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FORTANA , DI FRESCHEZZA INATTACCABILE È PERFETTO EFFERVESCENTE
La viticoltura del Delta del Po è unica: suoli sabbiosi, e quindi viti a piede franco; falde salmastre; limitate superfici vitabili distanti da altri aerali enoici. Longevità delle viti e selezioni massali, senza intraprendere quelle clonali, hanno fatto sì che il Fortana abbia mantenuto intatta nei secoli la propria matrice genetica.
Pertanto è rimasto da sempre una cultivar rossa tardiva, con moderato contenuto di zuccheri, maturazione difficoltosa e ottima acidità che permane durante la maturazione del frutto, caratteristica che l’esalta nelle versioni rifermentate in bottiglia.
Per questo, racconta il guru dei “Vini delle Sabbie” Mirco Mariotti , patron dell’omonima cantina con vigne a Lido di Pomposa, “nel 2006 provai a mettere sul mercato il nostro ‘vino quotidiano’; ma da subito si presentarono difficoltà pratiche: il ‘metodo ancestrale’ porta a un vino fragile; per cui decisi di affidarmi alla classica rifermentazione con tirage del vino base secco addizionato di mosto congelato dalla vendemmia”.



Negli anni, passione per Fortana e bollicine hanno indotto Mariotti a varare anche un metodo classico; inoltre, con il Consorzio Pescatori di Goro, ha messo a punto un protocollo di “affinamento dinamico” dello spumante sott’acqua, chiamato Symbiosis, crescono insieme.
Tra le etichette prodotte da Mariotti, forse la più varietale ed espressiva è la croccante Fortana dell’Emilia Igp frizzante Surliè!
MALBO GENTILE ; BUCCIA SPESSA E SCURA, GRAPPOLO SPARGOLO: QUESTI GLI ATOUT
Pur importante per la viticoltura modenese e reggiana, sulle origini di questa varietà non si sa quasi nulla mancando documentazioni; al di là di ipotesi fantasiose come quelle di una sua origine californiana, o di una sua – poi smentita – parentela con il Malbech.
Dal 1995 è iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Tra i suoi principali cultori, l’a - zienda Terraquilia di Guiglia (Mo).
“Una delle cose a cui teniamo di più – chiosano Romano e Giorgia Mattioli , titolari della cantina - sono le tradizioni dei nostri luoghi, che includono anche la viticoltura. Perciò abbiamo voluto recuperare questa antica cultivar”.
Il Malbo Gentile ama terreni magri, trovando nella fascia pedecollinare appenninica il suo habitat d’elezione.
Non essendo auto impollinatore, necessita di essere vitato accanto ad altre varietà.
Sensibile alla peronospora per il suo ampio fogliame, ha grappolo piramidale-allungato e spargolo; tratto quest’ultimo che lo rende resistente al marciume; gli acini sono ricchi di antociani, pru - inosi, un poco aromatici; avendo buccia spessa, ben si presta anche all’appassimento.
“Il nostro Emilia Igt Malbo Gentile Malbone fermenta sulle vinacce per 10 giorni e affina in vetro per almeno 12 mesi.
Ne deriva un vino violaceo, dai profumi intensi di more, mirtilli e pepe nero, con palato armonico, polposo, caldo, ricco di tannini e vivo di acidità”.
NEGRETTO , DA LUI VINI DALLO “ZERGO” PIGLIO


Antico vitigno a bacca rossa coltivato nel Bolognese e in Romagna, viene descritto già nel 1303 dal De Crescenzi, e citato poi in numerosi testi di ampelografia.

Impiegato in passato anche come uva da pasto, da alcuni anni è iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite e autorizzato su tutto il territorio regionale, sebbene insista soprattutto sulle aree collinari delle province di Bologna e Ravenna.
Cultivar robusta e di costante produttività, ha grappolo compatto, cilindrico-conico, con acini dalla buccia pruinosa e nero-violacea; la sua maturazione è medio-tardiva. Se ne ricava un vino rosso rubino intenso, dagli intensi e vinosi profumi secondari, di buona texture tannica e con buona freschezza acida. Interessante l’interpretazione di questa bacca offerta dalla cantina Gradizzolo , di Antonio Ognibene , sita a Valsamoggia (Bo).
Il loro Emilia Igt Rosso Naigartèn , ottenuto da vigne trattate solo con zolfo e rame, è frutto di una lunga macerazione sulle bucce a seguito di una fermentazione spontanea; l’affinamento si svolge per 12 mesi in botti grandi e per 6 mesi in bottiglia; molto adatto ad accompagnare i piatti tipici della cucina bolognese, ha buon successo anche sui mercati esteri, Stati Uniti e Giappone in primis.

