. Tuttavia, la sua scelta si inserisce in un contesto definito: da quando abbiamo riportato all’interno del Comune la funzione di Polizia Locale, nel nuovo assetto organizzativo non è più prevista la figura del dirigente del servizio. In passato abbiamo avuto comandanti, ma anche gestioni affidate a posizioni organizzative”.
Secondo il primo cittadino anche la scadenza naturale del contratto – fissata a fine 2025 –avrebbe comunque segnato un cambiamento: “Anche se fosse rimasto – spiega – Favaretto non avrebbe più potuto rivestire il ruolo di comandante della Polizia Locale di Bassano del Grappa, né tantomeno continuare nell’Unione Montana, dove non ci sono le risorse per garantirgli quella posizione”.
Favaretto, che proveniva in mobilità dal Comune di Treviso, ha dunque scelto di rientrare nel proprio ente d’origine, avvicinandosi alla sua residenza. “Ha fatto una scelta legittima, anche di comodità, visto che si avvicina a casa – riconosce Finco. Lo ringrazio per il lavoro svolto, se fosse rimasto non ci sarebbero stati problemi: ha sempre operato con professionalità. Ma questo genere di turnover è davvero normale nelle pubbliche amministrazioni”.
Resta ora da capire come verrà riorganizzato il comando locale nei prossimi mesi, soprattutto in vista della definitiva reinternalizzazione del servizio nel gennaio 2026, quando l’Unione Montana del Bassanese cesserà di gestire in forma associata la Polizia Locale.
“La riorganizzazione non nasce oggi – ribadisce Finco – ma è il frutto di una visione complessiva sulla funzione della Polizia Locale all’interno della nostra città. Continueremo a garantire sicurezza e presenza sul territorio, con un modello gestionale coerente con le risorse disponibili e con le esigenze dei cittadini”. Parole che segnano la volontà del primo cittadino di rafforzare il controllo locale attraverso una struttura più snella ma efficace, con un’impronta fortemente comunale. Redazione Bassano
Ambiente. Il piano di investimenti punta su infrastrutture sostenibili, innovazione tecnologica e risparmio energetico
Il bilancio di esercizio 2024 di ETRA SpA Società Benefit, approvato dalla quasi totalità dei sindaci soci, segna un importante traguardo per la multiutility. L’azienda, impegnata nella gestione dei servizi idrici e ambientali, ha registrato un utile d’esercizio di 8 milioni di euro, che verrà interamente destinato agli investimenti strategici previsti nel piano decennale. Tali investimenti, che ammontano a oltre 700 milioni di euro per il servizio idrico e a 241 milioni di euro per il servizio ambientale, sono un chiaro segno di impegno per la sostenibilità e l’efficienza del territorio.
Con questo utile, ETRA evita il ricorso a prestiti bancari, evitando così i costi legati agli interessi, stimati in circa 400.000 euro annui. La decisione di reinvestire l’utile nelle infrastrutture e nei servizi di pubblica utilità è stata condivisa da tutti i sindaci soci, tra cui Antonella Argenti, sindaca di Villa del Conte e presidente del Bacino Brenta per i rifiuti, e Luca
sindaco di Cittadella e presidente del Bacino Brenta per l’idrico.
Il piano di investimenti di ETRA non solo mira a migliorare la qualità dei servizi offerti, ma anche a rispondere alle sfide ambientali e sociali. Tra i principali progetti in programma ci sono il potenziamento del sistema idrico, la riduzione delle perdite, l’implementazione del fotovoltaico e la realizzazione di nuovi impianti, tra cui quello di depurazione di
Il progetto più ambizioso riguarda la riduzione delle perdite nel sistema idrico, che prevede un investimento di 43 milioni di euro, di cui 20,8 milioni finanziati dal PNRR. L’obiettivo è quello di recuperare 5.300.000 metri cubi d’acqua all’anno, con un risparmio energetico stimato in 600.000 euro annui.
Tra i progetti di maggiore impatto si trova l’installazione di impianti fotovoltaici in 13 siti azien-
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dali. Con una potenza complessiva di 6,5 MW, questi impianti contribuiranno a ridurre le emissioni di CO2 di 1.850 tonnellate all’anno e a coprire il 5% del fabbisogno energetico di ETRA, rendendo l’azienda sempre più autosufficiente dal punto di vista energetico. Oltre alla riduzione delle perdite idriche e all’efficienza energetica, ETRA sta investendo in innovazioni tecnologiche come il “Work & Fleet Management System”, un sistema che permetterà di ottimiz-
zare i servizi operativi e ridurre il consumo di carburante, con una previsione di abbattimento delle emissioni di CO2 di circa 6.000 tonnellate all’anno. In più, è previsto un nuovo impianto di depurazione a Limena, che servirà anche i comuni limitrofi, e il potenziamento della flotta aziendale per garantire interventi più rapidi ed efficienti.
Nel recente approvato sistema tariffario per il servizio rifiuti, ETRA ha voluto garantire equità e trasparenza, assicurando che tutti gli utenti paghino lo stesso importo a parità di servizio, con una particolare attenzione alle fasce più deboli, per le quali è prevista una scontistica speciale.
Con questi investimenti, ETRA non solo migliorerà la qualità dei servizi offerti ma contribuirà in modo significativo alla sostenibilità ambientale ed economica del territorio, ponendo le basi per un futuro più verde, efficiente e resiliente.
Redazione Bassano
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La corsa. Due amici italiani corrono la Boston Marathon per onorare la memoria di Sammy
Sono rientrati da Boston i
“Sammy Runners”, Andrea Tapparello e Andrea Tonietto, dopo aver realizzato il sogno dell’amico scomparso Sammy Basso: partecipare alla Boston Marathon, la maratona più antica del mondo, nella città simbolo della ricerca sulla Progeria. Il 21 aprile scorso, i due trentenni vicentini hanno corso indossando il pettorale dell’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso, sostenuti dalla Fondazione Banca Popolare di Marostica Volksbank. Oltre a completare i 42 km, hanno raggiunto l’obiettivo di raccogliere 10.000 dollari ciascuno per la Progeria Research Foundation, destinando integralmente i fondi alla ricerca.
«Non mi aspettavo un tifo così. Ho udito molte persone incitarci con il nome dell’associazione, e questo ci ha dato molta carica», ha raccontato Tapparello. «Ho sentito Sammy vicino, in particolare nei momenti più difficili,
come al 27° chilometro, arrivati alla prima collina».
all’età di 28 anni. Fondatore, insieme ai genitori, dell’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso, è stato tra i primi a partecipare agli studi clinici della Progeria Research Foundation di Boston, affrontando il primo clinical trial per la Progeria al Boston Children’s Hospital nel 2007.
Il suo legame con la fondazione americana è stato fondamentale: qui è nata la sua passione per la scienza, che ha coltivato fino alla laurea e al lavoro come ricercatore. Ha collaborato con il biologo e chimico David Ru-
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chien Liu, vincitore del Breakthrough Prize in Life Sciences, e con il genetista statunitense Francis Collins, noto per aver decifrato il genoma umano.
