Rivista

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Lug/Set 2013 n. 7/9 Rivista fondata nel 1899

Periodico religioso mensile - Anno 115 - V. Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abb. postale “Regime R.O.C.� - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO


In copertina: la statua processionale della Madonna della Consolata

Il Santuario della Consolata Torino Periodico religioso mensile Anno 115 - n. 7/9 Luglio/Settembre 2013 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale “Regime R.O.C.” - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO C.C. post. n. 264101 intestato a: Santuario Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino

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sommario Editoriale

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Papa Francesco: la “Lumen Fidei” e l’arte sacra Rodolfo Papa

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Fotogallery della Festa della Consolata

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Riflessioni dell’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, a margine delle nuove nomine e trasferimenti in Diocesi Mons. Cesare Nosiglia

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“La Consolata” Dall’archivio storico del nostro periodico religioso

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1714-2014 La Consolata trecento anni Patrona

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Mama, piime an bras Filiale devozione dei Marchesi di Barolo verso la SS. Vergine Consolata

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Visite in Santuario

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Editoriale

… al Santuario della Consolata è proprio come alla “corte dei miracoli”! La memoria della festa della Consolata ci porta al ricordo di tante persone che hanno testimoniato quanto la Madre di Dio con la sua potente intercessione ha operato prodigi nella loro vita, nella loro famiglia e in tante situazioni. Soprattutto i malati e le persone tribolate da tanti eventi di sofferenza, dichiarano esplicitamente quanta premura la Consolata ha avuto e continua ad avere con ciascuno di loro. Tutti coloro che ci hanno contattato, comunicano che la fedeltà di Maria nella loro vita è come il dono di un miracolo particolare, proporzionato alle loro necessità. Quest’anno la Consolata è stata premurosa e ha fatto miracoli anche per il suo Santuario, offrendo una opportunità di avvicendamento tra i sacerdoti che compiono il loro ministero. Concludono il loro servizio in santuario: mons. Marino Maria Basso, rettore da dodici anni; don Matteo Scarafia, vicerettore dal 2004, don Lorenzo Barbay. Rispettivamente dal primo di settembre: mons. Marino Maria Basso prosegue il ministero dell’ascolto e il ministero dell’esorcismo, nell’attesa di essere nominato parroco; don Matteo Scarafia assume l’incarico di viceparroco nella parrocchia Madonna del Rosario in Sassi/Torino; don Lorenzo Barbay quello di parroco delle parrocchie di Arignano e Buttigliera d’Asti. Nuovo rettore del Santuario è stato nominato mons. Piero Delbosco e suoi collaboratori come vicerettori don Michele Olivero e don Federico Crivellari. Auguriamo a tutti ogni bene, affidando tutti, fedeli e sacerdoti che lasciano o iniziano il loro ministero il Santuario, alla intercessione della Vergine Consolata, perché ciascuno possa godere della benedizione di Dio impetrata dalla Madre del Signore, che nel nostro Santuario è venerata come nostra Patrona e che nel prossimo anno 2014 celebrerà i suoi trecento anni di questo titolo confermato dalla Città di Torino.

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FRANCESCO

LUMEN FIDEI

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PAPA FRANCESCO

LA “LUMEN FIDEI” E L’ARTE SACRA L’ARTE SACRA COME SPECCHIO DEL VOLTO DI GESÙ Nel precedente articolo dedicato alla enciclica Lumen Fidei [1], abbiamo messo in evidenza la dinamica del vedere intrinseca alla fede. L’enciclica, infatti, valorizza la vista: «la vista offre la visione piena dell’intero percorso e permette di situarsi nel grande progetto di Dio; senza tale visione disporremmo solo di frammenti isolati di un tutto sconosciuto» (n. 29); inoltre pone all’attenzione la «connessione tra il vedere e l’ascoltare, come organi di conoscenza della fede» (n. 30). Soprattutto l’enciclica ne mostra la motivazione cristocentrica: «Come si arriva a questa sintesi tra l’udire e il vedere? Diventa possibile a partire dalla persona concreta di Gesù, che si vede e si ascolta […] in questo senso, san Tommaso d’Aquino parla dell’oculata fides degli apostoli –fede che si vede!- davanti alla visione corporea del Risorto. Hanno visto Gesù risorto con i loro occhi e hanno creduto, hanno cioè potuto pe5

netrare nella profondità di quello che vedevano per confessare il Figlio di Dio, seduto alla destra del Padre» (n. 30). La vera visione viene esaltata come un dono ricevuto da Gesù stesso: «solo quando siamo configurati a Gesù, riceviamo occhi adeguati per vederlo» (n. 31). Ora cercheremo di mostrare come questa dinamica del vedere intrinseca nella fede in Gesù Cristo sia il fondamento dell’arte figurativa cristiana. Infatti, nell’enciclica viene argomentato che, come il prodotto dell’ascolto è la testimonianza in parole, così il prodotto della visione è farsi specchio. Potremmo dire che l’arte sacra può essere considerata come finalizzata a farsi specchio del volto di Gesù, che è stato tramandato dalla Chiesa, che è il luogo della memoria della oculata fides. L’enciclica pone, infatti, una dinamica cristocentrica di figura, immagine e specchio: «Il credente impara a vedere se stesso a partire dalla


fede che professa la figura di Cristo è lo specchio in cui scopre la propria immagine realizzata. E come Cristo abbraccia in sé tutti i credenti, che formano il suo corpo, il cristiano comprende se stesso in questo corpo, in relazione originaria a Cristo e ai fratelli nella fede» (n. 22). Cristo è specchio dell’immagine realizzata del credente. Ogni immagine trova la propria piena configurazione nella figura di Gesù, nello specchiarsi nel suo volto. L’arte sacra cristiana deve farsi specchio della figura di Gesù Cristo. Cristo è origine e fine di tutto il “sistema d’arte cristiano” [2]. Riflettendo sulla Rivelazione ai Magi, l’enciclica mette in evidenza il rispetto che Dio ha per gli occhi dell’uomo, realtà che non si dissolve nell’immensità della luce divina, ma diventa più brillante, proprio come uno specchio che riflette lo splendore della fonte luminosa: questo rispetto di Dio per gli occhi «Questo rispetto di Dio per gli occhi dell’uomo ci mostra che, quando l’uomo si avvicina a lui, la luce umana non si dissolve nell’immensità luminosa di Dio, come se fosse una stella inghiottita dall’alba, ma diventa più brillante quanto è più prossima al fuoco originario, come lo specchio che riflette lo splendore» (n. 35). L’arte sacra –specchio dello splendore divino- può essere inserita nella dinamica della testimonianza; come dall’ascolto nasce l’annuncio, così dalla visione nasce l’arte sacra, la comunicazione delle cose viste: «La fede non è un fatto privato, una concezione individualistica, un’opinione soggettiva, ma nasce da un ascolto ed è destinata a pronunciarsi e a diventare annuncio. Infatti, “come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?”

(Rm 10,14). La fede si fa allora operante nel cristiano a partire dal dono ricevuto, dall’Amore che attira verso Cristo» (n. 22). Sant’Agostino ha argomentato con chiarezza l’importanza della luce e della visione: «questo incontro con il Dio della Parola non ha portato sant’Agostino a rifiutare la luce e la visione. Egli ha integrato ambedue le prospettive, guidato sempre dalla rivelazione dell’amore di Dio in Gesù. E così ha elaborato una filosofia della luce che accoglie in sé la reciprocità propria della parola e apre uno spazio alla libertà dello sguardo verso la luce. Come alla parola corrisponde una risposta libera, così la luce trova come risposta un’immagine che la riflette» (n. 33). Alla visione, che è Rivelazione dell’amore di Dio


in Gesù, corrisponde una immagine che rifletta la stessa Rivelazione di Gesù, una immagine che diventa risposta alla Rivelazione ricevuta. Tale Rivelazione è, innanzitutto, la Rivelazione del volto di Gesù: «In questo modo la luce diventa, per così dire, la luce di una parola, perché è la luce di un Volto personale, una luce che, illuminandoci, ci chiama e vuole riflettersi nel nostro volto per risplendere dal di dentro di noi” (n. 33). La luce della Rivelazione è luce incarnata, illumina la materia: «la luce della fede è luce incarnata, che procede dalla vita luminosa di Gesù. Essa illumina anche la materia, confida nel suo ordine, conosce che in essa si apre un cammino di armonia e di comprensione sempre più am-

pio» (n. 34). La luce incarnata esige un’arte incarnata, che sappia cioè esprimere la carne di Gesù, la sua corporeità. Questa sottolineatura della luce incarnata e della fede visibile mi sembra sia una chiare indicazione di come l’arte sacra debba essere necessariamente arte figurativa, impegnata nella descrizione del volto di Gesù, nella contemplazione della sua realtà corporea. Del resto, la luce della Rivelazione illumina tutta la realtà creata, rafforzando la necessità di un’arte capace di raffigurare il mondo: «L’uomo religioso cerca di riconoscere i segni di Dio nelle esperienze quotidiane della sua vita, nel ciclo delle stagioni, nella fecondità della terra e in tutto il movimento del cosmo. Dio è luminoso, e può essere trovato anche da coloro che lo cercano con cuore sincero» (n. 34). L’arte che si fa riflesso del mondo è un’arte disponibile alla ricerca di Dio ed è testimonianza della sua presenza. Ogni arte religiosa dovrebbe mostrare i segni della presenza di Dio nella realtà naturale che ci circonda. Ma è soprattutto nei riguardi dell’arte propriamente sacra [3] che la necessità di testimonianza della visione diventa fondamentale per la trasmissione della fede. Infatti, «La fede si trasmette, per così dire, nella forma del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accende da un’altra fiamma» (n. 37). Possiamo immaginare la storia dell’arte cristiana come una processione in cui ciascuno accende la sua candela da una candela già accesa, in un’ininterrotta catena di luce che trae origine dal cero pasquale, e cioè dall’incontro con Gesù. La fede nasce da un incontro e si trasmette lungo i secoli, nel tempo, nella storia: «La trasmissione della fede, che brilla per tutti gli uomini di tutti i luoghi,


passa anche attraverso l’asse del tempo, di generazione in generazione. Poiché la fede nasce da un incontro che accade nella storia e illumina il nostro cammino nel tempo, essa si deve trasmettere lungo i secoli» (n. 38). In questa trasmissione della fede ci arriva il vero volto di Gesù: «È attraverso una catena ininterrotta di testimonianza che arriva a noi il volto di Gesù» (n. 38). Proprio dalla relazionalità della conoscenza per fede si fa possibile la visione del volto di Gesù [4]: «Come è possibile questo? Come essere sicuri di attingere al “vero Gesù”, attraverso i secoli? Se l’uomo fosse un individuo isolato, se volessimo partire soltanto dall’ “io” individuale, che vuole trovare in sé la sicurezza della sua conoscenza, questa certezza sarebbe impossibile. Non posso vedere da me stesso quello che è accaduto in un’epoca così distante da me. Non è questo, tuttavia, l’unico modo in cui l’uomo conosce. La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa più grande nell’incontro con altri. E anche la propria conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed è legata ad altri che ci hanno preceduto, in primo luogo i nostri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome. Il linguaggio stesso, le parole con cui interpretiamo la nostra vita e la nostra realtà, ci arriva attraverso gli altri, preservato nella memoria viva di altri. La conoscenza di noi stessi è possibile solo quando partecipiamo a una memoria più grande. Avviene così nella fede, che porta a pienezza il modo umano di comprendere. Il passato della fede, quell’atto di amore di Gesù che ha generato nel mondo una nuova vita, ci arriva nella memoria di altri, dei testimoni, conservato vivo in quel soggetto unico di memoria che è la Chiesa» (n. 38). Nella Chiesa, che è soggetto unico di memoria, può agire l’arte sacra, partecipando alla trasmissione delle verità di fede, facendosi

testimone del Vangelo. «La Chiesa è una Madre che ci insegna parlare il linguaggio della fede […] L’Amore che è lo Spirito, e che dimora nella Chiesa mantiene uniti tra di loro tutti i tempi e ci rende contemporanei di Gesù, diventando così la guida del nostro camminare nella fede» (n. 38). Proprio in questa prospettiva, l’arte può rendersi utile, rendendoci contemporanei del volto di Gesù, ma per fare questo deve imparare nella Chiesa il linguaggio di una autentica arte sacra. L’enciclica sembra porre tutti i fondamenti a sostegno dell’arte figurativa cristiana, così come il Magistero ha insegnato nel corso della tradizione [5]. Parimenti, nell’enciclica troviamo il fondamento di un’arte autenticamente narrativa, e lo troviamo proprio in un esempio tratto dal mondo dell’arte, un esempio molto preciso e non generico: «Impariamo così che la luce portata dalla fede è legata al racconto concreto della vita, al ricordo grato dei benefici di Dio e al compiersi progressivo delle sue promesse. L’architettura gotica l’ha espresso molto bene: nelle grandi cattedrali la luce arriva dal cielo attraverso le vetrate dove si raffigura la storia sacra. La luce di Dio ci viene attraverso il racconto della sua rivelazione, e così è capace di illuminare il nostro cammino nel tempo, ricordando i benefici divini, mostrando come si compiono le sue promesse» (n. 12). Le vetrate gotiche narrano la storia sacra, e la luce che le attraversa è immagine della luce di Dio che ci arriva nel racconto stesso della Rivelazione. La storia sacra va dunque raccontata, narrata, perché possa arrivarci la rivelazione della Provvidenza divina. Non posso a questo punto non aggiungere un inciso, ovvero il dispiacere di come in tante cattedrali europee, alle vetrate che narrano la storia sacra si siano sostituite vetrate colorate che non narrano niente, puri pezzetti di vetro colorato affiancati con disordine: la luce che passa 8


