Autunno 2013

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il Corriere delle Donne AUTUNNO 2013 | n. 84

Edizioni LARaffaella NEREIDE Mauceri

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TRIBUNALE DI SIRACUSA - REGISTRAZIONE N. 16 DEL 07/09/92 - P. IVA 00959430893 MARCHIO DEPOSITATO UFFICIO MINISTERIALE BREVETTI E MARCHI N° 0001075124 06/11/2007

Dai forza a questo giornale! Dai forza alle donne!

Sommario

Femminicidio: crimine di stato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Fabio Boga a Priolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 La volontà non ha limiti, così come l’amore . . . . . . . . . . . . . . 7 Tante donne tutte di mio gusto . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Le donne del vino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Gambe aperte e cervello chiuso. . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 La Chance Ballet a Siracusa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Inserto Rete Centri Antiviolenza Assegnati 500.000 euro della legge regionale . . . . . . . . . . . . . 17 “Casa tua”? Non è gestita da noi! . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 “Nemmeno con un fiore”: pioggia di donazioni. . . . . . . . . . . . . 20 21° Corso di formazione: lettere e florilegi. . . . . . . . . . . . . . 22 Il simpatico “Bergoglio”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 Agenda sanità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 Turismo sessuale: italiani al vergognoso primo posto . . . . . . . . . . . 28 asp e Polstrada: Controlli del sabato sera . . . . . . . . . . . . . . 29 Rubrica di nefrologia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Mi sembrava di morire poi, il miracolo! . . . . . . . . . . . . . . . 31 “Le Formiche” e il calcio, una favola a lieto fine. . . . . . . . . . . . . 35 Quando i vaccini uccidono. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 Autismo: in Senato tavolo di lavoro per il ddl. . . . . . . . . . . . . 39 OMS: la violenza genera malattie. . . . . . . . . . . . . . . . . 40

direttora responsabile

Raffaella MAUCERI

IN QUESTO NUMERO LE FIRME DI:

Dario ACCOLLA Giada BARUCCO Rachele BOMBACE Cristina COLOMBERA Agata DI GIORGIO Marilena GALLO Nadia GERMANO Alessandra IANNELLO Monica LANFRANCO

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE

Via Acquaviva Platani, 12 - 96100 Siracusa Tel. 0931 492383 - Fax 0931 1846186 Cell. 347 7758401 E-mail: lanereide.edizioni@gmail.com Sito: www.lanereide-edizioni.it REalizzazione e stampa

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Edizioni LA NEREIDE di

Raffaella Mauceri

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E-mail e sito lanereide.edizioni@gmail.com • www.lanereide-edizioni.it Prenota la tua copia omaggio presso questi punti di diffusione: Edicole Alderuccio Viale Zecchino, 115 Barreca Viale Scala Greca c/o Bar Conchiglia Battaglia Via dei Lidi, 466 Fontane Bianche (SR) Biemme Via G. di Natale, 24 Bonanno Via S. Panagia, 102 Briscio Largo Servi di Maria, 1 Buccheri Via Siracusa, 146 Belvedere (SR) Calvo Viale S. Panagia, 4 Cannata Largo Aretusa, 8 Carcò Via Maestranza, 15 Cardì Corso Gelone, 73 Carpitano Via Trogilo Priolo (SR) Caschetto Via Piave, 100 Cordieri Viale Tunisi, 61 D’Angelo Via Taranto, 8 Priolo (SR) Di Maria Via Monteforte, 96 Di Mauro Via Tisia, 55 Drago Via Avola c/o Hotel Scala Greca Edicola Stazione ferroviaria Edicola del Tribunale Viale S. Panagia Fortuna Via Puglia, 3 Iozzia Via A. da Messina La Braca Via A. Specchi, 71 La Spada Via Castel Lentini, 125 Lopez Viale S. Panagia 204 Mirabella Viale Teracati, 68 Moncada Via Tucidide, 6 Orecchia Viale Teocrito, 3 Perna Largo II Giugno Pisano Via Torino, 99 Puglisi Via Brenta, 33

Rizzotto Via Agatocle, 37 Santini Viale dei Comuni, 141 Scalora Piazza Duomo Siringo Chiosco Piazza Pancali Riggio Piazza Dolomiti, Villaggio Miano (SR) Librerie Biblios Cafè Via Consiglio Reginale, 2 Diana Corso Gelone, 57 Domus Via Tisia, 116 Mascali Via Maestranza, 20

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editoriale alcune (fisiologiche) eccezioni, i centri antiviolenza costituiscono la grande e competente manovalanza femminile/ femminista che dà risultati certi, tangibili, eccellenti e a costo zero. Ma il nostro governo ha pensato bene di emanare il decreto facendo a meno della nostra esperienza diretta sul campo. Gli stessi spot governativi esortano le

Femminicidio: crimine di stato DI RAFFAELLA MAUCERI DIRETTORA

“I femminicidi in Italia sono crimini di stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere, tutelare la vita delle donne che vivono diverse forme di violenza e discriminazione”. Parole come pietre quelle con cui si chiude la lunga e dettagliata relazione sulla violenza di genere in Italia, presentata da Rashida Manjoo, inviata speciale dell’Onu per indagare sulle cause del femminicidio nel nostro paese. L’Onu ha stabilito che gli stati membri devono vittime a denunciare ma non di rivolgersi adeguare le proprie leggi, usanze (cultura) e programmi all’eliminazione della violenza ai centri antiviolenza talché ancora oggi sessuata. Ecco perché, finalmente, il governo del nostro paese (che vanta il primato dei molte donne non sanno nemmeno che rimproveri per la propria inettitudine sul fronte della violenza alle donne) lo scorso 7 cosa sia un centro antiviolenza, che tipo agosto ha emesso un decreto legge sul punto. Le norme – dicono trionfalmente i politici di supporto offre e quale filosofia ci sta del governissimo - hanno tre obiettivi: punizione, protezione, prevenzione. L’enunciato dentro: la filosofia squisitamente femè altisonante, la sostanza è modesta. Dovessi dare una pagella, sarebbe così: punizione minista della 6-, protezione 0, prevenzione 0. solidarietà fra E mi spiego. donne. In Italia Punizione – Le pene sono state inasprite. Ok. In flagranza ce ne sono a di reato, c’è l’arresto immediato. Ok. La vittima ha diritto al centinaia, molti patrocinio gratuito. O.K. La denuncia può arrivare anche su dei quali sconosegnalazione di parenti, amici, vicini, e non può essere ritirata. sciuti agli organi Alt. Non siamo d’accordo. Infatti… istituzionali che Protezione – Sappiamo che ben 7 donne su 10 che hanno non ne hanno sporto denuncia (e non solo non l’hanno ritirata ma addirittura mai fatto un l’hanno reiterata più e più volte) sono state ugualmente assascensimento. sinate. Perché com’è ovvio, il maltrattante che si vede denunBeh, sappiano ciato diventa vieppiù pericoloso. Ma il decreto non prevede il lor signori, che collocamento d’urgenza in una casa rifugio. Ne deriva che la nessuna vittima donna resta in balia del suo, denunciato, potenziale assassino. Antonella Russo (Avola) a sinistra e Lucia Belche si sia rivolta Dunque di che protezione stiamo parlando? Nessuna. lucci (Trento), le due vittime di femminicidio ad un centro anPrevenzione – Luogo “principe” per un’educazione contro le che il 12 agosto hanno “inaugurato” l’inutile tiviolenza serio decreto-legge Letta-Alfano. discriminazioni e gli stereotipi di genere che producono la vioe accreditato, è lenza sessista, è la scuola. Strumento “principe” per una cormai stata uccisa. Nessuna. Nemmeno una. retta gestione istituzionale del fenomeno è la formazione erogata alle Forze dell’Ordine Viceversa, lo ripetiamo, le donne che si e a tutti gli operatori sociali. Veicolo “principe” per la diffusione di una cultura del rivolgono alle Forze dell’Ordine hanno rispetto e della non-violenza, è una stampa opportunamente formata e specializzata. Al 7 probabilità su 10 di essere ammazzadi là delle alate enunciazioni e stante che ad oggi ne abbiamo sentite anche troppe, che te. Per la serie che il volontariato delle cosa c’è di concreto su questo fonte? Nulla. “donne per le donne” funziona meglio Sarà inserita nei programmi curriculari la materia “Discriminazione sessuale e violenza delle istituzioni. di genere” dimodoché le scuole si avvalgano dei Centri competenti? Sarà resa obbligaDopotutto (pensano i nostri governanti) toria la formazione per le Forze dell’Ordine, gli operatori sociali e i giornalisti di crole italiane sono abituate ad esultare ad naca nera? Le vittime avranno diritto al rifugio preventivo, se lo chiedono? E i Comuni ogni nuova legge per quanto inutile e/o avranno il dovere di farsi carico delle rette delle case rifugio per le donne a rischio di approssimativa e/o inapplicata che dicasi femminicidio? Ad oggi, infatti, i soli ed unici soggetti che fin qui hanno veramente protetfatta per loro. to le vittime in pericolo, sono i centri antiviolenza e le case rifugio ad essi collegate. Con

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a g Bo

L’attore di “Amore criminale” ospite d’onore alla cine-conferenza

o i b o l a o i r F aP

Sarà proiettato un episodio della fortunata serie televisiva RAI

Il femminicida, infatti, altri non è che l’ultimo anello di una lunga catena di vittimizzatori delle donne e cioè da una cultura dove le donne vengono aizzate contro le altre donne affinché tutte siano sempre più deboli, sempre più esposte, sempre più maltrattate. Raffaella Mauceri il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Autunno 2013

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attualità

La volontà n n ha limiti Così come l’amore DI RAFFAELA MAUCERI

A volte accade, ed è quasi un miracolo, che la stampa parli di donne per raccontarci le cose superlativamente belle che sono capaci di fare. Dico superlativamente e non straordinariamente, perché la straordinarietà appartiene alle donne. Da sempre. Quella di cui vogliamo parlarvi anche noi, infatti, più che bella, è una storia sublime. Perché attiene alla sfera del cuore, quella in cui le donne sono insuperabili per definizione. Anche se, nel nostro caso, cioè nel caso di Nancy Zerilli, non meno insuperabile è il cuore di Antonio, suo marito e meraviglioso papà. Siamo all’incrocio di viale Scala Greca - via Lentini. Garofita, una giovane rumena che sta al semaforo tutti i giorni per cercare di racimolare qualche sudatissimo euro, mi allunga un volantino elettorale. “Hai trovato un lavoretto?” le chiedo. “No – risponde lei – questo lo faccio gratis …Sa, io sto qui perché lotto per i miei tre figli, e anche questa signora del volantino lotta per i suoi tre figli…” “La volontà non ha limiti” leggo. Bellissimo slogan, penso, mai visto prima d’ora. Poi mi accorgo che al posto della una “o” di non, c’è una minuscola carrozzina stilizzata… Ma dunque per cosa lotta la candidata Nancy Zerilli? “Ha tre gemelli - mi spiega Garofita - due femmine e un maschio, tutti e tre portatori di handicap”. Come donna e come madre, sento una fitta allo stomaco e mi sembra quasi impossibile che una donna con tre figli disabili trovi anche il tempo e la voglia di spendersi in politica. Ma chi meglio di lei può essere la voce delle famiglie con bambini disabili? Di fatto, Nancy non viene eletta ma riceve tanti voti a testimonianza della stima, l’affetto e la solidarietà che la circondano. Proprio in quei giorni, infatti, mentre i volantini volano per tutta la città, lei viene insignita del premio “Mamma Speciale 2013”. Mamma speciale, mamma coraggio, mamma sorriso, mamma orgogliosa dei suoi figli. Sì, orgogliosa perché li ha voluti con tutte le sue forze e con tutte le sue forze li ama perdutamente. “I problemi si sono manifestati sin dalla gravidanza - dice - una gravidanza trigemellare infatti ha probabilità elevatissime di dare luogo a uno, due o tre disabili, anche perché nascono sempre prematuri. Adesso i nostri tre gemelli hanno 11 anni. Ludovica, nonostante abbia affrontato quattro interventi, è sulla carrozzina, Davide, anche lui dopo quattro interventi, è displegico e cammina ancora con le stampelle, e Costanza è ipovedente (ha un decimo della vista). Ma tutti e tre hanno imparato che non sono da meno di nessuno. E si vogliono un bene dell’anima. I suoi figli non sono malati – mi disse l’ennesimo luminare - c’è poco da curare e c’è poco da guarire. I suoi figli hanno subito danni irreversibili e resteranno disabili”. Così sentenziò il medico a due genitori annichiliti. “I momenti di disperazione – racconta Nancy – sono stati tanti. Rimorsi, notti in bianco e fiumi di lacrime. Ma poi, la volontà di lottare ha preso il sopravvento e, per quanto poche fossero le speranze, i miei figli hanno fatto progressi enormi perché, davvero, la volontà non ha limiti!”. Questo non vale per tutti, lo sappiamo, sono tanti, ahimè, i padri che abbandonano madre e figli al loro destino e ne abbiamo esempi a iosa, comuni e anche celebri come Tolstoj o Einstein. Ma lei, Nancy ci disarma subito: “All’associazione “Diversamente

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uguali” ho conosciuto tante mamme che come me e più di me, non hanno paura di niente e non si fermano davanti a niente. Quando i tuoi figli hanno bisogno d’aiuto, viene fuori la tigre che è dentro ogni madre. In più, io ho avuto la fortuna di avere accanto un marito forte, saggio e pacato che, di volta in volta, mi aiuta ad imboccare la strada migliore”. Non come lei, Nancy, che è un ciclone e che, a dispetto delle durissime prove che le ha regalato la vita, ha recuperato la voglia di vivere e di sorridere, la voglia di curarsi e di brillare in tutta la sua prorompente, meravigliosa femminilità. “Per aiutare i miei figli, sono entrata in un mondo che non conoscevo e che è pieno di dolore ma anche di solidarietà. Per aiutare i miei figli ho ritrovato il sorriso e ho messo fuori dalla porta chi non entrava a casa mia con un sorriso. Di più: mi auguro che la loro esperienza la mettano a servizio degli altri. Mi auguro che, così come adesso stiamo facendo io e il loro papà, anche loro scelgano di lottare per un mondo in cui la disabilità non sia una barriera insormontabile e ci si possa sentire uguali agli altri, con pari diritti e pari dignità”.


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Terza fatica letteraria di Vittoria De Marco Veneziano. Tutta declinata al femminile.

attualità

Tante donne tutte di mio gusto DI RAFFAELA MAUCERI

Che cos’ha a che vedere Olimpia De Gauge, femminista ante littea raccontare in parlamenram, con Gianna Beretta Molla, cattolica credente fino al sacrificio to quello che aveva visto e della propria vita? Che cos’ha a che vedere Artemisia Gentileschi, pittrice come vivevano queste altre e assassina (sulla tela) del suo stupratore con Maria Montessori, figura donne sfruttate, per difenillustre nella scienza dell’educazione dei bambini? E con Emily Dickinson, derle a spada tratta”. grandiosa e selvatica poetessa ossessionata dalla morte? E con Grazia - E sennò, mia cara Vittoria, Deledda, Oriana Fallaci, Mariagrazia Cutuli, Lina Merlin, Franca Viola…? perché credi che la Merlin Eppure queste donne sono tutte lì, queste ed altre, nello stesso libro sia entrata nel libro d’oro di Vittoria De Marco Veneziano perché piacciono a lei, l’autrice, che le del femminismo italiano? E Vittoria De Marco Veneziano trova tutte di suo gusto e con penna leggera, garbata e affettuosa ce le adesso ti faccio una domandescrive “da donna a donna”. Come mai? Quale criterio l’ha guidata nella da difficile: quale fra tutte scelta di queste donne così diverse e così distanti nel tempo? queste donne tu ami di più? “L’idea era di trattare temi diversi attraverso personaggi femminili che in Quale fra tutte parla alle tue ciascuno di quegli ambiti si è distinta per eccellenza d’ingegno e di pasviscere di donna e di madre? sione: l’ecologia, la letteratura, la poesia, l’impegno sociale, la religione, “Superfluo dire che io le amo la violenza di genere e l’arte come autoterapia. Come Artemisia Gentitutte. Ma quella che più di leschi che vince il trauma della violenza carnale dipingendo infinite volte tutte “parla alle mie viscere”, se stessa che sgozza il suo stupratore. O come Grazia Deledda che vince come dici tu, è Franca Viola l’umiliazione di donna cui era stato impedito di studiare oltre la quinta elee non certo per campanilimentare, vincendo il Nobel per la letteratura…E come me stessa che ho smo ma perché, nonostandedicato “La Farfalla dalle ali spezzate” a mia figlia, cerebrolesa e morta a te fosse una piccola donna, soli 24 anni per tutto il dolore e tutta la gioia che questa figlia mi ha dato”. giovane, sconosciuta e senza - E quale il filo che le unisce? alcun potere, fece una cosa di fortissimo “La grandezza femminile, quella grandezza con la quale hanno fatto cose straordinarie. E contenuto ideologico e morale: rifiutò le hanno fatte per le altre donne, per dare valore alla femminilità e a quella meravigliosa di sposare il suo rapitore e lo denunciò intelligenza del cuore che le donne posseggono”. per violenza carnale, distruggendo così la - Purtroppo il talento delle donne viene riconosciuto tardi, di rado e assai meno di vergognosa legge sul matrimonio riparaquello degli uomini… tore che invece di punire lo stupro, lo le“…E sono costrette a lottare di più e valere il doppio per contare la metà. Questo gittimava e lo benediva col sacro vincolo libro nasce nel momento in cui, mentre scrivevo “L’isola a forma di quaglia”, mi trovai a del matrimonio! E c’è di più: il padre, la parlare di tre donne famose: Margaret Thatcher prima donna nominata primo ministro accompagnò personalmente alla Polizia, nel Regno Unito, Oriana Fallaci che aveva scritto “Un uomo”, un autentico gioiello letattraversando a schiena dritta la piazza terario, e Madre Teresa di Calcutta che aveva appena ricevuto il Nobel per la pace. E fu del paese affinché tutti vedessero come, così che mi venne l’idea di scrivere un libro interamente dedicato al genio femminile”. coraggiosamente, la figlia stava sfidando - Infatti il genio è donna. Non a caso la radice etimologica di genio è gyn che per l’appunl’opinione pubblica e lo stesso stato!”. to significa donna. Ciò malgrado, le donne devono dismettere quella modestia che le ha - Donne carismatiche, dunque? penalizzate fino al suicidio e praticare l’autoreferenzialità come scelta politica e rivendi“Certo! Perché ognuna di esse è stata un cativa. A proposito, per parlare di politica quale donna hai tirato in causa? modello per le altre donne, un’icona, un “Lina Merlin che ebbe l’impagabile merito di far chiudere le case di tolleranza, luoghi di punto di riferimento. E dalle donne è staschiavitù e umiliazione per tante povere ragazze doppiamente sfruttate dai cosiddetti ta seguita, amata e celebrata”. clienti e dallo stato. La Merlin io la stimo più della stessa Iotti perché, pochi lo sanno, ma Donne carismatiche e non donne di pofu proprio lei, la grande Lina, a fare aggiungere nella Costituzione che davanti alla legge tere. Perché il potere è di segno maschile siamo tutti uguali “senza differenze di sesso” che i signori uomini avevano dimenticato. E fu e in quanto tale, è violento. Donne che sempre lei che fece approvare la legge che cancellava dalla carta di identità quell’umiliante si sono spese per il bene comune affere discriminante dicitura “figlio di NN”: un marchio a fuoco che nessun innocente doveva mando i valori fondanti del femminismo: più portare. Ma Lina fu capace di questo e di tanto altro. Per esempio a volte indossava l’appartenenza di genere e la solidarietà gli stivaloni e andava fra le mondine facendo finta di essere una di loro, e poi andava fra donne.

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Chi è Sergio?

Sergio è uno nessuno e centomila. È gli uomini con cui comunico, incrocio il fioretto, mi riconcilio, discuto, tengo un dialogo di genere. Sergio è Salvo, Antonio, Leo, Giorgio, Diego, Walter, Saro, Sandro, Pippo, Elio... ma è anche Robin CARO SERGIO (bel nome, vero?) Hood, Robin Williams, Lorenzo il Magnifico, Apollo e Giove Pluvio (nick name). Ha trent’anni, ne ha 40, 50, 60 e anche oltre. È alto e forte, è piccolo e minuto, è grasso e pacioso, è irascibile e segaligno, è una fedelissima patata e un bastardo sciupafemmine, è intelligente, aperto, dialettico, bendisposto, conosce l’italiano tanto quanto conosce il dialetto (viceversa lo avrei scartato). Non è un misogino, non è un violento e non è ricco (viceversa lo avrei scartato). Soprattutto è laico, requisito indispensabile per chiamarsi Sergio, in questo librino. Sergio è l’effige simbolica e reale del Maschile meno sgradevole che ci sia, con punte di tenerezza paterna, languore amoroso, poesia, creatività, cameratismo, complicità e quel pizzico di femminile non negato che piace tanto a noi donne. Anche a quelle cretine che non vogliono ammetterlo. Collana editoriale ‘La Nereide’ È la metafora assai poco metaforica dell’uomo con cui il dialogo è praticabile, stimolante e gravido di promesse di evoluzione (sua). È l’uomo-speranza, quello che le donne amano vedere in cucina mentre si dà da fare con una torta o un risottino (dio, quanto è sexy!) o in salotto mentre tiene banco raccontando amenità, o in camera da letto con lo sguardo pieno di eros o in garage che lava l’auto o nello studio alle prese con i compiti dei figli o in giardino a zappettare le rose… insomma ci siamo capite, vero? Questo Sergio-Salvo-Antonio-Leo-Giorgio-Diego-Walter-Saro-Sandro-Pippo-Elio-Robinhood-Robinwilliams-Lorenzoilmagnifico-Apollo-Giovepluvio è quel ponte verso il Maschile che in parte è dentro di me e in parte sta di fronte a me. È l’altra metà del cielo che non invade e non inquina la mia, che vi accede con passo felpato e in punta di piedi. Onoratissimo. È mio figlio, mio padre, mio fratello, mio marito, il mio amico, il mio collega, il mio direttore, il mio dipendente, il mio vicino, il mio corrispondente... Sergio. Bel nome, vero? P. S. E che nessuno mi venga a dire che non ho dialogo con gli uomini. E per farmi capire meglio, dico pure le parolacce.


Pupillo: una storia di terra, di coraggio e di passione

attualità

“Le donne del vino” DI RAFFAELA MAUCERI

“Prego signora, si accomodi, posso offrirle qualcosa?”. Sono soltanto le dieci del mattino, ma io non escludo che mi si voglia offrire un bicchiere di vino di quello buono. Dopotutto siamo nella celebre azienda vinicola Pupillo presente in tutti i ristoranti stellati d’Europa e anche d’oltre oceano. Invece mi offrono un caffè… che profuma di vini! Tanti, tantissimi vini, fra i più noti e apprezzati del mercato internazionale: il Cyane, il Moscato di Siracusa, il Solacium, il Pollio, il Nero d’Avola… Dopo una ricca collezione di riconoscimenti, infatti, in questi ultimi anni l’azienda sta vivendo esperienze esaltanti. L’anno scorso la partecipazione al Vinitaly, e adesso mentre scriviamo, all’immenso Expo in Brasile, giusto per dirne un paio. “Il suo giornale si chiama Corriere delle Donne ma badi bene che qui siamo tutti maschilisti!” scherza il dottor Pupillo. Ma figuriamoci! L’azienda nasce da una donna ed è stata storicamente gestita quasi esclusivamente da donne! Fu fondata, nel lontano 1908 dalla bisavola baronessa Eloisa Pupillo, imprenditrice ante litteram, la quale, rapita dal suo spasimante, dopo la romantica fuitina si sposa e avvia quella che diventerà l’azienda di famiglia. No, decisamente qui il maschilismo non ha terreno di coltura. E volendo entrare nello specifico, è notorio che ci sono differenze abissali tra uomini e donne sul come si pongono rispetto al vino. Il classico beone è maschio. L’ubriaco che si mette al volante e uccide i passanti, è maschio. Il giovane che beve intrugli letali nei pub, è prevalentemente maschio. Le donne, invece? “Le donne, invece – risponde il dott. Pupillo – hanno un rapporto più fine, un gusto più sofisticato e sono capaci di riconoscere le componenti di un vino al solo assaggio. Una volta una sommelier francese assaggiando il nostro Moscato di Siracusa, e lasciandoci tutti a bocca aperta, ha individuato il profumo delle erbe del sottobosco dov’era cresciuto il vitigno. Incredibile ma assolutamente vero”. “La mia nonna era una grande pianista – dice la figlia Carmela, da dieci anni alla guida dell’azienda - ma suo padre non volle mandarla a Roma a studiare. In compenso è stata la prima siracusana a prendere la patente e guidare la macchina: segno di grande, coraggiosa emancipazione. Io non ho un carattere così forte e intraprendente come le mie ave che hanno rotto schemi secolari, ma da loro eredito la passione per questo lavoro, e nel lavoro ci metto la testa e il cuore”. È vero. Ultima rampolla della dinastia, Carmela Pupillo, dottoressa in lettere e filosofia nonché sommelier con tanto di titolo accademico, non eredita le redini per necessità ma per passione forte e genuina. E quando diciamo “eredita” non ci riferiamo soltanto alla produzione vinicola ma anche a ciò che il Feudo de La Targia contiene e rappresenta: il maestoso castello federiciano del 13° secolo, coevo del castello Maniace, la chiesa e i tre giardini chiusi. “Infatti - dice - proprio in virtù di tutti i monumenti che questo feudo custodisce da secoli, la prima suggestione per me è stata più storica che agricola”. E racconta: “Qui noi ospitiamo anche ricevimenti nuziali. Un giorno, avevamo quasi murato una delle colombaie che abbiamo sui tetti, quando mi accorgo che il pezzo di tegola con cui l’avevo tappata, era stato rimosso. Guardo dentro e scopro una tenerissima nidia-

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Il maestoso castello

ta di gufetti! Una sorpresa mozzafiato, un’emozione straordinaria! In tutto il mondo – continua - i gufi sono famosi come animaletti portafortuna, ma sono a rischio di estinzione. Salvarli è stata un’esperienza indimenticabile. Ecco, anche questo fa parte dell’impegno che ci siano dati io e mio padre: il rispetto e la salvaguardia del territorio. Pensi che una volta io e lui siamo andati a spegnere un incendio che era scoppiato sulla balza delle mura dionigiane. E in attesa che arrivassero i pompieri, siamo riusciti a tenere le fiamme sotto controllo e salvare la balza!”. Novella custode del nettare degli dei, Carmela ci accompagna verso l’uscita. Al nostro seguito, un dolce cagnolone e, come una lunga scia, i profumi inebrianti dei vini Pupillo.



attualità

Gambe aperte e cervello chiuso DI MONICA LANFRANCO

Una giovane porno attrice sentenzia sul femminismo: abbiamo lottato per questo? Già. Abbiamo, noi femministe, lottato anche perché una donna si potesse mostrare nuda, nei luoghi pubblici, reali o virtuali, senza essere insultata, dileggiata, punita, o persino uccisa per questo? Comincio a rispondere per me, e dico sì: ho lottato (e lotto) contro i pregiudizi sessisti e la miseria violenta del patriarcato, (che assume volti e versioni sempre attuali), anche perché le giovani donne potessero scegliere chi essere, come vestire, cosa fare nel mondo, senza che nessun uomo le obbligasse in alcunché, nel nome della famiglia, di un dio, o della patria. Il femminismo non è stato, e non è, un movimento che ha creato teoria, elaborazioni e pratiche effimere e strumentali: si è trattato, e si tratta, di uno sguardo e di una visione critica della realtà, spesso ingiusta e violenta, che ancora affligge donne e uomini a livello globale. Nel mondo le bambine e le donne sono insultate, dileggiate, punite, e uccise solo per il fatto di essere femmine. Cito, per chiarezza, la nordamericana Robin Morgan, che forse riassume nel modo più puntuale di cosa sto parlando: “Non si tratta di una minoranza oppressa che si organizza su questioni valide ma pur sempre minori. Si tratta della metà del genere umano che afferma che ogni problema la riguarda, e chiede di prendere parola su tutto. Il femminismo è questo”. La libertà di essere non più metà della mela, (quella meno di valore), ma un soggetto intero si è conquistata coniugando in modo nuovo il concetto di uguaglianza e di diritto: non a caso la parola usata dalle attiviste nelle lotte per la conquista della possibilità di decidere sul proprio corpo (orientamento sessuale, gravidanza, maternità, matrimonio) è autodeterminazione. Un concetto che mette insieme libertà e responsabilità: ti autodetermini perché ragioni anche sulle conseguenze dei tuoi gesti, e lo fai perché la tua libertà si mette in relazione con il resto del mondo. Prendere parola, dunque. Nella nostra società dell’immagine la parola la si prende anche, soprattutto, con il corpo. Viene alla mente la forza evocativa del gesto, silenzioso e però fragoroso in modo inequivocabile, di Amina Sboui, giovane blogger tunisina più volte arrestata per aver messo online una sua fotografia in piedi, completamente nuda. Lei, che rischia la morte solo per questo gesto, chiama il mondo a ragionare sull’irresponsabilità feroce di una visione del corpo femminile che diventa costume, consuetudine, legge, vincolo e condanna. Le donne, in questa visione, si possono vendere e comprare, ma non possono decidere per sé. Non è un gioco, non è la tv: è la vita vera, dove le donne e le bambine vengono picchiate, mutilate, uccise, ad ogni latitudine, nelle case ricche come nelle favelas. Ben lungi da Amina, così come altrettanto lontana dall’emozione che suscita il dipinto del 1866 di Gustave Courbet “L’origine du monde”, è l’effimera comparsata di un’attrice

