Santuario di Maria, casa della Parola

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norità della fede, dall’eccelso: «Il principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,1.14), al pietosissimo: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Tutta la gamma della potenza di grazia, dalla più alta contemplazione al più umile soccorso, è presente qui nel mistero di questa divino-umana consolazione: e questo è senza dubbio un pregio singolare del titolo, che non a caso attira da sempre mente, cuore e coscienza dei fedeli. Santuario di Maria, Casa della parola: si possono concludere queste considerazioni con un indirizzo poetico a lei, fra i molti; versi che dicono la postmodernità bisognosa di luce divina, filtrata attraverso il cuore puro della Vergine predestinata:

«Corrono ancora / per fossi inorriditi / le grida / degli ammazza-popoli / e Cesare predica ai pugnali. Ma tu / Vergine mite / hai campi dolci nell’anima / e già Dio vi passeggia / dentro, toccante sole di gioia. / E levi / brezze di amore / e dono mormori / e il tuo volto / di prime creazioni si imporpora. Sciamerà ancora / nei tunnel della metropolitana / la nostra folla / col torace svuotato / ma tu / coi fiori di Palestina / già ami. Tu anemone limpido / che solo lo Spirito / di sue rugiade disseta. E scenderà l’Eterno / in tue ombre soavi / dove l’arpa di Davide / pacifica sussurra lodi / e tu / sarai suo sabato./ Tu Maria / riposo di chi lavorò i mondi».

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