attraverso tali vetrate, cosa narra? cosa insegna? cosa mostra della storia della salvezza? Forse il vero problema è che oggi si è persa la percezione della vera presenza di Dio nella realtà e nella storia, come l’enciclica ben mette in evidenza: «La nostra cultura ha perso la percezione di questa presenza concreta di Dio, della sua azione nel mondo. Pensiamo che Dio si trovi solo al di là, in un altro livello di realtà, separato dai nostri rapporti concreti» (n. 17). Sembra delinearsi la possibilità di interpretare l’arte come vero culto o come idolatria: l’arte sacra impegnata nell’accogliere e testimoniare la Rivelazione è vero culto, mentre un’arte che è assorta su se stessa, dispersa in tanti oggetti e non centrata in Gesù, tale arte è idolatria [6]. L’enciclica si sofferma sulla idolatria nella storia sacra: «La storia di Israele ci mostra ancora la tentazione dell’incredulità in cui il popolo più volte è caduto. L’opposto della fede appare qui come idolatria. Mentre Mosè parla con Dio sul Sinai, il popolo non sopporta il mistero del volto divino nascosto, non sopporta il tempo dell’attesa. La fede per sua natura chiede di rinunciare al possesso immediato che la visione sembra offrire, è un invito ad aprirsi verso la fonte della luce, rispettando il mistero proprio di un Volto che intende rivelarsi in modo personale a tempo opportuno. […] invece della fede in Dio si preferisce adorare l’idolo, il cui volto si può fissare, la cui origine è nota perché fatto da noi. Davanti all’idolo non si rischia la possibilità di una chiamata che faccia uscire dalle proprie sicurezze, perché gli idoli “hanno bocca e non parlano” (Sal 115,5)» (n. 13). Capiamo allora che l’idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell’adorazione dell’opera delle proprie mani; l’idolo è un pretesto per dare importanza all’uomo e non a Dio, come tanta arte che vuole mettere al centro di tutto l’artista, e non la verità da testimoniare: «L’uomo, perso l’orientamento fonda9

mentale che dà unità alla sua esistenza, si disperde nella molteplicità dei suoi desideri; negandosi ad attendere il tempo della promessa, si disintegra nei mille istanti della sua storia. Per questo l’idolatria è sempre politeismo, movimento senza méta da un signore all’altro. L’idolatria non offre un cammino, ma una molteplicità di sentieri , che non conducono a una mèta certa e configurano piuttosto un labirinto. Chi non vuole affidarsi a Dio deve ascoltare le voci dei tanti idoli che gli gridano: “Affidati a me!”. La fede, in quanto legata alla conversione, è l’opposto dell’idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale. Credere significa affidarsi a un amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta l’esistenza, che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia» (n. 13). L’idolatria è sempre politeismo, è servire tanti padroni nell’illusione di una libertà che non è mai vera, infatti solo chi con fede è disposto a rinunciare a se stesso, trova pienamente se stesso; così accade nell’arte: solo se l’arte si apre al volto di Gesù allora è veramente libera dalle schiavitù mondane: «La fede consiste nella disponibilità a lasciarsi trasformare sempre di nuovo dalla chiamata di Dio. Ecco il paradosso: nel continuo volgersi verso il Signore, l’uomo trova una strada stabile che lo libera dal movimento dispersivo cui lo sottomettono gli idoli» (n. 13) Se ci si affida solo alle proprie capacità, se si confida nel consenso mondano, allora si è sterili, e l’arte che si produce è sterile: «Chi opera così, chi vuole essere la fonte della propria giustizia, la vede presto esaurirsi e scopre di non potersi neppure mantenere nella fedeltà alla legge. Si rinchiude, isolandosi dal Signore e dagli altri, e per questo la sua vita si rende vana, le sue opere sterili, come albero lontano dall’acqua» (n. 19) L’artista cristiano deve essere umile, cioè aperto


alla verità che vede e che testimonia, consapevole che tale verità è più di lui [7]; la verità di Dio è l’assoluto che ci possiede, l’arte in se stessa non è assoluta (cioè sciolta da ogni vincolo: absoluta), è solo servizio [8]: «Il credente non è arrogante; al contrario , la verità lo fa umile, spendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti» (n. 34). L’arte sacra cristiana, immagine e specchio del volto di Gesù e della realtà vista nella luce della Rivelazione dell’amore di Dio, deve essere del tutto centrata su Gesù Cristo, secondo la logica della fede: «La nuova logica della fede è centrata su Cristo» (n. 20). Rodolfo Papa,Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio. Website: www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com E-mail: rodolfo_papa@infinito.it

NOTE [1] Cfr. R.Papa, Papa Francesco, la Lumen Fidei e l’arte sacra, parte prima: La fede come visione, 22 luglio 2013, http://www.zenit.org/it/articles/papa-francesco-la-lumen-fidei-e-l-artesacra-prima-parte. [2] Sul “sistema d’arte cristiano” cfr. R. Papa, Discorsi sull’arte sacra, Cantagalli, Siena 2012, cap. II. [3] Sulla distinzione tra arte religiosa e arte sacra, fondata sulla Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium (4 dicembre 1963), cfr. R. Papa, Riflessioni sui fondamenti dell’arte sacra, “Euntes Docete”, III/1999, pp. 327-341, disponibile on-line: http://www.rodolfopapa.it/suifondamentidell’artesacra.pdf [4] Sulla visione del volto di Gesù, cfr. R. Papa, Benedetto XVI, Francesco e l’arte di vedere il volto di Cristo, “Zenit”, 29 aprile 2013: http://www.zenit.org/it/articles/benedetto-xvi-francesco-e-l-arte-di-vedere-il-volto-di-cristo. [5] Sul Magistero e l’arte cfr. R.Papa, I colori dello spirito. Capolavori dell’arte cristiana tra XIV e XVII secolo, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi), 2005. [6] Sulla idolatria nell’arte contemporanea, cfr. i seguenti articoli di R. Papa, pubblicati in “Zenit”: Neo-paganesimo, riti sacrificali e fenomeni artistici nel ‘900 (8 luglio 2013) http://www.zenit.org/it/articles/neo-paganesimo-riti-sacrificali-e-fenomeni-artistici-nel-900; L’inganno dell’incorporeità del corpo nell’arte pittorica (16 maggio 2011), http://www.zenit.org/it/articles/l-inganno-dell-incorporeita-del-corpo-nell-arte-pittorica; Che cosa è l’arte povera (30 gennaio 2012) disponibile in: http://www.aleteia.org/it/arte/q&a/che-cosa-arte-povera-1578003 ; L’iperrealismo. Alcune precisazioni storiografiche, (19 settembre 2011) disponibile in: http://www.aleteia.org/it/arte/news/iperrealismo-alcune-precisazionistoriografiche-1632001 [7] Sull’artista cristiano, cfr. R.Papa, Chi è artista e chi è artista cristiano, “Zenit”, 11 ottobre 2010, http://www.zenit.org/it/articles/chie-artista-e-chi-e-artista-cristiano [8] Sull’arte “non assoluta”, cfr. l’hang-out con R.Papa, A. Paolucci, C.Lomonte del 5 giugno 2013, http://www.aleteia.org/it/arte/news/architettura-sacra-oggi-conciliovaticano-ii-tradito-1810002.

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Primi vespri

Fotogallery della Festa della Consolata 20 giugno 2013

Preparazione alla S. Messa


S. Messa solenne con l’Arcivescovo Nosiglia



Processione cittadina



Riflessioni dell’Arcivescovo di T a margine delle nuove nomin Cari sacerdoti, diaconi e fedeli della Arcidiocesi di Torino, le usuali anticipazioni delle nomine e trasferimenti dei sacerdoti che entreranno nel loro nuovo ufficio dal 1° settembre mi danno modo di sottolineare alcuni aspetti che riguardano questo importante esercizio del mio Episcopato. Ringrazio tutti i sacerdoti che sono coinvolti in questi cambiamenti della loro disponibilità che hanno accolto con serenità spirito di servizio. Continua anche quest’anno l’avvio di una équipe di sacerdoti che nell’unità pastorale 20 di Mirafiori Sud faranno vita comune e opereranno insieme in quattro parrocchie, con l’apporto dei diaconi, religiosi e religiose, sacerdoti collaboratori e tanti laici, impegnati a rendersi attivamente e generosamente corresponsabili dei vari servizi nelle comunità. Ringrazio in particolare il can. Giancarlo Garbiglia al quale rivolgo il più vivo augurio di buona salute, per l’indefesso e fecondo impegno con cui ha guidato la parrocchia della Cattedrale e

don Carlo Franco per aver accettato di assumerne la responsabilità di parroco. Un fatto importante riguarda il cambiamento avvenuto nel santuario della Consolata, grazie alla piena disponibilità offerta da mons. Marino Basso al quale va la mia e vostra più viva riconoscenza per il grande lavoro svolto a favore del santuario e dei fedeli che sempre più numerosi lo frequentano. Egli ha scelto un ministero delicato e necessario per accompagnare molte persone in difficoltà. Il suo successore mons. Piero Delbosco ha una feconda esperienza anche di autorevoli incarichi sia parrocchiali che diocesani e potrà pertanto portare avanti il lavoro di mons. Basso e dei suoi predecessori con lo stesso impegno per mantenere al santuario le sue positive specificità sia sul piano delle celebrazioni liturgiche e del sacramento della Riconciliazione, sia per le molteplici iniziative spirituali e culturali. Lo affiancherai no il nuovo vi16


Torino, mons. Cesare Nosiglia, ne e trasferimenti in Diocesi Torino, 24 giugno 2013 cerettore can. Michele Olivero e don Gianluca Carrega e don Ferruccio Ceragioli per un aiuto prezioso, anche se a tempo parziale. Ringrazio anche don Giovanni Battista Giordana, don Matteo Scarafia e don Rolando Barbay che lasciano il santuario per altri incarichi ministeriali. Una novità significativa sta anche nell’assunzione della responsabilità della parrocchia di San Gioacchino da parte dei padri della Società Missionaria di San Paolo, favorendo così un inserimento appropriato all’interno di un territorio particolarmente bisognoso di una équipe missionaria. A don Mario Marin va il più vivo grazie per aver accolto la proposta e per continuare ad offrire il proprio servizio nelle parrocchie di Andezeno e Montaldo. Anche i salesiani lasciano la parrocchia di S. Lorenzo in Venaria, che viene assunta dalla Diocesi. L’unità pastorale si arricchirà di due viceparroci, uno diocesano e uno salesiano che potran17

no operare insieme agli altri sacerdoti in particolare negli Oratori e nella pastorale giovanile del territorio. Ringrazio don Vincenzo Marino della disponibilità a diventare parroco anche di questa comunità favorendo così un cammino di stretta unità e collaborazione con la parrocchia della Natività di Maria Vergine. Quattro viceparroci diventano parroci e a loro va il più vivo augurio per un ministero che rappresenta il naturale sbocco della vita di un sacerdote e assicura alle parrocchie la continuità di un servizio indispensabile alla vita della comunità. Infine saluto ed esprimo il più vivo augurio ai novelli viceparroci ordinati da poco sacerdoti e chiedo a loro e al Presbiterio di testimoniare con gioia quello spirito di reciproca accoglienza e stima, perseguendo sempre vie di comunione e di unità. Malgrado diverse conosciute difficoltà, il Presbiterio diocesano, aiutato anche dai religiosi, mostra la sua vitalità e riesce ad esprimere


Il Rettore uscente mons. Marino Basso

una ricchezza di sacerdoti che garantiscono a tante parrocchie e comunità come a tanti diversi servizi diocesani, l’apporto fondamentale del loro ministero e del loro appassionato amore per la Chiesa e i fedeli. Con questa rinnovata speranza nel cuore continuiamo dunque a guardare avanti serenamente per affrontare come sta facendo il Consiglio Presbiterale una proposta condivisa di nuovo assetto territoriale della Diocesi, che dia slancio di progettualità comune, ma soprattutto di fraternità e comunione corresponsabile tra tutte le componenti del popolo di Dio. Non mancherà per questo l’aiuto dello Spirito del Signore a cui sempre dobbiamo rivolgere i nostri pensieri e accoglierne gli inviti e i consigli, per non camminare da soli ma con Lui come nostra guida. Torino, 24 giugno 2013 Festa di San Giovanni Battista Mons. Cesare Nosiglia

Il nuovo Rettore mons. Piero Delbosco (a destra) con il card. Poletto

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DALL’ARCHIVIO STORICO DEL NOSTRO PERIODICO RELIGIOSO Proseguiamo la serie di articoli che ripropongono le prime pagine del periodico della Consolata ai suoi albori. Ci prepariamo al Terzo Centenario della Consolata quale patrona della città e della Diocesi. Gennaio 1899 – Anno I – numero 1 LA BENEDIZIONE DI MONS. ARCIVESCOVO Se ogni persona quaggiù cerca consolazioni fra i molti mali che inondano questa valle di lacrime, se vi è un bisogno patente nei Cattolici di tutto il mondo di ricorrere con islancio di affetto alla comune Madre Maria, è tutta propria dei buoni torinesi la devozione alla Consolata, una divo-

zione che, lungi dallo spegnersi o affievolirsi in mezzo alle difficoltà e alle lotte, di anno in anno pare rendersi più forte, più pura, più bella e perfetta. Sia dunque benedetto il nuovo periodico, che risponde, insieme, alle vive aspirazioni de’ miei figli prediletti e ai desideri ardenti del mio cuore. Che nessuno guardi con diffidenza all’appello che vien fatto per i lavori di allargamento della Basilica, quasi che sia ostacolo allo svolgersi delle molte opere pie e caritatevoli che sono gloria di questa Città Augusta: l’amore alla Consolata varrà ad attutire sempre più i sensi di egoismo e indifferenza religiosa e a riempire gli animi di operosità e di zelo. Come Torinese e come Arcivescovo, non solo dono approvazione e lode alle sollecitudini di quegli egregi sacerdoti e laici che si accingono alla pubblicazione del periodico, e alla preparazione delle feste centenarie del più insigne nostro Santuario, ma vi aggiungo i più sinceri auguri e le più calde raccomandazioni perché, appagati i voti comuni, con pienezza di giubilo, possiamo nel nuovo secolo inneggiare alla Madre di tutte le consolazioni, alla Beatissima Vergine Maria. + Agostino Richelmy, Arcivescovo Torino, 10 dicembre 1898

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Mons. Lorenzo Gastaldi L’INGRANDIMENTO DEL SANTUARIO I Santuari della Vergine sono come i fari luminosi della storia di un popolo. Quando tace la storia, parla la tradizione, passando per la bocca del popolo, che è sempre poeta nelle sue elevazioni spirituali. Se oggi più che mai si fa evidente il bisogno d’ingrandire il nostro Santuario, non è che prima d’ora non si fosse già pensato. Più volte anzi, da 50 anni in qua, si fecero studi e progetti a tal fine, e segnatamente nel 1879 la cosa andò tanto innanzi, che si fu sul punto di mettere mano all’opera. Lo stesso mons. Lorenzo Gastaldi, di v.m., prese allora a patrocinare il progetto, ed ecco come ne parla nella lettera pastorale che scrisse dopo la chiusura delle feste cinquantenarie di quell’anno: «Una terza opera di riparazione che abbiamo da compiere è di tosto eseguire le progettate ampliazioni del Santuario, sia dell’altare di Sant’Andrea, sia attorno all’altare di Maria, le quali sono di urgente necessità, stante il crescersi continuamente la frequenza dei divoti a questo san-

Mons. Agostino Richelmy

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Mons. Lorenzo Gastaldi

to edifizio, epperciò il bisogno di ampliarne lo spazio. Le altre due opere che ho segnalato sono di natura transitoria, ma questa rimarrà quale monumento perpetuo della nostra inalterabile costanza nel venerare Maria contro gli assalti di satana in questa festa cinquantenaria. E perciò non ci sia grave fare nuove elargizioni per questo importantissimo fine. Si dilati e al più presto questo sacro padiglione della benignità di Maria, e i fedeli traggano ognora in maggior numero ad onorarla e a invocare le misericordie». Note: Mons. Agostino Richelmy, prima Vescovo di Ivrea (1866), è stato Arcivescovo di Torino dal 1897 al 1923, e nel 1899 venne nominato Cardinale. Mons. Lorenzo Gastaldi, nato a Chieri nel 1815, inizialmente era religioso Rosminiano, con incarichi missionari in Inghilterra; divenuto poi prete secolare, venne suggerito come Vescovo di Saluzzo dallo stesso don Bosco; divenne Arcivescovo di Torino dal 1871 al mattino di Pasqua del 1883, giorno della sua morte. Aveva un fratello paleontologo (co-fondatore del CAI insieme a Quintino Sella) e uno pittore (maestro di Luigi Morgari), esponenti di spicco della vita culturale di quel periodo. Era di sua proprietà la cascina di via Nizza dove costruì la chiesa del sacro Cuore per accogliere i frati cappuccini. Il suo appoggio alle opere sociali del Murialdo e i rapporti con casa Savoia (in quel tempo in contrasto con il Papato), gli costarono la mancata elezione a Cardinale.


1714 - 2014

La Consolata trecento anni Patrona Dopo aver letto le decisioni del Consiglio comunale del 20 settembre 1706 (cfr. “La Consolata” 4-6 apr-giu 2013) proseguiamo con la lettura di quelle storiche decisioni che hanno portato alla proclamazione ufficiale della Consolata quale Patrona della città di Torino e degli stati sabaudi.

Dagli ORDINATI DEL CONSIGLIO COMU- dall’Armata poderosa di S.M.Il.ma e la conserNALE DI TORINO - ANNO 1706 vazione della Città sotto il felicissimo dominio dell’A.S.R. suo naturale Sovrano e ciò con quelL’anno del Signore mille settecento sei, lì venti- le maggiori e più esemplari divozioni che si stinove settembre, nel Palazzo dell’Ill.ma Città di meranno e, massime con esortare, per mezzo di Torino e sala del suo Consiglio. lettera personale di Monsignor Ill.mo ArcivescoConvocato e congregato il Consiglio a ordine vo in cadun anno, tutti li cittadini et habitanti, a del Sig. Vicario all’instanza delli SS.ri Sindici disporsi e prepararsi col digiuno nel giorno an[…], il sig. Conte a Cavaliere Nomis di Valfene- tecedente ovvero con qualche elemosina o altra ra, Sindico, ha proposto essere questa città in opera pia et alla confessione e comunione in obbligo di eleggere la Santissima Vergine quelle di detta festa et intanto, in quest’anno, di Maria per particolare Avvocata e Protet- fare le quarant’hore solenni nella detta Chiesa trice di questo Pubblico e d’ordinare e stabilire con l’esposizione del SS. Sacramento da princiqualche divozione pubblica annua perpe- piarsi al ritorno di Madama Reale, Madama la tua nel giorno della sua Natività et in quello del- Duchessa Reale e de’ RR. Principe di Piemonte la sua vigilia, cominciando dall’anno venturo nel- e Duca di Aosta in questa reggia loro residenza la Chiesa propria della Città, denominata il Cor- e nel giorno che si concerterà con dette RR.AA. pus Domini, in rendimento di gratie al Signore e che, per maggiormente eccitare la divozionee Iddio della segnalatissima e compitissima Vitto- la riconoscenza di un beneficio sì grande, si facria concessa a sua intercessione a Sua Altezza ci in uno de’ giorni delle dette quarant’hore, un Reale nostro Sovrano, lì sette del cadente set- discorso spirituale e, in ultimo, si canti il Te tembre, in quale terminavano le novene dalla Deum Laudamus et in caduna delle dette sere si Città fatte in tutte le chiese de’ Regolari e Mo- dij la benedizione. nache in honore della detta SS.ma Vergine et ai A che tutto sarà particolarmente gradito dalSS.ti Protettori per ottenere, come si è ottenuta l’A.S.R. conforme ha, in nome d’essa, espresso dalla Divina Clemenza, detta gratia singolarissi- il Molto Reverendo Padre Sebastiano Valfrè Prema e con essa la totale liberazione della Città e posito della Congregazione dell’Oratorio di San Cittadella dal longo e disastroso Assedio che ha Filippo Neri a lui Sig. Proponente et al Sig. Avosofferto di poco meno di quattro mesi continui, cato Boccardo Cosindico, che però insta si de22