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emergente del porno: prima, in un’intervista, definisce le femministe, (senza probabilmente conoscerne nemmeno una in carne ed ossa), come portatrici di ‘vagine legnose’, e sentenzia che devono ‘darla di più’; poi, in un video di circa un minuto, opina in modo confuso sulla violenza di genere, negandone l’importanza e ribadendo il concetto, (da partita doppia), del darla, una ricetta per tutte le stagioni, chissà perché. Il video la ritrae nuda solo per la metà inferiore: una gamba sul pavimento di un bagno come tanti, l’altra sul lavandi-

no, l’ordinata e coltivata vagina in primo piano. E’ un’operazione commerciale pubblicitaria, una calcolatissima mossa di auto-


attualità pianto Taricone citava spietatamente se promozione, si è detto da più parti: del resto la ragazza, come molte della sua generastesso. zione che praticano il mondo della televisione e del cinema, ha studiato, è mediamente Rocco Siffredi, mentore della attrice filopiù colta di molti coetanei, sa bene l’arte del vendersi. La donna siede sulla sua banca, è sofa, è amato e ammirato da donne e uoil motto che le ispira. mini, pur se in modo diverso; non altretE’ in buona compagnia: non è la prima, né sarà l’ultima a diventare, per il pochissimo tanto si può dire delle sue partner. Molta tempo che la logica del mercato offre alle presunte novità, testimonial risibile e seriale parte del mondo madei nostri tempi vuoti, depilati e opachi. Non è molto originale, come schile si masturba nel testimonial: l’eccezione, oggi, è rappresenta da chi ‘non la dà. Nelle inprivato apprezzando tercettazioni telefoniche erano i padri a incitare le figlie a concedersi, le grazie muliebri, ma durante le cene eleganti, quindi dove sta la novità, e dove lo scandalo? nel pubblico sempre La mancanza di fantasia regna sovrana sui temi sessuali, così come e solo puttana resti, il buon gusto, la cultura e l’empatia: pochi giorni fa un quarantene difficilmente acquisti ne opinionista genovese invitava le ragazzine a coprirsi il sedere la rispettabilità, vitale (che a lui non dispiaceva comunque guardare, fosse mai si dubitasper sopravvivere nella se della sua eterosessualità) altrimenti lo stupro è giustificato; poi nostra società, finiti i è stata la volta della leghista che augurava la violenza sessuale per fasti effimeri del corla ministra, e infine, buon ultimo, l’attivista di Sel, che come punipo giovane, sodo e zione per la suddetta leghista auspicava che questa fosse gettacommercializzabile. ta in pasto a violentatori (di colore), riassumendo così l’attitudiEve Ensler Il best sellers “I monone congiunta sessista e razzista, (almeno nel linguaggio e nell’auloghi della vagina” della femminista Eve spicio), di larga parte del paese, quella al potere così come quella del bar sport. Ensler è un inno contro la violenza sulle Nel confuso eloquio della soubrette del porno manca la capacità di fare connessioni, donne e sul mondo, lontanissimo dalle perché è l’automatismo a imperare. Femminista uguale frigida e acida, pornodiva uguale semplificazioni del “darla”: la bellezza gaudente e realizzata. Nel video l’attrice parla delle morti sul lavoro e di violenza sesdella vita, che è relazione e scambio e fasuale, due piaghe sociali planetarie, che nell’eloquio sgambato diventano risibili, perdono tica e emozione, non si può costringere senso, spariscono nella voragine dell’ignoranza della storia reale, citate così, solo come in un solo verbo, in una semplificazione introduzione insensata all’invito a ‘darla’. così rutinaria. In fondo non sono le gamNegli ultimi 25 anni, sin dai banchi di scuola, una parte ingente di giovani è cresciuta be aperte a fare scandalo: è il cervello allevata in batteria al ritmo dei jingle della tv commerciale, avendo come esempi pupe chiuso, quello sì, che preoccupa. e secchioni, amici e uomini e donne defilippiani che non azzeccano un congiuntivo, che (29 Luglio 2013) rincorrono sogni di comparsate tv ben descritte nel film Ricordati di me, dove il comcontinua da pag. 3 - Editoriale Femminicidio: crimine di stato

E c’è dell’altro. Da qualche tempo a questa parte invece di finanziare progetti di protezione per le donne, vengono finanziati progetti di “sostegno”, di “riabilitazione”, di “recupero”, di “rieducazione” dei carnefici. Perché le loro vittime possono anche crepare, ma loro invece devono essere aiutati, salvati e garantiti! “La violenza contro le donne è una piaga terrificante che nasce da una sottocultura maschilista che nel nostro paese è assai diffusa, anche fino agli alti livelli della politica. Il corpo della donna è oggetto di arbitrio, di scempio, di effrazione. Il problema della violenza contro le donne è un problema di tutti”. Così ammonisce il grande drammaturgo Moni Ovadia in un suo video. Sentite infatti che cosa succede a livello internazionale e a nostra insaputa. Una volta l’anno, le sale dell’Onu a New York si riempiono di donne provenienti da tutto il mondo per presenziare alla riunione della CSW (Commissione sullo Stato delle Donne) che è il principale organismo per le politiche globali sull’uguaglianza di genere. La 57esima riunione della CSW si è svolta a marzo di quest’anno ed ha avuto come tema prioritario l’eliminazione di tutte le forme di violenza sulle donne e sulle ragazze. Ebbene, un piccolo ma agguerrito gruppo di paesi, composto da Iran, Russia, Siria e Vaticano ha lottato per fare eliminare dalla relazione finale la parola femminicidio, ed è riuscita a far sparire dal testo le disposizioni sulla violenza di genere. E c’è poco da stupirsi perché, la gente non lo sa, ma nelle assemblee mondiali del CSW i nunzi apostolici del Vaticano non si alleano quasi mai con i rappresentanti degli altri paesi cattolici, si alleano molto più spesso con i rappresentanti dei paesi fondamentalisti islamici. Dopotutto parliamo del medesimo Vaticano

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che nel medioevo ha sacrificato milioni di streghe immaginarie sui roghi della sua criminale “santa inquisizione” per ordine di una sequela di ben 70 papi! Un periodo storico opportunamente tabuizzato e occultato su tutti i libri di testo. Il femminicida, infatti, altri non è che l’ultimo anello di una lunga catena di vittimizzatori delle donne e cioè da una cultura dove le donne vengono aizzate contro le altre donne affinché tutte siano sempre più deboli, sempre più esposte, sempre più maltrattate. Ma, diceva Madelaine Albright: “C’è un posto speciale all’inferno, per le donne che non aiutano le altre donne”. Naturalmente, aggiungiamo noi, al fianco dei torturatori maschi. Che non si faranno il benché minimo scrupolo ad uccidere anche loro.


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L’evento è di quelli di cui non si può non essere orgogliosi. La già prestigiosa scuola di danza Tersicore, diventa infatti ancor più prestigiosa grazie alla “griffe” del Maestro Steve La Chance che ne firmerà la direzione artistica. Ed è così che diventerà La Chance Ballet di Siracusa. “Seguirò la scuola per tutto l’anno accademico affiancato dalla prof.ssa Dina Cultrera Minniti che avrà come mansione la Direzione Didattica dell’Accademia” ci conferma. - E quali discipline offrirà? “Offrirà moltissimi corsi: Propedeutica, Predanza Classica e Moderna, Sbarra a Terra, Classico, Repertorio, Danza Creativa, Moderno, Passo a due, Contemporaneo, Hip Hop e Break Dance”. - Una varietà completa, direi “Certo, e saranno tutti diretti da insegnanti qualificati, da me periodicamente supervisionati”. - Le piace questa città e l’idea di lavorarci? “Se e quanto mi piace Siracusa lo prova il fatto che alcuni anni fa qui ho comprato una casa. Non bastasse, aggiungo che la mia compagna, Grazia Mollica, con la quale ho già una storia lunga 12 anni, è una siracusana doc”. - Legami affettivi ai quali si aggiunge adesso un legame di lavoro, un impegno artistico. E la scelta di Tersicore da cosa scaturisce? “Più che una scelta è stato un “incontro” e ne sono molto contento perché la professoressa Cultrera è una grande professionista oltrechè una persona splendida. E sono certo che insieme faremo un gran bel lavoro”.


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Bollettino a cura di Giada Barucco

Rete News

LA PRESIDENTE RAFFAELLA MAUCERI

Rete Centri antiviolenza Siracusa c/o ASL 8 - Tel. 0931 492752 www.reteantiviolenza.siracusa.it Nel più perfetto silenzio-stampa, si è consumata all’Ars una Per quanto sopra, INIQUA E assegnazione di fondi che brilla per la sua eccezionale e attendiamo di esstraordinaria iniquità! Ci riferiamo alla legge della Regione Sicilia sere incontrate dal SCANDALOSA n.3/gennaio 2012, sui centri antiviolenza e sulle case rifugio, denonuovo Assessore ASSEGNAZIONE DI minata “Norme per il contrasto e la prevenzione della violenza di al ramo, Bonafede, genere” che, com’è noto, nasce da un ddl ideato e lanciato dalla DENARO PUBBLICO: per scongiurare ulsottoscritta Associazione nel lontano 25 novembre del 2008. teriori operazioni I 500.000 EURO DELLA Come fu ampiamente spiegato, l’idea di lanciare questa legge scaspregevoli come LEGGE REGIONALE turì dalla necessità di porre un freno al proliferare selvaggio di questa che calpesta sedicenti centri antiviolenza che nascono dall’oggi al domani senza CONTRO LA e ignora il lavoro storia, senza esperienza, senza formazione e senza competenze, immane di cui, da VIOLENZA DI GENERE danneggiando ulteriormente le vittime e gettando discredito sui anni e sempre auVANNO A DUE SOLE centri seri, efficienti e competenti. La legge prevede infatti una totassandoci, ci mappatura (e quindi una scrematura) dei centri quale conditio sine facciamo carico a PROVINCE SU NOVE! qua non per poter equamente erogare i supporti economici ai puro titolo di socentri in regola con i necessari requisiti in essa legge definiti. lidarietà femminile Invece, questa mappatura non è stata MAI fatta, tanto vero è che alla prima convorestituendo dignità alle vittime e spesso cazione (luglio 2012) i centri mancanti all’appello erano di gran lunga più numerosi di salvandole da morte sicura. quelli presenti, e che, udite udite, abbiamo fornito NOI all’assessorato regionale, nomi e recapiti di decine di centri antiviolenza siciliani di cui l’assessorato non aveva notizia. Qui di seguito alcuni passaggi del Ciononostante, e cioè senza aver fatto mappatura alcuna, l’assessorato regionale alla dibattito in aula. famiglia, facente capo (allora) all’ex-assessore Spampinato, ha dato corso ad una attuaAll’interrogazione dell’On.Vinciullo che zione della legge a dir poco “fantasiosa”. Attuazione davanti alla quale siamo stati messi chiede quali siano stati i metodi, i criteri “a fatto compiuto”, tipo “fuitina” alla siciliana e cioè senza l’ombra di un comunicato e le considerazioni per le quali sono stastampa. te mortificate tutte le associazioni di voIn pratica (ripetiamo, senza l’ombra di un comunicato stampa né di una semplice comulontariato che si trovano nelle rimanenti nicazione alle associazioni interessate) è stato costituito il Forum ed è stato erogato l’insette province, l’assessore Bonafede, astero finanziamento della legge relativo al 2012 pari a quasi 500.000 euro, esclusivamente sessore per la famiglia, le politiche sociali alle due sole province di Palermo e di Catania! e il lavoro, così risponde: Non conosciamo i meriti speciali per cui queste due province sono state individuate come le uniche e sole degne di tanta attenzione e tanto denaro, mentre le altre sette Assessore Bonafede: “…per dare atnon hanno meritato nemmeno un centesimo, sta di fatto che la legge non parla di sostetuazione alle iniziative individuate dalla gno economico da assegnare “per meriti”, né prevede una graduatoria di assegnazione legge citata, la stessa ha previsto delle dei fondi né una gara per conquistarseli e che quindi, l’assegnazione risulta dunque del specifiche dotazioni finanziarie, purtutto arbitraria, discriminatoria e fuori dal dettato della legge. troppo insufficienti, a supporto delle Nel quadro oscuro e scandaloso di questa operazione, risulta fra l’altro a dir poco diverse linee di intervento. Tali risorse paradossale che: finanziarie sono distinte nella legge per n proprio noi che abbiamo fondato l’unico Coordinamento regionale siciliano che agspecifica finalità, riconducibili ai diversi grega 24 associazioni impegnate su questo faticoso e pericolosissimo fronte su un articoli di legge. Le risorse finanziarie totale di 58 presidi nell’isola imputate nei capitoli di bilancio, previste n proprio noi che sin dal 2010 prestiamo un servizio 24 H tutto l’anno senza mai l’omdalla normativa, sono state integrate con bra di un contributo pubblico ma da sempre autotassandoci un ulteriore stanziamento, pertinente e n proprio noi che abbiamo fondato l’unico sportello Glbt della Sicilia per le vittime utile alle iniziative individuate, previsto ai di violenza omofoba sensi dell’articolo 9 della legge regionale n proprio noi che abbiamo ideato e lanciato la legge in parola siamo rimaste fuori dalla porta! n. 10/2003.

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I N S E R T O


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I l’esiguità delle risorse assegnate e la necessità di rispettare il dettato norN Considerata mativo, in linea con quanto deliberato dal Forum permanente contro le molestie e S la violenza di genere (istituito con il decreto assessoriale n. 2471 del 7/12/2012, in della deliberazione della Giunta regionale n. 275 del 31 luglio 2012) si sono E attuazione destinate le risorse, stanziate per l’anno 2012, al finanziamento degli interventi capaci R di sostenere buone prassi nell’ambito del contrasto e della prevenzione della violenza a livello di distretto socio-sanitario, con l’obiettivo di elaborare dei prototipi T didi genere intervento replicabili su tutto il territorio regionale e da utilizzare nella successiva O implementazione della legge regionale n. 3 del 2012. Tale determinazione è scaturita anche dalla necessità di dovere impegnare le risorse finanziarie entro la chiusura dell’esercizio finanziario 2012; in caso contrario, le stesse risorse sarebbero andate in economia, con impossibilità di un successivo utilizzo. Inoltre, si è garantita la corretta finalizzazione delle risorse come disposto dalla normativa di riferimento. Inoltre l’individuazione dei Distretti socio-sanitari D16 con Comune capofila Catania e D42 con Comune capofila Palermo, ai quali destinare le risorse, è stata una scelta basata su criteri assolutamente oggettivi ed in particolare: n la presenza di Nodi della rete di relazioni di cui all’Avviso di manifestazione di interesse per l’adesione alla rete di relazioni per prevenire e contrastare la violenza di genere (GURS n. 41 del 28 settembre 2012). Si rileva come si sia registrata, seppur in modo non omogeneo, la presenza di Nodi su tutto il territorio regionale; n la presenza di Protocolli di rete locali, tra soggetti pubblici e privati, contro la violenza di genere. Si rappresenta come, negli altri ambiti territoriali, non si è registrata in modo contestuale la presenza di tutti i soggetti interessati, sia pubblici che privati, senza definire una modalità operativa condivisa; n il riconoscimento da parte del Dipartimento Pari Opportunità - Presidenza del Consiglio dei Ministri, quali Ambiti territoriali di Rete della Rete nazionale antiviolenza individuati, quali territori pilota, attraverso i seguenti indicatori: popolazione residente divisa per sesso, popolazione straniera residente, caratteristiche socio-economiche della popolazione e del territorio, descrizione dei progetti più significativi realizzati contro la violenza a donne e minori, elenco dei servizi presenti nel territorio (sociali, sanitari, forze dell’ordine). Tale riconoscimento da parte del Dipartimento Pari Opportunità - Presidenza del Consiglio dei Ministri, fino al 2012, si è potuto registrare soltanto per gli ambiti territoriali ricadenti nei Distretti socio-sanitari D16 con Comune capofila Catania e D42 con Comune capofila Palermo. I metodi, i criteri e la considerazioni alle quali si è fatto riferimento, pertanto appaiono rispettosi del dettato normativo basato su elementi oggettivi nella scelta dei Distretti socio-sanitari coinvolti, senza alcun intento penalizzatore. Tra l’altro, le opzioni individuate sono state valutate e condivise dal Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere, nel cui ambito operano rappresentanti donne di associazioni, di cooperative sociali e di organizzazioni sindacali, in possesso di comprovata esperienza nell’attività di contrasto alla violenza di genere, nel rispetto dell’art. 3 della citata legge regionale n. 3 del 2012. On. Vinciullo - Signor Presidente, onorevoli colleghi, assessore, è per dichiararmi assolutamente insoddisfatto della risposta che l’assessore ha voluto fornirmi, e per un semplice motivo: premesso che la legge l’ho fatta io e sono stato io, a suo tempo, a far approvare l’emendamento che ha stanziato le somme destinate alla legge contro la violenza alle donne, eravamo rimasti che queste somme dovevano essere spalmate su tutti i nove distretti socio-sanitari della Sici-

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lia. Anche perché non capisco per quale motivo le donne di Catania o di Palermo debbano avere la possibilità di usufruire di servizi che le donne violate a Siracusa, a Ragusa o a Messina invece non devono avere. Un comportamento insensato da parte dell’Assessorato, un comportamento ingiusto e scriteriato perché, premesso che le somme per questo tipo di attività potevano essere ulteriormente integrate e le potevamo ulteriormente trovare, nel caso in cui avessimo voluto veramente applicare la legge in tutta la Sicilia, premesso che questo Governo che dice di guardare i soggetti fragili e diversamente abili, nella nuova finanziaria, aveva tentato, ancora una volta, di ridurre le somme destinate alle donne oggetto di violenza, assieme ai figli minori - per essere chiari -, quello che non è sopportabile è che non è stato individuato nessun criterio e nessun metodo attraverso il quale le somme sono state assegnate come Comuni capofila a Catania e Palermo. Non dico che non si potevano, alla fine, individuare due distretti socio-sanitari pilota, come dice lei, ma quello che oggettivamente è insopportabile, assolutamente insopportabile - lo ripeto, assolutamente insopportabile - è che non c’è stato nessun criterio. L’unico criterio qual è? Il fatto che l’assessore era di Catania, per cui il distretto socio-sanitario di Catania è stato individuato come distretto dove potere spendere queste somme? E che poi, quando è arrivata lei, lei è di Palermo e, quindi, si è pensato di fare Catania in ossequio al vecchio assessore e Palermo in ossequio al nuovo assessore? Io non credo che sia stato questo il criterio. Allora, le chiedo e tornerò a chiederlo, perché ripresenterò l’interrogazione parlamentare, voglio sapere qual è il criterio che è stato adottato dal suo Assessorato nel ritenere che solo due distretti socio-sanitari, quello di Catania e quello di Palermo, erano nelle condizioni di poter intervenire su questa complessa e difficile materia, difficilissima materia, e che altri distretti socio-sanitari non erano nelle condizioni di assolvere a queste funzioni. Se lei mi dirà che i due distretti socio-sanitari di Palermo e di Catania sono quelli più impegnati in progetti a favore delle


Rete News donne vittime di violenza, e non è così; se lei mi dirà che quelli di Catania e di Palermo sono più impegnati in progetti a favore dei figli delle donne oggetto di violenza, e non è così; se lei mi dirà che i due distretti, nel passato, si sono occupati in maniera particolare di case di accoglienza, di case per donne vittime di violenza, e non è così, le potrei dire ok, ha fatto bene l’Assessorato della Famiglia ad individuare questi due distretti. Non c’è, però, nessuna ragione al mondo per cui due distretti, che spesso si sono del tutto disinteressati di questa vicenda abbiano la precedenza su altri distretti, e non parlo di quello di Siracusa, ma parlo di altri distretti che, in questi anni, hanno fatto della lotta contro la violenza sulle donne oggetto mirato di intervento scrupoloso, attento, anche con l’apertura di case di accoglienza per le donne oggetto di violenza. Assessore, queste sono quelle cose che fanno sì che i cittadini si allontanino dalla politica, che i cittadini si convincano che la politica non esiste, che esiste solo la cattiva politica, cioè quella politica che fa solo gli interessi di parte, solo gli interessi di alcuni e trascura invece i più deboli. Mi auguro che questo progetto sia partito e saremmo anche curiosi di capire cosa stanno facendo, ammesso che ne abbiano le competenze, per poter seguire questi due progetti. Ma, nel caso in cui fossero partiti, sarei anche curioso di capire cosa stanno facendo, come stanno spendendo queste somme, e soprattutto se nelle somme che sono state stanziate nella nuova finanziaria del 2013 si riterrà utile continuare ad assegnare le somme a Catania o a Palermo, oppure si penserà di fare un bando a cui tutti i distretti socio-sanitari parteciperanno, a cui tutti i distretti socio-sanitari diranno cosa vogliono fare e come vogliono intervenire, come vogliono tutelare le donne vittime di violenza. Perché, veda, di questi interventi così ad usum delphini, avrebbero detto nel passato, noi non abbiamo cosa farne. Noi abbiamo bisogno invece di interventi mirati, di interventi certi, di interventi che anche dal punto di vista legale possano essere soste-

I nuti perché possiamo ben dire, tornando N nella nostra città, io e l’onorevole Marika Cirone: “vedi, il distretto socio-sanitario S di Siracusa non è stato capace di elabo- E rare un progetto, siete degli ignorantoni, cambiate mestiere e invece altri sono R stati capaci di farlo”! Perché se ciò non T accade e quindi le somme vengono destinate solo ed esclusivamente per O la provenienza dell’assessore, è chiaro che nessuno verrà più stimolato a fare progetti, nessuno verrà stimolato a competere, a concorrere in maniera tale che si diano risposte certe e adeguate al tipo di violenze insopportabili che le donne hanno subito. Mi sembra, assessore, glielo dico qui più col cuore che con la testa, che si sono volute nuovamente violare quelle donne che erano state violentate, per cui ad alcune è stata data la possibilità di essere assistite dal distretto socio-sanitario, e quindi dalla Regione, e ad altre invece meno fortunate questa possibilità non è stata data.

Raffaella Mauceri: “Casa tua”? Non è gestita da noi! “La casa rifugio di Siracusa, denominata “Casa tua”, non è gestita dalla mia Rete e la mia Rete non vi ha mai collocato una vittima né mai lo farà”. Così esordisce Raffaella Mauceri, presidente della Rete Centri antivioenza di Siracusa che annovera 15 presidi nella nostra provincia, per raccontarci un epsiodio occorsole alcuni giorni fa. “ Un episodio grave, inquietante e paradossale che non doveva assolutamente succedere proprio a me e che denuncio alla stampa affinchè non si ripeta mai più. In pratica - racconta - il marito di una donna siracusana collocata dalla Polizia nella struttura siracusana denominata “Casa tua”, è venuto a trovarmi nella mia abitazione privata (!) per chiedermi l’indirizzo della Casa per andare a riprendersi la moglie! Proprio a me che mai, lo ripeto, e poi mai vi collocherei una vittima di violenza. E questo non solo perché non condividiamo le modalità di gestione della Casa ma perché riteniamo che non sia opportuno prendere una vittima siracusana e collocarla in una struttura siracusana la cui ubicazione è ormai nota alla cittadinanza sin dalla nascita. Soprattutto se la vittima non ne ha fatto richiesta, come è già accaduto più di una volta”. - In che senso? “Nel senso che la donna vittima di violenza non è un soprammobile che può essere prelevato e collocato in una casa rifugio (vera o presunta) senza una sua precisa e documentabile richiesta e una sua precisa e documentabile accettazione. Cosa che, lo ripeto, è già accaduta con due nostre utenti che si sono ritrovate nella citata Casa non soltanto senza averlo richiesto ma addirittura senza nemmeno sapere che cos’è una casa rifugio”. - In che termini si è espresso l’uomo che voleva l’indirizzo della Casa? “In termini tranquilli, per fortuna. In pratica, mi ha detto: l’ispettore X non me lo vuole dare, ma forse può darmelo lei che la gestisce. Per cui gli ho spiegato garbatamente che, per correttezza morale e professionale, l’indirizzo non potevo darglielo nemmeno io...tanto, lo avrebbe (e lo avrà) scoperto in quattro e quattr’otto.... Ma io mi chiedo che cosa sarebbe successo se il tizio fosse stato un cafone, un tipo disposto pure ad alzarmi le mani se non gli davo l’indirizzo”. - Le vittime che si rivolgono a voi, invece, dove vengono collocate? Gestite altre case? “La nostra Rete non gestisce nessunissima struttura né qui né altrove. Sia chiaro: nessuna. Per le utenti a rischio di femminicidio che si rivolgono a noi, ci rivolgiamo ad alcune case rifugio di eccellenza tutte ben lontane da Siracusa e tutte egregiamente gestite da personale specializzato, operativo, presente e vigile 24 H. Detto questo, dunque, mi aspetto che questo assurdo e intollerabile episodio non si ripeta mai più. E che nessuna di noi operatrici della Rete sia mai più esposta ad eventuali “visite” a domicilio, minacce o aggressioni da parte di mariti convinti che “Casa tua” sia gestita noi!” il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Autunno 2013

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I N S E R T O

Rete News

“Nemmeno con un fiore” di Nadia Germano le nostre utenti più bisognose. Ampiamente realizzato con un profluvio di manifestazioni per tutta la Sicilia, il Com’è ovvio, la scelta dei benefit è caduta 7 luglio si è concluso il progetto C.D.S. – Rotaract Sicilia e Malta 2012/2013 soprattutto sui supporti informatici un po’ “Nemmeno con un fiore”. Un progetto che ha impegnato parallelamente le volontarie per tutte le associazioni ivi del C.D.S. Coordinamento Donne Siciliane contro la violenza e i inclusa la nostra Rete siragiovani del Rotaract in un grande lavoro di sensibilizzazione sul triste Si chiude con una cusana che ha beneficiato fenomeno della violenza su donne e minori. Attività massimamente pioggia di donazioni anche dei costi di stampa concentrata nelle giornate del 25 novembre 2012 e dell’8 marzo il progetto regionale di mille copie del nuovo 2013 che ha prodotto tante amicizie fra i partner, tanti scambi culturali e tantissimi momenti di emozione e di commozione. C.D.S. – ROTARACT “Manuale per operatrici dei “Indimenticabile – ha detto il rappresentante distrettuale del Rota- “Nemmeno con un fiore” centri antiviolenza” edito da “Edizioni La Nereide” (vedi ract, dott. Carlo Melloni – la partita di Coppa Italia Palermo-Verona con in campo lo striscione del nostro progetto (scritto anche sulle nostre magliette) e lo speaker che in uno stadio gremito all’inverosimile ha letto un messaggio di sensibilizzazione sul tema”. E il lavoro delle volontarie “antiviolenza”? “Da dieci e lode!” esclama Melloni. Con grande entusiasmo e soddisfazione, infatti, domenica 7 luglio, coadiuvato dallo staff del club locale, Giulia Giambusso, Giorgia Grillo e Maria Giudice, ha consegnato personalmente i benefit alle associazioni che si sono impegnate a 360° nel progetto: una donazione di complessivi 16.000 euro più tantissimi buoni spesa per Il dott. Melloni… beato fra le donne

riquadro nella pagina seguente) Ma la pioggia di benefit non finisce qui. A breve infatti il Rotaract consegnerà i buonispesa (per generi alimentari e articoli per bambini) che le associazioni-partner potranno offrire alle loro utenti bisognose. Non solo. Disponendo di una somma residua di altri 5000 euro il Rotaract intendeva ridistribuirle alle sette associazioni partner del progetto. Le quali, invece, a sorpresa, hanno deciso di rinunciarvi e scegliere un gesto di sorellanza in favore di altre quattro giovani associazioni del C.D.S. L’idea, partita dalla Mauceri, è stata condivisa da tutte con grande e genuino entusiasmo. Presto, dunque, le quattro associazioni riceveranno tanti benefit anch’esse. Per finire, una notizia davvero inaspettata e quanto mai lusinghiera: il progetto “ Nemmeno con un fiore” diventa interdistrettua-

Una montagna di donazioni

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Rete News le, cioè viene “sposato” da tutti i club Rotaract d’Italia, centinaia e centinaia sparsi per tutto il territorio nazionale, mantenendo la stessa denominazione e la stessa maternità, quella partita da Siracusa nel 2011 e realizzata in tutta la Sicilia con grande orgoglio delle volontarie che da queste soddisfazioni traggono la forza e il coraggio di lottare contro il mostruoso fenomeno della violenza sulle donne e i bambini.

La consegna del gagliardetto

I N S E R T O La “Clessidra” offre piatti artistici ai due presidenti

Illustrato alla stampa dall’autrice Raffaella Mauceri, giornalista-editrice e presidente regionale del C.D.S., il nuovo manuale (verosimilmente unico in Sicilia) va a rimpiazzare il precedente e ormai obsoleto manuale scritto sempre dalla Mauceri e pubblicato nel lontano 1999. “Infatti – dice – questo nuovo manuale non somiglia quasi più al primo, perché qui c’è dentro la mia ultratrentennale esperienza sul campo più 14 anni di studi aggiunti ai precedenti. Dunque non soltanto strumenti e conoscenze tecniche per le operatrici ma anche il pathos e l’emozione quotidiana con cui vivo questa scelta di volontariato che combacia con la mia professione e con la mia stessa vita”. Sul retrocopertina è possibile conoscere lo staff delle formatrici della Rete che ha già espletato centinaia di seminari e oltre 30 corsi di formazione, dando vita, fra l’altro, a sei nuovi centri in Sicilia. Un concentrato di saperi femminili, spiega ancora l’autrice, a partire dalle radici antropologiche e storiche della violenza di genere attraverso i miti e i culti del femminile, la streghizzazione e l’inferiorizzazione delle donne e via via fino ai femminicidi dei nostri giorni che un’invenzione dei nostri giorni non sono affatto ma che, al contrario, hanno radici millenarie. “Ancora vittime della gelosia maschile che nulla ha a che fare con l’amore – continua la Mauceri – Ancora vittime di una ferocia culturale che nega alle donne il diritto all’autodeterminazione e, scandalosamente, trova legittimazione etica, filosofica, politica, sociale, religiosa. Una ferocia che si annida in tutte le istituzioni tenacemente misogine e tetragone, in Italia come dovunque”. Quale speranza, dunque? “Io confido nelle donne consapevoli e in quelle che vogliono diventarlo. – risponde la Mauceri - Confido nelle nostre volontarie che con smisurata passione e coraggio da vendere, affrontano la valanga di misoginia che ci investe al ritmo di una donna uccisa da un uomo ogni 8 minuti nel mondo. E nessuno si permetta di dire che anche le donne sono violente perché da oltre 5000 anni le redini del pianeta sono in mano agli uomini e se questo pianeta è devastato dalla violenza fisica, psicologica, politica, ambientale e quant’altro, la responsabilità non è certo delle donne”.

