3 minute read

LA NOSTRA LINGUA, I LORO OCCHI

Next Article
Collocazioni

Collocazioni

Per letteratura migrante si intendono le opere scritte da autori e autrici stranieri o di origine straniera. In Italia si è sviluppata a partire dagli anni '90 ed è diventata un importante strumento per riflettere sull’integrazione e sulla questione identitaria. Fondamentale per lo sviluppo di questa letteratura in Italia è stato il Concorso Lingua Madre, ideato nel 2005 dalla giornalista Daniela Finocchi. Il concorso è dedicato alle donne straniere residenti in Italia, anche di seconda o terza generazione, che vogliono approfondire il rapporto fra identità, radici e mondo “altro”. È un’opportunità per dar voce a chi abitualmente ne ha poca ma ha molto da dire, in quanto donna e in quanto straniera. Una sezione speciale è riservata alle donne italiane che vogliono raccontare storie di donne straniere che hanno conosciuto e che hanno saputo trasmettere loro “altre” identità. Per rendere a due sensi questa comunicazione e condivisione. Donne cubane, argentine, marocchine, senegalesi, vietnamite, indiane, romene, bulgare, camerunensi, ecuadoriane e di tante altre nazionalità hanno colto con entusiasmo l’opportunità di raccontare le loro storie confrontandosi con la cultura, gli usi e i costumi della vita italiana. È il caso, solo per citarne alcune, della brasiliana Claudiléia Lemes Dias e dell'indiana Laila Wadia, che hanno anche pubblicato dei romanzi: Nessun requiem per mia madre, Anatomia del maschio invisibile, Fascismo tropicale, Le catene del Brasile (Claudiléia Lemes Dias); Amiche per la pelle, Come diventare italiani in 24 ore (Laila Wadia). Ogni anno viene pubblicata un’antologia con i racconti selezionati, Lingua Madre - Racconti di donne straniere in Italia, che rappresentano un patrimonio della letteratura migrante.

DA ALÌGHIERO DI MAHNAZ HASSANLOU (IRAN), VINCITRICE DELLA XVII EDIZIONE

Un passo avanti all'altro, svelte di notte, attraversiamo la città. Ci stringiamo l'una all'altra e cantiamo, forte.

Luci, luci e ancora luci di opere di artisti in ogni strada, negozi tutti in fila e poi voci e voci, in una lingua che per ora non capisco, e odori che proprio non so dire a quale cibo appartengono. Da Piazza Castello a Piazza Statuto, ogni notte, si ripete la traversata, io e due amiche conosciute qualche settimana prima sul volo che da Tehran ci portava a Torino; diventiamo come sorelle disposte ad affrontare insieme ogni disavventura ci attenda là fuori.

È l'anno 2015 ed è il primo viaggio lontano da casa, il cordone ombelicale che mi lega al mio Paese è un filo allungato, più volte ripiegato su se stesso, a ricordarmi da dove vengo senza però più trattenermi, che aiuta a non dimenticare mai, per tutta la vita, un viaggio fatto con un po' di incoscienza e tanta fiducia. [...]

Capitò infatti, una mattina, di ritrovarmi per caso a passare davanti alla pasticceria del signor Ernesto, questo il nome del minuto pasticcere, e di decidere di entrare invogliata dall'odore di dolci che riempiva le strade intorno. [...] In quell'occasione feci la conoscenza del signor Ernesto che poco prima di uscire dal negozio mi invitò a un corso di pasticceria tenuto da lui in laboratorio. Accettai e in breve tempo nacque un'amicizia, ma quello che proprio non potrò mai dimenticare fu l'incontro tra due culture, la mano tesa, l'ospitalità e l'invito a entrare, il sorriso.

Per gentile concessione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre. I racconti di Mahnaz Hassanlou, Alìghiero, e di Chiamaka Sandra Madu, Lame in libri, sono stati pubblicati per la prima volta in Lingua Madre Duemilaventidue - Racconti di donne straniere in Italia, a cura di Daniela Finocchi, Edizioni SEB27, Torino 2022. (© Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” - Edizioni SEB27)

DA LAME IN LIBRI DI CHIAMAKA SANDRA MADU (NIGERIA), VINCITRICE DELLA XVII EDIZIONE

Per la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati in Europa. Faceva su e giù dalla cucina alla camera da letto. In cucina dava un morso a un panino più grosso di lei, in cui aveva spalmato della nutella. In camera apriva lo scaffale dove teneva i cosmetici per controllare che ci fosse tutto il necessario per la sua festa che si sarebbe tenuta il giorno dopo. [...] Poi mi chiamò a squarcia gola e mi chiese di aiutarla a infondere i suoi vestiti con l'incenso. Mia sorella Mariam è nata otto anni dopo di me. Quattordici anni e dall'indomani non sarebbe più stata una bambina ma sarebbe diventata una donna. [...] – Sei contenta per me? – mi chiese. – Ti appoggerò qualunque sarà la tua decisione domani, – risposi. – Ma sappi che gudniin non porta benefici. – Mamma dice che gudniin non è solo dolore, dolore, dolore, – mi disse mentre si spalmava chili di crema profumata. – È anche una festa, un giorno speciale per noi donne del Corno e la nostra famiglia. Il giorno in cui il nostro dolore ci avvicina a nostra madre, a nostra sorella e a ogni donna della nostra comunità.

In un certo senso era vero, perché si tratta dell'unico mondo che conosce nostra madre, ma conoscere un unico mondo è prigione. A volte fa paura discostarsi da ciò che hanno fatto le nostre madri, ma non bisogna temere perché è con il coraggio che si va avanti.

– Anche io avevo paura di essere emarginata dalle altre donne, di non trovare un marito, – le dissi, – la paura è come l'impeto delle onde del mare, come il volume assordante del rombo o il ruggito del tuono, ma bisogna liberarsene. [...] – Ma gudniin è anche unione fra le donne, no? Sono contenta di farlo insieme alle mie amiche d’infanzia [...] Le risposi con un filo di voce che non bisogna cercare l'unione nel dolore dei tagli, poiché il dolore non è l'unica emozione esistente.

This article is from: