Corriereinverno2014

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il Corriere delle Donne INVERNO 2014/2015 | n. 89

Edizioni LARaffaella NEREIDE Mauceri

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TRIBUNALE DI SIRACUSA - REGISTRAZIONE N. 16 DEL 07/09/92 - P. IVA 00959430893 MARCHIO DEPOSITATO UFFICIO MINISTERIALE BREVETTI E MARCHI N° 0001075124 06/11/2007

Dai forza a questo giornale! Dai forza alle donne!

Sommario

Nasce il Corriere Blog/Online www.ilcorrieredelledonne.com . . . . . . . . 3 Concorso letterario internazionale “Inchiostro e Anima” . . . . . . . . . 5 Lettere delle corsiste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 CDS In tutta l’isola l’insurrezione pacifica delle donne . . . . . . . . . . 10 25 Novembre a Siracusa Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne . 11 Basta al sessismo nella lingua italiana . . . . . . . . . . . . . . . . 13 La 194 a Siracusa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 Posta per le Nereidi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

direttora responsabile

Raffaella MAUCERI IN QUESTO NUMERO LE FIRME DI:

Simona AMICO Silvana BARACCHI Aurora DI VITA Guendalina GIUSTO REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE

Via Acquaviva Platani, 12 96100 Siracusa Tel. 0931 492383 Fax 0931 1846186 Cell. 347 7758401 E-mail: lanereide.edizioni@gmail.com Sito: www.lanereide-edizioni.it REalizzazione e stampa

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NEREIDE il Corriere delle Donne Edizioni LARaffaella Mauceri

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editoriale

Nasce il Corriere Blog/Online www.ilcorrieredelledonne.com Non certo in una grotta e men che meno scaldato da un bue e un asinello, ma nasce proprio adesso, sotto Natale, il quotidiano blog/online, versione multimediale de “il Corriere delle Donne”. E nasce da un mix di competenze, fantasia, professionalità, poesia, creatività, bellezza, entusiasmo, cultura, sentimento, sorellanza e tutto quello che le donne riescono magicamente a coniugare con grande disinvoltura da… da quando? Da sempre! Nato nel 1992 (e con tanto di marchio depositato “La Nereide”) il nostro Corriere è l’unica testata edita da una donna e a conduzione interamente femminile che adesso si presenta in due versioni: il periodico stampato e il quotidiano online il quale ultimo, avendo infiniti spazi, si occupa di mille cose: Cultura, Politica, Attualità, Costume, Opinioni, Provocazioni… il tutto secondo l’ottica delle donne. Ovviamente! Ed è così che ci mettiamo al passo con i tempi dell’informazione d’oggi: lanciandoci fra le stelle!

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Ed ecco la Redazione:

La Direttora responsabile Raffaella Mauceri

La redazione Augura Buone Feste

La Caporedattrice Nadia Germano

La Redattrice Silvana Baracchi

La Collaboratrice Guendalina Giusto

La Collaboratrice Angela Adamo

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il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2014

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Concorso letterario internazionale “Inchiostro e Anima”

cultura

Quando la poesia dice NO alla violenza sulle donne DI GUENDA GIUSTO

L’anima, quintessenza e leit motiv della II Edizione del Concorso letterario internazionale “Inchiostro e anima”, che magistralmente ha coniugato l’arte dello scrivere alla sensibilità per un fine sociale: condividere la lotta alla violenza di genere. Ed è proprio dall’incontro di tre anime che nasce l’idea di dar vita a questo concorso. Tre anime e un solo intento: Giusy Cancemi Di Maria, Pamela Li Manni e Gianluca Pipitò, cioè “La Carovana degli Artisti”, associazione culturale che ha ideato, curato ed organizzato l’evento. Dedicata a Franca Viola la prima donna siciliana ad essersi rifiutata di sposare il suo stupratore e sottomettersi alla logica perversa del cosiddetto “matrimonio riparatore” che infliggeva un’ulteriore violenza alla dignità calpestata della vittima di stupro. Una donna coraggiosa, dunque, che sfidò la mafia e che con la sua scelta e il suo esempio è diventata un’icona contro la violenza di genere. Presidente di giuria un’altra grande donna: Raffaella Mauceri, giornalista, editrice, fondatrice e responsabile regionale del Coordinamento Donne Siciliane contro la violenza, femminista storica in prima linea sin dagli anni 70 che con la sua lunga e ininterrotta militanza, ha partecipato alla creazione e alla nascita dei Centri antiviolenza in Italia, nonché pioniera indiscussa della cultura contro la violenza di genere a Siracusa. Esperta di women’s studies e autrice di numerosi libri, la scelta di nominarla Presidente di giuria, non poteva che cadere su di lei Il concorso “Inchiostro e anima” si articola in tre sezioni: Poesia singola a tema libero, Poesia singola sul tema “Io donna, sono mia” e Testo narrativo a tema libero, oppure contro la violenza sulle donne. Tanti i partecipanti, da ogni regione d’Italia, uniti dalla passione per la scrittura e dalla volontà di dare un segnale forte contro la violenza sulle donne. “Ho sempre pensato che la poesia – dice Giusy Cancemi ideatrice e presidente del concorso - è la voce dell’anima per arrivare al vero del sentire. Ed è per questo che crediamo alla forza dell’arte e della cultura per fini sociali. E i risultati ci danno ragione. Le opere

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sono arrivate da tutte le regioni d’Italia e non esagero nel dire che sono tutte meritevoli. Un lavoro ingrato per la giuria che ha dovuto selezionare soltanto 10 finalisti. Ma voglio che si sappia che per noi non ci sono stati né vincitori né vinti perché hanno vinto tutti sul piano dell’impegno profuso nel raggiungimento del fine comune: diffondere e incrementare la sensibilità dell’opinione pubblica circa questa piaga sociale che è il femminicidio. “I centri antiviolenza sono l’avamposto naturale contro il femminicidio perché gestiti da donne per le donne. E quelli fondati e diretti da Raffaella Mauceri sono un esempio di alta affidabilità, come testimoniato da un encomiabile staff di professioniste, dalla profonda motivazione che le anima e dalla loro specchiata reputazione. A chi dunque potevamo devolvere il ricavato dell’evento se non alla Rete antiviolenza di Raffaella Mauceri che ogni giorno, a viso aperto, combatte questa piaga battendosi ininterrottamente sin dagli anni 70 per la cultura della non violenza e il rispetto delle differenze? Una scelta pericolosa che porta avanti con coraggio e determinazione mettendoci l’inchiostro e l’anima. Appunto. “È l’arte a scegliere l’artista, - dice Pamela Li Manni presidente della Carovana degli artisti - che una volta designato diventa uno strumento che attraverso l’anima riesce ad emozionare. Il coinvolgimento è stato sentito e appas-


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cultura sionato da parte di tutti. Serafina Ignoto, autrice della rappresentazione teatrale di scena la sera dell’evento, appena ha saputo che i proventi sarebbero andati alla Rete antiviolenza di Raffaella Mauceri non ha voluto alcun compenso. E, con nostro grande onore, ha accettato di presenziare all’evento la stessa signora Viola cui conferiremo un premio-ricordo”. Il gran galà della cerimonia di premiazione ha avuto luogo il 22 Novembre a Palermo nella splendida cornice del teatro Crystal. Il conferimento dei premi è stato intermezzato non solo dalle performance del gruppo musicale Terrarsa che si è esibito con canzoni ispirate al repertorio di Rosa Balistreri, ma anche alle interpretazioni teatrali ispirate alle opere prime classificate e alla vita di Rita Atria e Felicia Impastato, scritte e dirette da Serafina Ignoto. Le opere dei concorrenti sono state raccolte in una splendida antologia che porta un prezzo simbolico, soltanto 10 euro destinati alla tutela di donne e minori vittime di violenza, alla prevenzione degli abusi, dei maltrattamenti e del femminicidio, alla diffusione della solidarietà femminile e alla sua forza rivoluzionaria ed unica. Una serata di emozioni all’insegna dell’anima e dell’arte intesa come “atto umanitario che deve essere in qualche modo in grado di influenzare l’umanità per rendere il mondo un posto migliore” (Jeef Koons). Un compito arduo ma al tempo stesso affascinante la selezione delle opere in concorso per la giuria che così si è espressa: Sezione A: 1° classificato: Angela Dipasquale, con ‘Ritratti di famiglia’; 2° classificato: Lorella Elle, con ‘Ciò che m’imponi’ - in exequo: Carla Colombo, con ‘Alchimia dei sensi’; 3° classificato: Bartolomeo Errera, con ‘Nel silenzio le parole’.

…………

Le nostre finaliste siracusane Silvana Baracchi e Michela Firenze

Sezione B: 1° classificato: Lucia Bonanni, con ‘Corpo di cariatide’ - in exequo: Manuela Magi, con ‘Falena’ - in exequo: Gaetano Cuffari, con ‘Febbraio 2013’; 2° classificato: Carla Colombo, con ‘Non uccidere’ - in exequo: Giuseppa Crifasi, con ‘Estranea’; 3° classificato: Ivan Vidori, con ‘Lividi’ - in exequo: Elena Rapisarda, con ‘Rivelarsi’ - in exequo: Giovanna Fileccia, con ‘Mizuke’. Sezione C: 1° classificato: Carla Colombo, con ‘Cappottino rosso’; 2° classificato: Therry Ferrari, con ‘Pensieri in libertà’; 3° classificato: Corrada Spataro, con ‘Il tempo delle attese’ - in exequo: Maria Lucia Riccioli, con ‘Un paio di scarpe rosse’ - in exequo: Maria Caudarella, con ‘La ciequa’. Tra le autrici che hanno ricevuto la pergamena di merito per essere rientrate tra le finaliste e precisamente al 4° posto delle sezioni B e C, le siracusane, Silvana Baracchi e Michela Firenze, che hanno degnamente rappresentato con la loro estrema sensibilità e passione per la poesia la Rete Centri Antiviolenza di Siracusa, essendone volontarie e sostenitrici.

“Beati coloro che scrivono perché di essi sarà il regno dei cieli” - scrive di rimando la Mauceri ai concorrenti - Questa beatitudine me la sono inventata io, lo so, ma concedetemi la licenza perché senza la penna (o il pc) io morirei e, come me, rischierebbero di morire milioni di persone che nella scrittura trovano un’irrinunciabile forma di vita: una di quelle che meritano di essere vissute. Sapete, sempre più spesso, mi capita di leggere che l’unica cosa che ci differenzia dagli animali è la crudeltà, giacché nessun essere vivente riesce ad eguagliare la violenza e la crudeltà dell’uomo. E, in coscienza, non è facile dimostrare il contrario. Ma, per fortuna, oltre alla crudeltà c’è qualcos’altro che ci differenzia dagli animali: la scrittura. Un impalpabile strumento cerebrale, una stupefacente propaggine delle dita, una versione unica e sopraffina del suono della nostra voce che ci consegna alla storia, alla discendenza e, a volte, all’eternità. Non si pretende nulla di tanto trascendentale da chi partecipa ad

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un concorso di prosa e poesia ma l’obbiettivo è ben altro che una corona d’alloro. L’obbiettivo è quello di arginare lo scempio della nostra lingua meravigliosa, di fermare lo sterminio dei sentimenti, di incoraggiare l’arte dei sogni e i voli della fantasia. L’obiettivo è di tenere in vita la cultura con l’inchiostro e con l’anima, Perché dove la cultura arretra, dove viene ignorata, repressa, mistificata, l’umanità si abbrutisce e torna alla clava. E voi, miei cari amici di penna, lo avete capito. Per questo scrivete. Perché scrivere ci salva dalla pazzia, dalla brutalità, dalla solitudine, dalla noia, dalla violenza. Perché scrivere ci premia comunque, sempre”. Grazie di cuore agli autori e alle autrici per aver fatto volare in alto Inchiostro e Anima con le vostre opere. Grazie a tutti i componenti della giuria e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno. Grazie a tutti per aver lasciato la vostra impronta solidale e per aver manifestato il vostro dissenso alla violenza. Grazie per le tante emozioni che ci avete regalato! Giusy Cancemi Di Maria


Corso di formazione per operatrici dei centri antiviolenza

cultura

Le corsiste scrivono… Le donne che interiorizzano il sessismo maschile, si riconoscono da una pratica comune, quella di gettare fango sulle altre donne. La violenza psicologica/morale tra donne, infatti, è parte della mentalità provinciale e dell’ignoranza stereotipata femminile, aggravata dal danno educativo se sono madri. Costoro sono potenti alleate degli uomini che possono continuare così a dividerci, classificarci e giudicarci alla stregua di galline. Ne consegue che le donne muoiono ammazzate perché non hanno credibilità presso le istituzioni né il potere contrattuale che hanno gli uomini. Non a caso, il nostro paese ai cui vertici ci sono quasi soltanto uomini, ha il primato europeo dei femminicidi. Fermare il processo d’involuzione dell’umanità è l’obiettivo fondamentale del femminismo dove la solidarietà femminile è un concetto empatico ed etico valoriale per superare gli stereotipi imposti dalla diversità e dalla disuguaglianza. Senza solidarietà non c’è accoglienza ma soltanto sopraffazione. Le donne, come gruppo sociale e come genere, non devono pensarsi più come sesso deConfesso che mi aspettavo un corso intensivo incentrato sulla figura dell’operatrice. Invece mi sono ritrovata davanti alla presidente Raffaella Mauceri completamente impreparata al suo stile provocatorio e alle sue analisi fenomenologiche di cui ho colto la valenza dopo aver letto i criteri d’ammissione al corso stesso. Poi ho capito che essere femministe non significa avercela con tutti gli uomini o professare la superiorità delle donne sugli uomini… c’è una parte sana del genere maschile che non ne può più della spaventosa violenza maschile, sono uomini che stimano le donne intelligenti e che non si alleano con le donne imbecilli. E così mi sono riconciliata con me stessa. Ho apprezzato quello che ho appreso in questo corso, e sono consapevole che il cambiamento è possibile e che, come sostengo da sempre, gli stereotipi e i luoghi comuni sono la causa di ogni male. In particolare ho potuto apprezzare tantissimo la parte legale del corso sia perché ben strutturata sia per la chiarezza espositiva dell’avvocata La Runa. Il corso mi ha portato a vedere spazi nuovi e nuovi orizzonti perché non è stato soltanto una dotta e articolata discussione teorica, è stato concretamente formativo perché ho capito come funziona un centro territoriale e quali sono le competenze richieste. Spero di riuscire anch’io a diventare una buona operatrice perché come dice la presidente Raffaella “le donne che fanno di questo volontariato una scelta

bole: la donna offesa e maltrattata deve essere sostenuta dalla solidarietà delle altre a prescindere da ogni tipologia di appartenenza, classe sociale, razza o religione, condividendo una visione laica ed innovativa della solidarietà. Ognuna di noi può essere portatrice di cambiamento e deve riconoscersi vittima tra le vittime, praticando e diffondendo la sorellanza simboleggiata dalle ninfe Nereidi, le quali rappresentano l’intelligenza, la sensibilità e il coraggio. Le donne incarnano l’amorevolezza e la lealtà della sorellanza e in esse si riconoscono le tante volontarie della grande Rete antiviolenza di Siracusa che ha come capostipite delle ninfe marine, la donna affettuosamente detta “Signora Nereide”. Al conflitto tra donne dobbiamo contrapporre la sorellanza tra donne trasformando in potenzialità di cambiamento positivo il confliggere tra donne che possono essere avversarie ma mai nemiche.

esistenziale hanno la precisa volontà di vivere e non di vegetare”. Posso affermare che nessuno è mai riuscito a plagiarmi nemmeno con le botte. Con convinzione posso orgogliosamente affermare “sono una femminista”. Grazie a tutte voi docenti per quello che mi avete dato. Con affetto Aurora Di Vita Non nascondo, nei confronti del termine “femminismo”, il mio iniziale scetticismo frutto di pregiudizi, idee stereotipate e mancata conoscenza del fenomeno. Grazie all’incontro con una donna brillante che stimo moltissimo, la mitica Raffaella Mauceri e tutto il suo staff di formatrici, le mie idee sono radicalmente cambiate. Anch’io adesso mi definisco una femminista orgogliosa di esserlo perché ho capito che essere femminista non significa mancare di rispetto agli uomini. Essere femministe significa far fronte comune contro l’organizzazione maschiocentrica della nostra società di cui noi donne siamo vittime. Giacché di fatto la presunta parità tra i sessi, stessi diritti e stessi doveri, è ben lontana dall’essere raggiunta. Per tutti questi motivi dobbiamo continuare a lottare e avremo ancora bisogno del femminismo per divenire soggetti nell’ambito di sistemi plasmati nei secoli dal potere maschile in cui esercitare la nostra autodeterminazione. Simona Amico

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L’insurrezione pacifica delle donne siciliane

Coordinamento Donne Siciliane

“Vita Nuova” - Agrigento (Premio EnelCuore) “LA CLESSIDRA” - 13 comuni nel messinese

“DORIDE” - Avola / Noto

“GALATEA” - Caltanissetta

“Galatea” - Catania

“LA CASA DI VENERE” - Marsala

“Calipso” - Biancavilla

“GRUPPO D +” - Comiso

“Sportello Antiviolenza” - Priolo Gargallo

Gagliardetto per le scuole “NESEA” - Augusta

NOTO

“STOP VIOLENZA” - Palizzolo/Valderice/Buseto “Fiore di Loto” - Trapani

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25 Novembre a Siracusa Giornata Internazionale contro la violenza alle Donne

Ore 10,00 - Il corteo parte dal Tribunale, dove la presidente Raffaella Mauceri, legge un documento ufficiale, (riportato qui di seguito) prosegue per viale S. Panagia, viale Teracati e corso Gelone sbarrando il traffico ai semafori, fa sosta davanti all’ospedale Umberto 1 con lo slogan: “Violenza sulle donne crimine di stato! non vogliamo essere il corpo del reato!”. Ultima sosta al Santuario per rendere onore ad un’illustre vittima di femminicidio, Santa Lucia. “Dieci anni fa l’Onu istituiva la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne, da allora la violenza è cresciuta inarrestabilmente assumendo i connotati di una autentica mattanza, di una implacabile e sistematica strage. 179 le vittime assassinate solo nel 2013. È in atto un’altra caccia alle streghe, un altro olocausto! E in questo eccidio di massa, l’Italia ha il vergognoso primato europeo. Perché l’Italia ha una storia bimillenaria di disprezzo, discriminazione, sottomissione, ingiustizia e violenza sulle donne. E oziosamente, ipocritamente, disonestamente ci si continua a chiedere perché mai ci sono uomini che le uccidono! Siamo le volontarie della Rete antiviolenza di Siracusa. Da vent’anni lottiamo per tutelare i diritti e l’integrità, il rispetto per le donne. E siamo stanche di assistere all’indifferenza, all’inefficienza, all’ignoranza, alla demenza di enormi pezzi delle istituzioni che giocano con la vita delle donne, dimenticando che sono le donne a dare la vita! Dimenticando che le donne hanno dato la vita anche a chi questa vita glie-

la rende un inferno, anche a chi gliela nega e a chi gliela spezza! “L’ha uccisa perché era geloso… L’ha uccisa perché voleva lasciarlo… L’ha uccisa perché era deluso…”. Basta! Non vogliamo più sentire queste oscenità. D’ora in poi su tutti i giornali vogliamo leggere: “L’ha uccisa perché si credeva il suo padrone! L’ha uccisa ed è stato condannato a 30 anni senza patteggiamenti e senza sconti!”. Sappiamo bene che portare un cambiamento radicale nella cultura della violenza di genere sulla quale si regge l’ordinamento patriarcale, è una sfida e una fatica immane. Ma noi non ci arrendiamo e siamo di nuovo qui per gridare il nostro dolore e la nostra infinita rabbia. Siamo qui per dire alle donne che possono contare su di noi, sulla nostra solidarietà, sulla nostra serietà e la nostra volontà di vivere al di là della violenza maschile e dell’ingiustizia istituzionale che subiamo da duemila anni! Diciamo NO alla violenza. Diciamo basta! basta basta!

Foto by Michela Zampogna

La Rete mette a segno due straordinarie manifestazioni: la mattina corteo e flash mob, con tanto di angeli blu (i vigili urbani) che proteggevano le manifestanti dal traffico e scrosci di applausi per la strada, e il pomeriggio un incontro a Villa Reimann con la prof. Priulla, sociologa della comunicazione. Tribunale

Sbarramento ai semafori

Ore 16,00 - Tutte a Villa Reimann per il seminario “Parole tossiche”. Perché ad un uomo che ti sorpassa a destra si dice “cornuto”? che cosa c’entra sua moglie? e perché ad una donna che ti sorpassa a destra si dice “puttana”? che cosa c’entra la sua reputazione sessuale? È soltanto un esempio per capire quanto sessista sia la lingua italiana e come ultimamente la volgarità e la cafoneria, sempre e soprattutto a detrimento del genere femminile, siano state sdoganate a tutti i livelli, ivi inclusi i luoghi della politica. “Noi siamo le parole che usiamo - dice la prof. - Alla volgarità delle parole corrisponde la volgarità del pensiero”. E, deliziando l’uditorio che gremiva la sala, è andata avanti snocciolando con magistrale ironia, il comune turpiloquio quotidiano mai udito dalle sbalordite pareti di villa Reimann. Un seminario arricchente, dissacrante, divertente. Un epilogo perfetto alla giornata del 25 novembre.

Sosta all’ospedale

Davanti al Santuario

La Prof.ssa Priulla

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Richiamata l’attenzione dall’associazione di giornaliste GiULiA

cultura

Basta al sessismo nella lingua italiana «La presidenza va al marito dell’assessore», oppure «Il sindaco di Cosenza: aspetto un figlio! Il segretario Ds: Il padre sono io». E ancora «Marianna Madia, il ministro è incinta». Suscitano ilarità e sconcerto questi accostamenti linguistici nei media che non tengono conto del genere. Salvo trasformarsi repentinamente in scelte grammaticali ineccepibili quando la connotazione è ironica: ecco che spunta la giudice licenziata in tronco perché si era tolta i vestiti nel suo ufficio per prendere il sole. Oppure c’è la aspirante sindaca nel pezzo che deride Nathalie Kosciusko-Morizet fotografata mentre fuma insieme ad alcuni clochard. Sono esempi significativi tratti dal manuale “Donne, grammatica e media”, fortemente voluto dall’associazione di giornaliste GiULiA. Così sappiamo che è corretto dire ingegnera e chirurga, architetta e ministra, senatrice e prefetta. E avvocata è preferibile ad avvocatessa, mentre professoressa resta in auge come studentessa e dottoressa, ormai entrate nell’uso comune. A delineare il nuovo dizionario italiano declinato secondo il genere è Cecilia Robustelli, docente di linguistica italiana all’Università di Modena. Che con voce autorevole fa una serie di proposte operative per superare ogni perplessità circa l’adozione del genere femminile per nomi professionali e istituzionali “alti”, suggerendo soluzioni di facile applicazione, come nota Nicoletta Maraschio presidente onoraria dell’Accademia della Crusca. Ci aveva provato quasi trent’anni fa Alma Sabatini con le sue “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana”. «Alcune erano proposte lessicali e sintattiche difficili da accettare, andavano fin troppo contro la tradizione e la grammatica – nota Cecilia Robustelli – per esempio in presenza di nomi maschili e femminili, si concordava al femminile se nella frase le femmine erano più dei maschi». «Era una riflessione molto complessa per i tempi, anche l’assoluta condanna verso la desinenza in “essa” vista come dispregiativa oggi appare superata. Probabilmente risuonavano all’orecchio di Alma Sabatini le definizioni piene di scherno di inizio ‘900, le “pettorute deputatesse” di Alfredo Panzini». Così la stampa si scaglia contro il suo lavoro, ridicolizzandolo. “Ah, ah, dovremmo scrivere professora!”. E per quasi trent’anni le riflessioni sul linguaggio sessista restano in soffitta. L’incertezza e le continue oscillazioni sono coltivate dalle stesse istituzioni. «Se arriva un comunicato da Palazzo Chigi che parla del ministro Roberta Pinotti, è facile che la “o” resti tale. Anche in passato a voler essere chiamata senatrice è stata soltanto Franca Falcucci nel 1974, una mosca bianca!» prosegue Cecilia Robustelli. «Mi fa sorridere la ministra Maria Elena Boschi, che interrogata da Daria Bignardi risponde “preferisco essere chiamata ministro”. Ma non esistono due opzioni, il genere è un parametro fisso come lo è un numero, è un meccanismo regolatore della nostra lingua». Le proposte sono ispirate a gradualità e buon senso. Per esempio viene ammessa “un’abitudine innocua” come quella di definire il nome proprio femminile con l’articolo, come la Merkel, la Mogherini, in quanto sottintenderebbe un “la famosa” e peraltro appartiene alla tradizione linguistica fiorentina. E se la parola “recensora” appare troppo audace, si può sempre usare la perifrasi colei che fa la recensione. Ma com’è nata l’idea

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di questa guida? Risponde Maria Teresa Manuelli, che ha progettato e curato il volume: «Venivamo spesso interpellate dai colleghi “ma qual è il femminile di fabbro?”, “si può dire rettrice?”… Così, confrontandoci durante l’assemblea nazionale di GiULia è emersa l’esigenza di chiamare le cose con il loro nome. Anche perché gli errori e i dubbi spesso non nascevano da un atteggiamento sessista o da cattiva volontà, bensì da semplice ignoranza. Ma è solo l’inizio, non siamo entrate nel merito di dissimmetrie se-

mantiche fondate su stereotipi, la donna svenevole, fragile o isterica, la mogliettina, la stellina, il dottor Rossi e signora e via di questo passo». Soltanto da noi, fa notare Lepri, le forme femminili non sono accettate. In Francia si dice regolarmente “la ministre”, “la présidente”, “la juge”, “la conseillère”; in Germania Angela Merkel è “kanzlerin”, la ministra è “ministerin”. Quanto alla Spagna, hanno addirittura “la presidenta”, “la profesora”, con l’autorità che viene dalla Real Academia Española…



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sanità

Legge 194: perché la donna abbia il diritto di scegliere

E a Siracusa? Sentiamo alcune testimonianze La scelta di Maria Maria, sposata, tre figli, ha scelto. Non l’ha fatto a cuor leggero. Non è stato subito, non è stato facile, ma ha deciso sul suo corpo e sulla sua famiglia. Il ginecologo le ha detto con freddezza di essere obiettore di coscienza e che a Siracusa c’erano lunghe code quindi si sarebbe dovuta rivolgere al presidio

DI silvana baracchi e guenda giusto

Risultato di una grande mobilitazione laica e soprattutto del Movimento delle donne, nel 1978 nasce la legge 194 perché la donna abbia il diritto di scegliere se, quando e con chi avere figli. Nasce per fermare la strage delle infelici che abortivano clandestinamente. Nasce per incrementare la cultura della prevenzione e quindi della contraccezione. Nasce per stroncare il fenomeno delle madri-bambine. Ma nasce altresì con un “tarlo” incorporato: la facoltà per ginecologi, anestesisti e infermieri di dichiararsi obbiettori di coscienza. Operatori il cui numero è cresciuto a dismisura svuotando la legge e negando alle donne il diritto che la legge avrebbe dovuto garantire: il diritto all’autodeterminazione. Questo è quanto ci fanno sapere i ginecologi della Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194), motivo per il quale l’Italia si è presa l’ennesima lavata di capo dal Consiglio d’Europa. Il risultato di questo dato è che, nonostante la legge non ammetta l’obiezione di coscienza per le strutture sanitarie, molti ospedali non sono più in grado di garantire l’accesso all’Ivg. ospeL’obiezione di coscienza, insomma, sta riportando il paese indietro daliero di 40 anni, giacché le donne italiane sono tornate a ricorrere all’abordi Noto. to clandestino in cambio di un congruo numero di euro rigorosamente Alla pesantezza versati subito e in contanti, prima di tutti proprio a quei medici che si erano del momento si agdichiarati obiettori. Ma questa altro non è che una delle tante violenze che il nostro giungeva altra pesantezza: dover Bel Paese “talibano” riserva alle sue donne. conciliare orari, lavoro, marito, bambiLa Sicilia, poi, è fra le regioni più colpite dai medici “affetti” da questo tipo di obiezione ni… Il problema le stringe la gola come che hanno superato addirittura l’80% del totale e che, grazie alla irrilevante cultura della una tenaglia, oggi mentre ci racconta la prevenzione, annovera i dati più alti di madri bambine e madri adolescenti. sua storia, tal quale come ieri quando quel Eppure così recita l’articolo 9 della legge 194: “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare gli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8”. Ma tant’è. E così a causa dell’altissima presenza di medici obiettori, negli ospedali abbiamo: - lunghe liste di attesa per le donne, che spesso arrivano al limite dei novanta giorni; - sovraccarico di lavoro dei medici non obiettori, che assorbiti dalle interruzioni di gravidanza non possono esercitare la professione nella sua interezza; - trascuratezza del servizio prestato (spazi insufficienti e degradati; lunghe ore di attesa; assenza di mediazione linguistica; tempi concitati…) - aumento degli aborti nelle strutture private e Un corteo degli anni ‘70 in difesa della 194 quindi un’evidente discriminazione economica.