Presentato il nuovo “Manuale per operatrici dei centri antiviolenza” di Raffaella Mauceri

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I N S E R T O

Le testimonianze

Rete News

21° Corso di formazione: lettere e florilegi Si conclude con 32 nuove operatrici di centri antiviolenza il 21° corso di formazione residenziale cui hanno partecipato aspiranti volontarie provenienti da 4 province siciliane e cioè non soltanto dalla provincia di Siracusa ma anche da quelle di Agrigento, Catania e Ragusa più una proveniente da Palermo. Abbiamo chiesto loro di dire alle nostre lettrici che cosa ne pensano del corso. Ecco alcune brevi commenti/riflessioni/inviti: “Questo corso non è un semplice corso di formazione come tanti, ti insegna prima di tutto ad essere Donna perché parte da dentro, dal lavoro che ogni essere di genere femminile dovrebbe fare su se stessa”. (Laura E. dott. scienze politiche)

energie alimentarle con l’indignazione e la rabbia e farle diventare risorsa a servizio di noi donne. Perché ogni donna maltrattata è un pezzo di noi donne che viene mortificato, è una porta aperta alla sofferenza di una nostra futura figlia, è un possibile furto di un destino felice di qualunque donna, noi comprese. È un corso che mi è entrato dentro, che mi ha cambiata, che mi ha acceso una nuova motivazione e una passione per fare. (Manuela L. assistente sociale)

“Amica mia, ti consiglio vivamente di iscriverti al prossimo corso. Ci sono donne preparate che ti metteranno le ali per volare sopra le ingiustizie che la malvagità umana ci infligge Donne che regalano abbracci a chi riceve pugni, proteggono i bambini da padri che li abusano e sostengono le donne che sono state private della loro libertà e dignità personale”. (Concetta M. psicologa) “Prendo sempre maggiore consapevolezza della mia persona, dei miei diritti e dei confini che, su di me, altre persone non possono varcare”. (Anna P. dipendente bancaria)

Corso “Il centro antiviolenza come scuola di pensiero”

“Vivere questa esperienza di formazione è sentirti parte di un genere, quello femminile, che lotta ogni giorno per affermare la propria dignità in famiglia, sul lavoro e persino per strada. Conoscere il mondo delle donne e sentirti partecipe di un progetto più grande: restituire alla donna ciò che le è stato negato in anni e secoli di soprusi. Io ho aperto gli occhi, amica mia, vorrei li aprissi anche tu. (Federica S. blogger)

“Grazie a questo corso ho scoperto una cultura altra, diversa da quella che per anni mi hanno inculcato a scuola, una cultura insabbiata da quella ufficiale. Questo corso ha accresciuto in me la consapevolezza di appartenere ad un genere, che difenderò sempre e comunque, perché la violenza sulle donne va combattuta da altre donne, perché finché si calpesteranno o si dimenticheranno i diritti delle donne non potremo mai dire di vivere in un mondo civile”. (Guenda G. prof. lettere)

Anche Ketty e Lucia hanno frequentato il corso con me, è stato bellissimo andare a “scuola” insieme, una scuola di vita dove da donne sapienti (le docenti) si apprendono cose a volte strazianti, a volte illuminanti, che ti mettono in discussione, ma necessarie a formare delle operatrici di centri antiviolenza. La presidente del centro, Raffaella Mauceri, è una donna forte, una pioniera del Femminismo, è sempre stata in prima linea nella lotta per l’affermazione delle libertà e i diritti delle donne! Mi sento onorata di far parte del suo staff! Che donne di spessore! Sono certa di poter dare il mio contributo a questo centro, ed il centro darà sicuramente un contributo a me! (Rossana L.M. imprenditrice)

“Non è stata un’esperienza indolore perché seguire questo corso significa prendere fiato e immergersi fino all’ultimo millimetro del proprio corpo dentro quel mare (di violenza), significa sentire sulla propria pelle il gelo di quelle acque e l’affievolirsi dell’ossigeno nei polmoni, significa sentire il disperato bisogno di mettere insieme le proprie

“Ringrazio per questa informazioneformazione che sa di illuminazione. Un centro antiviolenza deve essere gestito da donne che sappiano accogliere il do-

“Un’esperienza davvero unica e straordinaria, occasione di crescita e di riflessione. Un’esperienza che per certi versi, ha dato voce ad alcuni pensieri che da qualche tempo mi rombavano in testa, soprattutto dopo la maternità: mi piace pensare al genere femminile come quello che muove il mondo con l’amore di una madre per i propri figli. Perché la mamma è la nostra casa, il nido da cui partiamo e dove ritorniamo sempre, il nostro rifugio, il nostro sostegno, la nostra ninna nanna per la vita!”. (Elena S. avvocata)

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Rete News lore, la paura, la difficoltà; donne che riescono a dare parole ai silenzi della disperazione, a dare forza, a rassicurare ma che allo stesso tempo abbiano la lucidità di capire e decidere come vanno aiutate le donne in pericolo di vita, loro stesse e i loro figli. Donne capaci di muoversi agilmente nei meandri della burocrazia ma allo stesso tempo capaci di sintonizzarsi sul dolore e di essere empatiche con le vittime. Voglio continuare, a fronte dei tradimenti subiti da donne, ad essere aperta e leale, a dare me stessa in cambio della serenità mentale dell’altra, ad insegnare alle mie figlie che una vita senza amiche-sorelle è una vita povera di sentimenti ed emozioni condivise, che io ci sarò sempre primo perché sono donne, poi perché anch’io sono una donna, e il conoscersi non ha alcuna importanza!”. (Enrichetta G. sociologa) “Partecipare al corso di operatrice dei centri antiviolenza, conoscere e ascoltare Raffaella e la sua straordinaria capacità, preparazione e profonda conoscenza dell’argomento, mi hanno permesso di liberarmi di alcuni schemi mentali, che limitavano la mia visione e guardare la realtà con occhio più critico”. (Marisa F. infermiera professionale) “Quanta rabbia, dolore, paura, voglia di fare e di gridare mi ha scatenato questo corso! Anche se, finita la lezione, tornavo a casa dai miei uomini e mi riconciliavo con il mondo perché per fortuna ci sono uomini sani e insieme a loro dobbiamo cambiare questa società violenta”. (Santina A. assistente sociale) “Purtroppo il corso di base è finito ma è stata un’esperienza meravigliosa. La presidente lo aveva definito come un’esperienza di crescita “non genericamente umana ma squisitamente femminile”. Quello “squisitamente femminile” mi aveva tanto incuriosita e affascinata che non vedevo l’ora che il corso iniziasse per capire bene cosa intendesse. Ero entusiasta di partecipare a qualcosa di “squisitamente femminile” e forse, per la prima volta, all’aggettivo femminile si stava dando un’accezione non sessista. Sin dal primo incontro sono tornata con un bagaglio di emozioni e informazioni che è difficile descrivere ed è stato così per ogni lezione. Mi sentivo piena, con tanta voglia di fare e tanta voglia di riprendermi ciò di cui ci ha private la nostra cultura. Conoscere la verità su

come sono andate le cose mi ha dato una carica nuova. Sono sempre più convinta che il problema di molte donne sia la consapevolezza. Spesso noi donne non siamo consapevoli di quanto valiamo e di quanto possiamo fare, soprattutto se unite. È vero: generalizzando si rischia di fare di tutta l’erba un fascio, ma c’è da dire che la cultura maschilista in cui siamo immerse fino al collo dà poco spazio e credibilità alle eccezioni. Per contro, nonostante ci siano donne capacissime di odiare, gli riesce molto meglio amare. Le donne sanno amare incondizionatamente, molto spesso amano più i loro figli o i loro mariti che se stesse. La sorellanza, intesa come solidarietà femminile è un’esperienza che può gratificare smisuratamente. Tutte le donne dovrebbero farne esperienza. Questo ci renderebbe più forti, più sicure di noi e capaci di riprenderci ciò che millenni di patriarcato ci hanno rubato. Frequentare il corso mi ha permesso di dare un nome a tante cose di cui percepivo l’esistenza ma a cui non riuscivo a dare una precisa collocazione. Tutte le aspettative che avevo sono state soddisfatte e oltremodo superate. (Giulia D. psicologa)

Le lettere aperte di due brillanti corsiste, la prima a firma di Daniela Balbo Assistente Sociale e Counselor Professionale di Trapani e la seconda di Dany Di Gregorio di Mazzara del Vallo. Carissima amica, anche se la distanza ci divide, è sempre bello scriverti e condividere con te i miei pensieri e le mie storie. Quante cose abbiamo fatto insieme! Come stai? Io sto molto bene, sai benissimo che sono una persona che non mi arresto davanti agli ostacoli della vita, il desiderio di conoscere è una grande sete che mi spinge a frequentare corsi di formazione, seminari, master professionali e altro. Nella mia professione di Assistente Sociale, ormai da 25 anni, oggi incontro notevoli discrepanze nel mio fare, specialmente in un’azienda maschilista dove le mie battaglie ancor oggi sono sempre di toni alti. A volte infatti, la rabbia è tanta perché la vittima della burocrazia è sempre un minore che paga il prezzo di un padre violento. Poi un giorno, mi arriva una mail da una mia amica di Marsala che mi propone un corso di formazione per diventare operatrice in un Centro Antiviolenza. La chiamo per assumere informazioni e, durante la nostra conversazione, consapevolizzo che io non conosco la cultura e la storia delle donne né il fenomeno della violenza di genere. Quindi mi iscrivo al corso.

Corso a Marsala

Daniela Balbo

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Conoscere Raffaella Mauceri, Presidente di una miriade di centri sparsi per tutta la Sicilia è stata un’esperienza straordinaria. È una donna con le “palle”, fiera di essere DONNA, una che non vuole accanto un uomo né come zerbino né come stampella…non so se rendo l’idea. Una donna che da anni rivendica i diritti umani delle donne e grazie a lei, oggi esistono tantissimi Centri Antiviolenza.

I N S E R T O


I N S E R T O

Rete News Vivere questa esperienza tra donne e parlare di violenze, stupri e femminicidi commessi da uomini considerati vittime dal contesto sociale invece che bastardi qual sono, ha cambiato la mia visione dell’informazione che dà la stampa. Grazie al corso è riemerso il valore delle mie radici e l’appartenenza profonda dell’anima al mio GENERE. E’ stata per me una grande emozione ripescare i valori che mi ha donato la mia famiglia dove il rispetto e la cooperazione fra i sessi era ritenuta una virtù universale. Per questo ho sempre lottato per i diritti di noi donne, anche se non è per niente facile. Proprio vivendo queste giornate di formazione ho realizzato ancora di più che fortificando la nostra condivisione possiamo raggiungere il nostro obiettivo: la libertà di essere donne. Bisogna avere coraggio, combattere le nostre paure e frantumare i silenzi, per denunciare la violenza maschile. Noi donne dobbiamo capirci e aiutarci, non lasciarci influenzare dalla società maschilista. Cara amica, questa esperienza mi ha donato una energia straordinaria e una grande carica di rivendicare i miei diritti insieme ad altre donne. Essere donna è così affascinante! È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. “Dentro il tuo corpo liscio e rotondo – scrive Oriana Fallaci - c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata”. Dobbiamo prenderci cura di noi stesse del nostro corpo e della nostra anima. Rammenti cosa diceva la grande Coco Chanel? “Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna”. Un abbraccio Daniela Balbo Carissima Ilaria, Quante volte abbiamo parlato della forza, della flessibilità e dell’intelligenza che accomuna noi donne? E quante volte ti ho detto che avrei voluto fare qualcosa? Ho iniziato dal desiderio di aiutare gli altri e da lì la mia scelta di fare il Master in Counseling (esperta in relazioni di aiuto e comunicazione efficace). Adesso che sono al terzo anno e dopo aver lavorato molto su me stessa comincio a vedere che sono in possesso dei mezzi necessari per essere di aiuto. Dany D.G. Quindi mi son detta che era giunto il momento di fare qualcosa di concreto anche per noi donne. E cosa può esserci di meglio di un corso per diventare Operatrice di centro antiviolenza. Gli abusi e le violenze aumentano di giorno in giorno, e spesso vengono sottovalutate e messi in secondo piano. Ma è giusto che noi donne ci riprendiamo ciò che ci è stato tolto, a partire dalla nostra dignità. Accogliere una donna che ha subito violenza e aiutarla a ritrovare la propria femminilità, del suo valore proprio in quanto donna, della sua autostima. Smitizzare il culto dell’uomo come padrone della nostra vita. So che sarà un percorso lungo, ma un grande momento di crescita. Mi piacerebbe che le donne si unissero sempre di più, perché spesso, e non ne capisco il motivo, si crea una sorta di battaglia tra di noi. Sai cara Ilaria che dovremmo smettere, noi donne di farci la guerra per avere un uomo? Siamo capaci di grandi cose, ma a volte perdiamo le nostre energie dietro agli uomini. Queste stesse energie dovremmo metterle insieme e utilizzarle, proprio come ho scelto di fare io, per aiutare altre donne che per vari motivi possono trovarsi in difficoltà. Mai come oggi io mi sono sentita DONNA e come tale ho voglia di creare una rete di donne per rafforzare ciò che noi siamo, donne per le donne e con le donne. Non possiamo più permetterci di stare a guardare questi uomini che pensano di poterci comandare, di terrorizzarci e farci del male. Questo è uno dei

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motivi per cui i centri antiviolenza sono e devono essere costituiti da donne. La sorellanza che si crea all’interno dei centri è fondamentale per dare supporto, accoglienza, ascolto e comprensione a tutte quelle donne che chiederanno il nostro aiuto. Da quando ne ho sentito parlare ho sentito una grande energia scorrere dentro di me, sento ancora più forte la consapevolezza dell’essere donna. Ho imparato, cara Ilaria che un Centro Antiviolenza si propone come laboratorio di identità femminile. E non ti sembra grandioso? Portare la donna a recuperare la propria identità. Se parti dal fatto che l’uomo con la violenza è proprio l’identità che cerca di togliere alla donna, puoi di certo immaginare che un Centro Antiviolenza deve fare proprio il contrario, rafforzare ciò che hanno tentato di demolire. L’uomo cerca di mantenere il potere sul genere femminile e noi invece faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per toglierglielo. Uniamo le nostre forze carissima amica mia e diventeremo invincibili. Ciao! Dany Di Gregorio.


attualità

Il “simpatico” Bergoglio DI DARIO ACCOLLA

Bisognerebbe cominciare a rileggere la storia in modo meno etnocentrico. Il mondo cambia nella misura in cui i vincitori si sostituiscono ai vinti. Il cristianesimo ha avuto bisogno dell’ellenismo per darsi una solida costruzione filosofica che altrimenti da solo non poteva avere. E attraverso quell’innesto poi Costantino, facendo leva sulla parte forte dell’Impero Romano, guarda caso di cultura greca, ha costruito le basi del suo regno abbandonando il paganesimo occidentale e utilizzando la chiesa cristiana per giustificare il suo potere, addirittura divinizzandolo. Nel prendere le parti del più forte, di volta in volta, ed è questa in pillole l’intera storia della chiesa cristiana, non ci vedo niente di straordinario o misterioso. È solo la capacità dell’essere umano di utilizzare il peggio di sé per arrivare al miglior risultato. Questo per rispondere a chi mi faceva notare, nel dibattito che è seguito a quell’articolo, il “mistero” dell’incredibile durata del messaggio cristiano, che in realtà viene confuso con la millenaria sopravvivenza di una struttura di potere. Riguardo all’articolo e al suo contenuto: vedo in quell’enciclica l’ennesimo tentativo di attaccare le famiglie omogenitoriali, senza dire che sono una minaccia per la pace ma più semplicemente sottolineando il fatto che il vero e il giusto stanno da tutt’altra parte. Abbastanza offensivo di per sé. Il dramma, semmai, è che ci sono eserciti di gay e lesbiche pronti a sentirsi rincuorati da questo. Non vedendo la reale pericolosità di questo procedimento culturale e politico. Alicata sostiene: non è un’enciclica omofoba, è qualcosa che ci si aspetta da un papa e dalla chiesa. Ovvero, la più totale sordità rispetto a quel progresso civile per cui si considera l’individuo titolare di diritti e di pari dignità sociale. Ne consegue però che la chiesa è di per sé all’opposto del concetto di piena dignità della persona, a meno che quella persona non si sottometta – come fece Abramo – alla volontà di un Dio che per essere forte e potente ha bisogno che qualcuno dica che i “froci” fanno schifo. Magari in modo gentile, senza nemmeno citarli. Come fa, appunto, l’attuale pontefice. Sulla cui omofobia non si deve nemmeno discutere. Basti pensare cosa ha detto e fatto in Argentina, quando venne L’ultima approvata fatica la legge sul matrimonio egualitario. Ma (e letteraria sta qui la cifra culturale che porterà alla prosecuzione della discriminazione di Patrizia in atto) se Dio creò il mondo “parlando”, non proferirRomito parola sul presunto nemico storico della famiglia cattolica – le persone LGBT e le loro scritta realizzazioni affettive – significa costruire una realtà dove il diverso dalla norma a non deve nemmeno esistere. quattro mani È con questo che fa Bergoglio. Racconta una nuova storia dove, tanto per cambiare, gay e Caterina lesbiche non sono previsti/e. Che poi è il bignami di tutta la storia dell’omofobia dalle Grego origini ai nostri giorni.

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Adesso, io non so cosa si pensa di questo papa nello specifico di ognuno/a di noi, ma secondo me è anche più pericoloso di Ratzinger. Almeno Benedetto XVI giocava a carte scoperte. Bergoglio ti accarezza. Così magari ti rilassi pure. Ma io sono dell’idea che il fendente arriverà e farà ancora più male. Proprio perché non te l’aspetti. Proprio perché chi impugna l’arma sembrava addirittura simpatico. Mi chiedo, a questo punto: converrete sui limiti insuperabili di una religione che, per esistere, ha bisogno di avere un

nemico? Che Dio è un dio che ha bisogno di questo tipo di fede? Ma davvero le persone hanno bisogno di un prete in alta uniforme che dica loro come comportarsi per sentirsi esseri umani non di serie B? E hanno bisogno certi gay e cer-


attualità te lesbiche di questo avallo per risolvere un senso di colpa, esclusivamente cattolico, che il coming out avrebbe dovuto cancellare del tutto? Qualcuno, sempre in quel dibattito, mi ha chiesto in cosa l’attuale sistema culturale italiano, in cui religione e politica coincidono, limiti la mia libertà. È una questione di evoluzione della civiltà e dell’essere umano nella sua più intima essenza. Più si è liberi, meno si ha bisogno dell’idea di Dio e di qualcuno che parla in sua vece. Secondo il mio modesto parere, sia ben chiaro. Ma il problema non è nemmeno questo. Esercitando la religione cattolica, si dà il permesso a certa gente di dire che se una famiglia formata da persone dello stesso sesso chiede la tutela dello Stato in quanto formata da cittadini/e, diventa in automatico una minaccia per la civiltà. Così succede che questo anatema viaggia di mente in mente. E magari l’uomo della strada si sente libero, un giorno, di prendere a coltellate qualche gay che va in giro mano nella mano. E qualche politico si sente in dovere di non fare nessuna legge o addirittura di contrastarla, in merito ai diritti delle coppie omosessuali. Adesso, io sono dell’idea che ognuno possa credere in ciò che più gli piace. Il dramma è che in base a quel “credere” poi c’è qualcun altro che stila liste di buoni e cattivi. E fino ad ora, non si è ben capito perché, i cattivi hanno sempre coinciso, con qualche secolo di ritardo, con le vittime a cui poi è stato chiesto scusa. Un nome per tutti: Galileo. Rimane un mistero, per me, la necessità dell’essere umano di sottomettersi a un’idea in nome di un bene superiore e di una ricompensa futura. La mia percezione delle cose – materialista ma non per questo avulsa dall’idea di spiritualità, seppur sostanzialmente atea – pretende la felicità nel “qui ed ora”. Fosse non altro perché il “forse domani” a cui aspirano i cattolici ha creato danni irreversibili in una società che si è strutturata su modelli che, proprio noi persone LGBT, vorremmo decisamente ribaltati. Parlo di presunzione di superiorità da parte del maschio bianco, eterosessuale e cattolico su tutto ciò che non è maschio, bianco, eterosessuale e cattolico. Basta leggere un manuale scolastico di storia per averne piena cognizione. E guardare un po’ meno il TG1. Eppure questo amore per le proprie catene mentali e il derivante relativismo culturale a singhiozzo di gay devoti e di cattolici pietosi – i quali sono addirittura pronti a contrattare con i primi i termini della loro esistenza, partendo sempre dall’episodio di Sodoma e della sua distruzione, si badi – pone i primi come non titolari, e quindi poco credibili, di quell’aspirazione al meglio di cui si fanno portatori nelle loro battaglie politiche e i secondi come pessimi credenti di fronte ai dogmi di una religione che pretende il sangue del “froci”, sempre da Lot in poi. A chi mi ricorderà che sto esagerando, faccio presente il comportamento del Vaticano di fronte alla risoluzione ONU che voleva decriminalizzare il reato di omosessualità nel mondo. Il partito del “simpatico” Bergoglio ha votato con quei paesi che condannano a morte i gay. Credo che l’essere umano veramente libero dovrebbe trovare dentro se stesso la piena legittimità alla vita, alla felicità, al diritto di esercitare la sua piena umanità. Delegare tutto questo a entità esterne rimane un mistero. Ma per me la soluzione di quell’incognita non va ricercata in prodigi ultraterreni, ma nel mancato sviluppo di una piena coscienza di sé. Il mistero, diceva Margherita Hack di fronte a un certo imponderabile, sta tra le nostre orecchie. Altri invece hanno bisogno di avere il permesso da chi ha fatto in modo che il pianeta Terra divenisse il mondo che è. Legittimo, per carità. Ma poco credibile, se poi queste stesse persone parlano di cambiare le cose. È un atto di logica, oltre che di onestà intellettuale.

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Padre Tarcisio

Padre Tarcisio Tadeu Spricigo ha compilato un manuale sequestrato dagli inquirenti con le dieci regole per restare impuniti. Credo che da questo breve ma significativo pezzo possiamo avere un quadro piuttosto chiaro del pedofilo, si nota la lucidità e la consapevolezza delle sue azioni, come cercare e quali caratteristiche deve avere la vittima in modo di garantirsi il “totale segreto”, sa di essere un seduttore. Tratto dal diario di padre Tarcisio, sequestrato dopo il suo arresto

Età: 7, 8, 9, 10 anni Sesso: maschile Condizione sociale: povero Condizioni familiari: preferibilmente un bambino senza padre, solo con la madre o con una sorella. Dove cercare: per strada, nelle scuole, nelle famiglie. Come adescarlo: lezioni di chitarra, coro, chierichetto. Molto importante: ingraziarsi la famiglia. Possibilità ottimale: un bambino affettuoso, calmo e riconoscente. Bisognoso del padre e senza scrupoli sessuali. Come comportarmi: valutare il ragazzo e poi chiedergli di concedersi a me in cambio di un regalo.


agenda

sanità

Farmacie diurne e notturne Prenota la tua copia omaggio

presso questi punti di diffusione:

Angelo Custode via Custode, 6 Priolo............................................ 0931 Arezzi via Giusti, 129 Floridia....................................................................... 0931 Bongiovanni viale Teracati, 156................................................................ 0931 Brunetto via Ariosto, 5 Floridia................................................................. 0931 Caruso Salvatore via N. Grotticelle, 25/D................................. 0931 Cassaniti via D’Agostino, 44 Floridia.................................................... 0931 Cataldi viale Teocrito, 114............................................................................... 0931 Catania via Ariosto, 137 Floridia............................................................... 0931 Centrale via Maestranza, 42........................................................................... 0931 Ciulla via Algeri, 65.................................................................................................... 0931 Dei Comuni viale dei Comuni, 7............................................................. 0931 Del Popolo via Archia, 32................................................................................. 0931 Di Luca via Indipendenza, 22 Belvedere............................................ 0931 Di Vincenzo via Palestro, 182 Priolo................................................... 0931 Euripide piazza Euripide, 5............................................................................... 0931 Favara viale Scala Greca, 300......................................................................... 0931 Fichera corso Gelone, 91.................................................................................. 0931 Fontane Bianche via dei Lidi, 513/C................................................... 0931 Formica Magro Città Giardino................................................................. 0931 Gibiino via Roma, 81............................................................................................... 0931 Giuliano c. V. Emanuele, 306 Floridia................................................... 0931 Grottasanta via Grottasanta, 69.............................................................. 0931 La Madonnina corso Gelone, 1................................................................ 0931 Li Destri via Nazionale, 177 Cassibile.................................................. 0931 Lo Bello corso Regina Margherita, 16.................................................. 0931 Lupo viale Teocrito, 31......................................................................................... 0931 Mangiafico corso Matteotti, 53.................................................................. 0931 Nigro viale Scala Greca, 311........................................................................... 0931 Pappalardo Epipoli, 180/B Belvedere.................................................. 0931 Paravizzini via Piave, 57...................................................................................... 0931 Piazza viale Tica, 56................................................................................................. 0931 Rizzo viale S. Panagia, 204.................................................................................. 0931 Santa Panagia viale S. Panagia, 92.......................................................... 0931 Tisia via Tisia, 56.......................................................................................................... 0931 Turco via Monteforte, 11................................................................................... 0931 Valvo largo XXV luglio, 6................................................................................... 0931 Vitale via Mostringiano, 11 Priolo............................................................. 0931 Zecchino viale Zecchino, 199....................................................................... 0931

769260 941466 413884 941180 414853 544358 60921 941421 65320 784086 754811 66164 744955 769250 60433 757060 66598 790266 745360 65760 941542 30488 66428 718533 65001 67701/67700 65643 754588 740513 69910 32880 758044 750042 33020 701933 67670 760755 783384

Numeri utili Ospedali cittadini centralone.....................................0931 724111 Pronto soccorso............... 0931 68555 Guardia medica Siracusa........................................0931 484629 Guardia medica Cassibile.......................................0931 718722 Guardia medica Belvedere..................................0931 712342 Ufficio informazioni.........................0931 724236 Ambulatorio ginecologico via Brenta, 1.........0931 484332/484177 Consultorio via Italia, 7......................................0931 484465 Consultorio viale Tunisi, 34.........................0931 484220 Consultorio Via Ierone I, 37.......................0931 465484 Centro antimobbing ‘Il Leonardo’...............................328 4128500 Clinica S. Lucia via Lombardia...........................0931 410111 Villa Azzurra via Cassaro...................................0931 409811 Villa Mauritius via Francofonte......................0931 491510 Villa Rizzo via Agati............................................0931 400211


attualità territori circostanti, per accontentare la richiesta. Purtroppo tutto questo accade sempre, in occasione di eventi sportivi. E i controlli sono spesso labili, insufficienti, inefficaci». Ecco perché domenica, al grido Un altro viaggio è possibile, una marcia ciclistica lungo le strade di 29 città, organizzata dall’Ecpat e dalla Fiab, porterà in giro l’indignazione contro lo sfruttamento sessuale dei bambini. PedaROMA - Sono così piccole da non raggiungere in altezza l’anca dei predatori che se lando, si segnalerà che questa è un’emerle vanno a comprare nei bordelli, e poi le stuprano, e prima trattano il prezzo pargenza. Che un milione e duecentomila lando quasi sempre lingue occidentali, e 80.000 volte all’anno in media la lingua è l’italiano. bimbi sono sfruttati Sono così leggere che a prenderle in braccio pesano poco più di un nel sesso, nell’accatbebè. Sono così truccate che sembrano bimbe a Carnevale. Sono tonaggio, nei lavori così sottili che, se non fossero coperte di stracci succinti e colorati, forzati. Stime ufficiali, indosserebbero le taglie più piccole degli abitini per bimbi occidenqueste. Quelle ufficiotali. Le stuprano, tra gli altri, certi italiani che a casa sembrano gente se propongono ben qualunque, gente a posto. Che mai e poi mai potreste riconoscerli dal altri conti: solo i picmodo di fare, dalla morfologia. coli schiavi del sesso Italiani depravati sarebbero almeno due Figli, mariti, padri, lavoratori. E poi un aereo. E poi in vacanza al Sud milioni. del mondo. E poi diventano il demonio. Italiani, tra quelli che “consuOgnuno di loro frutmano” di più a Santo Domingo, in Colombia, in Brasile. Italiani, i priterebbe 67.200 dollari mi pedofili del Kenya. Attivissimi, nell’olocausto che travolge 15.000 all’anno. creature, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Per il racket, il budget Bombasa, Kalifi e Diani. Piccole schiave del sesso per turisti. In vendicomplessivo supereBordelli minorili nel sud asiatico ta a orario continuato, per mano, talvolta, dai loro genitori. In genere rebbe i trenta milioni hanno tra i 14 e i 12 anni. Ma possono averne anche 9, anche 7, anche 5. Minuscoli botdi dollari all’anno. E a chi non ha i soldi tini per turisti. Burattini di carne da manipolare a piacimento. Foto e filmati da portare per il viaggio, basta girare l’angolo: tra i a casa come souvenir. Costa quanto una buona cena o un’escursione. Puoi fare anche 10 e i 12.000 di quei bambini si trovano un pacchetto all inclusive: alloggio, vitto, viaggio, drink, preservativi e ragazze per un tot. in Italia. Migranti. Nomadi. Minori non Puoi cercare nei forum in Rete le occasioni, ci sono i siti apposta. Puoi scegliere tra “20 accompagnati. mixt age prostitutes”, dalla prima infanzia in su. Puoi avere anche le vergini, mille euro In vendita a casa nostra, per le noin più. E poi torni da mamma, dai figli, dalla moglie, in ufficio. E poi bentornato, e quello stre strade, o anche su ordinazione. che è successo chi lo sa? Solo a voler guardare. Solo a voler L’allarme è dell’Ecpat, l’organizzazione che in 70 Paesi del mondo lotta da sempre contro sapere. lo sfruttamento sessuale dei bambini: sono sempre di più, i vacanzieri che vanno a caccia di cuccioli umani nei Paesi Signore, mi scusi… dove, per non morire di fame, si accetta ogni tortura. Sono Mi perdoni se la disturbo… un terzo dei tre milioni di turisti sessuali in tutto il mondo. avrebbe un pezzettino di Sempre più giovani, tra i 20 e i 40 anni. Sempre più deprapane per me. vati per scelta, e non per malattia. Solo il 5% di loro, infatti, Vede, sto aspettando il mio è un caso patologico. Gli altri, informa l’Ecpat, lo fanno per amico, deve avere avuto provare un’emozione nuova, in modo occasionale (60%), un imprevisto: mi ha fatto oppure abituale (35%). scendere dall’auto e quan-