La Boston Marathon si svolge dal 1897 ed è la più antica competizione sportiva di questo tipo. Il percorso e la data sono identici da sempre: partenza dal sobborgo di Hopkinton e arrivo davanti alla Boston Library, nel terzo lunedì di aprile per il Patriot’s Day.
Tonietto ha aggiunto: «Io e Andrea abbiamo corso insieme, com’è nel nostro stile, e con noi c’era Sammy, anche se non fisicamente. È stato bello essere accolti a Boston dai membri della Progeria Research Foundation come parte di una grande famiglia e visitare l’ospedale, conoscendo i ricercatori che stanno facendo grandi progressi verso una possibile cura per la Progeria».
Sammy Basso, biologo e ricercatore vicentino affetto da Progeria di Hutchinson-Gilford, è scomparso nell’ottobre 2024
La prima maratona corsa da Sammy è stata a Venezia nel 2016, poi ripetuta nel 2022, successivamente Milano nel 2022 e Roma nel 2023. Ad ogni occasione, la partecipazione di atleti al seguito della sua carrozzina Joelette aumentava, insieme ai fondi raccolti per la ricerca.
«La Fondazione Banca Popolare Marostica – Volksbank è onorata di sponsorizzare questa iniziativa e di essere al fianco della ricerca», ha dichiarato la presidente Piera Campana. «Questo
evento è anche l’occasione per ricordare la bellezza e la positività di tutti quei messaggi e quei valori che Sammy Basso ha sempre portato avanti con la sua vita e il suo impegno e che oggi è responsabilità di tutti, e soprattutto del suo territorio, continuare a far vivere e promuovere». Con questa impresa, Andrea Tapparello e Andrea Tonietto hanno non solo onorato la memoria dell’amico, ma anche contribuito concretamente alla lotta contro la Progeria, portando avanti il messaggio di speranza e determinazione che Sammy Basso ha incarnato per tutta la sua vita.(r.b.)
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Calcio. Il portiere racconta i sogni, sacrifici e un amore infinito per la maglia giallorossa
Davide Costa è un giocatore d’altri tempi. Ha scelto di sposare la causa della squadra della sua città, giurando amore per il giallorosso di Bassano. Cresciuto proprio ai piedi del Grappa e poi nel settore giovanile dell’Inter, oggi è tornato a casa e non vuole più andarsene
I
n un calcio veloce e frenetico in cui non c’è quasi più spazio per il sentimento, la storia di Davide Costa offre uno spiraglio di luce. Il suo è un percorso che mette al centro di tutto il giallorosso di Bassano. Addii e ritorni, scelte controcorrente, nel nome di un legame che parte da lontano. Quando si va allo Stadio Rino Mercante, infatti, è quasi impossibile non incontrare il papà di Davide, un omone con la barba che ti accoglie e ti prova a spiegare cosa significa questa maglia. E da qui nasce l’amore del portiere classe 1996, che cresce proprio ai piedi del Grappa. A 14 anni, però, arriva una chiamata a cui non si può dire di no: da Milano c’è l’offerta dell’Inter: “Ho fatto tutta la trafila delle giovanili in nerazzurro, fino all’Under 19. Sono stati cinque anni intensi, bellissimi. Andare via di casa così presto ti cambia: devi crescere in fretta, devi farti trovare pronto. Ma lì ti danno tutto, è
un top club, non ti manca niente. Ho stretto legami veri, mi sono affezionato alle persone. Sono stati i cinque anni più belli della mia vita”.
in un altro modo, è un qualcosa di viscerale. Ho visto stadi incredibili, tifoserie che ti restano addosso”.
Nei ricordi di Davide rimane vivo un grande momento in Serie B con il Vicenza, in una delle partite più incredibili della sua
carriera. “Si gioca contro il Lecce, stadio pieno, 13.000 persone. Dopo pochi minuti viene espulso il nostro portiere. Entro io, ero un
ragazzino. Giocare al Menti, con quella pressione, è un’emozione che ti resta dentro”.
Dopodiché il portiere diventa papà e decide di fare una scelta di vita, scendendo di categoria e trasferendosi vicino a casa: “Sono andato al Giorgione, in Eccellenza. Abbiamo vinto il campionato. Poi è arrivata l’opportunità di vestire nuovamente la maglia del Bassano. Per me era un cerchio che si chiudeva”.
Oggi Davide è il giocatore con più presenze nella nuova gestione Campagnolo: ha tagliato il traguardo delle 100 partite, ha
Il percorso di Costa, però, non è stato lineare. Dopo il ritorno a Bassano in Serie C, vive una lunga serie di esperienze in giro per l’Italia, tra Francavilla, Vicenza, Gubbio e Rieti. “In quel periodo ho giocato poco, ma il sud mi è rimasto dentro. Lì lo sport è vissuto
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vinto un campionato d’Eccellenza e ha l’obiettivo di riportare la squadra tra i professionisti: “L’anno scorso abbiamo fatto una cavalcata pazzesca ai play-off. In questa stagione abbiamo avuto qualche difficoltà in più, ci aspettavamo una salvezza più tranquilla. Ma qui sto bene, è casa mia. Ho avuto chiamate importanti in estate, ma non ho mai pensato di abbandonare questa città. È tutto per me. È come se fosse il mio Real Madrid. Guardo le grandi bandiere che hanno giocato in Serie A e sogno di diventare come loro”, conclude il classe 1996.
L’attaccamento di Davide a questi colori si misura anche con l’emozione con cui descrive alcuni momenti indimenticabili: un rigore parato al Tenni contro il Treviso, in una vittoria per 1-0, ma anche… un gol segnato. “Era la penultima giornata della stagione scorsa, in una gara molto sentita come quella contro il Mestre. Perdevamo 2-1, serviva un punto per tagliare il traguardo dei play-off. C’è un calcio d’angolo al 96’ e salgo in area per l’ultimo disperato assalto. Segno io. 2-2. È esploso il Rino Mercante. Non ho capito più nulla, ho i brividi solo a ripensarci”.
In porta, Davide ha avuto modelli d’eccezione. “Il mio idolo è Buffon, sono cresciuto guardando le sue gesta. Ma ho avuto la fortuna di allenarmi con Julio Cesar e Handanovic quando sono salito in prima squadra all’Inter. In più c’è anche Di Gregorio, oggi alla Juventus. Siamo cresciuti insieme nelle giovanili, sono contentissimo per quello che sta facendo ora”. Non ha rimpianti Davide Costa. “Quegli anni all’Inter me li sono goduti. È stata un’esperienza meravigliosa, che rifarei. Ma oggi sto bene qui. Voglio essere una bandiera. Riportare il Bassano in Serie C per me sarebbe tutto. Questa maglia mi fa sentire felice. È casa”. E in un calcio che cambia volto troppo in fretta, la storia del classe 1996 rappresenta una lezione preziosa. Radici, cuore e grandi sogni. Costa è molto più di un numero uno: è un simbolo di fedeltà, appartenenza e passione autentica tutta in salsa giallorossa.
Stefano Parpajola
Basket. A 19 anni ha lasciato la città per gli Usa: “Voglio essere la miglior versione di me stesso”
Lorenzo Ceffoli è un ragazzo umile, che fa del suo primo principio la cultura del lavoro. Nato a Verona, è esploso nella fabbrica di talenti dell’Orange1 Basket Bassano per poi spiccare il volo verso un’esperienza negli Usa
In questa storia c’è un filo sottile che unisce Verona alla California, passando per Bassano: ha la forma di un pallone da basket. Il protagonista è Lorenzo Ceffoli, classe 2005 nato proprio a Verona, ex Orange1 Basket Bassano e oggi in forza in un junior college americano: “Ho iniziato a giocare a 9 anni; ero partito con il calcio, ma non mi piaceva. Con mio padre e mio nonno andavamo a vedere le partite della Scaligera e lì è nato tutto. Ho capito che il mio posto era su un parquet”. A 16 anni arriva il salto a Bassano, una delle realtà giovanili più all’avanguardia in Italia. “È stato un bel passo in avanti. All’inizio non è stato facile vivere da solo, fare tutto per conto mio, ma poi mi sono abi-
tuato”. Ceffoli si mette in luce ai piedi del Grappa, dove trova una vera e propria scuola di vita: “Qui lo studio è fondamentale: se non ottieni certi voti, non puoi giocare. È un sistema che ti responsabilizza, ti prepara ai college e ti fa crescere anche fuori dal campo”. A colpire Lorenzo non è solo l’approccio accademico, ma anche il mix culturale. “Ci sono ragazzi da tutto il mondo. Parlare inglese è obbligatorio per capirsi, ma non è sempre facile. Ci sono culture, religioni e mentalità diverse. In più è un ambiente molto competitivo: siamo tutti qui a giocarci il nostro futuro”. Prima di volare negli Stati Uniti, il giovane playmaker ha vissuto un’altra esperienza di grande crescita: un’in-
tera stagione divisa tra Orange1 e Schio in Serie C. “Mi allenavo e giocavo per entrambe. È stato un periodo tosto, ma ho imparato tanto. È stato il mio trampolino di lancio”. E così arrivano le sirene dall’America, con addirittura cinque offerte da diversi college. Ceffoli sceglie la California: “Il gruppo è metà internazionale e metà locale. Ho cominciato in un junior college e ora punto al salto di livello, magari in una nuova squadra. Quest’anno sono esploso, sono stato premiato tra i migliori del campionato. È andata davvero bene”. La vita americana lo ha sorpreso. “All’inizio ho fatto fatica. Ma i ritmi sono più flessibili, meno frenetici. La mattina studio, il pomeriggio mi alleno. Si vive benissimo e il coach ha creato un grande gruppo in squadra”. Playmaker con la testa alta e il cuore acceso, Lorenzo ama prendersi responsabilità. “Mi ispiro a Campazzo, mi piace ricevere palla, guidare i com-
pagni, essere un leader dentro e fuori dal campo. Sono cresciuto guardando Stephen Curry”. E il sogno? “Giocare in Serie A, in Italia o in Europa. Voglio diventare la miglior versione di me stesso, lavoro per questo ogni giorno”.
Lorenzo Ceffoli sta inseguendo i suoi obiettivi: con lo zainetto in spalle ha messo piede in America. Gambe e talento con la voglia di diventare grande: una storia tutta da scrivere.
Stefano Parpajola
Alberto Pozzato è l’attaccante dell’Hockey Bassano. Quando parla del suo sport, degli anni a Sandrigo, dell’approdo a Bassano, lo fa con la sincerità e la passione di chi ha scelto una strada e ha deciso di inseguirla. “La mia passione per l’hockey è nata quando avevo quattro anni. Tutti i miei cugini giocavano e io ho voluto provarci. Da lì non ho più smesso”.Pozzato è cresciuto a Sandrigo e lì è rimasto per 27 lunghissimi anni. Un’intera
vita sportiva legata a una maglia: “Era casa mia. Ho fatto tutto il mio percorso lì. Ho visto società e tifosi crescere. È stato difficile andarmene”. Una scelta sofferta, ma necessaria. L’ambizione chiama e Alberto risponde. “Volevo alzare l’asticella. Bassano rappresentava una grande occasione. Sono contento della scelta: questa è una società gloriosa, con giocatori fortissimi. All’inizio sentivo una forte responsabilità. In un club così c’è pressione. Ma
l’ho gestita bene”. Il vero punto di forza della stagione giallorossa è stato il gruppo: “Ogni anno ci sono volti nuovi, non è scontato creare coesione. Quest’anno ci siamo riusciti. Abbiamo affrontato delle difficoltà, ma ne siamo usciti più uniti. Questo ci ha portato a raggiungere i nostri obiettivi”. E gran parte del merito, Pozzato lo riconosce al suo allenatore, Alessandro Bertolucci: “È una persona straordinaria. Trasmette grinta, ha una garra
pazzesca”. Tra le esperienze più significative della sua carriera, spicca il sogno vissuto in Nazionale. “La prima chiamata è arrivata a 29 anni. Non me l’aspettavo. Il ricordo più bello? Il terzo posto al Mondiale. Un’emozione che non dimenticherò mai”. Ma il sogno, quello vero, è ancora da conquistare. “Non ho mai vinto. Voglio uno Scudetto o una Coppa Italia. È il mio obiettivo più grande”. Gol, umiltà e passione: questo è Alberto Pozzato. (s.p.)
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Ormai non si contano più le interviste al vetriolo che i leader dei due partiti si scambiamo, ma soprattutto non si placano le voci di “transumanze” di consiglieri leghisti, preoccupati per la propria riconferma a fronte del calo dei consensi del proprio partito, verso Fratelli d’Italia. Nel frattempo anche l’attività amministrativa, tanto in regione quanto nei territori, subisce i contraccolpi di questo contrasto: le Commissioni Consiglieri si stanno riducendo a campi di battaglia e persino nell’indicazione dei presidenti dei Consorzi di Bonifica l’eco di quanto sta accaden-
Verso
do in campo politico si fa sentire.
Alberto Stefani, segretario regionale della Lega, presidente e assessori di peso ai Fratelli con bonus di candidati sindaci delle Città Capoluogo prossime al voto? Può essere uno schema, ma proprio dai Meloniani è giunta una secca smentita: chiedono la presidenza. Per la Lega perdere la guida del Veneto potrebbe voler dire la fine di una lunga, lunghissima storia, per Fratelli d’Italia non poter annoverare, nel momento di massima forza, neppure la presidenza di un regione del nord appare inaccettabile.
Andranno divisi e useranno le elezioni come una sorta di primarie? Anche in questo caso tutto può accadere, ma
sembra un’ipotesi estremamente remota: troppo delicati gli equilibri anche di carattere nazionale per potersi permettere un approccio di questo tipo. E in tutto questo cosa accade al centrosinistra? Il tavolo degli alleati continua a incontrarsi e a parlarsi. Di nomi ne sono usciti molti, ma di ufficiali ancora nulla. Chissà che adesso, fissata la data delle elezioni, ci sia un’accelerazione. Tutta da decifrare la posizione di Azione: il partito di Calenda non ha ancora deciso come comportarsi. Sembra vogliano attendere di comprendere se vi sarà veramente una spaccatura tra Lega e Fratelli d’Italia per poi costruire un’alleanza con gli stessi leghisti e magari Forza Italia. Staremo a vedere.
Il Conclave per eleggere Papa Leone XIV è stato decisamente veloce nonostante il numero record di cardinali da mettere d’accordo. Niente a che vedere con quello che sta accadendo dentro i partiti e le coalizioni per la scelta del candidato presidente della Regione Veneto. Il prossimo autunno, così ha chiarito il Consiglio di Stato, si andrà alle urne, ma al momento tanto il centrodestra quanto il centrosinistra sembrano tutt’altro che pronti.
CASA CENTRODESTRA, BRACCIO DI FERRO PER LA LEADERSHIP
Partiamo dal centrodestra che, numeri alle mano, parte ovviamente da favorito. L’impossibilità per Luca Zaia, il presidente più amato d’Italia, di ricandidarsi ha aperto una voragine. Non tanto, o quantomeno non soltanto, perché non ci siano candidati alla sua altezza, quanto per la sintesi che il suo nome è in grado di produrre. In buona sostanza: senza Zaia, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia rivendicano tutti la presidenza.
In qualche dichiarazione maggiormente aspra qualcuno arriva persino a dire che l’alleanza di centrodestra non sarebbe scontata e che i partiti che la compongono potrebbero addirittura arrivare a correre l’uno contro l’altro. Questo però appare uno scenario improbabile: troppi gli equilibri, compresi quelli di Go-
verno, che impongono agli alleati di stare tutti insieme. Estremamente rappresentative del clima che si sta vivendo in casa centrodestra le parole di un big come il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Alberto Villanova: “La decisione del Consiglio di Stato sgombra definitivamente il campo dai dubbi. Per noi, comunque, il punto è mai stato il quando, ma il come. I Veneti si attendono e sperano di essere governati da un presidente che dia continuità al buon governo di Luca Zaia, lui per noi sarà sempre il Doge. Grazie alla compattezza ritrovata con il lavoro di Alberto Stefani, schiereremo tra le nostre fila gli amministratori più capaci e radicati sul territorio. Siamo pronti, prontissimi quindi, per la prossima campagna elettorale e per difendere la nostra linea del Piave”. Dove per “linea del Piave” la Lega intende proprio il mantenere la presidenza del Veneto. Il numero uno di Fratelli d’Italia in Veneto, il Senatore Luca De Carlo però non ci sta: “l’indiscrezione secondo cui il Veneto sarebbe stato assegnato alla Lega è priva di fondamento. Una bugia. Probabilmente con una strategia alla base: più ripeti e diffondi una cosa falsa e più matura il convincimento che sia vera. Ma non è così. Siamo il partito maggioritario non solo a livello nazionale, ma anche a livello veneto e quindi avremo un ruolo importante
nella scelta e nell’individuazione del migliore candidato presidente della Regione”. Staremo a vedere se i tavoli romani dirimeranno la questione e se il futuro del Veneto, alla fine, si deciderà nella Capitale sopendo che, pronto a scattare, c’è anche Forza Italia con il suo leader regionale, Flavio Tosi pronto a candidarsi.
ALLA RICERCA DI UN CANDIDATO
Nel centrosinistra continuano gli incontri del tavolo di coalizione, ma di nomi del candidato, nel momento in cui scriviamo, ancora non se ne vedono. O meglio: se ne vedono molti, ma sono tutti frutto di indiscrezioni, rumor o supposizioni. Nello spe-
cifico sono stati passati in rassegna, senza successo, la scienziata Antonella Viola, l’ex sindaco di Vicenza, Achille Variati, l’attuale capogruppo PD, Vanessa Camani, la consigliera regionale PD vicentina, Chiara Luisetto. E la lista potrebbe continuare. Fatto sta che al momento il nome che tenga insieme i partiti che fanno parte della coalizione e le diverse anime all’interno degli stessi, ancora non si vede.
Chiaro in questo senso il pensiero del segretario regionale del Pd, il senatore Andrea Martella: “Il lavoro del centrosinistra veneto prosegue in modo unitario, con il massimo della condivisione tra tutte le forze della coalizione. E non solo perché l’unità è un valore assoluto tanto per il
PD quanto per la coalizione, ma anche come precisa scelta politica. Nessuno strappo, nessuna polemica, a differenza di quello che vediamo succedere tutti i giorni in casa del centrodestra: il nostro è un confronto serio, rispettoso e concentrato sull’obiettivo comune. E cioè costruire un’alternativa credibile e vincente al governo della destra, dopo trent’anni di potere ininterrotto. Stiamo riflettendo insieme su diversi profili e su persone di qualità, in grado di interpretare con autorevolezza la sfida che stiamo costruendo. Una sfida che non è una spartizione tra partiti come invece vediamo nel centrodestra. È una sfida sulle idee, sui progetti, sui problemi da risolvere”. Staremo a vedere.
Il dibattito. Acceso confronto fra maggioranza e opposizione sulla manovra di intervento
L
’emergenza abitativa in Veneto, alla quale abbiamo dedicato il nostro approfondimento tematico il mese scorso, irrompe in consiglio regionale con tutte le sue contraddizioni e criticità e infiamma il dibattito politico. In occasione dell’esame del disegno di legge “Ordinamentale 2024, che contiene una serie di semplificazioni delle norme su trasporti, navigazione, edilizia residenziale pubblica, ambiente, difesa del suolo, la discussione si è concentrata in particolare sull’emergenza abitativa, per la quale i consiglieri di minoranza hanno chiesto una maggiore attenzione e risorse. Anna Maria Bigon, del Partito Democratico, ha seguito i lavori della seconda commissione che aveva messo a punto il provvedimento e osserva: “Sono emerse alcune implicazioni che non sono solo di natura sem-
plificativa che richiederebbero un maggiore coinvolgimento della commissione consiliare competente, il cui parere è fondamentale. Non può bastare una relazione annuale. Abbiamo un patrimonio di edilizia residenziale pubblica ormai vetusto, che va recuperato. Bisogna assolutamente intervenire sulla parte non utilizzata, da ricostruire in base a criteri socialmente utili e sostenibili, attraverso piani di rigenerazione urbana, con particolare attenzione alle fasce più fragili della popolazione”. In consiglio Renzo Masolo, di Europa Verde, mette l’accento sulla alienazione del patrimonio erp per recuperare altri alloggi: “Significa svilire, svendere un patrimonio necessario per far fronte alle necessità abitative delle fasce più fragili della popolazione. Serve una riforma dell’edilizia residenziale pubblica”.
