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VANIA VALENTINI
Un portale col suo nome per raccontare le bollicine mondiali
Salve Vania, raccontaci la tua storia: come ti sei appassionata al mondo del vino in particolare a quello dello champagne?
Diciamo che tutto ebbe inizio quando, nel 1995, mi trasferii a Londra. Arrivai in quella città quasi astemia, o comunque completamente inconsapevole di quanta cultura e storia ci fosse dietro una bottiglia di vino. Fu grazie agli inglesi che intravvidi la profondità e lo spessore di questa meravigliosa cultura (lavoravo in un wine bar della City) e fu proprio a Londra che assaggiai i miei primi champagne e mi si aprì un mondo.
Così, una volta rientrata in Italia, decisi di iniziare il corso AIS per Sommelier, diplomandomi e conseguendo successivamente il titolo di Master Sommelier con la frequenza al Master ALMA-AIS di IV livello presso la Scuola Internazionale di Cucina a Colorno; infine, conseguii l’attestato di Degustatore Ufficiale AIS. Da allora non ho più smesso di studiare, approfondire.
La svolta però arriva nel 2014 con l’incontro con Albero Lupetti , esperto di champagne riconosciuto a livello mondiale, che mi chiede di collaborare con lui alla redazione della Guida Grandi Champagne (oggi alla 6a edizione) e di scrivere nel sito lamiachampagne.com .
Da allora non si contano più i viaggi Oltralpe, le visite ai produttori, gli assaggi; non mi sono più fermata.
Andiamo subito al dunque: è vero che stai inaugurando un tuo sito web dedicato al mondo delle bollicine? Come si chiamerà?
Da tempo desideravo aprire una pagina tutta mia in cui avere la possibilità di raccontare tutte le bottiglie che assaggio, siano queste francesi, italiane o inglesi. Assaggio praticamente ogni giorno, come si può ben vedere dal mio account Instagram (nonostante lì pubblichi solo un 30%) e, spesso, mi viene il desiderio di condividere con gli appassionati come me, ma anche con chi si sta approcciando da poco a questo meraviglioso mondo, quelle che sono le mie impressioni su quel determinato vino. Ma anche su quello che c’è dietro: una famiglia, una visione, un progetto, un territorio, una storia. So perfettamente che non è una novità, oggi i social sono saturi di gente che racconta e parla di vino (e champagne) ma, personalmente, sento di avere un’esperienza e profondità di analisi tali da essermi conquistata la fiducia dei tanti che mi scrivono ogni giorno chiedendomi consigli, impressioni. L’ho sempre fatto per passione, sui miei canali e su diverse testate giornalistiche; oggi vorrei invece che tutto questo avesse il mio nome. Il sito si chiama vaniavalentini.com
Quale scopo ha questo sito? Attribuisce punteggi come fanno tanti altri tuoi colleghi?
Pare che non parlerai solo ed esclusivamente di bollicine francesi, bensì provenienti da tutto il mondo; corretto? No, non “punteggerò” perché lo trovo capzioso e fuorviante; saranno troppi gli stili, i vitigni e le zone a confronto; difficile attribuire dei rates con queste condizioni e, in ogni caso, lo spirito non è quello. Voglio dare voce a delle bottiglie, raccontare chi le produce e dove, il perché le trovo interessanti. Ho deciso di aprire una pagina mia anche per questo; avrò la possibilità di aprirmi a più scenari oltre a quello della regione dello Champagne, che rimane tuttavia il mio riferimento assoluto. E scriverò, come sempre, solo di ciò che mi piace, di quei vini che posseggono una singolarità, un’identità, un loro fascino. Siano essi semplici lambrusco (che adoro, ma dopotutto sono emiliana), champagne o spumanti istriani.
Come è strutturato il tuo sito web? Troveremo solo degustazioni o ci dobbiamo aspettare anche novità che possano differenziarlo da tanti altri siti dedicati al mondo del vino?
Parto con le degustazioni e le monografie sui vari produttori. Dopodiché darò spazio agli approfondimenti dei vari territori, alle caratterizzazioni geologiche delle diverse aree, ai vitigni; si aggiungeranno poi le visite di gruppo in Champagne (ma anche in Italia, perché no), altra richiesta che mi viene fatta da tantissimo tempo e che non ho mai avuto modo di sviluppare.
La didattica è il tuo forte, pensi che il futuro dei nuovi wine lover possa passare anche da un maggior affondo culturale/geologico come insegni nelle tue lezioni?
Assolutamente sì. Diciamo che l’idea del sito è partita proprio con l’intento di fare didattica. Mi viene chiesto da tempo di fare approfondimenti sulla Champagne e per me sarebbe la realizzazione di un sogno potere avere una mia piattaforma sulla quale proporre seminari dedicati. Tengo lezioni interamente legate a questa regione in diversi centri di formazione (Fondazione Mach, Intrecci, UNISG) e sempre di più mi rendo conto di quanto sia importante raccontare ai ragazzi, soprattutto a quelli giovani che si approcciano solo ora a questo mondo, la Champagne, la sua storia, il suo territorio... Credo che sia un grande contributo che i social, ancora, non riescono a dare. La Champagne è una materia molto più seria e complicata di quanto si creda e trovo si possa vivere questo vino con la solita spensieratezza e leggerezza (è nato per questo) ma con il plus di un vero coinvolgimento.
E questo avviene solo quando si prende consapevolezza di quanta storia, sacrifici, territori, stili di vinificazione diversi ci sono dietro; solo allora se ne potranno cogliere davvero tutte le sfumature, la sua vera grandezza. Insomma, è come essere davanti a un grande dipinto e non conoscere il percorso dell’artista, il suo stato d’animo mentre lo dipingeva. Non ti rimane quasi nulla.
Come vedi il futuro dei Metodo Classico italiani?
Lo vedo molto sparkling! Stiamo crescendo tanto, finalmente abbiamo preso consapevolezza del nostro potenziale e delle nostre singolarità, dei nostri vitigni unici, dei nostri innumerevoli e differenti territori e, finalmente, abbiamo preso coraggio.
Oggi non cerchiamo più di emulare i francesi, di seguire un protocollo in modo sistematico, ma interpretiamo, sperimentiamo; stanno uscendo prodotti davvero interessantissimi, di personalità, piacevolezza e, cosa ancora più importante, sapore.
Quali sono le tue zone di produzione preferite?
Domanda difficile. Escludendo la Champagne, che trovo davvero incredibile e in grado di stupirmi ogni volta, in Italia le mie zone preferite sono quelle che ancora devo scoprire. Dico questo perché mi è capitato di sorprendermi, recentemente, con un metodo classico di Asprinio di Aversa, con uno da argilla rossa di terra piacentina, con un Durello della Lessinia e con una Spergola senza dosaggio e senza solfiti delle colline reggiane...
Il territorio italiano è davvero ancora tutto da conoscere e da esplorare, almeno per quanto mi riguarda; io non vedo l’ora di farlo.
Quando sarà online? Da questo febbraio.
In bocca al lupo allora, siamo curiosi di leggerti.