Turismo sessuale: italiani al vergognoso primo posto

I mondiali di calcio E il demonio si sta mobilitando in Brasile, per rifornire il mercato, sebbene i bimbi sfruttati siano già 50.000. L’impennata arriverà coi Mondiali di calcio del 2014. «La settimana prossima ci incontreremo a Varsavia -racconta Marco Scarpati, direttore di Ecpat Italia- per pianificare, assieme alle Polizie di tutto il mondo, qualcosa che impedisca una replica, in Brasile, di quanto avvenne in Ucraina nel 2010 e in Sudafrica nel 2012: il racket trasportò bambini da tutti i

do torna si preoccuperebbe non vedendomi, non voglio che pianga… e poi ho voglia di dargli tanti baci… Sono passati molti giorni e mi sento debole perché ho la pancia vuota! Voglio che mi trovi in forma quando torna!

“Piccolino, il mostro non tornerà…”

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sanità

Controlli del sabato sera A CURA DEL CAPUFFICIO STAMPA ASP AGATA DI GIORGIO

Dal 30 giugno al 1 settembre tutti i fine settimana nelle ore notturne un’unità mobile sanitaria dell’Asp di Siracusa sarà al fianco degli agenti della polizia stradale in pattuglia nelle strade del Siracusano, nei tratti autostradali, nelle zone balneari e nelle aree di maggiore aggregazione giovanile per rilevare in tempo reale nei conducenti di mezzi l’eventuale positività ad alcool e droghe. L’attività congiunta Polstrada e Asp Siracusa, che si ripete anche quest’anno nella stagione estiva, rientra nell’ambito delle iniziative volte a contrastare il triste fenomeno delle stragi del sabato sera agendo attraverso la prevenzione e la repressione quale deterrente all’incoscienza di coloro che, incuranti dell’incolumità propria e altrui, si mettono alla guida di mezzi sotto l’effetto di droghe. Ciò considerato che il 25 per cento degli incidenti stradali è provocato da persone alla guida in stato alterato. La presenza del camper sanitario assieme alle pattuglie della Polstrada con medici e infermieri a bordo, del Sert e della Medicina legale, coordinati da Roberto Cafiso, responsabile del Dipartimento salute mentale dell’Asp aretusea, consentirà l’esecuzione di controlli di laboratorio sul posto e immediatamente, dietro consenso da parte del conducente fermato e sospettato di aver fatto uso di droghe. L’iniziativa è stata presentata stamane in conferenza stampa dal commissario straordinario dell’Asp di Siracusa Mario Zappia assieme al comandante della Polizia Stradale di Siracusa Antonio Capodicasa, presenti i direttori amministrativo e sanitario Vincenzo Bastante e Anselmo Madeddu, il coordinatore del Dipartimento Salute mentale Roberto Cafiso e il direttore della Medicina Legale Francesco Micale. Il commissario straordinario Mario Zappia ha sottolineato l’importanza e la validità sociale e sanitaria dell’integrazione consolidata tra le due Istituzioni ed ha annunciato la volontà di estendere le iniziative atte a contrastare il fenomeno droghe con i medici di famiglia. “Sono fermamente convinto – ha detto – che attraverso un lavoro integrato si possa diffondere la cultura del rispetto di se stessi e degli altri quando ci si pone alla guida di un mezzo. Contestualmente, iniziative del genere ci consentono di intercettare quelle persone con problemi di dipendenza che non afferirebbero ai servizi sanitari autonomamente”. Iniziativa analoga la scorsa estate per il contrasto delle cosiddette “stragi del sabato sera” ha prodotto il controllo di numerosi conducenti: 190 sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria perché sorpresi alla guida del proprio veicolo con tasso alcolemico superiore al limite stabilito dalla normativa e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Agli stessi è stata immediatamente ritirata sul posto la patente di guida. A ricordare i risultati è stato il comandante della Polizia Stradale Antonio Capodicasa che ha sottolineato come oggi la coscienza civile, grazie proprio a tali iniziative di prevenzione e repressione in stretta collaborazione con l’Azienda sanitaria, stia manifestando segnali di cambiamento verso una maggiore responsabilità. Nella collaborazione è coinvolta anche l’Anas poiché i posti di blocco saranno effettuati anche nei tratti autostradali. Il comandante ha auspicato, inoltre, una diffusione capillare della notizia di tale iniziativa affinché raggiunga i giovani fungendo da deterrente. “La presenza delle unità mobili in grado di agganciare assuntori abituali di droghe – ha detto Roberto Cafiso, può contribuire a contenere un fenomeno che in provincia di Siracusa è in calo grazie anche a tutte le altre iniziative collaterali che coinvolgono gli ambienti giovanili, le scuole. Nel momento in cui i conducenti di mezzi vengono fermati dalla polizia stradale accanto alla quale è presente il camper dell’Asp – ha spiegato Cafiso - innanzitutto viene effettuata la misurazione del tasso alcolemico con l’etilometro

il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Autunno 2013

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Dott. Capodicasa comandante Polstrada

in uso alle pattuglie. L’eventuale sospetto di assunzione di droghe, inoltre, viene gestito dietro consenso dell’interessato attraverso esami diagnostici di laboratorio. Noi cerchiamo di parlare con i ragazzi per evitare situazioni spiacevoli e per farli riflettere sul fatto che l’uso di alcol e droghe è un trend esistenziale da scongiurare”. Francesco Micale, direttore della Medicina legale, ha illustrato gli aspetti che attengono agli interventi medico-legali: “Noi interveniamo in due momenti – ha spiegato –, il primo attiene all’identificazione del soggetto che ha assunto alcol o sostanze stupefacenti con i nostri medici presenti sul camper assieme al personale infermieristico del Sert, dopodiché scatta il procedimento amministrativo e giudiziario”. Successivamente, l’intervento della Commissione medica locale, di cui lo stesso Micale è presidente, ha lo scopo di monitorare il soggetto per riabilitarlo alla guida.




il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Estate 2013

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sanità

i c fi ne e b i one t t e Eff el lim d

Ostacola l’insorgere dell’osteoporosi

Contrasta i radicali liberi

Riequilibra il Ph del corpo

Previene l’invecchiamento cellulare dell’organismo

Migliora la digestione

Abbassa il colesterolo

Favorisce il riposo

Ha proprietà antibatteriche

Previene raffreddore e influenze

Elimina i parassiti intestinali

Depura il fegato

Rafforza i vasi sanguigni

Elimina gli acidi urici

Regola la pressione del sangue

Favorisce l’attività intestinale

Ha proprietà anticancro

Dissolve i calcoli biliari, renali e i depositi di calcio nei reni

Favorisce la produzione di energia

Previene la calcolosi urinaria


Questo straccio fa male alla salute

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– 334.5478804


sport scenza di sé e dell’altro più consapevole. Purtroppo però, - continua - sappiamo essere una strada difficile da percorrere, è necessario cominciare dalla prima infanzia a rimuovere pregiudizi atavici, “differenze” di identità e di ruoli, precocemente interiorizzati, che costringono i maschi e le femmine a contrapporsi in modo astratto e deformante. Ruoli che

“Le Formiche” e il calcio una favola a lieto fine Siracusa – Hanno facce pulite, solari e piene di entusiasmo, un sentimento che le ha portate avanti in un lungo e faticoso cammino alla conquista della serie A. Sono Le Formiche, squadra siracusana femminile di calcio a 5. Al termine di una stagione densa di soddisfazioni, il 2013 ha segnato per il sodalizio aretuseo la promozione in massima serie e dunque il salto di qualità in uno sport notoriamente appannaggio degli uomini e quindi doppiamente difficile da gestire in ambito femminile. Le ragazze capitanate dalla presidente – giocatrice Rita Basile, sono riuscite nell’impresa con semplicità, costanza e dedizione, amando tanto questa disciplina che ha regalato loro enormi soddisfazioni. Dopo aver battuto a Caltanissetta la Futsal P5 ai supplementari e il Mangesa Augusta per 6-2, si sono aperte le porte dell’olimpo del calcio a 5 femminile, traguardo ottenuto dopo un’avventura durata 3 anni, densi di grandi sacrifici a conferma della volontà che ha sempre contraddistinto il lavoro delle siracusane. Le Formiche infatti, allenate dal tecnico Angelo Randazzo non sono nuove ai riconoscimenti, ultimo della lista il premio “Maria Zocco”. La loro attività a livello agonistico comincia nel 2008 con l’associazione culturale “Le Formiche”, presieduta da Michele Mangiafico, oggi presidente onorario del team sportivo ed impegnato da sempre nella promozione sociale. Il sodalizio siracusano ha puntato tutto sullo sviluppo locale di questo sport, attraverso la valorizzazione del vivaio e la creazione di una scuola calcio che ha già dato i suoi frutti sfornando le nuove leve, tra queste la formazione che ha partecipato al campionato di serie D provinciale. Oggi, a distanza di cinque anni, i risultati guadagnati con grande lungimiranza e tenacia dalle atlete siracusane, costituiscono per il capoluogo aretuseo una vera e propria inversione di tendenza al periodo negativo attraversato dalla gran parte delle squadre impegnate nelle varie discipline sportive. Molte società infatti, alle prese con problemi economici e strutturali, hanno deciso malvolentieri il definitivo abbandono alla massima serie o peggio ancora la rinuncia all’iscrizione a qualsiasi campionato. Per Le Formiche inizierà invece da settembre una nuova entusiasmante avventura, alla quale hanno cominciato a prepararsi dopo Ferragosto con la ripresa degli allenamenti. Agli ordini del tecnico siracusano Vincenzo Mincella classe 1939, nuovo preparatore atletico e pluricampione italiano di marcia, attualmente atleta della società “Ortigia marcia”, proveranno a rinnovare i successi delle passate stagioni contro squadroni supertitolati ed attrezzati per la serie A. Durante una pausa fra un allenamento e l’altro abbiamo provato ad interrogarle, in quanto donne, sullo scottante tema del femminicidio per capire cosa ne pensano. “Ne abbiamo parlato tra di noi e sicuramente, - spiega la presidente Rita Basile - leggere con tanta frequenza dai quotidiani che un uomo ha agito una violenza (qualunque essa sia) su una donna, non ci lascia indifferenti!!! I sentimenti di sdegno, insofferenza e dispiacere sono i più frequenti, perché oltre a non sentirci rispettate siamo sfiduciate nei confronti della nostra società che dimostra un livello culturale ancorato a ruoli e stereotipi pieni di pregiudizio”. “Per noi, - ci tiene a sottolineare ancora la presidente - il fenomeno del femminicidio si può contrastare con un cambiamento che includa relazioni più umane tra uomini e donne, che abbia inizio dalla cultura, dall’educazione, dalle leggi e da una cono-

il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Autunno 2013

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impongono a tutti i costi da una parte la forza, la padronanza del mondo, dall’altra la docilità e la dedizione alla famiglia. Bisognerebbe che gli adulti di riferimento anziché trasmettere messaggi oppositivi e ostili sulla diversità, mandassero messaggi di diversità positiva partendo dalla conoscenza dell’essere umano in quanto tale”.

f o r m a z i o ne 2 0 1 3 / 2 0 1 4 • BASILE RITA • BLANDINI TIZIANA • CERRUTO FEDERICA • DI NATALE TITTY • GRECO SABRINA • GUARDO SIMONA • LA RUNA CARLA • LOREFICE NOEMI • MAGLIOCCO SABRINA