I lettori ci scrivono dopo il nostro approfondimento
La capogruppo Pd Vanessa Camani è drastica: “Questo provvedimento, che tocca una serie di diverse materie, vede tra i nodi cruciali il fronte delle politiche abitative. Con risposte che, in assenza di efficaci modifiche normative, sono destinate a non risolvere l’attuale e dilagante situazione emergenziale. Stanno aumentando i bisogni, ma le risorse rimangono invariate. Addirittura, il patrimonio abitativo
pubblico si riduce, con richieste quasi quotidiane di alienazione da parte delle Ater. I casi di emergenza abitativa stanno infatti aumentando ovunque, soprattutto a causa dei tagli dei sostegni voluti dal governo, sia per quanto riguarda il Fondo affitti che quello per le morosità incolpevoli. Una riduzione che ha un impatto rilevantissimo, non solo per gli indigenti ma, a macchia d’olio, per la fascia media con un solo lavoratore. Non basta aumentare il numero di alloggi per emergenze abitative, togliendoli a quelli destinati all’edilizia popolare. Si cambi strategia, - conclude Camani - creando invece un fondo straordinario al quale i Comuni possono attingere nei casi di emergenza”.
Elena Ostanel, di Veneto che Vogliamo, aggiunge: “Sulla casa
“Rispetto della legalità, recupero dell’esistente e spazio al libero mercato per attrarre gli investitori”
Dopo aver letto la nostra inchiesta “Dentro la notizia” dedicata all’emergenza abitativa un lettore ci scrive per offrire un contributo interessante al dibattito su un tema molto sentito e sempre attuale. Ecco la sua lettera
Gentile direttore, ho letto con vivo interesse l’approfondimento riguardante il diritto alla casa e la carenza di immobili in affitto in alcuni comuni della Marca. Vorrei offrirLe un breve spunto dal punto di vista di chi, come me, sarebbe disposto a investire nel mercato immobiliare locale, anziché destinare capitali alla finanza internazionale.
Pur avendo condotto analisi accurate e individuato scenari economicamente sosteni-
bili, ho sempre rinunciato a procedere per un motivo preciso: l’incertezza normativa. L’impossibilità di tutelare il proprietario di fronte a inquilini morosi, spese condominiali inevase o danni non risarciti rappresenta un rischio inaccettabile per chi investe con serietà.
Non credo di essere un caso isolato: molti potenziali investitori si tengono alla larga da un sistema che, nel tentativo di tutelare i più fragili, finisce per scoraggiare chi potrebbe
contribuire ad aumentare l’offerta abitativa. Ritengo che una misura chiave potrebbe essere rendere certo e rapido il ripristino del diritto in caso di inadempienza contrattuale. In parallelo, sarebbe auspicabile incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, magari prevedendo sgravi fiscali o agevolazioni per gli affittuari che accettano contratti legati alla ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile. Questo approccio potrebbe dare nuova vita a interi quartieri
non è possibile che manchi, in discussione generale, l’assessore regionale competente. Serve una riforma seria, organica, dell’edilizia residenziale pubblica. Circa novemila veneti sono in attesa della casa e manca una strategia dell’Esecutivo regionale per mettere mano agli immobili vetusti. Non serve, non paga, l’alienazione di alloggi per ristrutturarne altri. Proponiamo che una percentuale di alloggi erp venga riservata agli under 35”. Andrea Zanoni, di Europa Verde, chiede piani che consentano una valutazione complessiva della situazione abitativa, provincia per provincia, comune per comune. Arturo Lorenzoni vede la necessità di uno strumento diverso e invita a “lavorare e investire su progettualità specifiche per valorizzare il patrimonio”.
senza ulteriore consumo di suolo. Infine, credo sia opportuno riflettere su quanto l’edilizia pubblica, pur animata da buone intenzioni, abbia spesso prodotto quartieri degradati e poco vivibili. Lasciare spazio al libero mercato, purché regolato con equilibrio, potrebbe rivelarsi molto più efficace nel garantire un’offerta abitativa variegata e dignitosa.
Cordialmente, AB
La statistica. I dati del censimento permanente della popolazione
Calano le nascite ma anche la mortalità si riduce, l’età media continua a salire e sfiora i 47 anni: questa la prima fotografia che emerge dal censimento permanente della popolazione in Veneto che mette in fila i numeri del 2023 su popolazione, movimenti demografici e altri indicatori come il numero degli stranieri, la composizione delle famiglie e la distribuzione della popolazione. In Veneto le provincie che “pesano” di più sul fronte della popolazione sono Padova e Verona, ciascuna con oltre il 19% del totale, così da arrivare quasi al 40% di tutti in residenti in Veneto. Treviso, Vicenza e Venezia messe insieme raccolgono oltre la metà della popolazione mentre Rovigo e Belluno raccolgono l’8,8% dei veneti. In valori assoluti la popolazione è stabile e il dato a fine anno era di 4.852.216 persone, vale a dire l’8,2% della popolazione italiana. La longevità femminile si fa sentire sui numeri perché nella nostra regione le donne superano gli uomini di oltre 75 mila unità. Continua a crescere il numero degli stranieri, ormai oltre il 10,3% del totale dei residenti, poco più di mezzo milione, un quarto dei quali di provenienti dalla Romania, seguita da Marocco con il 9% e dalla Cina al 7,3%.
Scendendo nel dettaglio delle dinamiche demografiche la provincia di Rovigo presenta la perdita più consistente sia in valore assoluto (-493 residenti) sia in termini relativi (-0,2%); diminuisce la popolazione anche a Belluno (-0,2%) e Venezia (-0,1%). Le altre quattro province segnano un lieve incremento relativo positivo. In particolare, Venezia è la provincia con il più basso saldo naturale (-4.609), Padova ha i saldi
migratori, interno ed estero, più elevati (rispettivamente + 1.467 e + 3.601).
A preoccupare è il saldo naturale nella regione, che conferma la dinamica sfavorevole, con un eccesso dei decessi (51.071) sulle nascite (30.438). In Veneto, infatti, come nel resto d’Italia, si registra il nuovo minimo storico delle nascite, con una riduzione di quasi il 30 per cento rispetto ai 43mila nati di inizio millennio (anno 2000). La diminuzione del numero dei nati è determinata sia dalla contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni). Prosegue il trend decrescente del tasso di natalità, dal 6,5 per mille del 2022 al 6,3 del 2023, mantenendosi di poco inferiore alla media nazionale (6,4 per mille abitanti). Tra le province il maggior decremento (da 6,4 a 6,1 per mille nel 2023) si riscontra a Padova; il valore minimo del tasso si riscontra a Rovigo (5,2 per mille), il valore massimo a Verona (6,7 per mille).