termini come meglio parerà. Il Consiglio ha intieramente gradita detta propositione e tutti unanime elletto la Santissima Vergine Maria per particolare Avocata e Protettrice di questo Pubblico et ordinato si solenisi annualmente in perpetuo la festa della sua Natività principiando l’anno venturo e da primi vespri nella chiesa della Città sotto il titolo di Corpus Domini e che si faccia nel giorno della detta Festa la Messa grande e Vespro, facci indi la processione e si termini la fontione con la Beneditione del SS.mo Sacramento. In oltre, si preghi ogni anno Monsignor Ill.mo Arcivescovo d’esortare con lettera pastorale tutti a disporsi e prepararsi a detta solennità particolarmente col digiuno, o qualche elemosina, o altra opera pia la vigilia di detta Festa, et alla confessione, comunione et ad intervenire a tutte dette fontioni con la maggiore divotione et esemplarità. Con più che il giorno di detta vigilia in cui si è ottenuta la Vittoria e che corre la festa del glorioso San Grato, Vescovo di Aosta, si canti la Messa grande nella detta Chiesa e, finalmente, che a tutte dette fontioni intervenghino il Corpo della Città, cioè li Signori Sindici con la veste Talare accompagnati da otto Signori Consiglieri e, sovra il motivo di far portare la statua della santissima Vergine Maria alla Processione, si è riservato di deliberare in altro Conseglio. Intanto in quest’anno, stante che non si può solennizzare detta festa [in quanto già passata – ndr] ha ordinato si faccino le quarant’hore solenni nella detta Chiesa della Città con l’esposizione del SS. Sacramento e che a quelle si dij principio al ritorno di loro Maestà Reali in questa Metropoli e loro reggia di residenza nel giorno che si concorderà e che nel primo giorno si facci un discorso spirituale per maggiormente eccitare la divotione et ha incaricato li Signori Sindici di pregare il Molto Rev. Padre Sebastiano Valfrè, Preposito della Congregazione del23

l’Oratorio di S. Filippo Neri, a compiacersi di fare detto discorso e nell’ultima sera si canti il Te Deum Laudamus e si terminino con la benedizione del SS. Sacramento e che intervenghino tutte le tre sere il Corpo della Città, cioè li Signori Sindici accompagnati da quattro Signori Consiglieri le prime due sere e l’ultima sera con le vesti Talari e con l’accompagnamento di otto Signori Consiglieri, il tutto in rendimento di gratie al Signore Dio d’un beneficio si segnalato e singolare. A tre settimane dalla vittoria nell’assedio di Torino del 1706, è suggestivo vedere come la società del tempo, nel suo insieme, politici, clero secolare, religiosi e religiose, popolo e nobili, Sindaci e Vescovo, insieme al Beato Sebastiano Valfrè, così come si era riunita nel tempo della paura e delle sofferenze della guerra, pregando, invocando e offrendo sacrifici per la pace, così ora, una volta ottenuta, la ritenga non tanto una giusta conseguenza delle sue azioni pie ma una GRAZIA, gratuita e inaspettata da parte del Signore, per intercessione della Madre di Dio, Maria Santissima. Per questo, tutti insieme, discutono sul modo più appropriato di onorare, ringraziare e rendere pubblico culto al Signore, (obbligatorio anche per il Sindaco e il Consiglio Comunale in alta uniforme) per tramite della sua Madre santissima Maria. Ecco perché vengono stabilite con decreto del Consiglio Comunale le pratiche pie (messe, processioni, prediche ed esortazioni), insieme con quelle preparatorie (confessione e comunione, elemosine e opere di carità) per poter disporsi spiritualmente a rendere per sempre grazie al Signore per la grazia ottenuta. In fondo, la processione e la festa annuale della Consolata al venti Giugno s’innestano su quella devozione, espressione del ringraziamento profondo del cuore al Signore per averci dato sua Madre come Consolatrice, Patrona e Protettrice.


Mama, piime an bras Filiale devozione dei Marchesi di Barolo verso la SS. Vergine Consolata

I Marchesi di Barolo

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La fede del popolo piemontese ed il culto verso la Vergine Consolata è testimoniato sia dalla frequenza continua dei fedeli al santuario per trovare in Maria sollievo e conforto nella varie afflizioni della vita, che dalle annuali processioni che il 20 giugno solennemente si celebrano in suo onore, veri e propri avvenimenti cittadini. Tra le varie devozioni che caratterizzano anche la vita spirituale di Carlo Tancredi Falletti e Giulia Colbert, marchesi di Barolo, primeggia indubbiamente la devozione verso Maria Santissima Consolata.

per impetrare la grazia di tenere lontana la città dal terribile flagello, per cui, nei giorni 10, 11 e 12 agosto stabilirono di fare un triduo alla Chiesa del Corpus Domini, un secondo al Santuario della Beata Vergine della Consolata ed un terzo a S. Rocco, protettore speciale di Torino, al quale intervenne il Corpo decurionale e a cui la popolazione partecipò numerosa.

Alla metà del mese si ebbero i primi morti nel quartiere periferico di Vanchiglia, in località chiamata il Moschino. La popolazione fu presa dal panico, Sua Eccellenza l’arcivescovo della 1 Nella Storia del santuario della Consolata so- città Mons. Luigi Fransoni invitò a confidare nelno segnalati tra i devoti della Madonna: «Silvio la protezione della santa Sindone, e della VergiPellico, il conte Tancredi Falletti di Barolo e la ne Consolata. impareggiabile di lui consorte» In sì affannose ansietà dei Torinesi, la Civica Più volte Tancredi fa stampare e distribuire gra- Amministrazione si riunì il 30 agosto e deliberò tuitamente le poesie del Pellico dedicate a Maria di fare un voto religioso per ottenere dalla Diviper diffonderne la devozione. na Misericordia o la liberazione dalla malattia del colera, o la diminuzione del male ne’ suoi effetUna testimonianza bella di questa devozione ci ti, o altro sollievo che fosse piaciuto a Dio di viene dal Marchese stesso quando, riferendosi concedere alla Città. Per determinare il modo di all’erezione del noviziato delle Suore di San- eseguire il voto il Consiglio comunale mediante t’Anna, afferma: «ho acquistato un terreno vici- votazione elesse una Commissione coll’incarico no al nostro venerato santuario della Consola- di presentare un progetto di voto. Risultarono ta»2. L’appellativo «nostro venerato santuario» eletti i Signori Decurioni: Conte Provana di Colesprime chiaramente l’intensità dell’amore tene- legno, Marchese Falletti di Barolo, Conte Adami ro e filiale che egli nutre per la Vergine Madre di Bergolo, e Conte Ponte di Pino. consolatrice. Con l’immediatezza che è segno dell’urgenza cui Durante il colera del 1835, questa devozione è l’Amministrazione si sentiva obbligata in quel resa manifesta dalla civica amministrazione, in- frangente, il giorno stesso «il Marchese Tancredi terprete del sentimento di tutta la popolazione Falletti di Barolo e con lui i decurioni nominati si torinese. Il morbo infieriva anche se i medici, gli riunirono per studiare i termini del voto»3; il giorinfermieri e i volontari si prodigavano indefessa- no successivo, 1° settembre, furono in grado di mente per debellarlo. In tale preoccupante si- presentare al Consiglio Generale un progetto tuazione, gli Amministratori comunali credettero compiuto che prevedeva assieme a impegni di che primo loro dovere fosse quello di seguire gli preghiera a cui avrebbe partecipato tutto il Coresempi dati dalla Città nei tempi delle pubbliche po decurionale, impegni di finanziamento per calamità, rivolgendosi con umili preghiere a Dio, opere di restauro di un edificio di culto della cit25


tà e per la creazione di un nuovo segnacolo di fede a scala urbana. Il Consiglio Generale accolse senza eccezioni la proposta dei quattro gentiluomini, cui andava la fiducia di tutti i membri per le loro convinzioni religiose, oltre che per la ponderatezza, il senso dell’opportunità politica e la competenza in fatto di opere edilizie e artistiche. Fu seguito il suggerimento del Marchese di Barolo di rivolgere il voto alla Madonna Consolata, oggetto di antica devozione da parte della cittadinanza torinese.

na votiva, «vi concorse anche con la somma di £ 35.0004, ma la sua modestia e umiltà fecero in modo che l’opera risultasse frutto dell’intera collettività; come suo solito cercò di tenersi lontano dai ringraziamenti e dal clamore di chi avrebbe potuto rendergli almeno un pubblico grazie.

La specificazione del progetto di voto nelle singole iniziative fu opera soprattutto del Decurione Marchese Falletti di Barolo a cui, nel corso della seduta del Consiglio Generale, il Sindaco porse l’invito di dare lettura ai colleghi Decurioni della proposta e delle modalità con le quali realizzarla. Le varie iniziative vennero accolte unanimemente e il Corpo decurionale ordinò che si eseguissero nel più breve tempo possibile. La proposta comprendeva il restauro della Cappella sotterranea nella chiesa della Consolata; l’erezione, nella piazza antistante, di una colonna di granito sormontata da una statua in marmo della Madonna, lo stabilimento in perpetuo d’una preghiera di quarant’ore, la presenza del Corpo Decurionale per sette anni consecutivi alla S. Messa e alla benedizione nel santuario della Consolata nel giorno 30 agosto.

Inoltre il Marchese di Barolo finanziò la bellissima cancellata che divide il vano inferiore del santuario, ossia l’antica chiesa di S. Andrea da quello superiore dedicato alla Madonna Consolata.

Sotto la colonna votiva una iscrizione latina ricorda l’evento, che venne così tradotta da Silvio Pellico «Venne l’indica lue, tremenda apparve. Ma al cenno di Maria sedossi e sparve».

Una Sorella Penitente di Santa Maria Maddalena riferisce che Carlo Tancredi di Barolo durante i lavori di ampliamento del loro monastero, si faceva compagno dei muratori e «nei momenti opportuni, condiva [il lavoro] colla sua pietà e devozione a Maria SS […]. Si inginocchiava a recitare l’Ave Maria e tutti gli operai rispondevano a coro in modo edificante». In una meditazione che il Servo di Dio immagina di fare nella casa di Nazareth, volge il suo sguardo a Maria di cui riconosce la sua materna intercessione ed esclama: «Questa è la madre che Iddio volle dare all’uomo, affinché si facesse mediatrice tra le umane miserie e la misericordia di Dio» ; afferma ancora: «Veneriamo ogni effige di Maria […] sia essa il faro di salvamento che ci additi l’ingresso all’eterna felicità»5.

E non poteva mancare l’intervento di Maria in risposta alla fede dei suoi figli. Lo spontaneo «voto» infatti ottenne l’effetto desiderato. Il terribile morbo fece meno danni di quelli che si potevano prevedere e al termine dell’emergenza si iniziarono sotto la direzione del Marchese di Barolo i lavori di restauro della cappella e dell’ere- I Padri Oblati di Maria Vergine, riconoscenti, dopo la morte del Marchese fanno erigere nel Sanzione della colonna votiva. tuario un busto marmoreo con la seguente epiCarlo Tancredi Falletti, Marchese di Barolo, che grafe: «Perché - Carlo Tancredi Falletti – sovraera stato il primo ideatore e artefice della colon- no Marchese di Barolo - spinto dall’amore, di-

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vozione e venerazione verso la Vergine Deipara Consolata - questa chiesa a lei sacra con elargizione di ricchezze, di consigli e di lavoro adornò magnificamente». Anche la Marchesa Giulia era devotissima della Consolata. Ricordava spesso alle religiose da lei fondate di pregare la Madonna per Lei. Esortava a mettersi con fiducia nel suo cuore materno e ricorrere a lei, mediatrice di tutte le grazie, per imitarla: «raccomandatevi soprattutto a Maria SS.ma, pregatela di prendervi per mano, di condurvi ai piedi del suo divin Figlio. Da Lei si ottiene misericordia, e con Lei si va a Dio”6. E ancora «Maria non si vede al trionfo di Nostro Signore a Gerusalemme, ma bensì ai piedi della croce»7. Da qui nasce la sua devozione all’Addolorata che Consolata dalla risurrezione del Figlio diviene Consolatrice del genere umano. Nelle difficoltà faceva celebrare la S. Messa in onore della Consolata. A Sr. Maddalena Matilde, economa nell’Istituto del Buon Pastore a Cremona scrive: «Ti incarico di dire a tutte le mie figlie che preghino per me. Dite tutte qualche volta per me Mama, piime an bras (mamma prendimi in braccio).

L’espressione riportata si riferisce ad un grazioso episodio accaduto nel santuario della Consolata, dove la Barolo si recava quotidianamente a pregare. Un giorno udì una bambina che, per vedere la statua di Maria Vergine, insisteva con la madre: Mama, piime an bras. La Marchesa, che nutriva viva fiducia e profonda devozione per la Madonna, prese quella simpatica frase come giaculatoria che ripeteva in seguito frequentemente, raccomandandola anche alle sue figlie8. Alla Superiora della comunità di Cremona scrive: «Siamo nella novena della Madonna SS.ma della Consolata, benché lontane ci avrete pensato, io spero»9. La devozione mariana era talmente forte e radicata nei Servi di Dio che non si contentavano di visitarla al santuario della Consolata, spesso si recavano in pellegrinaggio ai vari santuari mariani per onorare e ringraziare Maria per le tante grazie che loro e le loro figlie ricevevano da questa tenera Madre ed ogni occasione era buona per affidarsi alla Vergine Santa, Consolata e Consolatrice. Suor Felicia Frascogna, Suore di S. Anna

1. Storia del santuario della Consolata, Ed. “La Palatina”, Tip. Bonis, Torino, 1937, p.157. 2. C. T. Falletti di Barolo, Lettera a don Rusca, 24 luglio 1835 3. D. Franchetti, Storia della Consolata con illustrazioni critiche e documenti inediti, Torino, Tipografia Pietro Celanza & C.°, 1904, p. 336. 4. G. Bellia, Lettera al Direttore del Corriere di Torino, in occasione del 50° della erezione della colonna votiva, Corriere di Torino, Pettinengo, 16 giugno 1885. C. T. Falletti di Barolo, Gesù Maria e gli Angeli, pp. 56-57. 5. Ibidem, pp. 81-82. 6. Marchesa di Barolo, Lettera alla comunità delle sorelle Maddalene, 27 agosto 1847. 7. Marchesa di Barolo, Lettera alla comunità delle sorelle Maddalene, 21 settembre 1848. 8. Cf. Marchesa di Barolo, Lettera a Sr. Maddalena Matilde, 17 agosto 1863. 9. Marchesa di Barolo, Lettera a Sr. Maddalena Alfonsa, 12 giugno 1856.