ORTRUGO , PIACENTINO SINO AL MIDOLLO!
Varietà bianca piacentina descritta per la prima volta solo a inizio ‘800, è solo nel 1927 che il Toni la nomina Ortrugo annoverandola tra “i principalissimi vitigni bianchi da vino della provincia di Piacenza”. Recuperata negli anni ’70 dall’azienda Mossi di Ziano Piacentino in Val Tidone, ha conosciuto un deciso allargamento della sua area di coltivazione a tutte e quattro le vallate provinciali: Nure, Trebbia, d’Arda e Tidone. Dal grappolo grande e compatto, con acini pruinosi e coriacei, matura non prima di fine settembre, prestandosi a essere vinificata ferma, frizzante e spumante; nel primo caso si ha un vino piuttosto strutturato, alcolico, asciutto, sa- pido, fresco, lievemente aromatico; quando effervescente è più fragrante, snello, gradevolmente acidulo. Tra gli Ortrugo di Mossi, azienda oggi di Silvia Mandini e Marco Profumo , da citare l’identitario Ortrugo dei Colli Piacentini Doc Spumante Brut Contro Tempo .

Lo si ottiene con uno Charmat lungo, partendo da un vino-base frutto di un mosto fiore molto delicato data la pressatura ultra soffice delle uve che lo originano. Dopo la presa di spuma in autoclave il prodotto sosta 6 mesi sur lies; ne scaturisce un nettare dal bouquet morbido con ricordi di gelsomino e foglie di tè, con un sorso armonico e cremoso, fresco di acidità e ricco di sapidità.
SPERGOLA , “CULO E CAMICIA” CON SCANDIANO!
Diffusa nel Reggiano, a lungo confusa con il Sauvignon, è solo nel 1811 che viene denominata Spergola; nel 1839 il Gallesio la pone tra le bacche rinomate del comprensorio di Scan diano, Sassuolo e Casalgrande. Dove ancora oggi tale vitigno trova la sua patria d’elezio ne, su circa 200 ettari. Il legame di questa varietà col proprio territorio è rivendicato dalla Compagnia della Spergola, unione di produttori di Scandiano e dintorni, il cui protocollo d’intesa proclama fra l’altro che “nel territorio di Scandiano è presente da tempo immemore nella collina e pedecollina scandianese il vitigno Spergola , autoctono e diffuso in pratica solo a Scandiano”.
Alla Compagnia appartiene Tenuta di Aljano di Jano di Scandiano, della famiglia Olivari .
“Produciamo più vini con la Spergola, ma quello che più ne esalta il varietale – sottolinea patron Stefano - è la versione metodo Charmat Colli di Scandiano e Canossa Doc Spumante Brut Brina d’Estate . Un Martinotti lungo foriero di una bollicina paglierino-brillante dai tenui riflessi verdolini e un brioso perlage; al naso è fragrante e fruttata, con ricordi di mela verde, pesca e agrumi.

In bocca è molto secca, di buona struttura e sapidità, a beneficio di freschezza e bevibilità, con un finale lungo e appena morbido”.
UVA LONGANESI : FRESCA LA BLU, D’IMPEGNO LA NERA
Il nome è un omaggio ad Aldo Longanesi, che ritrovò un vecchio ceppo di questa varietà nella campagna di Bagnocavallo (RA) intorno agli anni ‘20; negli anni ‘70 i suoi familiari impiantarono il primo vigneto in toto dedicato a questa cultivar, anche se – sottolinea Daniele Longanesi dell’omonima azienda di Bagnocavallo – “solo nel 1999, dopo un lungo iter, è stata iscritta al Registro Nazionale, e solo dal 2007 rientra nella Igt Ravenna”. Inizialmente confusa col Negretto, anche l’ Uva Longanesi ha genesi oscura, forse frutto di un’antica ibridazione spontanea. Il suo grappolo ha tratti morfologici piuttosto variabili, ma le bucce dei suoi acini spiccano per il colore blu notte.

Grazie all’impegno del Consorzio Il Bagnovacallo oggi questa bacca – localmente detta Bursôn - ha ritrovato piena affermazione; la si vinifica in due declinazioni: Etichetta Nera, prodotta da uve passite (almeno il 50%), con affinamento in rovere; ed Etichetta Bianca, da uve fre sche sottoposte a macerazione carboni ca (almeno il 40%), vinificate in acciaio. Il longevo Ravenna Igt Rosso Bursôn Etichetta Nera di Daniele Longanesi è frutto di una parte di bacche (oltre il 50%) appassite per 20-40 giorni, provenienti dalla tenuta di Boncellino; la macerazione dura 10-15 giorni e l’affinamento è in tonneau per 12 mesi e in botti grandi per un altro anno, con maturazione finale in vetro di 6 mesi.