Rispetto all’anno precedente il numero dei morti diminuisce di 4.401 unità. Il decremento è del 7,9% sul 2022, superiore al valore nazionale (-6,1%), e riguarda soprattutto la componente più anziana della popolazione, all’interno della quale si concentra la maggior parte dei decessi.
Interessante anche la composizione dei Comuni veneti e le loro dimensioni.Il 44,6% dei 563 Comuni della nostra regione ha una popolazione compresa tra 1.001 e 5.000 abitanti, dove risiede più del 14% degli abitanti. Il 17% della popolazione vive nei quattro comuni con oltre 100.000 abitanti (Verona,
Venezia, Padova, Vicenza); più di un quarto vive nei 95 comuni con popolazione tra 10.001 e 20.000 abitanti. Fra i comuni non capoluogo spiccano per numerosità della popolazione Chioggia (VE, 47.581 abitanti), Bassano del Grappa (VI, 42.405) e San Donà di Piave (VE, 41.848).
Guardando invece alle famiglie, quelle più numerose, con almeno tre componenti, rappresentano il 36,9% del totale. Tra le province venete, Treviso (2,36) ha il numero medio di componenti più alto e una percentuale significativa di famiglie con 4 e più componenti (20,8%). Anche Vicenza (2,31 componenti medi per famiglia) ha una percentuale di famiglie con 4 e più componenti superiore a quella regionale, seguita da Verona e Padova. Viceversa, Belluno è caratterizzata dalla più bassa dimensione familiare media (2,10) e un’alta incidenza di famiglie unipersonali (40,6).
Le trasformazioni socio-demografiche come i cambiamenti degli stili di vita, la contrazione della fecondità, la crescente instabilità delle relazioni di coppia e la maggiore longevità, si riflettono nei mutamenti delle forme di vita familiari, favorendo la formazione di famiglie con un minor numero di componenti e di strutture familiari più flessibili. In Veneto la coppia con figli rappresenta il 46,3% del totale, seguita dalla coppia senza figli (33,3%) e dai nuclei con un solo genitore. Le madri sole con figli rappresentano il 15,5%, i padri il 4,8%. A livello provinciale Treviso (47,9%) e Vicenza (47,8%) mostrano una percentuale più alta di coppie con figli rispetto alla media regionale e nazionale. Rovigo, Belluno e Venezia registrano valori più elevati di coppie senza figli o con un solo genitore.
S
ul fronte delle energie rinnovabili il Veneto è sempre stato all’avanguardia, fin dai tempi dei primi impianti fotovoltaici sui tetti di abitazioni e aziende. Ora la nostra regione fa un balzo in avanti anche nella partita delle Comunità energetiche rinnovabili che si stanno via costituendo, nonostante le difficoltà e la burocrazia che accompagna le soluzioni innovative. Infatti in Veneto ci sono già 73 Cer, il 10 per cento del totale nazionale, con una capacità produttiva di 12,75 Megawatt di elettricità dal sole e benefici per chi ne fa parte. Ma cosa sono le comunità energetiche? Sono organizzazioni formate da soggetti privati, aziende e enti pubblici che si mettono insieme per condividere l’energia prodotta da impianti di energia rinnovabile. Oltre ai vantaggi sotto il profilo ambientale e di ottimizzazione della rete le comunità energetiche consentono di ricevere un incentivo dallo stato che poi viene suddiviso tra i partecipanti.
Attualmente in Veneto esistono diverse iniziative locali, ma molte di esse hanno difficoltà a entrare in contatto con cittadini e imprese interessati a partecipare. Allo stesso modo, chi vorrebbe aderire a una Cer spesso non dispone di un canale semplice ed efficace per individuare quella più adatta alle proprie esigenze. Inoltre, le informazioni sulle comunità energetiche sono spesso sparse su più fonti e non sempre coerenti tra loro. Non da ultimo, la costituzione di comunità energetiche necessita di competenze tecniche che rendono la fase di avvio assai complessa e impegnativa da portare a termine.
Ed è stata proprio la frammentazione delle informazioni e la mancanza di un canale centralizzato ad ostacolare la diffusione e l’aggregazione di queste iniziative.
Per superare queste criticità sia a livello informativo che organizzativo la Regione Veneto ha lanciato VenetoVerdeEnergia.it, un
portale pensato per dare impulso alle Comunità Energetiche Rinnovabili e agevolare la transizione verso un modello energetico più sostenibile. L’intenzione è quella di colmare il divario tra chi desidera partecipare a queste realtà e le stesse comunità, rendendo più semplice l’accesso a informazioni chiare e coordinate.
“Le comunità energetiche,spiegano gli esperti - rappresentano un modello innovativo che vede la collaborazione tra cittadini, imprese ed enti pubblici per condividere l’energia prodotta da impianti rinnovabili. Questo approccio, oltre a offrire evidenti benefici ambientali, consente di ottenere incentivi statali, contribuendo al miglioramento della rete elettrica e alla riduzione dei costi per i partecipanti. L’obiettivo è chiaro: creare un ecosistema in cui ogni cittadino possa sentirsi parte attiva di un futuro energetico sostenibile, contribuendo in modo diretto alla crescita e al consolidamento delle comunità
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energetiche sul territorio veneto”.
La consultazione del portale è semplice: basta inserire il proprio indirizzo per sapere quali sono le Cer attive in zona e avere i riferimenti per contattarle direttamente. Inoltre le comunità energetiche che si iscrivono al portale possono ampliare la propria rete di produttori e consumatori, favorendo così la crescita del modello di condivisione dell’energia rinnovabile. Questo strumento
non solo favorisce il dialogo e lo scambio tra le diverse realtà, ma rappresenta anche un incentivo per le stesse comunità energetiche che possono farsi conoscere e trovare sia nuovi produttori che consumatori. In queste settimane la Regione sta organizzando anche una serie di incontri pubblici per spiegare appunto cosa sono le Cer e quali potenzialità di risparmio offrono anche per i piccoli consumatori.
