YOUTH COMMUNE [by Vigan Zika, April 2019]

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Abstract E’ un edificio, forse non più interessante nella sua forma, ma decisamente nel suo significato, a dominare la sagoma della città di Pristina in Kosovo. È l’ex edificio della Media House, concepito principalmente per servire la società come meccanismo di produzione del primo giornale scritto albanese “Rilindja”. Costruito durante l’era della modernizzazione della Jugoslavia socialista, ha rappresentato non solo una macchina produttiva efficiente, ma un segno concreto di modernità, che è riconosciuto come uno dei migliori esempi di architettura brutalista nella regione. Tuttavia, dopo la distruzione della Jugoslavia socialista, nel 1980, e la guerra del Kosovo (1998-1999), l’architettura modernista a Pristina subì una trasformazione radicale, finalizzata all’alterazione dell’eredità proveniente dalla tradizione jugoslava, considerata qualcosa di non appartenente al contesto. Il Media House “Rilindja” è proprio uno di quegli edifici che hanno subito la trasformazione dei loro caratteri architettonici e del loro programma. Una parte enorme del patrimonio architettonico e storico del Kosovo è stata trasformata in questo processo e una serie di punti di riferimento dell’espressione brutalista è stata così cancellata. Della stessa opinione è stato l’architetto che ha progettato l’edificio, Georgi Konstantinovski, che in una conferenza tenuta nel 2015 a Pristina, ha detto; “Oh, sì, questo è in realtà il mio edificio!!”. L’architetto ha però avuto bisogno di alcuni secondi per capirlo, e ha proseguito dicendo “Ora capisci come è cambiato. È rivestito, ha perso la sua importanza, il peso della storia, l’architettura moderna degli anni ‘70. Mi infastidisce perché parte della storia è stata cancellata”. Questi aspetti conducono a due domande chiave: come un edificio sfigurato nella città di Pristina può trasformarsi in un’intersezione sociale attiva tra la città ed i suoi cittadini? e in che modo la situazione attuale influisce sulla memoria del passato? Con l’obiettivo di rispondere a tali domande, e sulla base delle reali necessità della città e dell’analisi storica, viene proposta una trasformazione del programma della Media house “Rilidnja”, ma non del suo ruolo originale, che rimane legato ad una realtà produttiva, non più relativa all’industria, ma devota ad arte e cultura. Viene così proposto “Youth Commune”, che grazie all’interazione con la comunità, non solo viene finalmente accettato, ma diventa parte della vita i tutti i giorni in qualità di nuova casa per l’arte e la cultura. Questo processo si prefigge di dare il via, all’interno di una nazione frammentata, ad un processo di auto scoperta basata sulla conoscenza dei valori radicati nel passato.


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