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legge 194

sanità

problema doveva risolverlo lei e soltanto lei. All’ambulatorio sguardi gelidi, non una parola gentile, non un’espressione. E il cuore le si stringe vieppiù. Maria ha già tre figli e un marito disoccupato non è arrivata là senza aver riflettuto a lungo provando rimorsi, paura, sconforto, solitudine. Perché la guardano come un’assassina? Ricorda i neon del corridoio che la porta alla sala per l’intervento, una luce asettica, sinistra, intervallata da ombre e un silenzio carico di accuse… “Che volete da me?” grida con gli occhi. L’opinione dell’infermiera “…Noi propendiamo sempre per la scelta della vita” così l’infermiera di turno presso l’Ambulatorio dell’ospedale Umberto I risponde alla mia domanda di informazioni circa la prassi da seguire per praticare un’IVG, ossia l’interruzione volontaria di gravidanza. Un’affermazione non richiesta, arbitraria, inopportuna, colpevolizzante. Un’affermazione grave soprattutto perché pronunciata da una persona preposta ad un servizio pubblico che non deve prendere posizione alcuna. Una persona che deve garantire una corretta e umana accoglienza e la sicurezza per la salute della paziente. E basta. La donna che chiede di abortire nel pieno e scrupoloso rispetto di una legge conquistata con sangue, lacrime e sudore, si fa carico dell’irresponsabilità di chi l’ha ingravidata, di una società ostile e retrograda e di un servizio sanitario carente, lacunoso e inadeguato. Non va giudicata, va sostenuta. E basta. Codice rosa: chi è costui? Anche oggi Nunziata ha preso un sacco di botte. È sera inoltrata quando arriva al pronto soccorso accompagnata da un’amica. Dicono che a Siracusa sia stato attivato il Codice Rosa, ma nonostante i segni del pestaggio (tutti la guardano mettendola in imbarazzo), la donna non ha diritto ad una corsia né preferenziale né differenziata. Come di rado accade, lei è ben decisa a sporgere denuncia, ma il posto di polizia la sera chiude, quindi niente da fare. “È stato mio marito – dice lei – e non è la prima volta”. E siccome, dopo ogni pestaggio, lui la violenta, la donna teme anche di essere incinta. Sul referto annotano che si tratta di violenza fisica. Nunziata dunque potrebbe rivolgersi ad un centro antiviolenza dove trovare assistenza a 360° e a costo zero. Ma nessuno le dà un numero di telefono, un indirizzo. Nulla.

Narciso: se lo conosci lo eviti Vademecum per salvarti in due mosse

Come fare per evitare di rimanere impantanati in una relazione con un narciso? Prima mossa: imparare a riconoscere questo tipo di uomo. Seconda mossa: darsela a gambe. Ed ecco un piccolo vademecum in cinque punti. 1. I narcisisti sono attratti da persone che servono ai loro interessi e che danno loro la massima attenzione. Quindi, se sei una persona con la sindrome della crocerossina (io ti salverò) attenzione, sei la compagna ideale per un narcisista. 2. Se sentiamo che non possiamo fare a meno di salvare qualcuno o di dedicare il nostro tempo a qualcosa, evitiamo di indirizzarci verso un uomo! Gli animali randagi, i senzatetto, le opere di carità... ci sono tantissimi modi per aiutare il mondo! 3. Impariamo a riconoscere gli uomini che ci stanno manipolando per il loro tornaconto personale. Non

Ginecologia - Ospedale Umberto I

si deve MAI entrare in relazione con un uomo che sostiene di avere bisogno di noi solo per ottenere qualcosa! Dobbiamo intrecciare relazioni solo con uomini emotivamente stabili, che ci piacciono e che vogliono stare con noi ma senza avere bisogno di noi per sopravvivere. 4. Attenzione a chi cerca di farti sentire in colpa! La colpa è l’arma principale del narcisista. Lo userà per avere la nostra attenzione, per tenerci in gioco e per ottenere ciò che vogliono che noi facciamo. 5. Attenzione a chi cerca di farci credere che i suoi problemi sono più grandi dei nostri e quindi non hanno tempo per capire quelli degli altri. Questo è uno degli strumenti con cui i narcisi cercano di mantenere una mistica di se stessi, come se essi fossero profondi e misteriosi. È menzogna ed è manipolazione. Non abboccate. In un rapporto reale, il nostro partner non ci tratterà come se lui fosse più importante, o più magnanimo di te. Un narcisista non è mai realmente in cerca di amore. Cerca soltanto qualcuno che appaghi i suoi bisogni. E per ottenere che tu li appaghi, è pronto ad instaurare un rapporto violento. Ripeti a te stessa che meriti di meglio.

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