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Visite in Santuario Carissimi, saluti dalla Corea, dove i Missionari della Consolata sono presenti da ben venticinque anni. È stato proprio in questo contesto storico che lo scorso Maggio siamo andati, io e padre Pedro Louro, nostro superiore, a Torino per una visita ai luoghi del nostro fondatore, beato Allamano, assieme a sedici dei nostri benefattori più diretti. Prima, eravamo andati in Polonia, dove abbiamo conosciuto i nostri missionari e la missione che loro svolgono lì. Questo viaggio, anzi, pellegrinaggio missionario, aveva proprio come scopo principale quello di far conoscere in prima persona la missione che svolge il nostro Istituto; questa “tradizione” è cominciata nel 2000, quando cento benefattori sono andati in

Italia per occasione del centenario di fondazione dell’Istituto. Poi, nel 2004 una cinquantina è andata in Kenya, nel 2007 circa trentacinque in Spagna e nel 2010 ventidue (in due gruppi di undici persone) in Mongolia. Siccome siamo missionari ad gentes, una delle attività che caratterizza la nostra presenza in Corea è proprio quella dell’animazione missionaria della chiesa locale. In questo contesto, vogliamo presentare il nostro Istituto anche dal punto di vista esperienziale, mettendoli a contatto con i nostri missionari e la gente del Paese dove lavorano. Proprio per ringraziare l’Allamano e nostra Mamma Consolata per questi 25 anni di presenza in Corea (1988-2013), abbiamo deciso di finire il nostro pellegrinaggio missionario a Torino. Dopo aver sentito la loro opinione sul viaggio, molti hanno richiamato due esperienze particolari con riguardo a Torino: la celebrazione eucaristica del 10 Maggio al santuario della Consolata, presieduta da padre Giampaolo Lamberto, anche lui missionario in Corea, e la visita ai nostri missionari anziani e malati ad Alpignano. In questo contesto della missione in Asia, dove il nostro Istituto vuole appunto diffondere la presenza con una nuova apertura in un futuro non molto distante, vogliamo unirci a tutta la nostra famiglia missionaria nella lode a Dio per il dono della nostra vocazione e apostolato missionario, datoci da un sacerdote che ha persino sognato, ai suoi tempi, con la missione in Asia. Che il cuore missionario dell’Allamano e la materna protezione della nostra Mamma Consolata ci aiutino a essere sempre di più fedeli al Vangelo e all’amore di Dio per tutta l’umanità, condividendo con tutti il Vangelo della speranza e della consolazione. E siccome siamo già nella novena della Consolata, vi auguro, a nome dei missionari, benefattori ed amici della consolata in Corea un buona festa della Consolata. P. Álvaro Pacheco IMC 28


Il gruppo coreano

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Visite in Santuario

Il Movimento Giovanile Salesiano

La Scuola Arti e Mestieri celebra alla Consolata

S. Messa di fine anno dell’Istituto Sociale

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Calendario liturgico 2013

vita in santuario

Settembre

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1 3 8 13 14 15 16 20 21 22 23 27 29 30

XXII Domenica – Tempo Ordinario S. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa XXIII Domenica del Tempo Ordinario S. Giovanni Crisostomo Esaltazione della Croce XXIV Domenica del Tempo Ordinario Santi Cornelio e Cipriano S. Andrea Kim e compagni S. Matteo, apostolo ed evangelista XXV Domenica del Tempo Ordinario S. Pio da Pietralcina S. Vincenzo de Paoli XXVI Domenica del Tempo Ordinario S. Girolamo, monaco e dottore della Chiesa

Ottobre 1 2 4 6 7 13 15 18 20 27 28

S. Teresa di Gesù Bambino Dottore della Chiesa e Patrona delle Missioni Santi Angeli custodi S. Francesco d’Assisi XXVII Domenica del Tempo Ordinario B.V. Maria del Rosario XXVIII Domenica del Tempo Ordinario Santa Teresa di Gesù (d’Avila) San Luca evangelista XXIX Domenica del Tempo Ordinario XXX Domenica del Tempo Ordinario SS. Simone e Giuda, apostoli

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario Santa Cecilia XXXIV Domenica del Tempo Ordinario Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’universo S. Andrea apostolo

Orario delle celebrazioni in Santuario Giorni festivi - Sante Messe ore 7 - 8.30 - 10 - 11.30 16 (da ottobre a giugno) - 18.15 - 19.30 - ore 8: Celebrazione delle Lodi - ore 17: Vespro, Benedizione, Rosario

Giorni feriali - Sante Messe ore 6.30 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 18 - 19 (sospesa ad agosto e prefestivi)

Ogni giorno (lun-ven) - ore 8 (sospesa ad agosto): Lodi-Messa in cripta - ore 8.30 - 11,30 (sospesa ad agosto): Adorazione Eucaristica in cripta - ore 17: Via Crucis (nei Venerdì di Quaresima) - ore 17.30: Rosario - ore 18: Vespri nella Messa

Ogni sabato

Novembre 1 2 3 4 9 10 11 12

Solennità di Tutti i Santi Commemorazione dei fedeli defunti XXXI Domenica del Tempo Ordinario S. Carlo Borromeo, vescovo Dedicazione della Basilica Lateranense XXXII Domenica del Tempo Ordinario S. Martino di Tours, vescovo S. Giosafat

- ore 10: Messa per gli iscritti alla Compagnia della Consolata, vivi e defunti - ore 12.30 - 17: Adorazione - Altare Maggiore - ore 17: Vespro - Rosario - ore 18.15: Messa festiva

Confessioni - Feriali: 6.30 - 12.15 / 15 - 19.15 - Festivi: 6.30 - 12.30 / 15 - 20


La Processione cittadina durante la Festa della Consolata Attenzione. In caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio di Torino C.M.P. Nord per la restituzione al mittente, Rettore del Santuario della Consolata - Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino, che s’impegna a corrispondere la relativa tariffa.

Il Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino E-mail: info@laconsolata.org

TASSA RISCOSSA

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TORINO C.M.P.

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