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Chiude con il segno più il bilancio 2024 dell’ULSS 7 Pedemontana: un risultato positivo per 659.103 euro che arriva non da riduzioni di spesa, ma da un aumento delle attività e dalla capacità di valorizzare i servizi offerti, migliorando al contempo le performance sanitarie. Lo sottolinea con soddisfazione il Direttore Generale Carlo Bramezza: «È un risultato di grande rilievo perché è stato ottenuto non tagliando i servizi, ma potenziandoli e investendo, rendendo l’Azienda più attrattiva sia per i pazienti che per gli operatori sanitari». Il 2024 ha segnato infatti un incremento significativo del valore della produzione, che ha toccato quota 804,6 milioni di euro, il dato più alto nella storia dell’Azienda, con un aumento di 42 milioni rispetto al 2023 e addirittura +159,8 milioni rispetto al 2014. Un trend positivo che trova riscontro anche nell’attività sanitaria: i ricoveri hanno generato un valore di 7,8 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente (+6,2%), mentre la specialistica ambulatoriale, comprese le analisi di laboratorio, ha registrato un +1,4 milioni (+2,3%). Il miglioramento non si limita ai numeri. L’ULSS 7 ha investito anche nella riorganizzazione interna, optando per l’internalizzazione di funzioni strategiche come la gestione del magazzino farmacia e dei prelievi a domicilio, migliorando l’efficienza e contenendo i costi. Scelte che, come spiega Bramezza, «hanno generato un beneficio sia in termini economici che qualitativi, rafforzando l’autonomia operativa e la sostenibilità dell’Azienda». Accanto ai ricavi, crescono anche i costi, effetto dell’inflazione e dell’aumento delle attività. Ma i dati confermano che si tratta di spese “buone”: rispetto al 2014, le uscite per beni sanitari sono aumentate di 44,9 milioni, quelle per servizi sanitari di 42 milioni, e quelle per il personale di 29,5 milioni, a dimostrazione di un investimento concreto nelle risorse umane e nelle tecnologie. Il
bilancio 2024 evidenzia anche una riduzione delle “fughe” verso altre aziende sanitarie, cioè della mobilità passiva. Per i ricoveri si è registrato un recupero pari a 1.025.922 euro, mentre la mobilità attiva, ovvero i pazienti provenienti da fuori territorio, è cresciuta fino a 24 milioni, con un aumento di 279.587 euro sul 2023. Segnali che indicano una maggiore capacità attrattiva dell’Azienda e una crescente fiducia dei cittadini nei servizi offerti localmente. Non meno importante è la puntualità nei pagamenti ai fornitori: l’ULSS 7 salda le fatture in media entro 25 giorni – ben al di sotto dei 60 giorni previsti dalla legge – e ha azzerato i ritardi oltre i termini, a conferma della solidità finanziaria raggiunta. «Essere puntuali nei pagamenti significa anche sostenere l’economia del territorio, creando un circolo virtuoso con le imprese fornitrici, molte delle quali locali», evidenzia Bramezza. Il Direttore Generale rivendica con orgoglio anche i risultati in termini di attrattività verso il personale sanitario: «Oggi siamo in grado di offrire opportunità di carriera, percorsi di crescita e incentivi grazie ai recenti accordi sindacali. Questo ci consente di trattenere e attrarre professionisti qualificati, valorizzando le competenze interne». Fondamentale, in questo percorso, il ruolo svolto dalla Direzione amministrativa, guidata dalla dott.ssa Michela Conte, e dal lavoro di squadra con i clinici e gli operatori. In sintesi, il bilancio 2024 rappresenta un traguardo importante: non solo per l’equilibrio economico raggiunto, ma soprattutto perché ottenuto mentre si aumentavano le prestazioni, migliorava la qualità dei servizi e si consolidava la fiducia della comunità. Una gestione attenta, che ha saputo coniugare rigore e visione, trasformando una fase complessa in un’opportunità di crescita strutturata.
Paola Bigon
Primo parto in acqua all’ospedale San Bassiano
È nato lunedì 14 aprile il primo neonato venuto alla luce direttamente in acqua all’ospedale San Bassiano. Un evento speciale, reso possibile grazie a una vasca attrezzata e a un’équipe formata specificamente per assistere questo tipo di parto, che in Italia è ancora praticato in pochissimi centri.
«È stato un parto molto naturale, come dovrebbe essere sempre – racconta il dott. Roberto Rulli, direttore dell’U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia –. La donna aveva già scelto di affrontare il travaglio in acqua e, trovandosi a proprio agio, abbiamo deciso di proseguire anche con il parto vero e proprio nella vasca. Tutto è andato per il meglio, con contatto pelle a pelle già in acqua e poi anche dopo, nel letto». Il parto in acqua, spiega ancora Rulli, offre benefici sia alla donna – grazie all’effetto analgesico dell’acqua calda – sia al neonato, che sperimenta una transizione più dolce verso l’esterno. «Il bimbo passa da un ambiente liquido e caldo a un altro simile, prima di venire esposto all’aria. In quei primi istanti, non c’è alcun rischio: il neonato è ancora attaccato al cordone ombelicale e quindi l’ossigenazione è garantita».
Se un tempo il parto in acqua era più frequente, negli ultimi anni è diventato raro, complice la pandemia e le difficoltà logistiche. «Richiede un’organizzazione attenta, in particolare per la sanificazione della vasca – sottolinea Rulli –. A Bassano avevamo installato la nuova vasca già quattro anni fa, ma il Covid ne aveva posticipato l’utilizzo per il parto completo. Ora, se la donna lo desidera e non ci sono controindicazioni, l’opzione è disponibile». A commentare con soddisfazione l’evento è anche il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana, Carlo Bramezza: «Congratulazioni ai neo genitori. Questo parto testimonia l’alta qualità dell’Ostetricia del San Bassiano e la sua attenzione costante al benessere della mamma e del neonato».
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Organizzazione. Più visite ortopediche al
Cambia volto l’Ortopedia dell’ospedale San Bassiano, che da inizio anno ha raddoppiato la propria offerta ambulatoriale estendendo l’orario anche al pomeriggio, dal lunedì al venerdì fino alle 18.30. Un cambiamento strutturale, frutto di un nuovo progetto organizzativo, che permette di dare una risposta ancora più tempestiva alle richieste dei pazienti, in particolare per quanto riguarda le prime visite.
Le nuove sedute pomeridiane sono state pensate per ampliare l’accessibilità dei servizi ortopedici, soprattutto per chi lavora o ha difficoltà a presentarsi al mattino. Ogni giorno della settimana è dedicato a un ambulatorio specialistico diverso: chirurgia protesica, traumatologia dello sport e chirurgia della spalla, chirurgia del piede, della mano e – il venerdì – un ambulatorio ortopedico generale aperto a tutte le necessità non coperte dalle altre specializzazioni.
Un’offerta potenziata che si basa su un investimento importante sia in termini di risorse umane che strutturali. «Lo scorso anno avevamo già azzerato le liste d’attesa – spiega il dott. Cesare Chemello, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia degli ospedali di Bas-
sano e Asiago – ma con questa nuova organizzazione vogliamo consolidare e mantenere il risultato, soprattutto per le prime visite, che rappresentano il punto di partenza per la presa in carico del paziente. Estendere l’orario consente di offrire una risposta efficace anche alle fasce di popolazione più attive, come i lavoratori, senza compromettere la tempestività delle cure». La riorganizzazione è stata possibile grazie all’assunzione di due nuovi specialisti ortopedici, che portano a 13 il numero totale dei medici in servizio tra Bassano e Asiago, all’adeguamento del personale infermieristico e alla creazione di un nuovo ambulatorio dedicato, a conferma della volontà dell’ULSS 7 Pedemontana di investire concretamen-
te nell’efficienza del servizio sanitario locale. I primi risultati non si sono fatti attendere: nei primi tre mesi del 2025 sono state effettuate 3.819 visite ambulatoriali, con un incremento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le prime visite sono state 1.685, con un aumento del 16%. Un segnale chiaro della crescente attrattività dell’Ortopedia del San Bassiano, che si conferma punto di riferimento per tutto il territorio. Soddisfatto anche il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana, Carlo Bramezza: «L’introduzione dell’orario continuato fino alle 18.30 rappresenta una novità assoluta per l’Ortopedia di Bassano e non si tratta di un intervento temporaneo, ma di una scelta strutturale. È la dimostrazione della crescita costante di questa unità operativa, ma anche dell’intero ospedale, che stiamo rafforzando ovunque sia possibile, sia dal punto di vista delle risorse umane che dell’organizzazione, per garantire risposte sempre più efficaci ai cittadini». L’estensione degli orari, insomma, non è solo un dato tecnico, ma un cambiamento tangibile nella vita quotidiana dei pazienti: più opportunità di accesso, meno attese e una sanità sempre più vicina alle esigenze reali delle persone.