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sanità sempre il bollettino del NVIC riporta che il microbiologo californiano Howard Urnovitz aveva prodotto evidenze secondo cui il virus di tipo 1 dell’Aids è un virus ibrido uomo-scimmia creatosi dopo che 320.000 africani avevano ricevuto negli anni ’50 un vaccino antipolio sperimentale contaminato dal SIV. Purtroppo di tutto ciò non si informa mai la gente….. Comunicati stampa CODACONS La Sezione giurisdizionale della Lombardia della Corte dei Conti ha emesso il “la somministrazione polivalente dei 28/2/1997 una sentenza (n. 71-97PM) che ha riconosciuto in un militare la sclevaccini (siano essi in unica formulaziorosi multipla come conseguenza della vaccinazione subìta. Il militare aveva ottenuto in ne o somministraprecedenza un giudizio negativo dalla commissione medica ospedaliera La Corte dei Conti ti l’uno dopo l’altro deputata a riconoscere l’indennizzo. ha riconosciuto la in un’unica seduta Poi aveva fatto ricorso al ministero, il quale aveva riconosciuto, invece, la correlazione tra la malattia demielinizzante e la vaccinazione sclerosi multipla come vaccinale), come ovviamente accade a ricevuta. Si legge nella sentenza: “Il nesso di dipendenza da causa di danno da vaccino maggior ragione con servizio ovvero la spiegazione causale dell’infermità deriva dalla conla somministrazione dell’esavalente, siderazione che risulta estremamente improbabile la sua insorgenza per l’intervento di può comportare danni da sovraccarialtri processi causali”. Quindi vengono applicati, come andrebbe sempre fatto, i quattro co e choc del sistema immunitario.” criteri fatti propri anche dall’Istituto Superiore di Sanità, cioè: la correlazione di tempo, In un comunicato stampa, datato 20 aprile la plausibilità medica, l’assenza di altre cause note e la presenza di altri casi documentati 2011, il governo degli Stati Uniti ammetin letteratura. te che i tanto decantati Altro caso di danni da vaccino: Cancro e vaccino antipolio: la Usl di “vaccini sicuri” hanno Rovigo ammette la relazione ucciso e/o reso invalidi Incredibile ma vero: sul notiziario aziendale della Azienda Ulss 18 di 2.699 (duemilaseicentoRovigo, il n. 21 dell’agosto 2000, compare un articolo in cui si asserinovantanove) bambini sce che il terribile tumore chiamato mesotelioma pleurico è scatenato in un periodo di riferidall’ormai noto SV-40, il virus delle scimmie passato all’uomo attraverso mento 1988/2011 – e il vaccino antipolio. 101 (centouno) bamSi legge a pagina 23 del notiziario: “Il meccanismo patogenetico che sembini hanno sviluppato, bra alla base di questa patologia (il mesotelioma, ndr), è da identificarsi in conseguenza alle nel virus SV 40, considerato il più potente cancerogeno virale noto, vaccinazioni, l’autismo. individuato dal ricercatore italiano Michele Carbone, docente al CarI vaccini per i bambini dinal Bernardin Cancer Center di Chicago; la diffusione di tale agente hanno ucciso e/o reso virale è avvenuta in maniera massiva tra gli anni 1955-63 con il vaccino handicappati a vita ben inattivato antipolio Salk”. La Ulss ha però dimenticato di scrivere che 2.699 (duemilaseicentol’SV 40 è stato identificato anche nel vaccino antipolio orale di tipo Sanovantanove) bambini bin e che tuttora si studiano le sue conseguenze sull’organismo umano. in America, e il GoverPerché è accaduto questo? Perché il virus vaccinico della polio viene no Americano l’ha amcoltivato su terreni di coltura costituiti da cellule renali di scimmia. E messo nel mese di aprinon è tutto. le tramite il report del National Vaccine Nel marzo 1992 la celebre rivista medica inglese The Lancet pubblica un articolo di Injury Compensation Program he è parte Walter Kyle che riporta evidenze secondo cui l’Aids si è manifestato dopo che il virus del Dipartimento della Salute Pubblica e dell’immunodeficienza delle scimmie (SIV) è entrato nell’organismo umano attraverso dei Servizi Sociali – HRSA. lo scandalo appunto il vaccino antipolio contaminato da tessuti infetti di scimmia. L’articolo proseche coinvolge il CDC e svela la natura gue affermando che la FDA americana sospettavano della contaminazione dei vaccini fraudolenta degli studi riguardanti l’autiantipolio già dagli anni ’50 e che lo seppero per certo negli anni ’70. smo, frode e riciclaggio Dr. Poul ThorKyle sostiene inoltre che l’SV40 causa anche leucemie e tumori negli animali da laboratosen, capo co-autore di uno studio danese rio.Nel settembre 1995 il bolletino del National Vaccine Information Center americano del 2003 finanziato dallo stesso CDC che riportò che il patologo californiano John Martin aveva stabilito che adulti e bambini, fino ad ora era riconosciuto come il fiore sofferenti di una disfunzione neurologica, immunitaria e psichiatrica, erano stati infettati all’occhiello degli studi scientifici, come il con un virus atipico risultato poi provenire proprio dalle scimmie utilizzate per la produmodello che apparentemente smentiva il zione dei vaccini antipolio. Cosa poteva significare questo se non che i controlli sull’SV nesso tra il mercurio contenuto nei vac40 non venivano fatti e che il problema non si limitava solo agli anni ’50 ma arrivava fino cini e l’autismo. a noi ? Martin riferì tutto ciò all’Institute of Medicine americano nel ’95. Nell’aprile 1996

Quando i vaccini uccidono

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Nasce l’ANPA Sicilia Onlus

sanità

Autismo: in Senato tavolo di lavoro per il ddl DI RACHELE BOMBACE

Roma - Presentare l’autismo dal punto di vista delle famiglia e richiedere al Parlamento di legiferare su un disturbo ancora oggi non riconosciuto come patologia sociale e, di conseguenza, sprovvisto di figure professionali idonee a trattarlo all’interno delle strutture pubbliche. È questo l’obiettivo del Tavolo di lavoro, istituito l’11 luglio presso la commissione ‘Istruzione pubblica e Beni culturali’ del Senato, per arrivare alla creazione di un disegno di Legge sull’autismo. Un Tavolo coordinato dalle senatrici M5S Manuela Serra e Michela Montevecchi, che non nasce dal nulla, ma che affonda le sue radici nel 2011 con la mozione 355 sull’autismo, a firma dell’onorevole Franca Biondelli del Pd, passata all’unanimità in Senato. Da quel momento è nato un gruppo interparlamentare volto a raccogliere tutte le proposte provenienti dalle famiglie e dagli operatori, e a marzo 2013 il Parlamento ha nominato come responsabile di tutte le A sinistra Angiola Rotella delegazioni che parteciperanno alle differenti audizioni nelle due Camere Alessandro Capobianchi, presidente dell’Anpa Associazione Nazionale gno per dare loro le metodologie idonee Persone Autistiche che riunisce in Italia circa 50 mila famiglie. In occasione dell’ultimo di intervento. Diamo ai soggetti autistici incontro in Senato, dalle famiglie si è levato un grido d’aiuto ed una richiesta: “Le istituuna pari opportunità di apprendimentozioni ci aiutino ad affrontare questa diversità, iniziando a dare centralità alla scuola nel conclude De Salle- e rendiamoli capaci di processo di cura e riabilitazione dell’autismo”. imparare”. Le Istituzioni sembrano quindi lontane dalle esigenze delle famiglie con soggetti autistici, Quali saranno adesso i prossimi passi del che patiscono “la mancanza di continuità didattica nella scuola e un’assenza di preparagruppo interparlamentare nelle Istituziozione da parte di coloro che dovrebbero affrontare il disturbo”. Eppure parliamo di una ni? “L’11 luglio abbiamo avuto un inconsindrome che nel nostro Paese riguarda “una percentuale di nuovi nati pari all’1% della tro al Senato, sopra ogni aspettativa, con popolazione (in precisione dello 0,75%, ovvero 1 autistico su 150, mentre negli USA è una partecipazione attiva di molti senadel il 2%, con 1 bambino su 50, e in Inghilterra riguarda invece 1 minore su 80)”. tori e collaboratori presenti e onorevoli Secondo i dati ufficiali americani e inglesi “la somma di tutti i costi valutati nel corso della Camera non presenti che hanno della vita di un soggetto autistico e della sua famiglia (previdenza, riabilitazione, assistenperò manifestato l’interesse di chiamare za sanitaria, perdita di lavoro dei genitori, ecc.)- spiega Francesco di Salle, professore un’altra audizione con le Camere unite dell’Università di Salerno - si aggira sui 4 milioni di dollari, o 3 milioni e mezzo di sterline, spiega la presidente dell’Anpa- per inquaa persona. E quando questa percentuale si estenderà nel tempo per diventare l’1% della drare i lavori per l’autismo all’interno di popolazione, e riguarderà in Italia 600 mila persone- avvisa l’esperto- allora il costo totauna normativa quadro nazionale”. le sarà di 2 mila 400 miliardi di euro (2.400.000.000.000). Un costo che contiene tutte le Entro la fine del mese “avremo un altro spese, ma anche tutte le perdite di Pil dovute alla disoccupazione dei genitori. Un costo incontro con l’onorevole del Pd Franca che, se lo moltiplichiamo per una previsione di vita pari ad 80 anni per ogni soggetto Biondelli, al fine di fornire le stesse inautistico, arriva a 30 miliardi di euro spesi all’anno. Insomma- precisa il docente- stiamo formazioni/documenti anche ai deputati parlando di una finanziaria”. della Camera. Per questo motivo- sotMa per De Salle una soluzione c’è: “Questi costi possono essere abbattuti, in parte, tolinea Capobianchi- invito tutti, ma se si utilizzano meglio le risorse nel sostegno, fornendo agli insegnanti metodologie proprio tutti, a partecipare, collaborare idonee a stimolare i bambini coinvolti nell’autismo. Una misura che potrebbe ridurre e continuare ad inviare le relazioni che notevolmente la disabilità- afferma- perché se è vero che dall’autismo non si guarisce aiuteranno i parlamentari a capire quali mai completamente è anche vero, invece, che dal deficit di skill si può guarire arrivando siano gli obiettivi da prendere in consipersino ad una neurotipicità”. Bisogna quindi “ripartire dalla scuola e da una migliore derazione e quali i bisogni da soddisfare. gestione delle risorse che lo Stato spende già, formando meglio gli insegnanti di sosteL’intergruppo parlamentare è stato co-

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sanità stituito per dare voce ai fantasmi del presente e non ai soliti noti e si compone di ogni persona che abbia necessità di portare in senato il suo problema e le sue esigenze”. È possibile inviare i propri progetti/proposte a: presidente@anpaonlus.it oppure info@ anpaonlus.it. Avola - “Insieme per l’autismo”, presidente Angiola Rotella, “Guardami negli occhi”, presidente Sonia Loreto ed altre associazioni territoriali che compongono dell’Anpa Sicilia che e fanno parte dell’intergruppo parlamentare cui fa riferimento l’articolo di cui sopra. L’amministrazione avolese è anch’essa parte attiva nei lavori che riguardano la legge quadro nazionale e regionale. Angiola Rotella è mamma di un ragazzo autistico di tredici anni, autonomo e intraprendente. “Ho lavorato con mio figlio utilizzando l’istinto di una madre e una serie di terapie non incluse nelle attuali linee guida, come ad esempio l’ippoterapia. – Dice - Mi auguro che vengano inseriti presto in questo documento tutti quegli approcci e tutte quelle esperienze che si sono dimostrate efficaci. Si prendano in considerazione le buone prassi che danno risultati concreti”. “Lo scopo – continua - è quello di far sapere che si sta lavorando al Progetto Legge Quadro Regionale, in quanto la Sicilia è a Statuto Speciale e lo stiamo facendo attraverso il supporto e la collaborazione pratica di esponenti di Amministrazioni locali, in particolar modo di Avola, ma anche di altri comuni o province del territorio, Senatori, Parlamentari e professionisti del settore. Ciò che ci preme è che passi il concetto di “insieme” per migliorare la qualità di vita dei nostri figli, affinché attraverso una legge quadro ci siano le basi che garantiscano alle famiglie una vita migliore e che possano essere la forza per sostenere, in futuro, la ricerca e la diagnosi precoce”. “Dopo la maggiore età, infatti – continua Rotella - il soggetto autistico non viene quasi

OMS: la violenza genera malattie

sanità

DI ALESSANDRA IANNELLO

Non è solo l’orrore delle botte e delle minacce, non è solo il rosario di morti quotidiane. C’è anche un dato economico abnorme: 2,4 miliardi. Questa è infatti la cifra che si spende ogni anno in Italia per i costi, diretti e indiretti, causati da atti di violenza contro le donne. I numeri sembrano quelli di un bollettino di guerra: 124 femminicidi nel 2012 e 65 nei primi sei mesi di quest’anno. Ma analizzando la situazione nello specifico salta all’occhio un’atrocità ancora più grande. Infatti il 30% dei maltrattamenti ha inizio durante il periodo della gravidanza e una donna su 4 è vittima di abusi in questa fase della vita. Un dato preoccupante, cui si somma quello secondo il quale il 69% delle donne maltrattate in gravidanza continuino a subire violenze anche dopo la maternità. I danni sono immani e vanno dal distacco di placenta ai disturbi alimentari, da infezioni a problemi psichici, come disturbi d’ansia e del sonno, dall’abuso di alcol e farmaci a tentati suicidi. Le ripercussioni ci sono anche per il bambino che corre rischi immani come la morte fetale, il parto pretermine, la poliabortività nonché conseguenze psichiche pesantissime. Infatti studi recenti hanno dimostrato che l’esposizione alla violenza domestica modifica alcune aree cerebrali dei bambini, con il rischio di sviluppare disturbi d’ansia. I bambini che crescono in un clima di violenza hanno il 50% di probabilità in più di abusare di alcol e droga, un rischio sei volte maggiore di suicidio, più alte probabilità di sviluppare effetti di stress sul cervello e comportamenti delinquenziali e di essere a loro volta oggetto o soggetto di violenza. Se analizzati su scala mondiale dati dell’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) elaborato dall’Oms sono tragici. «È impressionante – ha detto Flavia Bustreo, vicedirettore generale Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità – che il 35% delle donne di tutto il mondo subisca nel corso della vita qualche forma di violenza, soprattutto da parte di mariti e fidanzati, e che il 38% dei femminicidi avvenga per mano del partner. I dati evidenziano come le donne

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mai riconosciuto dall’Inps come portatore di handicap, ne deriva l’affidamento alla famiglia che se ne deve far carico completamente. Noi invece puntiamo all’inserimento nel tessuto sociale, nel mondo del lavoro. Se sappiamo essere uniti al fine di creare solide basi quali una Normativa Quadro, allora possiamo iniziare a pensare di andare avanti con quella serenità che fino ad oggi è mancata alle famiglie. Dalla diagnosi alla scuola, dalla ricerca alla terapia fino al sostegno pratico da parte dello Stato. Le famiglie stanno finalmente comprendendo che solo attraverso l’unione si può ottenere il comune bisogno del diritto all’esistenza”. “Noi siamo qui per l’autismo” è il messaggio lanciato lo scorso 10 agosto in occasione della nascita dell’Anpa Sicilia Onlus che - conclude Rotella - si propone di essere “l’abbraccio intorno a tutte le famiglie che finora si sono sentite sole davanti ad un’istituzione sorda e cieca”. esposte alla violenza dei compagni siano due volte più a rischio di depressione, quasi due volte più a rischio di dipendenza dall’alcol e una volta e mezzo più a rischio di contrarre malattie sessualmente trasmesse, come HIV, sifilide, clamidia e gonorrea. Il 42% di coloro che hanno subito violenza fisica o sessuale ha riportato danni alla salute. Ma uno dei dati che sorprende maggiormente riguarda la diffusione del fenomeno nelle fasce ad alto reddito, che si attesta al 23,2%». Per cercare di aiutare le donne maltrattate (la violenza è la seconda causa di morte nelle donne tra i 15 e i 44 anni) l’Oms ha pubblicato nuove Linee Guida per la formazione degli operatori sanitari perché possano adeguatamente accogliere le donne, riconoscere i segni della violenza e incoraggiare alla denuncia. Infatti le mancate denunce sono troppe, il 24% delle donne che subiscono violenza tace completamente, e se la violenza avviene in famiglia la “scelta” del silenzio arriva al 33,9%, mentre solo il 7% denuncia alle autorità la violenza subita dal partner. E qui i dati dell’Osservatorio Oms sono sconvolgenti perché il 30% delle donne subisce attacchi dal proprio partner che nel 38% dei casi si concludono con la morte della vittima.


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