Redazione
Salute
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Il Veneto in prima linea contro gli attacchi informatici: sanità digitale più sicura con il nuovo CERT regionale
La Regione del Veneto si afferma come punto di riferimento nazionale nella difesa del settore sanitario dalle crescenti minacce informatiche. È quanto emerso oggi durante il convegno “La minaccia cibernetica al settore sanitariostrategie e strumenti per la sicurezza digitale”, tenutosi all’Auditorium
Padiglione Rama di Mestre, con la partecipazione di figure istituzionali e tecniche di primo piano come Bruno Frattasi, Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, e l’Assessore regionale all’Agenda Digitale, Francesco Calzavara. Cuore pulsante di questa strategia è il CERT Regionale (Computer Emergency Response Team), istituito nel 2023 e sostenuto da un investimento complessivo di 26 milioni di euro, di cui 16 a carico della Regione e 10 provenienti da fondi statali e dal PNRR. Il progetto coinvolge 13 aziende sanitarie e società in-house con l’obiettivo ambizioso di formare oltre 70mila dipendenti pubblici, rendendo le strutture sanitarie del Veneto più resilienti agli attacchi informatici. «Non bastano le macchine, non bastano le idee. Servono le persone», ha sottolineato Calzavara nel suo intervento, richiamando la centralità delle competenze umane nella difesa dei dati sensibili, in particolare quelli legati alla salute. Oltre al CERT, la Regione sta investendo su altri due fronti: il Polo Strategico Regionale (PSR) per la migrazione sicura al cloud degli enti pubblici (oltre 10 milioni di euro) e la rete quantistica per la cybersicurezza, sviluppata in collaborazione con CAV S.p.A. e l’Università di Padova, che posiziona il Veneto tra i protagonisti europei nel campo della crittografia quantistica, in linea con il programma EuroQC. «La cybersicurezza – ha concluso Calzavara – non è più un affare solo per tecnici. È una responsabilità collettiva che deve unire pubblico, privato e istituzioni per garantire protezione e fiducia nei servizi digitali. Il diritto alla salute passa anche dalla tutela del dato.»
Idee in cucina, facili e sfiziose
Con l’arrivo di maggio, iniziamo a preferire piatti più leggeri e facili da preparare.
Una ricetta dai sapori delicati e facile da preparare. Perfetta in questa stagione con l’arrivo delle prime zucchine e i fiori di zucca. Ottima soluzione come antipasto o come piatto unico. Per un sapore un po’ più intenso utilizzate la mozzarella di bufala.
Ingredienti: 1 rotolo di pasta sfoglia rotonda; 500 g di zucchine scure; 250 g di mozzarella; 100 g di parmigiano reggiano grattugiato; 2 uova; 6 fiori di zucca; spicchio d’aglio; olio extravergine di oliva; sale e pepe
Preparazione: Affettare le zucchine a rondelle sottili. In una padella antiaderente spadellate per dieci minuti con olio e spicchio d’aglio. Aggiungete sale, pepe e fate raffreddare. Nel frattempo, in una ciotola con una frusta sbattere le uova insieme al parmigiano. Aggiungere le zucchine cotte e mescolare fino ad amalgamare il composto appena ottenuto. Prendere la pasta sfoglia e versate il composto con le zucchine. Aggiungere la mozzarella tagliata a fette e i fiori di zucca privati di pistillo e gambo. Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti
Il pesto si usa spesso con la pasta, soprattutto con le trofie. In questa ricetta, invece, lo abbiniamo al riso, che si dimostra un ingrediente molto versatile. Il risultato è un piatto semplice, gustoso e invitante.
Ingredienti: : 350 gr Riso Carnaroli; 500 gr Gamberi; 3 cucchiai Pesto alla Genovese; 1 Scalogno; Vino bianco secco; Brodo vegetale; Olio extravergine d’oliva; Sale e Pepe nero
Preparazione: Spuntare e lessare i fagiolini e tagliarli a pezzetti. Frullare le foglie di basilico con i pinoli, uno spicchio di aglio e un pizzico di sale e l’olio, poi trasferire il composto in una ciotola e mescolatelo con la grana. Scaldate sul fuoco una casseruola versate il riso e tostatelo per un minuto; proseguite la cottura con il brodo vegetale bollente, versandone poco alla volta. Il risotto sarà pronto al dente in 16-17 minuti. Nel frattempo, sgusciate le code di gambero, dividetele in due per il lungo, saltatele in padella con un filo d’olio. Aggiungete i fagiolini e le code di gambero, tagliandone alcune a pezzetti; completate con una macinata di pepe.
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AI FRUTTI DI BOSCO
Le tradizionali frittelle dolci di tradizione americana sono la perfetta colazione della domenica ma anche per il brunch o come merenda dei bambini. Il gusto dolce del pancake si sposa bene con il sapore acidulo dei frutti di bosco. Ingredienti per 8 pancake: 220 gr farina 00 per dolci; 200 gr Latte; 30 gr Zucchero; 6 gr di lievito 2 Uova; pizzico di Sale; Olio di semi | Ingredienti per fare la salsa ai frutti di bosco: 250 grammi di Frutti di bosco vari;2 cucchiai di Zucchero a velo e succo di mezzo limone
Preparazione: Per la salsa ai frutti di bosco, in una pentola con i bordi alti inserire i frutti scelti e fateli cucinare a fiamma bassa. Aggiungere lo zucchero e mescolare in modo deciso con la frusta fino a far diventare una cremina omogenea. Spegnere la fiamma e setacciare la crema ottenendo una salsa senza semi. Per la preparazione dei pancake: in una ciotola rompere le uova, aggiungere zucchero, latte, farina e lievito, mescolare fino ad ottenere un impasto non troppo liquido, omogeneo e senza grumi. In una pentola antiaderente versare un mestolo di composto e cuocetelo a fiamma non troppo alta. Quando il fondo sarà ben dorato e in superficie si formeranno delle bollicine, servendovi di una spatola, giratelo sull’altro lato e cuocete finché anche questo lato non si sarà ben colorito.
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